L'aspirante
- roberto.masini
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L'aspirante
“Sono un programmatore, anzi, ero un programmatore informatico. Ma ora non ho più lavoro. Sono stato licenziato. Non ho più famiglia: mia moglie e i miei figli mi hanno abbandonato. Ho cinquant'anni. A Broni, in questo assurdo paese dove continuo a vivere, anzi a sopravvivere, nessuno mi darà lavoro. Ho deciso: mi ammazzerò!”
Così rifletteva Gianni Montagna in prossimità del ponte della Becca; lì, alla confluenza tra il Ticino e il Po, dove molti si erano buttati, era certo di concludere così miseramente i suoi giorni. Si asciugò una lacrima con il dorso della mano destra e cominciò a guardare l’acqua scura che scorreva sotto di lui. Era mezzanotte e la strada era deserta; non passava nessuno. Aveva ormai scavalcato il parapetto, quando gli parve di sentire una voce: era quella del suo capo che gli ripeteva ogni giorno: «Le persone di maggior successo sono quelle che hanno pronto un piano B.»
“Quale può essere per un aspirante suicida un piano B?” si domandò, stringendo il bavero dello sdrucito impermeabile che non riusciva più a ripararlo dall'umidità di quella notte autunnale.
Cominciò a piovere e Gianni riscavalcò il parapetto e si diresse all'inizio del ponte verso Pavia e qui un lampo gli aprì la mente.
“Sono un fallito, sono totalmente insoddisfatto ma se non posso ammazzarmi per placare questo dolore che mi strazia il petto, però posso ammazzare. Sì, voglio diventare un serial killer e se mi scopriranno, farò in modo che mi uccidano. Sì, così è perfetto!”.
Si procurò un coltello da cucina. Aveva deciso che la sua prima vittima l’avrebbe accoltellata di sera a Broni e l’avrebbe scelta a caso; in fondo lui non odiava un particolare tipo di persona: lui odiava il mondo intero. Poi però considerò che lui era alle prime armi e forse avrebbe fatto meglio a concentrarsi su un anziano o su una donna, prede decisamente più deboli di lui.
Quello vicino a Villa Arienti era perfetto: vecchio, curvo e claudicante. Gli arrivò alle spalle ma quello si girò e Gianni Montagna riuscì solo a ferirlo alla mano con la quale si riparava. Gridava come un’aquila e lui fu costretto a dileguarsi: voleva essere ucciso dalla polizia in quanto serial killer non come omicida mancato.
Il giorno dopo si trovava, sempre di sera, vicino alla scuola media del paese. Si sedette su una panchina sulla quale c’era già un vecchio canuto che si stava fumando un puzzolentissimo sigaro; accanto un bastone da passeggio. Lo pugnalò alla spalla, mentre quello si difendeva strenuamente con il bastone.
“Aveva pure un fischietto, maledetto!” pensò stupito, mentre spariva tra vie strette e poco illuminate. Una folla inferocita si stava sparpagliando per il paese con l’intenzione di setacciarlo e di trovare l’aggressore.
Tutti i giornali locali parlavano delle aggressioni e le forze dell’ordine pattugliavano il paese. Era diventato difficile per lui non farsi scoprire. Decise che avrebbe cambiato obiettivo: una donna, sì una donna; sarebbe stato più facile.
La vide uscire da quella casa e la seguì. Sapeva cosa fare. L’avrebbe invitata a bere qualcosa e poi l’avrebbe trascinata in auto e portata in un bosco vicino e lì l’avrebbe accoltellata a morte. Era una brunetta dalla faccia d’angelo. Attaccò discorso. Si presentarono.
«Piacere, Gianni Montagna!»
«Piacere, Milena Quaglini!»
Così rifletteva Gianni Montagna in prossimità del ponte della Becca; lì, alla confluenza tra il Ticino e il Po, dove molti si erano buttati, era certo di concludere così miseramente i suoi giorni. Si asciugò una lacrima con il dorso della mano destra e cominciò a guardare l’acqua scura che scorreva sotto di lui. Era mezzanotte e la strada era deserta; non passava nessuno. Aveva ormai scavalcato il parapetto, quando gli parve di sentire una voce: era quella del suo capo che gli ripeteva ogni giorno: «Le persone di maggior successo sono quelle che hanno pronto un piano B.»
“Quale può essere per un aspirante suicida un piano B?” si domandò, stringendo il bavero dello sdrucito impermeabile che non riusciva più a ripararlo dall'umidità di quella notte autunnale.
Cominciò a piovere e Gianni riscavalcò il parapetto e si diresse all'inizio del ponte verso Pavia e qui un lampo gli aprì la mente.
“Sono un fallito, sono totalmente insoddisfatto ma se non posso ammazzarmi per placare questo dolore che mi strazia il petto, però posso ammazzare. Sì, voglio diventare un serial killer e se mi scopriranno, farò in modo che mi uccidano. Sì, così è perfetto!”.
Si procurò un coltello da cucina. Aveva deciso che la sua prima vittima l’avrebbe accoltellata di sera a Broni e l’avrebbe scelta a caso; in fondo lui non odiava un particolare tipo di persona: lui odiava il mondo intero. Poi però considerò che lui era alle prime armi e forse avrebbe fatto meglio a concentrarsi su un anziano o su una donna, prede decisamente più deboli di lui.
Quello vicino a Villa Arienti era perfetto: vecchio, curvo e claudicante. Gli arrivò alle spalle ma quello si girò e Gianni Montagna riuscì solo a ferirlo alla mano con la quale si riparava. Gridava come un’aquila e lui fu costretto a dileguarsi: voleva essere ucciso dalla polizia in quanto serial killer non come omicida mancato.
Il giorno dopo si trovava, sempre di sera, vicino alla scuola media del paese. Si sedette su una panchina sulla quale c’era già un vecchio canuto che si stava fumando un puzzolentissimo sigaro; accanto un bastone da passeggio. Lo pugnalò alla spalla, mentre quello si difendeva strenuamente con il bastone.
“Aveva pure un fischietto, maledetto!” pensò stupito, mentre spariva tra vie strette e poco illuminate. Una folla inferocita si stava sparpagliando per il paese con l’intenzione di setacciarlo e di trovare l’aggressore.
Tutti i giornali locali parlavano delle aggressioni e le forze dell’ordine pattugliavano il paese. Era diventato difficile per lui non farsi scoprire. Decise che avrebbe cambiato obiettivo: una donna, sì una donna; sarebbe stato più facile.
La vide uscire da quella casa e la seguì. Sapeva cosa fare. L’avrebbe invitata a bere qualcosa e poi l’avrebbe trascinata in auto e portata in un bosco vicino e lì l’avrebbe accoltellata a morte. Era una brunetta dalla faccia d’angelo. Attaccò discorso. Si presentarono.
«Piacere, Gianni Montagna!»
«Piacere, Milena Quaglini!»
Re: L'aspirante
Ciao Roberto! Tutto ok con i parametri, buona Libroza Edition!
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Re: L'aspirante
Ammetto, nella mia ignoranza, di aver dovuto googlare il nome della donna.
Personalmente, non apprezzo molto la trovata in sé: non è caricata a sufficienza dal resto del racconto, troppo didascalico per coinvolgermi in un autentico crescendo verso quella che, di fatto, è in tutto e per tutto una punchline: i pensieri iniziali del protagonista suonano più come una lettera scritta da suicida, piuttosto che come riflessioni, ad esempio.
Richiamare una vicenda così relativamente recente in questo modo, poi, non è nelle mie corde (potrei sbagliarmi e aver dato un giudizio affrettato per scarsa ricerca, ma, a dire il vero, è proprio questo il punto).
Il ritmo, in compenso, non è di cattiva qualità, pur non essendo sempre stabile.
Complimenti e a presto.
Personalmente, non apprezzo molto la trovata in sé: non è caricata a sufficienza dal resto del racconto, troppo didascalico per coinvolgermi in un autentico crescendo verso quella che, di fatto, è in tutto e per tutto una punchline: i pensieri iniziali del protagonista suonano più come una lettera scritta da suicida, piuttosto che come riflessioni, ad esempio.
Richiamare una vicenda così relativamente recente in questo modo, poi, non è nelle mie corde (potrei sbagliarmi e aver dato un giudizio affrettato per scarsa ricerca, ma, a dire il vero, è proprio questo il punto).
Il ritmo, in compenso, non è di cattiva qualità, pur non essendo sempre stabile.
Complimenti e a presto.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
- Laura Cazzari
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Re: L'aspirante
Ciao Roberto. Ho un po’ di difficoltà a valutare il tuo racconto. Il piano B c’è, ma non è stato inserito linearmente nella tua storia. Il capo gli ha detto del piano B e lui è passato da uccidersi a uccidere per farsi uccidere, non colgo il nesso logico. La scrittura è un po’ piatta non c’è tensione, oltre alle prime righe non percepisco neanche più la depressione. Carina l’ironia dal fatto che non era granché come lavoratore e neanche come serial killer. Il finale ammetto di non averlo capito. Ho dovuto anche io cercare su internet il personaggio citato. Cosa volevi ottenere un’amara sconfitta finale passando da carnefice a vittima? Forse potevi spiegarlo un pochino meglio.
Laura Cazzari
Re: L'aspirante
Ciao Roberto, piacere di conoscerti e di leggerti.
L'introduzione del racconto ha un po' la funzione del riassunto delle puntate precedenti, per usare un linguaggio caro al mondo delle serie tv: troppo organizzata come ideazione suicidaria. E da lì, troppo semplicistico lo stravolgimento di idee (anche se una certa coerenza di fondo c'è, in realtà il protogonista mai ha avuto intenzione nè di suicidarsi nè di uccidere davvero, ciò però cozzerebbe con lo sviluppo narrativo). In sostanza scrittura pulita, idea carina (specie nel far incontrare l'aspirante killer con una vera killer seriale, con alle spalle una storia molto travagliata e controversa per la verità), ma il desiderio di "far scorrere" gli eventi in poche righe ti è sfuggito di mano, rendendo piuttosto "piatta" la resa della dinamica psichica del protagonista, a mio parere fondamentale laddove si parli di queste tematiche per non rischiare di risultare "superficiali".
Alla prossima!
L'introduzione del racconto ha un po' la funzione del riassunto delle puntate precedenti, per usare un linguaggio caro al mondo delle serie tv: troppo organizzata come ideazione suicidaria. E da lì, troppo semplicistico lo stravolgimento di idee (anche se una certa coerenza di fondo c'è, in realtà il protogonista mai ha avuto intenzione nè di suicidarsi nè di uccidere davvero, ciò però cozzerebbe con lo sviluppo narrativo). In sostanza scrittura pulita, idea carina (specie nel far incontrare l'aspirante killer con una vera killer seriale, con alle spalle una storia molto travagliata e controversa per la verità), ma il desiderio di "far scorrere" gli eventi in poche righe ti è sfuggito di mano, rendendo piuttosto "piatta" la resa della dinamica psichica del protagonista, a mio parere fondamentale laddove si parli di queste tematiche per non rischiare di risultare "superficiali".
Alla prossima!
- giancarmine trotta
- Messaggi: 383
Re: L'aspirante
Ciao Roberto, piacere di leggerti!
La linearità del racconto racchiude pregi e difetti: si legge bene, è scorrevole, chiaro; però è troppo lineare nei passaggi di "stato". Da suicida a omicida a serial killer è troppo in poche righe.
Serviva uno stacco, anzi ne occorrevano due, per dare enfasi, per far metabolizzare al lettore la modifica sostanziale.
Magari con righe corte, sussurrate, psicologicamente border line.
Sul finale ho dovuto cercare anch'io, ma ci sta come conclusione.
Alla prossima,
G.
*
La linearità del racconto racchiude pregi e difetti: si legge bene, è scorrevole, chiaro; però è troppo lineare nei passaggi di "stato". Da suicida a omicida a serial killer è troppo in poche righe.
Serviva uno stacco, anzi ne occorrevano due, per dare enfasi, per far metabolizzare al lettore la modifica sostanziale.
Magari con righe corte, sussurrate, psicologicamente border line.
Sul finale ho dovuto cercare anch'io, ma ci sta come conclusione.
Alla prossima,
G.
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- Gabriele Dolzadelli
- Messaggi: 360
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Re: L'aspirante
Ciao Roberto. Il tuo racconto mi è piaciuto, sia per lo stile che per il modo grottesco e goffo con cui l'uomo cerca di fare il serial killer non riuscendoci appieno, tanto da essere così pollo e finire per essere vittima. Simpatico e ironico. Gli unici punti deboli che posso menzionarti sono: 1) il fatto che la conclusione possa essere compresa dai non appassionati solo attraverso una ricerca separata. Avrei quindi menzionato direttamente nel testo che la donna era anche lei una serial killer, magari attraverso un narratore onniscente o qualche altro stratagemma; 2) mi sembra un po' scricchiolante la motivazione che porta il protagonista a uccidere persone a caso. Una persona vittima della vita, che sta per uccidersi, penso sia più credibile che pensi di uccidere coloro che l'hanno fatto soffrire, piuttosto che vecchietti. Ho quindi faticato ad empatizzare. Rimane comunque un racconto che mi è piaciuto. Complimenti.
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: L'aspirante
Commento volentieri i commenti dei commentatori che fino ad oggi si sono sbizzarriti. Preciso che lo stile piatto voleva far risaltare invece un aspetto cronachistico. Ho infatti utilizzato un fatto vero avvenuto nel 2015 nel Bergamasco e tutte le motivazioni ritenute non condivisibili del mancato serial killer sono in realtà le sue vere dichiarazioni. Per quanto riguarda il nome di una serial killer italiana che io ritenevo nota, ho ritenuto di non spoilerare il finale con una nota che sarebbe stata sì esplicativa ma avrebbe rivelato la sorpresa. Meglio se qualcuno è andato a documentarsi.
Buon Halloween!
Buon Halloween!
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- Messaggi: 2993
Re: L'aspirante
Il tuo protagonista ha tutto per voler diventare un assassino (perdita del lavoro a cinquant’anni in un contesto privo di prospettive e con una solitudine pesante: la famiglia lo ha abbandonato). Le sue due prime vittime potenziali sono due vecchietti molto meno inermi di quel che si sarebbe aspettato (il secondo ha addirittura un fischietto). La seconda possibilità, la brunetta dal volto d’angelo, si rivela, invece che una via verso l’omicidio e la morte per mano della polizia, una possibilità di riprendere a vivere. Molto buona la scrittura e ottime le caratterizzazioni dei personaggi. Auguri di Buon Halloween anche a te.
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: L'aspirante
alexandra.fischer ha scritto:Il tuo protagonista ha tutto per voler diventare un assassino (perdita del lavoro a cinquant’anni in un contesto privo di prospettive e con una solitudine pesante: la famiglia lo ha abbandonato). Le sue due prime vittime potenziali sono due vecchietti molto meno inermi di quel che si sarebbe aspettato (il secondo ha addirittura un fischietto). La seconda possibilità, la brunetta dal volto d’angelo, si rivela, invece che una via verso l’omicidio e la morte per mano della polizia, una possibilità di riprendere a vivere. Molto buona la scrittura e ottime le caratterizzazioni dei personaggi. Auguri di Buon Halloween anche a te.
Ringrazio per il giudizio positivo, ammirato per la tua volontà di leggere anche i racconti che non dovevi commentare. Nuovamente Buon Halloween!
Re: L'aspirante
Ciao!
Devo ammettere che il racconto non mi ha convinta del tutto.. per non dire che non mi ha convinta per nulla.. abbandonati da tutto e da tutti, non avendo più nemmeno il lavoro il protagonista decide di uccidersi, ma la voce de sui capo nella sua testa gli regala l’opportunità di andare oltre, ma diventando un serial killer tanto improvvisato quanto inetto. Questa inettitudine lo porta a fare varie cazzate e alla fine si imbatte in una serial killer vera (che magari potrebbe pure non ucciderlo) insomma non c’è una vera e propria trama, non succede quasi nulla e tutto ha poche giustificazioni logiche.. mi travesto da Mara Maionchi e ti dico a malincuore “per me è No!”.
Devo ammettere che il racconto non mi ha convinta del tutto.. per non dire che non mi ha convinta per nulla.. abbandonati da tutto e da tutti, non avendo più nemmeno il lavoro il protagonista decide di uccidersi, ma la voce de sui capo nella sua testa gli regala l’opportunità di andare oltre, ma diventando un serial killer tanto improvvisato quanto inetto. Questa inettitudine lo porta a fare varie cazzate e alla fine si imbatte in una serial killer vera (che magari potrebbe pure non ucciderlo) insomma non c’è una vera e propria trama, non succede quasi nulla e tutto ha poche giustificazioni logiche.. mi travesto da Mara Maionchi e ti dico a malincuore “per me è No!”.
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
- Andrea Partiti
- Messaggi: 1047
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Re: L'aspirante
Ho concluso il racconto con "ooh, che carino, prima voleva uccidersi, poi voleva, fare il serial killer, ma nel tentativo ha trovato un'anima gemella e il racconto finisce con una semplice presentazione, una connessione personale, un contatto che riesce a salvare il protagonista dall'abisso in cui si è cacciato".
Mi sembrava strano e anomalo presentarsi con nome e cognome, te l'avrei detto, poi ho intravisto i primi commenti e ho cercato.
Mi piace meno la versione in cui trova una serial killer e diventa una vittima, se devo essere sincero! Se uno conosce la storia di Milena Quaglini, gli strappi un "ah", non c'è un finale col botto. Se uno non la conosce, finisci con questa nota strana del nome e cognome, come se una vera serial killer si presentasse a una potenziale vittima per bene, rischiando di venir identificata se qualcosa va male.
Approfonendo la cosa, poi, sembra aver ucciso solo uomini che l'hanno violentata o sono riusciti a violentarla, questo aggiunge l'immagine del tuo protagonista che diventa stupratore, mi sembra incoerente con il personaggio tuttosommato onesto che ci hai mostrato, che vuole un modo per andarsene, non strettamente malvagio.
Mi sembrava strano e anomalo presentarsi con nome e cognome, te l'avrei detto, poi ho intravisto i primi commenti e ho cercato.
Mi piace meno la versione in cui trova una serial killer e diventa una vittima, se devo essere sincero! Se uno conosce la storia di Milena Quaglini, gli strappi un "ah", non c'è un finale col botto. Se uno non la conosce, finisci con questa nota strana del nome e cognome, come se una vera serial killer si presentasse a una potenziale vittima per bene, rischiando di venir identificata se qualcosa va male.
Approfonendo la cosa, poi, sembra aver ucciso solo uomini che l'hanno violentata o sono riusciti a violentarla, questo aggiunge l'immagine del tuo protagonista che diventa stupratore, mi sembra incoerente con il personaggio tuttosommato onesto che ci hai mostrato, che vuole un modo per andarsene, non strettamente malvagio.
Re: L'aspirante
Buonasera.
L'introduzione del racconto fa presagire qualcosa che poi in realtà non avviene, o forse si sviluppa in un modo che per quanto mi riguarda ha sortito l'effetto opposto, come se non fosse pervenuto. Mi spiego: il breve prologo introduce il lettore a conoscere Gianni Montagna e le sue intenzioni, la botta iniziale è chiara, vuole uccidersi perché insoddisfatto ed esasperato della sua condizione di vita . Ma poi? Ci può stare le deriva estrema che lo trasformi da vittima a carnefice, ma non è stata gestita bene. Non c'è il dovuto ritmo, il minimo di tensione nell'aspettarsi cosa stia per accadere, sembra anzi tutto gestito molto in maniera goffa e grottesca, e qua entra in gioco il punto cruciale: se è stato fatto apposta o meno. Perché in tal caso le cose da rimproverare diminuiscono, altrimenti persistono.
Finale che strappa un sorriso per la sua semplicità. In sostanza non è che il racconto non mi sia piaciuto, ma l'ho trovato un po' superficiale, dal tono eccessivamente scanzonato. Ma ripeto, se è stato intenzionale forse doveva solo essere rimarcato ancor di più, così rimane nel mezzo tra le due cose ed è un peccato. A presto.
L'introduzione del racconto fa presagire qualcosa che poi in realtà non avviene, o forse si sviluppa in un modo che per quanto mi riguarda ha sortito l'effetto opposto, come se non fosse pervenuto. Mi spiego: il breve prologo introduce il lettore a conoscere Gianni Montagna e le sue intenzioni, la botta iniziale è chiara, vuole uccidersi perché insoddisfatto ed esasperato della sua condizione di vita . Ma poi? Ci può stare le deriva estrema che lo trasformi da vittima a carnefice, ma non è stata gestita bene. Non c'è il dovuto ritmo, il minimo di tensione nell'aspettarsi cosa stia per accadere, sembra anzi tutto gestito molto in maniera goffa e grottesca, e qua entra in gioco il punto cruciale: se è stato fatto apposta o meno. Perché in tal caso le cose da rimproverare diminuiscono, altrimenti persistono.
Finale che strappa un sorriso per la sua semplicità. In sostanza non è che il racconto non mi sia piaciuto, ma l'ho trovato un po' superficiale, dal tono eccessivamente scanzonato. Ma ripeto, se è stato intenzionale forse doveva solo essere rimarcato ancor di più, così rimane nel mezzo tra le due cose ed è un peccato. A presto.
Re: L'aspirante
Mi sembra che la Quaglini sia diventata serial killer più per la puntata a lei dedicata che per altro, visto che mi sembra si sia solo sempre dovuta difendere da violenze. Questo particolare va un po' a stonare con la funzione che le volevi dare nel racconto. Condivido il pensiero di Partiti: sarebbe stato quasi poetico che l'incontro casuale preludesse a un futuro di coppia in vista di un nuovo equilibrio. Per il resto: la mia idea è che i pensieri del protagonista enfatizzati a tal punto siano controproducenti perché poco realistici e non seguiti da un tono del testo che mantenga lo stesso stile. Pollice ni a questo giro.
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