Il meccanico e l’influencer.
Moderatore: Laboratorio
Il meccanico e l’influencer.
Salve a tutti. Qualche mesetto fa ho scritto questo racconto, che in realtà nelle mie intenzioni era destinato a diventare un romanzo sulle difficoltà legate alla felicità effimera e al ritorno a valori più saldi e duraturi. Lo sottopongo alla vostra attenzione pronto ad accogliere le vostre opinioni, critiche etc.
Il meccanico e l’influencer.
Poteva andare peggio di così? Gita con auto d’epoca noleggiata dallo sponsor, con il radiatore saltato, lite con Luca per uno stupido conto da pagare e poi la pioggia.
Certo per Marina Letis, in arte Marilis, influencer da quasi un milione di follower, non era stata una buona idea accettare la proposta degli sponsor per cui lavorava, di recarsi in montagna a presenziare a un evento.
Aveva postato l'ultima stories la notte prima. Aveva messo molte foto dell'evento fin dalla mattina presto, ma l'apparente normalità condita di commenti più o meno graditi, nascondeva la serata andata storta che lei provava a dimenticare.
Con una maglietta bianca, un paio di fuseaux neri, un giubbino rosso e degli stivaletti, Marina era davanti all’ingresso della piccola officina dove il carro attrezzi aveva portato la macchina.
Non gli piaceva nemmeno com'era vestita. Si sentiva a disagio con quella mise stile "Grease", ma a volte chiudere un occhio faceva fare buoni guadagni e lo sponsor con lei era sempre stato piuttosto generoso e quindi poteva chiudere pure entrambi gli occhi per una volta.
Purtroppo il cellulare aveva smesso di funzionare subito dopo la chiamata di emergenza.
L’officina sembrava stranamente isolata, con il paese lontano e nessuno a parte un ragazzotto sui 20 anni con tuta blu pulita che non deponeva a suo favore.
Con fare svogliato, il ragazzo si era avvicinato alla donna, che nel frattempo cercava disperatamente di trovare uno straccio di connessione per creare una delle sue ormai attesissime stories.
“Allora?”
“Come, allora? Vede? A quel vecchio macinino è saltato il radiatore...Può sistemarlo?”
“Qui sistemiamo tutto signora...ma per favore parli con rispetto di questo gioiellino. Una 600D, 1967 motore da 767 cm cubici, 29 CV, cambio meccanico indistruttibile.”
“Sì va bene come dice lei.” Interruppe scortesemente Marina, già nervosa per quella giornata storta.
“Non abbia fretta signora. Ma che motivo ha? Guardi si accomodi sotto la verandina. Do un occhio al motore e le faccio sapere.”
Marina si era voltata e notò solo allora una piccola costruzione da dove era stata ricavata una modesta veranda con un sedile di auto riadattato a divanetto.
Con il cellulare in mano, Marina ricevette d’improvviso un messaggio inviato nella notte da Luca:
‘Sei diventata una stronza arricchita...volevo offrirti la cena perché avevo piacere di farlo, ma tu no...te la dovevi far offrire in cambio di visibilità del ristorante sul tuo maledetto profilo. Ormai vivi per lui, stai con lui, ami lui e io mi sono rotto di fare le faccine carine e ingoiare amaro.’
Marina si era messa a tippettare velocissima una risposta, ma la connessione così com’era arrivata, scomparve, aumentando il suo già alto grado di nervosismo.
Marina tornò dal giovane meccanico con la calma arrivata a riserva.
“Mi scusi sa, avrei sempre fretta. Può dirmi quanto ci vorrà? Inoltre la linea qui va e viene, mi dice un posto nelle vicinanze dove prende meglio?”
Il giovane, che era sotto la macchina fece scorrere il carrello e guardò la donna con un lieve sorriso.
“Ma signora, che fretta c’è? La macchina ha bisogno di poche cose, si rilassi su...”
“Lei però faccia più presto che può il suo lavoro e...anzi, mi faccia parlare con il padrone qui dentro.”
“Eh quello è un po’ un problema...sa abbiamo molte macchine da riparare...Lui è molto impegnato."
“Dica che io sono Marina Letis, influencer da un milione di follower...dica che vi posso fare pubblicità per la vostra...officina gratis.”
“Signora, guardi le consiglio di rilassarsi però,” disse ora più seriamente il ragazzo: “Il capo non ama molto i modi sgarbati, le parolacce, la gente nervosa.”
“Stia tranquillo, manterrò la calma. Lo vada a chiamare e mi dica dove posso trovare un po' di campo in questo postaccio.”
“Non dica però che non l'avevo avvisata signora. Per la linea non saprei. Noi usiamo quello.”
L’influencer notò solo allora sulla parete, un telefono di bachelite nera; d’altronde, lo smartphone poco prima l’aveva distratta al punto di farle dare appena un’occhiata alla veranda.
“Mi prende in giro? Ma sa in che anno siamo? Questi cosi li usava Garibaldi!” Esagerò.
“Boh da noi ha sempre funzionato.”
Un eloquente gesto della mano per mandarlo a quel paese e Marina si rivolse verso l’antiquato apparecchio.
Alzata la cornetta una voce femminile sorprese Marina che stava già componendo il numero di Luca.
“Centralino con chi devo collegarla?”
“Centralino? Ma siamo rimasti fermi negli anni 30?”
“Centralino con chi devo collegarla?”
“Luca Ridolfi 34….”
“Luca Ridolfi non raggiungibile, Luca ridolfi non raggiungibile, con chi devo collegarla?”
“Con mio nonno in carriola brutta…”
Stava per riattacare stizzita ma la voce della centralinista l’anticipò:
“Nonno Silvano in linea la collego? Signora… Nonno Silvano in linea la collego?”
Marina sbiancò. Nonno Silvano, da lei amatissimo, era morto da dieci anni. Come poteva essere in linea? Convinta di essere dentro uno scherzo di pessimo gusto o in un brutto sogno, la donna disse sì quasi senza rendersene conto.
“Marina?” La voce dall’altra parte era proprio quella di nonno Silvano. Una lacrima scivolò sul suo viso...ma com’era possibile?
“Oh mio Dio Nonno! Sei davvero tu? Ma come...?”
“Certo tesoro, sono io. Sto qui da un bel po’ Marina. Tu piuttosto che ci fai? Hai parlato con Lui? Hai chiesto di Lui?”
“Nonno, non ti capisco. Lui chi?”
“Il capo meccanico...sono un po’ restii a fartelo conoscere perché è sempre impegnato, ma tu insisti. Parlaci. Adesso purtroppo devo lasciarti Mari, non è ancora il tempo per vederti.”
Tornò la voce della centralinista: “Comunicazione interrotta...comunicazione interrotta.”
Marina chiuse il telefono con mano tremante. Era sicuramente un bruttissimo scherzo.
Tornò verso la vecchia 600. Il ragazzo era intento ad avvitare con una chiave un bullone.
“Scusa ragazzo. Insisto nel vedere il capo meccanico. Se questo è uno scherzo giuro che vi denuncio e vi faccio a pezzi nelle mie stories...avevo già le palle girate poi vi mettete pure voi con questa presa in giro di cattivo gusto.”
“Signora, ma lei è sempre agitata? Poi le ho già detto che a Lui quelle parole non piacciono. Non le usi quando lo vedrà.”
“Quindi posso vederlo?”
Il ragazzo indicò in fondo alla piccola officina una porta bianca a vetri.
Marina arrivò alla porta e bussò con delicatezza.
“Avanti avanti!” La invitò il capofficina con voce profonda e impostata.
La donna entrò con un sorriso di circostanza stampato in faccia.
“Marina Letis...il ragazzo mi ha detto che voleva vedermi.”
Seduto dietro una scrivania Anni Cinquanta, un omino con una barbetta da capra bianca, occhi neri penetranti.
“Scusi, come sa il mio nome?”
“Marina ma come sarebbe? Io conosco tutti i clienti della mia officina. Aggiustiamo macchine come aggiustiamo persone prima di farle andare...o rimanere.”
“Aggiustate le persone? Ma che caz..Cavolo sta dicendo? E poi lei non mi sembra per niente un meccanico.”
“I ragazzi fuori si occupano delle cose semplici, ripulire il carburatore dei desideri, saldare il radiatore delle aspettative, registrare le candele dell’orgoglio. Io mi occupo delle meccaniche più complesse...registro il motore dell’animo ferito, sistemo i pistoni del cuore. Lei sa è a buon punto.”
Marina scivolò sulla sedia di pelle verde davanti alla scrivania dello strano personaggio, indecisa se ridere o piangere. Lei l’influencer da 1 milione di followers, la Marilis amata e complimentata da stuoli di massaie, uomini arrapati pronti a leccare anche la punta delle sue decolleté, ragazzine pronte a seguire i suoi tutorial di bellezza, aziende desiderose di fare affari con lei, per la prima volta si sentì vuota.
“Signora Marina adesso si sente così, ma non si preoccupi. Gabriele è un ragazzo che sa dove mettere le mani. Vedrà sarà come nuova. Faccia rabboccare i vari serbatoi e vedrà che tutto tornerà come prima. Un consiglio posso darglielo?”
Rassegnata Marina alzò gli occhi verso il piccolo uomo davanti a lei.
“Dica, tanto ormai peggio di così…”
“Non faccia troppo affidamento su chi la segue senza conoscerla, su chi la giudica superficialmente, su chi le dona una celebrità effimera. Dia retta a me che di motori me ne intendo. Se davvero vuole tornare serena, cerchi la felicità nelle piccole cose, ascolti nella mente la voce di nonno Silvano. Ricorda quanti consigli le dava? E poi faccia fare l’uomo innamorato a Luca e la smetta di anteporre la sua vita social alla vita vera o rischierà di perderlo per davvero.”
Marina ascoltò la voce impostata dell’uomo come una cantilena e si assopì.
“Marina...cazzo Marina apri gli occhi! Dottore si sta riprendendo...Dottore!”
Marina aprì gli occhi a fatica. Davanti a lui Luca. Un dolore lancinante alla tempia e dolori ovunque.
“Luca? Ma dove sono?”
“Oh Dio ti ringrazio. Marina sei in ambulanza. Il cuore aveva smesso di battere per qualche minuto, ma grazie al cielo questi medici sono riusciti a salvarti!”
Solo allora si accorse del rumore assordante della sirena.
“Ma tu non eri andato via? Eri furioso ieri notte.”
“Sì lo so. Ero sulla strada per Milano, incazzato nero, poi non so spiegarmi, ma qualcosa mi diceva di tornare indietro e ringraziando Dio ti ho trovata. Hai avuto un brutto incidente con la macchina d’epoca e tu eri in fondo al burrone. Ho pregato senza saper pregare perché non respiravi. Ho chiamato l’ambulanza e poi eccoti qui sana e salva, ma mi hai fatto spaventare non sai quanto!”
“Luca sono stata una stronza ieri notte...mi spiace.”
“Ssst. Ne parliamo un’altra volta Marina. Adesso pensa a stare serena. A proposito ringrazia i tuoi salvatori. Senza di loro non ce l’avresti fatta.
Quando si girò al gesto di Luca, Marina riconobbe l’uomo dalla barbetta da capra e il ragazzotto: i due le fecero un cenno d’intesa e lei sorrise loro prima di appoggiare le sue mani a quelle calde e forti di Luca
Il meccanico e l’influencer.
Poteva andare peggio di così? Gita con auto d’epoca noleggiata dallo sponsor, con il radiatore saltato, lite con Luca per uno stupido conto da pagare e poi la pioggia.
Certo per Marina Letis, in arte Marilis, influencer da quasi un milione di follower, non era stata una buona idea accettare la proposta degli sponsor per cui lavorava, di recarsi in montagna a presenziare a un evento.
Aveva postato l'ultima stories la notte prima. Aveva messo molte foto dell'evento fin dalla mattina presto, ma l'apparente normalità condita di commenti più o meno graditi, nascondeva la serata andata storta che lei provava a dimenticare.
Con una maglietta bianca, un paio di fuseaux neri, un giubbino rosso e degli stivaletti, Marina era davanti all’ingresso della piccola officina dove il carro attrezzi aveva portato la macchina.
Non gli piaceva nemmeno com'era vestita. Si sentiva a disagio con quella mise stile "Grease", ma a volte chiudere un occhio faceva fare buoni guadagni e lo sponsor con lei era sempre stato piuttosto generoso e quindi poteva chiudere pure entrambi gli occhi per una volta.
Purtroppo il cellulare aveva smesso di funzionare subito dopo la chiamata di emergenza.
L’officina sembrava stranamente isolata, con il paese lontano e nessuno a parte un ragazzotto sui 20 anni con tuta blu pulita che non deponeva a suo favore.
Con fare svogliato, il ragazzo si era avvicinato alla donna, che nel frattempo cercava disperatamente di trovare uno straccio di connessione per creare una delle sue ormai attesissime stories.
“Allora?”
“Come, allora? Vede? A quel vecchio macinino è saltato il radiatore...Può sistemarlo?”
“Qui sistemiamo tutto signora...ma per favore parli con rispetto di questo gioiellino. Una 600D, 1967 motore da 767 cm cubici, 29 CV, cambio meccanico indistruttibile.”
“Sì va bene come dice lei.” Interruppe scortesemente Marina, già nervosa per quella giornata storta.
“Non abbia fretta signora. Ma che motivo ha? Guardi si accomodi sotto la verandina. Do un occhio al motore e le faccio sapere.”
Marina si era voltata e notò solo allora una piccola costruzione da dove era stata ricavata una modesta veranda con un sedile di auto riadattato a divanetto.
Con il cellulare in mano, Marina ricevette d’improvviso un messaggio inviato nella notte da Luca:
‘Sei diventata una stronza arricchita...volevo offrirti la cena perché avevo piacere di farlo, ma tu no...te la dovevi far offrire in cambio di visibilità del ristorante sul tuo maledetto profilo. Ormai vivi per lui, stai con lui, ami lui e io mi sono rotto di fare le faccine carine e ingoiare amaro.’
Marina si era messa a tippettare velocissima una risposta, ma la connessione così com’era arrivata, scomparve, aumentando il suo già alto grado di nervosismo.
Marina tornò dal giovane meccanico con la calma arrivata a riserva.
“Mi scusi sa, avrei sempre fretta. Può dirmi quanto ci vorrà? Inoltre la linea qui va e viene, mi dice un posto nelle vicinanze dove prende meglio?”
Il giovane, che era sotto la macchina fece scorrere il carrello e guardò la donna con un lieve sorriso.
“Ma signora, che fretta c’è? La macchina ha bisogno di poche cose, si rilassi su...”
“Lei però faccia più presto che può il suo lavoro e...anzi, mi faccia parlare con il padrone qui dentro.”
“Eh quello è un po’ un problema...sa abbiamo molte macchine da riparare...Lui è molto impegnato."
“Dica che io sono Marina Letis, influencer da un milione di follower...dica che vi posso fare pubblicità per la vostra...officina gratis.”
“Signora, guardi le consiglio di rilassarsi però,” disse ora più seriamente il ragazzo: “Il capo non ama molto i modi sgarbati, le parolacce, la gente nervosa.”
“Stia tranquillo, manterrò la calma. Lo vada a chiamare e mi dica dove posso trovare un po' di campo in questo postaccio.”
“Non dica però che non l'avevo avvisata signora. Per la linea non saprei. Noi usiamo quello.”
L’influencer notò solo allora sulla parete, un telefono di bachelite nera; d’altronde, lo smartphone poco prima l’aveva distratta al punto di farle dare appena un’occhiata alla veranda.
“Mi prende in giro? Ma sa in che anno siamo? Questi cosi li usava Garibaldi!” Esagerò.
“Boh da noi ha sempre funzionato.”
Un eloquente gesto della mano per mandarlo a quel paese e Marina si rivolse verso l’antiquato apparecchio.
Alzata la cornetta una voce femminile sorprese Marina che stava già componendo il numero di Luca.
“Centralino con chi devo collegarla?”
“Centralino? Ma siamo rimasti fermi negli anni 30?”
“Centralino con chi devo collegarla?”
“Luca Ridolfi 34….”
“Luca Ridolfi non raggiungibile, Luca ridolfi non raggiungibile, con chi devo collegarla?”
“Con mio nonno in carriola brutta…”
Stava per riattacare stizzita ma la voce della centralinista l’anticipò:
“Nonno Silvano in linea la collego? Signora… Nonno Silvano in linea la collego?”
Marina sbiancò. Nonno Silvano, da lei amatissimo, era morto da dieci anni. Come poteva essere in linea? Convinta di essere dentro uno scherzo di pessimo gusto o in un brutto sogno, la donna disse sì quasi senza rendersene conto.
“Marina?” La voce dall’altra parte era proprio quella di nonno Silvano. Una lacrima scivolò sul suo viso...ma com’era possibile?
“Oh mio Dio Nonno! Sei davvero tu? Ma come...?”
“Certo tesoro, sono io. Sto qui da un bel po’ Marina. Tu piuttosto che ci fai? Hai parlato con Lui? Hai chiesto di Lui?”
“Nonno, non ti capisco. Lui chi?”
“Il capo meccanico...sono un po’ restii a fartelo conoscere perché è sempre impegnato, ma tu insisti. Parlaci. Adesso purtroppo devo lasciarti Mari, non è ancora il tempo per vederti.”
Tornò la voce della centralinista: “Comunicazione interrotta...comunicazione interrotta.”
Marina chiuse il telefono con mano tremante. Era sicuramente un bruttissimo scherzo.
Tornò verso la vecchia 600. Il ragazzo era intento ad avvitare con una chiave un bullone.
“Scusa ragazzo. Insisto nel vedere il capo meccanico. Se questo è uno scherzo giuro che vi denuncio e vi faccio a pezzi nelle mie stories...avevo già le palle girate poi vi mettete pure voi con questa presa in giro di cattivo gusto.”
“Signora, ma lei è sempre agitata? Poi le ho già detto che a Lui quelle parole non piacciono. Non le usi quando lo vedrà.”
“Quindi posso vederlo?”
Il ragazzo indicò in fondo alla piccola officina una porta bianca a vetri.
Marina arrivò alla porta e bussò con delicatezza.
“Avanti avanti!” La invitò il capofficina con voce profonda e impostata.
La donna entrò con un sorriso di circostanza stampato in faccia.
“Marina Letis...il ragazzo mi ha detto che voleva vedermi.”
Seduto dietro una scrivania Anni Cinquanta, un omino con una barbetta da capra bianca, occhi neri penetranti.
“Scusi, come sa il mio nome?”
“Marina ma come sarebbe? Io conosco tutti i clienti della mia officina. Aggiustiamo macchine come aggiustiamo persone prima di farle andare...o rimanere.”
“Aggiustate le persone? Ma che caz..Cavolo sta dicendo? E poi lei non mi sembra per niente un meccanico.”
“I ragazzi fuori si occupano delle cose semplici, ripulire il carburatore dei desideri, saldare il radiatore delle aspettative, registrare le candele dell’orgoglio. Io mi occupo delle meccaniche più complesse...registro il motore dell’animo ferito, sistemo i pistoni del cuore. Lei sa è a buon punto.”
Marina scivolò sulla sedia di pelle verde davanti alla scrivania dello strano personaggio, indecisa se ridere o piangere. Lei l’influencer da 1 milione di followers, la Marilis amata e complimentata da stuoli di massaie, uomini arrapati pronti a leccare anche la punta delle sue decolleté, ragazzine pronte a seguire i suoi tutorial di bellezza, aziende desiderose di fare affari con lei, per la prima volta si sentì vuota.
“Signora Marina adesso si sente così, ma non si preoccupi. Gabriele è un ragazzo che sa dove mettere le mani. Vedrà sarà come nuova. Faccia rabboccare i vari serbatoi e vedrà che tutto tornerà come prima. Un consiglio posso darglielo?”
Rassegnata Marina alzò gli occhi verso il piccolo uomo davanti a lei.
“Dica, tanto ormai peggio di così…”
“Non faccia troppo affidamento su chi la segue senza conoscerla, su chi la giudica superficialmente, su chi le dona una celebrità effimera. Dia retta a me che di motori me ne intendo. Se davvero vuole tornare serena, cerchi la felicità nelle piccole cose, ascolti nella mente la voce di nonno Silvano. Ricorda quanti consigli le dava? E poi faccia fare l’uomo innamorato a Luca e la smetta di anteporre la sua vita social alla vita vera o rischierà di perderlo per davvero.”
Marina ascoltò la voce impostata dell’uomo come una cantilena e si assopì.
“Marina...cazzo Marina apri gli occhi! Dottore si sta riprendendo...Dottore!”
Marina aprì gli occhi a fatica. Davanti a lui Luca. Un dolore lancinante alla tempia e dolori ovunque.
“Luca? Ma dove sono?”
“Oh Dio ti ringrazio. Marina sei in ambulanza. Il cuore aveva smesso di battere per qualche minuto, ma grazie al cielo questi medici sono riusciti a salvarti!”
Solo allora si accorse del rumore assordante della sirena.
“Ma tu non eri andato via? Eri furioso ieri notte.”
“Sì lo so. Ero sulla strada per Milano, incazzato nero, poi non so spiegarmi, ma qualcosa mi diceva di tornare indietro e ringraziando Dio ti ho trovata. Hai avuto un brutto incidente con la macchina d’epoca e tu eri in fondo al burrone. Ho pregato senza saper pregare perché non respiravi. Ho chiamato l’ambulanza e poi eccoti qui sana e salva, ma mi hai fatto spaventare non sai quanto!”
“Luca sono stata una stronza ieri notte...mi spiace.”
“Ssst. Ne parliamo un’altra volta Marina. Adesso pensa a stare serena. A proposito ringrazia i tuoi salvatori. Senza di loro non ce l’avresti fatta.
Quando si girò al gesto di Luca, Marina riconobbe l’uomo dalla barbetta da capra e il ragazzotto: i due le fecero un cenno d’intesa e lei sorrise loro prima di appoggiare le sue mani a quelle calde e forti di Luca
Ultima modifica di Linox23 il mercoledì 14 ottobre 2020, 10:41, modificato 3 volte in totale.
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- Messaggi: 2992
Re: Il meccanico e l’influencer.
La storia c’è. E ha una sua morale. Meglio una vita semplice con l’uomo che si ama piuttosto che vivere una vita virtuale con milioni di ammiratori (ma dillo una volta sola, anzi, mostralo, magari falle portare in borsetta un articolo ritagliato da un giornale: all’insegna del lei non sa chi sono io prima detto in modo mieloso e poi rude al giovane meccanico) e sponsor tiranni che ti spediscono in un ristorante scelto da loro a scattarsi e scattare selfie previo viaggio pericoloso in montagna su auto d’epoca (e in abbigliamento discutibile, stivaletti, giubbino, fuseaux, non legano con l’auto d’epoca, io la farei vestire in modo intonato all’auto…specificherei l’epoca e vedrei com’era la moda femminile di allora). Mi è piaciuto molto il particolare del telefono in bachelite che funziona davvero e il misterioso capofficina, prima introvabile e poi affabile. Lei, invece, come personaggio, è poco credibile. Tutte quelle parolacce. E poi anche l’assenza di un legame fra la gelosia di Luca e questo “lui”. Ecco, io le farei rispondere all’SMS, dicendo appunto che si tratta di uno sponsor (e allora toglierei la lite sul conto da pagare: direi che si tratta di una lite su come trascorrere il finesettimana insieme, così si legherebbe meglio al discorso gelosia) Alternerei i “vaffa” ai “per favore” con tanto di ciglia sbattute. Perché le influencer hanno modi molto felini di porsi.
Attento.
Via: giovane. (Ragazzotto sui vent’anni dice già tutto)
Qui ti riporto le parti corrette.
Come, allora?
Sì, va bene. Come dice lei. (in questa riga ci sono delle vigolette da togliere, dopo la parola: storta)
Ha fretta, signora?
Metterei in corsivo il messaggio di Luca e con le virgole riservate alle citazioni: ‟ ”
Ma signora, che fretta c’è?
Chiudi le virgolette dopo la frase: lui si fa vedere raramente
Influencer da un milione di follower.
Rivedrei la frase così: L’influencer notò solo allora sulla parete un telefono di bachelite nera; lo smartphone l’aveva distratta al punto di farle dare appena un’occhiata alla veranda.
Nonno Silvano in linea. La collego? (se è un telefono di bachelite con ancora il centralino, come era d’uso negli Anni Venti, si parla di collegare, o mettere in linea. Connettersi è un termine di questi ultimi anni)
Oh, mio Dio. Nonno!
Nonno, non ti capisco.
Scusa, ragazzo.
«Avanti, avanti» la invitò il capofficina con voce profonda e impostata. (E via le virgolette dopo: impostata)
Seduto dietro a una scrivania Anni Cinquanta.
Un omino con una barbetta bianca da capra e occhi neri penetranti.
Scusi, ma come sa il mio nome?
La punta delle sue décolleté
Signora Marina adesso si sente così (se no sembra che lui sia telepata)
Ssst. Ne parliamo un’altra volta.
Quando si girò al gesto di Luca, Marina riconobbe l’uomo dalla barbetta da capra e il ragazzotto: i due le fecero un cenno d’intesa e lei sorrise loro prima di appoggiare le sue mani a quelle calde e forti di Luca.
Aspetto notizie.
Attento.
Via: giovane. (Ragazzotto sui vent’anni dice già tutto)
Qui ti riporto le parti corrette.
Come, allora?
Sì, va bene. Come dice lei. (in questa riga ci sono delle vigolette da togliere, dopo la parola: storta)
Ha fretta, signora?
Metterei in corsivo il messaggio di Luca e con le virgole riservate alle citazioni: ‟ ”
Ma signora, che fretta c’è?
Chiudi le virgolette dopo la frase: lui si fa vedere raramente
Influencer da un milione di follower.
Rivedrei la frase così: L’influencer notò solo allora sulla parete un telefono di bachelite nera; lo smartphone l’aveva distratta al punto di farle dare appena un’occhiata alla veranda.
Nonno Silvano in linea. La collego? (se è un telefono di bachelite con ancora il centralino, come era d’uso negli Anni Venti, si parla di collegare, o mettere in linea. Connettersi è un termine di questi ultimi anni)
Oh, mio Dio. Nonno!
Nonno, non ti capisco.
Scusa, ragazzo.
«Avanti, avanti» la invitò il capofficina con voce profonda e impostata. (E via le virgolette dopo: impostata)
Seduto dietro a una scrivania Anni Cinquanta.
Un omino con una barbetta bianca da capra e occhi neri penetranti.
Scusi, ma come sa il mio nome?
La punta delle sue décolleté
Signora Marina adesso si sente così (se no sembra che lui sia telepata)
Ssst. Ne parliamo un’altra volta.
Quando si girò al gesto di Luca, Marina riconobbe l’uomo dalla barbetta da capra e il ragazzotto: i due le fecero un cenno d’intesa e lei sorrise loro prima di appoggiare le sue mani a quelle calde e forti di Luca.
Aspetto notizie.
Re: Il meccanico e l’influencer.
alexandra.fischer ha scritto:La storia c’è. E ha una sua morale. Meglio una vita semplice con l’uomo che si ama piuttosto che vivere una vita virtuale con milioni di ammiratori (ma dillo una volta sola, anzi, mostralo, magari falle portare in borsetta un articolo ritagliato da un giornale: all’insegna del lei non sa chi sono io prima detto in modo mieloso e poi rude al giovane meccanico) e sponsor tiranni che ti spediscono in un ristorante scelto da loro a scattarsi e scattare selfie previo viaggio pericoloso in montagna su auto d’epoca (e in abbigliamento discutibile, stivaletti, giubbino, fuseaux, non legano con l’auto d’epoca, io la farei vestire in modo intonato all’auto…specificherei l’epoca e vedrei com’era la moda femminile di allora). Mi è piaciuto molto il particolare del telefono in bachelite che funziona davvero e il misterioso capofficina, prima introvabile e poi affabile. Lei, invece, come personaggio, è poco credibile. Tutte quelle parolacce. E poi anche l’assenza di un legame fra la gelosia di Luca e questo “lui”. Ecco, io le farei rispondere all’SMS, dicendo appunto che si tratta di uno sponsor (e allora toglierei la lite sul conto da pagare: direi che si tratta di una lite su come trascorrere il finesettimana insieme, così si legherebbe meglio al discorso gelosia) Alternerei i “vaffa” ai “per favore” con tanto di ciglia sbattute. Perché le influencer hanno modi molto felini di porsi.
Attento.
Via: giovane. (Ragazzotto sui vent’anni dice già tutto)
Qui ti riporto le parti corrette.
Come, allora?
Sì, va bene. Come dice lei. (in questa riga ci sono delle vigolette da togliere, dopo la parola: storta)
Ha fretta, signora?
Metterei in corsivo il messaggio di Luca e con le virgole riservate alle citazioni: ‟ ”
Ma signora, che fretta c’è?
Chiudi le virgolette dopo la frase: lui si fa vedere raramente
Influencer da un milione di follower.
Rivedrei la frase così: L’influencer notò solo allora sulla parete un telefono di bachelite nera; lo smartphone l’aveva distratta al punto di farle dare appena un’occhiata alla veranda.
Nonno Silvano in linea. La collego? (se è un telefono di bachelite con ancora il centralino, come era d’uso negli Anni Venti, si parla di collegare, o mettere in linea. Connettersi è un termine di questi ultimi anni)
Oh, mio Dio. Nonno!
Nonno, non ti capisco.
Scusa, ragazzo.
«Avanti, avanti» la invitò il capofficina con voce profonda e impostata. (E via le virgolette dopo: impostata)
Seduto dietro a una scrivania Anni Cinquanta.
Un omino con una barbetta bianca da capra e occhi neri penetranti.
Scusi, ma come sa il mio nome?
La punta delle sue décolleté
Signora Marina adesso si sente così (se no sembra che lui sia telepata)
Ssst. Ne parliamo un’altra volta.
Quando si girò al gesto di Luca, Marina riconobbe l’uomo dalla barbetta da capra e il ragazzotto: i due le fecero un cenno d’intesa e lei sorrise loro prima di appoggiare le sue mani a quelle calde e forti di Luca.
Aspetto notizie.
Ciao. Mi hai dato ottimi suggerimenti e spunti. Adesso rileggo tutto e provo a modificare alcuni passaggi per capire se così funziona meglio. Mi fa piacere che comunque il senso sia arrivato.
- Michael Dag
- Messaggi: 428
Re: Il meccanico e l’influencer.
ciao lino
il racconto mi è piaciuto, soprattutto l'aumento lento ma costante della senzazione che c'è qualcosa che non va.
alexandra ti ha gia fatto un ottimo line editing, quindi non saprei che altro aggiungere.
correggi il racconto, che magari troviamo insieme altre cose che sono sfuggite.
non mi piace l'incipit
Poteva andare peggio di così? Gita con auto d’epoca noleggiata dallo sponsor, con il radiatore saltato, lite con Luca per uno stupido conto da pagare e poi la pioggia.
Questo è pensiero diretto del personaggio.
Certo per Marina Letis, in arte Marilis, influencer da quasi un milione di followers, non era stata davvero una buona idea accettare la proposta degli sponsor per cui lavorava, di recarsi in montagna a presenziare a un evento.
questo è tell dell'autore
contrasto troppo netto in sole due righe. è una cosa che ho notato sparsa un po' in tutto il testo, a volte salti da una telecamera all'altra.
il racconto mi è piaciuto, soprattutto l'aumento lento ma costante della senzazione che c'è qualcosa che non va.
alexandra ti ha gia fatto un ottimo line editing, quindi non saprei che altro aggiungere.
correggi il racconto, che magari troviamo insieme altre cose che sono sfuggite.
non mi piace l'incipit
Poteva andare peggio di così? Gita con auto d’epoca noleggiata dallo sponsor, con il radiatore saltato, lite con Luca per uno stupido conto da pagare e poi la pioggia.
Questo è pensiero diretto del personaggio.
Certo per Marina Letis, in arte Marilis, influencer da quasi un milione di followers, non era stata davvero una buona idea accettare la proposta degli sponsor per cui lavorava, di recarsi in montagna a presenziare a un evento.
questo è tell dell'autore
contrasto troppo netto in sole due righe. è una cosa che ho notato sparsa un po' in tutto il testo, a volte salti da una telecamera all'altra.
Re: Il meccanico e l’influencer.
La volontà è proprio quella di inquadrare una situazione diretta e legarla a una descrizione indiretta. Forse, anzi sicuramente si può fare meglio con un incipit magari più focalizzato sul personaggio. Il linguaggio è volutamente pesante. Io penso ad una persona incavolata con il mondo, impossibilitata a utilizzare un mezzo, instagram, del quale è schiava. Da qui la sua rabbia e l'uso di un linguaggio colorito. Domani provo a inserire le correzioni vediamo quanto migliora. Grazie.
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Re: Il meccanico e l’influencer.
Grazie a te per la storia, Linox23.
Re: Il meccanico e l’influencer.
alexandra.fischer ha scritto:Grazie a te per la storia, Linox23.
Grazie a te per i suggerimenti e gli spunti.
Re: Il meccanico e l’influencer.
Modifiche apportate al testo. Grazie ancora per i suggerimenti e resto a disposizione per ascoltare anche altri consigli ovviamente.
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Re: Il meccanico e l’influencer.
Ciao Lino, testo scorrevole che ti cattura sino alla fine. Una ritoccata alle prime righe d'incipit e son d'accordo con Alexandra sul mostrare la sua identità d'influencer attraverso un'azione. Come mostrare lo smartphone al giovane meccanico con il numero di notifiche.
Re: Il meccanico e l’influencer.
Maurizio ha scritto:Ciao Lino, testo scorrevole che ti cattura sino alla fine. Una ritoccata alle prime righe d'incipit e son d'accordo con Alexandra sul mostrare la sua identità d'influencer attraverso un'azione. Come mostrare lo smartphone al giovane meccanico con il numero di notifiche.
Ciao e grazie :-) Sì ci sto pensando da qualche giorno all'incipit, ma il romanzo fantasy che sto scrivendo mi assorbe totalmente anche perché devo rispettare dei tempi precisi. Appena avrò un oretta disponibile, farò qualche piccolo aggiustamento perché anche a mio avviso, come la 600 della protagonista, un piccolo ritocchino si può fare.
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Re: Il meccanico e l’influencer.
Ciao Linox23.
Inauguro il mio arrivo su questo forum leggendo il tuo racconto e parto col dire che mi spiace, ma temo sarò un po’ più duro rispetto a chi mi ha preceduto (di cui condivido però in grandissima parte le note, sia quelle generali che di line editing).
In generale, ho trovato il tuo racconto troppo banale. La storia che racconti viene letteralmente sbattuta in faccia al lettore con tutto il suo carico di morale e di personaggi stereotipati. Ma il problema maggiore è che tu racconti gli eventi senza mostrarli mai, il che crea un forte senso di distaccamento. Scrivi ad esempio che la protagonista è innervosita dagli eventi della giornata limitandoti a farne un elenco generico, senza mai focalizzare la “telecamera” su tali avvenimenti. Così facendo risulta difficile immergersi nella storia. Al contrario sembra di stare a guardare un diorama. Da lontano. Con un binocolo.
Alcune note più specifiche:
“Non gli piaceva nemmeno com’era vestita”
“Non LE piaceva nemmeno com’era vestita”
Purtroppo il cellulare aveva smesso di funzionare subito dopo la chiamata di emergenza.
A leggere questo passaggio la prima cosa che ho pensato è che la batteria si fosse scaricata, non certo che mancava il segnale. Proverei a rivedere questo passaggio.
“Qui sistemiamo tutto signora...ma per favore parli con rispetto di questo gioiellino. Una 600D, 1967 motore da 767 cm cubici, 29 CV, cambio meccanico indistruttibile.”
Innanzitutto, dopo i puntini di sospensione occorre lo spazio, a meno di volerli usare per rendere graficamente un testo mozzato da qualche interferenza (e non è questo il caso); in secondo luogo sostituirei “cm” e “CV” rispettivamente con centimetri e cavalli. Dopotutto questa è narrativa, non un testo scolastico. Ah, dimenticavo: si dice centimetri cubi, non cubici, ma qui l’errore potrebbe anche essere voluto per caratterizzare il personaggio (ma in tal caso dovresti fargli commettere anche altri errori del genere).
“Sì va bene come dice lei.” Interruppe scortesemente Marina, già nervosa per quella giornata storta.
Al di là dell’assenza di punteggiatura nella frase della protagonista, ho scelto questo passaggio perché a mio avviso sintetizza perfettamente quanto detto all’inizio: nel dire che Marina è nervosa, tu non stai facendo vivere quel nervosismo al lettore, ma lo stai soltanto raccontando in maniera sbrigativa. Se vuoi far vivere i tuoi personaggi, occorre rendere tangibili le loro emozioni, e questo lo si fa non descrivendole, bensì mostrandole. Dici che lo interrompe “scortesemente” (ovvove, un avverbio!), ma questo che significa? Cosa fa di scortese, esattamente? Agita una mano in aria come per scacciare una mosca? Gli dà le spalle e si allontana? Si rivolge a lui senza nemmeno guardarlo? Non basta una parola, aggettivo o avverbio che sia, per descrivere una scena.
“Non abbia fretta signora. Ma che motivo ha? Guardi si accomodi sotto la verandina. Do un occhio al motore e le faccio sapere.”
Anche qui, passaggio che fa da esempio per l’intero racconto: la totale assenza di punteggiatura volta a identificare le piccole pause tipiche del parlato. Ecco come andrebbe sistemato:
“Non abbia fretta, signora. Ma che motivo ha? Guardi, si accomodi sotto la verandina. Do un occhio al motore e le faccio sapere.”
Insomma, attento alla punteggiatura e mai – dico, mai! – sottovalutarne la potenza espressiva.
[…] la connessione così com’era arrivata, scomparve […]
Aaaaah, una virgola tra soggetto e verbo! Qui o togli la virgola o, meglio ancora, ne metti una seconda prima di "così".
Per concludere, vorrei chiarire una cosa: il problema di questo racconto non è il COSA stai raccontando, ma il COME. Se vuoi far passare un messaggio all’interno del tuo testo, non puoi renderlo così palese. Gioca d’astuzia con il lettore, immergilo nella tua visione, rendilo partecipe delle azioni e dei pensieri dei tuoi personaggi (stando ovviamente sempre attento al rispetto del POV). Solo allora sarai in grado di “manipolarlo” portandolo a riflettere sulla morale che stai proponendo. Se invece, come scritto all’inizio, la sbatti in faccia al lettore, otterrai solo un forte senso d’irritazione da parte di chiunque non condivida in toto quel pensiero. Insomma, detto in altri termini, crea spunti di riflessione, non semplici e ordinarie morali.
Inauguro il mio arrivo su questo forum leggendo il tuo racconto e parto col dire che mi spiace, ma temo sarò un po’ più duro rispetto a chi mi ha preceduto (di cui condivido però in grandissima parte le note, sia quelle generali che di line editing).
In generale, ho trovato il tuo racconto troppo banale. La storia che racconti viene letteralmente sbattuta in faccia al lettore con tutto il suo carico di morale e di personaggi stereotipati. Ma il problema maggiore è che tu racconti gli eventi senza mostrarli mai, il che crea un forte senso di distaccamento. Scrivi ad esempio che la protagonista è innervosita dagli eventi della giornata limitandoti a farne un elenco generico, senza mai focalizzare la “telecamera” su tali avvenimenti. Così facendo risulta difficile immergersi nella storia. Al contrario sembra di stare a guardare un diorama. Da lontano. Con un binocolo.
Alcune note più specifiche:
“Non gli piaceva nemmeno com’era vestita”
“Non LE piaceva nemmeno com’era vestita”
Purtroppo il cellulare aveva smesso di funzionare subito dopo la chiamata di emergenza.
A leggere questo passaggio la prima cosa che ho pensato è che la batteria si fosse scaricata, non certo che mancava il segnale. Proverei a rivedere questo passaggio.
“Qui sistemiamo tutto signora...ma per favore parli con rispetto di questo gioiellino. Una 600D, 1967 motore da 767 cm cubici, 29 CV, cambio meccanico indistruttibile.”
Innanzitutto, dopo i puntini di sospensione occorre lo spazio, a meno di volerli usare per rendere graficamente un testo mozzato da qualche interferenza (e non è questo il caso); in secondo luogo sostituirei “cm” e “CV” rispettivamente con centimetri e cavalli. Dopotutto questa è narrativa, non un testo scolastico. Ah, dimenticavo: si dice centimetri cubi, non cubici, ma qui l’errore potrebbe anche essere voluto per caratterizzare il personaggio (ma in tal caso dovresti fargli commettere anche altri errori del genere).
“Sì va bene come dice lei.” Interruppe scortesemente Marina, già nervosa per quella giornata storta.
Al di là dell’assenza di punteggiatura nella frase della protagonista, ho scelto questo passaggio perché a mio avviso sintetizza perfettamente quanto detto all’inizio: nel dire che Marina è nervosa, tu non stai facendo vivere quel nervosismo al lettore, ma lo stai soltanto raccontando in maniera sbrigativa. Se vuoi far vivere i tuoi personaggi, occorre rendere tangibili le loro emozioni, e questo lo si fa non descrivendole, bensì mostrandole. Dici che lo interrompe “scortesemente” (ovvove, un avverbio!), ma questo che significa? Cosa fa di scortese, esattamente? Agita una mano in aria come per scacciare una mosca? Gli dà le spalle e si allontana? Si rivolge a lui senza nemmeno guardarlo? Non basta una parola, aggettivo o avverbio che sia, per descrivere una scena.
“Non abbia fretta signora. Ma che motivo ha? Guardi si accomodi sotto la verandina. Do un occhio al motore e le faccio sapere.”
Anche qui, passaggio che fa da esempio per l’intero racconto: la totale assenza di punteggiatura volta a identificare le piccole pause tipiche del parlato. Ecco come andrebbe sistemato:
“Non abbia fretta, signora. Ma che motivo ha? Guardi, si accomodi sotto la verandina. Do un occhio al motore e le faccio sapere.”
Insomma, attento alla punteggiatura e mai – dico, mai! – sottovalutarne la potenza espressiva.
[…] la connessione così com’era arrivata, scomparve […]
Aaaaah, una virgola tra soggetto e verbo! Qui o togli la virgola o, meglio ancora, ne metti una seconda prima di "così".
Per concludere, vorrei chiarire una cosa: il problema di questo racconto non è il COSA stai raccontando, ma il COME. Se vuoi far passare un messaggio all’interno del tuo testo, non puoi renderlo così palese. Gioca d’astuzia con il lettore, immergilo nella tua visione, rendilo partecipe delle azioni e dei pensieri dei tuoi personaggi (stando ovviamente sempre attento al rispetto del POV). Solo allora sarai in grado di “manipolarlo” portandolo a riflettere sulla morale che stai proponendo. Se invece, come scritto all’inizio, la sbatti in faccia al lettore, otterrai solo un forte senso d’irritazione da parte di chiunque non condivida in toto quel pensiero. Insomma, detto in altri termini, crea spunti di riflessione, non semplici e ordinarie morali.
lupus in fabula
- Il Dottore
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Re: Il meccanico e l’influencer.
Ciao!
Vedo che il racconto è fermo da Settembre dell'anno scorso.
Hai intenzione di rimetterci mano?
Aspetto notizie per una settimana e, se non mi dici niente, lo archivio
Vedo che il racconto è fermo da Settembre dell'anno scorso.
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