La legge dell'ultimo minuto.
La legge dell'ultimo minuto.
L’orologio continua a ticchettare imperterrito. Ogni minuto è un omicidio plurimo. Sessanta innocenti secondi abbandonano l’ineffabile piano dell’esistenza per volatilizzarsi e raggiungere il nulla sotto forma di…Ma che ne so io! Mica sono un filosofo, dannazione! I secondi facessero quello che vogliono, e i minuti passassero, ma la gente smettesse anche di darmi compiti da portare a termine e…
Che disastro! Bene, parquet rovinato. Aggiungiamolo pure agli upgrade della giornata. Meglio che lo segni sul calendario, no? Che giorno è oggi? Da quante ore sto lavorando senza sosta a questo testo? Avrò superato le ventiquattro? Ho dormito stanotte?
Non c’è altra spiegazione: sto impazzendo. Sarà il troppo stress forse, o il caffè…magari è una benedizione il fatto che ne abbia versata un’intera tazza sul pavimento. C’è qualcosa di provvidenziale in questo? Ma che ne so! Via, via, ho già abbastanza pensieri stipati in testa, su, abbiate pietà!
Dimeno le braccia come in preda agli spasmi o di un vano tentativo di scacciare le mosche. Penso che se ci fosse qualcuno in questa stanza, al momento vedrebbe solo la brutta copia di qualche opera d’arte cubista. Tra i piedi che tentano di evitare i cocci e ciascuna delle dita tesa verso una direzione diversa, faccio anch’io fatica a non ridere di me stesso.
Manca un’ora. Posso farcela. In fondo, si tratta solo di mettere per iscritto qualcosa che ho già ben congegnato e… uno squillo fastidioso comincia a saturare l’aria.
Sarà quel volgare aggeggio che mia madre si ostina a tenere ancora in casa. A cosa serve un telefono fisso nell’epoca degli smartphone? Per sentirsi dire: «Pronto, la chiamo da Telecom Italia, le interessa conoscere le nostre promozioni?». «No, preferirei essere spolpato vivo dal Minotauro. Tante buone cose anche a lei, signora!». La scenetta si è ripetuta anche oggi, questa volta con un certo Enrico che biascicava l’italiano peggio di come io scimmiotto l’inglese.
La porta si chiude con fragore dietro di me. Continuo a scaricare la mia frustrazione su degli innocenti: prima la tazzina –Enrico no, lui è colpevole punto e basta- poi la porta… Forse il mio povero pesce pagliaccio ha capito cosa intendo. Boccheggia nella sua vaschetta e mi guarda spaesato, come se supplicasse di non essere il prossimo della lista. “Ma io non potrei mai farti niente di male, Joker!”. Sono finito a parlare con i pesci: il vetro appannato dimostra che meriterei di raggiungere la controparte fumettistica del mio animale da compagnia all’Arkham Asylum.
Mi getto di peso sulla vecchia sedia, che inizia ad emettere un cigolio infernale. Le assi traballano sotto il deretano, mentre la disperazione inizia ad avvinghiarmi. Ah, si potrebbe dire che questa forza oscura sia la mia Musa ispiratrice. Dante aveva Beatrice, Petrarca Laura e io…beh, semplice, l’ansia.
Mordicchio senza sosta il tappuccio della penna, come se questo servisse a ottenere qualche spunto utile. Ripercorro gli appunti, lasciando scorrere su quelle righe appena abbozzate le pupille in delirio. Inizio a scartare le idee, ghigliottinandole con la lama più tagliente di cui dispongo, la punta della mia vecchia bic nera. “Guerra tra elfi?” No, scontato. “Licantropo che s’innamora di una strega?” No, per carità, fuori anche questo, chissà quante volte è stato usato! “Invasione aliena?” Un’altra?
Ci rinuncio, vada a farsi fottere anche quella dannata rivista letteraria, non importa quanto abbiano intenzione di pagarmi. Il mondo occidentale ha già scritto tutto quello che valeva la pena di essere raccontato. Magari intuizioni geniali sono state sfruttate male, ma ormai è troppo tardi: qualcuno le ha comunque rese proprie.
Un ding risuona nella mia angusta stanzetta dalle pareti verde acqua per niente rasserenanti. “Mamma: Giulio hai messo al forno la lasagna che ti ho lasciato?”. Ma ormai è troppo tardi. Le distrazioni perdono valore, così come lo sconforto e le lamentele. In un attimo, la legge dell’ultimo minuto inizia ad esercitare su di me la sua influenza incontrastabile. I gesti sono automatici, le dita si stringono attorno alla penna, ultima speranza di salvezza, l’ispirazione prende il sopravvento e l’inchiostro vola sulla carta, traducendo in storia fugaci immagini della mente.
Valerio Covaia
Che disastro! Bene, parquet rovinato. Aggiungiamolo pure agli upgrade della giornata. Meglio che lo segni sul calendario, no? Che giorno è oggi? Da quante ore sto lavorando senza sosta a questo testo? Avrò superato le ventiquattro? Ho dormito stanotte?
Non c’è altra spiegazione: sto impazzendo. Sarà il troppo stress forse, o il caffè…magari è una benedizione il fatto che ne abbia versata un’intera tazza sul pavimento. C’è qualcosa di provvidenziale in questo? Ma che ne so! Via, via, ho già abbastanza pensieri stipati in testa, su, abbiate pietà!
Dimeno le braccia come in preda agli spasmi o di un vano tentativo di scacciare le mosche. Penso che se ci fosse qualcuno in questa stanza, al momento vedrebbe solo la brutta copia di qualche opera d’arte cubista. Tra i piedi che tentano di evitare i cocci e ciascuna delle dita tesa verso una direzione diversa, faccio anch’io fatica a non ridere di me stesso.
Manca un’ora. Posso farcela. In fondo, si tratta solo di mettere per iscritto qualcosa che ho già ben congegnato e… uno squillo fastidioso comincia a saturare l’aria.
Sarà quel volgare aggeggio che mia madre si ostina a tenere ancora in casa. A cosa serve un telefono fisso nell’epoca degli smartphone? Per sentirsi dire: «Pronto, la chiamo da Telecom Italia, le interessa conoscere le nostre promozioni?». «No, preferirei essere spolpato vivo dal Minotauro. Tante buone cose anche a lei, signora!». La scenetta si è ripetuta anche oggi, questa volta con un certo Enrico che biascicava l’italiano peggio di come io scimmiotto l’inglese.
La porta si chiude con fragore dietro di me. Continuo a scaricare la mia frustrazione su degli innocenti: prima la tazzina –Enrico no, lui è colpevole punto e basta- poi la porta… Forse il mio povero pesce pagliaccio ha capito cosa intendo. Boccheggia nella sua vaschetta e mi guarda spaesato, come se supplicasse di non essere il prossimo della lista. “Ma io non potrei mai farti niente di male, Joker!”. Sono finito a parlare con i pesci: il vetro appannato dimostra che meriterei di raggiungere la controparte fumettistica del mio animale da compagnia all’Arkham Asylum.
Mi getto di peso sulla vecchia sedia, che inizia ad emettere un cigolio infernale. Le assi traballano sotto il deretano, mentre la disperazione inizia ad avvinghiarmi. Ah, si potrebbe dire che questa forza oscura sia la mia Musa ispiratrice. Dante aveva Beatrice, Petrarca Laura e io…beh, semplice, l’ansia.
Mordicchio senza sosta il tappuccio della penna, come se questo servisse a ottenere qualche spunto utile. Ripercorro gli appunti, lasciando scorrere su quelle righe appena abbozzate le pupille in delirio. Inizio a scartare le idee, ghigliottinandole con la lama più tagliente di cui dispongo, la punta della mia vecchia bic nera. “Guerra tra elfi?” No, scontato. “Licantropo che s’innamora di una strega?” No, per carità, fuori anche questo, chissà quante volte è stato usato! “Invasione aliena?” Un’altra?
Ci rinuncio, vada a farsi fottere anche quella dannata rivista letteraria, non importa quanto abbiano intenzione di pagarmi. Il mondo occidentale ha già scritto tutto quello che valeva la pena di essere raccontato. Magari intuizioni geniali sono state sfruttate male, ma ormai è troppo tardi: qualcuno le ha comunque rese proprie.
Un ding risuona nella mia angusta stanzetta dalle pareti verde acqua per niente rasserenanti. “Mamma: Giulio hai messo al forno la lasagna che ti ho lasciato?”. Ma ormai è troppo tardi. Le distrazioni perdono valore, così come lo sconforto e le lamentele. In un attimo, la legge dell’ultimo minuto inizia ad esercitare su di me la sua influenza incontrastabile. I gesti sono automatici, le dita si stringono attorno alla penna, ultima speranza di salvezza, l’ispirazione prende il sopravvento e l’inchiostro vola sulla carta, traducendo in storia fugaci immagini della mente.
Valerio Covaia
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Ciao Valerio! Parametri ok, buona 150° Edition!
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Ciao Valerio e piacere di leggerti. Prima volta che ti commento.
Il tuo testo mi ha fatto sorridere perché rappresenta la condizione che viviamo un po’ tutti quando cerchiamo di afferrare un’idea.
Noto anche un riferimento ironico al Postmodernismo qui
Il mondo occidentale ha già scritto tutto quello che valeva la pena di essere raccontato. Magari intuizioni geniali sono state sfruttate male, ma ormai è troppo tardi: qualcuno le ha comunque rese proprie.
Nelle precedenti edizioni ho incontrato testi simili che affrontano la difficoltà della sfida rompendo la quarta parete.
La questione ogni volta è stata: si tratta di un racconto oppure no? La gara chiede un testo a tema o un racconto?
La convocazione invita gli autori a scrivere “un racconto su un tema scelto”; pertanto spesso, scegliendo la via meta narrativa, si va fuori dalla tipologia testuale richiesta.
Il tuo lavoro comincia come un monologo, una sorta di flusso di pensieri e lì per lì mi pareva non rientrare nei parametri, ma in sottofondo hai mantenuto una sorta di trama.
Qualcosa accade, lo scrittore cerca l’idea e alla fine si butta a scrivere. C’è pure un pizzico di conflitto.
Perciò non sono del tutto contraria all'esperimento, nella mia esperienza di lettrice però non è stato del tutto efficace.
Per esempio nella prima sequenza abbiamo i pensieri, il personaggio non agisce, è solo una sorta di voce.
L’unico elemento concreto è poco chiaro.
Che disastro! Bene, parquet rovinato.
È successo qualcosa per cui il parquet è rovinato? Se lo afferma, sì, però ce lo dice e basta.
o il caffè…magari è una benedizione il fatto che ne abbia versata un’intera tazza sul pavimento.
Questa frase arriva a dirci che l'azione si è già svolta.
Insomma, se il disastro invece che dietro le quinte si fosse svolto in scena, mi avrebbe fatto più effetto.
Hai scelto la via del pensiero libero che prende il sopravvento su azioni e dialoghi (perché anche questi sono tutti nella sua testa) quindi per me la frase che segue non è funzionale all'intenzione.
Penso che se ci fosse qualcuno in questa stanza
Perché ci dice che mentre pensa? È dall’inizio che sta pensando, quindi il “penso” è autoriale. A me ha fatto suonare un campanello bello potente.
Se ci fosse qualcuno in questa stanza ecc. funzionerebbe meglio perché sappiamo già di essere nella sua testa.
Ultima considerazione sulla sintassi.
I secondi facessero quello che vogliono, e i minuti passassero, ma la gente smettesse anche di darmi compiti da portare a termine e…
Volevi usare un congiuntivo esortativo? Usare l’imperfetto in questo tipo di frasi è una caratteristica linguistica del centro-meridione (pure mia) ma non è corretto nella lingua scritta perché l'italiano vorrebbe il congiuntivo presente.
L’imperfetto congiuntivo si può accettare per esprimere l’impossibilità/irrealtà di ciò che si esorta (impossibile che i secondi facciano quello che vogliono ecc.), ma a me ha stonato tanto. Ci sono lettori come me (pochi lo so) che sentono le sgrammaticature riprese dal parlato in modo prepotente. Nella narrativa si possono rompere le regole quindi hai una scelta, voglio solo farti notare che tipo di effetto fa una cosa del genere posta all'inizio su tipologie di lettori grammar-intransigenti come me.
Visto che sono la prima ti elenco i refusi, cosa utile per un eventuale editing.
sotto forma di…Ma che ne so io! / il caffè…magari / e io…beh, -> manca lo spazio dopo i puntini
Tante buone cose anche a lei, signora!». La scenetta si è ripetuta anche oggi, -> ripetizione di anche
Conclusione: esperimento che ha delle punte interessanti (smaschera un po' la personalità di noi autori) e temi come la nostra tendenza a procrastinare o a sentirci vittime dei tempi o delle cose. Questi sono i punti di forza. A mio parere non riesce a rispondere del tutto alle esigenze di una narrazione e non è sempre coerente. Il tema è centrato grazie alla conclusione e tutto tende a questo.
Alla prossima lettura
P.S.
Da quando sono su Minuti contati ho imparato moltissimo e sono in debito con tutti quelli che sono stati sinceri. Spero non ti dispiaccia essere sottoposto allo stesso trattamento (che mi aspetto da te alla prossima)!
Il tuo testo mi ha fatto sorridere perché rappresenta la condizione che viviamo un po’ tutti quando cerchiamo di afferrare un’idea.
Noto anche un riferimento ironico al Postmodernismo qui
Il mondo occidentale ha già scritto tutto quello che valeva la pena di essere raccontato. Magari intuizioni geniali sono state sfruttate male, ma ormai è troppo tardi: qualcuno le ha comunque rese proprie.
Nelle precedenti edizioni ho incontrato testi simili che affrontano la difficoltà della sfida rompendo la quarta parete.
La questione ogni volta è stata: si tratta di un racconto oppure no? La gara chiede un testo a tema o un racconto?
La convocazione invita gli autori a scrivere “un racconto su un tema scelto”; pertanto spesso, scegliendo la via meta narrativa, si va fuori dalla tipologia testuale richiesta.
Il tuo lavoro comincia come un monologo, una sorta di flusso di pensieri e lì per lì mi pareva non rientrare nei parametri, ma in sottofondo hai mantenuto una sorta di trama.
Qualcosa accade, lo scrittore cerca l’idea e alla fine si butta a scrivere. C’è pure un pizzico di conflitto.
Perciò non sono del tutto contraria all'esperimento, nella mia esperienza di lettrice però non è stato del tutto efficace.
Per esempio nella prima sequenza abbiamo i pensieri, il personaggio non agisce, è solo una sorta di voce.
L’unico elemento concreto è poco chiaro.
Che disastro! Bene, parquet rovinato.
È successo qualcosa per cui il parquet è rovinato? Se lo afferma, sì, però ce lo dice e basta.
o il caffè…magari è una benedizione il fatto che ne abbia versata un’intera tazza sul pavimento.
Questa frase arriva a dirci che l'azione si è già svolta.
Insomma, se il disastro invece che dietro le quinte si fosse svolto in scena, mi avrebbe fatto più effetto.
Hai scelto la via del pensiero libero che prende il sopravvento su azioni e dialoghi (perché anche questi sono tutti nella sua testa) quindi per me la frase che segue non è funzionale all'intenzione.
Penso che se ci fosse qualcuno in questa stanza
Perché ci dice che mentre pensa? È dall’inizio che sta pensando, quindi il “penso” è autoriale. A me ha fatto suonare un campanello bello potente.
Se ci fosse qualcuno in questa stanza ecc. funzionerebbe meglio perché sappiamo già di essere nella sua testa.
Ultima considerazione sulla sintassi.
I secondi facessero quello che vogliono, e i minuti passassero, ma la gente smettesse anche di darmi compiti da portare a termine e…
Volevi usare un congiuntivo esortativo? Usare l’imperfetto in questo tipo di frasi è una caratteristica linguistica del centro-meridione (pure mia) ma non è corretto nella lingua scritta perché l'italiano vorrebbe il congiuntivo presente.
L’imperfetto congiuntivo si può accettare per esprimere l’impossibilità/irrealtà di ciò che si esorta (impossibile che i secondi facciano quello che vogliono ecc.), ma a me ha stonato tanto. Ci sono lettori come me (pochi lo so) che sentono le sgrammaticature riprese dal parlato in modo prepotente. Nella narrativa si possono rompere le regole quindi hai una scelta, voglio solo farti notare che tipo di effetto fa una cosa del genere posta all'inizio su tipologie di lettori grammar-intransigenti come me.
Visto che sono la prima ti elenco i refusi, cosa utile per un eventuale editing.
sotto forma di…Ma che ne so io! / il caffè…magari / e io…beh, -> manca lo spazio dopo i puntini
Tante buone cose anche a lei, signora!». La scenetta si è ripetuta anche oggi, -> ripetizione di anche
Conclusione: esperimento che ha delle punte interessanti (smaschera un po' la personalità di noi autori) e temi come la nostra tendenza a procrastinare o a sentirci vittime dei tempi o delle cose. Questi sono i punti di forza. A mio parere non riesce a rispondere del tutto alle esigenze di una narrazione e non è sempre coerente. Il tema è centrato grazie alla conclusione e tutto tende a questo.
Alla prossima lettura
P.S.
Da quando sono su Minuti contati ho imparato moltissimo e sono in debito con tutti quelli che sono stati sinceri. Spero non ti dispiaccia essere sottoposto allo stesso trattamento (che mi aspetto da te alla prossima)!
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Ciao Debora, intanto grazie dei consigli. In realtà, non ho potuto curare le sviste solo per questioni di tempo spesso (i tre puntini no, sono un errore di formattazione, su Word erano messi precisi perché anch'io sono un po' fissato sulla grammatica). Sul resto, ti posso dire soltanto che volevo sperimentare qualcosa di diverso, sto studiando le tecniche della narrativa moderna da qualche mese e volevo iniziare a mettere in pratica quello che altrimenti sarebbe rimasta solo teoria. Comprendo il P.S., ma, tranquilla, la tua critica non mi ha creato problemi. Solo una perplessità: la mancanza a tratti di coerenza nel testo è un'impressione generale o l'hai riscontrata solo nelle parti che hai citato? Grazie in anticipo e a presto!
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Red Robin ha scritto:Ciao Debora, intanto grazie dei consigli. In realtà, non ho potuto curare le sviste solo per questioni di tempo spesso (i tre puntini no, sono un errore di formattazione, su Word erano messi precisi perché anch'io sono un po' fissato sulla grammatica). Sul resto, ti posso dire soltanto che volevo sperimentare qualcosa di diverso, sto studiando le tecniche della narrativa moderna da qualche mese e volevo iniziare a mettere in pratica quello che altrimenti sarebbe rimasta solo teoria. Comprendo il P.S., ma, tranquilla, la tua critica non mi ha creato problemi. Solo una perplessità: la mancanza a tratti di coerenza nel testo è un'impressione generale o l'hai riscontrata solo nelle parti che hai citato? Grazie in anticipo e a presto!
Ciao,
mi fa piacere scendere nel dettaglio se ti è utile. Noto lo studio in particolare nei dialoghi e anche negli spunti che dicevo prima.
Ti segnalo altri due punti in cui invece la coerenza viene meno per me:
Red Robin ha scritto:Tra i piedi che tentano di evitare i cocci e ciascuna delle dita tesa verso una direzione diversa, faccio anch’io fatica a non ridere di me stesso.
Un'affermazione del genere fa pensare a qualcuno che guarda la scena dall'esterno, è qualcuno che si osserva. A me capita di essere molto imbranata e rido di me stessa oppure ripercorro i gesti solo dopo il disastro o la situazione comica, non durante. Così è come se lui pensasse di pensare a come muove i piedi e che la cosa dovrebbe farlo ridere.
Red Robin ha scritto:Un ding risuona nella mia angusta stanzetta dalle pareti verde acqua per niente rasserenanti.
In questa frase ci sono tre aggettivi. Quali sono utili? ci serve sapere che la parete è verde o che la stanza è angusta? Risulta difficile da leggere, come una corsa per arrivare alla fine del concetto.
A presto
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Okay, grazie mille. Capisco cosa intendi e le tue osservazioni sono molto sensate. A me piaceva trasmettere quelle immagini e quel tono nei due punti specifici, però mi rendo conto che, di contro, ho dato origine a strappi un po' troppo vistosi, soprattutto per lettori attenti come te! Non devo commentare il tuo racconto, ma ho visto diverse recensioni positive e mi ha incuriosito. Giusto per ricambiare i tuoi consigli, gli do una letta e lascio un parere, se non ti spiace. Alla prossima!
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Red Robin ha scritto:Okay, grazie mille. Capisco cosa intendi e le tue osservazioni sono molto sensate. A me piaceva trasmettere quelle immagini e quel tono nei due punti specifici, però mi rendo conto che, di contro, ho dato origine a strappi un po' troppo vistosi, soprattutto per lettori attenti come te! Non devo commentare il tuo racconto, ma ho visto diverse recensioni positive e mi ha incuriosito. Giusto per ricambiare i tuoi consigli, gli do una letta e lascio un parere, se non ti spiace. Alla prossima!
ogni commento è utile. E non farti influenzare dagli altri, sii sincero senza remore :D
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Ciao Valerio.
Un’idea molto vicina al meta racconto, un flusso di pensiero volutamente sconclusionato di uno scrittore in ritardo sulla tabella di marcia.
Divertente, ma purtroppo non pungente. Il racconto scorre senza intoppi, ma non cattura e non incolla alla pagina.
Alcuni personali appunti sul testo:
Qui avrei preferito capire subito che gli era caduta la tazza con il caffè. Non sono riuscito a immaginarmi la scena finché non me lo hai spiegato alcune righe più sotto. Subito ho pensato avesse solo rovesciato il caffè, poi il pdv raccogli i cocci…
Hai usato due volte a brevissima distanza “ma che ne so”. In un testo così breve salta agli occhi.
In bocca al lupo per la tua 150esima Edition.
Un’idea molto vicina al meta racconto, un flusso di pensiero volutamente sconclusionato di uno scrittore in ritardo sulla tabella di marcia.
Divertente, ma purtroppo non pungente. Il racconto scorre senza intoppi, ma non cattura e non incolla alla pagina.
Alcuni personali appunti sul testo:
Che disastro!
Qui avrei preferito capire subito che gli era caduta la tazza con il caffè. Non sono riuscito a immaginarmi la scena finché non me lo hai spiegato alcune righe più sotto. Subito ho pensato avesse solo rovesciato il caffè, poi il pdv raccogli i cocci…
Hai usato due volte a brevissima distanza “ma che ne so”. In un testo così breve salta agli occhi.
In bocca al lupo per la tua 150esima Edition.
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Re: La legge dell'ultimo minuto.
LA LEGGE DELL’ULTIMO MINUTO Di Valerio Covaia Tema centrato. Punti di forza: Rendi bene l’angoscia di Giulio alle prese con la grande crisi dell’ispirazione letteraria: ansia da prestazione, certo, ma anche disturbi da ambiente (telefonate indesiderate da apparecchio fisso) e distrazioni come la tazza del caffè in frantumi sul tavolo di cucina. Poi, c’è anche lo sconcerto del pesce da compagnia che teme forse di finire come la tazzina. Unica nota rassicurante sul finale: il fatto che alla fine il Nostro si decida a prendere in mano la penna e a provarci, malgrado non sia convintissimo della rivista letteraria, ma l’istinto di scrivere c’è. Poi è carino il messaggio della madre che ha pensato al suo pasto. Punto debole: non è una storia, ma solo un flusso di coscienza. La prossima volta, una storia non ci starebbe male.
- Davide_Mannucci
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Re: La legge dell'ultimo minuto.
Ciao Valerio, piacere di leggerti!
La scrittura è buona e fluida ma è troppo ancorata a quello che è un flusso di coscienza e non una storia vera e propria. Ripeto, è buono come flusso mdi pensieri e denota una certa padronanza della penna ma in alcuni punti ci si perde come quando cade la tazza. Ecco, anche io non sono riuscito a figurarmi bene la scena.
Probabilmente per deficit mio ma non sono riuscito ad apprezzare completamente la tua prova.
A presto
La scrittura è buona e fluida ma è troppo ancorata a quello che è un flusso di coscienza e non una storia vera e propria. Ripeto, è buono come flusso mdi pensieri e denota una certa padronanza della penna ma in alcuni punti ci si perde come quando cade la tazza. Ecco, anche io non sono riuscito a figurarmi bene la scena.
Probabilmente per deficit mio ma non sono riuscito ad apprezzare completamente la tua prova.
A presto
Davide Mannucci
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Re: La legge dell'ultimo minuto.
Ciao Valerio,
Questo flusso di coscienza non mi ha colpito granché, metti in scena l'autore in crisi per mancanza di idee; diciamo che non è proprio una scelta originalissima. E il finale con l'ispirazione improvvisa e trasportante, mhe...
Punti di forza: Lo stile è a tratti buono, il flusso si fa leggere senza particolari intoppi.
Punti deboli: Una storia poco ispirata, un protagonista un po' troppo lamentoso e un finale prevedibile e poco interessante.
Chiedo scusa per l'eccesso di sincerità, questo è il MIO parere su QUESTO racconto, la precisazione è d'obbligo. Ovviamente c'è sempre il fattore "cos'hai letto?" cioè: un'idea può apparire banale o geniale in base a cosa hai letto in passato, quindi il mio parere è influenzato dall'aver letto davvero troppe volte di questo autore in cerca di ispirazione. Sono sicuro che la prossima volta mi stupirai piacevolmente ;)
A rileggerci
Questo flusso di coscienza non mi ha colpito granché, metti in scena l'autore in crisi per mancanza di idee; diciamo che non è proprio una scelta originalissima. E il finale con l'ispirazione improvvisa e trasportante, mhe...
Punti di forza: Lo stile è a tratti buono, il flusso si fa leggere senza particolari intoppi.
Punti deboli: Una storia poco ispirata, un protagonista un po' troppo lamentoso e un finale prevedibile e poco interessante.
Chiedo scusa per l'eccesso di sincerità, questo è il MIO parere su QUESTO racconto, la precisazione è d'obbligo. Ovviamente c'è sempre il fattore "cos'hai letto?" cioè: un'idea può apparire banale o geniale in base a cosa hai letto in passato, quindi il mio parere è influenzato dall'aver letto davvero troppe volte di questo autore in cerca di ispirazione. Sono sicuro che la prossima volta mi stupirai piacevolmente ;)
A rileggerci
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Giulio_Marchese ha scritto:Ciao Valerio,
Questo flusso di coscienza non mi ha colpito granché, metti in scena l'autore in crisi per mancanza di idee; diciamo che non è proprio una scelta originalissima. E il finale con l'ispirazione improvvisa e trasportante, mhe...
Punti di forza: Lo stile è a tratti buono, il flusso si fa leggere senza particolari intoppi.
Punti deboli: Una storia poco ispirata, un protagonista un po' troppo lamentoso e un finale prevedibile e poco interessante.
Chiedo scusa per l'eccesso di sincerità, questo è il MIO parere su QUESTO racconto, la precisazione è d'obbligo. Ovviamente c'è sempre il fattore "cos'hai letto?" cioè: un'idea può apparire banale o geniale in base a cosa hai letto in passato, quindi il mio parere è influenzato dall'aver letto davvero troppe volte di questo autore in cerca di ispirazione. Sono sicuro che la prossima volta mi stupirai piacevolmente ;)
A rileggerci
Okok, capisco tutto. Mi sai spiegare lo "stile a tratti buono"? Grazie in anticipo.
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Re: La legge dell'ultimo minuto.
Valerio Covaia
La legge dell’ultimo minuto
Fatte alcune piccole differenze (la parcella della rivista letteraria ad esempio) la situazione può essere applicata anche a Minuti contati. L’orologio accelera esponenzialmente, le idee se ne vanno e, fra tutte, si sceglie la più cretina, e così via.
E’ una narrazione di situazione, la dinamica che fa scattare il recupero dell’ultimo minuto non è espressa. Si rimane con un pugno di mosche in mano e il lieto fine è una scarsa consolazione. Come ho detto in un altro commento Minuti contati non è l’arena adatta per questo genere di letteratura.
La legge dell’ultimo minuto
Fatte alcune piccole differenze (la parcella della rivista letteraria ad esempio) la situazione può essere applicata anche a Minuti contati. L’orologio accelera esponenzialmente, le idee se ne vanno e, fra tutte, si sceglie la più cretina, e così via.
E’ una narrazione di situazione, la dinamica che fa scattare il recupero dell’ultimo minuto non è espressa. Si rimane con un pugno di mosche in mano e il lieto fine è una scarsa consolazione. Come ho detto in un altro commento Minuti contati non è l’arena adatta per questo genere di letteratura.
Re: La legge dell'ultimo minuto.
mezzomatto ha scritto:Valerio Covaia
La legge dell’ultimo minuto
Fatte alcune piccole differenze (la parcella della rivista letteraria ad esempio) la situazione può essere applicata anche a Minuti contati. L’orologio accelera esponenzialmente, le idee se ne vanno e, fra tutte, si sceglie la più cretina, e così via.
E’ una narrazione di situazione, la dinamica che fa scattare il recupero dell’ultimo minuto non è espressa. Si rimane con un pugno di mosche in mano e il lieto fine è una scarsa consolazione. Come ho detto in un altro commento Minuti contati non è l’arena adatta per questo genere di letteratura.
Mi puoi spiegare le tue ultime tre righe di commento? Cosa intendi per "questo genere di letteratura"?
- Alvin Miller
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Re: La legge dell'ultimo minuto.
Ciao Valerio! Lasciamelo dire, adoro questo genere di non-racconti, specialmente quando sono scritti così bene!
Una bella esibizione di stile che rispetta a pieno il tema e gioca anche con il lettore e la rottura della quarta parete (ti confesso, avrei preferito che lasciassi sul vago la sfida del pdv, così da illuderci che fosse in tutto e per tutto quello che è successo lunedì sera).
Ti faccio giusto un piccolo appunto su una frase:
che poteva diventare "L'orologio ticchetta imperterrito. Ogni minuto è un pluriomicidio", che avrebbe suonato meglio e ti avrebbe fatto guadagnare un po' di caratteri.
E a proposito di caratteri, finora questo è stato il mio commento più breve :D ma in effetti non c'era molto da dire. Ah sì, una cosa la aggiungo: in bocca al lupo per la gara!
Una bella esibizione di stile che rispetta a pieno il tema e gioca anche con il lettore e la rottura della quarta parete (ti confesso, avrei preferito che lasciassi sul vago la sfida del pdv, così da illuderci che fosse in tutto e per tutto quello che è successo lunedì sera).
Ti faccio giusto un piccolo appunto su una frase:
L’orologio continua a ticchettare imperterrito. Ogni minuto è un omicidio plurimo.
che poteva diventare "L'orologio ticchetta imperterrito. Ogni minuto è un pluriomicidio", che avrebbe suonato meglio e ti avrebbe fatto guadagnare un po' di caratteri.
E a proposito di caratteri, finora questo è stato il mio commento più breve :D ma in effetti non c'era molto da dire. Ah sì, una cosa la aggiungo: in bocca al lupo per la gara!
Editor e consulente freelance per scrittori. Formazione in scrittura creativa e sceneggiatura presso agenziaduca.it di Marco Carrara.
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Re: La legge dell'ultimo minuto.
Okok, capisco tutto. Mi sai spiegare lo "stile a tratti buono"? Grazie in anticipo.
In realtà è più il contrario, nel senso che ci sono alcune cadute ma per lo più regge. Ora non voglio ripeterti cose che hanno già detto, ma giusto per fare un esempio:
Dimeno le braccia come in preda agli spasmi o di un vano tentativo di scacciare le mosche.
Una doppia similitudine, nemmeno troppo chiara, per dire che agita le braccia? Mi sembra esagerato, anche perché le immagini che restituisci sono diverse e non completamente sovrapponibili, quindi cosa devo immaginare? Uno in preda agli spasi o uno che tenta di scacciare le mosche? E poi cosa vuol dire che è un tentativo vano? In cosa si differisce il movimento di chi scaccia le mosche e di chi ci prova invano?
Cosine così, altre ti sono già state evidenziate, però è nei punti di forza perché comunque è divertente e per lo più mi piace malgrado, per mio gusto personale, non apprezzo i flussi di coscienza. :) Spero d'aver chiarito perché mi piace ma lo trovo a tratti imperfetto.
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Giulio_Marchese ha scritto:Okok, capisco tutto. Mi sai spiegare lo "stile a tratti buono"? Grazie in anticipo.
In realtà è più il contrario, nel senso che ci sono alcune cadute ma per lo più regge. Ora non voglio ripeterti cose che hanno già detto, ma giusto per fare un esempio:Dimeno le braccia come in preda agli spasmi o di un vano tentativo di scacciare le mosche.
Una doppia similitudine, nemmeno troppo chiara, per dire che agita le braccia? Mi sembra esagerato, anche perché le immagini che restituisci sono diverse e non completamente sovrapponibili, quindi cosa devo immaginare? Uno in preda agli spasi o uno che tenta di scacciare le mosche? E poi cosa vuol dire che è un tentativo vano? In cosa si differisce il movimento di chi scaccia le mosche e di chi ci prova invano?
Cosine così, altre ti sono già state evidenziate, però è nei punti di forza perché comunque è divertente e per lo più mi piace malgrado, per mio gusto personale, non apprezzo i flussi di coscienza. :) Spero d'aver chiarito perché mi piace ma lo trovo a tratti imperfetto.
Okay, grazie mille, mi era preso un colpo perché avevo capito che lo stile era completamente da buttare, al di là del parere su questo testo specifico (capisco i punti di vista, sapevo che sarebbe stata una scelta ardita e che alcuni non avrebbero gradito troppo). Mi hai rincuorato, tutto ok, grazie.
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Quando si va nella meta narrativa, anche solo di poco, dal mio punto d vista le cose si fanno sempre affascinanti, nel senso letterale del termine. Hai descritto il dramma dello scrittorio medio in cui più o meno tutti possiamo identificarci, decontestualizzando un minimo il fattore rivista letteraria. Il flusso di coscienza scorre bene, al netto di qualche ridondanza descrittiva (come il caffé che cade ma che hai utilizzato due momenti diversi per indurre il lettore a comprenderlo), e del dibattito se queste tipologie di testi siano più o meno inerenti a ciò che ci viene chiesto di scrivere qui. In questo caso credo proprio di si, il tuo mi sembra una via di mezzo con trama, conflitto e conclusione, seppur a modo suo.
Interessante, ma non spicca molto per brillantezza o guizzo d'estro di qualche tipo. Ha un peso plusvalente in questo caso, perché a mio modesto parere se si entra nella meta narrativa credo che l'originalità sia molto importante (specie se si opta per questa scelta quando si dovrebbe portare un racconto vero e proprio). Rimane comunque un esempio molto piacevole da leggere.
Il tema è centrato. Alla prossima.
Interessante, ma non spicca molto per brillantezza o guizzo d'estro di qualche tipo. Ha un peso plusvalente in questo caso, perché a mio modesto parere se si entra nella meta narrativa credo che l'originalità sia molto importante (specie se si opta per questa scelta quando si dovrebbe portare un racconto vero e proprio). Rimane comunque un esempio molto piacevole da leggere.
Il tema è centrato. Alla prossima.
- SilviaCasabianca
- Messaggi: 108
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Ciao Red.
Il tuo racconto narra il conflitto di chiunque debba produrre qualcosa di creativo, buttando su carta qualcosa che possa essere all'altezza di ciò che ci si aspetta da sé stessi. Il tema è sicuramente nobile e io lo apprezzo senza dubbio. Il tuo stile anche mi sembra alto pur restando leggero. Quindi su questi aspetti ti faccio i miei complimenti.
Purtroppo l'aspetto poco convincente del racconto sta, per quanto mi riguarda, nella mancanza di brio. Manca qualcosa.
Però è una bella prova comunque.
"Il mondo occidentale ha già scritto tutto quello che valeva la pena di essere raccontato. Magari intuizioni geniali sono state sfruttate male, ma ormai è troppo tardi: qualcuno le ha comunque rese proprie." --> questo passaggio è la parte più interessante di tutto il racconto. So che è facile dirlo da lettore, meno da scrittore, ma avresti dovuto sviluppare meglio questo aspetto, non so come, forse facendoci vedere il tuo scrittore alla prese con lo scandagliare una serie di idee più o meno banali che balzano nella sua mente.
In bocca al lupo!
Il tuo racconto narra il conflitto di chiunque debba produrre qualcosa di creativo, buttando su carta qualcosa che possa essere all'altezza di ciò che ci si aspetta da sé stessi. Il tema è sicuramente nobile e io lo apprezzo senza dubbio. Il tuo stile anche mi sembra alto pur restando leggero. Quindi su questi aspetti ti faccio i miei complimenti.
Purtroppo l'aspetto poco convincente del racconto sta, per quanto mi riguarda, nella mancanza di brio. Manca qualcosa.
Però è una bella prova comunque.
"Il mondo occidentale ha già scritto tutto quello che valeva la pena di essere raccontato. Magari intuizioni geniali sono state sfruttate male, ma ormai è troppo tardi: qualcuno le ha comunque rese proprie." --> questo passaggio è la parte più interessante di tutto il racconto. So che è facile dirlo da lettore, meno da scrittore, ma avresti dovuto sviluppare meglio questo aspetto, non so come, forse facendoci vedere il tuo scrittore alla prese con lo scandagliare una serie di idee più o meno banali che balzano nella sua mente.
In bocca al lupo!
Re: La legge dell'ultimo minuto.
SilviaCasabianca ha scritto:Ciao Red.
Il tuo racconto narra il conflitto di chiunque debba produrre qualcosa di creativo, buttando su carta qualcosa che possa essere all'altezza di ciò che ci si aspetta da sé stessi. Il tema è sicuramente nobile e io lo apprezzo senza dubbio. Il tuo stile anche mi sembra alto pur restando leggero. Quindi su questi aspetti ti faccio i miei complimenti.
Purtroppo l'aspetto poco convincente del racconto sta, per quanto mi riguarda, nella mancanza di brio. Manca qualcosa.
Però è una bella prova comunque.
"Il mondo occidentale ha già scritto tutto quello che valeva la pena di essere raccontato. Magari intuizioni geniali sono state sfruttate male, ma ormai è troppo tardi: qualcuno le ha comunque rese proprie." --> questo passaggio è la parte più interessante di tutto il racconto. So che è facile dirlo da lettore, meno da scrittore, ma avresti dovuto sviluppare meglio questo aspetto, non so come, forse facendoci vedere il tuo scrittore alla prese con lo scandagliare una serie di idee più o meno banali che balzano nella sua mente.
In bocca al lupo!
Ciao Silvia, grazie per il tuo commento. In effetti, c'è una parte del racconto in cui Giulio scarta delle idee banali, ma magari tu da lettrice ti aspettavi di più...del tutto legittimo, comunque eh. Grazie ancora e alla prossima!
- SilviaCasabianca
- Messaggi: 108
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Ciao Red,
perdonami era tardi ieri e mi sono espressa sbrigativamente perché stavo crollando.
Ovviamente si, ho letto la parte in cui scarti delle idee fantasy ma mi riferivo piuttosto allo scandagliare delle idee, cioè avrei voluto vedere qualcosa che andava più nel profondo, in modo da sentirmi anche io coinvolta nella storia. Qualcosa come ad esempio lui che inizia a scrivere qualcosa perché gli pare convincente salvo poi fermarsi alla prima riga perché non sa come continuare quella frase senza essere banale, oppure spiegare almeno perché scartava un'idea: una spiegazione che possa andare oltre di "banale". Non so se mi sono spiegata insomma, mi sembra che i pochi caratteri non ti abbiano permesso di entrare in una storia vera e propria, l'abbiamo solo sfiorata superficialmente.
perdonami era tardi ieri e mi sono espressa sbrigativamente perché stavo crollando.
Ovviamente si, ho letto la parte in cui scarti delle idee fantasy ma mi riferivo piuttosto allo scandagliare delle idee, cioè avrei voluto vedere qualcosa che andava più nel profondo, in modo da sentirmi anche io coinvolta nella storia. Qualcosa come ad esempio lui che inizia a scrivere qualcosa perché gli pare convincente salvo poi fermarsi alla prima riga perché non sa come continuare quella frase senza essere banale, oppure spiegare almeno perché scartava un'idea: una spiegazione che possa andare oltre di "banale". Non so se mi sono spiegata insomma, mi sembra che i pochi caratteri non ti abbiano permesso di entrare in una storia vera e propria, l'abbiamo solo sfiorata superficialmente.
- roberto.masini
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Re: La legge dell'ultimo minuto.
Ciao, Valerio.
Non mi è sembrata una storia originale anche se capisco che l'aggettivo sia trito e ritrito. Altrettanto abusato però è il racconto dello scrittore privo d'ispirazione letteraria davanti alla pagina bianca. Non concordo sul flusso di coscienza che non è un racconto: è il racconto di un flusso di coscienza, però poco ispirato. Altrettanto scontato il finale. la narrazione non è riuscita a interessarmi particolarmente. Anche l'utilizzo della madre (la mamma è sempre la mamma!) non mi è sembrata una scelta estrosa.
Non mi è sembrata una storia originale anche se capisco che l'aggettivo sia trito e ritrito. Altrettanto abusato però è il racconto dello scrittore privo d'ispirazione letteraria davanti alla pagina bianca. Non concordo sul flusso di coscienza che non è un racconto: è il racconto di un flusso di coscienza, però poco ispirato. Altrettanto scontato il finale. la narrazione non è riuscita a interessarmi particolarmente. Anche l'utilizzo della madre (la mamma è sempre la mamma!) non mi è sembrata una scelta estrosa.
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Apprezzo l'idea, ma non lo svolgimento. Alla fine si riduce a una continua lamentela senza che venga minimamente intaccata, o solo superficialmente, la sfera della creazione. Sono già svariate ore che lavora a quel testo? Non riesce a concluderlo? Bene, a questo punto dovevi presentarcerlo, farci vedere dove si era bloccato, le varie opzioni che gli si accavallavano nella mente e nel mentre avresti potuto mostrarci le sue frustrazione e a quel punto avrebbe avuto un senso. Allo stato attuale ci mostri, come dubbi artistici, solo alcuni spunti banali per un incipit, non per una chiusura... Pertanto, alla fine, mi rimane solo il gusto di un esercizio stilistico un pelo fine a se stesso. Per questa volta devo fermarmi a un pollice ni.
Re: La legge dell'ultimo minuto.
antico ha scritto:Apprezzo l'idea, ma non lo svolgimento. Alla fine si riduce a una continua lamentela senza che venga minimamente intaccata, o solo superficialmente, la sfera della creazione. Sono già svariate ore che lavora a quel testo? Non riesce a concluderlo? Bene, a questo punto dovevi presentarcerlo, farci vedere dove si era bloccato, le varie opzioni che gli si accavallavano nella mente e nel mentre avresti potuto mostrarci le sue frustrazione e a quel punto avrebbe avuto un senso. Allo stato attuale ci mostri, come dubbi artistici, solo alcuni spunti banali per un incipit, non per una chiusura... Pertanto, alla fine, mi rimane solo il gusto di un esercizio stilistico un pelo fine a se stesso. Per questa volta devo fermarmi a un pollice ni.
Grazie antico, capisco il tuo punto di vista, però è veramente difficile concentrare tutti questi elementi in così pochi caratteri. Ho adottato un stile di scrittura immersivo proprio per questo motivo, ma evidentemente non è ancora abbastanza. Qualche suggerimento su come migliorare un testo del genere? Colgo l'occasione per ringraziare tutti dei commenti, soprattutto delle critiche, nella speranza di poterne usufruire la prossima volta con la disponibilità di tutte e quattro le ore ( e non solo una, dannato me!) e la possibilità di valutare meglio le idee. A presto!
Re: La legge dell'ultimo minuto.
Credo che un testo del genere abbia un grado di difficoltà più elevato di altri, questo sì. Il suggerimento te l'ho dato in fase di commento perché ritengo che avresti dovuto portarci più addentro a un processo creativo già in corso mentre di quell'aspetto non passa nulla. In parole povere, avremmo dovuto intravedere la storia, i bivi, le possibilità, il tutto affogato nella frustrazione di un autore stanco che non riesce a decidere il da farsi.
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