Occhi bassi e ubbidire
- wladimiro.borchi
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Occhi bassi e ubbidire
Jacob aveva accettato il suo ruolo da sommelier, di esperto degustatore di merda, che la vita aveva scelto per lui, complici la sua stazza contadina e i suoi occhi privi di espressione. Gli mancava solo la conchiglia attaccata al collo, così, per far apparire ancor più professionale la sua degustazione.
Tutto era iniziato con un viaggio in treno, stipato in un vagone bestiame assieme a corpi madidi, puzzo di sudore ed escrementi.
Appena sceso aveva buttato giù la prima boccata: una bimba caduta di braccio alla madre, che la povera donna era riuscita a salvare dall’essere calpestata. Peccato che le urla avevano attirato lo Sturmbannführer, che aveva trovato carino dar fuoco alla piccola, dopo averla cosparsa con la benzina dell’accendino e trattenere la madre perché potesse assistere fino alla fine alla sua agonia.
Subito dopo quell’uomo malvagio gli aveva chiesto di rimuovere il corpicino carbonizzato e quello della donna, a cui nel frattempo aveva regalato una pallottola pietosa nella fronte. Jacob era forte e abituato fin da piccolo a non far capire agli altri quello che pensava. Suo padre era un uomo manesco e dedito all’alcool. Se non voleva buscarne era sempre meglio evitare di mostrare uno sguardo che potesse contrariarlo. Così aveva imparato a tenere gli occhi bassi e a ubbidire. Aveva lasciato i binari lindi e aveva usato la manica del cappotto per togliere il nero della fuliggine che anneriva la pedana e i pezzettini di osso e materia grigia.
Ingoiare quella prima sorsata gli aveva aperto una strada: Sonderkommando lo chiamavano. Era un ebreo, esattamente come tutti gli altri nel campo, ma aveva dei privilegi: i suoi alloggi erano separati, il suo cibo era migliore e aveva più ampi margini di movimento. Poteva arrivare fino alle reti elettrificate del perimetro, senza destare alcun sospetto.
In cambio faceva il lavoro sporco e beveva merda.
La seconda gozzata fu quando dovette portar via di peso, ancora una volta, una giovane madre, mentre un tenente biondo, con gli occhi color ghiaccio, abusava della figlia.
Dopo lo strazio, entrambe erano state uccise. Jacob aveva raccolto i corpi e li aveva portati alla buca in cui ogni giorno andava a scaricare quelli raccolti nelle docce.
Ingoiare merda, tenere gli occhi bassi e ubbidire. Così si era adattato a quella nuova vita e così si era salvato per tutto quel tempo.
Era un giorno come gli altri, con l’aria carica dell’odore dolciastro della carne bruciata nei crematori, quando Yahweh decise di metterlo alla prova.
Dal treno scese la bella Myriam. La riconobbe subito, nonostante il pallore, le guance scavate dalla fame e le profonde occhiaie: la ragazza più bella della terza classe, quella che aveva fatto innamorare tutti i ragazzi della scuola. Camminava a testa alta, in mezzo alla disperazione che la circondava, con lo stesso sguardo sicuro di sempre. Jacob la guardò passare, vergognandosi di quella sua divisa da aguzzino, e cercò di non farsi notare.
Le cose mutarono in fretta.
La bellezza di Myriam aveva attirato l’attenzione di molti nazisti.
A Jacob toccò l’ingrato compito di accompagnare più di un ufficiale alla sua baracca e attender fuori che finisse di fare i propri comodi.
Il biondo che aveva stuprato la bambina, uscendo da quella stanza gli raccontò di aver assaporato il nettare del paradiso tra le sue gambe.
L’uomo crudele che aveva bruciato viva la figlia davanti alla madre gli disse che i suoi seni erano morbidi e caldi come i petali delle rose.
Col tempo, anche Myriam assunse una posizione di gran privilegio. Era la puttana delle SS e questo, a quel che si diceva in giro, garantiva anche a lei abiti caldi, alloggio comodo e pasti nutrienti.
Un giorno Jacob prese la decisione. Si accertò che non vi fossero ufficiali nelle vicinanze ed entrò nella sua camera.
«Myriam, ho trovato il modo di scappare. Troviamoci venerdì, alle 21:00, davanti i crematori!»
Lei sorrise e annuì sorniona.
Jacob morì proprio così: venerdì, alle 21:00, davanti ai crematori. Prima di scivolare nel nero udì la voce di Myriam sovrastare quella delle guardie: «Vi ho consegnato un fuggiasco, ho diritto almeno a un nuovo flacone di profumo».
Tutto era iniziato con un viaggio in treno, stipato in un vagone bestiame assieme a corpi madidi, puzzo di sudore ed escrementi.
Appena sceso aveva buttato giù la prima boccata: una bimba caduta di braccio alla madre, che la povera donna era riuscita a salvare dall’essere calpestata. Peccato che le urla avevano attirato lo Sturmbannführer, che aveva trovato carino dar fuoco alla piccola, dopo averla cosparsa con la benzina dell’accendino e trattenere la madre perché potesse assistere fino alla fine alla sua agonia.
Subito dopo quell’uomo malvagio gli aveva chiesto di rimuovere il corpicino carbonizzato e quello della donna, a cui nel frattempo aveva regalato una pallottola pietosa nella fronte. Jacob era forte e abituato fin da piccolo a non far capire agli altri quello che pensava. Suo padre era un uomo manesco e dedito all’alcool. Se non voleva buscarne era sempre meglio evitare di mostrare uno sguardo che potesse contrariarlo. Così aveva imparato a tenere gli occhi bassi e a ubbidire. Aveva lasciato i binari lindi e aveva usato la manica del cappotto per togliere il nero della fuliggine che anneriva la pedana e i pezzettini di osso e materia grigia.
Ingoiare quella prima sorsata gli aveva aperto una strada: Sonderkommando lo chiamavano. Era un ebreo, esattamente come tutti gli altri nel campo, ma aveva dei privilegi: i suoi alloggi erano separati, il suo cibo era migliore e aveva più ampi margini di movimento. Poteva arrivare fino alle reti elettrificate del perimetro, senza destare alcun sospetto.
In cambio faceva il lavoro sporco e beveva merda.
La seconda gozzata fu quando dovette portar via di peso, ancora una volta, una giovane madre, mentre un tenente biondo, con gli occhi color ghiaccio, abusava della figlia.
Dopo lo strazio, entrambe erano state uccise. Jacob aveva raccolto i corpi e li aveva portati alla buca in cui ogni giorno andava a scaricare quelli raccolti nelle docce.
Ingoiare merda, tenere gli occhi bassi e ubbidire. Così si era adattato a quella nuova vita e così si era salvato per tutto quel tempo.
Era un giorno come gli altri, con l’aria carica dell’odore dolciastro della carne bruciata nei crematori, quando Yahweh decise di metterlo alla prova.
Dal treno scese la bella Myriam. La riconobbe subito, nonostante il pallore, le guance scavate dalla fame e le profonde occhiaie: la ragazza più bella della terza classe, quella che aveva fatto innamorare tutti i ragazzi della scuola. Camminava a testa alta, in mezzo alla disperazione che la circondava, con lo stesso sguardo sicuro di sempre. Jacob la guardò passare, vergognandosi di quella sua divisa da aguzzino, e cercò di non farsi notare.
Le cose mutarono in fretta.
La bellezza di Myriam aveva attirato l’attenzione di molti nazisti.
A Jacob toccò l’ingrato compito di accompagnare più di un ufficiale alla sua baracca e attender fuori che finisse di fare i propri comodi.
Il biondo che aveva stuprato la bambina, uscendo da quella stanza gli raccontò di aver assaporato il nettare del paradiso tra le sue gambe.
L’uomo crudele che aveva bruciato viva la figlia davanti alla madre gli disse che i suoi seni erano morbidi e caldi come i petali delle rose.
Col tempo, anche Myriam assunse una posizione di gran privilegio. Era la puttana delle SS e questo, a quel che si diceva in giro, garantiva anche a lei abiti caldi, alloggio comodo e pasti nutrienti.
Un giorno Jacob prese la decisione. Si accertò che non vi fossero ufficiali nelle vicinanze ed entrò nella sua camera.
«Myriam, ho trovato il modo di scappare. Troviamoci venerdì, alle 21:00, davanti i crematori!»
Lei sorrise e annuì sorniona.
Jacob morì proprio così: venerdì, alle 21:00, davanti ai crematori. Prima di scivolare nel nero udì la voce di Myriam sovrastare quella delle guardie: «Vi ho consegnato un fuggiasco, ho diritto almeno a un nuovo flacone di profumo».
Re: Occhi bassi e ubbidire
Ecco il Campione in carica pronto a cedere il suo scettro, ma non prima di avere ruggito fino all'ultima tappa! Ciao Wlad! Caratteri e tempo ok, divertiti in questa ALL STARS EDITION!
- Davide_Mannucci
- Messaggi: 434
Re: Occhi bassi e ubbidire
Ciao Wlady, piacere di leggerti.
Credo di poter definire questo uno dei tuoi migliori racconti. Mi piace, come già ti ho detto altre volte, quando dispensi pennellate di poesia in un quadro sempre tinteggiato di violenza cruda e in cui la merda che spesso caratterizza l’animo umano la fa da padrona.
Ho apprezzato anche il narrato che non stona per niente anzi, a mio avviso, fa a tratti da collante tra un’azione e l’altra.
Per me è un’ottima prova, all’altezza delle tue migliori.
Complimenti
A presto!
Credo di poter definire questo uno dei tuoi migliori racconti. Mi piace, come già ti ho detto altre volte, quando dispensi pennellate di poesia in un quadro sempre tinteggiato di violenza cruda e in cui la merda che spesso caratterizza l’animo umano la fa da padrona.
Ho apprezzato anche il narrato che non stona per niente anzi, a mio avviso, fa a tratti da collante tra un’azione e l’altra.
Per me è un’ottima prova, all’altezza delle tue migliori.
Complimenti
A presto!
Davide Mannucci
- Michael Dag
- Messaggi: 428
Re: Occhi bassi e ubbidire
ciao vlad.
Un narrato ottimo come sempre con elementi contrastanti che tengono viva l'attenzione. Tema centratissimo, ovviamente.
Difetto che penalizza: succede troppo in fretta. Nelle ultime cinque righe si stravolge il tutto. Perché jacob, che ha sempre abbassato la testa all'improvviso cambia atteggiamento? Per amore di miriam? Non mi torna tanto.
piccolo dettaglio inutile: DAVANTI ai forni? Credo che sia una zona molto trafficata, magari si potrebbero incontrare in qualche posto piu nascosto. Ma questo è un dettaglio irrilevante.
Un narrato ottimo come sempre con elementi contrastanti che tengono viva l'attenzione. Tema centratissimo, ovviamente.
Difetto che penalizza: succede troppo in fretta. Nelle ultime cinque righe si stravolge il tutto. Perché jacob, che ha sempre abbassato la testa all'improvviso cambia atteggiamento? Per amore di miriam? Non mi torna tanto.
piccolo dettaglio inutile: DAVANTI ai forni? Credo che sia una zona molto trafficata, magari si potrebbero incontrare in qualche posto piu nascosto. Ma questo è un dettaglio irrilevante.
Re: Occhi bassi e ubbidire
Ciao Vlad, piacere. E' la prima volta che mi unisco all'Arena, cercherò di fare del mio meglio anche nel commentare !
Il racconto prende decisamente il tema: adattarsi anche alla 'merda', per sopravvivere. Pare ci fosse qualcuno ad essersi adattato ancora meglio del protagonista purtroppo. La storia mi ha catturata, si sente il vuoto nel cuore del punto di vista all'inizio del brano, ma poi c'è uno stacco brusco dopo aver rivisto la bella dei tempi della scuola quando trova la volontà di scappare, che lo porterà alla morte. Secondo me doveva esserci qualcosa di più forte a farlo muovere del solo fatto di conoscersi ( una vecchia relazione amorosa tra i due, o degli incontri segreti tra loro che potessero averlo illuso di avere una compagna d' intenti ). L'idea della fuga insomma, doveva maturare un po' prima di sbocciare. Forse hai chiuso il finale in fretta per il numero limitato di caratteri?
In ogni caso credo tu abbia fatto una buona scelta per un tema come quello dell'adattamento, mostrando anche i lati più estremi che può tirar fuori dall'animo umano. Grazie della lettura. Cristina
Il racconto prende decisamente il tema: adattarsi anche alla 'merda', per sopravvivere. Pare ci fosse qualcuno ad essersi adattato ancora meglio del protagonista purtroppo. La storia mi ha catturata, si sente il vuoto nel cuore del punto di vista all'inizio del brano, ma poi c'è uno stacco brusco dopo aver rivisto la bella dei tempi della scuola quando trova la volontà di scappare, che lo porterà alla morte. Secondo me doveva esserci qualcosa di più forte a farlo muovere del solo fatto di conoscersi ( una vecchia relazione amorosa tra i due, o degli incontri segreti tra loro che potessero averlo illuso di avere una compagna d' intenti ). L'idea della fuga insomma, doveva maturare un po' prima di sbocciare. Forse hai chiuso il finale in fretta per il numero limitato di caratteri?
In ogni caso credo tu abbia fatto una buona scelta per un tema come quello dell'adattamento, mostrando anche i lati più estremi che può tirar fuori dall'animo umano. Grazie della lettura. Cristina
Cristina Di Rosa
- maurizio.ferrero
- Messaggi: 529
Re: Occhi bassi e ubbidire
Ciao Wlad, piacere di rileggerti e commentarti per quest'ultima sfida.
Lo stile, questa volta raccontato e dilazionato in un lasso di tempo abbastanza lungo, funziona. Sei bravo nel gestirlo e nel dare i giusti ritmi alla storia.
Eppure c'è qualcosa che non mi convince del tutto: la scelta del protagonista. Descrivi un personaggio "campagnolo", rozzo ma maledettamente bravo nel nascondere le proprie emozioni, tanto che riesce a guadagnarsi un posto privilegiato nel campo.
Il problema è che il protagonista sembra nascondere le sue emozioni anche a noi lettori. Appare freddo, distaccato da quello che succede. Probabilmente finge, anzi è sicuramente così, ma visto che l'inganno viene perpetrato anche a noi, non riusciamo ad affezionarci o anche a provare la minima empatia verso di lui.
Ne consegue che l'intero racconto risulta cinico, distaccato, come se stessimo assistendo a una sequenza di scene terribili ma nel mentre ci venisse detto "è tutto finto, non è vero niente".
Non so, credo che il racconto sia giusto, ma con il protagonista sbagliato. Sicuramente sei stato penalizzato dallo spazio disponibile, un po' di emozione in più non avrebbe guastato.
A presto!
Lo stile, questa volta raccontato e dilazionato in un lasso di tempo abbastanza lungo, funziona. Sei bravo nel gestirlo e nel dare i giusti ritmi alla storia.
Eppure c'è qualcosa che non mi convince del tutto: la scelta del protagonista. Descrivi un personaggio "campagnolo", rozzo ma maledettamente bravo nel nascondere le proprie emozioni, tanto che riesce a guadagnarsi un posto privilegiato nel campo.
Il problema è che il protagonista sembra nascondere le sue emozioni anche a noi lettori. Appare freddo, distaccato da quello che succede. Probabilmente finge, anzi è sicuramente così, ma visto che l'inganno viene perpetrato anche a noi, non riusciamo ad affezionarci o anche a provare la minima empatia verso di lui.
Ne consegue che l'intero racconto risulta cinico, distaccato, come se stessimo assistendo a una sequenza di scene terribili ma nel mentre ci venisse detto "è tutto finto, non è vero niente".
Non so, credo che il racconto sia giusto, ma con il protagonista sbagliato. Sicuramente sei stato penalizzato dallo spazio disponibile, un po' di emozione in più non avrebbe guastato.
A presto!
- Stefano.Moretto
- Messaggi: 491
- Contatta:
Re: Occhi bassi e ubbidire
Ciao wlad, come al solito quando si trattra di valutare il tuo bisogna aspettarsi un bel pugno alla bocca dello stomaco. Come sempre sei capace di evocare forti emozioni anche in un brano di questo tipo in cui quasi tutta la narrazione è "riassunta".
Dall'altro lato hai usato uno stile molto particolare per descrivere lo stato emotivo del personaggio: non hai mai scritto ciò che pensa, ma l'analogia sul "sommelier della merda" portata avanti per più e più volte, unite alla forza delle scene che hai raccontato e ad alcuni aggettivi usati in modo mirato, portano comunque a capire il suo stato emotivo.
Un paio di dubbi mi sorgono circa qualche frase qua e là che sembra un po' superflua, per esempio:
Questa alla prima lettura mi ha fatto pensare che era un'informazione che sarebbe stata utile più avanti, invece dopo non c'è più stata menzione della cosa.
Un'ultima nota sul finale, mi è sembrato un po' citofonato: quando il protagonista ha proposto la fuga la prima cosa che ho pensato è stata "ha accettato troppo in fretta, lo venderà". E infatti è quello che succede. Forse per la mancanza di caratteri, ma avrei dato più risalto a quella scena. Magari avresti potuto fare spazio togliendo una delle tante atrocità iniziali (quella della bambina carbonizzata per me bastava e avanzava).
Ottima prova in ogni caso, buona edizione!
Dall'altro lato hai usato uno stile molto particolare per descrivere lo stato emotivo del personaggio: non hai mai scritto ciò che pensa, ma l'analogia sul "sommelier della merda" portata avanti per più e più volte, unite alla forza delle scene che hai raccontato e ad alcuni aggettivi usati in modo mirato, portano comunque a capire il suo stato emotivo.
Un paio di dubbi mi sorgono circa qualche frase qua e là che sembra un po' superflua, per esempio:
Poteva arrivare fino alle reti elettrificate del perimetro, senza destare alcun sospetto.
Questa alla prima lettura mi ha fatto pensare che era un'informazione che sarebbe stata utile più avanti, invece dopo non c'è più stata menzione della cosa.
Un'ultima nota sul finale, mi è sembrato un po' citofonato: quando il protagonista ha proposto la fuga la prima cosa che ho pensato è stata "ha accettato troppo in fretta, lo venderà". E infatti è quello che succede. Forse per la mancanza di caratteri, ma avrei dato più risalto a quella scena. Magari avresti potuto fare spazio togliendo una delle tante atrocità iniziali (quella della bambina carbonizzata per me bastava e avanzava).
Ottima prova in ogni caso, buona edizione!
- Pietro D'Addabbo
- Messaggi: 382
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Re: Occhi bassi e ubbidire
Ciao Wladimiro, piacere di leggerti.
Ho avuto difficolta' a inserire nella narrazione volutamente rude il raffinato dettaglio del sommelier e della sua conchiglia, che ho trovato 'leziosi'. Forse definirlo 'assaggiatore' e dotarlo di cucchiaio d'argento, o terminologie simili, sarebbe stato piu' in linea con lo stato di rozzo contadino del personaggio.
Il punto di svolta finale mi ha piacevolmente sorpreso, mi ero aspettato che sopravvivessero entrambi cinicamente, per ritrovarsi una volta fuori alla fine della guerra. Stona pero' la dichiarazione improvvisa della possibilita' di scappare, senza averci mostrato la creazione di un legame fra i due che induca il protagonista a sbilanciarsi. Forse sarebbe bastato un biglietto con l'invito generico a parlarsi segretamente in quel luogo e a quell'ora. Un gesto apparentemente piu' prudente ma gia' compromettente al punto da poter meritare una punizione capitale.
Tirando le somme una storia molto 'cattiva', per raccontare il tema e i limiti che l'uomo puo' raggiungere e valicare nel tentativo di adattarsi, che merita una buona posizione in classifica.
Ho avuto difficolta' a inserire nella narrazione volutamente rude il raffinato dettaglio del sommelier e della sua conchiglia, che ho trovato 'leziosi'. Forse definirlo 'assaggiatore' e dotarlo di cucchiaio d'argento, o terminologie simili, sarebbe stato piu' in linea con lo stato di rozzo contadino del personaggio.
Il punto di svolta finale mi ha piacevolmente sorpreso, mi ero aspettato che sopravvivessero entrambi cinicamente, per ritrovarsi una volta fuori alla fine della guerra. Stona pero' la dichiarazione improvvisa della possibilita' di scappare, senza averci mostrato la creazione di un legame fra i due che induca il protagonista a sbilanciarsi. Forse sarebbe bastato un biglietto con l'invito generico a parlarsi segretamente in quel luogo e a quell'ora. Un gesto apparentemente piu' prudente ma gia' compromettente al punto da poter meritare una punizione capitale.
Tirando le somme una storia molto 'cattiva', per raccontare il tema e i limiti che l'uomo puo' raggiungere e valicare nel tentativo di adattarsi, che merita una buona posizione in classifica.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)
- lucaspalletti
- Messaggi: 50
Re: Occhi bassi e ubbidire
Ciao Wladimiro,
piacere di leggerti nuovamente.
Il brano è sicuramente aderente al tema, direi che non ci sono dubbi. Pur di sopravvivere, ci si abbassa a compiere anche le più meschine delle azioni. Ce lo racconti con uno stile crudo, diretto, che impatta con forza nonostante la scelta del raccontato. Forse il testo sarebbe risultato ancor più potente in mostrato, ma devo dire che per la tipologia di narrazione, che mi sono immaginato come il resoconto o il ricordo di qualche altro sopravvissuto, anche il tell risulta azzeccato.
Unica pecca il finale un pelo sbrigativo. O meglio, immotivato. Non ci mostri una reale ragione per la quale Jacob dovrebbe rischiare la propria vita, soprattutto dopo essersi adattato a passare sopra quella degli altri, per salvare Miriam. Vero, la conosce ed è attratto da lei, ma i due sembrano non interagire mai, nella narrazione. Magari anche solo qualche linea di dialogo, mostrando ad esempio la disperazione di Miriam e la sua volontà di fuggire insieme, avrebbe fatto la differenza. Così sembra tutto un pelo forzato. Mi sarei aspettato a quel punto, piuttosto, che Jacob ingannasse la ragazza per avere ulteriori vantaggi.
Al netto di questa sbavatura, Il racconto è ben pensato e suscita le emozioni giuste. Il mio giudizio resta dunque più che positivo.
Ti auguro una buona edizione!
Luca
piacere di leggerti nuovamente.
Il brano è sicuramente aderente al tema, direi che non ci sono dubbi. Pur di sopravvivere, ci si abbassa a compiere anche le più meschine delle azioni. Ce lo racconti con uno stile crudo, diretto, che impatta con forza nonostante la scelta del raccontato. Forse il testo sarebbe risultato ancor più potente in mostrato, ma devo dire che per la tipologia di narrazione, che mi sono immaginato come il resoconto o il ricordo di qualche altro sopravvissuto, anche il tell risulta azzeccato.
Unica pecca il finale un pelo sbrigativo. O meglio, immotivato. Non ci mostri una reale ragione per la quale Jacob dovrebbe rischiare la propria vita, soprattutto dopo essersi adattato a passare sopra quella degli altri, per salvare Miriam. Vero, la conosce ed è attratto da lei, ma i due sembrano non interagire mai, nella narrazione. Magari anche solo qualche linea di dialogo, mostrando ad esempio la disperazione di Miriam e la sua volontà di fuggire insieme, avrebbe fatto la differenza. Così sembra tutto un pelo forzato. Mi sarei aspettato a quel punto, piuttosto, che Jacob ingannasse la ragazza per avere ulteriori vantaggi.
Al netto di questa sbavatura, Il racconto è ben pensato e suscita le emozioni giuste. Il mio giudizio resta dunque più che positivo.
Ti auguro una buona edizione!
Luca
Re: Occhi bassi e ubbidire
Ciao Wladimiro, hai scelto una terza persona decisamente fredda per raccontarci le vicende di Jacob detto Sonderkommando. La scelta stilistica è funzionale in quanto si tratta di un personaggio anaffettivo che non si fa scrupoli pur di acquisire dei privilegi all’interno del campo. Il “raccontato” in questo senso è coerente con l’assenza di sentimenti di Jacob, ma la svolta ovvero l’incidente scatenante che produce un cambiamento emotivo in lui avviene a mio avviso in maniera troppo fulminea. Per motivarlo era necessario rappresentare la trasformazione di Jacob in più fasi, mentre il colpo di fulmine da cui è colto nel momento in cui Myriam scende dal treno non risulta credibile rispetto alla psicologia del personaggio che avevi fin lì tratteggiato. Purtroppo la narrazione in "tell”, che fino a quel momento avevi condotto in maniera lucida, secondo me ti ha costretto ad affrettare la redenzione del protagonista con il risultato di renderla poco verosimile.
A rileggerti
A rileggerti
Re: Occhi bassi e ubbidire
Un mondo di bestie quello che hai voluto rappresentare in questo racconto e, da questo punto di vista, il finale ci sta: Jacob risponde a un istinto di accoppiamento e Myriam reagisce sfruttando la situazione, nulla da obiettare. La crudezza della scena della bambina era fondamentale, forse avresti potuto spingere l'acceleratore su quella dello stupro, sempre nell'ottica di un racconto sulla bestialità (solo, non vorrei essere offensivo per le bestie). Il tema c'è tutto. Non mi piace il titolo, non mi sembra funzionale. Per me siamo su un pollice su.
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