Per Iruwa
- Andrea Furlan
- Messaggi: 548
Per Iruwa
Lavoro con il vecchio da poche ore e non lo sopporto più. Parla sempre, in lingala. Non so se sia peggio la sua compagnia, il caldo o intravedere i serpenti che scappano fra le piante.
Conosco la sua lingua, ma non rispondo. Continuo a raccogliere il caffè, il sacco sulle spalle che diventa più pesante a ogni passo.
«Mi ricordi mio figlio, sai? Allora vivevamo vicino a Bahia, io e lui eravamo gli unici sopravvissuti del nostro villaggio.»
«Non me ne frega un cazzo, nonno. Stai zitto.»
«Quello stupido si era innamorato. Iruwa, veniva dalle montagne, era troppo bella. L’anno presa con un’altra. Scomparse per tre giorni nella Fortezza. Poi le hanno restituite, in mezzo alla polvere. Mezze morte, violentate. Non sono mai più state le stesse, e neanche lui.»
Lo guardo di sottecchi, mi fermo.
Penso a Ngoni, al suo sorriso, a come il suo corpo diventa il mio, quando ci abbracciamo. Non so cosa farei se la dovessi perdere. «Continua.»
«Come ogni sera c’è stata una roda: suonavamo i berimbao, ballavamo nel cerchio, come in Africa. Poi è arrivato lui, con un amico. Hanno provocato le guardie: lottavano davvero, senza far più finta di danzare.»
Il suo sorriso amaro viene trattenuto dalla cicatrice sulla guancia destra.
«In pochi attimi sono arrivati i portoghesi, fucili alla mano. Hanno occupato il centro della roda. I ragazzi avevano nascosto le armi: hanno attaccato per primi, poi tutto il villaggio ha aiutato. Uomini e donne. Li abbiamo disarmati, ma molti di noi sono morti. Anche mio figlio.»
Ora ascolto con attenzione, mi fermo. Nelle sue parole leggo sofferenza, ma anche gioia, speranza.
«Nella Fortezza erano rimaste poche guardie. Li abbiamo catturati, incendiato l’interno. Io stesso ho aperto i forzieri, distribuito a tutti le monete d’oro. Siamo scappati nella foresta. Liberi.»
Sento il cavallo avvicinarsi. La guardia schiocca la frusta, una volta sola.
Riprendiamo a raccogliere, in silenzio. Il suono della catena che unisce le nostre gambe parla al nostro posto.
Conosco la sua lingua, ma non rispondo. Continuo a raccogliere il caffè, il sacco sulle spalle che diventa più pesante a ogni passo.
«Mi ricordi mio figlio, sai? Allora vivevamo vicino a Bahia, io e lui eravamo gli unici sopravvissuti del nostro villaggio.»
«Non me ne frega un cazzo, nonno. Stai zitto.»
«Quello stupido si era innamorato. Iruwa, veniva dalle montagne, era troppo bella. L’anno presa con un’altra. Scomparse per tre giorni nella Fortezza. Poi le hanno restituite, in mezzo alla polvere. Mezze morte, violentate. Non sono mai più state le stesse, e neanche lui.»
Lo guardo di sottecchi, mi fermo.
Penso a Ngoni, al suo sorriso, a come il suo corpo diventa il mio, quando ci abbracciamo. Non so cosa farei se la dovessi perdere. «Continua.»
«Come ogni sera c’è stata una roda: suonavamo i berimbao, ballavamo nel cerchio, come in Africa. Poi è arrivato lui, con un amico. Hanno provocato le guardie: lottavano davvero, senza far più finta di danzare.»
Il suo sorriso amaro viene trattenuto dalla cicatrice sulla guancia destra.
«In pochi attimi sono arrivati i portoghesi, fucili alla mano. Hanno occupato il centro della roda. I ragazzi avevano nascosto le armi: hanno attaccato per primi, poi tutto il villaggio ha aiutato. Uomini e donne. Li abbiamo disarmati, ma molti di noi sono morti. Anche mio figlio.»
Ora ascolto con attenzione, mi fermo. Nelle sue parole leggo sofferenza, ma anche gioia, speranza.
«Nella Fortezza erano rimaste poche guardie. Li abbiamo catturati, incendiato l’interno. Io stesso ho aperto i forzieri, distribuito a tutti le monete d’oro. Siamo scappati nella foresta. Liberi.»
Sento il cavallo avvicinarsi. La guardia schiocca la frusta, una volta sola.
Riprendiamo a raccogliere, in silenzio. Il suono della catena che unisce le nostre gambe parla al nostro posto.
- ItaliaLeggendaria
- Messaggi: 172
Re: Per Iruwa
Ciao Andrea, piacere di leggerti.
Il tema c'è, ma è trattato un po' alla lettera. La storia è il racconto di una rivolta, che non si è neanche ben capito come va a finire. Chi è il nostro protagonista? Perché è incatenato con l'altro uomo, se non ha partecipato alla rivolta? Perché è incatenato, ma può tornare dalla moglie/compagna?
Insomma il testo è anche scritto bene, ma mi lascia più dubbi che certezze.
Avresti potuto strutturare meglio la storia.
Buona sfida.
Il tema c'è, ma è trattato un po' alla lettera. La storia è il racconto di una rivolta, che non si è neanche ben capito come va a finire. Chi è il nostro protagonista? Perché è incatenato con l'altro uomo, se non ha partecipato alla rivolta? Perché è incatenato, ma può tornare dalla moglie/compagna?
Insomma il testo è anche scritto bene, ma mi lascia più dubbi che certezze.
Avresti potuto strutturare meglio la storia.
Buona sfida.
- Andrea Furlan
- Messaggi: 548
Re: Per Iruwa
Ciao Morena, grazie per il tuo commento.
Allora, la scena si svolge molto dopo i fatti della rivolta: il ragazzo e il vecchio parlano mentre lavorano insieme in una piantagione. La storia si svolge in Brasile, negli anni della schiavitu degli africani. Il vecchio raconta al ragazzo la storia di come ha perso il figlio ed è riuscito a liberarsi con gli altri schiavi dalle guardie portoghesi, lasciando il dubbio se sia libero o meno al momento in cui si svolgono i fatti.
La parte finale dovrebbe far capire che la sua fuga è finita male e che alla fine è stato catturato nuovamente.
Mi rendo conto che probabilmente non ho seminato bene le informazioni chiave, costretto dal limite dei caratteri.
Devo dire che il tema mi ha molto disorientato: è stata la prima volta da quando partecipo a MC che non ho un'idea chiara. Ho perso un'ora solo per decidere che storia raccontare, con troppe idee in testa che non trovavano uno sviluppo degno.
Allora, la scena si svolge molto dopo i fatti della rivolta: il ragazzo e il vecchio parlano mentre lavorano insieme in una piantagione. La storia si svolge in Brasile, negli anni della schiavitu degli africani. Il vecchio raconta al ragazzo la storia di come ha perso il figlio ed è riuscito a liberarsi con gli altri schiavi dalle guardie portoghesi, lasciando il dubbio se sia libero o meno al momento in cui si svolgono i fatti.
La parte finale dovrebbe far capire che la sua fuga è finita male e che alla fine è stato catturato nuovamente.
Mi rendo conto che probabilmente non ho seminato bene le informazioni chiave, costretto dal limite dei caratteri.
Devo dire che il tema mi ha molto disorientato: è stata la prima volta da quando partecipo a MC che non ho un'idea chiara. Ho perso un'ora solo per decidere che storia raccontare, con troppe idee in testa che non trovavano uno sviluppo degno.
Re: Per Iruwa
Ciao Andrea e piacere di leggerti.
Il racconto mi è piaciuto, anche se mi ha lasciato un senso di incompiutezza. Il vecchio che racconta al protagonista e a noi di questa rivolta con poche e intense parole, ma poi tutto si ferma lì. Non genera un nuovo moto di rivolta, che mi aspettavo, ma solo un senso di vicinanza tra i due personaggi, ancora in catene.
È un buon pezzo, scritto bene, scorrevole ed evocativo. Solo mi sembra mancare qualcosa per renderlo perfetto.
Il racconto mi è piaciuto, anche se mi ha lasciato un senso di incompiutezza. Il vecchio che racconta al protagonista e a noi di questa rivolta con poche e intense parole, ma poi tutto si ferma lì. Non genera un nuovo moto di rivolta, che mi aspettavo, ma solo un senso di vicinanza tra i due personaggi, ancora in catene.
È un buon pezzo, scritto bene, scorrevole ed evocativo. Solo mi sembra mancare qualcosa per renderlo perfetto.
- Michael Dag
- Messaggi: 428
Re: Per Iruwa
Per Iruwa, di Andrea Furlan
Purtroppo questo racconto non mi ha comunicato nulla.
troppi spoiler già nelle prime righe, si capisce benissimo dove andrai a parare. La scena che hai costruito in se non è male, ma è una cosa che abbiamo già visto e sentito così tante volta che ormai ha perso la sua carica emotiva.
peccato perché lo stile è davvero buono.
Purtroppo questo racconto non mi ha comunicato nulla.
troppi spoiler già nelle prime righe, si capisce benissimo dove andrai a parare. La scena che hai costruito in se non è male, ma è una cosa che abbiamo già visto e sentito così tante volta che ormai ha perso la sua carica emotiva.
peccato perché lo stile è davvero buono.
- Alessandro -JohnDoe- Canella
- Messaggi: 421
- Contatta:
Re: Per Iruwa
Ciao Andrea.
Vado un po' in controtendenza rispetto coloro che mi hanno preceduto e dico che il tuo racconto mi è piaciuto. A mio avviso sei riuscito a dare i giusti indizi per far intuire al lettore il luogo e il tempo dell'azione, anche se io avrei inserito l'informazione sulle piante di caffè già nel primo capoverso anziché nel secondo.
Altro piccolo difetto risiede forse nel finale e nel suo collegamento con il tema della competizione. Sì, è vero, la rivolta c'è, ma non è l'elemento centrale della morale, la quale appare semmai il senso di vicinanza tra i due protagonisti che cresce col procedere della narrazione. Una possibile soluzione poteva essere mostrare un moto di rivolta anche nel protagonista (moto magari anche solo interiore), subito sopito però dal colpo di frusta, portando così a un finale dal maggior senso di disillusione rispetto al termine della storia raccontata dal vecchio. Avresti creato così un doppio parallelismo sia tra la parola "liberi" che conclude il ricordo del vecchio e le catene che legano i due e tra il senso di ribellione e rivalsa sempre insiti nella storia e la crudele realtà del presente.
Per il resto, nulla da eccepire. Stile sicuro di sé e buona scorrevolezza. Insomma, un buon racconto che era a un passo dal poter diventare davvero ottimo.
Alla prossima.
Vado un po' in controtendenza rispetto coloro che mi hanno preceduto e dico che il tuo racconto mi è piaciuto. A mio avviso sei riuscito a dare i giusti indizi per far intuire al lettore il luogo e il tempo dell'azione, anche se io avrei inserito l'informazione sulle piante di caffè già nel primo capoverso anziché nel secondo.
Altro piccolo difetto risiede forse nel finale e nel suo collegamento con il tema della competizione. Sì, è vero, la rivolta c'è, ma non è l'elemento centrale della morale, la quale appare semmai il senso di vicinanza tra i due protagonisti che cresce col procedere della narrazione. Una possibile soluzione poteva essere mostrare un moto di rivolta anche nel protagonista (moto magari anche solo interiore), subito sopito però dal colpo di frusta, portando così a un finale dal maggior senso di disillusione rispetto al termine della storia raccontata dal vecchio. Avresti creato così un doppio parallelismo sia tra la parola "liberi" che conclude il ricordo del vecchio e le catene che legano i due e tra il senso di ribellione e rivalsa sempre insiti nella storia e la crudele realtà del presente.
Per il resto, nulla da eccepire. Stile sicuro di sé e buona scorrevolezza. Insomma, un buon racconto che era a un passo dal poter diventare davvero ottimo.
Alla prossima.
lupus in fabula
- Andrea Furlan
- Messaggi: 548
Re: Per Iruwa
Grazie a tutti per gli utili commenti.
In effetti l'idea di far sentire un moto di rivolta anche nel giovane è molto interessante e avrebbe dato un bel valore aggiunto collegando meglio storia e finale al tema a livelli diversi, rendendo il tutto meno scontato. Non ci avevo pensato, ci rifletteró anche per altre occasioni.
In effetti l'idea di far sentire un moto di rivolta anche nel giovane è molto interessante e avrebbe dato un bel valore aggiunto collegando meglio storia e finale al tema a livelli diversi, rendendo il tutto meno scontato. Non ci avevo pensato, ci rifletteró anche per altre occasioni.
- giulio.palmieri
- Messaggi: 352
Re: Per Iruwa
Ciao Andrea, piacere di leggerti.
Boh, non so che dire, un altro racconto validissimo (mi sa che il livello medio s'è alzato, e di brutto).
L'ambientazione che hai descritto è originale, e a mio avviso l'originalità del contesto è un fattore aggiuntivo.
Per il resto, il finale è coerente: non racconti, ma mostri, semplicemente, la catena che chiude la storia dei due, chiudendo il cerchio della narrazione. Durante il racconto il rapporto tra i personaggi cambia; forse l'unico aspetto da curare maggiormente è il parlato del vecchio, che, proprio a voler fare i pignoli, potrebbe essere più caratterizzato per distinguerlo meglio dalla voce narrante. Il tema è una rivolta che non ha raggiunto il suo obiettivo, nonostante sembri essere andata a buon fine: quindi direi centrato in maniera originale.
Adesso faccio la classifica finale, ma declino ogni responsabilità. A rileggerci e complimenti.
Boh, non so che dire, un altro racconto validissimo (mi sa che il livello medio s'è alzato, e di brutto).
L'ambientazione che hai descritto è originale, e a mio avviso l'originalità del contesto è un fattore aggiuntivo.
Per il resto, il finale è coerente: non racconti, ma mostri, semplicemente, la catena che chiude la storia dei due, chiudendo il cerchio della narrazione. Durante il racconto il rapporto tra i personaggi cambia; forse l'unico aspetto da curare maggiormente è il parlato del vecchio, che, proprio a voler fare i pignoli, potrebbe essere più caratterizzato per distinguerlo meglio dalla voce narrante. Il tema è una rivolta che non ha raggiunto il suo obiettivo, nonostante sembri essere andata a buon fine: quindi direi centrato in maniera originale.
Adesso faccio la classifica finale, ma declino ogni responsabilità. A rileggerci e complimenti.
- MatteoMantoani
- Messaggi: 1220
Re: Per Iruwa
Ciao Andrea,
ora che mi hai commentato posso a mia volta lasciarti il feedback che avevo già in mente da giorni. Il tuo racconto mi è piaciuto molto, l'idea che si svolga con un dialogo penso si sposi molto bene col concetto del ricordo di una rivolta già avvenuta. Io ho capito benissimo che la rivolta era finita male e che le catene sono il simbolo della schiavitù. Poi, sarà un piccolo dettaglio, però ho apprezzato che tu abbia voluto raccontare della schiavitù in Brasile (uno degli ultimi paesi ad averla abolita) e non negli USA (di cui, ormai, a furia di dai sappiamo praticamente tutto). Insomma, per me un bellissimo racconto. Spero che l'edizione ti vada bene!
ora che mi hai commentato posso a mia volta lasciarti il feedback che avevo già in mente da giorni. Il tuo racconto mi è piaciuto molto, l'idea che si svolga con un dialogo penso si sposi molto bene col concetto del ricordo di una rivolta già avvenuta. Io ho capito benissimo che la rivolta era finita male e che le catene sono il simbolo della schiavitù. Poi, sarà un piccolo dettaglio, però ho apprezzato che tu abbia voluto raccontare della schiavitù in Brasile (uno degli ultimi paesi ad averla abolita) e non negli USA (di cui, ormai, a furia di dai sappiamo praticamente tutto). Insomma, per me un bellissimo racconto. Spero che l'edizione ti vada bene!
Re: Per Iruwa
l'ho riletto più volte ma non l'ho capito, e il tema della rivolta è lasciato solo alla fine
Iruwa era una ragazza? perchè il vecchio dice che gli ricorda suo figlio?
"l'anno " intendevi il verbo?
Iruwa era una ragazza? perchè il vecchio dice che gli ricorda suo figlio?
"l'anno " intendevi il verbo?
Re: Per Iruwa
Anche tu riesci a raccontare una storia. Anzi la fai raccontare al personaggio. Storia un po' triste ma realistica, se vogliamo. Il raccontato rimane poco coinvolgente nonostante l'interazione dei due personaggi. Tuttavia c'è una certa forza nella storia. L'ambientazione mi ha incuriosito e ha provocato un paio di ricerche su internet, che mi hanno fatto imparare qualcosa di nuovo. Questo lo apprezzo. Penso che chi scrive dovrebbe sempre cercare di incuriosire il lettore, fargli scoprire qualcosa dentro o fuori di sé. Attento ai refusi.
Re: Per Iruwa
Ciao Andrea! Un buon racconto, questo è sicuro, ma occhio ai refusi (l'anno senza h è grave e può indisporre). Forse c'è giusto un pelo di confusione interna in alcuni passaggi che, così, risultano poco puliti come, per esempio, quello del villaggio (padre e figli gli unici a rimanere vivi del loro villaggio, ribellione del nuovo villaggio) può portare il lettore a chiedersi come siano arrivato al nuovo villaggio. Stesso passaggio logico per la situazione attuale con il vecchio di nuovo in prigionia. E occhio che questo passare da prigionia a prigionia poteva essere il vero punto focale del testo, ma rimane sfocato, come se tu lo avessi toccato quasi involontariamente. Bella la scena del racconto, ma se l'avessi inserita in qualcosa di più "grande" (per trasmettere, appunto, quest'idea di ciclicità, ci disperazione a prescindere, di continua lotta nonostante) allora ecco che il tuo racconto, ne sono convinto, ne avrebbe guadagnato non una, ma anche due o tre marce in più.
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