Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 16 maggio 2022 con un tema concordato con le guest star della Nona Era! Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 5000 caratteri entro l'una.
BENVENUTI ALLA ALL STARS EDITION, NONA E ULTIMA TAPPA DELLA NONA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 165° ALL TIME!
Questo è il gruppo OGGI della ALL STARS EDITION con Francesca Bertuzzi, Luca Cristiano, Wladimiro Borchi, Lorenzo Davia, Maurizio Ferrero, Maria Elisa Aloisi e Davide Di Tullio come guest star.
Gli autori del gruppo OGGI dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo DOMANI.
I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo IERI.
Questo è un gruppo da NOVE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati dalle GUEST STARS. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre.
Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi assegno ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK NONA ERA, a seguire assegno ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nei due Rank vengono assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).
E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo OGGI:
Il meglio di me, di Davide Mannucci, ore 00.53, 4959 caratteri Sospeso tra ieri e domani, di Debora Dolci, ore 00.52, 4448 caratteri Pausa caffè, di Stefano Moretto, ore 00.57, 4203 caratteri I tre chef, di Andrea Furlan, ore 00.53, 4972 caratteri Portami a vivere, di Mario Mazzafoglie, ore 01.01, 4988 caratteri MALUS 4 PUNTI The best is yet to come, di Stefano Tanci, ore 00.43, 4828 caratteri Yussef, di Isabella Valerio, ore 00.19, 2615 caratteri L’idolo, di Giovanni Pratesi, ore 00.02, 2568 caratteri Magazzino ‘22, di Rick Faith, ore 00.56, 4976 caratteri
Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 26 MAGGIO per commentare i racconti del gruppo DOMANI Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 27 MAGGIO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti. NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo DOMANI e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: per quanto vi sarà possibile in base ai vostri impegni, date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.
Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo: – 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri. – 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri. – ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.
Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me. Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo DOMANI. Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.
Buon pomeriggio, ecco i miei commenti e relativa classifica
IL MEGLIO DI ME di Davide Mannucci Tema centrato. Questo padre è un eroe, uno scrittore affermato di trame drammatiche che servono a mantenere il figlio Giona agli studi e ovviamente anche le cure dell’altro figlio, Vieri, malato terminale. Molto ben descritta la casa adibita a succursale di ospedale, con il macchinario e questo padre badante che deve cambiare il figlio malato terminale. Il fratello Giona vorrebbe altre trame. Comprensibile, visto il dramma domestico. Ed è ancora più eroico il padre a promettergliele, cosa che non riesce impossibile, visto che il figlio condannato a morire a vent’anni è allegro e anche temerario, al punto da essere blasfemo, come nella reazione davanti alle parole del sacerdote. Attenzione: ti scrivo le frasi corrette: è bello vederti ridere, babbo Vai da lui, babbo.
SOSPESO FRA IERI E DOMANI di Debora Dolci Tema centrato. Giulio è simpatico. Un ingegnere dell’automazione alle prese con l’invio di CV a infinite aziende, ma con scarso successo. Bella la corona d’alloro ormai essiccata con tanto di campanelle, regalo della mamma, in vena di pubblicizzare i talenti del figlio. Il gatto Armostrong che gli fa sbagliare il CV è una nota di colore molto allegra in un mondo statico. Simpatica Eleonora, che invita a uscire il Nostro e a rinnovargli così la speranza di essere fra i laureati che ce la faranno in barba al perfido 92%. Dopotutto, lei torna da Siviglia dove ha fatto un’esperienza di lavoro. Legend of Zelda può aspettare.
Attenzione: Ciao, Giulio
PAUSA CAFFE’ di Stefano Moretto Tema centrato. Analisi spietata del mondo del lavoro. Chi ce l’ha deve fare i conti con il caporeparto raccomandato e severo, oltre che privilegiato dal punto di vista della tecnologia: il suo PC, a differenza di quello del Nostro, non va certo in blocco. Amaro il bilancio del Nostro a proposito del dopo università. Marco è il più ottimista riguardo alla possibilità di migliorare, intanto, però rimane aggrappato alla sedia: la fede nuziale al dito parla da sé. Lo stesso vale per Pietro, accasato anche lui e con meno propensione a rischiare per cambiare lavoro in meglio. La nota ottimista di questo racconto è l’arrivo della nuova collega, dalla fragile bellezza. Un probabile dono del destino per addolcire la vita del Nostro?
I TRE CHEF di Andrea Furlan Tema centrato in modo molto originale. Si parte dalla gara culinaria organizzata dal misterioso buongustaio che si fa chiamare Nuovo Artusi e porta una maschera alla veneziana. Per il protagonista Mantovani è un’ottima occasione per rilanciare il locale. E si vede l’universo degli chef in tutta la sua spietatezza: il Nostro beve, vive nel ricordo della sua ex Lucia, con la quale gestiva il ristorante ora divenuto la sua casa. Il Lettore Sensibile si commuove nel vedere come lui nei piatti metta tutti i ricordi della vita con lei e ne esegua gli ordini per vincere la gara contro i colleghi ben tratteggiati: l’altezzoso Amendola e l’amante del rischio Boldrini. La vittoria di Mantovani, però, nasconde una trappola: il Nostro si risveglia nella cella frigorifera, incatenato alla scansia. Assiste al tradimento di Lucia con l’aiutante incapace da lui licenziato tempo prima, ma è un filmato. L’aiutante gli indica nella registrazione cosa ne è stato di Lucia, colpevole di aver deciso di tornare dall’ex. È nella cella frigorifera. E di sicuro il Nuovo Artusi è l’aiutante, deciso a vendicarsi. Molto credibile la tensione di gara, con la preparazione dei tre piatti e ben gestita la gestualità dei cuochi, specie nella scena della sconfitta.
PORTAMI A VIVERE di Mario Mazzafoglie Tema centrato. Il Nostro è in piena crisi sentimentale e c’è da capirlo, lasciato dalla ragazza il giorno del compleanno. Il gogliardico amico Thomas gli risolleva il morale come sa, portandolo in una casa di piacere clandestina, ma, la sorpresa amara per il Nostro davanti alle tre scelte, è di trovarci la madre. Molto ben descritta la scena della minzione in spiaggia con accanto lo spirito e ubriaco Thomas. Attenzione, ti riporto le frasi corrette: tu crei delle cose, ma poi mica durano per sé. Come, impossibile?
THE BEST IS YET TO COME di Kruaxi Tema centrato. Da come descrivi il Nostro, lo si direbbe dapprima un tipo in vacanza, che prende il treno, cambia due bus e compera le rose rosse, presumibilmente per la Donna Amata, visto il rimando a Sinatra. Lui appare sereno anche con la scena dei bambini, si sente felice, ma è quando arriva alla casa che c’è la sorpresa. L’auto della Telecom destinata a lui, alla sua fuga, dopo aver assassinato l’uomo dalla falsa identità. C’è tutta l’aria del regolamento di conti. Bella atmosfera primaverile e tranquilla, con tutto riuscito, dal viaggio allo spuntino, fino al ribaltamento di trama finale, dove comunque c’è il delitto perfetto. Attenzione, ti riporto la frase corretta: gli buttò sulla pancia la pistola e il silenziatore
YUSSEF di Gennibo Tema centrato. Racconto insolito, perché il Nostro, incaricato dalla famiglia di eseguire l’infibulazione, si sente oppresso dai sensi di colpa, resi dalle allucinazioni uditive delle grida femminili. Questo, malgrado la calma dell’ultima bambina sottoposta alla mutilazione. Yussef, il suo parente con il coltello castratore è la cura per i suoi mali dell’anima. In questo modo, il meglio che deve ancora venire per il protagonista è l’essere divenuto alla pari con le sue vittime, passate e future. Buona l’ambientazione orientale resa con pochi dettagli: l’odore di latte cagliato, la citazione del libro di Didlon che menziona i clitoridi come serbatoi di energia e di fatto giustifica la pratica che si tramanda di generazione in generazione, sia dal punto di vista delle vittime sia da quello dell’esecutore.
L’IDOLO di Giovanni Pratesi Tema centrato. Molto bella l’idea della tomba egizia profanata dai due avventurieri al servizio di un inglese interessato alla maschera d’oro che la orna. E anche la vendetta della mummia sui due. Al Lettore appassionato di Avventura fa venire in mente lo spunto del faraone bambino, e dell’anniversario della scoperta della tomba di Tuthankamon. Ben resa l’atmosfera della cava, il fascino dell’avventura, i due personaggi: Marco il capo e Medez il sottoposto. Ci sono alcuni punti da chiarire per dare verosimiglianza alla storia: toglierei i rimandi al tema del contest per concentrarmi su battute tipo: secondo te perché l’inglese ha scelto soltanto noi? E magari la risposta sarebbe: siamo i migliori. Come sa della mummia e della maschera? Risposta: sai com’è, le voci girano. Sbrighiamoci e saremo ricchi. Prendile come suggerimenti.
Attenzione: «Siamo sicuri?» domandò Medez Che guardi, Marco? Il piede di porco brontolò contro la pietra Senti, Marco Medez annuì Riscriverei così queste frasi: Un piccolo sarcofago di pietra aspettava solo di essere aperto, cosa che Marco e Medez fecero in un attimo. Scoperchiatolo, rimasero sbalorditi dallo spettacolo. Medez tremava per l’emozione: «Marco, queste gemme varranno almeno dieci volte quel che ci ha promesso l’inglese.» Bello scherzo, mummia del cazzo. Riscriverei così questa frase: Gli occhi che fissavano Marco non erano di vetro come credeva lui, ma acquosi, viscidi, vivi, si soffermarono su Medez La mummia sorrise a entrambi lentamente, con disprezzo.
MAGAZZINO 22 di Rick Faith Tema centrato. L’umorismo della storia è sardonico. Il Lettore rabbrividisce davanti al primo giorno di lavoro di Aletta alle prese con pacchi da mandare giù tramite un touch screen con annesso bottone e poi con uno scanner. L’atmosfera, con il coordinatore Mes e il suo intercalare: deh ricorda al Lettore Cinefilo la gag di Lino Banfi alle prese con il lavoro tecnologico dei primordi. C’è anche l’atmosfera alla Amazon, con tutti quei pacchi. I buchi nel pavimento sono inquietanti e anche l’equivoco dello scanner scambiato per una pistola dal povero Aletta. La sorpresa finale spiazza: i pacchi mandati giù contengono i mali dell’umanità. Ecco un lato infernale del cielo.
La mia classifica è soffertissima, siete tutti ottimi autori:
Ciao a tutti. Allora, sono andato molto a gusto personale, soprattutto sulla base di quali sono i racconti che a distanza di giorni mi sono rimasti di più in mente. Buona fine dell'Era a tutti, ci vediamo dall'altra parte.
1) Portami a vivere
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Poco altro da aggiungere al: "mi è piaciuto e mi ha fatto ridere". Peccato per quel finale che non mi mostra niente di innovativo e quindi perde di efficacia, ma la prima parte l'ho adorata. I dialoghi freschi, frizzanti, divertenti e le classiche "ragazzate" tra amici mi hanno proprio messo il buon umore.
2) Magazzino '22
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Una bella sorpresa: storia divertente e scorrevole, senza troppe pretese se non fare ironia sui tempi che stiamo vivendo. Mi piacciono sempre i racconti che giocano su quello che fa il cielo con le nostre vite, presentando scenari improponibili sull'organizzazione delle Alte Sfere, un po' come in Good Omens, per capirci. Insomma, bravo. Mi hai convinto.
3) Il meglio di me
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La prossima volta occhio al vizietto di commuovere con i ragazzi morenti, espediente facilotto con cui si riesce sicuramente a toccare le corde di un lettore sensibile, però strada conosciuta e già troppo battuta. Di contro hai riprodotto complessi rapporti famigliari in poche righe, come io non sarei riuscito a fare. Si nota una certa esperienza e una certa capacità, marchio di fabbrica, direi. Molto bene, per me un'ottima conclusione di era. Bravo.
4) Sospeso tra ieri e domani
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Un racconto dalla penna ormai riconoscibile, con stile ricco di particolari e curato alla perfezione. Un po' meno bene la storia in sé, che mi pare un pochino irrisolta, a causa forse del fatto che la svolta arriva ma su un terreno che non hai seminato a sufficienza nella prima parte. La posta in gioco è l'autoaffermazione, ma dopo diventa l'amore e il tema principale del racconto non viene più sviluppato. Questo rappresenta quindi l'inizio di qualcosa di più grande, ma così com'è mi pare incompiuto.
5) Yussef
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Da un lato avrei voluto avere qualche dettaglio di background in più, tanto che il racconto in così poche righe mi sembra un po' sacrificato, dall'altro la scena che descrivi ha una forza notevole, e riesce a fare il suo dovere. I miei complimenti per essere riuscita a trovare un argomento forte e originale su cui scrivere una storia, mi farebbe piacere che qualcuno tratti questi temi perché non se ne parla mai abbastanza. Grazie.
6) I tre chef
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Un po' meno bene di altri tuoi lavori, la storia parte da una situazione cui siamo abbastanza abituati e prende una piega originale e sconvolgente, forse così tanto sopra le righe da risultare un po' esagerata. Occhio a qualche pezzettino in cui le informazioni vengono rivolte direttamente al lettore senza un filtro, e l'effetto "spiegone" allontana forse un po' troppo il lettore. Il tema, purtroppo, non l'ho trovato :(
7) Pausa Caffè
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Purtroppo mi pare un racconto sotto i tuoi (alti) standard. Sebbene sia semplice, scritto in modo comprensibile e di facile lettura, trovo il meccanismo della narrazione e la storia abbastanza affetti dall'effetto "già visto", tanto che questo ne compromette la godibilità. Attenzione anche alle descrizioni, cadere nei cliché è facile e una ragazza con lo "sguardo da cerbiatta" mi pare una descrizione migliorabile.
8)L'idolo
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Per me c'è un po' di lavoro da fare sia per migliorare lo stile, rendendolo più fresco e fruibile, sia per costruire una storia che, seppure ricalchi qualche cliché, venga raccontata in modo innovativo, per togliere dal lettore la fastidiosa sensazione di "già visto". Insomma, un primo impatto con l'Arena non proprio eccellente, ma comunque assolutamente tipico.
9) The best is yet to come
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Non posso andare troppo oltre l'effetto già visto, quindi questo racconto per me è stata una delusione. Mi piacerebbe sapere se le somiglianze così forti col racconto di King "L'uomo che amava i fiori" sono volute, inconsapevoli o proprio accidentali. In ogni caso, passi per queste garette, ma nella "vita vera" stai più attento please..
1_ Il meglio di me, di Davide Mannucci 2_ Sospeso tra ieri e domani, di Debora Dolci 3_ I tre chef, di Andrea Furlan 4_ Magazzino ‘22, di Rick Faith 5_ Pausa caffè, di Stefano Moretto 6_ L’idolo, di Giovanni Pratesi 7_ Yussef, di Isabella Valerio 8_ The best is yet to come, di Stefano Tanci 9_ Portami a vivere, di Mario Mazzafoglie
Il meglio di me, di Davide Mannucci Il racconto semplicemente fa breccia. Coglie il tema in pieno, in diverse chiavi di lettura, come prospettiva per il recupero della vena creativa e goliardica dello scrittore, come ritrovamento del rapporto fra padre e figlio sano, e nelle parole del prete citate dal ragazzo malato. A questo proposito, è la prima volta che trovo l’esplicita citazione del tema come non eccessiva, perfettamente integrata in un dialogo, nonostante concordi con Andrea sull’eccesso di infodump mascherato da dialogo. Hai scelto una storia che poteva scadere nel retorico ma sei riuscito a mantenerla al di sopra. Ottimo.
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Sospeso tra ieri e domani, di Debora Dolci Trovo una mancanza di chiarezza circa l’identità del protagonista. Forse è un mio vizio, ma nei racconti in prima persona cerco di immaginare il protagonista/la protagonista, spesso associando il genere a quello dell’autore/autrice se lo conosco. Nel tuo caso quindi sono partito immaginando di leggere il resoconto di una giornata di una ragazza poiché non hai dato indizi che fosse diversamente. Ho iniziato a pensare che si trattasse di un ragazzo quando hai citato la percentuale di ‘laureati’ che hanno trovato lavoro. La conferma definitiva arriva solo nel dialogo finale, dove i due personaggi rendono espliciti nomi e identità di genere. Chiarito questo punto, rimane un bel racconto di un periodo pieno di possibilità della vita di chi è sempre stato solo studente e deve esplorare il proprio essere adulto, scoprendo il mondo del lavoro e dell’amore.
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Pausa caffè, di Stefano Moretto Hai declinato il tema attribuendo all’arrivo di una nuova collega la possibilità che ‘il meglio stia arrivando’, una situazione che può rappresentare uno spunto per il protagonista di evitare una vita ‘piatta’. Devo dire che questo finale mi sembra un po’ un cliché da film comico natalizio, oggi una situazione simile andrebbe indagata con una maggiore attenzione alle tematiche del mobbing, dello stalking, ecc… Certo il protagonista può essere un uomo ‘all’antica’, ma la storia mi lascia comunque l'amaro in bocca e questo mi condiziona nell’esprimere il giudizio. Dal punto di vista stilistico meriteresti qualche posizione più alta in classifica.
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I tre chef, di Andrea Furlan La trama della storia mi sembra funzionare, una trappola elaborata per una vendetta ai danni di uno chef. Quello che a mio giudizio funziona meno è la trasversalità di questa vendetta, il protagonista non ha modo nemmeno di sospettare di stare finendo in trappola poiché ignora di essere stato tradito e poi riamato. I due coprotagonisti iniziali potrebbero essere perfino omessi, in una competizione tipo ‘audizioni’ alla masterchef i candidati non cucinano contemporaneamente ma uno alla volta. Il twist finale arriva ma non perché il lettore non abbia colto gli indizi, arriva perché non ne hai dati. Noi con lui, ci ritroviamo in un finale che si concentra su una vendetta crudele mentre la storia ci aveva promesso di parlare di ‘tre chef’ in competizione tra loro.
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Portami a vivere, di Mario Mazzafoglie I dialoghi mi sembrano troppo ‘coerenti’ nonostante i due si dichiarino ubriachi. Anche le parti di riflessione mi danno questa impressione, oltre a quella di parlare al lettore, in particolare questa frase “Però dai, è un amico vero. Avrebbe potuto divertirsi senza pensare a me e invece è qui al mio fianco a sorbirsi le mie paranoie. Infatti adesso devo reagire, anche per lui.”. Trai il tuo racconto da due scene di una serata goliardica, che inizia con la classica bevuta eccessiva e si conclude con un piccolo colpo di scena che farà sprofondare il protagonista in abissi ancora più oscuri. Le sue poche certezze sono definitivamente minate, lo aspettano tempi duri per ricostruire la propria identità e l’immagine della famiglia che credeva di avere. Sebbene intuisca l’intento comico che avevi non riesco a sorridere di questa trama e così purtroppo non vedo neanche ‘il meglio in arrivo’ che era richiesto dal tema.
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The best is yet to come, di Stefano Tanci Una eccessiva lunghezza della parte idilliaca e una mancanza di indizi relativi all’imprevedibile finale sono i due difetti di questo testo. Dopo aver capito che la giornata era perfetta sotto ogni punto di vista, ogni frase in più non contribuiva a spingere oltre la trama ma solo a ribadire questo concetto. Sono andato oltre solo perché sapevo che qualcosa, entro 5k caratteri, sarebbe cambiata. Fosse stata un racconto in un post di FB, ad esempio, sarei passato oltre perdendomi il finale. Quanto agli indizi, nascondi tutto invece di svelare poco. Mancano quelle frasi che solo a una seconda lettura facciano dire al lettore ‘ecco perché il protagonista faceva quel gesto’, che sono indispensabili in un buon giallo, sebbene sia difficile fare tutto bene a modo senza scoprirsi troppo.
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Yussef, di Isabella Valerio Il racconto funziona come fotografia distorta di una pratica per noi orrenda ma di prassi in alcune popolazioni. Alcune perplessità condizionano però il pieno successo della storia. Per prima la richiesta del protagonista a Yussef: il compito del nuovo arrivato è di portare un coltello, ma in nessun modo percepiamo che si tratti di un coltello ‘particolare’ rispetto a quello che il protagonista deve aver usato sulle donne solo poco prima, dunque questo insinua un tarlo che arriva fino alla fine. L’uscita di scena di Yussef è altrettanto problematica, il verbo ‘sparire’ e l’immagine della nebbia suggeriscono che si tratti di una visione e non di un personaggio reale, ma le interazioni precedenti sono tanto circostanziate che alla prima lettura avevo inteso che Yussef fosse semplicemente scappato per non ascoltare quell’urlo terribile generato dalla somma di così tanti dolori. In mezzo, il ruolo di Yussef è quello di generare un dialogo che nasconda l’infodump con cui tratteggi l’ambientazione e il protagonista, una soluzione facile che risulta comunque poco ‘mostrata’. Ultima perplessità, che nasce alla fine della lettura per il disvelamento finale, la scelta del titolo: perché focalizzare la nostra attenzione sul contributo alla storia di un personaggio che in realtà non esiste, mentre ogni altro aspetto della narrazione sembra avere maggiore rilevanza: la pratica tribale, il dolore condiviso, la sterilizzazione contemporanea della potenza procreativa e dell’empatia? Come nota positiva, trovo che il tema del contest sia centrato, mi è arrivato chiaro infatti l’intento di migliorare la propria qualità di vita che spinge il protagonista al suo gesto estremo.
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L’idolo, di Giovanni Pratesi Ho trovato la tua storia divertente. Sebbene piuttosto semplice è comunque un buon esordio. Unisco a quelli degli altri tre consigli di quelli che facilmente si reperiscono se cominci a seguire qualcuna delle ‘pillole di scrittura’ che si trovano in rete. Il primo riguarda la spaziatura fra le frasi, che dovresti evitare di inserire a ogni punto. Aggiungere un rigo costringe l’occhio a viaggiare in maniera diversa dalla classica lettura e stanca parecchio. Dovresti provare ad andare a capo quando finisce non una frase ma un paragrafo, e destinare la riga vuota a separare una sorta di ‘capitoli’, ad esempio ci sarebbe stata bene la spaziatura per separare l’ultima riga del tuo racconto da tutto il resto, dato il salto di Punto Di Vista. Il secondo invece riguarda la scelta dei nomi, i tuoi due ladri li hanno troppo simili e si fa fatica a seguire il dialogo che dovrebbe caratterizzarli. Sceglierli con iniziali diverse, così come uno lungo e uno corto, avrebbe aiutato i lettori a focalizzare le parole attribuendole sempre all’attore giusto. Terzo punto, è un problema tipico dei racconti in cui il Punto di Vista muore. Per raccontarci la fine hai dovuto cambiarlo e diventare un narratore onnisciente, facendo storcere il naso proprio alla fine. Perchè la gestione del POV fino a quel punto era stata convincente. Alla prossima.
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Magazzino ‘22, di Rick Faith Ciao Rick, piacere di leggerti e benvenuto.
Hai esordito con un bel racconto fantasy, ma la disvelazione finale va in contrasto con l’efficace tratteggio di persona ansiosa e paranoica che hai fatto del protagonista per l’intero racconto. Un essere ‘divino’ cui viene affidato il potere di inviare calamità ‘bibliche’ sulla Terra è una sorta di angelo, dunque come è possibile che tema di morire per un colpo di pistola? Come può essere ansioso nello svolgimento del proprio ruolo? Forse ci voleva qualche parola per chiarire il suo stato di ‘angelo novello’ ancora legato alle abitudini del corpo materiale, per esempio. Un peccato veniale quell’apostrofo nel titolo, che ha avuto l’effetto di uno spoiler sul finale, quando finalmente entra il tema del contest. Riesci comunque a strappare un sorriso legandoti all’attualità.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)
1 Sospeso tra ieri e domani, di Debora Dolci 2 Yussef, di Isabella Valerio 3 Portami a vivere, di Mario Mazzafoglie 4 Magazzino ‘22, di Rick Faith 5 Il meglio di me, di Davide Mannucci 6 I tre chef, di Andrea Furlan 7 Pausa caffè, di Stefano Moretto 8 The best is yet to come, di Stefano Tanci 9 L’idolo, di Giovanni Pratesi
1 Sospeso tra ieri e domani, di Debora Dolci
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Buonasera Debora, eccoci alle prese con uno YA! Attacco bellissimo. L’incipit in generale, va particolarmente bene. Tra l’altro ho provato a vedere sulla tastiera i tasti zdfrbji….+ schiacciati dal gatto, e ho notato che sono in sequenza da sx a dx, un bel colpo. E anche il resto della storia prosegue bene, con la falsa pista (in cui sono caduto) sul “bellissimo momento” e il plot twist finale. Dolce, anche la caratterizzazione dei pensieri, molto in linea con il personaggio. Tutto bello, ma che fatica da metà con le (gli?) action tag. Tante, troppe. Molto meccaniche (be’, dirai tu, lui è ingegnere dell’automazione), le prime ci fai poco caso: ma a lungo andare mi hanno reso scattosa la lettura. Ora trascrivo tutte le volte che il dettaglio delle mani è saltato fuori nella seconda parte: alza una mano e ruota il polso, Scuote la mano ancora, Giocherella con una serie di braccialetti e li fa scivolare sul polso abbronzato, Mi scivola la mano sul corrimano, Alzo un braccio e oscillo la mano come un androide Tutti dettagli visivi, tutti incentrati su movimenti che fanno le mani ma che, a parte quello dei braccialetti, potrebbero essere fatte da chiunque. La cosa strana è che nella prima parte invece il testo ha un tiro tutto diverso, fluido: è come se avessi scritte le due parti in tempi diversi, o avessi cominciato dalla seconda per poi tornare alla prima, quando avevi già preso il giusto abbrivio. Insomma, che è successo? Ciononostante una buona storia, con delle intuizioni in itinere molto simpatiche e ben congegnate!
2 Yussef, di Isabella Valerio
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Ciao Isa! Caspita che racconto. Breve e incisivo, devo dire che mi è arrivato e non ho sentito la necessità di ulteriori caratteri. E hai fatto un bel gioco sul finale: sapevo dove mi stavi portando e mi godevo l’ansia, ma l’ulteriore disvelamento mi ha totalmente spiazzato. Al punto che mi sono dovuto fermare per capire quanto la cosa mi aveva colpito. E tutto mi porta a dire: sì, mi è piaciuto. Nessun appunto, avevi gli strumenti (non avevi paura di usarli) e li hai usati in un modo furbo.
3 Portami a vivere, di Mario Mazzafoglie
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Ahaha non mi era mai capitato L’INCIPIT DEGLI INCIPIT (ho riso, e molto anche). Ci vedo pure un parallelismo tra la prima parte, in cui usano il membro per svuotare pensieri e vescica, e la seconda, in cui lo stesso è oggetto di una progettualità a breve scadenza. Ma tu guarda cosa mi invento. Allora, ho notato dialoghi buoni* e buon flusso pensiero-dialogo-azione. La prima parte mi ha preso, coinvolgente. * eccetto il dialogo abbastanza bruttino (on the nose) a chiusura del primo paragrafo: “Va bene, va bene. Ora ci pensa il tuo amico Thomas a te!” Ho trovato piacevole anche la seconda parte: forse nel rendersi più concitato il momento (perché siamo in dirittura d’arrivo) hai potuto puntare meno sull’alternanza dialoghi - discorso interiore, privilegiando i soli dialoghi, e siccome l’interiore ti era venuto bene qualcosa poi mi è mancato. Qualche dialogo un po’ posticcio, ecco, ma nulla di che, per carità. La forza del racconto sta comunque nelle tonalità simpatiche e divertenti, le hai rese bene e con un buon ritmo. Per il momento sono in grande difficoltà, dovrò rileggerlo assieme ai racconti di Isabella e Faith perché per ora siete tutti lì, pari livello, chi premiato per un motivo e chi per l’altro.
4 Magazzino ‘22, di Rick Faith
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Ciao Rick, piacere di leggerti. Molto piacevole la tua scrittura, niente da dire. Personaggio caratterizzato, anche l’avanzamento della storia è regolare, fluido, vengono svelati a poco a poco contesto e suoi meccanismi. Ecco, l’unico appunto che avrei da muovere è sul tema, che arriva proprio sul finale, in un modo un po’ posticcio. Per il resto, un racconto simpatico che ho letto volentieri!
5 Il meglio di me, di Davide Mannucci
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Ciao Davide! Comincio con un disclaimer: ci sono dettagli che rimandano a un meta-racconto. Il riferimento a vecchi che muoiono, bambini malati e pompieri sospesi nel vuoto mi ha fatto sorridere. MA. Questo si porta dietro un dubbio atroce, cioè il fatto che altri elementi del testo facciano parte del tuo vissuto. Mi auguro di no ovviamente, che tu abbia usato tutti gli escamotage, però col meta-racconto mi rimane la sensazione colpevole di giudicare qualcosa che ti sta molto vicino, e quindi in ogni modo la metto so che devo stare più attento. E temo che sarà il dubbio anche di altri valutatori: “questo testo è finzione o dobbiamo andarci particolarmente cauti?” Non è facile. Fatto il disclaimer, vado al dunque. C’è un notevole lavoro sulla trasformazione dei personaggi. Questa cosa mi è molto piaciuta molto, hai una bella penna e una sensibilità particolare per girare attorno alle situazioni. Parere personale: secondo me hai puntato troppo sul melodramma. Troppo, dai. E capisco che è una reazione alle edizioni passate, anche a me capita ogni tanto, quando mi dicono che una cosa non va bene al giro dopo abbasso il muso e spingo l’acceleratore. Ma il problema è questo: racconti una situazione disperata, che nel momento in cui leggo e dico “vabbé, dai però, annamo su” mi sento pure nammerda per il disclaimer di cui sopra. Magari gli sta succedendo davvero.
Torniamo al lato tecnico: il melodramma da dove salta fuori secondo me? Dalla mancanza di sottotesto nei dialoghi. Il narratore ci sta dicendo: “tuo fratello è di là che muore, io mi faccio il mazzo perché se no non arriviamo a fine mese.” Ma ce lo sta dicendo, forza il dialogo per dare comprensione al lettore. Ecco i dialoghi incriminati: «Mi vuoi di nuovo attaccare al muro, babbo? «Speravo riuscissi ad apprezzare quel che faccio per mandare avanti tutto «Io apprezzo quel che scrivi, babbo. Ho solo detto che ma quello che scrivo ti permette di andare all’università e di farti gli aperitivi la sera mentre io cerco di rendere gli ultimi istanti della sua vita più dignitosi possibile» Devo sentirmi in colpa perché sono sano, ok. Ma il mio era solo un tentativo di aiutarti, babbo Sono dialoghi on the nose, per dirla alla McKee. Ci dobbiamo sentire male perché ce lo dice lui, non perché lo percepiamo. Nota a margine: riecco la tematica sputata lì, in bella vista! Dai, di’ la verità, questo l’hai fatto apposta perché te l’avevo fatto notare! beh, il titolo Ha detto che il meglio sta per arrivare Magari qualcosa di buono si sta avvicinando Dopo, da tutto ‘sto popò di roba sembra che m’ha fatto schifo, e invece no c’è tanta roba buona, eh. Sennò mica te la farei notare. Anche perché davvero mi piacerebbe che tu fossi il prossimo-prossimo campione d’era. Anno accademico 2022-23, sia chiaro, visto che il posto per il prossimo è già occupato…
6 I tre chef, di Andrea Furlan
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Ciao Andrea! Ecco il misterioso scrittore della carriola del mese scorso… Oh porca la miseria, che racconto! Sono rimasto inorridito, il che penso sia fosse proprio il tuo obiettivo. Allora, partiamo dal fatto che la botta finale c’è stata. E la tua scrittura mi piace molto, la trovo matura anche nella gestione dei flashback, nella progressione della trama, non dici mai niente di più di quanto non serva e sai usare bene i dettagli e le caratterizzazioni. Il mio appunto quindi è solo ed esclusivamente per la storia, l’unico neo che mi fa penalizzare il racconto a livello di classifica. Ed eccolo: non avevo suggerimenti che mi portassero a pensare a una deriva così pulp sul finale. Intendiamoci: se avessi letto il racconto in un contest horror o thriller, sapevo che saremmo finiti lì. O anche se avessi avuto una copertina a tinte fosche, anche lì avrei saputo che la promessa era quella. Invece qui il racconto parte molto soft, pieno di ciccia, devo dire, mi è molto piaciuta la caratterizzazione del personaggio che prosegue di pari passo con la storia. Il passato che lo tormenta, che gli dà la spinta e l’occasione di rivalsa. Le ricette come le faceva Lucia, che l’ha lasciato e che torna, torna ancora. Tutto perfetto, insomma. E poi il cambio di genere sul finale, lì hai colpito duro, lo riconosco. Ecco, prendi il racconto di Isabella Valerio, nel tuo girone: parla di un uomo che di lavoro fa qualcosa di orribile, il taglio dei (delle) clitoridi. E il finale truculento è in linea con le premesse. Qui purtroppo mi è arrivato come un pugno micidiale… ma sono sicuro che ci sarà chi apprezza questa tua scelta, sicuro!
7 Pausa caffè, di Stefano Moretto
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Ciao Stefano, autore che all’ultima edizione m’ha fatto commuovere… Dunque, a questo giro il racconto non mi è entrato, che ci vuoi fare. Un lavoro composto, ragionato, insomma un bell’esercizio, ma ho sentito la mancanza di quella componente emotiva che mi prende e mi porta via (cit.) Insomma, non ha fatto il famigerato clic. Detto fra me e te, i racconti in ambito lavorativo (ufficio, intendo) sono una spina nel fianco, ne ho scritto uno quest’anno e uno l’anno scorso e nessuno dei due, a distanza di tempo, m’ha davvero entusiasmato. Al punto che penso non ci proverò più, sento che mi manca quella giusta verve per affrontarli. Ma torniamo al tuo racconto: hai gestito molti personaggi (due sono uguali), con molti dialoghi che ogni tanto si perdono in sottigliezze, ristagnano, tornano indietro e poi riprendono il discorso e ripartono: nel complesso l’impressione è di una confusione di fondo che non va a colpire il bersaglio. Capita! Nota questa battuta: «Probabilmente più disperato di noi, se è entrato qui ora che l'azienda non è neanche così prospera». Più che una linea di dialogo, che a una macchinetta del caffè proprio fatico a immaginare, sarebbe stato un buon fraseggio interiore. Insomma: ben scritto ma un po’ insipido, posizionerei il tuo racconto sopra quello di Stefano Tanci, che aveva problematiche più evidenti.
8 The best is yet to come, di Stefano Tanci
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Ciao Stefano e ben trovato. Allora, vedo che ti sei cimentato in un’impresa rischiosa, con uso abbondante di parti raccontate che diciamolo, spesso fanno il loro porco mestiere ma a volte il rischio di annoiare è dietro l’angolo. Vediamo un po’ com’è andato l’esperimento. Devo dire che fino a circa metà l’effetto ha reso. Rende l’atmosfera da giornata perfetta, con lui che inanella una piccola serie di successi quotidiani che fa tanto famiglia Brady. Fino a metà mi è piaciuto. A un certo punto, cioè da “prese un altro autobus, il 14N” ho sentito il pattern che si ripeteva, avrei staccato prima. Al solito, sta alla sensibilità del lettore e soprattutto con un gioco di dosaggi corretti si possono fare meraviglie. Skippiamo a quello che secondo me è un altro problema importante, il finale: scopriamo una cosa del protagonista che non avevamo modo di arguire prima. Ci hai tenuto nascosto tutto, così che arrivati al plot twist siamo del tutto impreparati. Perché un conto è dare pochi indizi su quello che lui sta fa per fare, giocare con il lettore a “ti scopro una carta, aspetta di vedere l’altra”. Un altro conto è non avere assolutamente idea di cosa stia per succedere. Per capirci, quello che si pensa durante il brano è: sta andando tutto bene, ma vedrai che adesso gli capita qualcosa / scopre un particolare / capisce che in realtà lui non sta davvero così bene… Impressione mia, la scelta di tenere nascosto tutto penalizza l’impatto sul finale. Tant’è vero che l’unico modo di correre ai ripari è l’as you know Bob fatto al cadavere, con quel “sai, caro Antonio” che mi rimane un po’ lì, come un ovosodo che non va né su, né giù (cit.) Bene la prima parte, scricchiolini sulla seconda. Posizionerei il tuo racconto sopra l’idolo di Giovanni Pratesi, ma sotto Magazzino ‘22 che è rimasto più bilanciato dall’inizio alla fine.
9 L’idolo, di Giovanni Pratesi
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Ciao Giovanni e benvenuto nell’Arena! Sappi che qui cresciamo tutti assieme, se avrai la pazienza di restare per un po’ ti assicuro che ne vale la pena. Potresti ricevere commenti poco lusinghieri, commenti che potrebbero farti arrabbiare e voler mollare. Ma questa è una sandbox, siamo liberi di sperimentare, sbagliare e imparare dai nostri sbagli. Alla grande, insomma. Fatta questa premessa: c’è molto da lavorare sulla tua scrittura, pazienta che lo facciamo un passo alla volta. Comincio con tre consigli: <<queste caporali sono sbagliate>> , «queste sono giuste» Rileggi questa frase e ti accorgerai di come la seconda parte sia scontata: “Un piccolo sarcofago di pietra aspettava solo di essere aperto, cosa che un attimo dopo avvenne.” Cerca di lottare contro questo istinto al già visto, già sentito. “Una volta scoperchiato Medez e Marco rimasero assuefatti dallo spettacolo”. L’aggettivo ASSUEFATTI è errato.
Eccomi in ritardissimo! I primi tre sono stati difficili perché sono entrettri (hahah) ottimi testi. Debora mi ha colpito per la struttura e la solidità del racconto, Mario e Rick per la bontà della scrittura e il gusto della lettura, ma il racconto di Rick risulta tecnicamente più facile da gestire, così ho premiato Mario con un punticino in più, ma sarebbero, più o meno, tre primi posti.
1. Sospeso tra ieri e domani 2. Portami a vivere 3. Magazzino ‘22 4. Il meglio di me 5. Yussef 6. I tre chef 7. Pausa caffè 8. The best is yet to come 9. L’idolo
COMMENTI
Il meglio di me
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Ciao Davide! Il racconto è scritto bene, ma all’inzio si fatica a entrare nelle dinamiche tra i personaggi. Giona si lamenta del rispetto per i genitori col babbo: il nonno sta male? Ha l’espressione del nonno, quindi potrebbe essere. Ma Vieri chi è? C’è un respiratore, siamo in ospedale? Poi citi la camera di Vieri, dunque siamo in casa? Poi tutto acquista chiarezza. Nel dialogo a volte vai a capo anche se il gesto, la sensazione o il pensiero sono del pdv, così rischi che il lettore si chieda chi sta parlando. Tipo:
Mi siedo e mi verso un po’ di vino, magari riesco a calmarmi. «Speravo riuscissi ad apprezzare quel che faccio per mandare avanti tutto quanto e invece sempre critiche te, eh?».
O
Gli prendo la mano e la stringo, finché la crisi non passa. «Allora ci hai sentiti».
Tecnicamente è un buon testo, anche se alcune battute potrebbero risultare un po’ meno prevedibili, ma siamo su MC e queste sono questioni di editing e stesure successive. Anche il modo di parlare dei personaggi mi pare un po’ poco credibile. Sono tutti super consapevoli, super concentrati sul dramma micidiale che si sta consumando. I due fratelli sembrano molto simili: entrambi si rimbalzano il babbo (parola ripetuta forse un po’ troppo spesso: 12 volte). E che dire? Ci riprovi con la commozione più spinta! Una situazione così, che abbia uno sviluppo interessante o no, cava il cuore. Giochi sporco, Mannucci! Mi ha molto divertito il riferimento ai tuoi racconti di successo e l’autoironia che hai dimostrato con questo figlio che non ne può più di dolore e pompieri! La prosa funziona bene, l’idea (magone a parte) non mi trova entusiasta, ma potrebbe pagare sui grandi numeri, hehehe! A presto!
Sospeso tra ieri e domani
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Ciao Debora! Buona la scrittura. Mi viene da segnalarti il passaggio «Mamma l’ha intrecciata da sola con dei cavi elettrici ed è stato il suo modo per dirmi che era fiera di me anche se ancora non ha capito cosa farò.» Che così formulato è un po’ per il lettore. Con un formulazione differente si può evitare la sensazione infodumposa, ma niente di grave. Poi occhio a certi gesti molto generici come «scuote la mano», perché non puoi sapere come il lettore lo immaginerà (io tipicamente immagino sempre le cose sbagliate e devo rileggere e, spesso, ignorare e proseguire). La vicenda è portata avanti in modo brillante. I personaggi sono semplici, così come la situazione è ordinaria, ma la loro particolarità emerge in modo naturale. Il tema c’è ed emerge come una riflessione che passa da una sensazione condivisibile al suo opposto altrettanto condivisibile. C’è conflitto e inversione di valore. Direi un ottimo lavoro! Brava! Alla prossima!
Pausa caffè
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Ciao Stefano! Il racconto parte con una cosa che mi ha fatto storcere il naso: tu il tuo editor di testo lo chiami «programma di scrittura»? Sarebbe stato meglio «la finestra di Word» o qualcosa così. Bazzecole, ma visto che è nella prima riga si fa notare di più. Trovo la scrittura un pochino trascurata rispetto al tuo solito. Mi riferisco ad alcune ripetizioni tipo «Dall’altro lato, da sopra i monitor» o «Anche loro rimangono in silenzio, ma dalle loro espressioni dispiaciute mi arriva il loro silenzioso cordoglio.» (Qui troppi aggettivi ti hanno fregato) poi ancora chiavina, pausina, caffettino e in fondo arriva pure la stanzina. Anche il gerundio «usciamo dall’ufficio ridendo» è un po’ un eject dal pdv. Anche i dialoghi sono un po’ finti. E poi la frase «e c'ha pure l'unico pc che non risale all'anteguerra di tutto l'ufficio.» Dove l’anteguerra di tutto l’ufficio crea un po’ di confusione. E ti cito (e poi smetto) la frase: «Prendo un lungo e lento respiro, l'aria mi riempie i polmoni e ritrovo un po' della mia calma.» Qui abbiamo, non solo due aggettivi per respiro, la descrizione di questo sospiro a seguire e poi pure un pronome possessivo decisamente di troppo. Insomma, cose che non mi aspetto di trovare in un tuo testo. Si vede che non eri nella tua forma migliore (capita anche ai migliori!). Il racconto potrebbe essere lungo un terzo togliendo parti di dialogo inutili (come prendi il caffè? Eccetera) e tutta la parte del pc bloccato che non serve a nulla. Anche il fatto che il protagonista abbia due colleghi non serve, ne bastava uno. Il meglio che arriva è la collega. Capisco che il testo suggerisca che il protagonista ha un piccolissimo colpo di fulmine, ma non mi pare proprio che possa definirsi «il meglio». O forse il tema si declina nella possibilità del protagonista di cambiare lavoro? Ma non pare che lui questa possibilità la prenda in considerazione e non sembra che le possibilità che si concretizzi siano più di quelle che non lo faccia. Insomma, la storia è banale, i personaggi fiacchi, il testo scritto maluccio e pure troppo. Anche il tema sembra mancare! Se ora tu mi dicessi che l’hai fatto scrivere a qualcun altro per divertirti, ti crederei subito. Perdona la brutalità, ma tanto ormai la fama me la so’ fatta… Alla prossima!
I tre chef
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Ciao Andrea! Hai voluto il mio commento? Ed eccolo! Parto parlando del narratore: un po’ incasinato. Parti che sembra rivolto al lettore, ma poi ti immergi nella sua soggettiva. Salto di riga e riparti rivolgendoti al lettore. Questo narratore fa un po’ questo, un po’ quello e instilla il dubbio che l’autore non sia sicuro di quello che vuole fare col racconto. La frase «Da allora bevo, vivo nel ristorante» mi risulta un po’ strana: la virgola suggerisce una correlazione che manca. Con la E avresti avuto un effetto forse più corretto. Oppure con una tripletta (sai, la regola del 3): tipo «da allora faccio tardi, vivo nel ristorante e non smetto di bere». Ho messo il bere in fondo perché è meglio seguire un escalation e l’alcolismo è l’elemento più problematico dell’elenco (belle chiacchiere tra scrittori). Ma passiamo al racconto. Non so se il flashback dell’ingaggio fosse davvero necessario. Certo, bisognava far emergere la natura del contest, ma probabilmente te la saresti cavata anche con qualche elemento nella linea temporale del racconto. E la storia di Lucia era già nota. Nella parte finale parti con un deciso narratore interno, ma la questione solleva un problema nella parte precedente. Quando dici «i ricordi ritornano» funziona, ma non funziona nella parte prima dove stavo seguendo la vicenda qui e ora. Lì, la narrazione avrebbe dovuto proseguire liscia fino alla cattura, se non fosse intervenuto l’autore con un trucchetto da demiurgo. Visto come procede il racconto, avresti potuto fargli bere il vino, appannargli la vista e farlo ritrovare nella cella frigorifera. Niente di originale, ma quantomeno misterioso. Ti faccio notare l’espressione «un tempo interminabile» che è un cliché linguistico. Vorrei sensibilizzare l’opinione pubblica portando a galla quanto siano nocivi i cliché linguistici! Non usiamoli più, ragazzi! I cliché linguistici stanno facendo scomparire le balene! Finale agghiacciante! In tutti i sensi. Un’ottima idea per un racconto dell’orrore alla Saw, ma che soffre dei caratteri e della costruzione fatta in fretta (come se avessi solo 4 ore per scrivere e consegnare). Avevo pensato al fatto che stessero cucinando Lucia quando hai tirato fuori il cervello, ma quello va bene. Mi chiedo il perché abbiano partecipato anche gli altri due cuochi. Inoltre il protagonista, a parte nominare Lucia allo sfinimento, non presenta alcuna altra caratteristica. In ogni caso un racconto divertente! Alla prossima!
Portami a vivere
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Ciao Mario! Ottimo inizio: chiaro e accattivante. Nessuna stortura tecnica e lo scambio divertente e famigliare dei personaggi ci intrattiene in attesa di conoscere la premessa drammaturgica del pezzo. Il resto prosegue ben spedito fino alla conclusione (c’è solo qualche parola che avrei tagliato, ma nulla di che). Diciamo che il tutto è un po’ prevedibile, ma ben narrato. Il finale mi ha fatto sorridere, ma è sopratutto merito di Thomas che è un ottimo personaggio. È tanto esagerato da spezzare la magia, ma tanto volevi solo strappare un sorriso a fine racconto e ci riesci bene. Racconto piacevole e riuscito! Bravo! Alla prossima!
The best is yet to come
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Ciao Stefano! Il tono del racconto è un po’ legnoso, direi uno stile vetusto e troppo carico. Enfatizzi cose di poco conto, usi troppe parole per ciò che mostri (troppi aggettivi!), e spesso anche desuete (tipo destare o infine). Un po’ come partire col freno a mano tirato. Il testo è anche pieno zeppo di avverbi. Presto si ha la sensazione che tu non stia facendo sul serio, cioè che tu stia preparando una qualche sorpresa, come in una barzelletta (tipo quella del tizio tondo che esce dalla casa tonda, prende l’auto tonda e alla fine dice «qualcosa non quadra), ma la cosa dura troppo e la lettura risulta faticosa. Anche col narratore non hai una particolare cura: scegli un onnisciente più per renderti facile la vita che non per un qualche scopo strutturale. Il testo è troppo lungo, ci sono parti non necessarie che risultano ancora più superflue a causa dello stile farraginoso. Il finale arriva come una truffa per il lettore: non è un vero colpo di scena, ma un inganno. Non c’è nulla che corrisponda tra la parte prima e quella dopo. Le rose sono solo un depistaggio inutile, come tutti i pensieri del protagonista. Il fatto che si fermi a parlare con un cadavere fa sorridere per l’ingenuità con cui tratti il tuo lettore: è evidente che sia tutto finto e ad uso di chi legge. Un professionista non avrebbe quell’atteggiamento, così come non serve la patente falsa e la panda della Telecom. L’idea che il meglio sia il migliore e che stia arrivando a ucciderti non è male, ma quest’interpretazione non mi convince. E stilisticamente puoi fare di meglio. Alla prossima!
Yussef
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Ciao Isabella! (Quanto tempo!) Il tema del racconto è brrr… da brivido a dir poco! Ci sono alcune cose che ti segnalo. Sulla partenza hai fatto un po’ di infodump, evitabile con tutto lo spazio che avevi ancora a disposizione. Il protagonista manda a chiamare Yussef e poi scrivi che finalmente lo vede entrare (è il secondo finalmente in cinque righe). I due si parlano, hanno uno scambio di ben tre battute e poi Yussef lo saluta e l’altro gli dice «sapevo che saresti arrivato». L’impressione è che si siano fatti i convenevoli due volte. Quando il protagonista ci dice «Ma allora, perché una folla di grida continua a infestarmi in testa?» Ho storto il naso: sono nella sua mente dall’inizio del racconto ma quest’informazione arriva improvvisa a metà. Non l’hai mostrata, l’hai solo detta e, per di più, in un momento qualsiasi rendendolo poco credibile. Nella parte di dialogo dove citi Didlon e il libro della luce abbiamo un po’ di as you know Bob, un dialogo che serve evidentemente a spiegare i retroscena. Si nota un po’ troppo l’intenzione dell’autrice. Il finale è senz’altro d’impatto, ma poco giustificato dal testo. Perché proprio i testicoli? Perché il personaggio pensa che funzionerà? Perché Yussef non lo vuole fare se poi funziona? Perchè il personaggio non lo fa da solo? Inoltre è descritto in maniera un po’ frettolosa: tanto male e poi sollievo sporco di sangue. Non so come dev’essere, ma immagino qualcosa di peggiore. Il tema del meglio che sta arrivando è dunque la liberazione delle urla? Immagino di sì. Racconto interessante e sorprendente, ma che poteva essere spiegato un po’ meglio. Alla prossima!
L’idolo
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Ciao Giovanni, benvenuto! Ho l’abitudine di scrivere quello che penso e sono un gran rompipalle. Abbi pazienza. Parti con un narratore esterno di tipo telecamera facendo diventare le ruote il soggetto del racconto. Questo funziona al cinema, ma meno nel racconto dove il lettore fa fatica seguendo punti di vista multipli in un’unica scena. «La cava era lontana meno di tre chilometri, e anche se era buio Marco e Medez…» La virgola qui è sbagliata. Se fai un inciso dovresti metterlo tra due virgole, la prima dopo la E e la seconda dopo buio. Da questo e dall’uso di maggiore e minore per le caporali e dallo spazio prima della battuta dopo la finta caporale, immagino che tu non abbia grande esperienza. La cosa mi fa pensare che qui riceverai belle batoste, ma anche che potrai imparare molto e rapidamente. Non ho letto i commenti degli altri (non lo faccio mai prima di commentare sennò mi faccio influenzare) e non so come sta andando l’esperienza su MC, ma, se riesci a non prenderla sul personale, avrai grandi benefici per la tua scrittura così com’è stato per tanti di noi (me per primo!).
Comincio a darti tre consigli per il prossimo racconto: scegli un punto di vista e focalizzati su quello, così, per provare a controllare il pdv. Raccontare qualcosa scrivendo di tutti i punti di vista in scena è più istintivo, si nota che non hai il controllo di quello che vuoi suscitare e per il lettore è faticoso e distante. Spesso genera confusione perché non si capisce a chi è attribuito quello che scrivi.
Altro consiglio:
<< Il meglio che deve ancora arrivare.>> Medez non aggiunse nulla a questa affermazione, scese dal furgone
Se scrivi: «Il meglio deve ancora arrivare.» Medez scese dal furgone. Ottieni l’effetto di mostrare che Medez non aggiunge nulla all’affermazione, senza doverlo dire. Scrivere bene è sopratutto non scrivere.
Ultimo consiglio, e spero che tu non lo viva male perché sono sincero: prenditi un paio d’ore per studiare la punteggiatura. «questi i soldi ce li danno vero?» Ci vuole una virgola prima di vero. L’interpunzione è una cosa che tutti crediamo di conoscere, ma spesso non è così perché la scuola non basta. Fare un paio di ricerche e leggersi qualche articolo della Crusca o simili non occupa troppo tempo e risolve quasi tutti i problemi.
Il racconto è carino, un’avventura vecchio stile senza grandi pretese. Se la scrittura fosse migliore farebbe senz’altro un altro effetto, ma l’idea c’è e questo è l’importante. Dacci dentro e non ti fermare! Alla prossima!
Magazzino ‘22
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Ciao Rick! Piacere (come mai ho l’impressione di conoscerti?) Parti mostrando chiaramente il disagio del protagonista. Le battute arrivano divertenti. La tua prima persona funziona bene, buona alternanza tra descrizione e interiorità. Il testo si segue con grande naturalezza. Allo scambio del lettore di barcode con un’arma ho un po’ storto il naso: mi sembra troppo anche per l’ansioso Aletta. Il finale arriva atteso: il magazzino nasconde una qualche natura segreta, ma non la spiega abbastanza da darmi soddisfazione. Perché ‘22? Mes sta per qualcosa? Il ragazzo è morto? Perché ha dovuto citofonare? Insomma, risolti questi dubbi il racconto sarebbe più carino. Ottima la scrittura, non sei un novellino… Da dove spunti? Solo un appunto: i cipressi nascono già alti? Scherzi a parte, similitudine che non funziona a dovere, ma ste cose scappano su MC. Bravo! Alla prossima!
Eccomi. Ci ho pensato molto prima di pubblicare la mia classifica perché ho avuto difficoltà a beccare il tema in molti racconti.
1.Yussef, di Isabella Valerio 2. Magazzino ‘22, di Rick Faith 3. I tre chef, di Andrea Furlan 4. Il meglio di me, di Davide Mannucci 5. Sospeso tra ieri e domani, di Debora Dolci 6. The best is yet to come, di Stefano Tanci 7. Pausa caffè, di Stefano Moretto 8. Portami a vivere, di Mario Mazzafoglie 9. L’idolo, di Giovanni Pratesi
1.Yussef di Isabella Valerio Ciao Isabella. Il tuo è un perfetto esempio che dimostra quanto non ci sia bisogno di molte parole per arrivare dritti al punto. Il racconto è ben scritto, nulla da dire su trama e narrazione. I sentimenti del protagonista arrivano forti e chiari e il contenuto è perfettamente duro e spietato. Il tema è centrato senza bisogno di forzature per inserirlo a tutti i costi, e questo è un enorme merito. Null’altro da dire se non Complimenti. Altre parole risulterebbero inutili. Buona gara a te.
2. Magazzino ‘22 di Rick Faith Ciao Rick. Che dire? Fossi uomo mi darei una toccatina ai gioielli di famiglia. Spero che il tuo non sia un racconto realistico e che quel paccone non venga spedito mai. Anche perché il 2022 è ancora lungo e il tempo per peggiorare c’è sempre. Insomma, m’hai messo addosso parecchia ansia. E proprio per questo mi è dispiaciuto che il protagonista abbia mostrato tutte quelle paure inspiegabili quando ancora non aveva idea di quale fosse il suo incarico al Magazzino ‘22. Forse avrei strutturato il racconto in un altro modo, mantenendo tutta la sua ansia ma lasciando intendere che lui già sapeva, o almeno sospettava, quale compito ingrato gli sarebbe toccato. Al di là di questa considerazione, tema del contest centratissimo, scrittura buona e scorrevole e complimenti per questo tuo esordio in questa arena. In bocca al lupo e buona gara.
3. I tre chef di Andrea Furlan Ciao Andrea. Bellissimo racconto, complimenti. Il ritmo è in continuo crescendo, la tensione è ben gestita dall’inizio alla fine, i flashback vengono utilizzati con intelligenza, ottima la progettazione della trama, belli i personaggi - abbastanza definiti nonostante i caratteri a disposizione non permettessero di fare miracoli - e, cosa importantissima da non trascurare, finale per nulla scontato. Insomma, mi è piaciuto molto ed è evidente che tu non sia uno sprovveduto. Però… Devo aggiungere un però. Il tema del contest l’hai inserito, è vero, ma diciamoci la verità, è messo lì proprio perché da qualche parte andava messo. Incastrato a forza in un punto in cui, invece di esaltare il momento, ha fatto sì che la tensione calasse per un attimo. Al momento il tuo racconto potrebbe essere senza problemi il mio primo in classifica, ma questo contest ha un tema e non posso trascurare il fatto che tu lo abbia un po’ ignorato. Non resta che sperare che tutti gli altri abbiano fatto peggio. Eheh. Intanto in bocca al lupo e buona gara.
4. Il meglio di me di Davide Mannucci Ciao Davide. Interessante la tua storia, mi ha ricordato un romanzo che ho letto tempo fa: Se Arianna, di Anna Visciani. Una sorta di autobiografia dell’autrice, in cui racconta, in modo anche parecchio cinico, cosa voglia dire condividere la vita con una figlia cerebrolesa grave. Un romanzo che mi è piaciuto davvero molto e che tu mi hai piacevolmente ricordato. Ho trovato una piccola mancanza nel tuo testo. Un accenno alla mamma di questi due ragazzi credo fosse fondamentale. Il fatto di non aver scritto nemmeno una parola a riguardo mi dà di incompletezza, di buco nero. Sarebbe bastato un accenno. Facendo in qualche modo parte del mondo dell’editoria, mi risulta anche difficile credere al fatto che questo padre si occupi di due figli, uno dei quali molto malato, scrivendo. Sappiamo quanto sia difficile, se non impossibile, campare di sola scrittura in Italia, e questo ha reso il racconto poco credibile. Magari anche solo affidare al papà la professione di editor, di ghostwriter o di traduttore sarebbe stata una buona soluzione al problema credibilità. Tolti questi dettagli, resta una storia famigliare bella, tenera e dura allo stesso tempo, reale, disperata ma con la giusta dose di speranza per il meglio che verrà, qualunque esso sia. Il tema del contest mi sembra abbastanza azzeccato, nonostante la piccola forzatura delle parole del prete. Presterei un po’ più d’attenzione ai dialoghi, a volte troppo artefatti e poco naturali. Buona gara.
5. Sospeso tra ieri e domani di Debora Dolci Uno stile leggero e una scrittura delicata che rende la lettura scorrevole. Il racconto può inserirsi nel genere romance, credo che andando avanti con la narrazione prenderebbe proprio quella direzione. Forse un po’ forzato il collegamento col tema del contest. Si parla di futuro, e questo rientra nelle aspettative, ma non è ben chiaro cosa debba essere considerato “il meglio”. Il protagonista è un ragazzo un po’ deluso dalle difficoltà che incontra per arrivare alla tanto ambita posizione lavorativa, e la semplicità con cui supera questa crisi in un attimo, grazie a un incontro fortuito e a un appuntamento che non promettono certo una realizzazione di alcun tipo, mi sembra troppo surreale. Sono certa che l’intento non fosse quello di far passare il messaggio “forse sto per trovare l’amore, per il momento fanculo al lavoro”, ma in realtà è ciò che mi arriva leggendo. Avrei concluso il racconto in un altro modo. Sarebbe bastata una lieve modifica alle ultime due frasi per rendere meno epico questo incontro tra i due ragazzi, rendendolo normale, un momentaneo svago necessario per poi tornare a pensare alle ambizioni iniziali. Non so ancora come classificare il racconto. È una buona scrittura con un buon ritmo, devo solo capire meglio se e quanto il tutto possa considerarsi calzante col tema. Buona gara.
6. The best is yet to come di Stefano Tanci Caro Stefano, fino alle ultimissime righe del tuo racconto ho continuato a dire a me stessa: “eccolo, ecco il mio primo posto, è lui il mio primo posto”. Poi hai anche citato Frank Sinatra e la sua The best is yet to come, e lì sei diventato esattamente il perfetto paraculo (nel senso buono) da primo posto in classifica. Sì, la punteggiatura è spesso messa a caso e alcune frasi potevano essere costruite meglio, è vero, però c’era tutto il resto: una buona scrittura, l’attenzione del lettore, il tema centrato… tutto. Poi, a un certo punto, arrivano quelle maledette ultime righe. E niente. Finito tutto. Primo posto andato a farsi benedire. Ma perché, porcaccia la miseria, hai deciso di non spargere qualche briciolina qua e là per farmi vagamente avvicinare a quell’epilogo? Il colpo di scena è troppo secco e troppo fuori contesto rispetto a tutto il resto. E tutto se n’è andato a quel paese, incluso il tema del contest che sembrava così ben centrato e invece, alla fine, no. Sei molto bravo, davvero. Solo due cose: presta attenzione alla punteggiatura e gestisci meglio i climax. In bocca al lupo e buona gara.
7. Pausa caffè di Stefano Moretto Ciao Stefano. Non ho molto da dire sul tuo racconto. Intanto un piccolo appunto sulle ripetizioni che ho trovato proprio all’inizio, che appesantiscono molto la lettura: “…del programma di SCRITTURA compare la SCRITTA…”, “…chiavina…pausina…caffettino…”. Per il resto si tratta di un racconto carino, ironico a dalla scrittura piacevole. Buoni anche i dialoghi e originale il colpo di scena finale. Un po’ d’attenzione in più andrebbe data alla punteggiatura, spesso messa a caso e altrettanto spesso assente. Ma passiamo al punto più importante: il racconto segue il tema proposto? Per me, purtroppo, è un no. Non l’ho trovato molto calzante. Ci sta che io non abbia capito il senso che hai voluto dare al tuo scritto, ma per me l’assenza di coerenza col tema del contest penalizza il tutto. Ti faccio un grosso in bocca al lupo e buona gara.
8. Portami a vivere di Mario Mazzafoglie Ciao Mario. Credo di averti già incontrato nella precedente edizione e di aver dovuto valutare il tuo racconto anche lì. Non amo particolarmente questo tipo di ironia, anzi, mi infastidisce perché spicciola e con un’inutile presenza di volgarità gratuita. Non è certo una comicità intelligente che mi piacerebbe trovare in uno scritto da cui mi aspetto qualche risata strappata. Ma questo è un mio gusto personale da cui cercherò di distaccarmi per un attimo. Il testo è ben scritto e ben strutturato, anche se la trama non è molto originale. I soliloqui interiori del protagonista sono ben sviluppati e la lettura scorre liscia, senza intoppi. Ben definito anche il coprotagonista e ben gestiti i cambi spaziotemporali. Ma il tema del contest… no. Forzato. Inserito a caso. Per nulla pensato. Peccato perché questo va a condizionare il giudizio finale. Resta comunque un buon racconto, da leggere con spensieratezza. Ti auguro una buona gara.
9. L’idolo di Giovanni Pratesi Ciao Giovanni. Parto subito dalla fine, dalla cosa più importante. Ritengo che il tema del contest non sia stato ben centrato. È inserito forzatamente e la cosa è troppo evidente per poter essere trascurata. Detto ciò, passiamo a trama e sviluppo. La storia potrebbe anche essere interessante, e in questo caso credo che usare più caratteri, visto che ne avevi a disposizione quasi il doppio di quelli utilizzati, avrebbe potuto aiutarti a sviluppare meglio la trama e a creare qualche snodo più intrigante. Invece è risultato tutto frettoloso e superficiale. Con tutto il rispetto, ho trovato la tua scrittura molto immatura, a partire dalla costruzione delle frasi fino ad arrivare a punteggiatura imprecisa e concetti ripetuti. Comunque non mollare. E spero che questa esperienza possa aiutarti a diventare più consapevole di te stesso e dei tuoi mezzi. In bocca al lupo per tutto.
Ciao coso, te, come ti chiami insomma... Il tuo racconto mi è piaciuto molto, anche se lo sai che non amo troppo il melodramma. Comunque l'introduzione dell'(auto)ironia nel testo trovo che gli dia un altro respiro, tridimensionalità e anche un'altra credibilità. Sullo stile niente da dire. Buona prova, alla prossima!
2 I tre chef
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Ciao Andrea, piacere di rileggerti. Il tuo racconto mi è piaciuto molto, tanto per il tuo stile che trovo molto efficace quanto per il fatto che mi ha sorpreso. Anche io mi aspettavo tutt'altro e forse il finale è stato troppo affrettato e brusco, ma devo dire che l'ho comunque letto tutto d'un fiato e ha saputo intrattenermi. Quindi per me un'ottima prova :)
3 Portami a vivere
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Ciao Mario contrariamente agli altri, a me sono piaciute più la seconda parte e il finale, la prima non mi ha fatto impazzire se ti devo dire la verità. Io non so chi sono i Gemboys e quindi il finale mi ha sorpreso e mi ha fatto proprio ridere. Sullo stile non ho niente da farti notare. Per me senz'altro una buona prova, alla prossima.
4 The best is yet to come
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Ciao Kruaxi piacere di rileggerti. Tranquillo sono cose che capitano a tutti, tante volte io mi ci sono proprio incazzato perché mi sono sentito dire cose tipo "eh ma io ho visto un film anni 80 che raccontava lo stesso." Eh ma io no. Nemmeno io ho letto molto di King, per cui per me è completamente nuovo. Figurati pensavo che lui fosse morto o qualcosa del genere. Lo spiegone normalmente lo odio, ma qui non mi ha dato fastidio. Insomma, concludendo, un racconto che mi è piaciuto, che ho letto senza problemi e quindi per me una prova buona. Alla prossima.
5 Magazzino 22
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Ciao Rick e piacere d'incontrarti, il tuo un racconto simpatico e ben scritto che si legge volentieri e tutto d'un fiato. Buona la caratterizzazione del personaggio e buona in generale la tua scrittura. Devo dire che l'ho letto di un fiato ed è stato molto piacevole. Anche io ti devo fare l'appunto che forse il tema è quasi assente e si limita sono a una battuta alla fine che non ha nessuna conseguenza sulla storia in sé. Un saluto!
6 Yussef
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Ciao Gennibo un tema senz'altro forte quello da te trattato. Ma credo che avesse bisogno di piú caratteri per essere sviluppato a dovere. La conclusione arriva troppo frettolosamente, senza darci il tempo di entrare bene nel personaggio e farci capire le sue motivazioni e il perchè del suo gesto. Si sente in colpa ok, ma quindi si taglia le palle una notte da solo e via? Insomma non so se onestamente possa poi sopravvivere al suo gesto. Credo che andrebbe un po' rivisto nella struttura e nei dettagli, peccato perchè l'idea di fondo è molto forte. Un saluto e a rileggerti.
7 Sospeso tra ieri e domani
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Ciao Debora, piacere d'incontrarti di nuovo. Dunque contrariamente agli altri a me la prima parte non è piaciuta molto, ci sono troppe frasi corte che si succedono di seguito e trovo che mi spezzino il ritmo della lettura, ho veramente preferito la seconda parte. Per quanto riguarda il tema in generale, l'ho trovato molto leggero. Avrei preferito qualcosa di più emotivamente intenso od originale se posso essere sincero. Non c'entra niente, ma all'inizio ero convinto che il protagonista fosse una lei, e quando ho letto "Giulio" sono rimasto un po' spaesato (non c'è nessuna ragione per cui dovesse essere una donna, ma mi era preso così che ti devo dire...)
8 Pausa Caffè
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Ciao Stefano ho trovato il tuo un racconto simpatico, l'attinenza al tema veramente un po' poca, se devo essere sincero ;) Però mi sento di dirti che l'ho trovato poco originale, non solo per il tema in sé ma anche e sopratutto per lo svolgimento... Insomma non sei riuscito mai a sorprendermi o emozionarmi in nessuno momento, mi dispiace.
9 L'idolo
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Ciao Giovanni, anche io mi accodo ai consigli che ti hanno dato i miei colleghi, e non li ripeterò. Però non te la prendere assolutamente e mi raccomando non rinunciare a scrivere! Nessuno nasce imparato e per essere il tuo primo pezzo non è niente male! Fai tesoro dei consigli e la volta prossima sarà molto meglio ;) Spero di rileggerti presto. Un saluto.
Ecco classifica e commenti. Scusate davvero il ritardo, non sapete le corse:
1.Il meglio di me di Davide Mannucci 2.Yussef di Gennibo 3.Portami a vivere di Mario Mazzafoglie 4. Magazzino ‘22 di Rick Faith 5.I tre chef di Andrea Furlan 6.Sospeso tra ieri e domani di Debora Dolci 7.Pausa caffè di Stefano Moretto 8.The best is yet to come di Stefano Tanci 9.L’idolo di Giovanni Pratesi
Il meglio di me di Davide Mannucci Ciao Davide, e piacere di averti letto che nuovo! Cosa dire? Con questo racconto secondo me hai svoltato. Sai già di essere molto bravo dal punto di vista tecnico e sai anche che le tue storie a me piacciono sempre, ma questo ha un qualcosa in più. Ha ritmo, è ironico e profondo, è quasi metatestuale per certi versi. I miei complimenti, davvero.
Sospeso tra ieri e domani di Debora Dolci Ciao Debora, e piacere di averti letta di nuovo. Anche io ho trovato il tuo titolo molto appropriato per il nome del tuo gruppo. Il testo è ben scritto, come sempre. Fluido, liscio come la seta, ma con ritmo: brava. Da un punto di vista tecnico lo trovo ineccepibile. La storia è carina e delicata, la storia di una vita qualsiasi, che apprezzo molto. Se proprio devo trovare una pecca forse è un po’ scontato. Il racconto resta comunque molto buono.
Pausa caffè di Stefano Moretto Ciao Stefano, e piacere di averti letto di nuovo. Quello che scrivo a te è simile a quanto ho ilscritto a Debora. Il tuo testo mi è piaciuto: semplice, un pezzo di vita vera che potrebbe essere quella di ognuno di noi, si legge bene e d'un fiato. La pecca che posso trovare facendo proprio le pulci è anche in questo caso il finale un po' scontato. Non che uno che legge il testo si aspetti per forza questa chiusa, ma non mi ha colpito molto n'è quanto succede (e questo non ha molto peso, in realtà) nè la narrazione di come succede (ho trovato la descrizione di lei e la battuta finale carine, ma poco originali). Anche nel tuo caso, resta un bel testo.
I tre chef di Andrea Furlan Ciao Andrea, e piacere di averti letto di nuovo. Te lo dico sempre che mi piace come scrivi. Molto. Ma questa volta i complementi sono prevalentemente per il contenuto. Il tuo racconto mi ha divertito e stupito e collegare questo tema a una vendetta che c'entri con il cannibalismo l'ho trovata un'idea molto originale. Il tutto è ben scritto come sempre. Unico neo è forse la mancanza di caratterizzazione del carnefice, che io, personalmente, avrei approfondito. Comunque ottima prova.
Portami a vivere di Mario Mazzafoglie Ciao Mario, e piacere di averti letto! Che dire, a me il tuo racconto ha fatto divertire. Ho apprezzato la declinazione ironica che hai dato al tema, i personaggi sono ben caratterizzati e il testo è ben scritto (anche se ti sono scappate un paio di virgole, i refusi in minuti contati sono ok). Bravo!
The best is yet to come di Stefano Tanci Ciao Stefano, e piacere di averti letto di nuovo! Devo dire che il tuo racconto è carino, ma non mi ha molto convinta. Secondo me c’è un po’ poco ritmo e nella seconda parte il racconto perde un po’, oltre a risultare un po’ un già letto, come ti hanno detto. Di per sè il testo è carino, ma l’esecuzione un po’ incerta e la trama non originalissima.
Yussef di Gennibo Ciao Gennibo, e piacere di averti letto! Caspita, che roba! La tua storia mi è piaciuta moltissimo e l’hai scritta in un modo molto diretto ed efficace. Ti confesso che dopo le prime righe non ne ero molto entusiasta, ma poi ci sono proprio finita dentro. D’impatto e bella! Complimenti, davvero.
L’idolo di Giovanni Pratesi Ciao Giovanni, e piacere di averti letto! Allora, il tuo racconto non mi ha convinta per diversi motivi. Ho trovato l’impostazione grafica un po’ disturbante, ma questa può essere una considerazione personale. Più che altro mi sembra che la storia non parta mai, che non ci sia ritmo. Inoltre la trama non è delle più originali. Ti segnalo anche un refusino che è scappato (nulla di grave, specie con il tempo contato può capitare) “inprecava”. Avrei anche gestito diversamente il finale. Così come è perde un po’ d’impatto.
Magazzino ‘22 di Rick Faith Ciao Rick e piacere di averti letto! Devo dire che ho trovato il tuo racconto davvero godibile. La trama molto carina e divertente e ben scritto. E’ la prima volta che ti vedo qui, quindi immagino tu sia “nuovo”. Se questa è la tua prima prova, direi un ottimo inizio. Non ho particolari pecche da farti notare. La tua posizione in classifica dipende solo da quanto altri racconti mi abbiano colpita di più, ma lo trovo davvero buono.
Ecco a voi i miei commenti e classifica, scusate per il ritardo!
1) Il meglio di me, di Davide Mannucci Un racconto decisamente efficace che arriva proprio dove voleva arrivare e lo fa nel modo corretto e funzionale. Mi è piaciuto anche se, forse, in questo caso c'è più attenzione alla correttezza formale mentre il sentimento, paradossalmente, esce meno rispetto ad altre volte. Concordo con Bagorda riguardo all'assenza della figura materna e alla questione rendita del lavoro di scrittore, potevi infilarci qualcosina di più per contestualizzare meglio. Tema ottimamente declinato. Per me siamo su un pollice su. 2) Sospeso tra ieri e domani, di Debora Dolci Una piccola grande perla ancora un pelo da strofinare per renderla alla sua giusta luminosità. Mi aggancio alla riflessione di D'Addabbo sul sesso del protagonista perché anch'io l'ho fatta, inizialmente, ragazza. Aggiungo però una riflessione e tenderei a svincolarmi dal sesso dell'autrice quanto dalla sensibilità con cui è tratteggiato il personaggio, credo che il motivo del dubbio nasca lì. Inoltre, lavorerei un po' di più su Eleonora e sullo scattare del suo interesse per il protagonista tentando di identificare un qualcosa di specifico in modo da dare un senso all'attrazione, fosse anche un back su qualcosa successo tra loro nel passato. Detto questo, mi è piaciuto davvero tanto e ritengo che il tema sia declinato in modo davvero buono. Direi dunque un pollice quasi su, ma bello brillante. 3) Yussef, di Isabella Valerio Un racconto che è un pugno nello stomaco, diretto ed efficace. E il tema è preso benissimo, con quel tanto di non detto che vorrei trovare sempre più spesso nelle varie declinazioni. Non arrivo però al pollice su perché ritengo che servirebbe più contesto, quel giusto da offrire anche al lettore che non riesce subito a entrarci una base per non rischiare di confonderlo con uno strano fantasy... So che può essere considerata una castroneria, questa mia affermazione, ma pensaci: chi non conosce l'infibulazione, come può percepire il racconto? Pertanto pollice quasi su e brava comunque. 4) Magazzino ‘22, di Rick Faith Un racconto davvero godibile che dimostra una penna matura e consapevole. Detto questo, la mia valutazione si ferma al pollice tendente al positivo in modo solido e brillante perché ho la percezione che avresti potuto seminare molto meglio e che il testo sarebbe potuto risultare più funzionale con meno caratteri. Alla fine, di questo Aletta ci arriva poco e lo stesso Mes simane piuttosto indefinito, tanto che io lo avrei preso per il Messia mentre tu hai affermato essere Mosè, insomma ingranaggi buoni, ma da rendere più efficaci. Il tema arriva, anche se può patire della problematica di rivelarsi come semplice battuta finale. In ogni caso, un ottimo esordio nell'Arena. 5) Portami a vivere, di Mario Mazzafoglie Sei un maestro di questo genere di racconti e lo dimostri una volta di più. Divertente e ben scritto, non mi ha convinto sul finale più che altro perché non mi è arrivato con la forza che avrebbe dovuto avere e questo può essere ascrivibile a due motivazioni: 1) idea sbagliata o 2) poco funzionale il percorso per arrivarci. A mio parere la verità sta nel mezzo. Il tema, mmh... Anche quello arriva debole e credo sia legato proprio alle problematiche riguardanti il finale. In buona sostanza direi un pollice tendente verso il positivo in modo solido, ma non brillante che si piazza davanti al parivalutato racconto di Furlan per una questione legata più che altro alla forma racconto che nel suo un po' manca. 6) Pausa caffè, di Stefano Moretto Un buon racconto che, però, non riesce a spiccare in nessuna sua parte con l'aggravante di avere due personaggi (i colleghi) che si assomigliano davvero troppo e dei dialoghi che mi sono sembrati poco brillanti. Il finale dovrebbe contenere il tema, ma arriva solo a chi già lo conosceva a priori e questo è sempre sinonimo di non riuscita. Insomma, hai fatto di meglio e questo si configura come semplice esercizio anche se più che piacevole da leggere. Direi dunque un pollice tendente al positivo in modo solido, ma non brillante che si piazza tra i racconti di Furlan e Mazzafoglie. 7) I tre chef, di Andrea Furlan Un solo difetto: sembra più un soggetto che un racconto. Tutto molto bello, ma manca empatia perché l'unica costruzione che fai è sul rapporto finito tra il protagonista e Lucia e non c'è preparazione, per forza di cose, su tutto il resto. Potrebbe essere, appunto, un soggetto per un breve romanzo (cui dovresti aggiungere una risoluzione una volta portato il protagonista nella trappola). Manca la costruzione del villain, la spiegazione del perché del gioco da lui inscenato, la gestione del mistero, motivazioni più articolate. Quindi, dal mio punto di vista, la prova è fallita perché il racconto di 5000 caratteri potevi organizzarlo diversamente e renderlo più funzionale al tema stesso mentre qui, lo ripeto, hai creato una struttura, decisamente valida, per qualcosa di più articolato. Come valutazione direi un pollice tendente verso il positivo in modo solido soprattutto per quanto crei in potenza, ma non brillante. 8) The best is yet to come, di Stefano Tanci Allora... Fregatene della questione plagio perché è quasi impossibile, ormai, scrivere qualcosa di originale e se ci si mette a cercare anche nei racconti degli autori conosciuti allora non abbiamo proprio speranza. Giusto rilevarlo, è stato detto spesso anche a me e anche di recente su un racconto cui tengo molto da una persona a me molto cara e va bene così perché non possiamo evitare tutto. L'unica cosa che possiamo fare è cercare l'esecuzione migliore possibile ed è proprio lì che va giocata la partita. Seconda cosa: fregatene delle difficoltà che stai incontrando. Prima di arrivare a questi contest, provenivo da Scuola Holden e Master in Scrittura e Produzione per la Fiction, avevo esperienza eppure per un anno intero presi solo mazzate: sono necessarie perché qui il confronto è vita e sì, è anche la migliore scuola possibile e ognuno ha il suo tempo per mettersi in riga. Veniamo dunque al racconto e quello da segnalare è proprio la mancata semina funzionale in avvicinamento al finale, cosa che fa percepire al lettore una sorta di fregatura. Inoltre, anche il percorso per arrivarci è probabilmente troppo lungo e andrebbe asciugato. Infine, quel AS YOU KNOW BOB assolutamente da evitare che, però, mette in luce proprio le pecche della costruzione. Pecche che danneggiano, ovviamente, anche la resa del tema. Tutta esperienza, Stefano. Come valutazione, direi un pollice tendente verso il positivo, ma non solidissimo.