L'elefantino magico
- gcdaddabbo
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L'elefantino magico
Un uomo racconta ad un bambino:
“A DebDeb. sulle alture ai margini del deserto, c’è un grande elefante di sabbia. Sette anni fa, ci arrivai dopo mesi di cammino. C’era la luna e all’orizzonte s’intuiva il mare. Ero con Musa ed Ibrahim e decidemmo di passare lì la notte. C’eravamo appena distesi che vedemmo arrivare 1 maschio e 2 femmine, Aladje, (Sì, si chiamava proprio come te), Mounass e Heidi, la tua mamma. Dovevamo riposare perché Ibrahim era malato di leucemia. Voleva raggiungere l’Italia per tentare di curare la sua malattia, ma si stancava presto ed appena disteso cadde in un sonno profondo. Si unirono a noi.
Sì, Aladje. è lì che ho conosciuto la mamma.
Mentre ci dividevamo quel poco di cibo che avevamo, vedemmo passare correndo e zoppicando un giovane che puzzava di sangue.
Musa gli gridò: “Dove corri? Non arriverai così fino al mare!”
Vieux, così si chiamava quel tizio ansimante e spaventato: “Ci hanno uccisi tutti! Ci hanno uccisi!”
Io ridendo: “Ehi! Morto. Noi siamo vivi. Chi vi ha uccisi?”
Vieux si avvicinò, tremando: “I miliziani, credo, ci hanno uccisi!”
La mamma si alzò, lo prese per mano: “Un po’ d’acqua? Siamo amici!”
Musa: “Possiamo aiutarti. Fermati qui con noi. Ripartiamo all’alba. Cos’è successo?”
Vieux: “Eravamo in 18. Io, i miei due fratelli ed altri a Gao. Abbiamo trovato un passeur con un camion. Siamo saliti. C’erano delle casse. Stavamo seduti. Andavamo veloci. Ci hanno fermati. Abbiamo sentito discutere. Poi colpi di mitra. Ci hanno spinti giù dal camion che è ripartito verso sud. I miei fratelli erano stati colpiti alla testa. Tutti uccisi. Io, no! Ho trovato la stella che indica il nord, avrò fatto due miglia di corsa sulla strada.”
Seduto accanto alla mamma, beveva e sputava e si puliva dalla sabbia e dal sangue e piangeva.
Eravamo 7 ragazzi spauriti, con tanto coraggio e tante speranze sotto un grande elefante in vista del mare. Mi sono ricordato allora del vecchietto dell’isola degli elefanti.
Quando eravamo scesi dal barcone sul Gambia, piangeva. Ci ha detto che ormai non ci sono più elefanti. Li stanno sterminando. Non aveva più voglia di vivere. Ha dato a Musa questo elefantino di avorio lucido. “Magico.” ha detto. “Se sarete in sette sotto un grande elefante, tenendovi per mano, potrete ritrovarvi dopo sette anni.”
Quando ne ho parlato, Musa mi ha rimproverato, ma ha accettato di tirarlo fuori.
Abbiamo fatto un cerchio e ci siamo presi per mano.
Musa ha detto: “Oggi, compleanno del Profeta del 1435, multiplo di 7, noi del cerchio magico, ci impegniamo a ritrovarci, vivi o morti, fra 7 anni esatti sotto un elefante gigante come questo per raccontarci le nostre storie dalle più tristi alle più allegre. Lo spirito degli elefanti possa realizzare questo nostro impegno.”
Abbiamo gridato insieme sette volte: “Ci impegniamo!”
In Libia ci hanno fermati e separato i maschi dalle femmine. Nel campo di prigionia, Musa ha aiutato le guardie a vincere una partita di calcio ed ha chiesto di liberare me, mi ha consegnato l’elefantino ed è rimasto con loro. Ho visto Aladje sgattaiolare via e Vieux torturato perché sospettato per le sue ferite.
Mamma ha visto Mounass che cercava di proteggersi da un gendarme.
Per caso, dopo qualche mese, mi sono ritrovato con lei sullo stesso barcone. Siamo stati due giorni in mare. Poi a Lampedusa ed a Casarano dove sei nato tu.
Sono passati 7 anni e siamo venuti qui a Catania nella piazza della fontana dell’elefante e vedi abbiamo messo intorno alla fontana 7 sedie.
Guarda, lassù quel bagliore di fuoco, è l’Etna che brontola come un guardiano degli inferi imprigionato.
Dimmi Heidi! Devo essere proprio impazzito a portare fin qui te ed il piccolo Aladje. Dimmelo, tu, gigante di fuoco! Sono folle? Ho attraversato lo stretto. Ho chiesto in prestito al bar 7 sedie ed ho lasciato 100 € di cauzione. Non si vede nessuno. Il giorno è giusto, ma l’elefante è questo? Dove saranno adesso gli altri?”
Si siede sulla sedia di fronte al vulcano.
Dice: “Sono sposato, ho un bambino bellissimo. Lavoro alla ricerca di migranti disperati per aiutarli.”
Heidi si siede accanto a lui con il bambino in braccio: “Io vendo sulle spiagge perline e faccio treccine e cerco Mounass.”
Un’eruzione sull’Etna.
Compare Musa vestito da calciatore: “Sono inquadrato e pagato, ma sono solo. Mi manca la casa, una donna, l’amore.”
Un nuovo bagliore di fuoco.
Vieux: “Il passato è passato. Ho una mia donna e due bambini. Lavoro di notte, di giorno riposo. Ho un tetto, una casa.”
Un’altra eruzione, Hibrahim: “Non sono guarito, ma sono diventato famoso. Mi hanno raccolto e curato. Qualcuno ha scritto di me sui giornali. Una tata a Bologna l’ha letto e Laura Pausini mi ha chiamato e sono contento così.”
Una luce che squarcia la notte.
Mounass e Aladje, gli sguardi felici: “Ormai non ci tocca più niente. Sul mare ho pregato, il mio corpo è sul fondo.” “L’ho trovata alla fine. Dopo anni con la schiena piegata nei campi e a dormire in baracche, un brutto incidente.”
Venire ne è valsa la pena.
“A DebDeb. sulle alture ai margini del deserto, c’è un grande elefante di sabbia. Sette anni fa, ci arrivai dopo mesi di cammino. C’era la luna e all’orizzonte s’intuiva il mare. Ero con Musa ed Ibrahim e decidemmo di passare lì la notte. C’eravamo appena distesi che vedemmo arrivare 1 maschio e 2 femmine, Aladje, (Sì, si chiamava proprio come te), Mounass e Heidi, la tua mamma. Dovevamo riposare perché Ibrahim era malato di leucemia. Voleva raggiungere l’Italia per tentare di curare la sua malattia, ma si stancava presto ed appena disteso cadde in un sonno profondo. Si unirono a noi.
Sì, Aladje. è lì che ho conosciuto la mamma.
Mentre ci dividevamo quel poco di cibo che avevamo, vedemmo passare correndo e zoppicando un giovane che puzzava di sangue.
Musa gli gridò: “Dove corri? Non arriverai così fino al mare!”
Vieux, così si chiamava quel tizio ansimante e spaventato: “Ci hanno uccisi tutti! Ci hanno uccisi!”
Io ridendo: “Ehi! Morto. Noi siamo vivi. Chi vi ha uccisi?”
Vieux si avvicinò, tremando: “I miliziani, credo, ci hanno uccisi!”
La mamma si alzò, lo prese per mano: “Un po’ d’acqua? Siamo amici!”
Musa: “Possiamo aiutarti. Fermati qui con noi. Ripartiamo all’alba. Cos’è successo?”
Vieux: “Eravamo in 18. Io, i miei due fratelli ed altri a Gao. Abbiamo trovato un passeur con un camion. Siamo saliti. C’erano delle casse. Stavamo seduti. Andavamo veloci. Ci hanno fermati. Abbiamo sentito discutere. Poi colpi di mitra. Ci hanno spinti giù dal camion che è ripartito verso sud. I miei fratelli erano stati colpiti alla testa. Tutti uccisi. Io, no! Ho trovato la stella che indica il nord, avrò fatto due miglia di corsa sulla strada.”
Seduto accanto alla mamma, beveva e sputava e si puliva dalla sabbia e dal sangue e piangeva.
Eravamo 7 ragazzi spauriti, con tanto coraggio e tante speranze sotto un grande elefante in vista del mare. Mi sono ricordato allora del vecchietto dell’isola degli elefanti.
Quando eravamo scesi dal barcone sul Gambia, piangeva. Ci ha detto che ormai non ci sono più elefanti. Li stanno sterminando. Non aveva più voglia di vivere. Ha dato a Musa questo elefantino di avorio lucido. “Magico.” ha detto. “Se sarete in sette sotto un grande elefante, tenendovi per mano, potrete ritrovarvi dopo sette anni.”
Quando ne ho parlato, Musa mi ha rimproverato, ma ha accettato di tirarlo fuori.
Abbiamo fatto un cerchio e ci siamo presi per mano.
Musa ha detto: “Oggi, compleanno del Profeta del 1435, multiplo di 7, noi del cerchio magico, ci impegniamo a ritrovarci, vivi o morti, fra 7 anni esatti sotto un elefante gigante come questo per raccontarci le nostre storie dalle più tristi alle più allegre. Lo spirito degli elefanti possa realizzare questo nostro impegno.”
Abbiamo gridato insieme sette volte: “Ci impegniamo!”
In Libia ci hanno fermati e separato i maschi dalle femmine. Nel campo di prigionia, Musa ha aiutato le guardie a vincere una partita di calcio ed ha chiesto di liberare me, mi ha consegnato l’elefantino ed è rimasto con loro. Ho visto Aladje sgattaiolare via e Vieux torturato perché sospettato per le sue ferite.
Mamma ha visto Mounass che cercava di proteggersi da un gendarme.
Per caso, dopo qualche mese, mi sono ritrovato con lei sullo stesso barcone. Siamo stati due giorni in mare. Poi a Lampedusa ed a Casarano dove sei nato tu.
Sono passati 7 anni e siamo venuti qui a Catania nella piazza della fontana dell’elefante e vedi abbiamo messo intorno alla fontana 7 sedie.
Guarda, lassù quel bagliore di fuoco, è l’Etna che brontola come un guardiano degli inferi imprigionato.
Dimmi Heidi! Devo essere proprio impazzito a portare fin qui te ed il piccolo Aladje. Dimmelo, tu, gigante di fuoco! Sono folle? Ho attraversato lo stretto. Ho chiesto in prestito al bar 7 sedie ed ho lasciato 100 € di cauzione. Non si vede nessuno. Il giorno è giusto, ma l’elefante è questo? Dove saranno adesso gli altri?”
Si siede sulla sedia di fronte al vulcano.
Dice: “Sono sposato, ho un bambino bellissimo. Lavoro alla ricerca di migranti disperati per aiutarli.”
Heidi si siede accanto a lui con il bambino in braccio: “Io vendo sulle spiagge perline e faccio treccine e cerco Mounass.”
Un’eruzione sull’Etna.
Compare Musa vestito da calciatore: “Sono inquadrato e pagato, ma sono solo. Mi manca la casa, una donna, l’amore.”
Un nuovo bagliore di fuoco.
Vieux: “Il passato è passato. Ho una mia donna e due bambini. Lavoro di notte, di giorno riposo. Ho un tetto, una casa.”
Un’altra eruzione, Hibrahim: “Non sono guarito, ma sono diventato famoso. Mi hanno raccolto e curato. Qualcuno ha scritto di me sui giornali. Una tata a Bologna l’ha letto e Laura Pausini mi ha chiamato e sono contento così.”
Una luce che squarcia la notte.
Mounass e Aladje, gli sguardi felici: “Ormai non ci tocca più niente. Sul mare ho pregato, il mio corpo è sul fondo.” “L’ho trovata alla fine. Dopo anni con la schiena piegata nei campi e a dormire in baracche, un brutto incidente.”
Venire ne è valsa la pena.
Ultima modifica di gcdaddabbo il martedì 21 novembre 2023, 0:58, modificato 1 volta in totale.
Re: L'elefantino magico
Ciao Giovanni! Parametri rispettati, buona IGNORANZA EROICA EDITION!
- gcdaddabbo
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Re: L'elefantino magico
antico ha scritto:Ciao Giovanni! Parametri rispettati, buona IGNORANZA EROICA EDITION!
Grazie! Buona Edition a te!
Re: L'elefantino magico
Ciao. Il tema che affronti è molto delicato, e il racconto che ne è saltato fuori è molto toccante. Tuttavia ci sono molti nomi e storie personali che andrebbero sviscerate maggiormente e 5000 caratteri secondo me sono troppo pochi per rendere al meglio queste storie che meritano di essere raccontate.
Il tema può essere centrato, certo, perché l'inferno è ovunque.
Una nota: in narrativa i numeri vanno sempre scritti in lettere.
Il tema può essere centrato, certo, perché l'inferno è ovunque.
Una nota: in narrativa i numeri vanno sempre scritti in lettere.
Re: L'elefantino magico
Ciao, la storia molto interessante, originale e realistica, se non proprio reale. Riesce pure a non scivolare troppo nel retorico e questo decisamente non è facile.
Al di là della difficoltà con i molti nomi (fatto che però rende bene l'idea: ci sono sì molti nomi in questa storia ma sono comunque pochi rispetto ai tanti che vivono questa esperienza), ho trovato un po' straniante lo stacco (gli stacchi?) finali. In primis quando il padre inizia a rivolgersi non più al figlio ma alla madre. Dopodiché quando la narrazione diventa in terza persona: assumiamo il punto di vista del figlio? O siamo all'esterno della vicenda?
In quest'ultima parte in particolare ho faticato un po' a capire bene cosa stesse succedendo, anche se la potenza dell'immagine con l'Etna sullo sfondo è notevole, con questi volti che mi sono immaginato giganteschi quasi fossero all'interno di un fumetto.
Puntualizzazione sulla forma: so che spesso dicono di evitare le d eufoniche per non suonare vetusti, però in questo caso forse le d aiutano a dare al tutto un' aura più sacrale e antica. Era una scelta consapevole?
Grazie per la scelta della tematica comunque, io stesso non so se sarei in grado di gestirla così bene.
Ah e un'altra domanda: Debdeb è un luogo reale? Ha a che fare con il tuo cognome?
Al di là della difficoltà con i molti nomi (fatto che però rende bene l'idea: ci sono sì molti nomi in questa storia ma sono comunque pochi rispetto ai tanti che vivono questa esperienza), ho trovato un po' straniante lo stacco (gli stacchi?) finali. In primis quando il padre inizia a rivolgersi non più al figlio ma alla madre. Dopodiché quando la narrazione diventa in terza persona: assumiamo il punto di vista del figlio? O siamo all'esterno della vicenda?
In quest'ultima parte in particolare ho faticato un po' a capire bene cosa stesse succedendo, anche se la potenza dell'immagine con l'Etna sullo sfondo è notevole, con questi volti che mi sono immaginato giganteschi quasi fossero all'interno di un fumetto.
Puntualizzazione sulla forma: so che spesso dicono di evitare le d eufoniche per non suonare vetusti, però in questo caso forse le d aiutano a dare al tutto un' aura più sacrale e antica. Era una scelta consapevole?
Grazie per la scelta della tematica comunque, io stesso non so se sarei in grado di gestirla così bene.
Ah e un'altra domanda: Debdeb è un luogo reale? Ha a che fare con il tuo cognome?
- gcdaddabbo
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Re: L'elefantino magico
Ragazzo ha scritto:Ciao. Il tema che affronti è molto delicato, e il racconto che ne è saltato fuori è molto toccante. Tuttavia ci sono molti nomi e storie personali che andrebbero sviscerate maggiormente e 5000 caratteri secondo me sono troppo pochi per rendere al meglio queste storie che meritano di essere raccontate.
Il tema può essere centrato, certo, perché l'inferno è ovunque.
Una nota: in narrativa i numeri vanno sempre scritti in lettere.
Ciao, Ragazzo! Mi fa piacere di incontrarti. Sono convinto che le storie di quelli che a te sembrano personaggi andrebbero sviscerate, come quelle di tutti i poveri immigrati che ogni giorno attraversano il deserto o il mare. Conosco pezzi della storia delle loro sette vite, ma chi starebbe ad ascoltarmi? Mi limiterò a parlarti di Aladje. Ovviamente aveva anche un cognome. Era nato in Gambia. E' morto qualche anno fa in un incidente tra un furgoncino ed un camion che trasportava casse di pomodori. Stava tornando, dopo il lavoro nei campi, al ghetto dove dormiva in una baracca. Il suo corpo à stato riportato in patria, ma per quel che so la sua famiglia non è stata in alcun modo indennizzata della perdita. Eppure l'incidente ebbe gli onori della cronaca e l'allora ministro degli Interni promise che episodi come questo non si sarebbero ripetute.
- gcdaddabbo
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Re: L'elefantino magico
srcm ha scritto:Ciao, la storia molto interessante, originale e realistica, se non proprio reale. Riesce pure a non scivolare troppo nel retorico e questo decisamente non è facile.
Al di là della difficoltà con i molti nomi (fatto che però rende bene l'idea: ci sono sì molti nomi in questa storia ma sono comunque pochi rispetto ai tanti che vivono questa esperienza), ho trovato un po' straniante lo stacco (gli stacchi?) finali. In primis quando il padre inizia a rivolgersi non più al figlio ma alla madre. Dopodiché quando la narrazione diventa in terza persona: assumiamo il punto di vista del figlio? O siamo all'esterno della vicenda?
In quest'ultima parte in particolare ho faticato un po' a capire bene cosa stesse succedendo, anche se la potenza dell'immagine con l'Etna sullo sfondo è notevole, con questi volti che mi sono immaginato giganteschi quasi fossero all'interno di un fumetto.
Puntualizzazione sulla forma: so che spesso dicono di evitare le d eufoniche per non suonare vetusti, però in questo caso forse le d aiutano a dare al tutto un' aura più sacrale e antica. Era una scelta consapevole?
Grazie per la scelta della tematica comunque, io stesso non so se sarei in grado di gestirla così bene.
Ah e un'altra domanda: Debdeb è un luogo reale? Ha a che fare con il tuo cognome?
Ciao! Comincio dalla fine. Debdeb esiste veramente, è in Algeria. Mi risulta che ci sia un elefante di sabbia e che sia su uno dei percorsi seguiti dai migranti che dai paesi sub sahariani cercano di raggiungere il Mediterraneo e l'Europa. La storia è costruita a partire da una serie di ricerche. Se vuoi approfondirla ed hai tempo, potrai anche individuare da solo alcune delle persone reali che corrispondono ai nomi citati.
Il padre spiega al figlio il motivo per cui sono andati nella piazza di Catania per quella cerimonia alla quale poi madre e piccolo partecipano. Grazie per il tuo interesse!
Re: L'elefantino magico
Bella storia, toccante. Il tema è più che mai attuale e importante. Avendo visto da poco il film di Garrone mi si sono riaccese alcune immagini, ma è vero che storie simili ce ne sono infinite, purtroppo, tutte diverse e tutte simili. La componente magico-fantastica si inserisce bene nella vicenda, attingendo a immaginari radicati nel continente africano. Il finale è, credo volutamente, solo accennato; non siamo veramente sicuri di chi sia presente in carne e ossa e chi solo come spirito. Forse solo il protagonista e sua moglie col bambino sono vivi? Se volevi che fosse chiaro andrebbe scritto meglio.
Il tema non so se sia veramente centrato: c'è sicuramente l'inferno dei migranti, ma non so se ci sia l'assenza di mappe.
Ah, non mi piace la frase iniziale "Un uomo racconta ad un bambino:", la toglierei.
Il tema non so se sia veramente centrato: c'è sicuramente l'inferno dei migranti, ma non so se ci sia l'assenza di mappe.
Ah, non mi piace la frase iniziale "Un uomo racconta ad un bambino:", la toglierei.
Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione. (E. Goldman)
gioco - Corrado Gioannini
gioco - Corrado Gioannini
- gcdaddabbo
- Messaggi: 391
Re: L'elefantino magico
gioco ha scritto:Bella storia, toccante. Il tema è più che mai attuale e importante. Avendo visto da poco il film di Garrone mi si sono riaccese alcune immagini, ma è vero che storie simili ce ne sono infinite, purtroppo, tutte diverse e tutte simili. La componente magico-fantastica si inserisce bene nella vicenda, attingendo a immaginari radicati nel continente africano. Il finale è, credo volutamente, solo accennato; non siamo veramente sicuri di chi sia presente in carne e ossa e chi solo come spirito. Forse solo il protagonista e sua moglie col bambino sono vivi? Se volevi che fosse chiaro andrebbe scritto meglio.
Il tema non so se sia veramente centrato: c'è sicuramente l'inferno dei migranti, ma non so se ci sia l'assenza di mappe.
Ah, non mi piace la frase iniziale "Un uomo racconta ad un bambino:", la toglierei.
Carissimo, Gioco! Vedo che hai colto l'essenza del mio racconto. In effetti, hai ben individuato i presenti in carne ed ossa. Musa e Vieux sono ancora vivi, ma compaiono come fossero fantasmi. Ibrahim, Mounass e Aladje sono invece morti, il primo di leucemia, la seconda nell'affondamento del barcone, Aladje in un incidente stradale.
L'inferno è soprattutto il Sahara. Non ha mappe e Vieux si orienta con le stelle. Tutta la vita di un immigrato è un inferno. Giorno dopo giorno non sai cosa ti aspetta. L'Etna è un simbolo dell'inferno e non ha mappe.
Anche a me la frase iniziale non piace. Sono stato costretto ad inserirla per tentare di rendere più comprensibile la storia.
A risentirci a presto!
Re: L'elefantino magico
Giovanni, che piacere rileggerti.
Allora, del tuo racconto ho adorato il tono quasi da fiaba e il modo con cui lo hai adattato a un tema complesso come quello dell'immigrazione. Anche la storia è ben pensata (anche se fatico a trovare una vera attinenza con il tema dell'edizione) e mescola bene una cruda descrizione dell'orrore che queste persone sperimentano con la speranza. Ciò vedo come più problematico nel racconto è lo stile. Ad esempio, la scelta di usare i numeri e non la loro trascrizione a lettera, o il fatto che con alcuni dialoghi hai inserito prima il nome della persona che parla, come se fosse un copione. Altro elemento strani è nel finale, in cui il racconto passa da una prima persona narrata a una sosta di terza persona di cui non si capisce chi sia l'io narrante (narratore onnisciente?). Sto tralasciando altri elementi perché mi sento di poterli includere nello sforzo di dare alla storia un tono da fiaba, ma ci sarebbe altro di cui parlare.
Insomma, un racconto che si mantiene su un buon livello, anche se una certa sistemata allo stile avrebbe potuto permettergli di brillare molto di più.
Alla prossima!
Allora, del tuo racconto ho adorato il tono quasi da fiaba e il modo con cui lo hai adattato a un tema complesso come quello dell'immigrazione. Anche la storia è ben pensata (anche se fatico a trovare una vera attinenza con il tema dell'edizione) e mescola bene una cruda descrizione dell'orrore che queste persone sperimentano con la speranza. Ciò vedo come più problematico nel racconto è lo stile. Ad esempio, la scelta di usare i numeri e non la loro trascrizione a lettera, o il fatto che con alcuni dialoghi hai inserito prima il nome della persona che parla, come se fosse un copione. Altro elemento strani è nel finale, in cui il racconto passa da una prima persona narrata a una sosta di terza persona di cui non si capisce chi sia l'io narrante (narratore onnisciente?). Sto tralasciando altri elementi perché mi sento di poterli includere nello sforzo di dare alla storia un tono da fiaba, ma ci sarebbe altro di cui parlare.
Insomma, un racconto che si mantiene su un buon livello, anche se una certa sistemata allo stile avrebbe potuto permettergli di brillare molto di più.
Alla prossima!
- BruceLagogrigio
- Messaggi: 345
Re: L'elefantino magico
Ciao Giovanni piacere di leggerti.
Buona idea quella di passare il racconto come se fosse una fiaba di un anziano, in modo da avere più libertà di scrittura e di stile. Ricalco un po’ i difetti citati dagli altri commenti. I troppi nomi, i numeri, e il finale con il cambio di narratore, qualche punteggiatura mancata e una leggera confusione ogni tanto.
Mi è piaciuta la ricerca del tema del contest agganciandolo a un argomento un sempre più attuale e che fa sempre commuovere.
Toccante la promessa di rincontrarsi sotto l’elefante dopo sette anni.
Buone anche le ricerche storiche e geografiche fatte.
In bocca al lupo e buona edition!
Bruce
Buona idea quella di passare il racconto come se fosse una fiaba di un anziano, in modo da avere più libertà di scrittura e di stile. Ricalco un po’ i difetti citati dagli altri commenti. I troppi nomi, i numeri, e il finale con il cambio di narratore, qualche punteggiatura mancata e una leggera confusione ogni tanto.
Mi è piaciuta la ricerca del tema del contest agganciandolo a un argomento un sempre più attuale e che fa sempre commuovere.
Toccante la promessa di rincontrarsi sotto l’elefante dopo sette anni.
Buone anche le ricerche storiche e geografiche fatte.
In bocca al lupo e buona edition!
Bruce
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
Re: L'elefantino magico
Ciao Giovanni, piacere di leggerti.
Racconto molto particolare, secondo me una bella idea, ma purtroppo i troppi nomi e le scelte stilistiche in generale mi hanno ostacolato molto la lettura ed è un peccato perché è una storia piena di significato ma andrebbe davvero sviscerata in più dettagli e parti, cosa che ovviamente in 5000 caratteri è penso impossibile fare.
Una cosa che mi ha fatto storcere il naso sono le immagini e i dettagli un po' cruenti proposte dell'anziano al bambino, o è poco sensibile lui oppure avrebbe dovuto utilizzare diciamo altre parole... la prima frase anche avrei cercato di scriverla in modo diverso. Nel complesso una bella idea (personalmente mi piacciono molto mondi di questo tipo che richiamano anche ad altre culture), ma messa giù in modo troppo confusionario almeno per quel che riguarda la mia personale esperienza lettura. Sarà dura posizionarti in classifica proprio a causa di questi due aspetti.
A rileggerti presto e buona Edition!
Racconto molto particolare, secondo me una bella idea, ma purtroppo i troppi nomi e le scelte stilistiche in generale mi hanno ostacolato molto la lettura ed è un peccato perché è una storia piena di significato ma andrebbe davvero sviscerata in più dettagli e parti, cosa che ovviamente in 5000 caratteri è penso impossibile fare.
Una cosa che mi ha fatto storcere il naso sono le immagini e i dettagli un po' cruenti proposte dell'anziano al bambino, o è poco sensibile lui oppure avrebbe dovuto utilizzare diciamo altre parole... la prima frase anche avrei cercato di scriverla in modo diverso. Nel complesso una bella idea (personalmente mi piacciono molto mondi di questo tipo che richiamano anche ad altre culture), ma messa giù in modo troppo confusionario almeno per quel che riguarda la mia personale esperienza lettura. Sarà dura posizionarti in classifica proprio a causa di questi due aspetti.
A rileggerti presto e buona Edition!
- gcdaddabbo
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Re: L'elefantino magico
Pretorian ha scritto:Giovanni, che piacere rileggerti.
Allora, del tuo racconto ho adorato il tono quasi da fiaba e il modo con cui lo hai adattato a un tema complesso come quello dell'immigrazione. Anche la storia è ben pensata (anche se fatico a trovare una vera attinenza con il tema dell'edizione) e mescola bene una cruda descrizione dell'orrore che queste persone sperimentano con la speranza. Ciò vedo come più problematico nel racconto è lo stile. Ad esempio, la scelta di usare i numeri e non la loro trascrizione a lettera, o il fatto che con alcuni dialoghi hai inserito prima il nome della persona che parla, come se fosse un copione. Altro elemento strani è nel finale, in cui il racconto passa da una prima persona narrata a una sosta di terza persona di cui non si capisce chi sia l'io narrante (narratore onnisciente?). Sto tralasciando altri elementi perché mi sento di poterli includere nello sforzo di dare alla storia un tono da fiaba, ma ci sarebbe altro di cui parlare.
Insomma, un racconto che si mantiene su un buon livello, anche se una certa sistemata allo stile avrebbe potuto permettergli di brillare molto di più.
Alla prossima!
Ciao, Agostino! In merito all'attinenza al tema, ritengo che il deserto, per chi lo attraversi per necessità, consapevole dei rischi che corre e privo di mezzi, possa essere considerato un inferno. I sette migranti della storia non hanno una mappa. Seguono i sentieri quando visibili, usano mezzi di fortuna quali camion che trasportano casse, probabilmente di armi, attraverseranno il mare su barconi, si troveranno in un paese straniero generalmente soli. Anche l'Etna e la comparsa dei simulacri di chi non è presente, fa riferimento all'Inferno in senso più tradizionale. Per quanto riguarda numeri e dialoghi sono consapevole di non essere stato rispettoso delle regole.
Avrai certamente notato che questa volta, sono stato al limite del tempo massimo. La sistemata l'avrei data volentieri.
Ti ringrazio per i suggerimenti.
Alla prossima.
- gcdaddabbo
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Re: L'elefantino magico
BruceLagogrigio ha scritto:Ciao Giovanni piacere di leggerti.
Buona idea quella di passare il racconto come se fosse una fiaba di un anziano, in modo da avere più libertà di scrittura e di stile. Ricalco un po’ i difetti citati dagli altri commenti. I troppi nomi, i numeri, e il finale con il cambio di narratore, qualche punteggiatura mancata e una leggera confusione ogni tanto.
Mi è piaciuta la ricerca del tema del contest agganciandolo a un argomento un sempre più attuale e che fa sempre commuovere.
Toccante la promessa di rincontrarsi sotto l’elefante dopo sette anni.
Buone anche le ricerche storiche e geografiche fatte.
In bocca al lupo e buona edition!
Bruce
Ciao. Scusami. Devo chiarire che ho immaginato il padre che racconta al figlio Aladje del suo viaggio lì, sulla piazza di Catania, prima della cerimonia per rievocare gli amici, per spiegargli quello che stanno per fare.
Quindi il padre avrà una trentina d'anni ed il bambino, nato a Casarano dopo la traversata, ha meno di sette anni.
Il cambio del narratore è conseguenza della circostanza che non è più il padre a raccontare, ma una voce esterna descrive quello che sta succedendo.
Il rigo finale riporta il pensiero del padre che conclude, dopo i dubbi che lo hanno colto, che è valsa la pena di venire fino a Catania per conoscere quello che è successo agli altri, ma in fondo anche venire in Italia dove ha trovato una moglie, un figlio ed un lavoro utile per chi è disperato come è stato lui ed i suoi compagni di viaggio.
Mi ha fatto molto piacere sapere che il racconto ti è piaciuto. Sono consapevole dei limiti, ma questa volta ho sofferto i "minuti contati". Buona Edition!
- gcdaddabbo
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Re: L'elefantino magico
Daniele ha scritto:Ciao Giovanni, piacere di leggerti.
Racconto molto particolare, secondo me una bella idea, ma purtroppo i troppi nomi e le scelte stilistiche in generale mi hanno ostacolato molto la lettura ed è un peccato perché è una storia piena di significato ma andrebbe davvero sviscerata in più dettagli e parti, cosa che ovviamente in 5000 caratteri è penso impossibile fare.
Una cosa che mi ha fatto storcere il naso sono le immagini e i dettagli un po' cruenti proposte dell'anziano al bambino, o è poco sensibile lui oppure avrebbe dovuto utilizzare diciamo altre parole... la prima frase anche avrei cercato di scriverla in modo diverso. Nel complesso una bella idea (personalmente mi piacciono molto mondi di questo tipo che richiamano anche ad altre culture), ma messa giù in modo troppo confusionario almeno per quel che riguarda la mia personale esperienza lettura. Sarà dura posizionarti in classifica proprio a causa di questi due aspetti.
A rileggerti presto e buona Edition!
Ciao Daniele! Scusami! Devo chiarirti un aspetto che evidentemente non sono riuscito ad evidenziare adeguatamente nella storia. Non è un anziano che racconta al bambino, ma il padre, sulla trentina, che racconta al figlio sulla piazza di Catania quello che è successo ai suoi genitori sette anni prima e che li ha portati fin lì per quella strana cerimonia che sta per iniziare ed a cui parteciperà anche lui.
La storia è tratta da una bozza di spettacolo teatrale che ho scritto qualche anno fa, ma non ho mai completato perché la compagnia che avrebbe dovuto rappresentarla a perso interesse al tema.
I personaggi corrispondono ad altrettante storie di immigrati di cui hanno parlato i giornali italiani.
Buona Edition e complimenti per i recenti successi!
Re: L'elefantino magico
gcdaddabbo ha scritto:Daniele ha scritto:Ciao Giovanni, piacere di leggerti.
Racconto molto particolare, secondo me una bella idea, ma purtroppo i troppi nomi e le scelte stilistiche in generale mi hanno ostacolato molto la lettura ed è un peccato perché è una storia piena di significato ma andrebbe davvero sviscerata in più dettagli e parti, cosa che ovviamente in 5000 caratteri è penso impossibile fare.
Una cosa che mi ha fatto storcere il naso sono le immagini e i dettagli un po' cruenti proposte dell'anziano al bambino, o è poco sensibile lui oppure avrebbe dovuto utilizzare diciamo altre parole... la prima frase anche avrei cercato di scriverla in modo diverso. Nel complesso una bella idea (personalmente mi piacciono molto mondi di questo tipo che richiamano anche ad altre culture), ma messa giù in modo troppo confusionario almeno per quel che riguarda la mia personale esperienza lettura. Sarà dura posizionarti in classifica proprio a causa di questi due aspetti.
A rileggerti presto e buona Edition!
Ciao Daniele! Scusami! Devo chiarirti un aspetto che evidentemente non sono riuscito ad evidenziare adeguatamente nella storia. Non è un anziano che racconta al bambino, ma il padre, sulla trentina, che racconta al figlio sulla piazza di Catania quello che è successo ai suoi genitori sette anni prima e che li ha portati fin lì per quella strana cerimonia che sta per iniziare ed a cui parteciperà anche lui.
La storia è tratta da una bozza di spettacolo teatrale che ho scritto qualche anno fa, ma non ho mai completato perché la compagnia che avrebbe dovuto rappresentarla a perso interesse al tema.
I personaggi corrispondono ad altrettante storie di immigrati di cui hanno parlato i giornali italiani.
Buona Edition e complimenti per i recenti successi!
Ah ecco, si vede che c'è qualcosa di studiato dietro, solo mi rendo conto che condensarlo in 5000 caratteri sia stata tosta... spero ti si ripresenti l'occasione per metterlo in scena perché queste cose danno un sacco di soddisfazione!
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Re: L'elefantino magico
Tema centrato. Storia sull’immigrazione con un tocco poetico. Ci sono svariati personaggi e predomina l’immagine dell’elefante. Prima sotto forma di statua di sabbia, poi di statuina, e di scultura nel finale. Rendi molto bene l’atmosfera di precarietà che accomuna i personaggi, uno dei quali malato di leucemia. Molto bella l’idea di ritrovarsi dopo sette anni per conoscere i rispettivi destini. Quello dei due personaggi finali è la morte. Gli altri sono riusciti a sistemarsi in qualche modo. Bellissima l’immagine dell’Etna paragonato a un guardiano infernale per via delle microeruzioni.
- Luca Moggia
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Re: L'elefantino magico
Ciao Giovanni,
parto, come di consueto, con il tema che nel tuo racconto trovo centrato in pieno: hai descritto l’inferno di persone costrette a migrare dalla loro terra rischiando la vita su tracciati ignoti, pieni di incertezze e pericoli.
Con la tua storia mi hai catapultato in un mondo, ti direi surreale, dove si mischiano immagini magiche, con scene cruente e storie di vita vissuta. Realismo e magia allo stesso tempo. Per nulla scontato!
A mio parere la parte più bella della storia è quella del vecchietto degli elefanti anche perché è un racconto nel racconto, tipo mini Sherazade. Non so se l’effetto era voluto ma non importa, la trovo una vera chicca, azzeccatissima in questa ambientazione nord africana dai toni fiabeschi.
Ho l'impressione però che la potenza immaginifica e evocativa ti sia un po' scappata di mano.
Da subito ho fatto confusione fra i personaggi del racconto che, nella prima parte appaiono a distanza ravvicinatissima e si aggiungono uno all’altro senza darmi tempo di visualizzarli.
Fa poi la sua comparsa il vecchietto degli elefanti e la storia di Musa. Come ti dicevo è la mia parte preferita però aggiunge altra carne al fuoco da metabolizzare in poco spazio.
Ho tirato un po’ il fiato con gli eventi in Libia ma poi sono precipitato di nuovo in confusione sul finale, dove la storia l’ho proprio persa.
Ho letto più volte il tuo racconto ma l’effetto "spaesamento" mi è rimasto sempre addosso e purtroppo mi fa uscire dalla storia che invece, porca miseria, ha del potenziale!
Detto questo, in bocca al lupo per questa Ignoranza Eroica Edition e alla prossima!
P.s. i numeri li scriverei in lettere, ma gusto mio!
parto, come di consueto, con il tema che nel tuo racconto trovo centrato in pieno: hai descritto l’inferno di persone costrette a migrare dalla loro terra rischiando la vita su tracciati ignoti, pieni di incertezze e pericoli.
Con la tua storia mi hai catapultato in un mondo, ti direi surreale, dove si mischiano immagini magiche, con scene cruente e storie di vita vissuta. Realismo e magia allo stesso tempo. Per nulla scontato!
A mio parere la parte più bella della storia è quella del vecchietto degli elefanti anche perché è un racconto nel racconto, tipo mini Sherazade. Non so se l’effetto era voluto ma non importa, la trovo una vera chicca, azzeccatissima in questa ambientazione nord africana dai toni fiabeschi.
Ho l'impressione però che la potenza immaginifica e evocativa ti sia un po' scappata di mano.
Da subito ho fatto confusione fra i personaggi del racconto che, nella prima parte appaiono a distanza ravvicinatissima e si aggiungono uno all’altro senza darmi tempo di visualizzarli.
Fa poi la sua comparsa il vecchietto degli elefanti e la storia di Musa. Come ti dicevo è la mia parte preferita però aggiunge altra carne al fuoco da metabolizzare in poco spazio.
Ho tirato un po’ il fiato con gli eventi in Libia ma poi sono precipitato di nuovo in confusione sul finale, dove la storia l’ho proprio persa.
Ho letto più volte il tuo racconto ma l’effetto "spaesamento" mi è rimasto sempre addosso e purtroppo mi fa uscire dalla storia che invece, porca miseria, ha del potenziale!
Detto questo, in bocca al lupo per questa Ignoranza Eroica Edition e alla prossima!
P.s. i numeri li scriverei in lettere, ma gusto mio!
"A volte, impazzire è una risposta appropriata alla realtà" - Philip K. Dick
- gcdaddabbo
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Re: L'elefantino magico
Luca Moggia ha scritto:Ciao Giovanni,
parto, come di consueto, con il tema che nel tuo racconto trovo centrato in pieno: hai descritto l’inferno di persone costrette a migrare dalla loro terra rischiando la vita su tracciati ignoti, pieni di incertezze e pericoli.
Con la tua storia mi hai catapultato in un mondo, ti direi surreale, dove si mischiano immagini magiche, con scene cruente e storie di vita vissuta. Realismo e magia allo stesso tempo. Per nulla scontato!
A mio parere la parte più bella della storia è quella del vecchietto degli elefanti anche perché è un racconto nel racconto, tipo mini Sherazade. Non so se l’effetto era voluto ma non importa, la trovo una vera chicca, azzeccatissima in questa ambientazione nord africana dai toni fiabeschi.
Ho l'impressione però che la potenza immaginifica e evocativa ti sia un po' scappata di mano.
Da subito ho fatto confusione fra i personaggi del racconto che, nella prima parte appaiono a distanza ravvicinatissima e si aggiungono uno all’altro senza darmi tempo di visualizzarli.
Fa poi la sua comparsa il vecchietto degli elefanti e la storia di Musa. Come ti dicevo è la mia parte preferita però aggiunge altra carne al fuoco da metabolizzare in poco spazio.
Ho tirato un po’ il fiato con gli eventi in Libia ma poi sono precipitato di nuovo in confusione sul finale, dove la storia l’ho proprio persa.
Ho letto più volte il tuo racconto ma l’effetto "spaesamento" mi è rimasto sempre addosso e purtroppo mi fa uscire dalla storia che invece, porca miseria, ha del potenziale!
Detto questo, in bocca al lupo per questa Ignoranza Eroica Edition e alla prossima!
P.s. i numeri li scriverei in lettere, ma gusto mio!
Ciao Luca, mi rendo conto che, per chi legge il racconto, risulta difficile metabolizzare i nomi dei sette protagonisti. L'alternativa era stravolgere l'impianto numerico o cambiare i nomi dei protagonisti che fanno riferimento a persone reali. Mi spiace per lo spaesamento. Sono lieto che ci sono delle parti che hai apprezzato. Buona Ignoranza Eroica! Alla prossima!
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Re: L'elefantino magico
Ciao Giovanni,
il tuo racconto è affascinante e ha i toni del racconto fiabesco, purtroppo fatico nella lettura perché mi saltano agli occhi alcune sconnessioni dei tempi verbali e di conseguenza mi perdo alcuni passaggi logici. Non sono riuscita a trarne il succo alla prima lettura anche se ne ho colto il tema importante che hai voluto narrare. L'attinenza al tema dell'edizione è l'inferno delle infinite peregrinazioni dei migranti.
Per quanto riguarda lo stile, non avendo letto altro di tuo non so se questi piccoli salti logici e temporali sono una tua prerogativa, o un tentativo di mimesi stilistica con il modo di parlare del narratore, se la risposta fosse il secondo caso credo che andrebbe reso più esplicito questo intento.
Ti leggerò volentieri nel futuro.
il tuo racconto è affascinante e ha i toni del racconto fiabesco, purtroppo fatico nella lettura perché mi saltano agli occhi alcune sconnessioni dei tempi verbali e di conseguenza mi perdo alcuni passaggi logici. Non sono riuscita a trarne il succo alla prima lettura anche se ne ho colto il tema importante che hai voluto narrare. L'attinenza al tema dell'edizione è l'inferno delle infinite peregrinazioni dei migranti.
Per quanto riguarda lo stile, non avendo letto altro di tuo non so se questi piccoli salti logici e temporali sono una tua prerogativa, o un tentativo di mimesi stilistica con il modo di parlare del narratore, se la risposta fosse il secondo caso credo che andrebbe reso più esplicito questo intento.
Ti leggerò volentieri nel futuro.
Elettra Fusi
ProfElettra
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- gcdaddabbo
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Re: L'elefantino magico
Elettra Fusi ha scritto:Ciao Giovanni,
il tuo racconto è affascinante e ha i toni del racconto fiabesco, purtroppo fatico nella lettura perché mi saltano agli occhi alcune sconnessioni dei tempi verbali e di conseguenza mi perdo alcuni passaggi logici. Non sono riuscita a trarne il succo alla prima lettura anche se ne ho colto il tema importante che hai voluto narrare. L'attinenza al tema dell'edizione è l'inferno delle infinite peregrinazioni dei migranti.
Per quanto riguarda lo stile, non avendo letto altro di tuo non so se questi piccoli salti logici e temporali sono una tua prerogativa, o un tentativo di mimesi stilistica con il modo di parlare del narratore, se la risposta fosse il secondo caso credo che andrebbe reso più esplicito questo intento.
Ti leggerò volentieri nel futuro.
Ciao Elettra, piacere di incontrarti! Sono felice che tu trovi affascinante il mio racconto. Cerco di spiegarne in breve la situazione per provare a renderlo più godibile.
Una famiglia di immigrati (padre, madre e figlio) si reca a Catania nella piazza dov'è la statua dell'elefante per tentare di avere notizie dei compagni di viaggio cui i genitori si erano legati durante la migrazione.
La speranza è legata al possesso di un piccolo elefantino di avorio che, secondo un vecchietto, permetterebbe di ritrovarsi dopo sette anni sotto una grande statua di un elefante. Il padre, in attesa dell'incontro, racconta al figlio il motivo del viaggio. Mentre l'Etna ha una serie di piccole eruzioni, compaiono le immagini dei compagni di viaggio. Uno è diventato calciatore. Un altro si è sposato. Gli altri tre sono morti, ma dicono di essere contenti. perché le loro vite non sono state inutili. Uno ha avuto un attimo di celebrità, gli altri due hanno scoperto un luogo dove l'amore non è sofferenza, ma pace.
Per quanto riguarda i salti, credo che il racconto non sia cronaca. Se devo scegliere preferisco trasmettere sensazioni piuttosto che notizie. A risentirci!
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Re: L'elefantino magico
Secondo me il tema in questo caso c'è. L'inferno metaforico è evidente, così l'assenza di mappe per arrivare a destinazione.
Ci sono due cose principali che non mi convincono del racconto, ovvero i troppi personaggi, che portano a perdersi nelle varie storie personali, e soprattutto i dialoghi: se non erro te lo dissi anche nella scorsa edizione (mi pare fosse il tuo racconto), la mancanza di descrizioni e recitazione tra le battute non mi porta a provare emozioni per i personaggi che parlano. In realtà dettagli sulle espressioni ce ne sono anche, ma sono piazzate in punti non strategici, quindi mentre leggo i dialoghi sto vedendo delle sagome che parlano in maniera mono-espressiva, non mi arrivano la difficoltà e la disperazione del momento. Ed è un peccato perché la situazione poteva stringermi lo stomaco.
Per quanto riguarda il finale, mi accodo alla contestazione sugli stacchi, anche se capisco la difficoltà sia stata la mancanza di tempo e caratteri. Tra la domanda su dove sono gli altri e la sedia di fronte al vulcano manca decisamente qualcosa, ancor più accentuata dal cambio di narratore.
Ci sono due cose principali che non mi convincono del racconto, ovvero i troppi personaggi, che portano a perdersi nelle varie storie personali, e soprattutto i dialoghi: se non erro te lo dissi anche nella scorsa edizione (mi pare fosse il tuo racconto), la mancanza di descrizioni e recitazione tra le battute non mi porta a provare emozioni per i personaggi che parlano. In realtà dettagli sulle espressioni ce ne sono anche, ma sono piazzate in punti non strategici, quindi mentre leggo i dialoghi sto vedendo delle sagome che parlano in maniera mono-espressiva, non mi arrivano la difficoltà e la disperazione del momento. Ed è un peccato perché la situazione poteva stringermi lo stomaco.
Per quanto riguarda il finale, mi accodo alla contestazione sugli stacchi, anche se capisco la difficoltà sia stata la mancanza di tempo e caratteri. Tra la domanda su dove sono gli altri e la sedia di fronte al vulcano manca decisamente qualcosa, ancor più accentuata dal cambio di narratore.
- gcdaddabbo
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Re: L'elefantino magico
PuntiDiDomanda ha scritto:Secondo me il tema in questo caso c'è. L'inferno metaforico è evidente, così l'assenza di mappe per arrivare a destinazione.
Ci sono due cose principali che non mi convincono del racconto, ovvero i troppi personaggi, che portano a perdersi nelle varie storie personali, e soprattutto i dialoghi: se non erro te lo dissi anche nella scorsa edizione (mi pare fosse il tuo racconto), la mancanza di descrizioni e recitazione tra le battute non mi porta a provare emozioni per i personaggi che parlano. In realtà dettagli sulle espressioni ce ne sono anche, ma sono piazzate in punti non strategici, quindi mentre leggo i dialoghi sto vedendo delle sagome che parlano in maniera mono-espressiva, non mi arrivano la difficoltà e la disperazione del momento. Ed è un peccato perché la situazione poteva stringermi lo stomaco.
Per quanto riguarda il finale, mi accodo alla contestazione sugli stacchi, anche se capisco la difficoltà sia stata la mancanza di tempo e caratteri. Tra la domanda su dove sono gli altri e la sedia di fronte al vulcano manca decisamente qualcosa, ancor più accentuata dal cambio di narratore.
Ok Mattia. Proverò a fare meglio. Grazie per i suggerimenti. Alla prossima. Buona Edition!
- L'inquisitore
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Re: L'elefantino magico
Ciao Giovanni! Racconto emotivamente forte, ma con poco controllo. Ti sei lanciato in una narrazione "facile" per portare temi a te cari e su cui si nota che tu abbia fatto ricerche approfondite. Il fatto che tu dice "anche a me non piace la prima frase ma l'ho inserita perché..." mi fa pensare che tu tenda a trascurare gli aspetti stilistici e ti concentri sulle tematiche, sul raccontare. Lo dico forte anche del fatto che ormai ne ho letti molti di tuoi racconti e dico: benissimo! Ti è senz'altro legittimo occuparti di un aspetto più che di un altro, ma ti suggerisco in ogni caso di ricercare uno stile coerente che ti permetta la libertà che desideri. Magari un buon onnisciente molto presente, tipo racconto per bambini, potrebbe darti grande libertà senza far stridere la lettura.
In ogni caso una discreta prova che si prende un pollice tendente al positivo!
In ogni caso una discreta prova che si prende un pollice tendente al positivo!
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