Che cosa vuol dire essere un pirata?
- HandyManny_D
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Che cosa vuol dire essere un pirata?
Che cosa vuol dire essere un pirata?
di Daniela Battistini
Che cosa vuol dire essere un pirata?
Le grida putride sventrano le orecchie di Sorriso mentre il medico prova a tenergli insieme la faccia con ago e filo.
Qualcuno invoca la madre che non ha mai conosciuto o che lo ha gettato via come immondizia; voci di ragazzi che non diventeranno mai uomini.
Non erano pronti.
Avrebbe dovuto ascoltare Rostro, che lo pregava di avere pazienza, che non si era fatto indietro davanti ai militari della Corona, che lo aveva strappato dalle lame del Capitano delle Guardie Reali.
«Non siamo pronti», continuava a ripetere con voce ruvida, mentre si rasava la testa nera come ossidiana.
Lo sloop corre sul mare con a bordo più cadaveri che persone.
L’alito del medico puzza di olio di pesce e vomito. I capelli sono una criniera scomposta infilata in un nastro per evitare che gli finiscano davanti ai grandi occhi da bovino.
Lo sguardo è carico di tensione. Il corpo massiccio è decorato da intricati motivi rugginosi, spruzzi e linee scure, che lo fanno sembrare il capo di una tribù delle isole dell’ovest.
Sorriso scorge anche sudore e muco che gli incrostano la barba di cirripedi color diamante.
Vedere il dolore degli altri gli pesa più del proprio rammarico. Come quando, da bambino, faceva qualcosa di sbagliato e intravedeva lo scoramento dietro il dolce sorriso di sua madre, dietro le sue carezze gentili.
Sorriso stringe i pugni per impedire al ricordo di formarsi.
La voce della madre che canta sulla prua della nave reale, poi le urla si mescolano alla melodia quando iniziano a strapparle la carne.
Sorriso scuote il capo con forza. L’ago curvo gli grattugia l’osso dello zigomo e il medico impreca, poi gli posa le mani, viscide come pance di pesci, di fianco al viso. «Tranquillo, Sorriso. Sopravvivremo.»
Sopravvivremo…
Sopravvivremo alle scorribande nei magazzini sui moli.
Alle schermaglie con le guardie nei porti.
Per bagnare le nostre labbra nel sangue dei nostri nemici.
A un destino che ci ha fatti pirati invece che ratti.
Sopravvivremo, sì, ma non tutti.
Non chi lo ha seguito sperando di avere una casa, ma ora ha solo una tomba in mezzo al mare.
Non chi era troppo giovane per combattere ed è stato falciato dalle lame nemiche.
Non chi sperava in un futuro migliore. Nel diventare qualcuno un giorno. E si è visto strappare via le mani e la vita sul ponte di una piccola nave.
Sorriso vuole gridare, perché questo dolore è troppo, anche per un Capitano.
È un ago che prova a ricucire il tessuto della sua anima, ma la riduce a brandelli.
È troppo per lui, che è solo un ragazzino di sedici anni.
E allora cosa vuol dire essere un pirata? Rialzarsi da terra per prendere altre legnate? Cosa vuol dire?
Il medico gli posa sulle labbra un bicchiere. Il liquido scorre nella gola e sulla ferita.
Tutto si fa nebuloso, come se un banco di nebbia fosse penetrato dalle ferite dello sloop.
E mentre questa nebbia lo avvolge, Sorriso pensa ancora: che cosa vuol dire essere un pirata?
di Daniela Battistini
Che cosa vuol dire essere un pirata?
Le grida putride sventrano le orecchie di Sorriso mentre il medico prova a tenergli insieme la faccia con ago e filo.
Qualcuno invoca la madre che non ha mai conosciuto o che lo ha gettato via come immondizia; voci di ragazzi che non diventeranno mai uomini.
Non erano pronti.
Avrebbe dovuto ascoltare Rostro, che lo pregava di avere pazienza, che non si era fatto indietro davanti ai militari della Corona, che lo aveva strappato dalle lame del Capitano delle Guardie Reali.
«Non siamo pronti», continuava a ripetere con voce ruvida, mentre si rasava la testa nera come ossidiana.
Lo sloop corre sul mare con a bordo più cadaveri che persone.
L’alito del medico puzza di olio di pesce e vomito. I capelli sono una criniera scomposta infilata in un nastro per evitare che gli finiscano davanti ai grandi occhi da bovino.
Lo sguardo è carico di tensione. Il corpo massiccio è decorato da intricati motivi rugginosi, spruzzi e linee scure, che lo fanno sembrare il capo di una tribù delle isole dell’ovest.
Sorriso scorge anche sudore e muco che gli incrostano la barba di cirripedi color diamante.
Vedere il dolore degli altri gli pesa più del proprio rammarico. Come quando, da bambino, faceva qualcosa di sbagliato e intravedeva lo scoramento dietro il dolce sorriso di sua madre, dietro le sue carezze gentili.
Sorriso stringe i pugni per impedire al ricordo di formarsi.
La voce della madre che canta sulla prua della nave reale, poi le urla si mescolano alla melodia quando iniziano a strapparle la carne.
Sorriso scuote il capo con forza. L’ago curvo gli grattugia l’osso dello zigomo e il medico impreca, poi gli posa le mani, viscide come pance di pesci, di fianco al viso. «Tranquillo, Sorriso. Sopravvivremo.»
Sopravvivremo…
Sopravvivremo alle scorribande nei magazzini sui moli.
Alle schermaglie con le guardie nei porti.
Per bagnare le nostre labbra nel sangue dei nostri nemici.
A un destino che ci ha fatti pirati invece che ratti.
Sopravvivremo, sì, ma non tutti.
Non chi lo ha seguito sperando di avere una casa, ma ora ha solo una tomba in mezzo al mare.
Non chi era troppo giovane per combattere ed è stato falciato dalle lame nemiche.
Non chi sperava in un futuro migliore. Nel diventare qualcuno un giorno. E si è visto strappare via le mani e la vita sul ponte di una piccola nave.
Sorriso vuole gridare, perché questo dolore è troppo, anche per un Capitano.
È un ago che prova a ricucire il tessuto della sua anima, ma la riduce a brandelli.
È troppo per lui, che è solo un ragazzino di sedici anni.
E allora cosa vuol dire essere un pirata? Rialzarsi da terra per prendere altre legnate? Cosa vuol dire?
Il medico gli posa sulle labbra un bicchiere. Il liquido scorre nella gola e sulla ferita.
Tutto si fa nebuloso, come se un banco di nebbia fosse penetrato dalle ferite dello sloop.
E mentre questa nebbia lo avvolge, Sorriso pensa ancora: che cosa vuol dire essere un pirata?
Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
Ciao Daniela! Caratteri e tempo ok, buona KREMO EDITION!
- HandyManny_D
- Messaggi: 144
Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
antico ha scritto:Ciao Daniela! Caratteri e tempo ok, buona KREMO EDITION!
Graie Antico. Buona Kremo edition a tutti!
- Emiliano Maramonte
- Messaggi: 1241
- Contatta:
Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
Ciao Daniela, bentrovata!
Dopo aver letto il racconto, mi sono preso qualche secondo in più per meditarci sopra e l'ho trovato interessante, innanzitutto per come è scritto. Ha uno stile nevrotico, tarato sul tormento interiore di Sorriso e sul suo dolore e poi l'ossessiva domanda (Cosa vuol dire essere un pirata?) costringe il lettore a interrogarsi lui stesso sull'essere un pirata, o più semplicemente, qualcuno fuori dal coro.
Il vero problema del racconto è che non si giunge a una risoluzione. Alla fin fine, cosa vuol dire essere un pirata? Vivere nel dolore? Un'esistenza precaria? Andare all'appuntamento con la morte? Che cosa vuol dire PER IL PROTAGONISTA? Secondo me il finale è monco di una implicazione "filosofica" e/o narrativa.
Per il resto, tema centrato.
Buona gara!
Emiliano
Dopo aver letto il racconto, mi sono preso qualche secondo in più per meditarci sopra e l'ho trovato interessante, innanzitutto per come è scritto. Ha uno stile nevrotico, tarato sul tormento interiore di Sorriso e sul suo dolore e poi l'ossessiva domanda (Cosa vuol dire essere un pirata?) costringe il lettore a interrogarsi lui stesso sull'essere un pirata, o più semplicemente, qualcuno fuori dal coro.
Il vero problema del racconto è che non si giunge a una risoluzione. Alla fin fine, cosa vuol dire essere un pirata? Vivere nel dolore? Un'esistenza precaria? Andare all'appuntamento con la morte? Che cosa vuol dire PER IL PROTAGONISTA? Secondo me il finale è monco di una implicazione "filosofica" e/o narrativa.
Per il resto, tema centrato.
Buona gara!
Emiliano
Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
Ciao Daniela e piacere di averti letto, ho trovato la tua storia interessante.
Alla seconda riga chiarirei che le urla che sente Sorriso non sono le sue (se ho capito bene).
voci di ragazzi che non diventeranno mai uomini. mi piace perché dà l'idea del loro stato senza esplicitarlo.
Qui, invece: Vedere il dolore degli altri gli pesa più del proprio rammarico. Come quando, da bambino, faceva qualcosa di sbagliato e intravedeva lo scoramento dietro il dolce sorriso di sua madre, dietro le sue carezze gentili.
Questa frase non mi sembra azzeccata, nè per il rammarico, che dovrebbe crescere in risposta alle urla di dolore facendogli notare che ha sbagliato. Nè per come hai presentato la madre, con il dolce sorriso ecc, dove manca il punto cruciale che lei stava per morire per colpa sua. (cosa che dici, ma andrebbe esplicitato subito dopo le carezze gentili.)
Direi che l'idea mi piace molto, soprattutto il farsi la domanda, solo che, viste le riflessioni che fai, dovrebbe essere: Cosa vuol dire essere un capitano dei pirati? Cioè, qualcuno che si trova costretto a prendere decisioni e quando sbaglia inevitabilmente ne prova rammarico, oltre a grande dolore, anche a livello fisico, sulla propria pelle.
Mi è piaciuto molto anche il capitano sedicenne.
Per me una buona prova con spazio di miglioramento.
Alla prossima e buona edition!
Alla seconda riga chiarirei che le urla che sente Sorriso non sono le sue (se ho capito bene).
voci di ragazzi che non diventeranno mai uomini. mi piace perché dà l'idea del loro stato senza esplicitarlo.
Qui, invece: Vedere il dolore degli altri gli pesa più del proprio rammarico. Come quando, da bambino, faceva qualcosa di sbagliato e intravedeva lo scoramento dietro il dolce sorriso di sua madre, dietro le sue carezze gentili.
Questa frase non mi sembra azzeccata, nè per il rammarico, che dovrebbe crescere in risposta alle urla di dolore facendogli notare che ha sbagliato. Nè per come hai presentato la madre, con il dolce sorriso ecc, dove manca il punto cruciale che lei stava per morire per colpa sua. (cosa che dici, ma andrebbe esplicitato subito dopo le carezze gentili.)
Direi che l'idea mi piace molto, soprattutto il farsi la domanda, solo che, viste le riflessioni che fai, dovrebbe essere: Cosa vuol dire essere un capitano dei pirati? Cioè, qualcuno che si trova costretto a prendere decisioni e quando sbaglia inevitabilmente ne prova rammarico, oltre a grande dolore, anche a livello fisico, sulla propria pelle.
Mi è piaciuto molto anche il capitano sedicenne.
Per me una buona prova con spazio di miglioramento.
Alla prossima e buona edition!
- HandyManny_D
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Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
Emiliano Maramonte ha scritto:Ciao Daniela, bentrovata!
Dopo aver letto il racconto, mi sono preso qualche secondo in più per meditarci sopra e l'ho trovato interessante, innanzitutto per come è scritto. Ha uno stile nevrotico, tarato sul tormento interiore di Sorriso e sul suo dolore e poi l'ossessiva domanda (Cosa vuol dire essere un pirata?) costringe il lettore a interrogarsi lui stesso sull'essere un pirata, o più semplicemente, qualcuno fuori dal coro.
Il vero problema del racconto è che non si giunge a una risoluzione. Alla fin fine, cosa vuol dire essere un pirata? Vivere nel dolore? Un'esistenza precaria? Andare all'appuntamento con la morte? Che cosa vuol dire PER IL PROTAGONISTA? Secondo me il finale è monco di una implicazione "filosofica" e/o narrativa.
Per il resto, tema centrato.
Buona gara!
Emiliano
Ciao Emiliano, è sempre un piacere ritrovarti.
Grazie per il commento al mio racconto. Capisco la tua perplessità riguardo la mia scelta di non dare risposta alla domanda del titolo. Sta tutto nella giovane età dal capitano, nella spavalderia data dalla gioventù che poi si scontra con la violenza della realtà. In verità non ci sono risposte da dare a caldo, volevo principalmente trasmettere un senso di disfatta e disperazione. Un senso di smarrimento nei confronti di una scelta della quale sembra pentirsi ma non vuole ancora abbandonare.
Ti ringrazio per i feedbcak e ti auguro una buona Kremo edition!
Ci si legge in giro!
- HandyManny_D
- Messaggi: 144
Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
Gennibo ha scritto:Ciao Daniela e piacere di averti letto, ho trovato la tua storia interessante.
Alla seconda riga chiarirei che le urla che sente Sorriso non sono le sue (se ho capito bene).
voci di ragazzi che non diventeranno mai uomini. mi piace perché dà l'idea del loro stato senza esplicitarlo.
Qui, invece: Vedere il dolore degli altri gli pesa più del proprio rammarico. Come quando, da bambino, faceva qualcosa di sbagliato e intravedeva lo scoramento dietro il dolce sorriso di sua madre, dietro le sue carezze gentili.
Questa frase non mi sembra azzeccata, nè per il rammarico, che dovrebbe crescere in risposta alle urla di dolore facendogli notare che ha sbagliato. Nè per come hai presentato la madre, con il dolce sorriso ecc, dove manca il punto cruciale che lei stava per morire per colpa sua. (cosa che dici, ma andrebbe esplicitato subito dopo le carezze gentili.)
Direi che l'idea mi piace molto, soprattutto il farsi la domanda, solo che, viste le riflessioni che fai, dovrebbe essere: Cosa vuol dire essere un capitano dei pirati? Cioè, qualcuno che si trova costretto a prendere decisioni e quando sbaglia inevitabilmente ne prova rammarico, oltre a grande dolore, anche a livello fisico, sulla propria pelle.
Mi è piaciuto molto anche il capitano sedicenne.
Per me una buona prova con spazio di miglioramento.
Alla prossima e buona edition!
Ciao Isabella, piacere di vederti!
Intanto ti ringrazio per i commenti, che sono assolutamente condivisibili visto la brevità del racconto.
Rispondo a un paio di questioni che hai sollevato.
No, le urla non sono le sue, ma quelle dell'equipaggio.
No, sua madre non muore per colpa sua.
Giusta però l'osservazione del rammarico, ecco, lì ci si può lavorare.
Detto questo, ti ringrazio ancora per i feedback e ti auguro una buona Kremo Edition!
Ci si legge in giro!
- Mauro Bennici
- Messaggi: 173
Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
Ciao Daniela,
Interessante l'idea di un capitano di una banda giovanile di pirati. Avrei preferito sapere fin dalle prime battute che si tratta di un ragazzo di 16 anni.
Arrivato a quel punto sono rimasto interdetto, mi aspettavo un tipo alla Barbanera, dannati stereotipi.
In poche battute non sono riuscito a provare l'empatia necessaria a comprendere il perché del rammarico. Spero tu riveda il racconto, ha un bel potenziale ;)
Buona edition!
Interessante l'idea di un capitano di una banda giovanile di pirati. Avrei preferito sapere fin dalle prime battute che si tratta di un ragazzo di 16 anni.
Arrivato a quel punto sono rimasto interdetto, mi aspettavo un tipo alla Barbanera, dannati stereotipi.
In poche battute non sono riuscito a provare l'empatia necessaria a comprendere il perché del rammarico. Spero tu riveda il racconto, ha un bel potenziale ;)
Buona edition!
- giulio.palmieri
- Messaggi: 352
Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
Ciao Daniela,
il racconto è interessante e mi sembra consista in un flash-back dell'avventurosa vita di Sorriso, che lo ha portato a essere un pirata. Credo che il momento che hai fissato (il chirurgo che gli ricostruisce il volto) sia il centro della narrazione, e la storia sembra più una fotografia incentrata sui pensieri del narratore, piuttosto che del personaggio. Il finale resta un po' in sospeso, ma resta la curiosità di capire cosa succede dopo. A rileggerci. Buona edition.
il racconto è interessante e mi sembra consista in un flash-back dell'avventurosa vita di Sorriso, che lo ha portato a essere un pirata. Credo che il momento che hai fissato (il chirurgo che gli ricostruisce il volto) sia il centro della narrazione, e la storia sembra più una fotografia incentrata sui pensieri del narratore, piuttosto che del personaggio. Il finale resta un po' in sospeso, ma resta la curiosità di capire cosa succede dopo. A rileggerci. Buona edition.
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- Messaggi: 187
Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
HandyManny_D ha scritto:Che cosa vuol dire essere un pirata?
di Daniela Battistini
Che cosa vuol dire essere un pirata?
Le grida putride sventrano le orecchie di Sorriso mentre il medico prova a tenergli insieme la faccia con ago e filo.
Qualcuno invoca la madre che non ha mai conosciuto o che lo ha gettato via come immondizia; voci di ragazzi che non diventeranno mai uomini.
Non erano pronti.
Avrebbe dovuto ascoltare Rostro, che lo pregava di avere pazienza, che non si era fatto indietro davanti ai militari della Corona, che lo aveva strappato dalle lame del Capitano delle Guardie Reali.
«Non siamo pronti», continuava a ripetere con voce ruvida, mentre si rasava la testa nera come ossidiana.
Lo sloop corre sul mare con a bordo più cadaveri che persone.
L’alito del medico puzza di olio di pesce e vomito. I capelli sono una criniera scomposta infilata in un nastro per evitare che gli finiscano davanti ai grandi occhi da bovino.
Lo sguardo è carico di tensione. Il corpo massiccio è decorato da intricati motivi rugginosi, spruzzi e linee scure, che lo fanno sembrare il capo di una tribù delle isole dell’ovest.
Sorriso scorge anche sudore e muco che gli incrostano la barba di cirripedi color diamante.
Vedere il dolore degli altri gli pesa più del proprio rammarico. Come quando, da bambino, faceva qualcosa di sbagliato e intravedeva lo scoramento dietro il dolce sorriso di sua madre, dietro le sue carezze gentili.
Sorriso stringe i pugni per impedire al ricordo di formarsi.
La voce della madre che canta sulla prua della nave reale, poi le urla si mescolano alla melodia quando iniziano a strapparle la carne.
Sorriso scuote il capo con forza. L’ago curvo gli grattugia l’osso dello zigomo e il medico impreca, poi gli posa le mani, viscide come pance di pesci, di fianco al viso. «Tranquillo, Sorriso. Sopravvivremo.»
Sopravvivremo…
Sopravvivremo alle scorribande nei magazzini sui moli.
Alle schermaglie con le guardie nei porti.
Per bagnare le nostre labbra nel sangue dei nostri nemici.
A un destino che ci ha fatti pirati invece che ratti.
Sopravvivremo, sì, ma non tutti.
Non chi lo ha seguito sperando di avere una casa, ma ora ha solo una tomba in mezzo al mare.
Non chi era troppo giovane per combattere ed è stato falciato dalle lame nemiche.
Non chi sperava in un futuro migliore. Nel diventare qualcuno un giorno. E si è visto strappare via le mani e la vita sul ponte di una piccola nave.
Sorriso vuole gridare, perché questo dolore è troppo, anche per un Capitano.
È un ago che prova a ricucire il tessuto della sua anima, ma la riduce a brandelli.
È troppo per lui, che è solo un ragazzino di sedici anni.
E allora cosa vuol dire essere un pirata? Rialzarsi da terra per prendere altre legnate? Cosa vuol dire?
Il medico gli posa sulle labbra un bicchiere. Il liquido scorre nella gola e sulla ferita.
Tutto si fa nebuloso, come se un banco di nebbia fosse penetrato dalle ferite dello sloop.
E mentre questa nebbia lo avvolge, Sorriso pensa ancora: che cosa vuol dire essere un pirata?
Ciao Daniela,
Nel tuo racconto hai usato i pensieri di un ragazzo-capitano-pirata per raccontarci le sue riflessioni su cosa vuol dire essere un pirata e indirettamente dirci della sua vita e delle sue (dis)avventure.
Lo stile è scorrevole e la prosa hai dei guizzi brillanti.
Purtroppo però il tono del racconto è per i miei gusti troppo lamentoso e il racconto stesso resta incompiuto. Il protagonista si rammarica e si duole, ci racconta di sbieco la morte della madre (perché le strappano le carni? In che epoca siamo?) ma non evolve, non si trasforma. Si interroga, ma non arriva a una conclusione, non agisce.
In conclusione, una buona penna, ma per me il contenuto non troppo ispirato.
Buona edizione!
- Taylor_Blackfyre
- Messaggi: 130
- Contatta:
Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
Ciao Daniela,
il tuo racconto mi è piaciuto molto, lo stile è brillante e lirico e affronta la brutale crudezza dei combattimenti in modo brillante (già il "prova a tenergli insieme la faccia" all'inizio mi ha conquistato). Non penso che un racconto come questo debba per forza fornire risposte, tanto più quando a parlare è un giovane che si trova davanti a qualcosa di ineluttabile. Per me è un ottimo lavoro, complimenti e in bocca al lupo per la prosecuzione.
il tuo racconto mi è piaciuto molto, lo stile è brillante e lirico e affronta la brutale crudezza dei combattimenti in modo brillante (già il "prova a tenergli insieme la faccia" all'inizio mi ha conquistato). Non penso che un racconto come questo debba per forza fornire risposte, tanto più quando a parlare è un giovane che si trova davanti a qualcosa di ineluttabile. Per me è un ottimo lavoro, complimenti e in bocca al lupo per la prosecuzione.
- HandyManny_D
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Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
Mauro Bennici ha scritto:Ciao Daniela,
Interessante l'idea di un capitano di una banda giovanile di pirati. Avrei preferito sapere fin dalle prime battute che si tratta di un ragazzo di 16 anni.
Arrivato a quel punto sono rimasto interdetto, mi aspettavo un tipo alla Barbanera, dannati stereotipi.
In poche battute non sono riuscito a provare l'empatia necessaria a comprendere il perché del rammarico. Spero tu riveda il racconto, ha un bel potenziale ;)
Buona edition!
Ciao Mauro, è un piacere ritrovarti.
Sì sicuramente è una cosa da riprendere in mano perché in rilettura ci sono un paio di frasi che non suonano bene come vorrei. Per il fatto che il capitano è un sedicenne, è stato intenzionale e credo sia stato un colpo di scena ben riuscito. Praticamente si fa la domanda che ricorre in tutto il racconto e questa lo segnerà come una dolorosa esperienza formativa nata sul campo di cadaveri dei suoi compagni uccisi.
Grazie per i feedback.
Ti auguro una buona Kremo Edition!
Ci si legge in giro.
- HandyManny_D
- Messaggi: 144
Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
giulio.palmieri ha scritto:Ciao Daniela,
il racconto è interessante e mi sembra consista in un flash-back dell'avventurosa vita di Sorriso, che lo ha portato a essere un pirata. Credo che il momento che hai fissato (il chirurgo che gli ricostruisce il volto) sia il centro della narrazione, e la storia sembra più una fotografia incentrata sui pensieri del narratore, piuttosto che del personaggio. Il finale resta un po' in sospeso, ma resta la curiosità di capire cosa succede dopo. A rileggerci. Buona edition.
Ciao Giulio, ben ritrovato!
La storia si snoda attraverso i pensieri di Sorriso che si ritrova disorientato a fare da testimone alla sua disfatta. E in messo a tutto quel dolore, la cosa che gli fa più male e da più fastidio e quella domanda che continua a chiedersi.
Sorriso è ancora in tempo per tornare indietro o il suo desiderio di vendicare la madre diventerà carburante inesauribile nelle vene del pirata?
Lo scopriremo nelle prossime puntate ^^
Grazie per i feedback e per aver letto il mio racconto.
Ti auguro una buona Kremo Edition!
Ci si legge in giro.
- HandyManny_D
- Messaggi: 144
Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
[quote="Dash J. Benton"
Ciao Daniela,
Nel tuo racconto hai usato i pensieri di un ragazzo-capitano-pirata per raccontarci le sue riflessioni su cosa vuol dire essere un pirata e indirettamente dirci della sua vita e delle sue (dis)avventure.
Lo stile è scorrevole e la prosa hai dei guizzi brillanti.
Purtroppo però il tono del racconto è per i miei gusti troppo lamentoso e il racconto stesso resta incompiuto. Il protagonista si rammarica e si duole, ci racconta di sbieco la morte della madre (perché le strappano le carni? In che epoca siamo?) ma non evolve, non si trasforma. Si interroga, ma non arriva a una conclusione, non agisce.
In conclusione, una buona penna, ma per me il contenuto non troppo ispirato.
Buona edizione![/quote]
Ciao Dash,
è un piacere rivederti.
Sì, temevo fosse lamentoso, ma volevo far vedere un'altra faccia dell'essere pirati che parla di sconfitte e non di vittorie, della voglia di rivalsa, della sete di vendetta. Volevo far vedere la nave dei pirati come covo di speranze e dolori e della necessità di agire con più calma. Sorriso prende atto delle sue azioni e del suo ruolo di Capitano proprio con quella domanda che forse prima non si era mai posto.
Verosimilmente dovremo essere in un'epoca coerente agli inizi del 1700, in un mondo molto simile a questo, ma coperto quasi in toto dalle acque. Esistono solo piccole isole.
Basta perché rischio di essere logorroica. Ti ringrazio per tutti i feedback e per aver letto il mio racconto.
Buona Kremo Edition!
Ci si legge in giro.
Ciao Daniela,
Nel tuo racconto hai usato i pensieri di un ragazzo-capitano-pirata per raccontarci le sue riflessioni su cosa vuol dire essere un pirata e indirettamente dirci della sua vita e delle sue (dis)avventure.
Lo stile è scorrevole e la prosa hai dei guizzi brillanti.
Purtroppo però il tono del racconto è per i miei gusti troppo lamentoso e il racconto stesso resta incompiuto. Il protagonista si rammarica e si duole, ci racconta di sbieco la morte della madre (perché le strappano le carni? In che epoca siamo?) ma non evolve, non si trasforma. Si interroga, ma non arriva a una conclusione, non agisce.
In conclusione, una buona penna, ma per me il contenuto non troppo ispirato.
Buona edizione![/quote]
Ciao Dash,
è un piacere rivederti.
Sì, temevo fosse lamentoso, ma volevo far vedere un'altra faccia dell'essere pirati che parla di sconfitte e non di vittorie, della voglia di rivalsa, della sete di vendetta. Volevo far vedere la nave dei pirati come covo di speranze e dolori e della necessità di agire con più calma. Sorriso prende atto delle sue azioni e del suo ruolo di Capitano proprio con quella domanda che forse prima non si era mai posto.
Verosimilmente dovremo essere in un'epoca coerente agli inizi del 1700, in un mondo molto simile a questo, ma coperto quasi in toto dalle acque. Esistono solo piccole isole.
Basta perché rischio di essere logorroica. Ti ringrazio per tutti i feedback e per aver letto il mio racconto.
Buona Kremo Edition!
Ci si legge in giro.
- HandyManny_D
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Re: Che cosa vuol dire essere un pirata?
Taylor_Blackfyre ha scritto:Ciao Daniela,
il tuo racconto mi è piaciuto molto, lo stile è brillante e lirico e affronta la brutale crudezza dei combattimenti in modo brillante (già il "prova a tenergli insieme la faccia" all'inizio mi ha conquistato). Non penso che un racconto come questo debba per forza fornire risposte, tanto più quando a parlare è un giovane che si trova davanti a qualcosa di ineluttabile. Per me è un ottimo lavoro, complimenti e in bocca al lupo per la prosecuzione.
Ciao Taylor, è un piacere ritrovarti.
Grazie per aver letto il racconto e ancora grazie perché, nonostante ci siano un paio di cose che sono rimaste solo nella mia testa e non sono finite nel racconto, hai capito perfettamente il punto di vista di Sorriso e quello che volevo trasmettere.
Curiosità: Sorriso si chiamerà Secondo Sorriso, un po' per la cicatrice che gli rimarrà sul viso, un po' ricordando le parole della madre. Siccome è venuto al mondo con un parto cesareo, lei spesso si sfiorava la cicatrice sulla pancia dicendogli che, da quando lui era nato, il suo corpo non aveva mai smesso di sorridere.
Fine momento curiosità.
Ti ringrazio ancora per il commento e i feedback.
Buona Kremo Edition!
Ci si legge in giro.
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