Chiacchierando con Franco Forte e Guido Anselmi

Buongiorno scrittori e benvenuti a un evento speciale di Minuti Contati.
L’intervista di oggi raddoppia, sì, raddoppia perché abbiamo due ospiti particolari con noi da tempestare di domande.
Se dico Roma città eterna a cosa pensate?
A Fellini ovviamente, ma non solo.
Sì, sono proprio qui con noi gli autori di Romolo il primo Re:
Franco Forte e Guido Anselmi.
Franco Forte è già stato qui con noi e non smetteremo mai di ringraziarlo per le sue bellissime parole per il Camaleonte dedicato ad Alan Altieri, grazie ancora mille volte.
Guido Anselmi è alla sua prima avventura con il contest più veloce del web.
Oggi vorrei fare una cosa un po’ diversa dal solito e invece di procedere io stesso alle presentazioni chiederei proprio a loro di spendere due parole per descrivere il collega di avventura quindi Franco raccontaci qualcosa di Guido e viceversa.

 
FORTE: be’, Guido è un ingegnere pentito che ha deciso di intraprendere il mestiere più difficile e affascinante del mondo, e lo fa con la caparbietà e la voglia di imparare che solo chi riesce a raggiungere grandi risultati può vantare. In qualche modo mi assomiglia, perché anch’io ho fatto ingegneria, anch’io ho abbandonato il posto fisso per mettermi a scrivere e anch’io ho una vera ossessione per la scrittura, come lui. Diciamo che la differenza sostanziale è che io, all’inizio della mia avventura, non ho incontrato un Franco Forte sul mio cammino che ha potuto aiutarmi a dare manforte alla mia passione. 😉
 
ANSELMI: Franco è un concentrato raro di entusiasmo, energia, talento e competenza. Prima di dedicarmi alla scrittura ho lavorato con persone di ogni età, sesso e religione, provenienti da tutto il mondo: posso affermare in tutta sincerità di non aver mai incontrato qualcuno con la stessa passione e la stessa capacità di infondere entusiasmo.
 
Anche se ho fatto il ghost writer per anni non ho mai partecipato a un lavoro a più mani (a parte i capitoli assegnati che poi confluivano in un testo diverso) e mi sono sempre chiesto quanto deve essere difficile mediare le personalità dei partecipanti. Noi scrittori siamo curiosi e pettegoli, raccontateci un aneddoto divertente che vi ha coinvolto durante la scrittura di Romolo il primo Re.
 
FORTE: in realtà dal mio punto di vista non c’è stato nulla di particolarmente eclatante. Solo il fatto che io ho molta più esperienza, e dunque ho visto cose che a Guido erano sfuggite. D’altra parte, il suo entusiasmo e la sua “freschezza” sono riusciti a dare forse più energia a questa storia, e dunque possiamo dire di esserci sostenuti a vicenda.
 
ANSELMI: di aneddoti ce ne sarebbero tanti, ma temo risulterebbero tutti “censurabili”. A parte gli scherzi, si è da subito creata una grande sintonia, che ci ha consentito di lavorare spediti e con entusiasmo crescente con il progredire del lavoro. La presenza di Franco è poi stata una fonte continua di tranquillità e sicurezza; ogni volta che i personaggi sembravano arenarsi in qualche secca o vicolo cieco, Franco tirava fuori una svolta del tutto inattesa, talora nel cuore della notte, che ci faceva ripartire di slancio.
 
copertina
 
Per scrivere un libro del calibro di Romolo il primo Re serve necessariamente una passione profonda per la storia, per quella che non è scritta nei libri di testo, quella che potremmo forse definire la storia nascosta delle persone. Come è nata questa passione, da cosa è nata?
 
FORTE: io credo che la Storia sia importante perché il passato deve esserci sempre di esempio, deve insegnarci tanto. Ignorare ciò che è accaduto ai nostri predecessori è un atto di menefreghismo e di incapacità intellettuale. E il romanzo storico ha una grande valenza, in questo senso, perché serve a far conoscere la Storia, e gli uomini e le donne che l’hanno fatta, senza il piglio un po’ noioso e pedante dell’accademia, della scolastica, bensì con un coinvolgimento emotivo capace di divertire.
 
ANSELMI: nasce dalla consapevolezza che la vera Storia è quella fatta da uomini e donne in carne e ossa, ciascuno con il proprio carico di sogni, speranze, paure e delusioni. Uomini e donne che ci assomigliano nella loro ricerca di una vita migliore e densa di significato. Sullo sfondo degli eventi terribili e grandiosi che hanno portato alla nascita di Roma, è proprio questa umanità il tema universale che crediamo appassioni il lettore.
 
E torniamo al lavorare a più mani. La scrittura si dice sia un lavoro solitario, quanto è stato difficile lavorare insieme, se è stato difficile, e quanto c’è di voi stessi, inteso come capacità di mediare e affrontare le difficoltà, in questo libro?
 
FORTE: domanda che ci viene rivolta spesso, ma credo che per come siamo noi alla fine il lavoro è filato liscio. Da una parte energie nuove e tanto entusiasmo, dall’altra profonda conoscenza del mestiere ed esperienza. Un buon mix per lavorare bene e senza problemi.
 
ANSELMI: concordo su ogni parola. Le inevitabili difficoltà connesse a un lavoro di tale portata ci hanno consentito di migliorare il nostro affiatamento, nel pieno spirito del team working tanto caro agli ingegneri 🙂
 
Ho ascoltato la bella intervista fatta su radio radicale qualche giorno fa. Raccontate di aver fatto reverse engeneering della leggenda per risalire alla verità o quantomeno alla plausibilità. In pratica avete raccontato che Babbo Natale non esiste. Quanto è importante, oggi, riuscire a distinguere la verità nella leggenda e la leggenda nella verità?
 
FORTE: tutte le leggende, tutte le grandi storie del passato, passano necessariamente per le storture del dover passare di bocca in bocca, di testa in testa. Quando si scrive un romanzo storico, però, purché non ci siano dichiarati elementi fantasy, occorre razionalizzare, rendere tutto coerente con i tempi descritti e soprattutto plausibile, perché se si racconta di storie vere (o presunte tali), non si può cedere alla tentazione dell’invenzione pura e fine a se stessa, ma tutto deve essere coeso con quanto riteniamo che sia potuto accadere. In una storia come la fondazione di Roma la leggenda è sempre stata il motore fascinoso che ha intrigato tutti noi, ma dovendone scrivere in modo razionale non abbiamo potuto che cercare di discriminare tra le fonti e cercare di dare un senso a tutto quello che i secoli hanno trasformato da fatto reale in mito. Non so se ci siamo riusciti, e certo non pretendiamo di avere in mano noi tutte le verità, però abbiamo provato a dare il nostro contributo e la nostra interpretazione, con la massima coerenza e plausibilità
 
ANSELMI: posso solo aggiungere che abbiamo dedicato davvero tanto tempo ed energia all’analisi delle fonti, sforzandoci di presentare in maniera accettabile tutti gli aspetti più ingenui della leggenda della fondazione, improponibili nella loro formulazione originale a un lettore contemporaneo.
 
messaggero
Il Messaggero parla dell’uscita del romanzo e del film
 
Ancora una domanda su Romolo il primo Re. La storia è quella di un fratricidio. Un fratello visionario che non trova altra via che uccidere il fratello, diciamo tradizionalista. In questo modo Remo diventa sostanzialmente l’antagonista di Romolo. Sappiamo che una storia deve avere un protagonista e un antagonista, ma in questo caso chi è il buono e chi il cattivo? Siamo davanti a un eroe negativo o a un eroe moderno? Come avete deciso il tono da dare al libro?
 
FORTE: più che buoni e cattivi, quella di Romolo e Remo è la storia dei contrapposti che fanno da archetipo a tutte le storie antiche e moderne, sono il bianco e il nero, il caldo e il freddo, Caino e Abele. Rappresentano questo, nel mito della fondazione, e noi abbiamo dovuto interpretarlo in modo da renderlo plausibile ma anche divertente da leggere, coinvolgente, appassionante. E non c’è niente di meglio, per scatenare emozioni, che mettere in conflitto due persone che dovrebbero volersi bene, che si sono volute bene, come due fratelli gemelli. Da qui nasce la contrapposizione, in cui il lato debole di uno dei fratelli serve a rafforzare quello dell’altro, e viceversa. Poi alla fine la spunta Romolo solo per un motivo: lui è l’eroe visionario che guarda al futuro del suo popolo, colui da cui tutti noi sappiamo essere nata la più grande civiltà antica di sempre. E dunque non poteva che essere lui la parte candida di questo burrascoso rapporto tra fratelli.
 
ANSELMI: aggiungo solo che il legame che descriviamo tra i due è profondo, a momenti quasi simbiotico, aspetto che rende il successivo allontanamento un vero e proprio trauma. Remo non ha solo caratteristiche negative, possiede anche molte virtù, nelle quali il lettore può facilmente immedesimarsi e questo conferisce all’epilogo della contesa un tono straziante.
 
Ora passiamo a domande più, diciamo così, personali. Per noi di Minuti Contati il confronto e la critica sono due momenti fondamentali e altamente formativi tanto che li consideriamo i punti cruciali della nostra associazione ma di tanto in tanto sono anche momenti difficili e tesi da gestire e/o vivere. Come vivete il confronto con gli altri scrittori? E come la critica?
 
FORTE: ho moltissimi amici scrittori, a tutti i livelli. Ci divertiamo a criticarci a vicenda, quindi alla fine è piuttosto divertente. Per quanto riguarda la “critica” intesa come giornalisti che parlano di me… be’, devo dire che ben poche volte mi hanno fatto arrabbiare, e quindi sono in pace anche da questo lato.
 
ANSELMI: considero in assoluto la critica l’alleato più prezioso per potersi migliorare, quando essa arriva da persone competenti o semplicemente dalla mente aperta. Purtroppo viviamo nell’epoca del talent-show, in cui siamo ormai assuefatti a giudici di dubbia competenza che fanno a pezzi il modo di cantare, ballare, parlare, cucinare e, perché no, anche scrivere del malcapitato di turno. Critiche portate con tale spirito, spesso senza nemmeno aver letto il romanzo di cui si parla, credo bisogni acquisire la capacità di ignorarle, cosa non sempre facilissima.
 
Siete entrambi scrittori esperti e con molti anni di lavoro nel campo, avete sviluppato un metodo, un segreto, un sistema speciale che potete condividere con noi, regalarci per aiutarci nello scrivere?
 
FORTE: ognuno deve imparare a costruirsene uno proprio, partendo dal presupposto principe che dovrebbe appartenere a ogni scrittore o aspirante tale: leggere, leggere, leggere e scrivere, scrivere, scrivere. Pare banale, ma non lo è. Conosco troppi aspiranti scrittori che confessano candidamente di non leggere, o leggere poco, magari con la scusa di non volersi fare influenzare da altri. La più grande sciocchezza che abbia mai sentito. Se non leggi, se non conosci gli altri, se non sai cosa propone il mercato, sei fuori dai giri che contano, e dunque finirai per scrivere solo per l’unica persona a cui il tuo lavoro potrebbe interessare: te stesso.
 
ANSELMI: penso che l’unico segreto sia la consapevolezza di poter e dover migliorare, di non essere mai arrivati. Ogni singola frase può essere scritta in modo migliore, più coinvolgente per il lettore. E l’unico modo per farlo è imparare dai maestri del mestiere, leggendo tutto il possibile, senza pregiudizi di genere o tematica trattata.
 
Prima delle domanda di rito un’altra domanda altrettanto di rito. Avete entrambi una grande esperienza e una buona, ottima, conoscenza del mondo editoriale. Cosa è la scrittura per voi?
 
FORTE: per me, come ho già detto, la scrittura è un’ossessione, quando riguarda ciò che produco io. È lavoro, anima e partecipazione quando si tratta di fare l’editor di altri autori.
 
ANSELMI: una cosa di cui non posso fare a meno, fosse anche solo un raccontino di cinquanta parole sulla mia pagina facebook, un giorno senza scrivere mi sembra sprecato.
 
I partecipanti all’edizione di lunedì 15 aprile dovranno scrivere un racconto, su vostro tema, in meno di 4000 caratteri ed entro quattro ore. Immaginatevi nei loro panni: alle 21 vi collegate al forum per scoprire il tema e poi? Come organizzate la serata e come procedete (prima delle 21 e dopo)? Insomma, come cerchereste di superare la prova?
 
FORTE: io chiuderei gli occhi per un istante, prenderei un bel respiro e poi lascerei briglia sciolta all’immaginazione. Per storie così brevi, l’istinto vale più di qualsiasi programmazione.
 
ANSELMI: sono totalmente d’accordo, l’istinto spesso va a braccetto con l’inconscio e là risiedono le storie più potenti, quelle che ci scavano dentro mentre le leggiamo.
 
locandina
 
Ora tornate a immedesimarvi nelle vesti di Guest Star: dopo qualche giorno riceverete quelli che si saranno distinti come i migliori racconti tra i tanti. Come immaginate di affrontarli, leggerli e giudicarli? Su cosa punterete l’attenzione con maggiore intensità? Cosa deve fare uno scrittore per catturare la vostra attenzione e farvi considerare il tempo della lettura come ben speso?
 
FORTE: questo è il mio mestiere di tutti i giorni, quindi non è certo un problema. So come scovare gli autori bravi, fra i tanti che scrivono pretendendo di farlo anche senza averne i numeri. Contest come questo servono proprio a trovare i talenti che un domani magari pubblicherò sulle mie collane in Mondadori o in Delos Digital.
 
ANSELMI: penso che debba essere se stesso, la sincerità e la naturalezza fluiscono nei racconti, rendendoli meritevoli di esser letti.
 
Lunedì 15 aprile un numero imprecisato di autori e autrici avranno quattro ore di tempo per dare il meglio di sé e creare qualcosa che possiate considerare degno di essere letto. Sarete il timone della loro serata con il tema da voi concordato: senza svelarcelo, volete darci qualche indizio a riguardo?
 
FORTE: parliamo di Storia, parliamo di un’epoca affascinante e di personaggi potenti. Che cosa può servire, di più, a uno scrittore? Al di là del “tema”, la sostanza la si costruisce intorno a un’emozione, e in questo caso di emozioni a cui attingere ce n’è a bizzeffe.
 
ANSELMI: fateci avere paura, sorridere, sentirci tristi. In breve, fateci emozionare. Il tema è in fondo solo una linea guida.
 
Questa era l’ultima domanda, davvero. Vi ringraziamo per le risposte e, una volta ancora, per il tempo prezioso che ci state donando. Per noi tutti è un onore avervi come guest star in questa nuova edizione di Minuti Contati!

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