Benny mi apparve per la prima volta quando avevo solo sette anni. Ricordo benissimo quel giorno, quando un enorme coniglio bianco vestito con frac e cappello a cilindro, percorse fischiettando la strada che stava davanti a casa mia e aprì il cancelletto del giardino.
«Tu sei speciale, amico mio!» fu la prima frase che mi rivolse. «E io sono un coniglio magico. Faremo grandi cose assieme, tu e io!»
Ero piccolo e abbastanza spaventato da un coniglio alto un metro e ottanta che parlava e ragionava, in apparenza, come un uomo. Eppure capii subito che il mio destino sarebbe stato legato per sempre al suo.
Mi ci vollero quasi tre anni per convincermi che io ero l’unico a vederlo e che nessun altro poteva anche solo sentire cosa diceva. Ne impiegai altri due per scoprire che Benny era reale. Impiegai più tempo per rendermi conto che lui era in grado di darmi preziosi consigli su cosa dovevo fare e su come dovevo farlo.
All’inizio parlai di Benny ai i miei genitori, alle maestre e ai miei compagni di scuola, con l’unico risultato di finire sotto osservazione di dottori e psicologi. Era inutile dire loro che Benny stava nella nostra stessa stanza, accanto a noi; non lo vedevano e per loro erano tutte fantasie di bambino, un poco preoccupanti vista la ferrea convinzione che mostravo davanti a tutti.
Ma era la mia immaginazione?
Non lo era.
Lo scoprii quando Benny iniziò a suggerirmi i risultati dei compiti in classe, a consigliarmi su cosa prepararmi per il giorno dopo, a rivelarmi i piccoli segreti di chi mi circondava. Sceglievo sempre i numeri vincenti alle lotterie, trovavo sempre gli oggetti che altri perdevano, sapevo sempre cosa era meglio dire agli altri.
Insomma. Ogni cosa che facevo era quella giusta, perché era Benny a consigliarmela.
Diventai il primo della classe, l’eroe che sapeva trovarsi al posto giusto al momento giusto, colui che sconfiggeva chiunque altro perché ne conosceva i punti deboli.
Smisi di cercare di convincere altri dell’esistenza di Benny.
Era un segreto solo mio. E lui era qui solo per me.
«Sei importante, amico mio. Ti porterò fino al punto più alto, perché questa è la mia missione» mi diceva spesso Benny, appoggiato al suo bastone da passeggio mentre si lisciava i baffi sul suo muso da coniglio.
Dopo delle scuole perfette, attraversai l’Università a pieni voti. Divenni avvocato di successo e investitore vincente. Facile quando Benny mi svelava i segreti di giudici e imputati e quando mi indicava le azioni a maggior rendimento sicuro. E ogni investimento rendeva dieci volte tanto.
Avevo soldi e donne. Avevo titoli e influenza.
Entrai in politica e feci una carriera splendente, rapida e osannata.
Avevo sempre in bocca le parole migliori e i discorsi vincenti. Di ogni problema conoscevo la soluzione.
Fui eletto. Divenni presidente, anzi il presidente più importante del mondo.
Tutti i governi esteri riconobbero la mia importanza e seguirono le mie parole.
Portai la pace nel mondo, con l’aiuto di Benny. Convinsi tutti gli altri a disarmarsi e a stringersi le mani come fratelli.
«Ce l’hai fatta, amico mio!» mi diceva Benny.
Già. Ce l’ho fatta.
Conosco tanti segreti e ho anche io i miei segreti. Ho preparato con calma, giorno dopo giorno, tutto quello che serviva.
Ho fatto in modo che tutto dipendesse da me. Ho inserito i codici. Ho premuto il pulsante.
I missili sono partiti. Arriveranno ovunque e distruggeranno tutto e tutti.
Senza pietà!
E lo abbiamo fatto assieme.
Grazie Benny!