Le giornate nello spazio profondo erano detestabili, c’era da impazzire di noia. Myr, pilota commerciale di seconda classe, aveva optato per il modulo da viaggio C3-4, un classico nel suo genere.
Il modulo si era rivelato eccellente per dare compagnia, soddisfare ogni velleità sessuale garantendo le richieste del solitario viaggiatore. Quel modello poi era particolarmente fornito di storyboard e non poteva lamentarsi. Ma oggi Myr si sentiva particolarmente giù di corda, il corpo bello e atletico del modulo le suscitava sbadigli a ripetizione. E il viaggio verso la base commerciale su Sisto V richiedeva ancora nove giorni standard di noiosissimo spazio interstellare.
«Ted, vieni.»
Quello era il nomignolo che Myr aveva affibbiato al modulo. Non era il massimo, ma sempre meglio di altre sdrucciolevoli sigle affibbiate da altri suoi colleghi.
Il modulo si avvicinò solerte, il sorriso bionico lucido come una supernova.
«Ted voglio che oggi tu assuma le sembianze più brutte che puoi.»
Il modulo assunse un’espressione idiota, mentre il suo cervello elaborava una domanda non contemplata nei propri circuiti.
«Ted, sveglia, non è difficile, devi solo modificare un po’ il tuo corpicino. Meno muscoli, volto asimmetrico, labbra sottili. Credi di farcela?»
Da dentro la testa del modulo venne un ronzio sordo e prolungato, poi Ted tremolò tutto, si rattrappì su se stesso in una complessa quanta variegata vibrazione simbiotica. Alla fine assunse un aspetto secco e smagrito, volto brutto, ma non rivoltante, le labbra esangui lasciavano trasparire la dentatura marcia.
Myr si prese il mento fra le mani, mentre lo studiava con attenzione. Brutto, certo, tuttavia non riusciva a provare eccitazione. Forse una innovazione nella trama della sua storia preferita, chissà…
Scosse la testa. Doveva allontanarsi dalla banalità. Cercare qualcosa di esotico e antico al tempo stesso, di fantasioso e magari un po’ lugubre.
Schioccò le dita. Trovato!
«Ted» disse sorridendo.
Il modulo la fissò adorante.
«Vampiri… hai presente quelle creature fantastiche che popolano certe saghe della vecchia Terra?»
«Sì, Myr…» rispose solerte lo schiavetto meccanico.
«Ecco, devi trasformarti così. Canini lunghi, faccia pallida, capelli neri e lisci. Tutto vestito di nero, magari con un mantello. Ce la fai?»
Il modulo non rispose. In un attimo divenne come Myr desiderava, per poi mettersi in adorazione della propria padrona.
Myr gli girò intorno.
«Apri la bocca» gli disse fredda.
Ted ubbidì.
Appoggiami i canini sul collo.
Niente, anche quella posizione, che lei aveva sperato potesse darle una profonda eccitazione, non riusciva a metabolizzare nulla di erotico nel suo corpo.
Meglio andare a dormire, pensò.
«Ok, Ted, vatti a ricaricare. Quanto a me mi ritirerò in cabina.»
Myr sparì nel proprio cubicolo. Ted scese nella cabina di carica. Si sentiva strano, in preda a sensazioni contrastanti, davanti allo specchio del corridoio cinque non produsse alcun riflesso.