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Ho letto nell’intervista fatta a Livio Gambarini il riferimento alla “difficoltà ad accettare le critiche” ed essendo l’unica a essersi ritirata nella scorsa edizione mi sento direttamente presa in causa. Io non mi sento per niente “già formata prima di iniziare” e lo dimostra il duro lavoro di editing fatto sul mio romanzo con il supporto del mio agente. Questo editing mi ha portato a rivedere ogni singolo capitolo del manoscritto, riga per riga, e l’ho fatto con estremo piacere. Ribadisco che il mio problema non riguarda il commento negativo in sé (malgrado non consideri il mero aggettivo “mediocre” una critica costruttiva) bensì il fatto che venga espresso pubblicamente e da persone che io stessa poi sarò chiamata a giudicare, con evidenti conflitti di interessi. Inoltre quel racconto era per me particolarmente significativo, e non sono nemmeno quell’autrice che considera tutti i propri testi come dei figli. Per me ogni scritto ha un valore differente. Sono la prima a sostenere che la scrittura sia il risultato di un esercizio quotidiano e di uno studio, altrimenti non mi sarei nemmeno iscritta a una scuola creata appositamente per impararne gli strumenti. Comunque in bocca al lupo a tutti per la nuova edizione.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da
Alice Gibellini.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da
Alice Gibellini.
Pieno rispetto del tema. Racconto scritto con tono incalzante e coinvolgente, non cambierei nulla dello stile. Tuttavia, il testo è divertente ma non troppo originale (alla fine i bambini li aveva dimenticati in auto o nel supermercato?). Personalmente preferisco un approccio diretto al sociale oppure a scuotere le emozioni del lettore, quelle più profonde, ma si tratta di un gusto personale, questo testo è decisamente piacevole.
Approccio surreale e ironico al tema. Mi piace quel “Trascinare la i” che, immagino, vuole richiamare il nitrito dei cavalli e quindi essere un indizio. Apprezzo quando piccoli indizi vengono disseminati lungo un testo, senza essere troppo espliciti. Tuttavia, nel complesso, è il testo che mi ha convinta meno, soprattutto a livello contenutistico, anche per l’utilizzo della barzelletta.
Piena aderenza al tema, trattato in modo originale. Lo stile è ottimo: dialogo coinvolgente e realistico. Mi piace quel “portafogli stretto in mano e mai perso di vista” iniziale, un indizio su ciò che accadrà ma non tale da rovinare la sorpresa. Finale del tutto inaspettato. Un testo lievemente cinico e disilluso ma che funziona bene.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 9 mesi fa da
Alice Gibellini.
Io “sento solo il peso della fede sul mio dito” l’ho interpreta come una sensazione di estraneità dal proprio corpo dovuta a uno shock. Non sentiva più nulla tranne la fede, cioè proprio il simbolo dell’unione familiare.
Per quanto riguarda il finale io ho capito che il bambino cade dalla finestra, ho interpretato correttamente?
Credo che il limite principale di questo racconto non stia nel contenuto ma nello stile che, essendo molto descrittivo, coinvolge meno il lettore. Inoltre alcune frasi risultano eccessivamente lunghe, cosa che rende il testo un po’ lento e non del tutto scorrevole. Un esempio: “Allo scadere del trentesimo mese Plutone apparve e strabiliò per giorni Norman e i quattro suoi colleghi e li accompagnò durante il viaggio di ritorno nelle vestigia di dati e fotografie da analizzare e archiviare tra i loro commenti entusiastici sulla epocale conquista e tutto questo si protrasse ancora per mesi e mesi.” In questa frase manca completamente la punteggiatura e le troppe “e” di congiunzione stonano. L’idea mi piace (malgrado non rispecchi del tutto il tema) ma secondo me necessiterebbe di uno sviluppo differente, una riscrittura che alleggerisse lo stile, rendendolo anche più “show” e meno “tell”.
Decisamente originale l’approccio al tema, anche se fatico a rappresentarmi gli Dei come “figli”. Lo stile è corretto, anche se un’approfondita conoscenza della mitologia greca sicuramente aiuta la comprensione del tutto. La storia mi è piaciuta ma non riesco a collegarla al tema, per quanto scritto all’inizio. Un appunto puramente formale relativo alla punteggiatura nei dialoghi:
– […]tuttavia anch’io ti ho sempre amato. – rispose lei.
Se metti un punto dopo “amato” la prima lettera di “rispose” dev’essere maiuscola. Stessa regola vale per la frase:
– […] e tu stesso sei vivo soltanto in quanto nato umano. – gli disse Era.Il testo aderisce pienamente al tema “Genitori sbagliati”. Lo stile rispecchia bene il linguaggio di un’adolescente ma ho trovato la descrizione del personaggio maschile un po’ troppo stereotipata (alcol, fumo, tatuaggi, tratti scuri, “misterioso”). Il bello e dannato di cui abbiamo già sentito parlare tanto. Il tema è decisamente un tema importante (gravidanza e aborto in giovane età) ma la conclusione si intuisce troppo presto per poter essere d’impatto. Inoltre, nella trama non ho riscontrato molti elementi di originalità (il bello e dannato che abbandona la ragazza, la prima volta con una persona sbagliata, il conseguente aborto).
Il tema “genitori sbagliati” viene rispettato, con un padre che non è certo un buon modello di riferimento per il figlio adolescente. Devo dire che ho trovato lo stile di questo racconto pulito e scorrevole ma poco incisivo. Avrei tentato di scavare più nel profondo (a volte è sufficiente una frase) e far emergere di più il lato emotivo della storia e, quindi, le emozioni del lettore.
Racconto originale non solo per quanto riguarda l’interpretazione del tema “Figli dimenticati” ma anche per l’argomento generalmente poco trattato (i soldati fantasma giapponesi). Nella stesura trovo un miglioramento rispetto al racconto del contest precedente ma purtroppo risente proprio dell’eccessiva originalità. Non conoscendo l’argomento la comprensione risulta complessa, forse troppo, e il rischio è quello di non riuscire ad apprezzare il racconto fino in fondo.
Divertente. L’incipit mi piace molto. Durante la lettura ero davvero convinta che tutto fosse proprio come sembrava (il padre aveva in qualche modo provocato la morte del figlio), e non potevo credere che ne parlassero in quel modo (“Tieniti il cadavere, testa di cazzo!”), invece la conclusione mi ha spiazzata e fatto sorridere. Qualche lieve stonatura a livello di stile, forse necessiterebbe di una revisione in questo senso. Sinceramente non conoscevo il significato del termine “cicalino” (avvisatore elettroacustico). La cosa positiva è che la conclusione cade totalmente inaspettata.
Un racconto sicuramente intrigante e aderente al tema “Figli dimenticati”. Ammetto di non aver compreso subito la ragione dell’omicidio, quindi spiegherei meglio quella parte. In generale si tratta di un testo che lascia il lettore appeso a più di una domanda e sarebbe forse adatto a uno svolgimento più lungo. Mi hanno colpita in particolare il dialogo tra i due fratelli (“Avevamo un patto, non ricordi? Adesso tocca a me”), e l’idea della bambola che, nella conclusione, diventa femmina (la sorella è morta per lasciare spazio al fratello? L’ha uccisa lui?). Forse ciò che mi convince meno è il finale, comunque buona idea e stile incisivo quindi brava.
Tema rispettato. Lo stile l’ho trovato particolarmente azzeccato, sia per la caratterizzazione del personaggio sia per l’andamento incalzante e frenetico. Forse la mancanza di qualche virgola è voluta proprio per creare la sensazione di tanti pensieri che scorrono velocemente. In generale non apprezzo molto i punti esclamativi (soprattutto quando sono due), secondo me stridono e penso che il tono sia comunque deducibile. Il finale mi ha colpita particolarmente. Funziona. Un testo valido.
23 giugno 2015 alle 19:04 in risposta a: Gruppo TURA SATANA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #8556Chiedo scusa, evidentemente ci sono stati problemi di formattazione a causa del copia – incolla, è possibile cancellare il precedente post?
23 giugno 2015 alle 18:59 in risposta a: Gruppo TURA SATANA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #8555Copio / incollo i commenti già inseriti nelle apposite discussioni. La classifica in fondo.
Grano nero – Daniele Picciuti
C’è piena aderenza al tema. Lo stile dimostra capacità tecnica, e si adegua sia al contesto sia al genere di riferimento. Suscita curiosità e stimola a proseguire nella lettura per scoprire cosa si cela dietro quella fiammella azzurra che si accende ogni notte. Il protagonista è ben caratterizzato nella sua follia e il finale lascia assolutamente spiazzati. Un buon testo.
La lucina – Flavia ImperiIl testo rispetta il tema e lo fa con uno stile originale, ossia utilizzando solo il discorso diretto. Questa scelta l’ho apprezzata, anche perché il dialogo è davvero ben strutturato e credibile, malgrado la natura ultraterrena del racconto. Non è semplice narrare una storia solo attraverso il dialogo, rendendo tutto chiaro senza, di fatto, perdersi in spiegazioni. Il messaggio arriva e lo fa portandosi dietro anche un certo impatto emotivo. Peccato solo per il numero un po’ esiguo di battute.Gli inquilini del buio – Angelo FrascellaC’è aderenza al tema, la storia è molto particolare e interessante, da leggere con estrema attenzione per potersi concentrare sui diversi personaggi (numerosi per essere un racconto breve) e le dinamiche. Mi sarebbe piaciuto conoscere qualcosa in più della storia, dati gli spunti. Il punto di forza è l’aver creato un microcosmo con proprie leggi e personaggi che lo rappresentano, anche se il finale somiglia più a un inizio anziché a una conclusione.Dalla terra al cielo – Linda De SantiIl racconto è sicuramente ben scritto e attinente al tema. Tuttavia, ammetto di averlo dovuto rileggere più volte per cercare di comprendere con esattezza la vicenda. Nello specifico non ho capito il ruolo delle “palle di luci sfavillanti che fanno su e giù dalla terra al cielo”. All’inizio non ero certa si trattasse di un vero terremoto e, a dire il vero, il significato della storia continua a sfuggirmi. Chi viene a prendere la bambina? C’è un collegamento tra ciò che accade e il recente allontanamento della madre?Il signor Colombo – Simone CassiaIl tema viene rispettato, anche se in modo indiretto e figurato (la luce intesa come senso di umanità). Lo stile è piuttosto corretto ma, a mio parere, sarebbe risultato più convincente se alcune parti, anziché spiegate, fossero state mostrate attraverso le azioni. La spiegazione della morale prevale sui fatti (la morte dell’anziano e il dialogo con il bambino), ai quali non viene dato sufficiente spazio. Forse sarebbe stato possibile trasmettere lo stesso messaggio tramite una descrizione più accurata di ciò che è avvenuto (ad esempio, cos’è successo precisamente al vicino di casa?).Minugai – Raffaele SerafiniHo apprezzato la struttura circolare del racconto. Iniziare con un flashforward stimola la curiosità del lettore, lasciato appeso a quel “Qualcosa le sfugge”. Il linguaggio è accurato e trascina il lettore direttamente dentro la storia. Il tema viene rispettato, malgrado la luce non abbia, di per sé, un ruolo chiave, se non indicare che c’è qualcosa in quel capanno di attrezzi. Ciò che predomina nel racconto è sicuramente l’inugami, un mito giapponese che non conoscevo e quindi sono andata a ricercare, ma la ricerca non mi ha chiarito il finale: in che senso “aggiusta sempre tutto”? Cancellando l’esistenza di chi uccide in modo tale che nessuno se ne accorga?Il bambino con il ghiacciolo – Marco RoncacciaSecondo me, a prima lettura, non tutto risulta chiaro (soprattutto i primi due paragrafi). In particolare, la frase “Io sono come quel ghiacciolo che non vale un cazzo e Gino è il mio bambino” può facilmente indurre in errore, sarebbe da specificare meglio. Appena si capiscono i riferimenti musicali, il ruolo dei personaggi e il senso del racconto, ci si trova davanti davvero a un buon testo, scritto con uno stile accattivante. Io apprezzo sempre la scrittura basata sul concetto di “show, don’t tell” ma in questo caso sarebbe necessario specificare meglio alcuni punti, in modo tale da rendere la comprensione più immediata e quindi il testo più apprezzabile. Inoltre, essendo un racconto che deve aderire a un tema, anche questo doveva forse essere maggiormente esplicitato. Comunque mi è piaciuto.Mia madre – Omaima MarfoqIl racconto rispetta il tema assegnato. Ho trovato lo stile un po’ acerbo e ancora da perfezionare. Alcune frasi andrebbero riviste per pulire il testo da refusi (“un auto” senza apostrofo, “sui occhi”), ripetizioni (“Mamma mi fissa dritto negli occhi, mi perdo per un attimo nei sui occhi“), ed errori di sintassi. Nella trama, purtroppo, non trovo elementi di particolare originalità, mi riferisco principalmente all’espediente del sogno e alle battute di dialogo, che sembrano ricalcare qualche cliché già noto.Una sedia in mezzo ai fiori – Carolina Pelosi
L’aderenza al tema della luce non è immediata, anche se si può dedurre dal contesto. Ho apprezzato la scelta di raccontare un’amicizia. La costruzione dei personaggi principali l’ho trovata buona, soprattutto per l’inserimento di alcuni dettagli che ci fanno apparire le due amiche più reali (la paura degli insetti, del buio, il cane Nuvola etc.). Tuttavia, ci sono dei buchi narrativi che non consentono di comprendere totalmente la storia e lasciano questioni in sospeso (ad esempio, perché la protagonista se ne era andata? Perché non ha più avuto il coraggio di scrivere all’amica?). Anche se capisco che in tremila battute tanto venga inevitabilmente lasciato tra le righe, quindi mi è piaciuto.Chiamatemi Elvis – Fernando NappoC’è aderenza al tema. Ho trovato l’idea abbastanza originale (associare la luce eterna a un cantante e non a immagini figurate che richiamano cliché inflazionati), così come il suo sviluppo (la scelta di ambientare il racconto all’interno di una gara canora di quel genere). Tuttavia, la narrazione non mi ha suscitato particolari emozioni né stimolato qualche riflessione. Sarà perché non si tratta di un argomento che mi fa vibrare l’anima, ma comunque il linguaggio utilizzato è fresco e tecnicamente adeguato.Risveglio – Eleonora RossettiIl tema è perfettamente rispettato. Il testo è scritto bene, con uno stile coinvolgente e padronanza di linguaggio, ma purtroppo risente del contenuto. L’associazione luce e risveglio, così come quella tra coma e incidente stradale, sono entrambe un po’ prevedibili. Tuttavia, ho apprezzato in particolare i sussurri delle tenebre e il riferimento finale alla moglie.CLASSIFICA:1. La lucina – Flavia Imperi2. Il bambino col ghiacciolo – Marco Roncaccia3. Grano nero – Daniele Picciuti4. Una sedia in mezzo ai fiori – Carolina Pelosi5. Gli inquilini del buio – Angelo Frascella6. Il signor Colombo – Simone Cassia7. Risveglio – Eleonora Rossetti8. Chiamatemi Elvis – Fernando Nappo9. Minugai – Raffaele Serafini10. Dalla terra al cielo – Linda De Santi11. Mia madre – Omaima MarfoqC’è piena aderenza al tema. Lo stile dimostra capacità tecnica, e si adegua sia al contesto sia al genere di riferimento. Suscita curiosità e stimola a proseguire nella lettura per scoprire cosa si cela dietro quella fiammella azzurra che si accende ogni notte. Il protagonista è ben caratterizzato nella sua follia e il finale lascia assolutamente spiazzati. Un buon testo.
C’è aderenza al tema, la storia è molto particolare e interessante, da leggere con estrema attenzione per potersi concentrare sui diversi personaggi (numerosi per essere un racconto breve) e le dinamiche. Mi sarebbe piaciuto conoscere qualcosa in più della storia, dati gli spunti. Il punto di forza è l’aver creato un microcosmo con proprie leggi e personaggi che lo rappresentano, anche se il finale somiglia più a un inizio anziché a una conclusione.
Ho apprezzato la struttura circolare del racconto. Iniziare con un flashforward stimola la curiosità del lettore, lasciato appeso a quel “Qualcosa le sfugge”. Il linguaggio è accurato e trascina il lettore direttamente dentro la storia. Il tema viene rispettato, malgrado la luce non abbia, di per sé, un ruolo chiave, se non indicare che c’è qualcosa in quel capanno di attrezzi. Ciò che predomina nel racconto è sicuramente l’inugami, un mito giapponese che non conoscevo e quindi sono andata a ricercare, ma la ricerca non mi ha chiarito il finale: in che senso “aggiusta sempre tutto”? Cancellando l’esistenza di chi uccide in modo tale che nessuno se ne accorga?
C’è aderenza al tema. Ho trovato l’idea abbastanza originale (associare la luce eterna a un cantante e non a immagini figurate che richiamano cliché inflazionati), così come il suo sviluppo (la scelta di ambientare il racconto all’interno di una gara canora di quel genere). Tuttavia, la narrazione non mi ha suscitato particolari emozioni né stimolato qualche riflessione. Sarà perché non si tratta di un argomento che mi fa vibrare l’anima, ma comunque il linguaggio utilizzato è fresco e tecnicamente adeguato.
Il racconto è sicuramente ben scritto e attinente al tema. Tuttavia, ammetto di averlo dovuto rileggere più volte per cercare di comprendere con esattezza la vicenda. Nello specifico non ho capito il ruolo delle “palle di luci sfavillanti che fanno su e giù dalla terra al cielo”. All’inizio non ero certa si trattasse di un vero terremoto e, a dire il vero, il significato della storia continua a sfuggirmi. Chi viene a prendere la bambina? C’è un collegamento tra ciò che accade e il recente allontanamento della madre?
Il tema è perfettamente rispettato. Il testo è scritto bene, con uno stile coinvolgente e padronanza di linguaggio, ma purtroppo risente del contenuto. L’associazione luce e risveglio, così come quella tra coma e incidente stradale, sono entrambe un po’ prevedibili. Tuttavia, ho apprezzato in particolare i sussurri delle tenebre e il riferimento finale alla moglie.
Ciò che ha imparato la ragazza è più che altro “non cedere”, è come se la madre (da sempre considerata la parte apparentemente “forte” del rapporto) cedesse a un po’ di debolezza lasciandosi curare, e la figlia facesse l’opposto. Grazie mille per i commenti.
Il testo rispetta il tema e lo fa con uno stile originale, ossia utilizzando solo il discorso diretto. Questa scelta l’ho apprezzata, anche perché il dialogo è davvero ben strutturato e credibile, malgrado la natura ultraterrena del racconto. Non è semplice narrare una storia solo attraverso il dialogo, rendendo tutto chiaro senza, di fatto, perdersi in spiegazioni. Il messaggio arriva e lo fa portandosi dietro anche un certo impatto emotivo. Peccato solo per il numero un po’ esiguo di battute.
L’aderenza al tema della luce non è immediata, anche se si può dedurre dal contesto. Ho apprezzato la scelta di raccontare un’amicizia. La costruzione dei personaggi principali l’ho trovata buona, soprattutto per l’inserimento di alcuni dettagli che ci fanno apparire le due amiche più reali (la paura degli insetti, del buio, il cane Nuvola etc.). Tuttavia, ci sono dei buchi narrativi che non consentono di comprendere totalmente la storia e lasciano questioni in sospeso (ad esempio, perché la protagonista se ne era andata? Perché non ha più avuto il coraggio di scrivere all’amica?). Anche se capisco che in tremila battute tanto venga inevitabilmente lasciato tra le righe, quindi mi è piaciuto.
Secondo me, a prima lettura, non tutto risulta chiaro (soprattutto i primi due paragrafi). In particolare, la frase “Io sono come quel ghiacciolo che non vale un cazzo e Gino è il mio bambino” può facilmente indurre in errore, sarebbe da specificare meglio. Appena si capiscono i riferimenti musicali, il ruolo dei personaggi e il senso del racconto, ci si trova davanti davvero a un buon testo, scritto con uno stile accattivante. Io apprezzo sempre la scrittura basata sul concetto di “show, don’t tell” ma in questo caso sarebbe necessario specificare meglio alcuni punti, in modo tale da rendere la comprensione più immediata e quindi il testo più apprezzabile. Inoltre, essendo un racconto che deve aderire a un tema, anche questo doveva forse essere maggiormente esplicitato. Comunque mi è piaciuto.
Il tema viene rispettato, anche se in modo indiretto e figurato (la luce intesa come senso di umanità). Lo stile è piuttosto corretto ma, a mio parere, sarebbe risultato più convincente se alcune parti, anziché spiegate, fossero state mostrate attraverso le azioni. La spiegazione della morale prevale sui fatti (la morte dell’anziano e il dialogo con il bambino), ai quali non viene dato sufficiente spazio. Forse sarebbe stato possibile trasmettere lo stesso messaggio tramite una descrizione più accurata di ciò che è avvenuto (ad esempio, cos’è successo precisamente al vicino di casa?).
Il racconto rispetta il tema assegnato. Ho trovato lo stile un po’ acerbo e ancora da perfezionare. Alcune frasi andrebbero riviste per pulire il testo da refusi (“un auto” senza apostrofo, “sui occhi”), ripetizioni (“Mamma mi fissa dritto negli occhi, mi perdo per un attimo nei sui occhi“), ed errori di sintassi. Nella trama, purtroppo, non trovo elementi di particolare originalità, mi riferisco principalmente all’espediente del sogno e alle battute di dialogo, che sembrano ricalcare qualche cliché già noto.
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