Andrea Viscusi


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  • in risposta a: Gli esseri dell'altro mondo (di Raffaele Marra) #11438
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
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    ma cos’è questa storia del “siamo qui per giudicare i testi, non gli autori”? dov’è che si stabilisce la linea di confine tra un giudizio su un testo e quello sul messaggio che veicola? se bisogna limitarsi alle valutazioni di forma, allora non serve confrontarsi, basta il correttore automatico di word.

    io sto giudicando il racconto, di Raffaele Marra non so nulla e non mi interessa nulla. ma se il racconto, scritto da chicchessia, si basa a mio avviso su una messaggio distorto e volutamente disonesto, allora io non lo promuovo. non consiglierei mai a un mio amico di leggere un testo del genere, perché non vorrei veicolare ulteriormente quel messaggio.

    questo significa giudicare le intenzioni dell’autore? può darsi. ma un autore quando scrive ha un’intenzione, e non vedo perché questa non dovrebbe rientrare nel modo di interpretare il testo.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da Andrea Viscusi Andrea Viscusi.
    in risposta a: La realtà inventata – di De Meo Luigi #11398
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    peccato che il finale si intuisca poco dopo l’inizio, perché la narrazione del combattimento è molto dettagliata e precisa (non è facile raccontare scene di questo tipo). ma di storie in cui si scopre alla fine che “era tutto finto” se ne leggono abbastanza. credo che avresti potuto spingere oltre la cosa e usare un doppio twist, magari rivelando che la realtà inventata NON era quella della guerra fantasy ma l’altra. così risulta un racconto nella media, in tema e ben scritto, ma che non si realizza in pieno.

    in risposta a: Gli esseri dell'altro mondo (di Raffaele Marra) #11397
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    no, guarda, il punto non è “giudicare lo scrittore”, ma capirne le intenzioni a partire da ciò che ha scritto. se tu sei uno sventratore di bambini ma scrivi un bellissimo racconto sulla coltivazione dei gigli, io non giudico altro che la tua visione della botanica. ogni racconto racchiude un messaggio, cerca di dire qualcosa al di là della semplice narrazione di eventi (o almeno dovrebbe), quindi è implicito cercare di capire cosa l’autore volesse dire. non si tratta di dietrologia, è un meccanismo automatico che anzi credo sia la parte più importante della comunicazione tra autore e lettore. il tutto è a maggior ragione vero se, invece di raccontarmi una barzelletta (di cui di certo non vado a cercare il significato recondito), scrivi di un tema attuale, grave e controverso.

    personalmente poi, credo che sia MOLTO più grave sfruttare l’onda di avvenimenti tragici, piuttosto che tacere per rispetto e timore di essere fraintesi. non è questo di cui tutti accusano i media, la spettacolarizzazione del dolore? non è ciò di cui ci si lamenta quando Vespa mostra il plastico di casa Franzoni? questa comunque è una considerazione personale e possiamo pensarla diversamente, a livello più oggettivo vale quanto dico nel paragrafo sopra.

    in risposta a: Susy #11385
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    @Andrea: di solito evito di “spiegare” i racconti, perché se qualcosa non si è capito è colpa mia, quindi giusto un appunto

    Non mi convince completamente il legame con la fisica che trovi, a parte il gioco sul nome Susy, tutto il resto è troppo forzato, c’entra poco o nulla con la supersimmetria che parla di simmetrie tra classi di particelle dello stesso universo, non tra universi differenti, ma lo sai, almeno apparentemente, visto che ne citi qualcuna più avanti; quindi non posso giustificare l’interpretazione azzardata sulle simmetrie tra universi che ruotano attorno alla risposta di Susy.

    so che la supersimmetria non ha strettamente a che fare con gli universi alternativi (per quanto riesca a comprendere modelli di fisica teorica), ma la mia idea era che il protagonista, chiaramente un po’ imbranato, si appigli alla prima cosa che trova per convincersi che tutto sommato va bene così, e può rimanere sereno.

    peraltro, se ti va di leggere qualcosa di più corposo su un tema piuttosto simile, in effetti l’ho già pubblicato! 😀
    http://www.zona42.it/wordpress/libri-e-autori/dimenticami-trovami-sognami-di-andrea-viscusi/

    (e scusate lo spam, se non è ammesso che l’Antico cali pure la sua scure)

    in risposta a: Gruppo FRINGE: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #11381
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    commenti in ordine random, sotto la classifica.

    Speck Spray
    racconto simpatico, ambientato presumibilmente in un futuro abbastanza prossimo, in cui pochi conservatori continuano a usare i “sapori veri”, soppiantati da ingredienti interamente sintetici. il finale a sorpresa ridimensiona la vicenda riducendola a uno sketch, e il tutto non sarebbe male, se non fosse che mi pare che il racconto non sfiori nemmeno lontanamente il tema. si potrebbe dire “il cuoco tradizionalista e la cucina sintetica sono due universi separati”, ma mi sembra una giustificazione troppo labile, con questo argomento qualunque racconto in cui sia presente un conflitto potrebbe rientrare nel tema. in questo caso ho quasi avuto l’impressione che fosse un racconto scritto per un altro scopo, e poi sfruttato in quest’occasione.

    Il grande fienile
    la storia funziona soprattutto perché riesce a evocare un’atmosfera di sospetto e inquietudine molto percepibile, anche se a livello di trama non tutto fila liscio. credo che l’interpretazione vada intesa in senso più metaforico che letterale, ma anche in questo caso non mi è del tutto chiaro il ruolo e il comportamento del padre. anche qui il tema è affrontato in senso molto lato, ma l’incompatibilità tra questi universi differenti si percepisce. credo che potrebbe guadagnarne in semplicità già soltanto riducendo i bambini da tre a uno solo, tutti quei nomi in così poco spazio (senza la possibilità di visualizzarli in modo diverso l’uno dall’altro) confondono le idee.

    Il canto della sirena
    gustosta atmosfera fantascientifica, con la classica nave subluce con equipaggio ibernato. buone le idee dell’AI che sorveglia la sanità mentale dell’equipaggio, e degli animali da compagnia che hanno lo stesso scopo. non classificherei nemmeno questo racconto come la tipica storia di AI impazzita, perché il richiamo dell’altro universo è qualcosa di molto umano e comprensibile, forse irrazionale, ma non folle. forse un po’ troppo didascalico il fatto che l’AI si chiami Ulisse (anche perché, tecnicamente, lui alle sirene è sfuggito), ma non è certo un problema. per diventare un racconto perfetto andrebbe ripulito nella parte iniziale di qualche techno-babble di troppo (non c’è bisogno di “tecno-amache”, bastano le brande o le cuccette).

    Hearthole
    un gruppo di scienziati scava un buco al centro della terra e trova… cosa? non lo sappiamo, viene solo accennata la presenza di una creatura ma non si scopre altro. in generale non è un male lasciare misteri o dettagli in sospeso, ma in questo caso il racconto non dice altro, si basa tutto sul dare un significato a questo buco, e poi non mantiente la promessa. la scrittura è approssimativa e imprecisa, e mi verrebbe da dire che se non si conosce una lingua non si dovrebbe usarla. “is here” invece di “it’s here”, o il titolo stesso, che presumo dovesse significare “buco nella terra” quindi “earthhole”, non “buco nel cuore”… purtroppo credo che non siano errori voluti per “colorire” il testo (che comunque sarebbero fastidiosi) ma veri e propri strafalcioni. peraltro l’uso dell’inglese per quelle poche battute non ha nemmeno importanza, quindi si sarebbe potuto evitare senza problemi.

    Giorno di mercato
    ambientazione interessante, ma strizzata in così pochi caratteri diventa pesante e infodumposa, l’incipit è veramente legnoso e scoraggia da subito. il finale non mi è del tutto chiaro, secondo me avevi in testa un intero mondo ben definito, con le sue regole e la sua storia, ma non sei riuscita a renderlo a dovere nel poco spazio disponibile, così quello che per te è chiaro per il lettore risulta incomprensibile. non si capisce perché il vicario licenzi i due mercanti, anche rileggendo un paio di volte non ho trovato indizi sufficienti a interpretare quanto succede. presumo che il tema sia rispettato, ma non avendolo capito del tutto non sono sicuro. la scrittura è verbosa e pesante, andrebbe sfrondata parecchio, in particolare trattandosi di un racconto molto breve.

    La vecchia villa misteriosa
    complimenti a Iole che capisce subito di essere finita in un universo parallelo! il racconto mi sembra che non dica molto, questa tizia entra in una casa abbandonata, finisce in un mondo parallelo e viene schiavizzata. bon, e quindi? il tema c’è, ma è sfruttato in un modo così letterale che in effetti non aggiunge niente al racconto. la scrittura mi è parsa piuttosto piatta, sembra di leggere una telecronaca: Iole fa, va, dice, pensa. ma alla fine in realtà il lettore non sa niente di quanto è successo e perché, e a dirla tutta, non è nemmeno tanto interessato a saperlo.

    Noi due
    il marito defunto me lo immagino col volto di Patrick Swayze, la medium è Whoopi Goldberg, vuoi vedere che la protagonsita è Demi Moore? insomma, va bene che certe storie sono degli archetipi e possono essere riproposti un’infinità di volte, ma qui non si dice proprio nulla di nuovo rispetto al “ti aspetto nell’aldilà”. peraltro, per quanto io non sia uno che cerca la “morale” in una storia, in questo caso il messaggio che ne esce è “se stai male ammazzati, vedrai che starai meglio”, il che non mi sembra molto edificante. credo che la mancanza di idee ti abbia penalizzato e condotto su una strada banale, in cui il dolore viene raccontato e risolto come un raffreddore.

    Lapidbook
    racconto leggero, simpatico e sboccato che riesce anche a far funzionare un buon twist finale. verso metà lettura, pensavo che tutto si sarebbe risolto con una continua serie di scambi tra i personaggi che, dopo la sorpresa iniziale, non aggiungevano altro. invece hai infilato una serie di rivelazioni successive (il tradimento, la medium, l’altro medium!) per arrivare a una conclusione originale e spassosa. una buon esempio di come le nostre passioni più terrene sconfinino anche negli altri mondi. bella prova, e per me è sempre un merito in più riuscire a scrivere un racconto leggero ma efficace.

    La realtà inventata
    peccato che il finale si intuisca poco dopo l’inizio, perché la narrazione del combattimento è molto dettagliata e precisa (non è facile raccontare scene di questo tipo). ma di storie in cui si scopre alla fine che “era tutto finto” se ne leggono abbastanza. credo che avresti potuto spingere oltre la cosa e usare un doppio twist, magari rivelando che la realtà inventata NON era quella della guerra fantasy ma l’altra. così risulta un racconto nella media, in tema e ben scritto, ma che non si realizza in pieno.

    L’anello più importante
    semplice racconto sugli universi paralleli intesi come iterazioni di un unico corso della storia. la storia può sembrare un paradosso temporale, ma grattando sotto la superficie ci si accorge che è tutto perfettamente coerente. quindi niente di straordinaio, ma una buona storiella che invita a riflettere su un apparente contraddizione, in questo senso simile a certi racconti di Borges o Calvino, per dirne qualcuno. stile asciutto ma immediato, come è appropriato per una storia del genere.

    Anita dall’impermeabile giallo
    una storia ben scritta per un tema che non è facile affrontare senza cadere nell’indulgenza: il “ritardo mentale”, che poi è la visione di un mondo differente da quello in cui vivono gli altri, tanto che lo si potrebbe definire una realtà differente, un altro universo. dico che non è facile scrivere un racconto di questo tipo, perché il politically correct ci porta a pensare che si tratti di un “tema forte” che quindi va per forza approcciato con rispetto e con cui non si può essere in disaccordo. in realtà poi tante storie basate su questi temi sono delle schifezze, proprio perché non fanno nessuno sforzo per essere delle BELLE storie, si limitano a far presente che sono storie sul disagio mentale, quindi DEVE piacerti sennò sei uno stronzo. nel tuo caso non è così, e la distanza di Anita dal resto del mondo è percepibile ma non stigmatizzata, il lettore è libero di interpretare le cose come vuole. la scrittura si adatta bene a questo resoconto pacato di un’esistenza al di fuori dei confini che conosciamo.

    Gli esseri dell’altro mondo
    no, mi dispiace, ma questo per me è il tipico racconto “furbetto”. lo dico per due ragioni: 1- hai volutamente mischiato le carte, parlando di “esseri” già dal titolo, quando tutti i personaggi coinvolti sanno di avere a che fare con umani della loro stessa specie, per cui non c’è ragione di usare questa terminologia, che serve solo a sviare il lettore. quando si vuole creare un twist in stile “Sentinella”, non si può deliberatamente fuorviare, bisogna omettere. 2- hai agganciato il “Grande Tema Profondo” del momento e hai basato un racconto su questo, garantendoti un ritorno positivo perché le regole del politically correct impongono che una storia del genere debba essere bella, perché se dici che non ti è piaciuta vuol dire che sei un mostro e non hai rispetto per la tragedia in corso. questo effetto è accentuato dalla “dedica” finale, che perdonami ma mi sembra di un’ipocrisia terribile. per farti un esempio, leggi il commento al racconto “Anita dall’impermeaile giallo” qui sopra, che ho letto proprio prima di questo, così forse capisci meglio cosa intendo. in conclusione, forse è la mia idea di narrativa a essere distorta, ma ne ho abbastanza di racconti sull’olocausto che DEVONO essere apprezzati. per me se si vuole offrire un punto di vista su una tragedia contemporanea bisogna parlare di altro, perché il lettore non deve essere forzato ad assumere una posizione dettata dal momento storico.

    ——————–

    1- Lapidbook, di Marco Roncaccia
    2- Il canto della sirena di Alberto Della Rossa
    3- Anita dall’impermeabile giallo di Marina Usai
    4- L’anello più importante di Andrea Partiti
    5- Il grande fienile di Luchiastro
    6- La realtà inventata di Luigi De Meo
    7- Giorno di mercato di Alexandra Fischer
    8- Gli esseri dell’altro mondo di Raffaele Marra
    9- Noi due di Marina Di Paola
    10- La vecchia villa misteriosa di Nicoletta Fanuele
    11- Hearthole di Giulio Marchese
    12- Speck Spray di Fernando Nappo

    specifico che dalla sesta posizione in giù la classifica si basa proprio su sottigliezze, e a parte l’ultima posizione per un fuori tema clamoroso, non imputo forti differenze nel giudizio

    in risposta a: Gli esseri dell'altro mondo (di Raffaele Marra) #11380
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    no, mi dispiace, ma questo per me è il tipico racconto “furbetto”. lo dico per due ragioni: 1- hai volutamente mischiato le carte, parlando di “esseri” già dal titolo, quando tutti i personaggi coinvolti sanno di avere a che fare con umani della loro stessa specie, per cui non c’è ragione di usare questa terminologia, che serve solo a sviare il lettore. quando si vuole creare un twist in stile “Sentinella”, non si può deliberatamente fuorviare, bisogna omettere. 2- hai agganciato il “Grande Tema Profondo” del momento e hai basato un racconto su questo, garantendoti un ritorno positivo perché le regole del politically correct impongono che una storia del genere debba essere bella, perché se dici che non ti è piaciuta vuol dire che sei un mostro e non hai rispetto per la tragedia in corso. questo effetto è accentuato dalla “dedica” finale, che perdonami ma mi sembra di un’ipocrisia terribile. per farti un esempio, leggi il commento al racconto “Anita dall’impermeaile giallo” qui sopra, che ho letto proprio prima di questo, così forse capisci meglio cosa intendo. in conclusione, forse è la mia idea di narrativa a essere distorta, ma ne ho abbastanza di racconti sull’olocausto che DEVONO essere apprezzati. per me se si vuole offrire un punto di vista su una tragedia contemporanea bisogna parlare di altro, perché il lettore non deve essere forzato ad assumere una posizione dettata dal momento storico.

    in risposta a: Anita dall'impermeabile giallo di Marina Usai #11379
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    una storia ben scritta per un tema che non è facile affrontare senza cadere nell’indulgenza: il “ritardo mentale”, che poi è la visione di un mondo differente da quello in cui vivono gli altri, tanto che lo si potrebbe definire una realtà differente, un altro universo. dico che non è facile scrivere un racconto di questo tipo, perché il politically correct ci porta a pensare che si tratti di un “tema forte” che quindi va per forza approcciato con rispetto e con cui non si può essere in disaccordo. in realtà poi tante storie basate su questi temi sono delle schifezze, proprio perché non fanno nessuno sforzo per essere delle BELLE storie, si limitano a far presente che sono storie sul disagio mentale, quindi DEVE piacerti sennò sei uno stronzo. nel tuo caso non è così, e la distanza di Anita dal resto del mondo è percepibile ma non stigmatizzata, il lettore è libero di interpretare le cose come vuole. la scrittura si adatta bene a questo resoconto pacato di un’esistenza al di fuori dei confini che conosciamo.

    in risposta a: La vecchia villa misteriosa #11378
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    complimenti a Iole che capisce subito di essere finita in un universo parallelo! il racconto mi sembra che non dica molto, questa tizia entra in una casa abbandonata, finisce in un mondo parallelo e viene schiavizzata. bon, e quindi? il tema c’è, ma è sfruttato in un modo così letterale che in effetti non aggiunge niente al racconto. la scrittura mi è parsa piuttosto piatta, sembra di leggere una telecronaca: Iole fa, va, dice, pensa. ma alla fine in realtà il lettore non sa niente di quanto è successo e perché, e a dirla tutta, non è nemmeno tanto interessato a saperlo.

    in risposta a: Giorno di mercato #11377
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    ambientazione interessante, ma strizzata in così pochi caratteri diventa pesante e infodumposa, l’incipit è veramente legnoso e scoraggia da subito. il finale non mi è del tutto chiaro, secondo me avevi in testa un intero mondo ben definito, con le sue regole e la sua storia, ma non sei riuscita a renderlo a dovere nel poco spazio disponibile, così quello che per te è chiaro per il lettore risulta incomprensibile. non si capisce perché il vicario licenzi i due mercanti, anche rileggendo un paio di volte non ho trovato indizi sufficienti a interpretare quanto succede. presumo che il tema sia rispettato, ma non avendolo capito del tutto non sono sicuro. la scrittura è verbosa e pesante, andrebbe sfrondata parecchio, in particolare trattandosi di un racconto molto breve.

    in risposta a: Hearthole – Giulio Marchese #11376
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    un gruppo di scienziati scava un buco al centro della terra e trova… cosa? non lo sappiamo, viene solo accennata la presenza di una creatura ma non si scopre altro. in generale non è un male lasciare misteri o dettagli in sospeso, ma in questo caso il racconto non dice altro, si basa tutto sul dare un significato a questo buco, e poi non mantiente la promessa. la scrittura è approssimativa e imprecisa, e mi verrebbe da dire che se non si conosce una lingua non si dovrebbe usarla. “is here” invece di “it’s here”, o il titolo stesso, che presumo dovesse significare “buco nella terra” quindi “earthhole”, non “buco nel cuore”… purtroppo credo che non siano errori voluti per “colorire” il testo (che comunque sarebbero fastidiosi) ma veri e propri strafalcioni. peraltro l’uso dell’inglese per quelle poche battute non ha nemmeno importanza, quindi si sarebbe potuto evitare senza problemi.

    in risposta a: Il canto della sirena #11375
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    gustosta atmosfera fantascientifica, con la classica nave subluce con equipaggio ibernato. buone le idee dell’AI che sorveglia la sanità mentale dell’equipaggio, e degli animali da compagnia che hanno lo stesso scopo. non classificherei nemmeno questo racconto come la tipica storia di AI impazzita, perché il richiamo dell’altro universo è qualcosa di molto umano e comprensibile, forse irrazionale, ma non folle. forse un po’ troppo didascalico il fatto che l’AI si chiami Ulisse (anche perché, tecnicamente, lui alle sirene è sfuggito), ma non è certo un problema. per diventare un racconto perfetto andrebbe ripulito nella parte iniziale di qualche techno-babble di troppo (non c’è bisogno di “tecno-amache”, bastano le brande o le cuccette).

    in risposta a: IL GRANDE FIENILE #11374
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    la storia funziona soprattutto perché riesce a evocare un’atmosfera di sospetto e inquietudine molto percepibile, anche se a livello di trama non tutto fila liscio. credo che l’interpretazione vada intesa in senso più metaforico che letterale, ma anche in questo caso non mi è del tutto chiaro il ruolo e il comportamento del padre. anche qui il tema è affrontato in senso molto lato, ma l’incompatibilità tra questi universi differenti si percepisce. credo che potrebbe guadagnarne in semplicità già soltanto riducendo i bambini da tre a uno solo, tutti quei nomi in così poco spazio (senza la possibilità di visualizzarli in modo diverso l’uno dall’altro) confondono le idee.

    in risposta a: L'anello più importante – Andrea Partiti #11373
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    semplice racconto sugli universi paralleli intesi come iterazioni di un unico corso della storia. la storia può sembrare un paradosso temporale, ma grattando sotto la superficie ci si accorge che è tutto perfettamente coerente. quindi niente di straordinaio, ma una buona storiella che invita a riflettere su un apparente contraddizione, in questo senso simile a certi racconti di Borges o Calvino, per dirne qualcuno. stile asciutto ma immediato, come è appropriato per una storia del genere.

    in risposta a: LAPIDBOOK di Marco Roncaccia #11372
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    racconto leggero, simpatico e sboccato che riesce anche a far funzionare un buon twist finale. verso metà lettura, pensavo che tutto si sarebbe risolto con una continua serie di scambi tra i personaggi che, dopo la sorpresa iniziale, non aggiungevano altro. invece hai infilato una serie di rivelazioni successive (il tradimento, la medium, l’altro medium!) per arrivare a una conclusione originale e spassosa. una buon esempio di come le nostre passioni più terrene sconfinino anche negli altri mondi. bella prova, e per me è sempre un merito in più riuscire a scrivere un racconto leggero ma efficace.

    in risposta a: Noi due di Marina Di Paola #11371
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    il marito defunto me lo immagino col volto di Patrick Swayze, la medium è Whoopi Goldberg, vuoi vedere che la protagonsita è Demi Moore? insomma, va bene che certe storie sono degli archetipi e possono essere riproposti un’infinità di volte, ma qui non si dice proprio nulla di nuovo rispetto al “ti aspetto nell’aldilà”. peraltro, per quanto io non sia uno che cerca la “morale” in una storia, in questo caso il messaggio che ne esce è “se stai male ammazzati, vedrai che starai meglio”, il che non mi sembra molto edificante. credo che la mancanza di idee ti abbia penalizzato e condotto su una strada banale, in cui il dolore viene raccontato e risolto come un raffreddore.

    in risposta a: Speck spray #11370
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    racconto simpatico, ambientato presumibilmente in un futuro abbastanza prossimo, in cui pochi conservatori continuano a usare i “sapori veri”, soppiantati da ingredienti interamente sintetici. il finale a sorpresa ridimensiona la vicenda riducendola a uno sketch, e il tutto non sarebbe male, se non fosse che mi pare che il racconto non sfiori nemmeno lontanamente il tema. si potrebbe dire “il cuoco tradizionalista e la cucina sintetica sono due universi separati”, ma mi sembra una giustificazione troppo labile, con questo argomento qualunque racconto in cui sia presente un conflitto potrebbe rientrare nel tema. in questo caso ho quasi avuto l’impressione che fosse un racconto scritto per un altro scopo, e poi sfruttato in quest’occasione.

    in risposta a: [M] La prima stella della notte #8338
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    è vero che una stella è tecnicamente una luce sempre accesa (beh, oddio, non eternamente, ma comunque per un tempo abbastanza lungo), il fatto è che non è una luce sempre presente nella normale esperienza umana. in questo senso nemmeno il sole è sempre “acceso”! in ogni caso, la stella sarebbe potuta anche andare bene, se in qualche modo fosse stata inserita con questa interpretazione, ma mi sembra che nel tuo racconto sia poco più di un cameo, avrebbe potuto essere un elemento qualunque inserito in quella frase: una stella, un asino, una caffettiera… non ha nessuna influenza sullo svolgimento della storia, quindi non si può ritenere il “tema” del racconto.

    in risposta a: [M] Il centotredicesimo piano #8335
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    rispondo a qualche osservazione random, in particolare per le osservazioni di Marco qui sopra.

    quanto alla possibilità di stare negli edifici, non ho specificato (non c’era lo spazio), ma l’idea era che per qualche sorta di superstizione questa gente non si fida più a entrare all’interno delle rovine della civiltà. questo non vuol dire che se ne tengano lontani, ma preferiscno stare all’aperto. non ci sono però mostri/vampiri/zombie, ma solo una società moderna annientata da una tempesta solare (come ce ne sono spesso) più forte del normale che ha annientato tutti i dispositivi elettrici. c’è qualcosa nel testo che ti aveva portao a pensare a qualche tipo di creatura malefica?

    in merito alla cordata, ammetto di non essere un esperto di arrampicate, nel senso che non ne so proprio nulla. dalle nozioni sporadiche che mi sono arrivate però mi sembra che di solito sia l’apripista a correre il maggior rischio di scivolare o trovare un appiglio falso, mentre chi segue di solito ha già la strada da seguire. quindi è vero che ognuno deve reggere il peso dell’altro, ma è più probabile che sia chi sta in alto a cadere. ma potrei anche sbagliarmi, eh.

    sul “mistero” della luce, la spiegazione non viene data, lo so, ma non è quello il punto. non te lo so dire nemmeno io perché quella lampadina era accesa, perché non è un problema che mi sono posto. potrebbe essere un banale pannello solare (di cui loro hanno dimenticato l’esistenza) o un generatore a gasolio che funziona da sessant’anni, o un sortilegio della strega dell’ovest. non lo so, ma non ha importanza ai fini della storia, che non verte tanto sull’origine in sé della luce, ma sul suo ruolo.

    in risposta a: [M] L’ultima spiaggia #8334
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    racconti simili, i nostri. l’apocalisse, la fuga dalla civiltà, la luce che arriva da lontano e fa pensare che qualcosa di civilizzato esista ancora, anche se il protagonista non ha intenzione di scoprirlo, perché in realtà sta bene dov’è, e quindi non sapremo mai cosa la origina. considerando tutto questo, sarei abbastanza ipocrita se dicessi che non mi è piaciuto… hai scelto un tipo diverso di fine del mondo, ma per il resto siamo lì. più snello e leggero del mio da seguire, quindi probabilmente migliore.

    in risposta a: Gruppo MORTICIA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #8333
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    salve gente, commenti in ordine sparso (riportati anche nei topic) e classifica in fondo.

     

     

    la porta

    non mi ha convinto in pieno. si parte con un mistero abbastanza classico: la stanza segreta a cui non si riesce mai ad accedere, e dpo aver inquadrato la situazione c’è una lunga sequenza di digressione in un bar, per poi tornare all’oggetto del mistero, che senza nessuno sviluppo particolare si risolve da sé e conduce a qualcosa di non ben definito. dalla rapidità con cui tutto si conclude viene quasi da pensare che il finale non fosse previsto dall’inizio, che sia stato messo per dare una conclusione che in effetti non chiude la vicenda. pur accettando l’iniziazione se c’è un “ordine” segreto a cui il protagonista deve accedere, dovremmo saperne qualcosa, averne almeno un accenno nella parte iniziale del testo. mi sembra poi che la struttura del racconto non sia del tutto equilibrato: la lunga sequenza centrale del bar sposta l’attenzione e non serve a fornire maggiori elementi (se non questa “illuminazione” che però non si sa da dove arrivi e in cosa consista). qualche refuso: E accentate e spazi mancanti dopo i puntini (che ricorrono con troppa frequenza).

    il giorno sbagliato

    quando ho letto il tema ho sperato che non venisse interpretato in senso metaforico: la speranza, la vita, l’amore, la fede… melensità del genere. leggendo la prima frase quindi mi sono subito insospettito, fortunatamente il tono del racconto è ben altro. il racconto sarebbe abbastanza simpatico, con il flusso di coscienza del protagonista che si trova di fronte al “mostro”. mi risulta però un po’ anticlimatico il finale. non tanto perché il presunto mostro si rivela essere “solo un cinghiale”, ma perché a mio avviso questa spiegazione non fornisce quel senso di contraddizione che dovrebbe per rendere efficace lo sketch. non so se ti sei mai trovato davanti un cinghiale di notte: è un incontro davvero spaventoso, il cinghiale è un animale decisamente pericoloso, pertanto tutte le riflessioni del protagonista non vengono smontate dalla rivelazione finale ma avvalorate, perché la situazione di pericolo è reale. avrebbe funzionato se il “mostro” fosse stato, chessò, un coniglio, e si scopre che è lui ad averne paura. messo così mi sembra che non raggiunga il suo obiettivo, o almeno quello che io ritenevo l’obiettivo del testo.

    l’ultima spiaggia

    racconti simili, i nostri. l’apocalisse, la fuga dalla civiltà, la luce che arriva da lontano e fa pensare che qualcosa di civilizzato esista ancora, anche se il protagonista non ha intenzione di scoprirlo, perché in realtà sta bene dov’è, e quindi non sapremo mai cosa la origina. considerando tutto questo, sarei abbastanza ipocrita se dicessi che non mi è piaciuto… hai scelto un tipo diverso di fine del mondo, ma per il resto siamo lì. più snello e leggero del mio da seguire, quindi probabilmente migliore.

    era d’estate

    racconto scritto bene, ma che mi è sembrato un po’ vuoto, alla fine dei conti. storia di fantasmi abbastanza standard: bambino tormentato che rimane nel luogo dove ha trovato la morte. il problema è che la storia viene affidata tutta a tre righe di infodump, mettendoci a conoscenza di una situazione per cui non c’era nessuna preparazione e che non ha niente di diverso dai 20000 film horror di bassa qualità che escono ogni anno. per la verità anche il tema non mi sembra del tutto centrato, visto che la luce è presente, ma si accende solo in quell’occasione particolare, non è una luce “sempre accesa”. la scrittura è buona, ma aderenza e contenuto penalizzano il racconto.

    il faro

    lo spunto del faro era uno dei più immediati per questo tema. anch’io l’avevo preso in considerazione (e il mio racconto è un po’ una variazione di quello). considerato quindi che sei partita da un’idea abbastanza scontata, il risltato è sicuramente impressionante. niente di complicato, non ci sono particolari intrecci da scogliere e nemmeno rivelazioni finali. sì, ok, abbiamo un fantasma, ma quando si arriva a capirlo sembra che lo abbiamo sempre saputo, come il guadiano del faro. non fai nessun tentativo di sviare l’attenzione, tutto si svolge linearmente e col giusto ritmo. scrittura di buon livello, efficace anche nel contrasto tra le due narrazioni. ottima prova.

    un ultimo regalo

    mi sembra un racconto che punta troppo sull’emozione facile piuttosto che sul contenuto trasmesso nel modo giusto. il rischio è sempre quello, quando si mette in scena un protagonista con un “male che lo consuma da dentro”, si ha l’idea che l’autore voglia suscitare facile compassione e infondere sentimento in una storia che, tolto questo elemento, non ne avrebbe. purtroppo il caso mi sembra proprio questo, anche perché, a mio avviso, tutto questo “segno del suo passaggio” non lo ha lasciato. un murales che sarà coperto da altri e probabilmente cancellato presto, un’opera che di solito la gente ignora o guarda pure con disprezzo, questo sarebbe il suo regalo al mondo? inoltre la frase stessa che ha scritto mi sembra che abbia poco a che fare con quello che sappiamo di lei. “la conoscenza” di cosa? sembra il motto di un’università… dubito che un messaggio del genere possa seriamente smuovere il cuore di chi lo legge. ci sono anche diversi problemi a livello di forma: punteggiatura imprecisa, accenti sbagliati, ripetizioni. da rivedere nel complesso.

    non spegnetela

    difficile gestire un racconto fatto interamente di dialoghi. in questo caso si segue abbastanza bene, anche se alcune delle battute tra i due ragazzi sembrano un po’ didascaliche (ora vado e faccio questo, eccomi di ritorno dopo averlo fatto). dopo il primo brano in corsivo si capisce subito dove il testo va a parare, anche se non mi aspettavo che la bambina stessa ci rimanesse sotto… questo forse ha un po’ abbassato il valore finale, perché mi sembra più intensa l’idea di una luce che rimane accesa perché una bambina ha sperato che la madre si svegliasse, piuttoto che quella luce fosse… ehm, il fantasma della bambina? in effetti non ho capito bene il finale, nel senso di cosa porta in mano il ragazzo… lo spirito della figlia che si è installato nella lampadina? insomma avrei strutturato diversamente gli ultimi paragrafi, rimane un racconto buono ma avrebbe potuto essere migliore.

    gli altri

    mi sembra poco chiaro. forse in un certo senso lo straniamento era voluto, ma la sequenza di frasi sovrapposte e ripetute non permette di inquadrare bene la situazione. ho formulato diverse teorie durante la lettura (apocalisse zombie, regime distopico, anime in paradiso, lotta tra dio e lucifero) ma non riesco a riconoscerne nessuna come sicuramente valida. questo penalizza il testo perché non capendo di cosa si parla chiaramente non si può empatizzare con il protagonista. non so quali siano i suoi obiettivi, i suoi nemici, quindi perché dovrei essere dalla sua parte (o dall’altra)? la scrittura sarebbe da rivedere per alcune imprecisioni, che tuttavia non sono il problema fondamentale, visto che la chiarezza del contesto e del ruolo del narraotre è il punto principale da risolvere.

    la prima stella

    fatico a trovare il tema rispettato in questo racconto. dov’è la luce? la stella che vede? in tal caso di sicuro non si può dire che sia una luce che non si spegne, quindi non penso vada bene. non mi sembra ci siano altre luci “metaforiche”, a meno che, boh, non siano sottintesi roghi o cose simili, ma anche in questo caso sono luci che si spengono. premesso questo, mi piace il senso “politico” del racconto, il messaggio che la politica è la manipolazione dell’odio, però mi sembra che nello sviluppo della storia il concetto sia annacquato dalle azioni stesse del protagonista. anche la domanda (e la risposta) mi sembrano anticlimatiche e poco significative. un buon nucleo che però andrebbe sviluppato meglio, che comunque dovrò penalizzare per la mancata aderenza al tema.

    il sentiero della vita

    difficile definirlo un racconto vero e proprio. un flusso di coscienza senza un vero sviluppo, con tematiche banalotte da fiction. questo era proprio il tipo di interpretazione di “luce che non si spegne” che temevo. la speranza, la vita, l’umanità, la luce dentro di noi che ci rende speciali… bah, ne possiamo fare a meno. nonostante questo, se il tema fosse sviluppato in un modo coerente e appassionante potrebbe avere senso, ma messo così non dice nulla, sembra il testo di una canzone della pausini, per intendersi. rilevo anche varie imprecisioni nel testo, il tutto contribuisce a formulare una valutazione molto al di sotto della sufficienza.

    l’amore brucia

    racconto interessante. è un rischio quando si imposta una storia in una sequenza di sogni, c’è sempre il “ah ma era tutto finto” dietro l’angolo pronto a rovinare tutto. in questo caso invece mi pare che tu l’abbia gestito bene, perché non c’è particolare mistero dietro la natura onirica delle sequene narrate. c’è forse un po’ di infodump in eccesso, quando racconti chi/cosa è nelle varie iterazioni del sogno, nomi e ruoli di cui si potrebbe fare a meno (e che in un sogno non sono mai tanto definiti), comunque è un problema marginale. mi è piaciuto il tema tutto sommato semplice ma delineato efficacemente. avre preferito un’ulteriore iterazione in un contesto storico diverso per ribadire la sua ricerca (reale/onirica), magari accorgiando la parte dei tuareg. scrittura efficace, finale brusco ma ben calibrato.

    dannato

    uhm, niente di nuovo. il personaggio cattivo cattivo che non sa di essere morto sottoposto a giudizio. va bene il tradimento, va bene la gravidanza, ma era davvero necessario l’omicidio? pensava di suscitare uno scandalo minore dandole una pedata nel culo e disconoscendo il figlio, piuttosto che ammazzandola? qui sta la prima incoerenza. il fatto poi che la luce (qualcosa di divino, presumo) gli dica che è “morto dentro” è piuttosto banale. l’unica cosa interessante è il finale, in cui si vede la ricorsività dell’interrogatorio (che quindi consiste in sé nella pena eterna?), ma non basta a risollevare un racconto mediocre nell’idea e nella forma.

    ——————————-

    1 – Il faro, di Aronica Serena
    2 – L’ultima spiaggia, di Alexia
    3 – L’amore brucia, di Leonardo Marconi
    4 – Il giorno sbagliato, di Rossella Stocco
    5 – Non spegnetela, di Marco Fronzoni
    6 – Era d’estate, di Tina Caramanico
    7 – La prima stella della notte
    8 – La Porta, di Gabriele Macchiarella
    9 – Gli altri, di Simone Rapizzi
    10 – Un ultimo regalo, di ophelia
    11 – Dannato, di Francesca Nozzolillo
    12 – Il sentiero della vita, di Gloomy97

    in risposta a: [M] Dannato – di Francesca Nozzolillo #8332
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    uhm, niente di nuovo. il personaggio cattivo cattivo che non sa di essere morto sottoposto a giudizio. va bene il tradimento, va bene la gravidanza, ma era davvero necessario l’omicidio? pensava di suscitare uno scandalo minore dandole una pedata nel culo e disconoscendo il figlio, piuttosto che ammazzandola? qui sta la prima incoerenza. il fatto poi che la luce (qualcosa di divino, presumo) gli dica che è “morto dentro” è piuttosto banale. l’unica cosa interessante è il finale, in cui si vede la ricorsività dell’interrogatorio (che quindi consiste in sé nella pena eterna?), ma non basta a risollevare un racconto mediocre nell’idea e nella forma.

    in risposta a: [M] l'Amore brucia #8331
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    racconto interessante. è un rischio quando si imposta una storia in una sequenza di sogni, c’è sempre il “ah ma era tutto finto” dietro l’angolo pronto a rovinare tutto. in questo caso invece mi pare che tu l’abbia gestito bene, perché non c’è particolare mistero dietro la natura onirica delle sequene narrate. c’è forse un po’ di infodump in eccesso, quando racconti chi/cosa è nelle varie iterazioni del sogno, nomi e ruoli di cui si potrebbe fare a meno (e che in un sogno non sono mai tanto definiti), comunque è un problema marginale. mi è piaciuto il tema tutto sommato semplice ma delineato efficacemente. avre preferito un’ulteriore iterazione in un contesto storico diverso per ribadire la sua ricerca (reale/onirica), magari accorgiando la parte dei tuareg. scrittura efficace, finale brusco ma ben calibrato.

    in risposta a: [M] Il sentiero della vita #8329
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    difficile definirlo un racconto vero e proprio. un flusso di coscienza senza un vero sviluppo, con tematiche banalotte da fiction. questo era proprio il tipo di interpretazione di “luce che non si spegne” che temevo. la speranza, la vita, l’umanità, la luce dentro di noi che ci rende speciali… bah, ne possiamo fare a meno. nonostante questo, se il tema fosse sviluppato in un modo coerente e appassionante potrebbe avere senso, ma messo così non dice nulla, sembra il testo di una canzone della pausini, per intendersi. rilevo anche varie imprecisioni nel testo, il tutto contribuisce a formulare una valutazione molto al di sotto della sufficienza.

    in risposta a: [M] La prima stella della notte #8327
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    fatico a trovare il tema rispettato in questo racconto. dov’è la luce? la stella che vede? in tal caso di sicuro non si può dire che sia una luce che non si spegne, quindi non penso vada bene. non mi sembra ci siano altre luci “metaforiche”, a meno che, boh, non siano sottintesi roghi o cose simili, ma anche in questo caso sono luci che si spengono. premesso questo, mi piace il senso “politico” del racconto, il messaggio che la politica è la manipolazione dell’odio, però mi sembra che nello sviluppo della storia il concetto sia annacquato dalle azioni stesse del protagonista. anche la domanda (e la risposta) mi sembrano anticlimatiche e poco significative. un buon nucleo che però andrebbe sviluppato meglio, che comunque dovrò penalizzare per la mancata aderenza al tema.

    in risposta a: [M] Gli altri – Simone Rapizzi #8326
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    mi sembra poco chiaro. forse in un certo senso lo straniamento era voluto, ma la sequenza di frasi sovrapposte e ripetute non permette di inquadrare bene la situazione. ho formulato diverse teorie durante la lettura (apocalisse zombie, regime distopico, anime in paradiso, lotta tra dio e lucifero) ma non riesco a riconoscerne nessuna come sicuramente valida. questo penalizza il testo perché non capendo di cosa si parla chiaramente non si può empatizzare con il protagonista. non so quali siano i suoi obiettivi, i suoi nemici, quindi perché dovrei essere dalla sua parte (o dall’altra)? la scrittura sarebbe da rivedere per alcune imprecisioni, che tuttavia non sono il problema fondamentale, visto che la chiarezza del contesto e del ruolo del narraotre è il punto principale da risolvere.

    in risposta a: [M] Non spegnetela #8324
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    difficile gestire un racconto fatto interamente di dialoghi. in questo caso si segue abbastanza bene, anche se alcune delle battute tra i due ragazzi sembrano un po’ didascaliche (ora vado e faccio questo, eccomi di ritorno dopo averlo fatto). dopo il primo brano in corsivo si capisce subito dove il testo va a parare, anche se non mi aspettavo che la bambina stessa ci rimanesse sotto… questo forse ha un po’ abbassato il valore finale, perché mi sembra più intensa l’idea di una luce che rimane accesa perché una bambina ha sperato che la madre si svegliasse, piuttoto che quella luce fosse… ehm, il fantasma della bambina? in effetti non ho capito bene il finale, nel senso di cosa porta in mano il ragazzo… lo spirito della figlia che si è installato nella lampadina? insomma avrei strutturato diversamente gli ultimi paragrafi, rimane un racconto buono ma avrebbe potuto essere migliore.

    in risposta a: [M] Un ultimo regalo #8323
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    mi sembra un racconto che punta troppo sull’emozione facile piuttosto che sul contenuto trasmesso nel modo giusto. il rischio è sempre quello, quando si mette in scena un protagonista con un “male che lo consuma da dentro”, si ha l’idea che l’autore voglia suscitare facile compassione e infondere sentimento in una storia che, tolto questo elemento, non ne avrebbe. purtroppo il caso mi sembra proprio questo, anche perché, a mio avviso, tutto questo “segno del suo passaggio” non lo ha lasciato. un murales che sarà coperto da altri e probabilmente cancellato presto, un’opera che di solito la gente ignora o guarda pure con disprezzo, questo sarebbe il suo regalo al mondo? inoltre la frase stessa che ha scritto mi sembra che abbia poco a che fare con quello che sappiamo di lei. “la conoscenza” di cosa? sembra il motto di un’università… dubito che un messaggio del genere possa seriamente smuovere il cuore di chi lo legge. ci sono anche diversi problemi a livello di forma: punteggiatura imprecisa, accenti sbagliati, ripetizioni. da rivedere nel complesso.

    in risposta a: [M] Il giorno sbagliato #8321
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    quando ho letto il tema ho sperato che non venisse interpretato in senso metaforico: la speranza, la vita, l’amore, la fede… melensità del genere. leggendo la prima frase quindi mi sono subito insospettito, fortunatamente il tono del racconto è ben altro. il racconto sarebbe abbastanza simpatico, con il flusso di coscienza del protagonista che si trova di fronte al “mostro”. mi risulta però un po’ anticlimatico il finale. non tanto perché il presunto mostro si rivela essere “solo un cinghiale”, ma perché a mio avviso questa spiegazione non fornisce quel senso di contraddizione che dovrebbe per rendere efficace lo sketch. non so se ti sei mai trovato davanti un cinghiale di notte: è un incontro davvero spaventoso, il cinghiale è un animale decisamente pericoloso, pertanto tutte le riflessioni del protagonista non vengono smontate dalla rivelazione finale ma avvalorate, perché la situazione di pericolo è reale. avrebbe funzionato se il “mostro” fosse stato, chessò, un coniglio, e si scopre che è lui ad averne paura. messo così mi sembra che non raggiunga il suo obiettivo, o almeno quello che io ritenevo l’obiettivo del testo.

    in risposta a: [M] Il Faro – Aronica Serena #8320
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    lo spunto del faro era uno dei più immediati per questo tema. anch’io l’avevo preso in considerazione (e il mio racconto è un po’ una variazione di quello). considerato quindi che sei partita da un’idea abbastanza scontata, il risltato è sicuramente impressionante. niente di complicato, non ci sono particolari intrecci da scogliere e nemmeno rivelazioni finali. sì, ok, abbiamo un fantasma, ma quando si arriva a capirlo sembra che lo abbiamo sempre saputo, come il guadiano del faro. non fai nessun tentativo di sviare l’attenzione, tutto si svolge linearmente e col giusto ritmo. scrittura di buon livello, efficace anche nel contrasto tra le due narrazioni. ottima prova.

    in risposta a: [C] OFFLINE (di Andrea Viscusi) #5656
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    @Carolina: ecco, in effetti uno degli aspetti che volevo rendere era quello, il fatto che per il controllo missione fosse più semplice una soluzione del genere piuttosto che mettersi seriamente al lavoro… un atteggiamento piuttosto diverso da quello del vero “houston, abbiamo un problema”. è per quello infatti che ho scartato l’idea dell’IA di bordo, volevo che emergesse appunto la superficialità del “fattore umano”.

    in risposta a: [C] OFFLINE (di Andrea Viscusi) #5654
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    non ho ancora letto “l’uomodi marte” ma è in coda!

    allora, parliamo dell’orbita eliostazionaria. confesso che sono partito a ritroso: volevo che il ritardo nelle comunicazioni fosse di circa 1 minuto, e ho ricavato che la distanza di un minuto luce si ha pressappoco nell’orbita elionsicrona (http://it.wikipedia.org/wiki/Orbita_eliosincrona), poi però devo essermi confuso scrivendo e ho scritto eliostazionaria, shame on me. non ho in effetti considerato il fatto della velocità che dovrebbe avere la capsula a questa “altitudine” e se dopo il guasto dei sistemi sarebbe effettivamente ricatturata nel pozzo gravitazionale terrestre o rimarrebbe semplicemente in orbita insieme all’altra spazzatura, shame on me twice.

    in risposta a: CORIOLANO: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #5652
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    commenti in ordine sparso (riportati anche nei singoli topic) e classifica sotto

    sono qui – stefania fiorin

    a mio avviso ci sono un paio di stonature in questo racconto. una è nella forma, e può essere un aspetto superficiale ma secondo me confonde: i personaggi hanno nomi italiani ma descrivi una scena che sa molto di film americano: l’uragano che scoperchia la casa, la “candela di halloween”. per carità, niente vieta che siano cose che si presentano anche qui (anche se trombe d’aria così devastanti mi sembrano estremamente rare da noi, ma posso sbagliarmi), ma mi sembra attingere a un’immaginario da film catastrofico USA. il secondo punto è che il tema e giusto citato, ma non mi sembra affatto centrale: l’uragano è il vero punto d’inizio della vicenda, e il guasto all’impianto elettrico è giusto accennato e del tutto irrilevante, nel contesto. ciò premesso, devo anche aggiungere che non ho capito il finale. c’è questo dramma iniziale, ma poi, le ultime righe a cosa riferiscono? “vent’anni dopo”? mi sembra che la vicenda non si completi, che manchi un vero collegamento a chiusura della situazione presentata all’inizio.


    potere – carolina pelosi

    mi sembra che la parte di storia che racconti in questo breve pezzo sia la meno interessante tra quelle che potresti dire! voglio dire: la protagonista ha un talisamano che le permette di comunicare con il padre defunto? come l’ha acquisito, lo hanno sempre avuto in famiglia, perché lo usano? è una cosa così eccezionale ma la fai passare come per scontata, tant’è che il “guasto” è la cosa meno assurda, visto che riporta le cose alla normalità invece di sconvolgerle. inoltre c’è anche un problema col guasto stesso: se davvero il problema è l’arrivo di una nuova vita, com’è che la nonna (che le ha insegnato le formule) non gliene ha mai parlato? sarà capitato anche a lei quando ha avuto figli. e ancora: come fa il talismano a “decidere” il momento in cui la nuova vita interrompe il collegamento con l’aldilà? nel senso, la ragazza parla col padre a pochi giorni dalla nascita… in quel momento il figlio non era considerato una vita a sé? non voglio entrare in discorsi etici sul momento in cui inizia la vita durante la gestazione, però mi sembra un po’ semplicistico che questo oggetto inanimato (per quanto magico) si disattivi al momento preciso della nascita. dal punto di vista narrativo, il racconto a mio avviso è penalizzato proprio dal fatto di far passare per normale qualcosa che di per sé richiederebbe una backstory molto più ampia. tutta la sezione intermedia in cui cerca di far ripartire il talismano (le erbe ecc) secondo me è sprecata, avrei sfruttato lo spazio in modo diverso. peraltro non c’è vera tensione, perché sembra che il parlare con il padre morto sia poco più di un capriccio da parte sua, non ci sono questioni in sospeso (almeno a quanto ne sappiamo leggendo) di cui avrebbero dovuto parlare, e la ragazza non sembra apprezzare davvero il dono eccezionale di poter parlare col genitore morto.

    interferenze – adriano muzzi

    incipit identico al mio, evidentemente il “guasto” ci ha fatto pensare alla stessa situazione. nel tuo caso però credo che ci sia qualcosa che non va. intanto, attribuisci la frase a una situazione precedente a quella in cui è stata davvero pronunciata, e questo confonde le idee. è come se tu facessi dire “eppur si muove” da archimede, per dire. inoltre, onestamente non mi piace il modo in cui hai impostato il racconto. hai semplicemente alterato la storia raccontando un evento storico che non si è verificato. certo si può giocare con la storia, ma mi risulta difficile dare credibilità a un racconto impostato in questo modo. non si può nemmeno parlare di ucronia, perché è un singolo episodio e così… definitivo, visto che la terra viene distrutta. per fare un esempio, in transformers 3 (mi scuso per la citazione di questa boiata) fanno vedere che quando gli astronauti passano sul lato oscuro della luna scoprono qualcosa, e questo ci potrebbe anche stare, perché non contraddice quello che storicamente già conosciamo. tu però cambi completamente il corso degli eventi, in un modo che non si può classificare come “storia alternativa” (perché introduci elementi al di fuori di qualunque contesto conosciuto) e questo insieme alla citazione iniziale secondo me crea solo confusione, è una pasticciatura del tutto evitabile. bastava ambientare il tutto anche due mesi nel futuro e avresti risolto tutti i problemi, non vedo perché fosse necessario metterci Armstrong e Aldrin. a parte questo, mi sembra comunque che il racconto in sé non abbia particolare forza, gli astronauti (che sia l’Apollo 11 o qualunque altra missione passata o futura non fa differenza) scoprono un artefatto, l’artefatto distrugge tutto. fine. non sappiamo nulla e non capiamo nulla. quindi si passa dallo stordimento iniziale al finale improvviso e senza spiegazioni, che lascia una sensazione di incompiutezza.


    la primavera dentro – willy

    bel racconto, ci ho visto diversi punti in comune con il mio “bella dentro” che sta ancora combattendo nel contest best! mi è piaciuto perché sei riuscito a creare una situazione intesa senza usare artifici particolari. il guasto c’è, ma inaspettatamente non porta a una soluzione della vicenda, non sappiamo cosa succederà, ma è bello proprio così, con quell’ultima domanda in sospeso: tornerai? ma se anche non fosse, sarebbe un male? molto commovente e scritto in modo da trascinare da subito nelle emozioni del protagonista. ottima prova.

    l’ora di libertà – linda de santi

    breve scorcio post-apocalittico che soffre di un paio di difetti. prima di tutto: se loro non possono uscire di casa perché partirebbe un allarme e verrebbero attaccati, come fanno a sapere che c’è un guasto all’allarme stesso? mi è piaciuto il fatto che si diano tanta pena solo per accaparrarsi qualche uova e variare la dieta, dà una buona idea della situazione in cui vivono, anche questo però mi sembra vagamente contraddittorio: se non possono uscire di casa come fanno ad avere contatti con il tizio delle uova? aspettavano che si presentasse un guasto all’allarme che mai c’era stato prima e non sapevano se potesse verificarsi? altro problema è l’esposizione un po’ grossolana nell’ultima parte. il dialogo “ma perché c’è stata la guerra” è artificioso, sembra il finale del pianeta delle scimmie “perché, oh perché l’avete fatto??”, non mi pare affatto credibile che questi due che convivono da anni si mettano casualmente a fare un discorso del genere. secondo me avresti potuto benissimo saltare queste due righe di dialogo, il contesto era già chiaro.


    impresa epica – manuel piredda

    uno sketch più che un racconto, parodia del fantasy epico di cui ormai ci hanno fatto venire la nausea. si può dire che funzioni bene, anche se hai stiracchiato parecchio il concetto di “guasto”, che non credo sia il termine adatto in questo caso, siamo più dalle parti della truffa. forse sarebbe stato più in tema se il problema non fosse derivato dal mercante furbo, ma da qualche imprudenza del cavaliere, che già sembra parecchio “poser”. nel complesso quindi buono ma a mio avviso non perfettamente centrato.

    primavera – raffaele marra

    racconto distopico che si basa su un’idea non proprio originale, la casta di potenti che controlla attraverso qualche strumento tecnologico il resto della popolazione. la prima parte è molto evocativa (forse un po’ lunga, con così poco spazio avrei ridotto il numero degli esempi di “disomologazione”), le successive invece mi sembra che siano un po’ affrettate e confuse. forse per problemi di spazio, non si capisce bene chi siano i tecnici che riavviano il sistema: presumibilmente sono membri degli immuni (altrimenti come potrebbero conoscere il sistema), però gli lavorano contro perché cambiano il sistema in modo che gli omologati gli si rivolgano contro. allora sono delle talpe? e perché lo fanno? avrebbe meritato dedicare qualche riga in più a questi tre il cui ruolo è fondamentale. infine, mi sembra un po’ paradossale che la liberazione dall’omologazione sia in sostanza un’altra omologazione: il sistema viene riavviato e il popolo si ribella, ma lo sta facendo per presa di coscienza o perché viene spinto a farlo? chi ci guadagna in tutto questo? insomma mi sembra che la vicenda non sia realmente conclusa, manca qualche dettaglio in più per poterla considerare una storia finita.

    sordo cieco muto – alessandro duino

    uhm, mi sembra tutto piuttosto confuso e nebuloso. non è chiaro chi sia il protagonista, cosa succeda, perché lui sia in grado di controllare e arginare il problema, che cosa provochi l’estinzione (o la mutazione? non ho ben capito) dell’umanità, perché lui ne è la causa… credo che tu non sia riusicto a far emergere dal testo quello che avevi in mente. tutto quello che se ne ricava è: catastrofe mondiale, unico sopravvissuto, muore anche lui. non si può definire una storia completa, anche considerando che di “ultimi uomini sulla terra” se ne sono visti a secchiate. ci sono anche diverse imprecisioni del testo e alcune contraddizioni (“si mise le mani nei pochi capelli che aveva” / “si strappò ciocche di capelli”).


    scarpette di cristallo – angelo frascella

    buon racconto subdolamente cyberpunk (i temi di fondo sono quelli, anche se non ci si aspetterebbe che le scarpette di cristallo possano essere un accessorio cyber e/o punk!). c’è solo un po’ di confusione nella parte centrale, non so se hai dovuto tagliare qualcosa per rientrare nei limiti di lunghezza ma non mi riesce seguire bene il filo dei dialoghi: avviene questo attacco hacker e rimangono tutte nude, ma non capisco bene cosa materialmente succeda, chi indossa “qualcosa” di stoffa, le reazioni all’interno del bar… poi si torna a capire meglio quando la protagonista esce e le arrivano gli ultimi aggiornamenti, e qui il racconto si fa davvero geniale, mostrando come la soluzione del problema non sia rimediare all’attacco ma manipolare l’attenzione del “consumatore”. pertanto rimane un racconto molto buono, che forse richiederebbe qualche aggiustamento verso la metà per non creare confusione.


    1 – la primavera dentro – willy
    2 – scarpette di cristallo – angelo frascella
    3 – primavera – raffaele marra
    4 – l’ora di libertà – linda de santi
    5 – impresa epica – manuel piredda
    6 – potere – carolina pelosi
    7 – sono qui – stefania fiorin
    8 – interferenze – adriano muzzi
    9 – sordo cieco muto – alessandro duino

    in risposta a: [C] Scarpette di Cristallo (Angelo Frascella) #5650
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    buon racconto subdolamente cyberpunk (i temi di fondo sono quelli, anche se non ci si aspetterebbe che le scarpette di cristallo possano essere un accessorio cyber e/o punk!). c’è solo un po’ di confusione nella parte centrale, non so se hai dovuto tagliare qualcosa per rientrare nei limiti di lunghezza ma non mi riesce seguire bene il filo dei dialoghi: avviene questo attacco hacker e rimangono tutte nude, ma non capisco bene cosa materialmente succeda, chi indossa “qualcosa” di stoffa, le reazioni all’interno del bar… poi si torna a capire meglio quando la protagonista esce e le arrivano gli ultimi aggiornamenti, e qui il racconto si fa davvero geniale, mostrando come la soluzione del problema non sia rimediare all’attacco ma manipolare l’attenzione del “consumatore”. pertanto rimane un racconto molto buono, che forse richiederebbe qualche aggiustamento verso la metà per non creare confusione.

    in risposta a: [C] Sordo Cieco Muto (Alessandro Duino) #5647
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    uhm, mi sembra tutto piuttosto confuso e nebuloso. non è chiaro chi sia il protagonista, cosa succeda, perché lui sia in grado di controllare e arginare il problema, che cosa provochi l’estinzione (o la mutazione? non ho ben capito) dell’umanità, perché lui ne è la causa… credo che tu non sia riusicto a far emergere dal testo quello che avevi in mente. tutto quello che se ne ricava è: catastrofe mondiale, unico sopravvissuto, muore anche lui. non si può definire una storia completa, anche considerando che di “ultimi uomini sulla terra” se ne sono visti a secchiate. ci sono anche diverse imprecisioni del testo e alcune contraddizioni (“si mise le mani nei pochi capelli che aveva” / “si strappò ciocche di capelli”).

    in risposta a: [C] Primavera – Raffaele Marra #5646
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    racconto distopico che si basa su un’idea non proprio originale, la casta di potenti che controlla attraverso qualche strumento tecnologico il resto della popolazione. la prima parte è molto evocativa (forse un po’ lunga, con così poco spazio avrei ridotto il numero degli esempi di “disomologazione”), le successive invece mi sembra che siano un po’ affrettate e confuse. forse per problemi di spazio, non si capisce bene chi siano i tecnici che riavviano il sistema: presumibilmente sono membri degli immuni (altrimenti come potrebbero conoscere il sistema), però gli lavorano contro perché cambiano il sistema in modo che gli omologati gli si rivolgano contro. allora sono delle talpe? e perché lo fanno? avrebbe meritato dedicare qualche riga in più a questi tre il cui ruolo è fondamentale. infine, mi sembra un po’ paradossale che la liberazione dall’omologazione sia in sostanza un’altra omologazione: il sistema viene riavviato e il popolo si ribella, ma lo sta facendo per presa di coscienza o perché viene spinto a farlo? chi ci guadagna in tutto questo? insomma mi sembra che la vicenda non sia realmente conclusa, manca qualche dettaglio in più per poterla considerare una storia finita.

    in risposta a: [C] L’ORA DI LIBERTA’ #5644
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    breve scorcio post-apocalittico che soffre di un paio di difetti. prima di tutto: se loro non possono uscire di casa perché partirebbe un allarme e verrebbero attaccati, come fanno a sapere che c’è un guasto all’allarme stesso? mi è piaciuto il fatto che si diano tanta pena solo per accaparrarsi qualche uova e variare la dieta, dà una buona idea della situazione in cui vivono, anche questo però mi sembra vagamente contraddittorio: se non possono uscire di casa come fanno ad avere contatti con il tizio delle uova? aspettavano che si presentasse un guasto all’allarme che mai c’era stato prima e non sapevano se potesse verificarsi? altro problema è l’esposizione un po’ grossolana nell’ultima parte. il dialogo “ma perché c’è stata la guerra” è artificioso, sembra il finale del pianeta delle scimmie “perché, oh perché l’avete fatto??”, non mi pare affatto credibile che questi due che convivono da anni si mettano casualmente a fare un discorso del genere. secondo me avresti potuto benissimo saltare queste due righe di dialogo, il contesto era già chiaro.

    in risposta a: [C] La primavera dentro #5643
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    bel racconto, ci ho visto diversi punti in comune con il mio “bella dentro” che sta ancora combattendo nel contest best! mi è piaciuto perché sei riuscito a creare una situazione intesa senza usare artifici particolari. il guasto c’è, ma inaspettatamente non porta a una soluzione della vicenda, non sappiamo cosa succederà, ma è bello proprio così, con quell’ultima domanda in sospeso: tornerai? ma se anche non fosse, sarebbe un male? molto commovente e scritto in modo da trascinare da subito nelle emozioni del protagonista. ottima prova.

    in risposta a: [C] Interferenze – di Adriano Muzzi #5641
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    incipit identico al mio, evidentemente il “guasto” ci ha fatto pensare alla stessa situazione. nel tuo caso però credo che ci sia qualcosa che non va. intanto, attribuisci la frase a una situazione precedente a quella in cui è stata davvero pronunciata, e questo confonde le idee. è come se tu facessi dire “eppur si muove” da archimede, per dire. inoltre, onestamente non mi piace il modo in cui hai impostato il racconto. hai semplicemente alterato la storia raccontando un evento storico che non si è verificato. certo si può giocare con la storia, ma mi risulta difficile dare credibilità a un racconto impostato in questo modo. non si può nemmeno parlare di ucronia, perché è un singolo episodio e così… definitivo, visto che la terra viene distrutta. per fare un esempio, in transformers 3 (mi scuso per la citazione di questa boiata) fanno vedere che quando gli astronauti passano sul lato oscuro della luna scoprono qualcosa, e questo ci potrebbe anche stare, perché non contraddice quello che storicamente già conosciamo. tu però cambi completamente il corso degli eventi, in un modo che non si può classificare come “storia alternativa” (perché introduci elementi al di fuori di qualunque contesto conosciuto) e questo insieme alla citazione iniziale secondo me crea solo confusione, è una pasticciatura del tutto evitabile. bastava ambientare il tutto anche due mesi nel futuro e avresti risolto tutti i problemi, non vedo perché fosse necessario metterci Armstrong e Aldrin. a parte questo, mi sembra comunque che il racconto in sé non abbia particolare forza, gli astronauti (che sia l’Apollo 11 o qualunque altra missione passata o futura non fa differenza) scoprono un artefatto, l’artefatto distrugge tutto. fine. non sappiamo nulla e non capiamo nulla. quindi si passa dallo stordimento iniziale al finale improvviso e senza spiegazioni, che lascia una sensazione di incompiutezza.

    in risposta a: [C] Potere, Carolina Pelosi #5638
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    mi sembra che la parte di storia che racconti in questo breve pezzo sia la meno interessante tra quelle che potresti dire! voglio dire: la protagonista ha un talisamano che le permette di comunicare con il padre defunto? come l’ha acquisito, lo hanno sempre avuto in famiglia, perché lo usano? è una cosa così eccezionale ma la fai passare come per scontata, tant’è che il “guasto” è la cosa meno assurda, visto che riporta le cose alla normalità invece di sconvolgerle. inoltre c’è anche un problema col guasto stesso: se davvero il problema è l’arrivo di una nuova vita, com’è che la nonna (che le ha insegnato le formule) non gliene ha mai parlato? sarà capitato anche a lei quando ha avuto figli. e ancora: come fa il talismano a “decidere” il momento in cui la nuova vita interrompe il collegamento con l’aldilà? nel senso, la ragazza parla col padre a pochi giorni dalla nascita… in quel momento il figlio non era considerato una vita a sé? non voglio entrare in discorsi etici sul momento in cui inizia la vita durante la gestazione, però mi sembra un po’ semplicistico che questo oggetto inanimato (per quanto magico) si disattivi al momento preciso della nascita. dal punto di vista narrativo, il racconto a mio avviso è penalizzato proprio dal fatto di far passare per normale qualcosa che di per sé richiederebbe una backstory molto più ampia. tutta la sezione intermedia in cui cerca di far ripartire il talismano (le erbe ecc) secondo me è sprecata, avrei sfruttato lo spazio in modo diverso. peraltro non c’è vera tensione, perché sembra che il parlare con il padre morto sia poco più di un capriccio da parte sua, non ci sono questioni in sospeso (almeno a quanto ne sappiamo leggendo) di cui avrebbero dovuto parlare, e la ragazza non sembra apprezzare davvero il dono eccezionale di poter parlare col genitore morto.

    in risposta a: [C] Sono qui ( di F.F.F. ) #5637
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    a mio avviso ci sono un paio di stonature in questo racconto. una è nella forma, e può essere un aspetto superficiale ma secondo me confonde: i personaggi hanno nomi italiani ma descrivi una scena che sa molto di film americano: l’uragano che scoperchia la casa, la “candela di halloween”. per carità, niente vieta che siano cose che si presentano anche qui (anche se trombe d’aria così devastanti mi sembrano estremamente rare da noi, ma posso sbagliarmi), ma mi sembra attingere a un’immaginario da film catastrofico USA. il secondo punto è che il tema e giusto citato, ma non mi sembra affatto centrale: l’uragano è il vero punto d’inizio della vicenda, e il guasto all’impianto elettrico è giusto accennato e del tutto irrilevante, nel contesto. ciò premesso, devo anche aggiungere che non ho capito il finale. c’è questo dramma iniziale, ma poi, le ultime righe a cosa riferiscono? “vent’anni dopo”? mi sembra che la vicenda non si completi, che manchi un vero collegamento a chiusura della situazione presentata all’inizio.

    in risposta a: [C] OFFLINE (di Andrea Viscusi) #5369
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    aspetta, forse mi sono spiegato male: i sistemi di bordo non sono “inaccedibili”, è che per risparmiare tempo ed energia dal controllo missione gli dicono di non riaccenderli perché altrimenti non avrebbe poi abbastanza energia per il rientro (presumendo che il riavvio dei vari processi richieda un consumo di energia più alto del suo normale funzionamento di routine). è stiracchiato, lo so… però ha una sua logica. in ogni caso se non è chiara questa spiegazione colpa mia, quindi niente da dire.

    in effetti inizialmente avevo pensato a qualcosa di diverso, ovvero un’IA di bordo fallata che individuava il guasto e procedeva in questo modo, però da una parte non volevo suscitare l’effetto già visto con 2001, dall’altra non volevo dare l’idea delle IA cattive e inaffidabili, quindi ho preferito attribuire il tutto alla leggerezza umana.

     

     

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