Angela Catalini


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  • in risposta a: Gruppo TIGER MAN: Lista racconti ammessi e classifiche #12035
    Angela Catalini
    Angela Catalini
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    Ho letto e commentato i vostri racconti in un giorno. Badate bene, non l’ho fatto per mancanza di tempo, mi è piaciuto leggervi e come al solito ho sofferto nel fare una classifica. Mi spiace per Andrea che è bravo e per Viviana che ha uno stile invidiabile; ricordatevi che i giudizi riguardano sempre e solo i racconti.
    In bocca al lupo a tutti!

    1) MiTo, di Raffaele Marra
    Grandissima prova di scrittura. Con questo pezzo ti vedo già in finale e tu sai che ci prendo in genere
    Trama originale, interpretazione della traccia centrata al 100%. Genere scelto sicuramente gradito alla Guess Star. Mi spiace eccedere con i complimenti, ma sei bravo e devo faticare per trovare una critica da muoverti.
    Bellissima la descrizione iniziale “allargavo le braccia e correvo nella quiete di quel buio” che poi ritroviamo nel finale “la voglia di tornare a volare nel suo abbraccio”. Racconto futuristico intriso di poesia.
    Dicevamo delle critiche (non me ne sono dimenticata). Mi sono impegnata e qualcosa ho trovato. Vediamo…
    Raggiungo il mio portone, prendo l’ascensore e salgo al mio appartamento.
    Apro la scatola tra le mani.

    Allora, la prima parte è troppo frettolosa rispetto al resto del testo che invece si prende tutto il tempo per descrivere e fare le giuste pause. Qui c’è una vera e propria accelerazione: portone, ascensore, appartamento.
    La seconda frase ha “le mani” di troppo. Sarebbe bastato “Apro la scatola”.
    CONCLUSIONE: splendida prova di scrittura, anzi, la definirei una vera e propria lezione di scrittura. Testo scorrevole, delicato, musicale.

    2) Lungo un corridoio oscuro, di Veronica Cani
    Racconto drammatico scritto con la sensibilità a cui Veronica ci ha abituati. Nei commenti agirò come per il laboratorio evidenziando i punti di forza e le cose da migliorare.
    PUNTI DI FORZA: Il primo che balza subito all’occhio è l’aderenza alla trama che ritroviamo in almeno due parti del racconto: nella corsa a perdifiato di Mike “come se avesse le ali ai piedi” e nel finale (il volo dal parapetto). Ho apprezzato moltissimo le metafore che hai usato come ad esempio “il fiume che ululava” (bravissima), inoltre trovo che tu abbia la capacità di rendere vive le scene. La descrizione dello stato d’animo dell’allenatore arriva chiara e forte. Finale tragico ma dovuto e a cui comunque ci avevi preparato strada facendo. Brava.
    PUNTI DEBOLI: il racconto è scritto bene e ha una trama lineare, forse l’unica cosa che avrei modificato è la scena del cane che si avvicina con il pezzetto di stoffa tra i denti. Se fosse stato il suo cane, non avrei avuto nulla da dire perché è chiaro che voleva comunicargli la disgrazia, invece è un cane randagio e si ha l’impressone che sia una scena costruita.
    CONCLUSIONE: Ottima prova, brava Veronica.

    3) Blackbird, di Patty Barale
    Un gran bel pezzo, Patty, coraggioso e forte. Parlare della SLA o delle malattie in generale è sempre un rischio ma tu lo hai fatto in modo originale e anche poetico. Il fatto di spezzare le righe trovo che sia stata una scelta azzeccata perché permette al lettore di avere le giuste pause per elaborare i concetti. La morte della giovane che hai accompagnato con le strofe di una canzone, trovo che tu l’abbia descritta in modo magistrale già in questa frase: “Lucia chiude gli occhi, il respiro si fa leggero come una piuma che si posa, immobile, sul petto, mentre il suo universo si spegne in una dissolvenza in nero sulle note della canzone.”
    Anche nel tuo racconto la trama è stata interpretata in modo originale.
    Dopo la sviolinata, partiamo con qualche appunto, altrimenti l’Antico mi caccia (scherzo).
    Il primo appunto che vorrei farti è nell’incipit, pur essendo ben scritto perché tu hai uno stile maturo ed elegante, è troppo descrittivo. In un testo così breve, prende decisamente troppo spazio. A parte questo, i manuali di scrittura vogliono che non si inizi mai con le descrizioni e questa è una delle cose che condivido.
    Altro appunto riguarda le strofe finali. Stesso discorso. Parliamo di un testo di appena 2600 caratteri e ci sono almeno tre strofe. Per il resto è un lavoro molto buono. Brava

    4) Oscurità, di Carla Anastasio
    Brava Carla, hai scritto un fantasy che aggancia il lettore fin dalle prime righe. Mi è piaciuta la caratterizzazione del predicatore “un uomo magro, pallido, interamente vestito di nero e con un ampio mantello a ruota” una specie di Mandrake ma più lugubre. Su tutto il racconto incombe la paura dell’oscurità che poi culmina nel finale descritto magistralmente, tra l’altro. Ottima l’idea che precede la caduta dei corpi celesti ovvero di inoltrasi in una grotta per vedere che effetto fa. Mi è piaciuta perché hai cambiato prospettiva e vedi la luce che si affievolisce all’esterno come se fossi in un tunnel. Un bell’effetto, complimenti.
    Passiamo alle critiche, altrimenti che commento sarebbe?
    Ho trovato alcuni passi carichi di virgole che spezzano la lettura costringendo il lettore a diverse pause, come per esempio nella frase che cito:
    … ne erano comparsi parecchi: mettevano, come al solito, in guardia dall’’oscurità’
    A parte questo dettaglio, ho trovato un verbo dichiarativo in maiuscolo e poco altro. Ottima prova. Brava.
    “Va bene, aspettiamo un po’ qui nella penombra, così ti abituerai.” Concesse lui.
    Dimenticavo: trama rispettata in modo originale.

    5) Hypnos, di Andrea Giuseppe Castriotta
    Credo sia la prima volta che ti leggo e devo dire che sono affascinata dal tuo stile perché scrivi come se dipingessi. Riporto qui alcuni passi che sono molto visivi e che al lettore arrivano chiarissimi.
    …accarezzarle le cosce nude, pallide in quel mare nero in cui affondava anche con le mani.
    …all’orizzonte, colonne di fuoco di un’alba che non sarebbe mai sorta
    … guardò la luna, unico punto luminoso che si stagliava in quella tela di pece
    Si distese, abbracciando il collo piumato del suo compagno.
    …non voleva alzarsi dalla sua bara di lenzuola bianche, circondata dal battito d’ali di mille macchine

    Ecco, ti ho mostrato ciò che rende pregevole la tua scrittura, sei originale nelle definizioni e riesci a vedere il mondo con occhi curiosi e innocenti come un bravo autore dovrebbe fare.
    Però ci sono tante incertezze nella forma, cose che dovresti rivedere e correggere per diventare ancora più bravo. Te ne mostro alcune.
    che indossava ma che ormai non percepiva più.
    “ma che ormai” non va.
    piegandosi in avanti fino a stendersi sulla schiena del grande uccello nero che la trasportava senza sentire il suo peso insignificante.
    Taglierei il termine “insignificante” perché è un giudizio dell’autore. Lascia che sia il lettore a giudicare il testo, non mettergli mai nulla in testa.
    Poi si sporse oltre quel manto di tenebra e vide: il mondo, sotto di lei, avvolto nel sonno notturno che pian piano estingueva anche le ultime luci ostinate.
    I due punti non servono o stacchi il periodo con un punto deciso oppure meglio una virgola.
    Domandò l’uccello mastodontico,
    Meno aggettivi si usano, più un autore è bravo. Se impari a sostituirli con verbi o metafore, sei a posto.
    CONCLUSIONE: testo originale che ho molto apprezzato, tema centrato. Da rivedere in alcuni punti.

    6) 8/5, di Angela Bernardoni
    Anche per questo racconto intendo procedere come si fa nel laboratorio.
    PUNTI DI FORZA: Originalità e aderenza alla trama. Anzi, il punto di forza per eccellenza nel tuo racconto è il finale che da solo vale 10 punti. Complimenti. Altre cose che ho molto apprezzato sono le descrizioni che arrivano anche visivamente (la pioggia, la branda, la prima volta sul biplano).
    PUNTI DEBOLI: la forma. Un bellissimo testo che avrebbe bisogno di una revisione. Ti mostro alcuni punti.
    Prima di partire per arruolarsi, sua madre gli aveva dato un abbraccio e tre consigli; […]
    Il giorno in cui si arruolò sua madre gli diedi un abbraccio, tre consigli e lo saluto dicendogli “un giorno mi renderai fiera di te”.

    Sono frasi staccate nel testo, ma trovo una ripetizione (i tre consigli della madre). Non che sia sbagliato ripetere un concetto, molti autori lo fanno deliberatamente, ma deve essere qualcosa di forte, di incisivo. Altro problema riguarda la seconda frase, prima del dialogo indiretto ci vogliono i due punti.
    Ne aveva avuta mentre parlava ai suoi uomini, mentre spiegava loro che avrebbero avuto
    Devi modificare la costruzione della frase perché in un passo così breve ritrovo aveva avuto/avrebbero avuto.
    Era il terzo consiglio di sua madre, di’ sempre la verità.
    Anche qui vedrei bene i due punti perché stai specificando qualcosa. A parte questo, ripeti per l’ennesima volta che i consigli sono tre. Almeno uno va eliminato.
    Sua madre, che donna.
    Un bel punto esclmativo “Che donna!”.
    CONCLUSIONE: Testo che avrebbe reso molto di più se avessi avuto il tempo necessario per rivederlo.

    7) Sogni d’oro, di Viviana Tenga
    Ciao Viviana, il tuo racconto ha il sapore di una fiaba lieve ma poi c’è un brusco risveglio che ci riporta alla realtà. Direi una fiaba con morale dove nulla è ciò che sembra e le fatine buone intente a regalare sogni, sono invece le pericolose illusioni di cui talvolta gli essere umani abusano. Mi è piaciuta la figura di Umbra, apparentemente quella cattiva, malvagia, quella che vuole interrompere l’incantesimo, invece è il chirurgo che con mano ferma opera per il bene.
    Non ho particolari appunti da farti nel senso che lo stile è buono e scorrevole, forse è la scelta del genere che non condivido. Il messaggio è chiaro ma hai usato un registro troppo semplicistico (proprio della fiaba) di cui dovrò tenere conto nella classifica finale rispetto ad autori che hanno optato per genere più impegnativi.
    Il tema è rispettato, ci sono le ali e c’è la notte. Spero di rileggerti.

    8) L’uomo dello specchio, di Andrea Partiti
    Vedo che hai voluto rielaborare il racconto dello specchio (L’anello più importante – presente nel laboratorio di ottobre), ma secondo me questo racconto ha perso la magia. Nell’altro c’è una forza che attrae il lettore, c’è il mistero, ci sono ingredienti che lo rendono unico. Questo racconto invece è una sequenza di ordini: sorridi, raditi, carriera che vengono eseguiti. Tutto molto meccanico, impersonale.
    Si prosegue nella lettura senza un particolare interesse, il lettore diviene parte di un meccanismo che non appassiona e questo è un vero peccato perché tu sei bravo e avresti potuto migliorare il testo già postato nel laboratorio invece di tentare un innesto. Il finale anche se d’effetto, non restituisce forza al testo. Mi spiace non poterti dare una valutazione positiva, spero di rileggerti e di ritrovare quella particolare vena creativa che ti contraddistingue.

    in risposta a: L'uomo dello specchio – Andrea Partiti #12029
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Vedo che hai voluto rielaborare il racconto dello specchio (L’anello più importante – presente nel laboratorio di ottobre), ma secondo me questo racconto ha perso la magia. Nell’altro c’è una forza che attrae il lettore, c’è il mistero, ci sono ingredienti che lo rendono unico. Questo racconto invece è una sequenza di ordini: sorridi, raditi, carriera che vengono eseguiti. Tutto molto meccanico, impersonale.
    Si prosegue nella lettura senza un particolare interesse, il lettore diviene parte di un meccanismo che non appassiona e questo è un vero peccato perché tu sei bravo e avresti potuto migliorare il testo già postato nel laboratorio invece di tentare un innesto. Il finale anche se d’effetto, non restituisce forza al testo. Mi spiace non poterti dare una valutazione positiva, spero di rileggerti e di ritrovare quella particolare vena creativa che ti contraddistingue.

    in risposta a: Sogni d'oro, di Viviana Tenga #12027
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Ciao Viviana, il tuo racconto ha il sapore di una fiaba lieve ma poi c’è un brusco risveglio che ci riporta alla realtà. Direi una fiaba con morale dove nulla è ciò che sembra e le fatine buone intente a regalare sogni, sono invece le pericolose illusioni di cui talvolta gli essere umani abusano. Mi è piaciuta la figura di Umbra, apparentemente quella cattiva, malvagia, quella che vuole interrompere l’incantesimo, invece è il chirurgo che con mano ferma opera per il bene.
    Non ho particolari appunti da farti nel senso che lo stile è buono e scorrevole, forse è la scelta del genere che non condivido. Il messaggio è chiaro ma hai usato un registro troppo semplicistico (proprio della fiaba) di cui dovrò tenere conto nella classifica finale rispetto ad autori che hanno optato per genere più impegnativi.
    Il tema è rispettato, ci sono le ali e c’è la notte. Spero di rileggerti.

    in risposta a: MiTo (di Raffaele Marra) #12017
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Grandissima prova di scrittura. Con questo pezzo ti vedo già in finale e tu sai che ci prendo in genere 😀
    Trama originale, interpretazione della traccia centrata al 100%. Genere scelto sicuramente gradito alla Guess Star. Mi spiace eccedere con i complimenti, ma sei bravo e devo faticare per trovare una critica da muoverti.
    Bellissima la descrizione iniziale “allargavo le braccia e correvo nella quiete di quel buio” che poi ritroviamo nel finale “la voglia di tornare a volare nel suo abbraccio”. Racconto futuristico intriso di poesia.
    Dicevamo delle critiche (non me ne sono dimenticata). Mi sono impegnata e qualcosa ho trovato. Vediamo…

    Raggiungo il mio portone, prendo l’ascensore e salgo al mio appartamento.
    Apro la scatola tra le mani.

    Allora, la prima parte è troppo frettolosa rispetto al resto del testo che invece si prende tutto il tempo per descrivere e fare le giuste pause. Qui c’è una vera e propria accelerazione: portone, ascensore, appartamento.
    La seconda frase ha “le mani” di troppo. Sarebbe bastato “Apro la scatola”.
    CONCLUSIONE: splendida prova di scrittura, anzi, la definirei una vera e propria lezione di scrittura. Testo scorrevole, delicato, musicale.

    in risposta a: Hypnos, di Andrea Giuseppe Castriotta #12015
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Credo sia la prima volta che ti leggo e devo dire che sono affascinata dal tuo stile perché scrivi come se dipingessi. Riporto qui alcuni passi che sono molto visivi e che al lettore arrivano chiarissimi.
    …accarezzarle le cosce nude, pallide in quel mare nero in cui affondava anche con le mani.
    …all’orizzonte, colonne di fuoco di un’alba che non sarebbe mai sorta
    … guardò la luna, unico punto luminoso che si stagliava in quella tela di pece
    Si distese, abbracciando il collo piumato del suo compagno.
    …non voleva alzarsi dalla sua bara di lenzuola bianche, circondata dal battito d’ali di mille macchine

    Ecco, ti ho mostrato ciò che rende pregevole la tua scrittura, sei originale nelle definizioni e riesci a vedere il mondo con occhi curiosi e innocenti come un bravo autore dovrebbe fare.
    Però ci sono tante incertezze nella forma, cose che dovresti rivedere e correggere per diventare ancora più bravo. Te ne mostro alcune.
    che indossava ma che ormai non percepiva più.
    “ma che ormai” non va.

    piegandosi in avanti fino a stendersi sulla schiena del grande uccello nero che la trasportava senza sentire il suo peso insignificante.
    Taglierei il termine “insignificante” perché è un giudizio dell’autore. Lascia che sia il lettore a giudicare il testo, non mettergli mai nulla in testa.

    Poi si sporse oltre quel manto di tenebra e vide: il mondo, sotto di lei, avvolto nel sonno notturno che pian piano estingueva anche le ultime luci ostinate.
    I due punti non servono o stacchi il periodo con un punto deciso oppure meglio una virgola.

    Domandò l’uccello mastodontico,
    Meno aggettivi si usano, più un autore è bravo. Se impari a sostituirli con verbi o metafore, sei a posto.
    CONCLUSIONE: testo originale che ho molto apprezzato, tema centrato. Da rivedere in alcuni punti.

    in risposta a: 8/5, di Angela Bernardoni #12013
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Anche per questo racconto intendo procedere come si fa nel laboratorio.
    PUNTI DI FORZA: Originalità e aderenza alla trama. Anzi, il punto di forza per eccellenza nel tuo racconto è il finale che da solo vale 10 punti. Complimenti. Altre cose che ho molto apprezzato sono le descrizioni che arrivano anche visivamente (la pioggia, la branda, la prima volta sul biplano).
    PUNTI DEBOLI: la forma. Un bellissimo testo che avrebbe bisogno di una revisione. Ti mostro alcuni punti.

    Prima di partire per arruolarsi, sua madre gli aveva dato un abbraccio e tre consigli; […]
    Il giorno in cui si arruolò sua madre gli diedi un abbraccio, tre consigli e lo saluto dicendogli “un giorno mi renderai fiera di te”.

    Sono frasi staccate nel testo, ma trovo una ripetizione (i tre consigli della madre). Non che sia sbagliato ripetere un concetto, molti autori lo fanno deliberatamente, ma deve essere qualcosa di forte, di incisivo. Altro problema riguarda la seconda frase, prima del dialogo indiretto ci vogliono i due punti.

    Ne aveva avuta mentre parlava ai suoi uomini, mentre spiegava loro che avrebbero avuto
    Devi modificare la costruzione della frase perché in un passo così breve ritrovo aveva avuto/avrebbero avuto.

    Era il terzo consiglio di sua madre, di’ sempre la verità.
    Anche qui vedrei bene i due punti perché stai specificando qualcosa. A parte questo, ripeti per l’ennesima volta che i consigli sono tre. Almeno uno va eliminato.

    Sua madre, che donna.
    Un bel punto esclmativo “Che donna!”.
    CONCLUSIONE: Testo che avrebbe reso molto di più se avessi avuto il tempo necessario per rivederlo.

    in risposta a: BLACKBIRD #12001
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Un gran bel pezzo, Patty, coraggioso e forte. Parlare della SLA o delle malattie in generale è sempre un rischio ma tu lo hai fatto in modo originale e anche poetico. Il fatto di spezzare le righe trovo che sia stata una scelta azzeccata perché permette al lettore di avere le giuste pause per elaborare i concetti. La morte della giovane che hai accompagnato con le strofe di una canzone, trovo che tu l’abbia descritta in modo magistrale già in questa frase: “Lucia chiude gli occhi, il respiro si fa leggero come una piuma che si posa, immobile, sul petto, mentre il suo universo si spegne in una dissolvenza in nero sulle note della canzone.”
    Anche nel tuo racconto la trama è stata interpretata in modo originale.
    Dopo la sviolinata, partiamo con qualche appunto, altrimenti l’Antico mi caccia (scherzo).
    Il primo appunto che vorrei farti è nell’incipit, pur essendo ben scritto perché tu hai uno stile maturo ed elegante, è troppo descrittivo. In un testo così breve, prende decisamente troppo spazio. A parte questo, i manuali di scrittura vogliono che non si inizi mai con le descrizioni e questa è una delle cose che condivido.
    Altro appunto riguarda le strofe finali. Stesso discorso. Parliamo di un testo di appena 2600 caratteri e ci sono almeno tre strofe. Per il resto è un lavoro molto buono. Brava.

    in risposta a: Oscurità #12000
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Brava Carla, hai scritto un fantasy che aggancia il lettore fin dalle prime righe. Mi è piaciuta la caratterizzazione del predicatore “un uomo magro, pallido, interamente vestito di nero e con un ampio mantello a ruota” una specie di Mandrake ma più lugubre. Su tutto il racconto incombe la paura dell’oscurità che poi culmina nel finale descritto magistralmente, tra l’altro. Ottima l’idea che precede la caduta dei corpi celesti ovvero di inoltrasi in una grotta per vedere che effetto fa. Mi è piaciuta perché hai cambiato prospettiva e vedi la luce che si affievolisce all’esterno come se fossi in un tunnel. Un bell’effetto, complimenti.
    Passiamo alle critiche, altrimenti che commento sarebbe? 😛
    Ho trovato alcuni passi carichi di virgole che spezzano la lettura costringendo il lettore a diverse pause, come per esempio nella frase che cito:
    … ne erano comparsi parecchi: mettevano, come al solito, in guardia dall’’oscurità’
    A parte questo dettaglio, ho trovato un verbo dichiarativo in maiuscolo e poco altro. Ottima prova. Brava.
    “Va bene, aspettiamo un po’ qui nella penombra, così ti abituerai.” Concesse lui.
    Dimenticavo: trama rispettata in modo originale.

    in risposta a: Lungo un corridoio oscuro #11999
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Racconto drammatico scritto con la sensibilità a cui Veronica ci ha abituati. Nei commenti agirò come per il laboratorio evidenziando i punti di forza e le cose da migliorare.
    PUNTI DI FORZA: Il primo che balza subito all’occhio è l’aderenza alla trama che ritroviamo in almeno due parti del racconto: nella corsa a perdifiato di Mike “come se avesse le ali ai piedi” e nel finale (il volo dal parapetto). Ho apprezzato moltissimo le metafore che hai usato come ad esempio “il fiume che ululava” (bravissima), inoltre trovo che tu abbia la capacità di rendere vive le scene. La descrizione dello stato d’animo dell’allenatore arriva chiara e forte. Finale tragico ma dovuto e a cui comunque ci avevi preparato strada facendo. Brava.
    PUNTI DEBOLI: il racconto è scritto bene e ha una trama lineare, forse l’unica cosa che avrei modificato è la scena del cane che si avvicina con il pezzetto di stoffa tra i denti. Se fosse stato il suo cane, non avrei avuto nulla da dire perché è chiaro che voleva comunicargli la disgrazia, invece è un cane randagio e si ha l’impressone che sia una scena costruita.
    CONCLUSIONE: Ottima prova, brava Veronica.

    in risposta a: Sosio edition – L'anello più importante #11808
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Mi unisco ad Alexandra e…

    CHIEDO LA GRAZIA PER ANDREA!

    in risposta a: Ex novo – Il segreto di Monna Lisa #11807
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Grazie per la fiducia, ragazzi. Adesso ci provo e…

    SFIDO SPARTACO!

    in risposta a: #mille e non più mille – Campanaro #11789
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Non riesco a modificare il commento (mannaggia). Comunque la frase corretta è: “Non riesco a non provare simpatica per loro che vogliono ancora giocare a campana”.

    in risposta a: #mille e non più mille – Campanaro #11787
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Testo davvero particolare. All’inizio non avevo capito bene per quale motivo i bambini fossero così arrendevoli e fuggissero davanti alle rimostranze della vecchia bisbetica, solo nella postilla tutto è chiaro. Hai dipinto un altro mondo in cui i ragazzini sono davvero ragazzini e hanno ancora paura e/o rispetto per gli adulti. Le due anziane sono tremende, ma non riesco a provare simpatia per loro che vogliono ancora giocare a campana :)
    Qualche appunto da rivedere. La postilla invece è assolutamente perfetta. Brava Ambra.

    Accorrono diversi uccelli. I bimbi si fermano a guardarli, poi ricominciano a giocare.
    Forse “riprendono” piuttosto che “ricominciano”

    “Non ci provare Carmen, stavolta inizio io!” Dice la vecchia dei piccioni avvicinandosi al numero 1.

    Non è chiarissimo a meno che tu non dica “la casella numero 1” oppure non introduca un dettaglio “il gessetto/sassolino in mano”.

    in risposta a: SOSIO EDITION – La discarica – di M.R. Del Ciello #11786
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Più bello e più incisivo rispetto alla versione precedente per cui…

    CHIEDO LA GRAZIA!

    in risposta a: J. & J. J. – racconto dal live di Farfa #11767
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Ottimo lavoro, Flavia, era già molto buono, ora è perfetto per la vetrina.

    CHIEDO LA GRAZIA!

    in risposta a: J. & J. J. – racconto dal live di Farfa #11715
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    PUNTI DI FORZA Descrizioni di pregio accompagnano la lettura del racconto. La parte che preferisco è il momento in cui discende di roccia in roccia e poi la storia che lentamente emerge da piccoli dettagli, una fotografia, il bastone con le iniziali incise. Anche il finale è molto bello, il fumo che si disperde quasi fosse un addio ai momenti felici e lui che si tuffa tra le onde a completare il rito della purificazione.

    PUNTI DEBOLI Vizi di forma che ti ho evidenziato:
    La strada era un serpente dalle infinite scaglie di asfalto, bollenti sotto il sole della Spagna.
    I due periodi sono divisi dalla virgola, ma non può funzionare da solo “bollenti sotto il sole della Spagna”.

    Bevve dalla bottiglietta e sospirò davanti ai pochi passi che lo separavano dalla meta, dopo trenta giorni di cammino.
    Ritrovo in questa frase lo stesso problema precedente, l’ultimo periodo dopo la virgola non va bene come chiusura, casomai è una frase di apertura “Dopo trenta giorni di cammino…”.


    Ce l’aveva fatta.
    Era a Finisterre.

    Enfatizzerei di più il periodo (Ce l’aveva fatta!) con un punto esclamativo anche per differenziarla dalla frase successiva che pure è breve e seguita da un punto.

    un viaggio in pullman, a fianco a una compagnia insolita.
    Ripetizione a/a

    il gusto di scoprire le storie dietro a posti e ai nomi del mondo.
    “Scoprire le storie dietro a posti” non ha senso.

    Era ora di cominciare una nuova vita.
    Via la “d” eufonica

    Prese dallo zaino la fotografia di J.J., sorridente e giovane come allora.
    Il soggetto è la fotografia, non puoi scrivere “sorridente e giovane come allora”.

    COME MIGLIORARE IL RACCONTO. A parte ciò che ti ho evidenziato, mi piacerebbe sapere qualcosa in più sulla storia d’amore. Non parlo di un resoconto dettagliato, anche perché il testo è breve e risulterebbe sbilanciato, mi piacerebbe però aggiungessi qualche particolare.

    in risposta a: L'inutile beffa. #11713
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Amando molto l’arte e la pittura (da profana), non mi stupisco affatto che qualcuno possa essersi innamorato di un dipinto. Lo sono stata io del “Narciso” di Caravaggio per tanto tempo dopo averlo visto a Roma :)
    La trama da questo punto di vista mi piace molto e trovo tu l’abbia trattata con sensibilità, tanto è vero che la figura di un uomo vecchio, calvo ma con lo sguardo innocente ne esce vincente.
    Tuttavia ci sono delle cose da sistemare nella forma che ti ho evidenziato. Anche il finale secondo me, anche se adeguato, andrebbe rivisto. Ci vuole un tocco di romanticismo, qualcosa che ammorbidisca il tono perché “ma puntuale si ripresenta sempre”, non rende merito a una bella figura come l’uomo che hai descritto.
    Passiamo ora agli appunti. Spero di rileggere la seconda stesura, ci terrei parecchio anche perché abbiamo un quadro in comune nei nostri racconti. A presto!

    “Com’è bella. Sembra la sirena di Waterhouse”
    Il termine straniero lo metterei in corsivo

    “Un pittore inglese. La sirena è il mio quadro preferito”
    “La sirena” andrebbe tra virgolette perché è il titolo dell’opera, dal momento però che si tratta di un dialogo e ci sono già le virgolette, puoi optare per il maiuscolo per evidenziarlo.

    Lo sguardo rovente come uno schiaffo contrastava l’innocenza dei suoi occhi.
    Contrastava “con” l’innocenza dei suoi occhi.

    La causa di quel handicap a pochi importava,
    quell’handicap.

    Ed era come se facesse l’amore
    Si cerca sempre di evitare le “d” eufoniche per quanto possibile. In questo caso puoi ometterla iniziando direttamente con “Era come se…”

    trasmetterlo con egual enfasi.
    Eguale enfasi.

    “Basta scrivere, basta disegnare!” – diceva sparpagliando con slancio i fogli.
    Taglierei “con slancio” che si addice più a un’azione diretta (prendere lo slancio, per esempio). Secondo me basterebbe dire che ha sparpagliato i fogli sul tavolo.

    Il giorno dopo non si presentò in Facoltà, ma nulla escludeva avesse preso un malanno: così non mi preoccupai.
    Semplicizza. “Il giorno dopo non si presentò in Facoltà, ma io non mi preoccupai, alla sua età avrebbe potuto benissimo prendersi un malanno”.

    Se solo fosse stato più normale, forse sarebbe riuscito ad avere più amici. Invece… Da quel momento
    Devi staccare i due periodi andando a capo.

    Non gli si può imporgli niente.
    Non gli si può imporre niente.

    Ma potessi sapere almeno se sta bene.
    Non iniziare una frase con “ma”.

    in risposta a: SOSIO EDITION – La discarica – di M.R. Del Ciello #11712
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Racconto delicato e tragico scritto con grande sensibilità. La trama è originale e la lettura scorrevole. Dall’incipit non si intuisce nulla, come è giusto che sia, poi la realtà ci riporta con i piedi per terra in un universo cinico dove conta esclusivamente la produttività e dove i sentimenti sono di troppo.
    La parte che ho apprezzato maggiormente è il finale che hai saputo rendere così vivo e doloroso.
    Ti segnalo qualche appunto in caso di revisione. La considero comunque un ottima prova che merita certamente la vetrina :)

    Il cigolìo
    Se avessi usato il correttore di word non ti sarebbe sfuggito il “cigolio”.

    pensare positivo, che la scelta sia stata dettata da una sorta di affezione a me.
    Taglierei “a me” perché puntualizza qualcosa che è già chiaro.

    Li sento parlottare, mio marito con quel tipo calvo e panciuto che non fa che asciugarsi il sudore sulla fronte.
    Qui sposterei la virgola dopo “marito”.

    Anche questo per me è una cosa nuova: le chiamano lacrime.
    Al posto dei due punti un bel punto fermo. Sicuramente più incisivo per questo bel finale.

    in risposta a: Ex novo – Il segreto di Monna Lisa #11711
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    BRANO REVISIONATO (Grazie a voi) :)

    Durante il breve soggiorno a Parigi, ero tornato diverse volte al Louvre e trascorrevo gran parte del tempo nella contemplazione di un unico dipinto protetto da una teca di vetro antiproiettile. Un’intera parete era destinata a quel quadro, perché gente da tutto il mondo veniva lì per guardarlo. Monna Lisa, o chiunque fosse la donna del dipinto, sorrideva da secoli custodendo un segreto di cui soltanto lei era a conoscenza.
    Un segreto che Leonardo aveva ritratto con maestria attraverso una tecnica sublime in grado di trasformare lo sguardo indecifrabile, come se la donna potesse mutare espressione. La guardavo e mille domande si affollavano nella mente e lei, inarrivabile, mi osservava comodamente seduta con le mani in grembo, e quel sorriso enigmatico che sembrava prendersi gioco di me.
    Una sera, poco prima dell’orario di chiusura, mi accorsi che c’era una donna con lo chador impegnata a osservare la Gioconda con un’espressione di sorpresa sul volto. Rimirava il dipinto da ogni angolazione e ogni volta si portava le mani alla bocca e scuoteva la testa. La sua reazione davanti alla Gioconda era davvero singolare: era incredula, spaventata.
    Mi avvicinai e lei mi guardò con gli occhi spalancati solcati da folte sopracciglia.
    – Conoscevo quella donna – disse. Poi scoppiò a piangere.
    *** *** *** ***
    Il caffè a quell’ora era affollato e il cameriere ci mise un po’ prima di venire al nostro tavolino. Lei aveva smesso di piangere, ma continuava a tenere il fazzoletto vicino alle labbra che continuavano a tremare.
    Offrire la cena a una signora attempata non era nei miei programmi, considerando anche il fatto che le mie finanze erano esigue, ma ero incuriosito da quella donna e volevo saperne di più. Ero convinto che avesse una storia da raccontare e forse quella poteva essere l’idea che cercavo da tempo per tornare a scrivere e rimettermi in carreggiata.
    Mi disse di chiamarsi Esmeray, era una donna turca che si era stabilita a Parigi da qualche anno presso alcuni parenti. Non rispose a nessuna delle mie domande, eccetto quelle che riguardavano la donna del dipinto.
    – Dicono la modella fosse Lisa Gherardini – osservai – ma non ci sono certezze al riguardo. In ogni modo il ritratto risale al 1500.
    Lei corrugò la fronte e mi guardò seria. Il viso senza un filo di trucco era ancora bello, aveva i tratti marcati che facevano risaltare il fascino di un tempo ormai passato.
    – Lei assomigliava a Monna Lisa – disse.
    Quello era il momento più atteso. Se avessi avuto un taccuino avrei potuto prendere appunti, ma ero certo che non mi sarei perso un dettaglio della storia che Esmeray stava per raccontarmi.
    Il cameriere ci servì il pollo con contorno di verdure; lei non lo toccò neppure. Le ombre della sera erano scivolate su di noi allungandosi come lingue scure sul selciato. Esmeray iniziò a raccontare.
    – Era una schiava nell’Harem di un Sultano e non era mai stata toccata da un uomo. Un giorno il Sultano mise gli occhi su di lei e la volle.
    Fece una pausa abbassando gli occhi e tormentando la tovaglia. Mi accorsi di trattenere il fiato, cercai una posizione più rilassata e mi accinsi ad ascoltare il resto senza interromperla.
    – Allora le vergini furono chiamate per lavarla, asciugarla e prepararla all’incontro, cospargendo il suo corpo con oli fragranti.
    Ogni frase terminava con un lungo silenzio durante il quale Esmeray si irrigidiva. Doveva costarle molto ricordare.
    – Non era di pelle scura come le altre, era bianca e aveva lunghi capelli castani.
    Un’occidentale alla corte del Sultano come schiava. Era stata rapita? Quella donna aveva stuzzicato la mia curiosità come non succedeva da tempo.
    – Accendemmo alcune candele e la lasciammo sul letto in attesa. Lasciai la stanza per ultima, fui io a raccogliere l’ultimo sguardo con una muta supplica.
    Dunque Esmeray era presente, anche se era chiaro non volesse rivelare il suo ruolo all’interno dell’Harem.
    – E poi cosa successe? – la incalzai.
    – Quando il Sultano entrò nella sua stanza, fuggì subito dopo in preda al terrore – disse. – La ragazza era morta prima che potesse toccarla.
    – Come è morta? – le chiesi.
    Lei mi guardò con un sorriso enigmatico, un sorriso che ben conoscevo anche se aveva una nota amara.
    – Sei stata tu, Esmeray? L’hai aiutata tu?
    Si alzò in piedi e si aggiustò il velo fin sotto gli occhi. Il suo segreto era custodito lì, in quell’espressione di chi conosce ogni cosa. Mentre si allontanava, ombra tra le ombre, pensai che La Gioconda avesse molti volti.
    E che ognuno di essi custodisse un segreto.

    in risposta a: Ex novo – Il segreto di Monna Lisa #11710
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Grazie a tutti per i commenti, come sempre è interessante il punto di vista del lettore per capire come viene recepito un testo. Il punto dei vista di Alexandra lo è ancora di più, perché le sue ipotesi aggiungono fascino al mistero. Domani preparo una nuova stesura del testo e la posto così potete commentare direttamente il brano rivisto. Grazie ancora ♥

    in risposta a: Ritorno a casa #11663
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    PUNTI DI FORZA: Lo stile in primis e l’originalità del testo indiscutibile. Alexandra è un’artista della penna e questo racconto è un ricamo. Ci sono parti che ho apprezzato veramente tanto, uno a caso: “Per contrastarne gli effetti, cercava clienti per i piatti di metallo azzurro che incideva, riempiendoli di paesaggi assolati e quadrupedi dal lungo collo ornati di campanelli della sua città natale”. Immagine visiva e preziosa, davvero brava. Questo testo è cesellato di piccole perle come questa. Bravissima.

    PUNTI DEBOLI: pochissimi. Analizziamone qualcuno.
    … era stato male per via delle strade lastricate di pietra multicolore. Sì, c’era una manutenzione, ma si cadeva. Colpa degli Spiriti delle Acque, demonietti invisibili che cancellavano gli appigli
    (Non mi è chiara questa cosa degli appigli, cosa sarebbero esattamente?)
    Per lui erano fole.
    (scelta di un termine – fole – non di uso comune).

    MIGLIORABILE (?): Trovo che sia un testo al di sopra della media che già così meriterebbe la vetrina. Al massimo puoi provare ad allungarlo approfittando dei 5.000 caratteri a disposizione del laboratorio. Devan è invisibile praticamente, ma non sappiamo molto del suo aspetto, ecco, potresti usare qualche carattere in più per le caratteristiche fisiche perdute.
    Ottimo lavoro, Alexandra. Non so se si può già chiedere la grazia in questa fase, comunque un bel pollice alzato per me.

    in risposta a: XXXY #11662
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    PUNTI DEBOLI: il testo ha bisogno di un robusto editing. Cominciamo a vedere dove:
    «Increscioso luogo, peccaminoso, ma anch’io devo ottemperare alle necessità del popolo.» disse fra sé.
    Perché il punto all’interno dei dialogo?
    «E il che le fa onore, Reverenda Madre. Dio sia lodato per la forza che le infonde, si accomodi»
    Non è mai buono iniziare una frase con “E”, tranne alcuni casi. Qui decisamente no.
    «E ha trovato un esemplare di suo gusto?»
    Ecco, per esempio qui la “E” è giustificata dal tono colloquiale e ben si integra con la frase.
    «Gradisco il soggetto denominato trentatre.»
    Ho controllato il Treccani prima di scrivere una stupidaggine: trentatré.
    «Così sia» sentenziò la voce «E per il soggetto XX?»
    Manca il punto dopo “voce” visto che poi parti con il maiuscolo.
    La Reverenda Madre sospirò, la respirazione aumentò,
    Rima non voluta ma che non giova al periodo. Tra l’altro un sospiro dà l’impressione della rilassatezza, non può essere seguito da una respirazione aumentata.
    L’uomo schiaffeggiò la donna, quindi la buttò a terra e la prese da dietro, cominciando il rapporto sessuale.
    Quando dici che la prese da dietro, non serve aggiungere “cominciando il rapporto sessuale”. Questa è una cosa che avevo già trovato in un altro tuo racconto, il fatto di voler aggiungere, spiegare troppo.
    L’uomo cominciò a tirare i capelli della donna, a batterle sulla schiena con forza, a urlare egli stesso.
    Taglia “egli stesso”. Quando dici che inizia a urlare il messaggio arriva senza fraintendimenti.
    L’immagine andò a nero,
    Non credo sia corretto dire che l’immagine “andò” a nero.

    PUNTI DI FORZA: Parecchi. Questo è un testo che non passa inosservato e di sicuro non si dimentica. Ecco, credo che il sogno di ogni autore sia quello di scrivere qualcosa che lasci il segno, ma non tutti ci riescono. Questo racconto ha diversi pregi, intanto affronta tematiche particolari e per certi versi poco battute (il rapporto tra ecclesiastici e sesso) e poi è esplicito, cosa altrettanto rara perché significa esporsi, aprirsi. Non mi aspettavo un racconto del genere, ti faccio i miei complimenti, Maurizio.

    PUNTI MIGLIORABILI: la trama è perfetta così com’è, secondo me bisogna solo rivedere alcuni punti che ti ho sottolineato tra i punti deboli. Magari qualche particolare sui personaggi non stonerebbe. Qualche dettaglio c’è, ma non è chiarissimo. Maggiore decisione nel caratterizzare i personaggi principali ed è perfetto.

    Molto bravo.

    in risposta a: Il confine dell’Impero #11661
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    PUNTI DI FORZA: Sicuramente il finale, imprevedibile, assolutamente perfetto! Mi è piaciuto davvero tanto perché ogni nodo viene al pettine e finalmente si stempera una narrazione cruda anzi, cruenta. Sei stata bravissima a dissimulare ogni cosa, l’oggetto metallico in primis: impossibile pensare a un cucchiaio. Brava!

    PUNTI DEBOLI: Non fai tesoro del famoso “show don’t tell” ovvero usi troppi aggettivi invece di verbi e metafore. Per esempio qui, quando dici “E’ uno spettacolo orribile”. Al lettore non comunichi nulla. Solo con le spiegazioni successive arriva il reale messaggio che vuoi trasmettere.

    PUNTI MIGLIORABILI: Oltre a quanto detto sopra, a proposito dei punti deboli, ti cito alcuni passaggi.
    «Maledetto!» urlo, con tutte le mie forze. «Maledetto, perché ci fai questo?!»
    (Basta il punto interrogativo)
    Ma dentro di me conosco la risposta
    (Mai iniziare una frase con “ma” e “però”. Anche word li segna come errori).
    Con un crepitio assordante, la sommità della nave si squarcia. E’ il momento.
    Due punti al punto del punto.

    CONCLUSIONE: Racconto che consiglio a chiunque, trama originale e stile scorrevole. Molto brava.

    in risposta a: Sosio edition – L'anello più importante #11655
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Ciao Andrea, racconto interessante e originale.

    INCIPIT = Il racconto inizia senza nessuna premessa, durante il dialogo comincia ad affiorare qualche dettaglio che fa pensare a un racconto fantasy o di fantascienza. La sensazione che ho come lettore è di confusione perché non so nulla né ho dettagli a cui fare riferimento e devo continuare a leggere se voglio uscire dal buio.
    Secondo me questa è una cosa che non andrebbe mai fatta, in qualche modo il lettore deve essere messo a conoscenza delle intenzioni dell’autore senza andare a tentoni. A volte basta davvero poco, per esempio due parole sull’ambiente introducendo un macchinario futuristico che ci pone immediatamente sulla giusta strada. Poi, con il dialogo, la storia prende vita.

    DIALOGHI:
    – Lo so. Ti aspettavo da quasi un giorno. Iniziavo a preoccuparmi, verrò riportato nel mio universo fra poche ore!
    Il dialogo è serrato e ammetto di essermi persa. Chi dei due pronuncia questa frase? Per aiutare il lettore ad orientarsi, secondo me avresti potuto inserire dettagli come fai successivamente (“aveva ancora sul collo lo stesso cerotto identico al mio”).

    “L’Altro Me estrasse dalla tasca un foglio e lo spiegò sul tavolo”. Ecco, ho riportato questo periodo per fare un altro appunto al testo. Nei dialoghi, soprattutto così serrati, servono punti di riferimento come questi, altrimenti il lettore si perde nel botta e risposta.

    “Alzai un sopracciglio e la mia copia capì al volo che la invitavo a continuare” ecco, questa è un’immagine visiva che mi piace molto. Non tutti gli autori riescono a materializzare l’oggetto della narrazione usando un solo dettaglio come hai fatto tu.

    Mi piace molto la definizione “surreale ma affascinante”. Non ci spieghi moltissimo, ma trovo che quei due aggettivi siano più che sufficienti per delineare tutto ciò che al lettore interessa sapere.

    CONCLUSIONI: Ottima l’idea di un altro TE, l’ho trovata interessante e originale. Mi piacciono molto i dettagli che introduci nel testo, descrizioni minimali in grado di trasmettere tanto al lettore, comprese immagini vivide. Ho sofferto il dialogo serrato che mi fa perdere l’orientamento. Non ho capito cosa sia Googol. Testo che andrebbe arricchito, ma è comunque buono a mio avviso.

    in risposta a: Gli esseri dell'altro mondo (di Raffaele Marra) #11402
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Anch’io la scorsa edizione ho presentato un testo che parla di immigrati e mi sento (anche se indirettamente) chiamata in causa.
    Non sono affatto d’accordo sul discorso di Viscusi che cito: ” le regole del politically correct impongono che una storia del genere debba essere bella, perché se dici che non ti è piaciuta vuol dire che sei un mostro e non hai rispetto per la tragedia in corso”

    Non è il tema che fa di un racconto un buon racconto, sarebbe troppo facile (e comodo). Se un racconto è scritto male, sia che parli di Madre Teresa di Calcutta o delle Fosse Ardeatine, resta sempre un racconto brutto.

    Siamo qui per giudicare i testi, non le intenzioni degli autori vere o presunte che siano.

    in risposta a: Gli esseri dell'altro mondo (di Raffaele Marra) #11351
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Questo racconto lo avevo già letto quando lo hai postato e ne ero rimasta impressionata. Torno volentieri per esprimere la mia ammirazione per aver trattato un argomento così delicato con profonda umanità. L’immagine di quel bambino senza vita con il viso riverso sulla sabbia sulle coste turche, ci ha fatto male. Per tanti bambini che si salvano, ce ne sono altri che invece non ce la fanno. Abbiamo il dovere di occuparci e preoccuparci della sorte di quelli che sono ancora vivi; un gran bel testo il tuo. Grazie.

    in risposta a: La casa degli spiriti #11289
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Eccoci. Vi ringrazio per i commenti. Vediamo di rispondere per ordine.

    @Inveromuto – Sono d’accordo con te al 100%, Gracchi avrebbe dovuto notare il buco nel soffitto e magari aggiungere un commento.

    @Veronica – Giusta osservazione sull’uso dei verbi, non ci avevo fatto caso. Grazie :)

    @Alessandra – Che bel commento! Mi fa piacere tu abbia colto gli aspetti ironici e abbia apprezzato il finale. Vero, avrei potuto lasciare il messaggio su carta. L’idea del pc inizialmente era differente, lo volevo disturbato a causa dell’influenza aliena, ma dopo tutto sono andati via e il foglio di carta sarebbe stata una scelta valida.

    @Ceranu – Avevo disseminato dettagli nel testo perché effettivamente con tremila caratteri era difficile spiegare cosa accade a Leda. La signora Spizzichini parla di strane luci perché è una cosa che si ripete da giorni (settimane? Mesi?). Gli alieni sono tornati più volte prima di decidere di portare Leda con loro. Certo, questo non lo dico e il buco nel soffitto oltre alle tracce nell’orto potrebbero sembrare troppo. Grazie anche a te per commento e apprezzamenti.

    in risposta a: La casa degli spiriti #11103
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Eccoci qua, ho appena votato e sono più tranquilla. Concordo in parte con le critiche, è un brano ironico, forse Ambra più degli altri ha colto questo aspetto e i personaggi sono senz’altro sopra le righe o meglio, non sono fatti per essere credibili. Il finale in un certo senso lascia carta bianca al lettore che in un certo qual modo deve “lavorare” mettendo insieme gli indizi che ho seminato nel testo (Leda è troppo sensibile, ha subito un lutto pesante, vive sola, non ha un soldo, non frequenta nessuno: perché dovrebbe restare qui?).
    Ha colto l’occasione di fuggire o forse ha scelto di morire, chissà. Gli alieni sono amici o nemici? Siete voi a deciderlo.
    Amo in modo spropositato i finali aperti perché mi piace interagire con il lettore, mi piace che lui abbia una parte attiva nella storia costruendo ciò che io ho solo abbozzato. A volte sbaglio perché concedo troppo poco (limite di caratteri a parte), devo imparare a calibrare il testo.
    Ringrazio tutti per i preziosi consigli.

    in risposta a: Gruppo HIGH CASTLE: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #11101
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    COMMENTI E CLASSIFICA.

    1) Il mio universo – Daniele Picciuti
    Questo è l’unico commento, tra i miei, che non contiene appunti (per appunti intendo correzioni di testo). Stile eccellente e trama da dieci e lode. Fino ad ora è il racconto migliore che ho letto; non solo hai centrato la traccia, ma sei riuscito a dargli un tocco originale che spazia tra diversi generi: lo steampunk, il fantasy, la fiaba. Il finale è inaspettato, sfido chiunque a indovinare chi sia la giovane che parla di mondi fantastici. Ottime le descrizioni dei personaggi, pennellate lievi ma significative (arricciando nervosamente un ricciolo biondo tra le dita”).
    Mi è piaciuta molto anche questa definizione: “Tracce di follia, soprattutto.”.
    Lo so che dovrei essere critica, ma non riesco a trovare nulla che non vada bene.
    Bravo.

    2) LO SMALTIMENTO di Veronica Cani
    Questo è il primo racconto che leggo del mio gruppo e devo dire che il finale è bel pugno nello stomaco. Brava. La narrazione è scorrevole e procede in modo lineare introducendo i personaggi e confezionando dei dialoghi ben strutturati. Apprezzo moltissimo la frasi brevi spezzate dai punti perché le trovo particolarmente incisive. Ottima anche la scelta dell’incipit al centro della storia senza preamboli e descrizioni inutili. Passiamo ora agli appunti. Forse l’unica vera pecca che ho trovato è l’assenza di dettagli fisici su Anna. Sei riuscita molto bene a delineare la sua angoscia, ma non sappiamo se ha i capelli lunghi, se è magra e slanciata, se porta gli occhiali, se hai dei tic. Tutto il resto è descritto in modo perfetto (persino le curve dei grafici), ma non lei. Ecco, questo credo sia l’unico appunto serioso. Per il resto, il finale è studiato ad arte per sorprendere e ci riesci benissimo. Trovo che tu abbia avuto un’idea eccellente e la traccia è rispettata al 100%. Prendo in prestito il pollice alzato di Maurizio Bertino e aggiungo qualche dettaglio tecnico. Ottimo lavoro, Veronica.

    prima, e lei e Marco erano già stati esaminati.
    Via la virgola prima della congiunzione.
    Tutta la popolazione mondiale registrata nell’ultimo censimento doveva essere esaminata.
    Ripetizione esaminati/esaminata
    Rimarremo in casa, stasera, non abbiamo nessun programma.»
    Qui preferirei un tono più informale visto che parla con la madre “Stasera io e Marco resteremo a casa…”
    era che le curve dei loro grafici erano molto diverse.
    Ripetizione era/erano evitabile strutturando diversamente la frase.

    3) Una dolce inquietudine di Alessandra Corrà
    Molto carino il tuo racconto, è un fantasy e difatti proprio qualche giorno fa mi chiedevo se qualcuno avesse interpretato la traccia in questo senso. Trovo che l’idea e la trama siano azzeccate e pertinenenti oltre che originali. Buono l’incipit e l’intreccio di cui ti evidenzio alcune cose che mi sono piaciute particolarmente.
    “…tempo a disegnare storie legnose su fogli di carta”
    (la definizione di “legnose” è originale e rende molto bene l’idea del disegno grezzo. Ottima).
    “Dall’altra parte c’era lo stesso bosco, ma si percepivano subito le discrepanze”
    (Con una semplice parola, “discrepanze” hai descritto un mondo! Anche se successivamente entri nei particolari, io trovo che già con questa avevi detto tutto. Brava).
    “L’aria sapeva di gelsomini acidi”
    (Altra frase originale che rende perfettamente l’idea di un profumo nuovo e inusuale. Complimenti).
    Dopo la sviolinata (dovuta), passiamo agli appunti o meglio alle critiche. Te le segnalo come ho fatto con quelle positive evidenziandole. Comunque un bel testo e una bella prova. Brava.
    Dovevo sbrigarmi. Cacchio, quanto mancava ancora?
    Imboccai un sentiero che avrebbe dovuto portarmi a destinazione.
    Chi me lo aveva fatto fare a uscire?
    Troppi “a capo”. Le frasi in questo modo appaiono come una scaletta.
    Ma perché si impicciava sempre?
    “Ma” e “Perché” eviterei di metterle insieme. Taglierei senz’altro il “ma”.
    si parla spesso nei tg.
    Ho controllato in internet e sicuramente la “T” di “tg” va in maiuscolo, in alcuni casi ho trovato entrambi in maiuscolo.
    Magari il mio daimon genuino
    Capisco cosa intendi dire con “genuino”, ma secondo me non è il termine più adatto. L’ho interpretato come qualcosa di latente. Giusto?

    4) Chi vuol essere italiano di Ambra Stancapiano.
    Invidio la tua capacità di rappresentare così bene lo show televisivo. Gran parte del racconto sembra una vera e propria sceneggiatura pronta per andare in scena. L’idea di fondo è originale, mettere a dura prova i migranti per ottenere la cittadinanza, ma quanti di loro vorranno restare? Il finale è molto significativo perché ribalta il concetto come un imbuto e improvvisamente la terra promessa diventa invece un posto da cui fuggire perché non offre opportunità. Il terzo mondo è un concetto soggettivo, in fondo. Brava. Qualche appunto, ma nulla di significativo.
    la cittadinanza! è il momento del nostro ospite
    Maiuscolo dopo il punto esclamativo.

    – è semplice: il Governo 2.0 vuole accordare…
    Credo di aver capito perché non usi il maiuscolo, deve essere la difficoltà a trovare il simbolo della “e” accentata. Capita anche a me, su word è su Inserisci/simbolo.

    – Ed è qui che entra in gioco chi vuol essere italiano!
    Il titolo del concorso in maiuscolo.

    Ed ora, ricapitoliamo
    Via la “d” eufonica

    Stelle a galla, ed ora
    Altra “d” eufonica

    5) Vaniglia di Vilma Cretti
    Interpretazione della traccia originale e pregevole. Lo stile è ottimo, ci sono alcune parti, soprattutto le descrizioni non solo dell’ambiente, ma anche dello stato d’animo della protagonista che mi sono piaciute davvero tanto e trovo che l’uso della prima persona in un racconto così intenso, sia stata la scelta migliore.
    Tuttavia ci sono alcune cose che mi hanno lasciato perplessa. Inizialmente questa donna appare come un’anima nera (definita così dall’autrice), ma io vedo solo una poveretta costretta a fare una vita d’inferno. Non mi è chiaro poi perché abbia lasciato il posto di infermiera, ti assicuro che facendo gli straordinari (soprattutto notti e festivi), si prendono parecchi soldini, senza contare il lavoro domiciliare che un’infermiera svolge al di furoi dall’orario di lavoro. Ho diverse amiche che tirano su oltre duemila euro al mese. Forse avresti dovuto scegliere un altro tipo di lavoro meno redditizio che giustificasse la scelta di fare altro.
    Pochi appunti sulla forma, che sono più una questione di gusto e non errori veri e propri. Il finale è meno apprezzabile rispetto al resto.

    E prima di andare a dormire mi faccio un caffè.
    So che molti autori usano inizare le frasi con “ma” o “e”, come nel tuo caso, ma non è una forma che prediligo.

    Scendo nel pozzo che ho dentro e non c’è sole che venga a salvarmi.
    mi spazzano via le nuvole dal cuore.
    Ti ho sottolineato due periodi perché io ho in mente questa donna che tu definisci con l’anima nera, e poi leggo di sole e nuvole.

    Anche a Davide piacevano le mie torte, poi ha assaggiato quelle di un’altra donna e se n’è andato.
    Il motivo (le torte) è troppo semplicistico. Immagino che i motivi sono altri, forse l’intento è ironico ma non convince.

    L’aroma di vanigia della torta
    …ciocche un leggero profumo di vaniglia
    ripetizione di vaniglia.

    6) L’ORIGINE DEL MONDO di Enrico Nottoli
    E bravo Enrico, hai confezionato un racconto criptico che sveli solo alla fine, sei stato bravissimo a non seminare indizi. Niente di niente. Comincio subito col farti i miei complimenti per due cose in particolare che ammiro del tuo stile: i dialoghi e le descrizioni dei personaggi.
    “Sai, sai qual è la cosa peggiore?”
    “Qual è la cosa peggiore, Frank?”
    “Che non sappiamo niente, amico.”
    Un dialogo di questo tipo, è assolutamente perfetto. Non ci sono i soliti verbi dichiarativi (disse/fece/rispose etc), sono frasi brevi, secche e chiarissime. Non necessitano di altro. Per non parlare delle descizioni, pochi elementi che dicono tutto.
    Frank, un tizio curvo, alto, proveniente dal sud est
    Arrivò un tizio, volto biancastro, pallido, coda sinuosa.
    Per concludere la sviolinata, ti faccio di nuovo i complimenti per il finale, sfido chiunque a capire cosa fosse lo “svuoto” prima di aver letto del bebè.
    Negli appunti che troverai di seguito, ci sono le critiche, pochissime a dire il vero, perché tu sei bravo. A rileggerti.
    E lo svuoto si avvicinava secondo dopo secondo. Cos’era lo svuoto? Non lo avevamo ben chiaro.
    La domanda con il punto interrogativo è un po’ quella si fa pure il lettore e che tu giustamente anticipi. Però nello stesso tempo la frase con il punto interrogativo sembra voler dire “Caro lettore, sicuramente ti starai chiedendo cos’è lo snodo, giusto? Ebbene, ora te lo spiego”. Secondo me avresti dovuto strutturare diveramente la frase spiegando ma senza imboccare il lettore così apertamente.
    Una volta radunati insieme dalle varie contee
    Questa frase non funziona benissimo. Dici “una volta radunati insieme” e subito il lettore si chiede “chi”? Ma tu aggiungi soltanto “dalle varie contee”. Manca il soggetto che potrebbe essere che so… poveri cristi, rejetti etc.
    Ma nessuno lo prendeva troppo sul serio, era uscito di testa, si diceva.
    “Si diceva” non lo metterei in fondo alla frase.
    Tutti che correvano da una parte all’altra. Lo svuoto aveva inizio.
    Lo svuoto “ebbe” inizio è più incisivo.
    uccidevano i vicini strangolandoli in corsa,
    Non so, ma l’azione di strangolare qualcuno in corsa mi sembra inverosimile.

    7) Viaggio al termine del tempo di Adriano Muzzi
    Brano interessante che inizialmente mi ha fatto un po’ soffrire per via dei termini tecnici e delle sigle. Interessante il passaggio nel “cosmo nero” con una pregevole spiegazione degli effetti della curvatura. A un certo punto però, il lettore sgama qualcosa. Quando scrivi “Un pianeta ha anche un inizio di vita intelligente ai primi stadi evolutivi.” ho mangiato la foglia pensando immediatamente alla Terra. Tuttavia questo non esclude la sorpresa finale che poi è anche una teoria che ritroviamo in diversi libri di Fanta Archeologia con tanto di immagini a documentare la presenza aliena nelle civiltà primitive. Lo stile è molto buono, ma la trama non mi ha preso particolarmente forse perché ci sono arrivata un attimo prima. Se fosse stato un brano più criptico avrebbe guadagnato il 100%. Resta comunque una buona prova a mio avviso. Pochi appunti.
    “Signori, il computer di bordo ci informa che ci troviamo in un universo diverso dal nostro, un universo
    Ripetizione di universo/universo (tra l’altro “Universo” vuole il maiuscolo).
    “Già,” rispose Tut, “la vita è una cosa normale, però per le nostre radicate abitudini è diventata un episodio anomalo.”
    Il termine “radicate” è un giudizio che dovrebbe dare una terza persona e non il personaggio che definisce le proprie abitudini.

    8) Ritorno di Lorenzo Cadoni
    Ciao Lorenzo, credo sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo e non so se scrivi abitualmente di fantascienza, però devo dire che, seppure usi termini tecnici e citi pianeti sconosciuti, il testo non avvince. La trama è chiara e nel finale c’è una rivelazione che capovolge le certezze del lettore, anzi, credo che sia proprio il finale a restituire al racconto la sua anima aliena. Però devo dire che ho sofferto per la punteggiatura che spesso rende la lettura diventa difficoltosa.
    Secondo me questo è un racconto che andrebbe sviluppato con più caratteri a disposizione aggiungendo dettagli e magari personaggi. Anche se il giudizio può sembrare negativo, in effetti non lo è. Basta davvero poco per far decollare il testo. Dai un’occhiata alle cose che ti ho segnalato, punteggiatura in primis. Spero di esserti stata utile. A rileggerti.

    Qui tutto si muoveva piano,
    Ero sempre stato abituato a muovermi
    (ripetizione muoveva/muovermi)

    le altre volte e, come sempre quando toccava a me viaggiare, il tempo che aveva preceduto la partenza era stato frenetico e ricco di preparativi.
    Dopo “viaggiare” serve un punto perché inizia un altro periodo e la virgola non basta.

    Durante il viaggio mi avevano avvertito che le nostre abitudini sarebbero state stravolte, che con il passare
    Al posto della virgola avrei inserito la “e”.

    Il mio syntron non scendeva mai sotto i 3500 syl.
    Non so cosa sia il “syl”, immagino un’unità di misura. In ogni modo, visto che si tratta di un termine inusuale, lo avrei visto bene in corsivo.

    Mi avevano istruito per bene, avevo dovuto seguire dei seminari per poter apprendere correttamente tutto il necessario per vivere durante il mio soggiorno.
    “In necessario per vivere” mi fa pensare a degli oggetti, invece tu usi il verbo “apprendere”, quindi sicuramente ti riferisci a tecniche di sopravvivenza.

    Non era la prima volta che mi spostavo da solo, ma ero felice di farlo perché potevo permettermi di agire in piena autonomia una volta arrivato a destinazione,
    Dopo “autonomia” ci vuole la punteggiatura.

    9) La convocazione di Manuel Piredda.
    Il pregio maggiore di questo testo è nelle descrizioni che sono minuziose e delicate. Trovo che tu abbia uno stile poetico che personalmente mi piace molto e ben si sposa con il testo che hai ideato. Tuttavia, forse per il poco tempo a disposizione, ci sono troppe ripetizioni che ti ho segnalato più avanti. Ho notato anche un largo uso di aggettivi che invece andrebbero centellinati, ma anche di questo ne parlo più avanti dove ti ho evidenziato alcuni passaggi. La parte che mi ha più diverito è questa:

    “Ebbene eccolo qui, al vostro servizio! Falstaff è pronto a tornare in scena!”
    “Semmai è pronto a tornare a cena!” urlò Groucho Marx

    Ora passiamo agli appunti.

    Le luci nel cielo non erano un evento raro e il loro arrivo […] in attesa dell’arrivo della musa.
    Ripetizione arrivo/arrivo

    adornati da corone d’alloro che ne dimostravano il valore.
    tre corone d’alloro dorato gli cingevano la testa
    Altra ripetizione.

    mentre il corpo imbolsito […] non appena il grasso cavaliere
    Ripeti troppe volte lo stesso concetto. Ricorda che gli scrittori usano pochissimi aggettivi che sostituiscono con verbi o metafore. Sicuramente è difficile fare una cosa del genere, ma meglio evitare almeno di ripeterli.

    in un inchino profondo […] una volta terminato l’inchino
    Altra ripetizione di “inchino”.

    i capelli biondi incorniciavano il viso insieme alla sua barba curata, era perfetto.
    Due punti al posto della virgola.

    10) C’erano un italiano, un tedesco e un francese di Francesco Nucera

    L’incipit è ottimo, mi piace molto quando l’autore introduce la storia senza descrizioni o preamboli. Qui inizia addirittura con un discorso diretto che introduce un enigma e aggancia il lettore. Lo stile è buono e la trama che hai scelto inusuale, tuttavia secondo me il titolo ha un’influenza negativa sul racconto perché la famosa barzelletta che tutti conosciamo aleggia sul testo. Come dire, ci si aspetta che arrivi la macchietta da un momento all’altro. E in effetti arriva nel finale, ma non è del tutto riuscita. Attento alle ripetizioni e ai verbi dichiarativi. Ti segnalo qualche appunto che può esserti utile in caso di revisione.
    «Non saprà nulla nemmeno mio padre… l’onorevole»
    Non ne ero certa e me lo sono riguardata sulla Treccani: cariche e titoli sempre in maiuscolo (Onorevole).
    «Finalmente siete arrivati» disse trattenendo a stento l’eccitazione; parlava con un pesante accento francese. «Fate largo, è arrivato il traduttore» disse
    Ripetizione disse/disse. Nel secondo caso avresti potuto scrivere “aggiunse”.
    Li scortò fino a una postazione e indicò un monitor. «Eccolo!» disse con gli occhi lucidi.
    Qui ritroviamo il terzo disse. Magari un “fece”, vedi tu.
    Albero guardò lo schermo
    Refuso di “Alberto”.
    Il tedesco si passò una mano sulla guancia. «Pare che per qualche motivo questo terminale sia collegato con il futuro.»
    Perché si passa una mano sulla guancia? Non mi è chiara l’azione nel senso che non è giustificata che so, da un grattarsi o togliersi qualcosa. Ok, chiunque si può passare una mano sulla guancia, ma l’autore non lo annota se non è importante.
    Albero scoppiò a ridere.
    Altro “Alberto” mancato.
    L’italiano rimise a bocca aperta; era una foto di Roma
    qui meglio i due punti, stai puntualizzando di cosa si tratta.
    ordinò Schwarz dando adito all’intuizione.
    “Dando adito” è una forma arcaica.

    11) Importante, seguono allegati di Roberto Romanelli.
    Tra tutti i racconti questo è quello che mi ha convinto meno. Ammetto di essermi persa nelle spiegazioni troppo tecniche che, a mio avviso, appesantiscono il testo. Anche la trama, seppure elaborata, non riesce a convincermi e aprendo gli allegati, mi sento defraudata della storia che avrei voluto leggere. Ti segnalo qualche appunto, non si sono errori nel testo perché tu scrivi bene.

    per questo il processo deve procedere lentamente.
    Sono due parole molto simili processo/procedere che eviterei di inserire all’interno dello stesso periodo.

    (da semplici deja-vu a forme più o meno gravi di psicosi)
    Il termine francese andrebbe in corsivo

    in cui la sua vittaria era certa.
    Refuso “vittoria”

    il Collassatore.
    Devi deciderti: o scrivi “Collassatore” sempre in maiuscolo o in minuscolo. Nel testo hai fatto un po’ a piacere.

    in risposta a: Importante – Seguono allegati. di Roberto Romanelli #11099
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Tra tutti i racconti questo è quello che mi ha convinto meno. Ammetto di essermi persa nelle spiegazioni troppo tecniche che, a mio avviso, appesantiscono il testo. Anche la trama, seppure elaborata, non riesce a convincermi e aprendo gli allegati, mi sento defraudata della storia che avrei voluto leggere. Ti segnalo qualche appunto, non si sono errori nel testo perché tu scrivi bene.

    per questo il processo deve procedere lentamente.
    Sono due parole molto simili processo/procedere che eviterei di inserire all’interno dello stesso periodo.

    (da semplici deja-vu a forme più o meno gravi di psicosi)
    Il termine francese andrebbe in corsivo

    in cui la sua vittaria era certa.
    Refuso “vittoria”

    il Collassatore.
    Devi deciderti: o scrivi “Collassatore” sempre in maiuscolo o in minuscolo. Nel testo hai fatto un po’ a piacere.

    in risposta a: Viaggio al Termine del Tempo – di Adriano Muzzi #11094
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Brano interessante che inizialmente mi ha fatto un po’ soffrire per via dei termini tecnici e delle sigle. Ho letto con interesse il passaggio nel “cosmo nero” con una pregevole spiegazione degli effetti della curvatura. A un certo punto però, il lettore sgama qualcosa. Quando scrivi “Un pianeta ha anche un inizio di vita intelligente ai primi stadi evolutivi.” ho mangiato la foglia pensando immediatamente alla Terra. Tuttavia questo non esclude la sorpresa finale che poi è anche una teoria che ritroviamo in diversi libri di Fanta Archeologia con tanto di immagini a documentare la presenza aliena nelle civiltà primitive. Lo stile è molto buono, ma la trama non mi ha preso particolarmente forse perché ci sono arrivata un attimo prima. Se fosse stato un brano più criptico avrebbe guadagnato il 100%. Resta comunque una buona prova a mio avviso. Pochi appunti.

    “Signori, il computer di bordo ci informa che ci troviamo in un universo diverso dal nostro, un universo
    Ripetizione di universo/universo (tra l’altro “Universo” vuole il maiuscolo).

    “Già,” rispose Tut, “la vita è una cosa normale, però per le nostre radicate abitudini è diventata un episodio anomalo.”

    Il termine “radicate” è un giudizio che dovrebbe dare una terza persona e non il personaggio che definisce le proprie abitudini.

    in risposta a: Il mio universo – Daniele Picciuti #11083
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Questo è l’unico commento, tra i miei, che non contiene appunti (per appunti intendo correzioni di testo). Stile eccellente e trama da dieci e lode. Fino ad ora è il racconto migliore che ho letto; non solo hai centrato la traccia, ma sei riuscito a dargli un tocco originale che spazia tra diversi generi: lo steampunk, il fantasy, la fiaba. Il finale è inaspettato, sfido chiunque a indovinare chi sia la giovane che parla di mondi fantastici. Ottime le descrizioni dei personaggi, pennellate lievi ma significative (arricciando nervosamente un ricciolo biondo tra le dita”).
    Mi è piaciuta molto anche questa definizione: “Tracce di follia, soprattutto.”.
    Lo so che dovrei essere critica, ma non riesco a trovare nulla che non vada bene. 😀
    Bravo.

    in risposta a: La convocazione – di Manuel Piredda #11066
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Il pregio maggiore di questo testo è nelle descrizioni che sono minuziose e delicate. Trovo che tu abbia uno stile poetico che personalmente mi piace molto e ben si sposa con il testo che hai ideato. Tuttavia, forse per il poco tempo a disposizione, ci sono troppe ripetizioni che ti ho segnalato più avanti. Ho notato anche un largo uso di aggettivi che invece andrebbero centellinati, ma anche di questo ne parlo più avanti dove ti ho evidenziato alcuni passaggi. La parte che mi ha più diverito è questa:

    “Ebbene eccolo qui, al vostro servizio! Falstaff è pronto a tornare in scena!”
    “Semmai è pronto a tornare a cena!” urlò Groucho Marx

    Ora passiamo agli appunti.

    Le luci nel cielo non erano un evento raro e il loro arrivo […] in attesa dell’arrivo della musa.
    Ripetizione arrivo/arrivo

    adornati da corone d’alloro che ne dimostravano il valore.
    tre corone d’alloro dorato gli cingevano la testa

    Altra ripetizione.

    mentre il corpo imbolsito […] non appena il grasso cavaliere
    Ripeti troppe volte lo stesso concetto. Ricorda che gli scrittori usano pochissimi aggettivi che sostituiscono con verbi o metafore. Sicuramente è difficile fare una cosa del genere, ma meglio evitare almeno di ripeterli.

    in un inchino profondo […] una volta terminato l’inchino
    Altra ripetizione di “inchino”.

    i capelli biondi incorniciavano il viso insieme alla sua barba curata, era perfetto.
    Due punti al posto della virgola.

    in risposta a: Ritorno #11047
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Ciao Lorenzo, credo sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo e non so se scrivi abitualmente di fantascienza, però devo dire che, seppure usi termini tecnici e citi pianeti sconosciuti, il testo non avvince. La trama è chiara e nel finale c’è una rivelazione che capovolge le certezze del lettore, anzi, credo che sia proprio il finale a restituire al racconto la sua anima aliena. Però devo dire che ho sofferto per la punteggiatura che spesso rende la lettura diventa difficoltosa.
    Secondo me questo è un racconto che andrebbe sviluppato con più caratteri a disposizione aggiungendo dettagli e magari personaggi. Anche se il giudizio può sembrare negativo, in effetti non lo è. Basta davvero poco per far decollare il testo. Dai un’occhiata alle cose che ti ho segnalato, punteggiatura in primis. Spero di esserti stata utile. A rileggerti.

    Qui tutto si muoveva piano,
    Ero sempre stato abituato a muovermi

    (ripetizione muoveva/muovermi)

    le altre volte e, come sempre quando toccava a me viaggiare, il tempo che aveva preceduto la partenza era stato frenetico e ricco di preparativi.
    Dopo “viaggiare” serve un punto perché inizia un altro periodo e la virgola non basta.

    Durante il viaggio mi avevano avvertito che le nostre abitudini sarebbero state stravolte, che con il passare
    Al posto della virgola avrei inserito la “e”.

    Il mio syntron non scendeva mai sotto i 3500 syl.
    Non so cosa sia il “syl”, immagino un’unità di misura. In ogni modo, visto che si tratta di un termine inusuale, lo avrei visto bene in corsivo.

    Mi avevano istruito per bene, avevo dovuto seguire dei seminari per poter apprendere correttamente tutto il necessario per vivere durante il mio soggiorno.
    “In necessario per vivere” mi fa pensare a degli oggetti, invece tu usi il verbo “apprendere”, quindi sicuramente ti riferisci a tecniche di sopravvivenza.

    Non era la prima volta che mi spostavo da solo, ma ero felice di farlo perché potevo permettermi di agire in piena autonomia una volta arrivato a destinazione,
    Dopo “autonomia” ci vuole la punteggiatura.

    in risposta a: "Chi vuol essere italiano" – Ambra Stancampiano #11043
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Invidio la tua capacità di rappresentare così bene lo show televisivo. Gran parte del racconto sembra una vera e propria sceneggiatura pronta per andare in scena. L’idea di fondo è originale, mettere a dura prova i migranti per ottenere la cittadinanza, ma quanti di loro vorranno restare? Il finale è molto significativo perché ribalta il concetto come un imbuto e improvvisamente la terra promessa diventa invece un posto da cui fuggire perché non offre opportunità. Il terzo mondo è un concetto soggettivo, in fondo. Brava. Qualche appunto, ma nulla di significativo.

    la cittadinanza! è il momento del nostro ospite
    Maiuscolo dopo il punto esclamativo.

    – è semplice: il Governo 2.0 vuole accordare…
    Credo di aver capito perché non usi il maiuscolo, deve essere la difficoltà a trovare il simbolo della “e” accentata. Capita anche a me, su word è su Inserisci/simbolo.

    – Ed è qui che entra in gioco chi vuol essere italiano!
    Il titolo del concorso in maiuscolo.

    Ed ora, ricapitoliamo
    Via la “d” eufonica

    Stelle a galla, ed ora
    Altra “d” eufonica

    in risposta a: Vaniglia #10939
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Interpretazione della traccia originale e pregevole. Lo stile è ottimo, ci sono alcune parti, soprattutto le descrizioni non solo dell’ambiente, ma anche dello stato d’animo della protagonista che mi sono piaciute davvero tanto e trovo che l’uso della prima persona in un racconto così intenso, sia stata la scelta migliore.
    Tuttavia ci sono alcune cose che mi hanno lasciato perplessa. Inizialmente questa donna appare come un’anima nera (definita così dall’autrice), ma io vedo solo una poveretta costretta a fare una vita d’inferno. Non mi è chiaro poi perché abbia lasciato il posto di infermiera, ti assicuro che facendo gli straordinari (soprattutto notti e festivi), si prendono parecchi soldini, senza contare il lavoro domiciliare che un’infermiera svolge al di furoi dall’orario di lavoro. Ho diverse amiche che tirano su oltre duemila euro al mese. Forse avresti dovuto scegliere un altro tipo di lavoro meno redditizio che giustificasse la scelta di fare altro.
    Pochi appunti sulla forma, che sono più una questione di gusto e non errori veri e propri.

    E prima di andare a dormire mi faccio un caffè.
    So che molti autori usano inizare le frasi con “ma” o “e”, come nel tuo caso, ma non è una forma che prediligo.

    Scendo nel pozzo che ho dentro e non c’è sole che venga a salvarmi.
    mi spazzano via le nuvole dal cuore.
    Ti ho sottolineato due periodi perché io ho in mente questa donna che tu definisci con l’anima nera, e poi leggo di sole e nuvole.

    Anche a Davide piacevano le mie torte, poi ha assaggiato quelle di un’altra donna e se n’è andato.
    Il motivo (le torte) è troppo semplicistico. Immagino che i motivi sono altri, forse l’intento è ironico ma non convince.

    L’aroma di vanigia della torta
    …ciocche un leggero profumo di vaniglia

    ripetizione di vaniglia.

    in risposta a: Una dolce inquietudine. #10931
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Molto carino il tuo racconto, è un fantasy e difatti, proprio qualche giorno fa, mi chiedevo se qualcuno avesse interpretato la traccia in questo senso. Trovo che l’idea e la trama siano azzeccate e pertinenenti oltre che originali. Buono l’incipit e l’intreccio di cui ti evidenzio alcune cose che mi sono piaciute particolarmente.

    “…tempo a disegnare storie legnose su fogli di carta”
    (la definizione di “legnose” è originale e rende molto bene l’idea del disegno grezzo. Ottima).

    “Dall’altra parte c’era lo stesso bosco, ma si percepivano subito le discrepanze”
    (Con una semplice parola, “discrepanze” hai descritto un mondo! Anche se successivamente entri nei particolari, io trovo che già con questa avevi detto tutto. Brava).

    “L’aria sapeva di gelsomini acidi”
    (Altra frase originale che rende perfettamente l’idea di un profumo nuovo e inusuale. Complimenti).

    Dopo la sviolinata (dovuta), passiamo agli appunti o meglio alle critiche. Te le segnalo come ho fatto con quelle positive evidenziandole. Comunque un bel testo e una bella prova. Brava.

    Dovevo sbrigarmi. Cacchio, quanto mancava ancora?
    Imboccai un sentiero che avrebbe dovuto portarmi a destinazione.
    Chi me lo aveva fatto fare a uscire?

    Troppi “a capo”. Le frasi in questo modo appaiono come una scaletta.

    Ma perché si impicciava sempre?
    “Ma” e “Perché” eviterei di metterle insieme. Taglierei senz’altro il “ma”.

    si parla spesso nei tg.
    Ho controllato in internet e sicuramente la “T” di “tg” va in maiuscolo, in alcuni casi ho trovato entrambi in maiuscolo.

    Magari il mio daimon genuino
    Capisco cosa intendi dire con “genuino”, ma secondo me non è il termine più adatto. L’ho interpretato come qualcosa di latente. Giusto?

    in risposta a: C'erano un italiano, un tedesco e un francese #10914
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    L’incipit è ottimo, mi piace molto quando l’autore introduce la storia senza descrizioni o preamboli. Qui inizia addirittura con un discorso diretto che introduce un enigma e aggancia il lettore. Lo stile è buono e la trama che hai scelto inusuale, tuttavia secondo me il titolo ha un’influenza negativa sul racconto perché la famosa barzelletta che tutti conosciamo aleggia sul testo. Come dire, ci si aspetta che arrivi la macchietta da un momento all’altro. E in effetti arriva nel finale, ma non è del tutto riuscita. Attento alle ripetizioni e ai verbi dichiarativi. Ti segnalo qualche appunto che può esserti utile in caso di revisione.

    «Non saprà nulla nemmeno mio padre… l’onorevole»
    Non ne ero certa e me lo sono riguardata sulla Treccani: cariche e titoli sempre in maiuscolo (Onorevole).

    «Finalmente siete arrivati» disse trattenendo a stento l’eccitazione; parlava con un pesante accento francese. «Fate largo, è arrivato il traduttore» disse
    Ripetizione disse/disse. Nel secondo caso avresti potuto scrivere “aggiunse”.

    Li scortò fino a una postazione e indicò un monitor. «Eccolo!» disse con gli occhi lucidi.
    Qui ritroviamo il terzo disse. Magari un “fece”, vedi tu.

    Albero guardò lo schermo
    Refuso di “Alberto”.

    Il tedesco si passò una mano sulla guancia. «Pare che per qualche motivo questo terminale sia collegato con il futuro.»
    Perché si passa una mano sulla guancia? Non mi è chiara l’azione nel senso che non è giustificata che so, da un grattarsi o togliersi qualcosa. Ok, chiunque si può passare una mano sulla guancia, ma l’autore non lo annota se non è importante.

    Albero scoppiò a ridere.
    Altro “Alberto” mancato.

    L’italiano rimise a bocca aperta; era una foto di Roma
    qui meglio i due punti, stai puntualizzando di cosa si tratta.

    ordinò Schwarz dando adito all’intuizione.
    “Dando adito” è una forma poco usata.

    in risposta a: L’origine del mondo_Enrico Nottoli #10867
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    E bravo Enrico, hai confezionato un racconto criptico che sveli solo alla fine, sei stato bravissimo a non seminare indizi. Niente di niente. Comincio subito col farti i miei complimenti per due cose in particolare che ammiro del tuo stile: i dialoghi e le descrizioni dei personaggi.

    “Sai, sai qual è la cosa peggiore?”
    “Qual è la cosa peggiore, Frank?”
    “Che non sappiamo niente, amico.”

    Un dialogo di questo tipo, è assolutamente perfetto. Non ci sono i soliti verbi dichiarativi (disse/fece/rispose etc), sono frasi brevi, secche e chiarissime. Non necessitano di altro. Per non parlare delle descizioni, pochi elementi che dicono tutto.

    Frank, un tizio curvo, alto, proveniente dal sud est
    Arrivò un tizio, volto biancastro, pallido, coda sinuosa.

    Per concludere la sviolinata, ti faccio di nuovo i complimenti per il finale, sfido chiunque a capire cosa fosse lo “svuoto” prima di aver letto del bebè.
    Negli appunti che troverai di seguito, ci sono le critiche, pochissime a dire il vero, perché tu sei bravo. A rileggerti.

    E lo svuoto si avvicinava secondo dopo secondo. Cos’era lo svuoto? Non lo avevamo ben chiaro.
    La domanda con il punto interrogativo è un po’ quella si fa pure il lettore e che tu giustamente anticipi. Però nello stesso tempo la frase con il punto interrogativo sembra voler dire “Caro lettore, sicuramente ti starai chiedendo cos’è lo snodo, giusto? Ebbene, ora te lo spiego”. Secondo me avresti dovuto strutturare diveramente la frase spiegando ma senza imboccare il lettore così apertamente.

    Una volta radunati insieme dalle varie contee
    Questa frase non funziona benissimo. Dici “una volta radunati insieme” e subito il lettore si chiede “chi”? Ma tu aggiungi soltanto “dalle varie contee”. Manca il soggetto che potrebbe essere che so… poveri cristi, rejetti etc.

    Ma nessuno lo prendeva troppo sul serio, era uscito di testa, si diceva.
    “Si diceva” non lo metterei in fondo alla frase.

    Tutti che correvano da una parte all’altra. Lo svuoto aveva inizio.
    Lo svuoto “ebbe” inizio è più incisivo.

    uccidevano i vicini strangolandoli in corsa,
    Non so, ma l’azione di strangolare qualcuno in corsa mi sembra inverosimile.

    in risposta a: Lo smaltimento #10865
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Questo è il primo racconto che leggo del mio gruppo e devo dire che il finale è bel pugno nello stomaco. Brava. La narrazione è scorrevole e procede in modo lineare introducendo i personaggi e confezionando dei dialoghi ben strutturati. Apprezzo moltissimo la frasi brevi spezzate dai punti perché le trovo particolarmente incisive. Ottima anche la scelta dell’incipit al centro della storia senza preamboli e descrizioni inutili. Passiamo ora agli appunti. Forse l’unica vera pecca che ho trovato è l’assenza di dettagli fisici su Anna. Sei riuscita molto bene a delineare la sua angoscia, ma non sappiamo se ha i capelli lunghi, se è magra e slanciata, se porta gli occhiali, se hai dei tic. Tutto il resto è descritto in modo perfetto (persino le curve dei grafici), ma non lei. Ecco, questo credo sia l’unico appunto serioso. Per il resto, il finale è studiato ad arte per sorprendere e ci riesci benissimo. Trovo che tu abbia avuto un’idea eccellente e la traccia è rispettata al 100%. Prendo in prestito il pollice alzato di Maurizio Bertino e aggiungo qualche dettaglio tecnico. Ottimo lavoro, Veronica.

    prima, e lei e Marco erano già stati esaminati.

    Via la virgola prima della congiunzione.

    Tutta la popolazione mondiale registrata nell’ultimo censimento doveva essere esaminata.
    Ripetizione esaminati/esaminata

    Rimarremo in casa, stasera, non abbiamo nessun programma.»
    Qui preferirei un tono più informale visto che parla con la madre “Stasera io e Marco resteremo a casa…”

    era che le curve dei loro grafici erano molto diverse.
    Ripetizione era/erano evitabile strutturando diversamente la frase.

    in risposta a: Una vita migliore #10665
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Grazie a tutti per i commenti 😀

    @Ozbo – Concordo sulla tua analisi, avrei potuto diluire nel racconto la parte in corsivo evitando l’effetto giornalistico. Diciamo che è stata una scelta voluta perché, se avessi usato ad esempio dei personaggi per spiegare cosa accade in quei paesi, non avrei potuto essere analitica. Hai trovato il finale una punta di diamante, per me invece è stato problematico perché ho dovuto tagliare un migliaio di caratteri e stravolgere ciò che avevo in mente. Il risultato è crudo, ma tutto sommato va bene così. Grazie per il commento :)

    @Zebraligrafa – Mi fa piacere che ti sia piaciuto il tratteggio dei personaggi, io adoro lo stile asciutto e cerco sempre di evitare descrizioni lunghe che appesantiscono il testo. Penso che un dettaglio o due siano più che sufficienti per introdurre un nuovo elemento e/o un personaggio, anche perché mi piace molto l’idea che il lettore possa aggiungere ciò che manca (cerco da sempre l’interazione). Per quanto riguarda la parte in corsivo, vale lo stesso discorso che ho fatto per Ozbo. Grazie ancora per il commento :)

    @Enrico Nottoli – Stile giornalistico lo prendo come un complimento, anche e so che in narrativa è un tratto negativo. Tuttavia, quando ho inserito la parte in corsivo, sapevo di fare un azzardo. Diciamo che ho voluto sperimentare e mi fa piacere che il racconto, nonostante la forma particolare, sia piaciuto. Grazie mille per il commento :)

    @Leonardo – Ti ringrazio del tuo apprezzamento. Hai definito il testo “spietato e cinico” e purtroppo lo è, soprattutto nel finale. Mi accorgo di aver fatto una virata che il lettore non si aspettava e che di certo non era voluta. Il limite di caratteri mi ha costretta a modificare tutto. Il risultato è crudo, come lo è la vita in quelle zone. Grazie per lettura e commento :)

    @L’Antico – Definire un racconto “potente” credo sia il complimento più grande che si possa fare a un testo e di conseguenza all’autore. Significa che è arrivato in profondità e ha lasciato un’impronta. Commento da incorniciare di cui ti ringrazio molto :)

    in risposta a: Una vita migliore #10376
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Sicuramente un preambolo per un testo così breve è stato un azzardo, diciamo che ho preferito remarmi contro pur di porre l’accento su una realtà cruenta di cui pochi sono a conoscenza. Anche se il dramma dei migranti lo viviamo ogni giorno alle porte di casa nostra, nel centro America le cose sono addirittura peggiori perché non c’è nessuna forma di assistenza e troppo spesso le forze dell’ordine sono corrotte e consenzienti. Violenze inaudite e morte si consumano nel silenzio.

    in risposta a: Una vita migliore #10325
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Concorso sulla tua analisi, Inveromuto, il mio è un testo che soffre nei tremila caratteri a disposizione, soprattutto nella parte che ho dedicato a Lupe e che non ho potuto sviluppare e il finale che è decisamente brusco (in tutti i sensi). Grazie mille per il commento e anche per i complimenti che fanno sempre piacere :)

    in risposta a: Una vita migliore #10309
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Manca la parte in grassetto nel commento “…costretti ad attraversare territori pericolosi controllati da Gang che si approfittano della condizione del clandestino…”

    in risposta a: Una vita migliore #10308
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Grazie per il commento, Andrea. Il cane avrebbe dovuto avere un suo ruolo, purtroppo i caratteri lo hanno relegato a un apparizione fugace. Ci sono alcune persone che amano gli animali, persino feroci assassini. Ho sempre trovato questo dualismo affascinante. Presumo che un terrorista o un bandito non abbia cuore né coscienza, invece ce l’ha ma in una forma differente rispetto a quella classica. Per noi incomprensibile.
    Il cappello iniziale assomiglia a un saggio e in un certo senso lo è. Ho voluto porre l’accento su una grave emergenza del centro America che Obama deve fronteggiare ogni giorno. Nel libro che sto leggendo, ci sono atrocità inimmaginabili che si consumano ogni giorno a danno dei migranti costretti ad attraversare territori pericolosi che si approfittano della condizione del clandestino per sfogare i propri istinti omicidi. L’Honduras è considerato il paese più violento al mondo, per questo i migranti fuggono anche se per farlo devono attraversare la giungla, le montagne, il deserto, rischiando continuamente la vita pur di arrivare negli Stati Uniti. Si aggrappano ai treni come zecche e viaggiano in quella condizione, con ii tetto come pavimento per ore. Alcuni cadono e finiscono per morire in qualche area remota, a meno che non vengano triturati dal treno in corsa.
    Ismael non avrebbe dovuto essere un bandito, ma la carenza di caratteri mi ha impedito di sviluppare il personaggio. Ho fatto di lui un un assassino, perché chi cresce in mezzo alla violenza alla morte e alla sopraffazione, ne è in qualche modo infettato.

    in risposta a: Una vita migliore #10183
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Grazie per il commento, Veronica. Il finale ha spiazzato tutti perché non avrebbe dovuto essere quello. Purtroppo, dovendo tagliare 1.000 caratteri, ho avuto bisogno di un cambio di programma drastico. In fondo non sappiamo poco di Ismael, tranne che vive in un paese violento e che il padre è stato ammazzato in strada. Un personaggio di questo tipo per sopravvivere non ha molta scelta e quando perde quel poco che ha può trasformarsi in una scheggia impazzita.

    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    COMMENTI, VOTI E CLASSIFICA.
    Bellissime storie, un sacco di Ghost Stories, siete bravi, diamine! 😀

    1) Lo specchio infranto Roberto romanelli
    Complimenti, ottimo racconto che ho letto con vivo interesse, anche perché a me piacciono molto le Ghost Stories. Ho pochissimi appunti da farti che troverai dopo il commento. Mi piace il tuo stile secco e deciso che si legge velocemente e con piacere. La trama è interessante e originale e forse il punto di forza è proprio nell’originalità di aver creato una situazione surreale in cui il protagonista è perfettamente a suo agio. Il finale è una ciliegina sulla torta ben riuscita. Molto bravo. Poiché sto dando dei voti per aiutarmi con la classifica finale, direi decisamente un otto.
    il contratto a tempo indeterminato Luca non ci aveva pensato due volte a firmare.
    Virgola dopo “indeterminato”.
    prestigioso ristorante Lo Specchio Infranto.
    Lo Specchio infranto tra virgolette o corsivo.
    Ed in effetti era sempre il suo primo giorno.
    Via la “d” eufonica

    2) Il racconto invisibile di Marco Roncaccia.
    Originale e ben scritto, ti faccio i miei più vivi complimenti per questo “pezzo”. In fondo al commento troverai due appunti, giusto due di numero, ma tu hai uno stile ben definito e maturo che non ha bisogno di correzioni. L’incipit è fantastico, penso che qualsiasi lettore vorrebbe trovarsi davanti a un testo “invisibile” e poterlo finalmente leggere. Riesci a mantenere la tensione costante per tutta la narrazione e nessuno scivolone, neppure nel finale. Tempo fa ho letto un libro che parlava proprio di pagine bianche che contenevano tutte le risposte. Un libro particolare che m’è piaciuto molto, come questo racconto. Poiché sto dando dei voti, un otto pieno te lo meriti tutto. Fino ad ora è la votazione più alta che ho “concesso”. Bravissimo.
    Una trasposizione narrativa dell’algoritmo ultimo che regola il tuo Universo.
    “Algoritmo e ultimo” sono due parole non troppo dissimili che insieme fanno inciampare la lettura anche perché disposte al contrario.
    La Generatrice ha minacciato di informare il Generatore
    Generatore fa pensare troppo a qualcosa di… meccanico. A un generatore di corrente per esempio. Scherzi a parte, non mi piacciono moltissimo generatrice/generatore accostati.

    3) Linee immaginarie – di Manuel Piredda
    Un bel testo che affonda le radici nell’odio quasi primordiale tra le fazioni arabe. Mi sono piaciute molto le descrizioni dell’ambiente e dei personaggi, trovo che tu abbia saputo trattegiare alla perfezione un mondo così diverso dal nostro eppure neppure troppo lontano. Ho preso degli appunti che ti saranno utili in caso di revisione del testo. Per quanto riguarda la critica, devo dire che ho trovato troppo semplicistica la frase finale quando uno dice all’altro “stringiamoci la mano e andiamo ognuno per la nostra strada”. Non credo sia così semplice fidarsi né convincere un nemico. Anche la chiusura del racconto sembra creata ad arte per rimarcare il tema (l’invisibilità). L’ho fatto anch’io, quindi mal comune mezzo guadio.
    La volta scorsa mi sono trovata in difficoltà con la classifica dopo aver commentato, così, ho deciso di ricorrere a dei voti che mi aiutino a stilarla. Questo è il primo commento che faccio, mi piace molto il tuo stile e il tema che hai scelto per il racconto. Un bel sette e mezzo tendente all’otto
    Di seguito gli appunti di cui ti parlavo.
    dopotutto sino a cinque giorni prima
    al posto di “sino” preferirei il classico “fino”
    che gli riempiva gli scarponi e l’uniforme sin dentro le mutande.
    L’ultima parte credo sia superflua, hai già detto che era penetrata ovunque, l’ultima precisazione non aggiunge nulla.
    non era mai stato il suo forte ma persino lui
    virgola dopo “forte”
    L’uomo si avvicinò senza perderlo di mira.
    Più che “perderlo di mira” avrei preferito “continuando a tenerlo sotto tiro” o qualcosa del genere.

    4) Ad armi pari – Cristina Danini
    Racconto che denota una bella sensibilità e una mano decisamente femminile capace di cogliere sfumature e di rappresentarle con delicatezza. L’incipit mi è piaciuto molto e l’atmosfera che ci coglie in tutto il racconto che è un attesa vissuta con angoscia e trovo che tu abbia saputo giocare molto bene su questo punto introducendo tanti elementi. Apprezzabile in particolare la scelta dei bigliettini nello specchio che personalmente ho trovato molto romantica. Ti ho segnalato degli appunti, come faccio spesso. Aiutano in caso di revisione. Unico appunto che mi sento di fare è nel finale quando lei dice che non potrà mai vederla. Però poco prima scrivi che “d’improvviso vide Veronica”.
    Veronica era uscita schiacciata nella massa. La ragazza si guardò intorno,
    Il soggetto è chiaro (Veronica), perché ripetere “la ragazza”? Basta “Si guardò attorno”.
    ma nel frastuono dell’intonazione non le arrivò nessun suono
    frastuono/suono sembra una ripetizione.
    Gli occhi sembravano castani, grandi.
    Perché sembravano? Gli occhi erano.
    Il suo aspetto era inquietante, non voleva spaventarlo.
    Perché definisci il suo aspetto inquietante? Al lettore non arriva nessuna immagine, devi fornire dei dettagli ed evitare aggettivi.
    Certo, nessuno poteva ricordarla.
    Perché non possono ricordarla? Spargi indizi che certamente porteranno da qualche parte ma in questo modo disorienti il lettore. Meno giudizi.
    “Dammi la mano.” disse sorridendo.
    Via il punto.
    Mi ero ripromessa di dare i voti. Un bel sette e mezzo anche a te che fino ad ora è il punteggio più alto che ho attribuito (avaraccia!).

    5) La coperta sugli occhi – Andrea partiti
    In questa sessione e comunque, sicuramente nel mio gruppo, molti di voi hanno scelto una ghost stories e la cosa che mi lascia perplessa è il motivo per cui non l’abbia scelta io, visto che è il mio genere! Ma passiamo al tuo racconto. L’idea dell’angelo custode è un classico e per tutto il racconto tu non cerchi l’originalità a tutti i costi. Devo dire che, essendo amante del genere, non lo avrei mollato per nulla al mondo, fino al finale che è una vera chicca e sinceramente non me lo aspettavo. Durante la narrazione hai spiegato nel dettaglio ogni cosa abituando il lettore a un certo stile, poi invece tutto cambia e secondo me questo è un valore aggiunto perché tra le righe anzi, nel sottotesto, c’è tantissimo! L’angelo custode che combatte e forse perisce (per quanto possa perire un angelo) è più che una storia originale, è LA STORIA. Il finale da solo merita 10 punti. E se consideri che tutto questo non lo hai scritto, il valore è ancora maggiore perché comunque il messaggio è arrivato forte e chiaro. Complimenti. Ti scrivo qualche appunto, spero possano esserti utili in caso di revisione.
    Voto: 7 e mezzo
    poco prima che lo calpestassi in modo doloroso.
    L’aggettivo in questo caso lo avrei omesso perché sembra riferito al giocattolo.
    eccolo lì, appoggiato sul letto come se non l’avessi mai avuto con me.
    Come se l’avessi sempre avuto con me (cioè non lo avesse perso). Se invece volevi dire che non lo avevi avuto con te al parco, devi strutturare la frase diversamente togliendo il “mai”.
    soprannominato l’Invisibile.
    Invisibile lo avrei messo in corsivo
    direttamente con me. Mi addormentai felice che fosse con me.
    Con me/con me ripetizione

    6) Danza mistica – Leonardo Marconi
    Molto divertente il tuo racconto. Intanto ho imparato che mi piacciono le abreviazioni (io le uso pochissimo) tipo m’arriva, t’aspetta etc.
    Graziose pennellate di Paradiso che poi scopriamo sono invece prove prettamente terrene. Carinissime le descrizioni (un vortice di mille colori, facce, dipinti, mosaici, marmo), una girandola fresca e informale che ho letto con piacere. Il finale e soprattutto l’uso del romanesco, rendono il racconto leggero e godibile. M’è piaciuto! Pochi appunti tanto per…
    <Ehi Raffaele, ma che messa in scena è questa???>
    Secondo me l’uso delle caporali avrebbe un effetto migliore nei dialoghi.
    piacevole stato di unione e d’armoni,
    refuso (armonia?).
    Dimenticavo il voto: indecisa tra 7 ++ e sette e mezzo.

    7) Storia di qualcuno – Veronica Cani
    Racconto davvero particolare e considera che io sono un’amante del genere. L’incipit è perfetto, hai agganciato subito il mio interesse di lettrice. Durante la trama in cui concedi piccoli particolari senza scoprire troppo le carte come una consumata giallista, semini indizi che però, devo dire, mi hanno portata fuori strada.Credevo stessimo parlando di un ragazzino che non c’è più, invece nel finale c’è il suo funerale e questo mi ha spiazzata.
    Credo che questo sia l’unico neo del testo che è scritto molto bene (ti ho segnalato solo alcuni appunti che ti potrebbero essere utili in caso di revisione). Bella prova. Anche questo testo merita un bel sette.
    sono sempre stato fermamente convinto da quand’ero bambino
    “fin da quando”…
    A scuola, quando i professori chiamavano i nomi all’appello,
    più semplicemente “facevano l’appello”
    Tenevo con me un pugnale, all’epoca,
    Capovolgere. “All’epoca…”

    8) Non si gioca così di Enrico Nottoli
    Hai uno stile particolare che potrei definire all’avanguardia. La costruzione delle frasi, molte delle quali le ho segnate come errore, credo siano in realtà volute e ideate esattamente in quel modo. Per me che amo i classici, diventa difficile commentare un testo che ha una sua personalità e non deve essere accettato o capito. Va letto. Semplicemente. Sullo stile quindi, non mi pronuncio se non per farti i complimenti riguardo all’originalità (merce rara).
    La trama e soprattutto lo svolgimento, ci illustrano il degrado della civiltà urbana che viene vissuto come un corpo estraneo e rifiutato dalla società. Il diverso diventa allora invisibile e tutto ciò che gli accade, non riguarda gli altri, riguarda solo sé stesso e le proprie scelte.
    Con il finale hai centrato la traccia alla perfezione. Bravo. Di seguito troverai i miei appunti. Come ho scritto nel preambolo iniziale, ognuno ha il suo stile, prendi il meglio.
    Vendevano soprattutto hashish o marja.
    Per i nomi degli stupefacenti avrei usato il corsivo, soprattutto per il secondo che è un nomignolo.
    Ma un giorno trovai dello skunk, e cazzo, se era tanta roba.
    Anche qui avrei usato il corsivo anche perché non so neppure cosa sia uno “skunk”. Altro appunto, word segna errore l’inizio di una frase con “ma”. Non sono molto d’accordo su questa cosa, ma bisogna tenerne conto.
    Lo skunk è un’erba molto dolce, che storge, ma storge bene,
    Cosa vuol dire “storge”? Dialetto?
    Un giorno il sole era alto e bello.
    Attenzione agli aggettivi. Soprattutto il secondo, un sole bello.
    e i rottami di passeggini vecchi e cacate di piccione e cacate di gabbiano e fogli di carta straccia.
    Perché tutte queste congiunzioni?
    Dimenticavo che mi sono ripromessa di dare dei voti che aiutino me nella classifica finale. Un bel sette.

    9) Chiudo gli occhi e respiro di Christian Magrì.
    Leggendo questo testo, mi è tornata in mente l’unica seduta di yoga che ho fatto. L’unica della mia vita, probabilmente. Nel momento in cui ci hanno chiesto di stare in silenzio a meditare, mi sono spaventata perché non ero abituata a stare in contatto così profondamente con me stessa. Una vera e propria crisi di ansia. Torniamo al tuo racconto. Ci sono delle parti esilaranti e molto visive come per esempio le signore cinquantenni in microtutina a fiori. Ci sono anche delle parti profonde, quando lei si allena a casa e arriva il flusso dei ricordi. Un racconto che ha tante anime. Qualche incertezza nella forma che potrai domare facilmente (sono quisquiglie) che trovi di seguito. Devo dare un voto (serve a me per la classifica finale). Un sette quasi pieno.
    ma se non riesco a prendere sul serio lui…
    qui avrei visto meglio un punto esclamativo.
    ma lo seguo a volte.
    Ti ho segnalato questo passaggio solo perché vedo che hai l’abitudine di usare molto il “ma”, come hai fatto nella riga sopra.
    per allenarmi a casa, provo a meditare anche a casa.
    Sono due precisazioni che vogliono dire in sostanza la stessa cosa. Se decidessi di mantenerle, ci vorrebbe comunque un punto e virgola.
    E L’istruttore ⎯ Povero diavolo ⎯ fa questo mestiere.
    Via la maiuscola nell’inciso.

    10) Gli occhiali di Dewey – di Sara Tirabassi
    Come lettrice amo molto lo stile minimalista e la scrittura semplice e chiara. Devo dire che nel tuo testo, almeno dal mio punto di vista, ho trovato diversi inciampi. Usi termini che non sono comuni, hai uno stile ricercato e per certi versi pregevole, però io fatico quando incontro termini non di uso comune. Non avertene a male se il mio non è un commento positivo, considera che non mi piace neppure Proust…
    A parte lo stile, anche la trama l’ho trovata troppo elaborata. Tuttavia scrivi molto bene e anche se il racconto non è tra i miei preferiti, sono sicura che sarà apprezzato da chi cerca nella lettura un maggiore impegno piuttosto che un mero svago.
    Qualche considerazione nello specifico:
    Musica… finanche Profondità e certamente
    Non è un errore, ma “finanche” è un termine poco usato.
    Veloce su per i gradini guatò con acrimonia
    Sono da sempre per la scrittura semplice, leggere “guatà con acrimonia” non aiuta né rende più scorrevole la lettura.
    “Letterature Uraloaltaiche, Paleosiberiane, Dravidiche”.
    Anche qui, citazioni che non sono a beneficio di una lettura agevole

    in risposta a: Danza mistica #10164
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Molto divertente il tuo racconto. Intanto ho imparato che mi piacciono le abreviazioni (io le uso pochissimo) tipo m’arriva, t’aspetta etc.
    Graziose pennellate di Paradiso che poi scopriamo sono invece prove prettamente terrene. Carinissime le descrizioni (un vortice di mille colori, facce, dipinti, mosaici, marmo), una girandola fresca e informale che ho letto con piacere. Il finale e soprattutto l’uso del romanesco, rendono il racconto leggero e godibile. M’è piaciuto! Pochi appunti tanto per…

    <Ehi Raffaele, ma che messa in scena è questa???>
    Secondo me l’uso delle caporali avrebbe un effetto migliore nei dialoghi.

    piacevole stato di unione e d’armoni,
    refuso (armonia?).

    Dimenticavo il voto: indecisa tra 7 ++ e sette e mezzo.

    in risposta a: Gli occhiali di Dewey – di Sara Tirabassi #10161
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Come lettrice amo molto lo stile minimalista e la scrittura semplice e chiara. Devo dire che nel tuo testo, almeno dal mio punto di vista, ho trovato diversi inciampi. Usi termini che non sono comuni, hai uno stile ricercato e per certi versi pregevole, però io fatico quando incontro termini non di uso comune. Non avertene a male se il mio non è un commento positivo, considera che non mi piace neppure Proust :)
    A parte lo stile, anche la trama l’ho trovata troppo elaborata. Tuttavia scrivi molto bene e anche se il racconto non è tra i miei preferiti, sono sicura che sarà apprezzato da chi cerca nella lettura un maggiore impegno piuttosto che un mero svago.
    Qualche considerazione nello specifico:

    Musica… finanche Profondità e certamente
    Non è un errore, ma “finanche” è un termine poco usato.

    Veloce su per i gradini guatò con acrimonia
    Sono da sempre per la scrittura semplice, leggere “guatà con acrimonia” non aiuta né rende più scorrevole la lettura.

    “Letterature Uraloaltaiche, Paleosiberiane, Dravidiche”.
    Anche qui, citazioni che non sono a beneficio di una lettura agevole.

    in risposta a: Chiudo gli occhi e respiro #10160
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Leggendo questo testo, mi è tornata in mente l’unica seduta di yoga che ho fatto. L’unica della mia vita, probabilmente. Nel momento in cui ci hanno chiesto di stare in silenzio a meditare, mi sono spaventata perché non ero abituata a stare in contatto così profondamente con me stessa. Una vera e propria crisi di ansia. Torniamo al tuo racconto. Ci sono delle parti esilaranti e molto visive come per esempio le signore cinquantenni in microtutina a fiori. Ci sono anche delle parti profonde, quando lei si allena a casa e arriva il flusso dei ricordi. Un racconto che ha tante anime. Qualche incertezza nella forma che potrai domare facilmente (sono quisquiglie) che trovi di seguito. Devo dare un voto (serve a me per la classifica finale). Un sette quasi pieno.

    ma se non riesco a prendere sul serio lui…
    qui avrei visto meglio un punto esclamativo.

    ma lo seguo a volte.
    Ti ho segnalato questo passaggio solo perché vedo che hai l’abitudine di usare molto il “ma”, come hai fatto nella riga sopra.

    per allenarmi a casa, provo a meditare anche a casa.
    Sono due precisazioni che vogliono dire in sostanza la stessa cosa. Se decidessi di mantenerle, ci vorrebbe comunque un punto e virgola.

    E L’istruttore ⎯ Povero diavolo ⎯ fa questo mestiere.
    Via la maiuscola nell’inciso.

    in risposta a: La coperta sugli occhi – Andrea Partiti #10158
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    In questa sessione e comunque, sicuramente nel mio gruppo, molti di voi hanno scelto una ghost stories e la cosa che mi lascia perplessa è il motivo per cui non l’abbia scelta io, visto che è il mio genere! Ma passiamo al tuo racconto. L’idea dell’angelo custode è un classico e per tutto il racconto tu non cerchi l’originalità a tutti i costi. Devo dire che, essendo amante del genere, non lo avrei mollato per nulla al mondo, fino al finale che è una vera chicca e sinceramente non me lo aspettavo. Durante la narrazione hai spiegato nel dettaglio ogni cosa abituando il lettore a un certo stile, poi invece tutto cambia e secondo me questo è un valore aggiunto perché tra le righe anzi, nel sottotesto, c’è tantissimo! L’angelo custode che combatte e forse perisce (per quanto possa perire un angelo) è più che una storia originale, è LA STORIA. Il finale da solo merita 10 punti. E se consideri che tutto questo non lo hai scritto, il valore è ancora maggiore perché comunque il messaggio è arrivato forte e chiaro. Complimenti. Ti scrivo qualche appunto, spero possano esserti utili in caso di revisione.
    Voto: 7 e mezzo

    poco prima che lo calpestassi in modo doloroso.
    L’aggettivo in questo caso lo avrei omesso perché sembra riferito al giocattolo.

    eccolo lì, appoggiato sul letto come se non l’avessi mai avuto con me.
    Come se l’avessi sempre avuto con me (cioè non lo avesse perso). Se invece volevi dire che non lo avevi avuto con te al parco, devi strutturare la frase diversamente togliendo il “mai”.

    soprannominato l’Invisibile.
    Invisibile lo avrei messo in corsivo

    direttamente con me. Mi addormentai felice che fosse con me.

    Con me/con me ripetizione

    in risposta a: Storia di qualcuno #10134
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Racconto davvero particolare e considera che io sono un’amante del genere. L’incipit è perfetto, hai agganciato subito il mio interesse di lettrice. Durante la trama in cui concedi piccoli particolari senza scoprire troppo le carte come una consumata giallista, semini indizi che però, devo dire, mi hanno portata fuori strada.Credevo stessimo parlando di un ragazzino che non c’è più, invece nel finale c’è il suo funerale e questo mi ha spiazzata.
    Credo che questo sia l’unico neo del testo che è scritto molto bene (ti ho segnalato solo alcuni appunti che ti potrebbero essere utili in caso di revisione). Bella prova. Anche questo testo merita un bel sette.

    sono sempre stato fermamente convinto da quand’ero bambino
    “fin da quando”…

    A scuola, quando i professori chiamavano i nomi all’appello,
    più semplicemente “facevano l’appello”

    Tenevo con me un pugnale, all’epoca,
    Capovolgere. “All’epoca…”

    in risposta a: IL RACCONTO INVISIBILE di Marco Roncaccia #10124
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Originale e ben scritto, ti faccio i miei più vivi complimenti per questo “pezzo”. In fondo al commento troverai due appunti, giusto due di numero, ma tu hai uno stile ben definito e maturo che non ha bisogno di correzioni. L’incipit è fantastico, penso che qualsiasi lettore vorrebbe trovarsi davanti a un testo “invisibile” e poterlo finalmente leggere. Riesci a mantenere la tensione costante per tutta la narrazione e nessuno scivolone, neppure nel finale. Tempo fa ho letto un libro che parlava proprio di pagine bianche che contenevano tutte le risposte. Un libro particolare che m’è piaciuto molto, come questo racconto. Poiché sto dando dei voti, un otto pieno te lo meriti tutto. Fino ad ora è la votazione più alta che ho “concesso”. Bravissimo.

    Una trasposizione narrativa dell’algoritmo ultimo che regola il tuo Universo.
    “Algoritmo e ultimo” sono due parole non troppo dissimili che insieme fanno inciampare la lettura anche perché disposte al contrario.

    La Generatrice ha minacciato di informare il Generatore
    Generatore fa pensare troppo a qualcosa di… meccanico. A un generatore di corrente per esempio. Scherzi a parte, non mi piacciono moltissimo generatrice/generatore accostati.

    in risposta a: Lo specchio infranto #10122
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Complimenti, ottimo racconto che ho letto con vivo interesse, anche perché a me piacciono molto le Ghost Stories. Ho pochissimi appunti da farti che troverai dopo il commento. Mi piace il tuo stile secco e deciso che si legge velocemente e con piacere. La trama è interessante e originale e forse il punto di forza è proprio nell’originalità di aver creato una situazione surreale in cui il protagonista è perfettamente a suo agio. Il finale è una ciliegina sulla torta ben riuscita. Molto bravo. Poiché sto dando dei voti per aiutarmi con la classifica finale, direi decisamente un otto.

    il contratto a tempo indeterminato Luca non ci aveva pensato due volte a firmare.
    Virgola dopo “indeterminato”.

    prestigioso ristorante Lo Specchio Infranto.
    Lo Specchio infranto tra virgolette o corsivo.

    Ed in effetti era sempre il suo primo giorno.
    Via la “d” eufonica

    in risposta a: Ad armi pari – Cristina Danini #10097
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Racconto che denota una bella sensibilità e una mano decisamente femminile capace di cogliere sfumature e di rappresentarle con delicatezza. L’incipit mi è piaciuto molto e l’atmosfera che ci coglie in tutto il racconto che è un attesa vissuta con angoscia e trovo che tu abbia saputo giocare molto bene su questo punto introducendo tanti elementi. Apprezzabile in particolare la scelta dei bigliettini nello specchio che personalmente ho trovato molto romantica. Ti ho segnalato degli appunti, come faccio spesso. Aiutano in caso di revisione. Unico appunto che mi sento di fare è nel finale quando lei dice che non potrà mai vederla. Però poco prima scrivi che “d’improvviso vide Veronica”.

    Veronica era uscita schiacciata nella massa. La ragazza si guardò intorno,
    Il soggetto è chiaro (Veronica), perché ripetere “la ragazza”? Basta “Si guardò attorno”.

    ma nel frastuono dell’intonazione non le arrivò nessun suono
    frastuono/suono sembra una ripetizione.

    Gli occhi sembravano castani, grandi.
    Perché sembravano? Gli occhi erano.

    Il suo aspetto era inquietante, non voleva spaventarlo.
    Perché definisci il suo aspetto inquietante? Al lettore non arriva nessuna immagine, devi fornire dei dettagli ed evitare aggettivi.

    Certo, nessuno poteva ricordarla.
    Perché non possono ricordarla? Spargi indizi che certamente porteranno da qualche parte ma in questo modo disorienti il lettore. Meno giudizi.

    “Dammi la mano.” disse sorridendo.
    Via il punto.

    Mi ero ripromessa di dare i voti. Un bel sette e mezzo anche a te che fino ad ora è il punteggio più alto che ho attribuito (avaraccia!).

    in risposta a: Non si gioca così_ Enrico Nottoli #10094
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Hai uno stile particolare che potrei definire all’avanguardia. La costruzione delle frasi, molte delle quali le ho segnate come errore, credo siano in realtà volute e ideate esattamente in quel modo. Per me che amo i classici, diventa difficile commentare un testo che ha una sua personalità e non deve essere accettato o capito. Va letto. Semplicemente. Sullo stile quindi, non mi pronuncio se non per farti i complimenti riguardo all’originalità (merce rara).
    La trama e soprattutto lo svolgimento, ci illustrano il degrado della civiltà urbana che viene vissuto come un corpo estraneo e rifiutato dalla società. Il diverso diventa allora invisibile e tutto ciò che gli accade, non riguarda gli altri, riguarda solo sé stesso e le proprie scelte.
    Con il finale hai centrato la traccia alla perfezione. Bravo. Di seguito troverai i miei appunti. Come ho scritto nel preambolo iniziale, ognuno ha il suo stile, prendi il meglio.

    Vendevano soprattutto hashish o marja.
    Per i nomi degli stupefacenti avrei usato il corsivo, soprattutto per il secondo che è un nomignolo.

    Ma un giorno trovai dello skunk, e cazzo, se era tanta roba.
    Anche qui avrei usato il corsivo anche perché non so neppure cosa sia uno “skunk”. Altro appunto, word segna errore l’inizio di una frase con “ma”. Non sono molto d’accordo su questa cosa, ma bisogna tenerne conto.

    Lo skunk è un’erba molto dolce, che storge, ma storge bene,
    Cosa vuol dire “storge”? Dialetto?

    Un giorno il sole era alto e bello.
    Attenzione agli aggettivi. Soprattutto il secondo, un sole bello.

    e i rottami di passeggini vecchi e cacate di piccione e cacate di gabbiano e fogli di carta straccia.

    Perché tutte queste congiunzioni?

    Dimenticavo che mi sono ripromessa di dare dei voti che aiutino me nella classifica finale. Un bel sette.

    in risposta a: Linee immaginarie – di Manuel Piredda #10092
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Un bel testo che affonda le radici nell’odio quasi primordiale tra le fazioni arabe. Mi sono piaciute molto le descrizioni dell’ambiente e dei personaggi, trovo che tu abbia saputo trattegiare alla perfezione un mondo così diverso dal nostro eppure neppure troppo lontano. Ho preso degli appunti che ti saranno utili in caso di revisione del testo. Per quanto riguarda la critica, devo dire che ho trovato troppo semplicistica la frase finale quando uno dice all’altro “stringiamoci la mano e andiamo ognuno per la nostra strada”. Non credo sia così semplice fidarsi né convincere un nemico. Anche la chiusura del racconto sembra creata ad arte per rimarcare il tema (l’invisibilità). L’ho fatto anch’io, quindi mal comune mezzo guadio.
    La volta scorsa mi sono trovata in difficoltà con la classifica dopo aver commentato, così, ho deciso di ricorrere a dei voti che mi aiutino a stilarla. Questo è il primo commento che faccio, mi piace molto il tuo stile e il tema che hai scelto per il racconto. Un bel sette e mezzo tendente all’otto 😀
    Di seguito gli appunti di cui ti parlavo.

    dopotutto sino a cinque giorni prima
    al posto di “sino” preferirei il classico “fino”

    che gli riempiva gli scarponi e l’uniforme sin dentro le mutande.
    L’ultima parte credo sia superflua, hai già detto che era penetrata ovunque, l’ultima precisazione non aggiunge nulla.

    non era mai stato il suo forte ma persino lui
    virgola dopo “forte”

    L’uomo si avvicinò senza perderlo di mira.
    Più che “perderlo di mira” avrei preferito “continuando a tenerlo sotto tiro” o qualcosa del genere.

    in risposta a: Una vita migliore #10079
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Grazie per il commento, Cristina. Il cane avrebbe dovuto avere una parte più lunga nel racconto, tanto è vero che il titolo originale era “Lupe”, purtroppo ho dovuto tagliare molti caratteri e modificare il finale. Non sono soddisfatta del risultato, ma bisognava rientrare nelle tremila battute a disposizione.
    La parte in corsivo è reale, sto leggendo un saggio che denuncia la violenza e la sopraffazione a danno dei migranti nelle aree di frontiera. Gli invisibili in realtà sono i clandestini che tentano di affrontare il confine perché partono senza documenti, ma anche i banditi e gli approfittatori lo sono. Nascosti nell’ombra attendono le loro prede e sanno che difficilmente pagheranno per i crimini commessi.

    in risposta a: Il Vecchio e le Colombe #10078
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Non potevo non dedicare un’immagine al tuo racconto che ha mostrato la grande sensibilità che ti appartiene. Un testo delicato come un batter d’ali che lascia una punta di malinconia ma senza amarezza, perché tu sai vedere e trasmettere il bello che c’è nelle cose.
    Auguri in anticipo per i tuoi 18 anni! Non ho trovato colombe in Second Life, devi accontentarti di un pic nic di scoiattoli.
    Immagine in esclusiva per il racconto di Damiano

    in risposta a: Convocazione per la SUMMER EDITION #9985
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Ok, ci sono pure io! :)

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