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Ciao Giulio.
L’idea della figlia nata da una violenza che prepara un piano diabolico per vendicarsi non è male e il tema è centrato. Purtroppo però il racconto presenta diversi problemi stilistici e logici.
Per quello che riguarda il primo punto, c’è un errore di consecutio, che con una rilettura avresti potuto evitare (non “Se sua madre sapesse cosa fa per vivere l’avrebbe uccisa con le sue mani”, ma “se sua madre avesse saputo cosa faceva per vivere…”), e alcuni errori di battitura (un routin al posto di routine e un po’ di accenti mancanti). Non è importante da un punto di vista sostanziale, ma ricorda che quando si usa il trattino per il dialogo non va inserito alla fine di una frase, dopo la quale vai a capo (sono dettagli che danno, a un eventuale editore, la sensazione di avere davanti uno che legge poco). Altrimenti usa le virgolette e vai sul sicuro.
Dal punto di vista logico: non si capisce perché ci dovrebbe essere una foto del violentatore sul giornale. O lui era stato arrestato (e in quel caso anche l’identità sarebbe nota) oppure sul giornale ci sarebbe stato solo l’identikit.
Inoltre sul finale, perché lui rimane immobilizzato? La pasticca l’ha presa lei, no? E lei uccide tutti i clienti? Sempre nella stessa zona? E ancora non è stata presa?
In ogni caso, con un po’ di revisione credo tu possa proporlo al laboratorio (se non dovessi qualificarti) perché l’idea è buona.A rileggerci
AngeloCiao Adriano.
Per il tuo racconto hai scelto il mio stesso tema (d’altra parte con le Ali della Notte venivano facili due associazioni di idee: il romanzo di Silverberg e Batman), anche se l’interpretazione risulta molto diversa, sia stilisticamente che nei contenuti.
Nonostante le scelte diverse, il tuo racconto mi è piaciuto molto. Mi ha convinto sia lo stile, sia la scelta di mostrare quello che un supereroe sarebbe nel mondo reale: un “giustiziere” spietato, disumano e privo di rispetto per la vita. Inoltre mi hai spiazzato per due volte: quando il sedicente batman si avvicina al barbone mi aspettavo gli facesse del male. Invece tira fuori dei fagioli caldi e allora ho pensato: bel colpo di scena; mi aspettavo un crudele giustiziere, invece è davvero un personaggio positivo. E a quel punto, tac, la coltellata arriva come… una coltellata. Bravo.
A rileggerci
Ciao Eleonora.
Quella che ci proponi è una storia molto semplice (un ragazzo dedito allo sballo notturno che un sabato sera, ubriaco, investe il suo migliore amico), in cui per lavori molto sulle parole per costruire atmosfera, percorso di dannazione del personaggio, rapporto fra i due amici. Il tutto funziona in maniera efficace. Il finale drammatico e inaspettato chiude molto bene il racconto. Unico dubbio mio è l’attinenza col tema, non del tutto centrato (devi proporre un’analogia, poco adatta, con Batman e Robin per suggerirla). Diciamo che interpretando il tema con un po’ di libertà, si può pensare che le ali siano quelle che il personaggio prova a mettere bevendo oltre il limite per distaccarsi dal mondo e guardarlo da lontano. In ogni caso un buon lavoro.
A rileggerci
AngeloCiao Fernando.
Non so perché ma l’incidente stradale è uno dei temi più frequenti dei racconti proposti nelle varie edizioni di MC. In questo caso l’evento è declinato in chiave fantastica e risulta coerente col tema proposto. Da un punto di vista stilistico non ho particolari commenti: il racconto è scritto bene. Mi convince un po’ meno l’atmosfera e l’impatto emotivo. Seppure la situazione di partenza sia drammatica e ciò che accade risulti davvero incredibile, non passa molto dell’insieme di paura, dolore, sorpresa che il protagonista dovrebbe provare. Ho, inoltre, qualche dubbio sul finale: mi sarebbe piaciuto di più che il protagonista volasse via come diavolo, lasciando in terra le proprie spoglie umane. Invece così sembra quasi che Lucifero abbia il potere di rimettere tutto a posto. Ma allora perché avrebbe perso la vita della ragazza? In ogni caso, non è una cattiva prova e il racconto è piacevole. Suggerirei solo di lavorarci un po’ su per rafforzarne i punti deboli.
A rileggerci
AngeloGrazie a tutti per la lettura e per i preziosi suggerimenti. Ne farò tesoro, se, come spero, riuscirò a rimettermi al lavoro sul racconto, per farne qualcosa di più corposo
29 agosto 2015 alle 1:00 in risposta a: Gruppo ALIGHIERI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #10297Ciao a tutti. Ecco la mia classifica
1) Voglio la bici di E.T., di Fernando Nappo
Ciao FernandoIl tuo racconto mi ha davvero commosso e se, data la scelta dell’argomento, sembra facile toccare le corde del sentimento, in realtà sarebbe stato molto più facile esagerare e cadere nel melodrammatico. Invece, tutto viene fuori da un uso sapiente dello stile che riesce a imitare bene quello di un ragazzo con qualche ritardo e allo stesso tempo non indulge in sentimentalismi, ma costruisce scene vivide e d’impatto, lasciando che la verità venga fuori da alcune informazioni sparse qua e là. Bello e decisivo il cambiamento dell’atteggiamento di Riccardo, che viene fuori dalla lettera del ragazzo. Ottima prova
2) Nero in Normandia, di Raffaele Marra
Ciao Raffaele.
Era da tanto che le nostre strade non si incrociavano qui su MC. Davvero bello il tuo racconto, in pratica un “gioco di specchi” fra i due personaggi basato sull’impossibilità di capire chi ci sia dall’altra parte della stanza. Il buio confonde tutto, ma mette in evidenza come l’altro uomo, nemico o amico che sia, non è altro che un essere umano con le stesse paure e speranze del protagonista. La tensione resta alta per tutto il racconto. Unico dubbio, la frase finale, che non sono sicuro di aver capito: vuol essere un finale aperto o suggerire altro?3) Vorrei poterti toccare, di Eleonora Rossetti
Idea davvero affascinante quella di un virus che colpisce i sensi e il racconto è scritto bene dosando le informazioni in modo da sorprendere il lettore ed emozionarlo. Lo stile è molto buono e il finale tocca le corde del sentimento. L’unico appunto da farti è quello di aver descritto in modo troppo limitativo l’effetto della mancanza di tatto (forse perché è un senso a cui pensiamo poco e diamo poco peso, in realtà, come faceva notare Fabio, la sua mancanza di farebbe sentire in modo molto più forte e potente).
Da tener conto di questo aspetto se un domani decidessi di allungare il racconto per farne qualcosa di più complesso4) La sindrome di Olivia B. di Ambra Stacampiano
Ciao AmbraDavvero divertente la tua interpretazione del tema e la reinterpretazione dell’uomo invisibile (che diventa donna) e soprattutto la ragione per cui lei sta diventando invisibile. Forse l’unico punto debole è il fatto che la sospensione dell’incredulità viaggia davvero su un filo del rasoio, visto che l’ambientazione è realistica e la motivazione poco credibile. Considerando però che è una satira (il finale è perfetto in questo senso) questo si può perdonare il tiro e credo che basterebbe allungare un pochetto il racconto per avere lo spazio necessario a eliminare questo difettuccio.
5) La macabra mascherata del 1511, di Fabio Tarussio
Ciao Fabio.Racconto affascinante, con uno stile molto evocativo, in cui però la storia risulta poco chiara a causa di riferimenti ad avvenimenti che, probabilmente, a Udine saranno ben noti a tutti, ma nel resto d’Italia credo siano sconosciuti ai più. Se, alla fine, l’atmosfera rimane comunque godibile qualche dettaglio un più sarebbe stato utile, magari tagliando la prima parte, che, pur essendo evocativa, in un racconto così breve prende troppo spazio, rispetto alla narrazione vera e propria e allungando la seconda in modo tale semplificare la comprensione degli eventi narrati.
6) L’invisibile, di Diego Ducoli
Ciao Diego.Mi ha davvero divertito la tua “interpretazione” della parola “invisibile” associata a “certi giorni” delle donne e al relativo battage pubblicitario e, nell’insieme, il racconto risulta simpatico ed efficace nel far sorridere il lettore.
Purtroppo c’è un errore logico che lo mina: la ripresa di una scena così complessa non può certo avvenire tutta di seguito (non ce lo vedo un regista pubblicitario affannarsi in una complicata pianosequenza per uno spot di pochi secondi). Quindi quella che descrivi come una successione di avvenimenti prima dello STOP del regista e che tale appare nello spot finale, nella realtà sarebbe il risultato di diverse scene riprese in ordine congeniale ai bisogni della produzione e non cronologico rispetto alla storia da mostrare. Questo, se non elimina il sorriso alla fine del racconto, lo rende narrativamente meno efficace e lo penalizza un po’.7) L’amante silenziosa, di Alberto Della Rossa
Ciao AlbertoIl tuo racconto mi ha colpito molto dal punto di vista stilistico. Davvero affascinante il modo in cui hai usato le parole per dare corpo sentimenti ed emozioni, tramite un uso ricco d’immagini e metafore, spesso legate al mondo della musica in modo coerente con l’attività del protagonista (e ci sono autori famosi che usano metafore che c’entrano col le loro storie come il cacio sulla macedonia
Purtroppo mi ha convinto meno come sviluppo narrativo. C’è un pianista molto bravo. C’è un’amante che sembra, per qualche ignoto motivo essere misteriosa e invisibile, ma non si capisce se si tratti di una sorta di fantasma, se il protagonista sia cieco o, più in generale, quale sia il senso complessivo della storia.
Magari qualche “suggerimento” in più per il lettore potrebbe facilitarne la lettura.8) Un insolito regalo da un uomo discreto, di Alessandra Corrà
Ciao Alessandra.Comincio col dire che fatico a scorgere l’attinenza col tema del tuo racconto. Che sia l’uomo costretto a nascondersi per non essere arrestato o l’uomo che è stato poco notato nel corso della vita non mi convince. A parte questo, l’idea di descrivere l’amore malato di un violento nei confronti della propria donna (o almeno, i lividi dovuti ai buffetti li ho interpretati in questo senso, considerando il narratore inaffidabile) è buona e riuscita abbastanza bene. Narrativamente, però, lo sviluppo del racconto funziona solo in parte perché le frequenti digressioni del protagonista rendono per un po’ difficile capire di cosa stia parlando e quindi entrare in sintonia col racconto. In ogni caso i diversi refusi presenti, mi fanno pensare che anche tu, come me, abbia avuto poco tempo per scrivere il racconto.
9) Lucas, di Johnnycato
Ciao Johnny.Il tuo racconto, basato su un’idea non particolarmente originale, soffre dall’impostazione da pagina di Diario che gli hai dato e del finale piano che hai scelto. La prima fa scendere molto l’impatto emotivo del racconto, che sarebbe stato nettamente superiore se avessi impostato il tutto in “presa diretta”, come se accadesse davanti ai nostri occhi, invece che come un fatto sepolto nel passato. Il finale toglie qualunque implicazione drammatica al tutto: se il tipo avesse detto alla fine che questo Lucas gli aveva rovinato la vita uccidendo in modo atroce tutte le donne di cui lui si era innamorato, avremmo avuto una svolta drammatica nel presente che avrebbe aumentato il peso del racconto dell’episodio dell’infanzia. Così, invece, è come se un amico tranquillo, sorseggiando un amaro dopo cena, ci stesse raccontando un fatto strano chiusi nel suo passato e senza implicazioni sul presente.
10) Mayflower, di Marina Di Paola
Ciao Marina.Il racconto così com’è, a mio parere, non funziona. In pratica è la storia di due amiche che si incontrano per bere qualcosa e una delle due racconta un fatto completamente incredibile e l’altro se lo beve come se niente fosse. L’episodio potenzialmente interessante è relegato a una narrazione diretta in un dialogo e manca completamente l’atmosfera che sarebbe necessario a renderlo “credibile” per il lettore.
Tutta la storia di Marta è inutile e andrebbe eliminata e dovresti provare a concentrarti su quello che è accaduto quella sera a Consuelo e raccontare, con le giuste atmosfere e la giusta suspense, quell’evento.11) Pulizie generali, di Chiara Rufino
Ciao Chiara.Il tuo racconto, pur partendo da un’idea simpatica, presenta diverse carenze stilistiche e narrative, già evidenziate da altri. Ti soffermi su alcuni dettagli inutili (il fatto che l’orologio sia da uomo… e poi perché l’orologio lampeggia) e alcune frasi sono formulate malino (“L’ultimo turno presso l’impresa di pulizie e si sentiva percorso da scosse elettriche”… nella prima frase manca il verbo, così come la frase sui cartelli inneggianti l’uguaglianza risulta involuta ma anche confusa dal punto di vista della gestione dei Punto di Vista… scusa il bisticcio di parole…). Inoltre, come facevano notare altri, difficile che basti alzare le telecamere un pochetto per rendere invisibili dei nani, considerando la visuale che di solito si vede dai monitor di sorveglianza.
Ciao Marina.
Il racconto così com’è, a mio parere, non funziona. In pratica è la storia di due amiche che si incontrano per bere qualcosa e una delle due racconta un fatto completamente incredibile e l’altro se lo beve come se niente fosse. L’episodio potenzialmente interessante sugli effetti di quel cocktail è relegato a una narrazione diretta in un dialogo e manca completamente l’atmosfera che sarebbe necessario a renderlo “credibile” per il lettore.
Tutta la storia di Marta è inutile e andrebbe eliminata e dovresti provare a concentrarti su quello che è accaduto quella sera a Consuelo e raccontare, con le giuste atmosfere e la giusta suspense, quell’evento.Ciao Johnny.
Il tuo racconto, basato su un’idea non particolarmente originale, soffre dall’impostazione da pagina di Diario che gli hai dato e del finale piano che hai scelto. La prima fa scendere molto l’impatto emotivo del racconto, che sarebbe stato nettamente superiore se avessi impostato il tutto in “presa diretta”, come se accadesse davanti ai nostri occhi, invece che come un fatto sepolto nel passato. Il finale toglie qualunque implicazione drammatica al tutto: se il tipo avesse detto alla fine che questo Lucas gli aveva rovinato la vita uccidendo in modo atroce tutte le donne di cui lui si era innamorato, avremmo avuto una svolta drammatica nel presente che avrebbe aumentato il peso del racconto dell’episodio dell’infanzia. Così, invece, è come se un amico tranquillo, sorseggiando un amaro dopo cena, ci stesse raccontando un fatto strano chiusi nel suo passato e senza implicazioni sul presente.
Ciao Alessandra.
Comincio col dire che fatico a scorgere l’attinenza col tema del tuo racconto. Che sia l’uomo costretto a nascondersi per non essere arrestato o l’uomo che è stato poco notato nel corso della vita non mi convince. A parte questo, l’idea di descrivere l’amore malato di un violento nei confronti della propria donna (o almeno, i lividi dovuti ai buffetti li ho interpretati in questo senso, considerando il narratore inaffidabile) è buona e riuscita abbastanza bene. Narrativamente, però, lo sviluppo del racconto funziona solo in parte perché le frequenti digressioni del protagonista rendono per un po’ difficile capire di cosa stia parlando e quindi entrare in sintonia col racconto. In ogni caso i diversi refusi presenti, mi fanno pensare che anche tu, come me, abbia avuto poco tempo per scrivere il racconto.
Ciao Ambra
Davvero divertente la tua interpretazione del tema e la reinterpretazione dell’uomo invisibile (che diventa donna) e soprattutto la ragione per cui lei sta diventando invisibile. Forse l’unico punto debole è il fatto che la sospensione dell’incredulità viaggia davvero su un filo del rasoio, visto che l’ambientazione è realistica e la motivazione poco credibile. Considerando però che è una satira (il finale è perfetto in questo senso) questo si può perdonare il tiro e credo che basterebbe allungare un pochetto il racconto per avere lo spazio necessario a eliminare questo difettuccio.
Ciao Raffaele.
Era da tanto che le nostre strade non si incrociavano qui su MC. Davvero bello il tuo racconto, in pratica un “gioco di specchi” fra i due personaggi basato sull’impossibilità di capire chi ci sia dall’altra parte della stanza. Il buio confonde tutto, ma mette in evidenza come l’altro uomo, nemico o amico che sia, non è altro che un essere umano con le stesse paure e speranze del protagonista. La tensione resta alta per tutto il racconto. Unico dubbio, la frase finale, che non sono sicuro di aver capito: vuol essere un finale aperto o suggerire altro?
Ciao Chiara.
Il tuo racconto, pur partendo da un’idea simpatica, presenta diverse carenze stilistiche e narrative, già evidenziate da altri. Ti soffermi su alcuni dettagli inutili (il fatto che l’orologio sia da uomo… e poi perché l’orologio lampeggia) e alcune frasi sono formulate malino (“L’ultimo turno presso l’impresa di pulizie e si sentiva percorso da scosse elettriche”… nella prima frase manca il verbo, così come la frase sui cartelli inneggianti l’uguaglianza risulta involuta ma anche confusa dal punto di vista della gestione dei Punto di Vista… scusa il bisticcio di parole…). Inoltre, come facevano notare altri, difficile che basti alzare le telecamere un pochetto per rendere invisibili dei nani, considerando la visuale che di solito si vede dai monitor di sorveglianza.
Insomma c’è un po’ da lavorarci su, per ottenere un buon raccontoCiao Alberto
Il tuo racconto mi ha colpito molto dal punto di vista stilistico. Davvero affascinante il modo in cui hai usato le parole per dare corpo sentimenti ed emozioni, tramite un uso ricco d’immagini e metafore, spesso legate al mondo della musica in modo coerente con l’attività del protagonista (e ci sono autori famosi che usano metafore che c’entrano col le loro storie come il cacio sulla macedonia
Purtroppo mi ha convinto meno come sviluppo narrativo. C’è un pianista molto bravo. C’è un’amante che sembra, per qualche ignoto motivo essere misteriosa e invisibile, ma non si capisce se si tratti di una sorta di fantasma, se il protagonista sia cieco o, più in generale, quale sia il senso complessivo della storia.
Magari qualche “suggerimento” in più per il lettore potrebbe facilitarne la lettura.Ciao Diego
Mi ha davvero divertito la tua “interpretazione” della parola “invisibile” associata a “certi giorni” delle donne e al relativo battage pubblicitario e, nell’insieme, il racconto risulta simpatico ed efficace nel far sorridere il lettore.
Purtroppo c’è un errore logico che lo mina: la ripresa di una scena così complessa non può certo avvenire tutta di seguito (non ce lo vedo un regista pubblicitario affannarsi in una complicata pianosequenza per uno spot di pochi secondi). Quindi quella che descrivi come una successione di avvenimenti prima dello STOP del regista e che tale appare nello spot finale, nella realtà sarebbe il risultato di diverse scene riprese in ordine congeniale ai bisogni della produzione e non cronologico rispetto alla storia da mostrare. Questo, se non elimina il sorriso alla fine del racconto, lo rende narrativamente meno efficace e lo penalizza un po’.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da
Angelo Frascella.
Ciao Fabio.
Racconto affascinante, con uno stile molto evocativo, in cui però la storia risulta poco chiara a causa di riferimenti ad avvenimenti che, probabilmente, a Udine saranno ben noti a tutti, ma nel resto d’Italia credo siano sconosciuti ai più. Se, alla fine, l’atmosfera rimane comunque godibile qualche dettaglio un più sarebbe stato utile, magari tagliando la prima parte, che, pur essendo evocativa, in un racconto così breve prende troppo spazio, rispetto alla narrazione vera e propria e allungando la seconda in modo tale semplificare la comprensione degli eventi narrati.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da
Angelo Frascella.
Ciao Eleonora
Idea davvero affascinante quella di un virus che colpisce i sensi e il racconto è scritto bene dosando le informazioni in modo da sorprendere il lettore ed emozionarlo. Lo stile è molto buono e il finale tocca le corde del sentimento. L’unico appunto da farti è quello di aver descritto in modo troppo limitativo l’effetto della mancanza di tatto (forse perché è un senso a cui pensiamo poco e diamo poco peso, in realtà, come faceva notare Fabio, la sua mancanza di farebbe sentire in modo molto più forte e potente).
Da tener conto di questo aspetto se un domani decidessi di allungare il racconto per farne qualcosa di più complesso-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da
Angelo Frascella.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da
Angelo Frascella.
<p class=”MsoNormal”>Ciao Fernando</p>
<p class=”MsoNormal”>Il tuo racconto mi ha davvero commosso e se, data la scelta dell’argomento, sembra facile toccare le corde del sentimento, in realtà sarebbe stato molto più facile esagerare e cadere nel melodrammatico. Invece, tutto viene fuori da un uso sapiente dello stile che riesce a imitare bene quello di un ragazzo con qualche ritardo e allo stesso tempo non indulge in sentimentalismi, ma costruisce scene vivide e d’impatto, lasciando che la verità venga fuori da alcune informazioni sparse qua e là. Bello e decisivo il cambiamento dell’atteggiamento di Riccardo, che viene fuori dalla lettera del ragazzo. Ottima prova</p>PS ieri sera scrivevo in preda al sonno e non ho riletto mentre scrivevo e modificavo il post, così mi è venuto fuori un terribile pasticcio all’inizio dell’ultimo paragrafo.
Correggo:
<span style=”color: #282828; font-family: ‘Open Sans’; font-size: 14.3000001907349px; line-height: 20.8000011444092px; background-color: #fbfbfb;”>Ho in mente anche una spiegazione alternativa: forse, gli scienziati, grazie a quel lavoro sono diventati in grado di sbirciare nel proprio futuro (la scena della telefonata accade davanti allo scienziato e quindi lui avrebbe potuto vederla…). Nella prima versione del racconto tutte le scene a cui assisteva Jim erano legate alla propria vita. Poi ho modificato questo particolare, ma probabilmente ho sbagliato a farlo…</span>
Grazie Fernando.
Purtroppo mi sono potuto mettere al computer solo dopo mezzanotte e il racconto, evidentemente, ha sofferto dei minuti troppo contati.
Per quello che riguarda la previsione sul poliziotto, fa parte, probabilmente, delle testimonianze rese da Jim relative alla sua morte (tieni conto che siamo nei momento successivi al suicidio…).
Ho forse, gli scienziati, grazie a quel lavoro sono diventati in grado di sbirciare nel proprio futuro (la scena della telefonata accade davanti allo scienziato e quindi lui avrebbe potuto vederla…). Nella prima versione del racconto tutte le scene a cui assisteva Jim erano legate alla propria vita. Poi ho modificato questo particolare, ma probabilmente ho sbagliato a farlo…
L’unico appunto che mi sento di farti e riguardo alla presunta “eternicita ” di terminator. ..altro che errore: è uno degli eterni per eccellenza😆.
😀
Grazie a tutti per i commenti.
Qualche spiegazione a chi ha trovato poco chiara la prima parte (putroppo la necessità di tagliare in fretta i caratteri di troppo mi ha portato a cancellare alcune frasi che potevano aiutare a comprendere il contesto).
Il folletto protagonista del racconto è in realtà uno dei protagonisti di un romanzo del “vecchio” che sta per scomparire (ecco perché le mani diafane) dall’ “esistenza” perché l’autore comincia a perdere i propri ricordi e i suoi romanzi sono rimasti in un cassetto. Alcuni dei personaggi che lui incontra (quelli che chiama Eterni) sono personaggi di opere letterarie o cinematografiche che per il livello di “fama” raggiunto sono ormai impressi indelebilmente nella “memoria” comune. Il Cyborg, per esempio, sarebbe Terminatori, il Gobbo Quasimodo, ecc.
Sono contento che comunque più di uno di voi abbia, nonostante tutto, colto il senso del racconto.
A rileggerci
24 luglio 2015 alle 23:50 in risposta a: Gruppo PAROLE: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #9253Davvero difficile fare una classifica. Ho la sensazione che il livello dei racconti stia crescendo sempre più.
D’altra parte bisogna farla, dunque eccola qua:
1) Il vecchio, di Diego Ducoli
Bello il tuo racconto. Parte lento, facendo un po’ pensare a Hemingway, poi col dialogo s’inizia a intravedere che c’è di più, dietro la figura di questo pescatore e, piano piano, si viene condotti verso la rivelazione, senza troppo clamore. Ho trovato davvero affascinante la tua declinazione del tema e l’idea che il rapporto fra il Padre e il Figlio per eccellenza si possa essere incrinato a seguito della crocifissione. Molto bello anche il finale. Ci sono alcuni refusi, ma scrivendo dal cellulare, capisco che non sono colpa né della distrazione, né del tempo, ma del mezzo improprio.
2) IO di Marco Roncaccia
Il tuo bel racconto parte in maniera bizzarra e coinvolgente, creando curiosità attorno alla pazzia temporanea del protagonista. Verso la metà si capisce che il 20 luglio deve essere successo qualcosa di importante. Sul finale arriva la rivelazione ed è un pugno nello stomaco. Ho qualche dubbio sull’attinenza al tema, che mi sembra un po’ stiracchiata, anche dopo la spiegazione di Marco.
3) Tabula rasa, di Alberto Della Rossa
Bel racconto, scritto con uno stile efficace e coinvolgente che sfrutta molto bene la prima persona e riesce a toccare almeno due temi importanti come la malattia (e l’importanza della memoria) e la tolleranza (e la sua evoluzione), raccordandoli in modo che risulti evidente come cancellando il ricordi di certe evoluzioni della civiltà il mondo peggiori di colpo.
4) P’ngieng, di Ambra Stancampiano
Bel racconto, il tuo. Metti curiosità sin dall’inizio con un ottimo incipit e costruisci il mistero parola per parola. Quando, infine, la verità viene svelata, getta luce all’indietro sul testo, tanto che mi sono chiesto: come ho fatto a non capire prima? Oltre all’aspetto tecnico della gestione dei tempi, ho apprezzato anche il modo in cui rendi l’incapacità della bambina di adattarsi al nuovo mondo, la sottile critica alla società umana e la battuta finale che anziché idealizzare le scimmie, le umanizza regalandole difetti tipicamente nostri.
Aggiungo una piccola annotazione: usi le “d” eufoniche davanti a vocali diverse e il vangelo dei giovani scrittori dice che è peccato (per me veniale, ma pare che per gli editori sia mortale)
5) Sintetico borghese di Serena Aronica
Vedo, con piacere, che questa volta sperimenti uno stile diverso e più immediato (non che ci sia nulla di male nel tuo stile solito, ma è bello quando gli autori si mettono alla prova su un terreno diverso).
Racconto semplice, attuale, efficace e intelligente. All’inizio sembra semplicemente l’ambientazione di un bambino in una nuova scuola, poi diventa una denuncia sociale e chiude con una sorpresa che fa pensare all’importanza di essere se stessi e sulla difficoltà di essere “pionieri”.
6) Pablo, di Angela
Il tuo racconto non presenta grossi picchi emotivi eppure funziona perché costruisci molto bene l’atmosfera del paese e proponi delle riflessioni belle, non banali e non definitive su quale sia il posto migliore per una persona. Insomma, mi è piaciuto. Permettimi anche un suggerimento: verso l’inizio inserisci una parte informativa in cui spieghi chi sia Pablo e perché il prete sia lì. Messa così spezza un po’ il ritmo della narrazione e appesantisce il testo. Sarebbe meglio cercare di inserirla con più naturalezza in forma narrativa. Per esempio potresti far sì che il prete si ricordi di lui, della prima volta che l’ha visto e di quando si è scoperto che era scappato.
7) INNOCENTE DISTRAZIONE di Beppe Roncari
Il tuo racconto è un simpatico prequel della Bibbia, ma mi sembra riuscito solo parzialmente. Permettimi di dire una frase fatta: scrivere un racconto commovente è molto più difficile che non uno umoristico. Non si tratta però solo di “ritmo giusto” della battuta, ma anche di riuscire a rendere il racconto un “vero” racconto e allo stesso tempo a renderlo divertente. Insomma, occorre creare, allo stesso tempo l’adeguata empatia per gustare la narrazione e l’opportuna distanza per far sorridere dei protagonisti. Purtroppo, in questo caso hai lavorato molto bene sulla preparazione della situazione (e della battuta finale), ma non hai creato la vicinanza con i protagonisti, per cui il racconto finisce col somigliare più a una complessa “barzelletta” che a una narrazione vera e propria. In definitiva: buona idea ma realizzazione riuscita a metà.
8) Cuore di uranio, di Luigi Locatelli
L’idea del tuo racconto è carina, ma sembra un po’ decontestualizzata, visto che non ci sono cenni al fatto che il mondo del racconto sia così avanzato tecnologicamente da aver creato dei robot senzienti. Così, il colpo di scena finale viene calato un po’ dall’alto, senza troppa soddisfazione del lettore. Inoltre diversi punti rimangono irrisolti: perché loro devono scappare? Per quale legge il bambino avrebbe dovuto morire? Alla fine credo il racconto sia stato penalizzato dalla scarsezza di caratteri e allungandolo un po’ potrebbe davvero migliorare molto
9) Schegge – di Adriano Muzzi
Il tuo racconto sceglie un tema forte come quello di un omicidio commesso da un bambino (neanche troppo grande d’età visto che è legato al seggiolino e fa molta fatica ad aprire la portiera di un auto). Come sempre, in questi casi, l’autore mi deve convincere che davvero quel bambino sia in grado di farlo. All’inizio lo troviamo chiuso in auto: non è chiaro se si tratta di una punizione crudele (in questo caso, se il bambino subisce spesso simili trattamenti, qualche punto per la sua rabbia ci potrebbe essere) o se è stato dimenticato per sbaglio (come in alcuni casi di cronaca… il tema farebbe pensare a quest’ultimo). Rimane il fatto che, a mio modo di vedere. un bambino maltrattato più probabilmente subisce e interiorizza la rabbia (magari la tirerà fuori quando sarà grande). Inoltre la “voce” del bambino non mi sembra coerente con l’età, tant’è che all’inizio ero convinto fosse un adulto a parlare. Forse con una voce più coerente e qualche dettaglio in più che ne renda evidente l’instabilità psicologica e le fantasie di violenza il racconto funzionerebbe molto meglio
10) Figlia di nessuno, di Alexia
Alla prima lettura del tuo racconto, ho avuto la sensazione che qualcosa non funzionasse nel ritmo. Rileggendolo ho capito il problema: il tuo racconto è scritto quasi tutto all’imperfetto, tempo che narrativamente è appunto “imperfetto”. Mi spiego meglio: si tratta di un tempo che va bene per rappresentare delle azioni abitudinarie oppure azioni avvenute in passato ma che continuano a protrarre il loro effetto nel presente. L’effetto, come si vede dal tuo racconto, è quello di attutire la drammaticità e allontanare il lettore. Per questa ragione andrebbe usato in maniera limitata. Insomma, qui hai una storia forte, ma la smorzi con l’uso di questo tempo. Prova a volgere buona parte del testo al passato remoto o al presente (al limite anche il passato prossimo va bene, anche se aggiunge delle sensazioni particolari al testo e quindi non è molto utilizzato). Tirando le somme ho trovato il tuo un racconto con delle buone idee ma “perfettibile” nella forma.
A rileggerci a tutti e buona estateCiao Luigi
L’idea del tuo racconto è carina, ma sembra un po’ decontestualizzata, visto che non ci sono cenni al fatto che il mondo del racconto sia così avanzato tecnologicamente da aver creato dei robot senzienti. Così, il colpo di scena finale viene calato un po’ dall’alto, senza troppa soddisfazione del lettore. Inoltre diversi punti rimangono irrisolti: perché loro devono scappare? Per quale legge il bambino avrebbe dovuto morire? Alla fine credo il racconto sia stato penalizzato dalla scarsezza di caratteri e allungandolo un po’ potrebbe davvero migliorare molto
A rileggerci (magari tra un tutto e l’altro, in piscina)
Ciao Diego.
Bello il tuo racconto. Parte lento, facendo un po’ pensare a Hemingway, poi col dialogo s’inizia a intravedere che c’è di più, dietro la figura di questo pescatore e, piano piano, si viene condotti verso la rivelazione, senza troppo clamore. Ho trovato davvero affascinante la tua declinazione del tema e l’idea che il rapporto fra il Padre e il Figlio per eccellenza si possa essere incrinato a seguito della crocifissione. Molto bello anche il finale. Ci sono alcuni refusi, ma scrivendo dal cellulare, capisco che non sono colpa né della distrazione, né del tempo, ma del mezzo improprio.
A rileggerci (magari mentre, su una vecchia barca in mezzo al mar Jonio, aspettiamo che qualche pesce abbocchi)
Ciao Beppe.
Capisco che tu non possa condividere: al di là delle giustificazioni “razionali” rimane un margine di soggettività nel giudizio.
In ogni caso mi spiego meglio: nell’insieme non ci sono grosse emozioni e il tutto risulta un po’ piano come se fosse solo una preparazione del finale.
Non so se questa sensazione dipende da un dialogo in cui i personaggi si raccontano cose già accadute (limitando così la partecipazione emotiva del lettore)Ciao Marco.
Grazie della precisazione e scusa dell’errore
Quindi sono i figli dimenticati della repubblica?Ciao Alberto.
Bel racconto, scritto con uno stile efficace e coinvolgente che sfrutta molto bene la prima persona e riesce a toccare almeno due temi importanti come la malattia (e l’importanza della memoria) e la tolleranza (e la sua evoluzione), raccordandoli in modo che risulti evidente come cancellando il ricordi di certe evoluzioni della civiltà il mondo peggiori di colpo.
A rileggerci (magari durante un viaggio nel Texas orientale)
Ciao Marco.
Il tuo bel racconto parte in maniera bizzarra e coinvolgente, creando curiosità attorno alla pazzia temporanea del protagonista. Verso la metà si capisce che il 20 luglio deve essere successo qualcosa di importante. Sul finale arriva la rivelazione ed è un pugno nello stomaco. Avevo un piccolo dubbio sull’attinenza del tema, ma poi l’ho interpretato così: il genitore sbagliato sarebbe la rabbia, in senso metaforico. Ci può stare, dai.
A rileggerci (dovrei scrivere qualcosa di scemo, come ho fatto negli altri commenti, ma dopo questo racconto proprio non ci riesco)
Ciao Serena
Vedo, con piacere, che questa volta sperimenti uno stile diverso e più immediato (non che ci sia nulla di male nel tuo stile solito, ma è bello quando gli autori si mettono alla prova su un terreno diverso).
Racconto semplice, attuale, efficace e intelligente. All’inizio sembra semplicemente l’ambientazione di un bambino in una nuova scuola, poi diventa una denuncia sociale e chiude con una sorpresa che fa pensare all’importanza di essere se stessi e sulla difficoltà di essere “pionieri”.A rileggerci (magari sugli scaffali di una libreria con l’aria condizionata)
Ciao Beppe: è da tanto che non ci incrociavamo nello stesso girone.
Il tuo racconto è un simpatico prequel della Bibbia, ma mi sembra riuscito solo parzialmente. Permettimi di dire una frase fatta: scrivere un racconto commovente è molto più difficile che non uno umoristico. Non si tratta però solo di “ritmo giusto” della battuta, ma anche di riuscire a rendere il racconto un “vero” racconto e allo stesso tempo a renderlo divertente. Insomma, occorre creare, allo stesso tempo l’adeguata empatia per gustare la narrazione e l’opportuna distanza per far sorridere dei protagonisti. Purtroppo, in questo caso hai lavorato molto bene sulla preparazione della situazione (e della battuta finale), ma non hai creato la vicinanza con i protagonisti, per cui il racconto finisce col somigliare più a una complessa “barzelletta” che a una narrazione vera e propria. In definitiva: buona idea ma realizzazione riuscita a metà.
A rileggerci (magari girando per i corridoi di una scuola di narrazione deserta per le vacanze estive)
Ciao Alexia.
Alla prima lettura del tuo racconto, ho avuto la sensazione che qualcosa non funzionasse nel ritmo. Rileggendolo ho capito il problema: il tuo racconto è scritto quasi tutto all’imperfetto, tempo che narrativamente è appunto “imperfetto”. Mi spiego meglio: si tratta di un tempo che va bene per rappresentare delle azioni abitudinarie oppure azioni avvenute in passato ma che continuano a protrarre il loro effetto nel presente. L’effetto, come si vede dal tuo racconto, è quello di attutire la drammaticità e allontanare il lettore. Per questa ragione andrebbe usato in maniera limitata. Insomma, qui hai una storia forte, ma la smorzi con l’uso di questo tempo. Prova a volgere buona parte del testo al passato remoto o al presente (al limite anche il passato prossimo va bene, anche se aggiunge delle sensazioni particolari al testo e quindi non è molto utilizzato). Tirando le somme ho trovato il tuo un racconto con delle buone idee ma “perfettibile” nella forma.A rileggerci (magari ai bordi di un sentiero di montagna, guardando da lontano picchi innevati)
AngeloCiao Angela.
Il tuo racconto non presenta grossi picchi emotivi eppure funziona perché costruisci molto bene l’atmosfera del paese e proponi delle riflessioni belle, non banali e non definitive su quale sia il posto migliore per una persona. Insomma, mi è piaciuto. Permettimi anche un suggerimento: verso l’inizio inserisci una parte informativa in cui spieghi chi sia Pablo e perché il prete sia lì. Messa così spezza un po’ il ritmo della narrazione e appesantisce il testo. Sarebbe meglio cercare di inserirla con più naturalezza in forma narrativa. Per esempio potresti far sì che il prete si ricordi di lui, della prima volta che l’ha visto e di quando si è scoperto che era scappato.
A rileggerci (magari sorseggiando una bibita fresca al bar, che con questo caldo ci vuole)
AngeloCiao Ambra.
Bel racconto, il tuo. Metti curiosità sin dall’inizio con un ottimo incipit e costruisci il mistero parola per parola. Quando, infine, la verità viene svelata, getta luce all’indietro sul testo, tanto che mi sono chiesto: come ho fatto a non capire prima? Oltre all’aspetto tecnico della gestione dei tempi, ho apprezzato anche il modo in cui rendi l’incapacità della bambina di adattarsi al nuovo mondo, la sottile critica alla società umana e la battuta finale che anziché idealizzare le scimmie, le umanizza regalandole difetti tipicamente nostri.
Aggiungo una piccola annotazione: usi le “d” eufoniche davanti a vocali diverse e il vangelo dei giovani scrittori dice che è peccato (per me veniale, ma pare che per gli editori sia mortale)A rileggerci (magari sotto l’ombrellone)
Angelo2 luglio 2015 alle 11:19 in risposta a: Classifiche dei GRUPPI e ammessi a FASE FINALE (giudizio Baraldi) #8862Immaginifico Antico, col timore di scatenare le Vostre ire (e magari ritrovarmi Cthulhu che mi citofona a casa) mi permetto di chiederVi quando noi umili supplicanti avremo notizie sulla classifica finale
Grazie a tutti per i commenti.
Permettetemi una spiegazione, visto che più di una persona mi ha chiesto perché Elio non si trasformerà… In realtà qui e lì nel racconto è presente l’idea che i genitori diano ai figli nomi che hanno a che fare con la luce, perché ogni genitore spera che il proprio figlio possa salvarsi da quel destino di oscurità.
In particolare lo dice Apollo (“La chiameremo Maria Sole, sai? Quando sarà adulta, lei non diverrà parte dell’ombra”). Nella prima versione era anche più esplicito, ma la necessità di tagliare ha reso questo dettaglio più nascosto e così l’idea di è risultata criptia.
In ogni caso anche Apollo si chiama come il dio del Sole ma si sta trasformando e lo stesso vale per Elio, chiamato così perché i suoi genitori, come tutti gli altri, non sono immuni alla speranza, nonostante sia contraria all’evidenza…Non è che abbia nulla contro i buoni sentimenti, sia chiaro. Sono pur sempre un Jedi
Il fatto è che (ci ho messo un po’ a capirlo pure io) i buoni sentimenti sbattuti in faccia così possono suonare melensi e un po’ stucchevoli (i miei primi racconti colavano melassa). Meglio indurli indirettamente nel lettore, dal mio punto di vista.
Aggiungo una mia opinione/sensazione: i grandi scrittori del passato erano anche grandi pensatori, con conoscenza approfondita della filosofia, dei dilemmi etici e morali che vi si nascondono dietro ecc. Quando leggo per esempio Dostoevskij e lui si prende la libertà di fare digressioni e discorsi, rimango sempre a bocca aperta dalla loro profondità. Per quello che mi riguarda, sono cosciente di non essere assolutamente all’altezza di quel modello ed evito di perdermi in lunghe riflessioni che, sono certo, risulterebbero banali non perché non valide, ma perché non avrebbero quell’impalcatura concettuale approfondita che potrebbero permettere a un lettore di “imparare” qualcosa in più su di sè e sul mondo.
Questo ovviamente vale per me e, probabilmente, tu hai altri strumenti “concettuali”: rimane valida, anche in questo caso, l’idea di dare qualcosa di più, nelle riflessioni, qualcosa che possa stupire il lettore.Per quel che mi riguarda, la famosa regola del “Show don’t tell” mi viene in aiuto: se il messaggio che voglio dare è “semplice”, dirlo in parola lo banalizzerebbe, ma farlo provare sulla pelle del lettore avrebbe un’efficacia infinitamente maggiore. Il suggerimento del punto di vista negativo andava in questo senso: anziché dire “ma guarda che brutto mondo quello in cui l’indifferenza altrui fa morire un povero vecchio da solo”, rendere palpabile” l’indifferenza o la cattiveria, mostrando un esemplare di essere umano che si comporta in tal modo indurrebbe nel lettore l’indignazione morale e quindi gli farebbe sentire interiormente la verità che in questo racconto è invece solo descrivetta.
Ovviamente siamo qui per discutere liberamente e se non sei d’accordo sul mio modo di vedere la scrittura, mi farebbe molto piacere ascoltare le tue opinioni in proposito.
17 giugno 2015 alle 23:10 in risposta a: Gruppo TURA SATANA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #8149Ciao a tutti!
Eccovi la mia classifica. Indipendentemente da quella, onore a tutti i partecipanti. MC è un gioco difficile e anche solo per essere riusciti a scrivere un racconto completo e coerente in così poco tempo (e non ce n’è nessuno che sia d buttare via) siete (anzi siamo) stati davvero bravi
1. La lucina – Flavia Imperi
Non è facile scrivere un racconto a scansione diretta e il rischio di confusione c’è, per esempio, quando nel dialogo si inserisce anche la madre. Invece hai gestito molto bene il tutto e il racconto fila davvero bene. Inoltre ci sono diversi elementi che mantengono l’attenzione del lettore: per esempio, quando, all’inizio, la madre viene associata alle altre presenze, pare sia lei quella morta e il ribaltamento avviene in maniera efficace. Rimane poi il dubbio: la presenza del padre è reale, o qualcosa si è rotto nella testa del bambino in seguito allo shock?2. Grano nero di Daniele Picciuti
Bel racconto con un’atmosfera bucolica che poco per volta si tinge di orrore fino all’esplosione finale. C’è però un difetto, dal mio punto di vista. Il fatto che un ragazzino sia già un folle assassino capace di uccidere i nonni senza accorgersene è un po’ forte e dovrebbe, secondo me, per lo meno trasparire, in maniera ambigua, prima della rivelazione, per non lasciare il lettore troppo spiazzato (mi spiego: il lettore dovrebbe stupirsi del colpo di scena dicendo “era evidente, com’è che non ci ho pensato” invece di “ma non è possibile”).3. RISVEGLIO – Eleonora Rossetti
Ci sono dei temi ricorrenti in MC e uno di questi è l’incidente stradale dal punto di vista della vittima. Nonostante questo, il tuo racconto è scritto molto bene. All’inizio non è ben chiaro cosa stia accadendo e credevo di trovarmi di fronte alla superstite di un attacco di un mostro o di un serial killer torturatore. Mi è piaciuto il fatto che la rivelazione non cali dall’alto tutta d’un colpo, ma venga fornita al lettore piano piano, in parallelo alla presa di coscienza del protagonista. Molto bello anche dal punto di vista stilistico.4. Minugai – Raffaele Serafini
La tua scrittura è buona come sempre: immagini vivide, senso del ritmo e tensione ci sono tutti. Il problema è che è difficile capire il racconto senza andare a cercare su Internet cosa sia un Inugami e anche allora, senza i commenti degli altri non avrei capito che il bambino era stato cancellato dall’esistenza, anziché ucciso grazie all’intervento dell’essere (infatti prologo ed epilogo mi rimanevano oscuri). Forse è colpa mia il non aver colto questo dettaglio, ma qualche informazione in più nel racconto avrebbe aiutato la comprensione anche ai lettori più “de coccio”.5. Dalla terra al cielo Linda De Santi
Il racconto parte come un quadretto familiare con una nota stonata, che parrebbe dipendere da un problema adolescenziale, ma la sensazione della tragedia imminente e dietro l’angolo. Poi quadro cambia e la tragedia si compie, anche se molto diversa da quello che mi aspettavo: c’è qualcosa di sovrannaturale che sta avvenendo e sta distruggendo la terra. Di che si tratta? Alieni? Angeli? Astronavi in fuga dalla Terra prima della sua distruzione? Giudizio universale? La risposta rimane indefinita ma non è quello che mi manca, quanto qualche dettaglio un po’ più “esplicito” e intrigante di semplici luci in cielo. A parte questo però, il racconto mi è piaciuto abbastanza. Aumenterei solo l’angoscia del padre (non tanto per se stesso, quanto per il figlio rimasto a subire l’apocalisse) e cercherei, come dicevo prima, delle immagini più forti di luci indefinite. In ogni caso una buona prova.6. Chiamatemi Elvis di Fernando Nappo
Più che un racconto, si tratta di uno spaccato di vita, una vita serena e tranquilla illuminata da una passione, per quanto strana. Mi ha richiamato un po’ il “Un figlio di nome Elvis” di Ligabue, però vista con occhio più bonario. Non ci sono forti emozioni, ma, qualche volta, una lettura più rasserenante fa bene all’anima. Il significato della storia mi sembra molto in linea con il tema e, metaforicamente, il faro della passione che dirige una vita si applica anche a noi scrittori per diletto (la frase e il comportamento della moglie mi hanno richiamato quello della mia, nei confronti della scrittura). Una lettura piacevole, in fin dei conti.7. Con i tuoi occhi di Alice Gibellini
Racconto piacevole, basato sul rapporto difficile fra madre e figlia e poi l’incidente che diviene opportunità di conoscenza. Il rapporto fra le due è descritto accuratamente nella parte iniziale. Per i miei gusti avrei preferito che fosse meno descritto e più vissuto, ma capisco che la mancanza di spazio rendeva difficile questa scelta. Il finale forse mi è sembrato un po’ troppo consolatorio considerando la difficoltà del rapporto fra le due, ma probabilmente anche questo dipende dalla necessità di condensare un anno di vita in poche righe.8. Una sedia in mezzo ai fiori – Carolina Pelosi
Racconto di atmosfera malinconica, molto giocato sull’assenza della co-protagonista e sui sentimenti. Il racconto è scritto molto bene e riesce a pizzicare le corde emotive giuste. Manca, dal mio punto di vista, una svolta, una rivelazione, un avvenimento che movimenti il quadro e che conquisti il lettore. Così com’è invece mi sembra un po’ monco e incompleto.9. IL BAMBINO CON IL GHIACCIOLO di Marco Roncaccia
Devo dire che il tuo racconto, per quanto l’approccio sia interessante, non mi ha convinto. Ti perdi all’inizio su una serie di riflessioni su bambino e ghiacciolo che spostano il fuoco dell’attenzione in direzione sbagliata. All’inizio pensa che credevo stessi parlando di un padre che ha dichiarato di essere gay e sta scappando via con suo figlio… Nell’insieme, insomma, il collage delle canzoni ha dato luogo a una storia sfilacciata con troppi elementi (il bambino, il richiamo all’infanzia del protagonista, la storia del furto d’auto, gli uomini con la mazza), che distraggono l’attenzione in troppe direzioni divergenti che sul finale sembra un po’ riprendersi, ma complessivamente non funziona.10. Il Signor Colombo di Simone Cassia
Devo dire che mi riesce difficile considerare il tuo scritto come un racconto. Mancano trama, personaggi, dialoghi, ambientazione e si riduce il tutto a una riflessione su un avvenimento di cronaca. Potrebbe andare bene in un testo lungo, ma qui no. Tra l’altro si tratta di riflessioni condivisibili, ma tutto sommato banali che tutti abbiamo sentito o espresso almeno una volta nella vita, di fronte a questi (purtroppo) frequenti fatti di cronaca. Invece bisognerebbe dare qualcosa di “nuovo” al lettore. Permettimi di dire però che lo stile è buono e quindi puoi lavorarci sopra. Ti propongo un esercizio: perché non provi a dare una svolta “drammatica” al racconto, scrivendo il tutto dal punto di vista di un essere umano abietto che è contento per la sorte del signor Colombo e facendo trasparire un odio forte e immotivato per motivi banali nei confronti del povero vecchietto (magari con tanto di frasi e facce di circostanza nei confronti degli altri passanti che invece si dolgono per davvero per la vittima)?
11. Mia madre, di Omaima Marfoq
Ricordo in uno dei tanti consigli per aspiranti scrittori, uno che diceva una cosa del tipo: “dei sogni del tuo personaggio al lettore non interessa nulla”. Forse messa giù così è un po’ estrema, ma personalmente non amo eccessivamente i racconti basati su sogni (forse perché mi bastano i miei fantasiosi, confusi e agitati).
Mi sarebbe piaciuto di più che la prima parte si basasse su flashback o qualche altro espediente. A parte questo, ci sono diversi problemi (tempi che saltano, stile un po’ piatto e spazi mancanti e punteggiatura non curata). Perché non provi a riscriverlo con più attenzione ed eliminando l’elemento onirico?Ciao Omaima.
Ricordo in uno dei tanti consigli per aspiranti scrittori, uno che diceva una cosa del tipo: “dei sogni del tuo personaggio al lettore non interessa nulla”. Forse messa giù così è un po’ estrema, ma personalmente non amo eccessivamente i racconti basati su sogni (forse perché mi bastano i miei fantasiosi, confusi e agitati).
Mi sarebbe piaciuto di più che la prima parte si basasse su flashback o qualche altro espediente. A parte questo, ci sono diversi problemi (tempi che saltano, stile un po’ piatto e spazi mancanti e punteggiatura non curata). Perché non provi a riscriverlo con più attenzione ed eliminando l’elemento onirico?A rileggerci
Ciao Carolina,
racconto di atmosfera malinconica il tuo, molto giocato sull’assenza della co-protagonista e sui sentimenti. Il racconto è scritto molto bene e riesce a pizzicare le corde emotive giuste. Manca, dal mio punto di vista, una svolta, una rivelazione, un avvenimento che movimenti il quadro e che conquisti il lettore. Così com’è invece mi sembra un po’ monco e incompleto.
A rileggerci
Ciao Simone.
Ciao Simone.
Devo dire che mi riesce difficile considerare il tuo scritto come un racconto. Mancano trama, personaggi, dialoghi, ambientazione e si riduce il tutto a una riflessione su un avvenimento di cronaca. Potrebbe andare bene in un testo lungo, ma qui no. Tra l’altro si tratta di riflessioni condivisibili, ma tutto sommato banali che tutti abbiamo sentito o espresso almeno una volta nella vita, di fronte a questi (purtroppo) frequenti fatti di cronaca. Invece bisognerebbe dare qualcosa di “nuovo” al lettore. Permettimi di dire però che lo stile è buono e quindi puoi lavorarci sopra. Ti propongo un esercizio: perché non provi a dare una svolta “drammatica” al racconto, scrivendo il tutto dal punto di vista di un essere umano abietto che è contento per la sorte del signor Colombo e facendo trasparire un odio forte e immotivato per motivi banali nei confronti del povero vecchietto (magari con tanto di frasi e facce di circostanza nei confronti degli altri passanti che invece si dolgono per davvero per la vittima)?
A rileggerci
AngeloCiao Linda
Il racconto parte come un quadretto familiare con una nota stonata, che parrebbe dipendere da un problema adolescenziale, ma la sensazione della tragedia imminente e dietro l’angolo. Poi quadro cambia e la tragedia si compie, anche se molto diversa da quello che mi aspettavo: c’è qualcosa di sovrannaturale che sta avvenendo e sta distruggendo la terra. Di che si tratta? Alieni? Angeli? Astronavi in fuga dalla Terra prima della sua distruzione? Giudizio universale? La risposta rimane indefinita ma non è quello che mi manca, quanto qualche dettaglio un po’ più “esplicito” e intrigante di semplici luci in cielo. A parte questo però, il racconto mi è piaciuto abbastanza. Aumenterei solo l’angoscia del padre (non tanto per se stesso, quanto per il figlio rimasto a subire l’apocalisse) e cercherei, come dicevo prima, delle immagini più forti di luci indefinite. In ogni caso una buona prova.
A rileggerci
Grazie, Simone.
Le tue domande sono legittime e a molte di esse non vi è risposta nel testo… in pratica mi hai scritto l’indice del futuro romanzo 😉
Aggiungo solo una nota: l’idea degli adulti nel buio e della paura di entrarne a fare parte ha comunque un valore simbolico, in questo racconto. All’inizio la frase che Elio diceva a Nadia era “io non diverrò mai adulto, vero?”, poi l’ho cambiata. Inoltre, chi entra nel buio è vero che partecipa a suo modo alla sopravvivenza dei bambini, ma è costretto a “sporcarsi le mani” ed è fisicamente impossibilitato a rapportarsi con i propri figli (tranne casi particolare in cui uno di loro, come fa Elio, si tuffi nell’ombra e non venga ucciso dai nemici…)
Grazie a tutti per i commenti.
E’ inevitabile, mi sembra, che debba riprenderlo in mano per allungarlo (un racconto lungo? un romanzo? Vedremo…)A tal fine chiedo a Daniele (ma anche agli altri): quali sono le domande rimaste in sospeso? (per capire se fanno parte degli elementi sottaciuti o di quelli che credevo si dovessero intuire dal testo).
@Simone: in effetti la luce è quella della lampadina che illumina la notte dei ragazzi (che, non so se è chiaro, viene alimentata dalla dinamo delle biciclette che sono costretti a pedalare per non rimanere al buio), ma anche quella della speranza di ciascun genitore che il proprio figlio, divenuto adulto, possa sfuggire al destino del buio…
Ciao Daniele.
Bel racconto con un’atmosfera bucolica che poco per volta si tinge di orrore fino all’esplosione finale. C’è però un difetto, dal mio punto di vista. Il fatto che un ragazzino sia già un folle assassino capace di uccidere i nonni senza accorgersene è un po’ forte e dovrebbe, secondo me, per lo meno trasparire, in maniera ambigua, prima della rivelazione, per non lasciare il lettore troppo spiazzato (mi spiegA o: il lettore dovrebbe stupirsi del colpo di scena dicendo “era evidente, com’è che non ci ho pensato” invece di “ma non è possibile”).
Ciao Alice
Racconto piacevole il tuo, basato sul rapporto difficile fra madre e figlia e poi l’incidente che diviene opportunità di conoscenza. Il rapporto fra le due è descritto accuratamente nella parte iniziale. Per i miei gusti avrei preferito che fosse meno descritto e più vissuto, ma capisco che la mancanza di spazio rendeva difficile questa scelta. Il finale forse mi è sembrato un po’ troppo consolatorio considerando la difficoltà del rapporto fra le due, ma probabilmente anche questo dipende dalla necessità di condensare un anno di vita in poche righe.
A rileggerci
Ciao Raffaele
La tua scrittura è buona come sempre: immagini vivide, senso del ritmo e tensione ci sono tutti. Il problema è che è difficile capire il racconto senza andare a cercare su Internet cosa sia un Inugami e anche allora, senza i commenti degli altri non avrei capito che il bambino era stato cancellato dall’esistenza, anziché ucciso grazie all’intervento dell’essere (infatti prologo ed epilogo mi rimanevano oscuri). Forse è colpa mia il non aver colto questo dettaglio, ma qualche informazione in più nel racconto avrebbe aiutato la comprensione anche ai lettori più “de coccio”.
A rileggerci
Ciao Flavia.
Non è facile scrivere un racconto a scansione diretta e il rischio di confusione c’è, per esempio, quando nel dialogo si inserisce anche la madre. Invece hai gestito molto bene il tutto e il racconto fila davvero bene. Inoltre ci sono diversi elementi che mantengono l’attenzione del lettore: per esempio, quando, all’inizio, la madre viene associata alle altre presenze, pare sia lei quella morta e il ribaltamento avviene in maniera efficace. Rimane poi il dubbio: la presenza del padre è reale, o qualcosa si è rotto nella testa del bambino in seguito allo shock?
A rileggerci
Ciao Marco.
Devo dire che il tuo racconto, per quanto l’approccio sia interessante, non mi ha convinto. Ti perdi all’inizio su una serie di riflessioni su bambino e ghiacciolo che spostano il fuoco dell’attenzione in direzione sbagliata. All’inizio pensa che credevo stessi parlando di un padre che ha dichiarato di essere gay e sta scappando via con suo figlio… Nell’insieme, insomma, il collage delle canzoni ha dato luogo a una storia sfilacciata con troppi elementi (il bambino, il richiamo all’infanzia del protagonista, la storia del furto d’auto, gli uomini con la mazza), che distraggono l’attenzione in troppe direzioni divergenti che sul finale sembra un po’ riprendersi, ma complessivamente non funziona.
Ciao Eleonora.
Ci sono dei temi ricorrenti in MC e uno di questi è l’incidente stradale dal punto di vista della vittima. Nonostante questo, il tuo racconto è scritto molto bene. All’inizio non è ben chiaro cosa stia accadendo e credevo di trovarmi di fronte alla superstite di un attacco di un mostro o di un serial killer torturatore. Mi è piaciuto il fatto che la rivelazione non cali dall’alto tutta d’un colpo, ma venga fornita al lettore piano piano, in parallelo alla presa di coscienza del protagonista. Molto bello anche dal punto di vista stilistico.
A rileggerci
Ciao Ferdinando
Più che un racconto, si tratta di uno spaccato di vita, una vita serena e tranquilla illuminata da una passione, per quanto strana. Mi ha richiamato un po’ il “Un figlio di nome Elvis” di Ligabue, però vista con occhio più bonario. Non ci sono forti emozioni, ma, qualche volta, una lettura più rasserenante fa bene all’anima. Il significato della storia mi sembra molto in linea con il tema e, metaforicamente, il faro della passione che dirige una vita si applica anche a noi scrittori per diletto (la frase e il comportamento della moglie mi hanno richiamato quello della mia, nei confronti della scrittura). Una lettura piacevole, in fin dei conti.
A rileggerci
16 giugno 2015 alle 15:09 in risposta a: Gruppo TURA SATANA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #7952Ah, dicevi a me! Ma io sono ancora un (non tanto) giovane Padawan…
16 giugno 2015 alle 14:52 in risposta a: Gruppo TURA SATANA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #7941Cioè, mi avete messo in un gruppo che ha un nome che non sapevo cosa significasse – mi sono appena fatto una pseudocultura su wikipedia – e insieme a un Maestro di Zombie, una Redentrice, un Maestro Jedi e Gelo Stellato! Ma mi volete male!
Vedo però con piacere anche la Scrivana Medioevale. Ci sarà da divertirsi.
Ah, ah! Girone duro in effetti
Ma chi sono il Maestro Jedi, La Scrivana Medioevale e la Redentrice? (gli altri li so :))Grazie, Matteo!
I tuoi commenti (sia sul racconto che in questo messaggio) sono davvero molto utili, Davvero interessante la tua concezione di quell’indefinibile concetto che è la voce e straordinaria (direi persino fuori dal comune) la disponibilità che dimostri con i “premi” che hai spontaneamente deciso di mettere a disposizione!
Un grazie di cuore per il tempo e l’attenzione che ci hai dedicato (e che hai deciso di continuare a dedicare ai primi cinque classificati!)Angelo
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 11 mesi fa da
Angelo Frascella.
Grazie anche a te, Linda
Grazie, Serena!
Ciao Francesco.
In effetti, negli ultimi secondi ero incerto se postarla o meno (più che i tifosi, mi preoccupano possibili risvolti legali)… in effetti però, mi sono detto. ho usato informazioni reperibili su Internet (estratte dalla sua autobiografia e che quindi lui stesso ci ha tenuto a far conoscere) e ci ho ricamato giusto un po’ sopra per dare loro forma narrativa e quindi non dovrebbe essere diffamazione… però mi fai tornare il dubbio…
Ciao a tutti.
Ecco la mia classifica:
1. Ad ognuno il suo nemico di Marco Roncaccia
Dicono che la narrativa migliore deve essere disturbante e colpirti come un pugno allo stomaco e con me ci sei riuscito perfettamente. La scelta di usare uno stile distaccato, ma allo stesso tempo preciso, freddo e tagliente come il bisturi di un chirurgo è, secondo me, il punto di forza di questo racconto, che somiglia a un documentario che, saltando tutti i fronzoli, ti fa vedere e sentire il male così com’è. Bella anche la conclusione. Dal mio punto di vista racconto ottimo.
PS ti è scappata una d eufonica nel titolo 😛2. Apocalisse, di Serena Aronica
Non amo i racconti in cui il punto di vista umano è trasferito pari pari sugli animali e, anche se si capisce subito che abbiamo a che fare con insetti, fino alla fine, speravo che i piccoli esseri si svelassero altro (esseri artificiali, piccoli robot in cui erano stati trasferite menti umane, o il frutto di manipolazioni genetiche). Nonostante questo il racconto mi è piaciuto molto perché è coinvolgente, ben scritto (a parte quei piccoli refusi, perdonabili in MC, sulle ìì) ed emozionante.
Solo una cosa: tu dici che volevi esprimere il punto di vista di un amore omosessuale. In realtà questo a me non era passato (e non ci avevo fatto caso). Quello che invece mi risultava chiaro in maniera prepotente era semplicemente il punto di vista di due che si amano in mezzo a un mondo arido (e questo messaggio mi sembra molto più ampio e potente del precedente, anche perché lo contiene al suo interno).3. Karki di Filippo Santaniello
Il tuo racconto è scritto dannatamente bene e si legge che è un piacere (avevo considerato anche io l’idea della lotta fra cani, ma non avrei saputo scriverla così bene). Detto questo, il pezzo presenta, dal mio punto di vista, un difetto: il finale. Se ci pensi bene, non succede nulla: un tipo trova un cane, lo porta a uno scontro clandestino, il cane vince e loro festeggiano, contenti, la scommessa. Manca un palpito, una parabola narrativa che porti i personaggi da X a Y: insomma è come se, arrivati alla fine, si rimanesse con una sensazione di “staticità” un “tutto qui?” nella testa. Questo non toglie nulla all’ultima scrittura, ma se riuscissi a limare questo “difetto” ne verrebbe fuori un racconto davvero eccezionale.4. Black Rain – Adriano Muzzi
Racconto che riecheggia e cita volutamente Blade Runner (dalla pioggia, agli ombrelli fosforescenti alle lacrime perdute per sempre nella pioggia) senza però clonarlo. L’idea di fondo, però, è diversa da quella del film e mi è piaciuta.
Taglierei la parte iniziale sulle sensazioni temporali dilungate che creano un’aspettativa diversa e all’inizio confondono un po’ (dopo quelle mi aspettavo un racconto in cui il rapporto col tempo sia in qualche modo alterato e la pioggia, apparentemente infinita, sia dovuta solo a una contrazione della percezione di ore minuti e secondi…)
Per il resto, come ti dicevo, il racconto mi è piaciuto e il finale mi ha sorpreso.5. Hasta siempre di Francesco Nucera
Un racconto attuale e malinconico dall’occhio di chi ha visto un’altra epoca e fatica riconoscersi in questa, di chi ha lottato per degli ideali e si ritrova in un mondo decadente e superficiale. Interpreta bene la dicotomia fra la politica di un tempo e quella di oggi. L’unica cosa che manca è un guizzo, qualcosa che faccia trepidare il lettore, ma lo scopo del racconto è raggiunto. Buona prova.6. L’Arena, di Linda De Santi
Racconto lineare, scritto bene, simpatico nell’idea e nella realizzazione. C’è un guizzo quando sembra che gli storici stiano per ribellarsi al loro destino già scritto, ma tutto sommato non mi dispiace che questo non accada, visto che sarebbe stato un colpo di scena prevedibile e già visto anche in tanta letteratura classica di FS. Il tutto si riconduce perciò a un quadro di satira sociale. La battuta finale è simpatica. Non mi convince solo una cosa: il fatto che gli “storici” perdono sempre toglie verve al gioco. Il videogiochi di successo devono avere un giusto livello di difficoltà: se questo è troppo basso, non c’è gusto a giocarci.7. Un’estate di borgata
Racconto piacevole che riesce a far passare l’anima di un luogo e il legame profondo dei personaggi con il posto in cui sono nati. La rabbia del protagonista nei confronti dei bulletti è diventata la mia e la soddisfazione per la sconfitta del capobanda mi ha contagiato. Lavorerei un po’ giusto sulla prima parte per accorciarla, senza eliminarla, creando più equilibrio fra ambientazione e azione.8. Combattere per morire di Filippo Puddu
Un racconto buono e scritto bene, pulito e lineare. C’è però un aspetto che non mi soddisfa nella gestione della trama: il modo troppo repentino in cui Pietro si lascia convincere dal predicatore e decide di arruolarsi. Che un padre di famiglia qualunque si faccia persuadere così facilmente ad abbandonare tutto e gettarsi in una guerra (forse contro il nord che si è separato dall’Italia? Questo non è chiaro) mi convince poco. Forse sarebbe stato il caso di costruire meglio questo evento, mettendo un po’ da parte il battibecco familiare, all’inizio e sostituendolo con una discussione fra i due, a proposito di questa guerra imminente.9. Trappola per topi, di Manuel Piredda
Un racconto interessante il tuo, ma minato dallo scarso spazio che ti ha portato a inserire una lunga introduzione per definirne i contorni storici. Il racconto ne risulta appesantito e non tutto ciò che metti nella prima parte è davvero essenziale: la polemica contro la guerra e lo zio Sam, la descrizione dell’accampamento ecc., sono tutti dettagli di cui il lettore potrebbe fare a meno. A mio parere, avresti dovuto iniziare dalla scena del tunnel e inserire qualche piccola informazione immersa nel testo (al massimo con una riga di introduzione per far capire che chi parla è un soldato che caccia nei tunnel e che siamo in Vietnam). La seconda parte è molto più interessante e con un bel finale.10. Il mio nome è legione, di David Galligani
Un racconto interessante che è penalizzato dalla brevità, su un soggetto che richiederebbe molto più tempo per essere sviscerato. Il numero limitato di caratteri non ti ha permesso di esplicitare informazioni importanti per la comprensione della storia: chi sono gli anonimi e perché è in corso questa strana guerra? Perché a coordinarla c’è un’amministratrice, invece di un generale? E, soprattutto, il finale rimane oscuro. Chi ha preso il controllo dei corpi? Che sta succedendo? A questo si aggiunge una gestione del punto di vista che salta fra troppi personaggi, per cui non ci si riesce ad appassionare alle vicende del protagonista che rimane “anonimo” anche lui. Nonostante questo vedo grandi potenzialità nel racconto e dovresti lavorarci, senza l’ansia dell’orario che scorre e del limite dei caratteri.11. La lunga attesa, di Alexandra Fischer
Il racconto inizia in modo interessante, ma poi si perde un po’ per strada. L’ho riletto diverse volte, ma non sono riuscito a capire bene cosa fosse successo. Capisco che c’è stato un problema di spazio e immagino che ti sia trovata costretta, alla fine, a condensare la chiave di lettura nel racconto nella frase sibillina del protagonista sulla peste della follia. Qui e là, alcuni passaggi sono da rivedere. Per esempio, quando scrivi “No, l’individuo con il camicione bianco…” a cosa si riferisce il “No” iniziale? Oppure quando dici che “velo scarlatto che gli offusca la vista da quando si è risvegliato” c’è un brusco passaggio di punto di vista che mi ha spiazzato (sto seguendo la storia dagli occhi di Mordecai e lui come fa a sapere che il nemico ha un velo scarlatto davanti agli occhi?). Anche esplicitare il nome del Nemico, usando poi un cognome famoso come quello di Zuckenberg è disorientante: se il nome è messo così in evidenza, mi è venuto da pensare che dovesse avere un senso… la peste della follia poteva essere connessa a Facebook?
Una nota finale sul ritmo delle frasi che dovrebbe essere reso un po’ più vario. Ci sono troppe frasi soggetto verbo complemento una dopo l’altra e rendono la lettura monotona.
Spero la mia “recensione” non ti sembri negativa. In realtà sono convinto che mettendo mano al racconto in modo da limarne i difetti, puoi far uscire dal bozzolo una “farfalla” molto gradevole.12. TERRITORIO DI CACCIA di Alessandro Duino
L’idea dell’inversione fra punto di vista “alieno” (qualunque cosa siano i cacciatori) e umani mi ha ricordato un celebre racconto di Fredric Brown (La sentinella). Ti consiglio di andartelo a leggere, per capire cosa non funziona nel tuo. Anche lì non ci sono dialoghi, il testo è breve e c’è il colpo di scena finale, ma in quello il punto di vista non è quello onnisciente di chi guarda dall’alto una situazione in cui non è coinvolto, ma quello di un individuo parte della storia, assieme al quale patiamo il freddo, sentiamo nostalgia di casa, odiamo il mondo alieno in cui ci troviamo insieme a lui e proviamo il ribrezzo per la creatura orrida che gli si sta avvicinando. Qui, invece, tutto è visto dall’alto, come da un uccello di passaggio, indifferente a tutto ciò che accade e così il racconto lascia freddo il lettore e fallisce nel suo scopo.Ciao Linda.
Racconto lineare, scritto bene, simpatico nell’idea e nella realizzazione. C’è un guizzo quando sembra che gli storici stiano per ribellarsi al loro destino già scritto, ma tutto sommato non mi dispiace che questo non accada, visto che sarebbe stato un colpo di scena prevedibile e già visto anche in tanta letteratura classica di FS. Il tutto si riconduce perciò a un quadro di satira sociale. La battuta finale è simpatica. Non mi convince solo una cosa: il fatto che gli “storici” perdono sempre toglie verve al gioco. Il videogiochi di successo devono avere un giusto livello di difficoltà: se questo è troppo basso, non c’è gusto a giocarci.
A rileggerci
AngeloCiao Marco.
Dicono che la narrativa migliore deve essere disturbante e colpirti come un pugno allo stomaco e con me ci sei riuscito perfettamente. La scelta di usare uno stile distaccato, ma allo stesso tempo preciso, freddo e tagliente come il bisturi di un chirurgo è, secondo me, il punto di forza di questo racconto, che somiglia a un documentario che, saltando tutti i fronzoli, ti fa vedere e sentire il male così com’è. Bella anche la conclusione. Dal mio punto di vista racconto ottimo.
A rileggerci
AngeloCiao Alessandro.
L’idea dell’inversione fra punto di vista “alieno” (qualunque cosa siano i cacciatori) e umani mi ha ricordato un celebre racconto di Fredric Brown (La sentinella). Ti consiglio di andartelo a leggere, per capire cosa non funziona nel tuo. Anche lì non ci sono dialoghi, il testo è breve e c’è il colpo di scena finale, ma in quello il punto di vista non è quello onnisciente di chi guarda dall’alto una situazione in cui non è coinvolto, ma quello di un individuo parte della storia, assieme al quale patiamo il freddo, sentiamo nostalgia di casa, odiamo il mondo alieno in cui ci troviamo insieme a lui e proviamo il ribrezzo per la creatura orrida che gli si sta avvicinando. Qui, invece, tutto è visto dall’alto, come da un uccello di passaggio, indifferente a tutto ciò che accade e così il racconto lascia freddo il lettore e fallisce nel suo scopo.
A rileggerci
Angelo -
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