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Ciao Viviana, ciao Veronica, grazie dei commenti!
@Viviana
La storia è compressa perché siamo a Minuti Contati, ma anche tu dici che tutti gli elementi del background sono comunque presenti e la storia si segue. 😉
@Veronica
Ho scritto “88” in cifre non tanto per risparmiare caratteri (potevo permettermi “ottotantotto” e non sforare) ma per far concentrare su quel dettaglio… è innaturale, non è un multiplo di 24 (ore), come per gli umani, ma è dato da 16 (ore di giorno) + 8 (ore di notte) + 16 + 8 + 16 + 8 + 16 = 88, 4 giorni e 3 notti, il tempo dall’ultima volta che ha “mangiato”. 😉
Ciao!Ciao Carla, ben approdata a Minuti Contati e grazie dei commenti!
La descrizione del cielo, a mio parere, si capisce quando si evince che il punto di vista è quello di un vampiro. ;-=
Ciao!Racconto carino, Fernando, ma – perplessità – il tema dov’è? Qual è l’altro universo?
Ah! “Fürer” si scrive con l’H! “Führer”.
Bel racconto, scanzonato e geniale. E, altro pregio, non nel mio girone. ;-P
L’unica D eufonica (a me piacciono) davvero inaccettabile è quella davanti alla “H” aspirata di Heisenberg. Le altre sono sì davanti a vocali diverse e non identiche ma ci possono anche stare, dai!
Bella la documentazione aggiuntiva, anche se “i lui” non sono il mio tipo… (di donna)
Alla prossima!2 ottobre 2015 alle 12:15 in risposta a: Gruppo DARK TOWER: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #11538CLASSIFICA
Difficilissimo fare la classifica a questo giro. Per me, a parte i primi posti, gli altri racconti non meriterebbero vera penalizzazione e si equivarrebbero, diciamo, dalla settima posizione in giù. Ma tant’è, una scelta va fatta…
Per chi non lo sa, spero senza offesa, aggiungo sempre un titolo scherzoso personalizzato ai racconti. Alla prossima! 😉
1. Anche i personaggi nel loro piccolo s’incaxxano di Eleonora Rossetti, “L’Erede”
2. La soglia di vetro di Simone Cassia, “La soglia del palloncino”
3. Fiori per te di Flavia Imperi, “Non fiori ma… cioccolatini!”
4. La discarica di M.R. Del Ciello, “Rotta-mamma-zione”
5. It’s a small world di Linda De Santi, “Enlarge your attributes! Shrink your world! … but curb your expectations, first!”
6. Sarà un ragazzo bellissimo di Stefano Pastor, “Gli strani casi di Ork”
7. Il nuovo mondo di Valter Carignano, “1492: E se il Grande Spirito esistesse davvero?”
8. Io no di Alessia Sagnotti, “Morto, morta o X?”
9. Effetto oblio di Ophelia, “Missione: perdere la… che cos’è che dovevo perdere?”
10. Zwitter di Chiara Rufino, “Zwitter? Che è? Il Twitter della Repubblica di Weimar…”
11. La tragica fine del Sig. Adami di Diego Ducoli, “Io rinascerò, Adami a primavera…”
12. Il mostro nel cassonetto di Sara Tirabassi, “Un universo nel cass(on)etto”
COMMENTI
Il nuovo mondo di Valter Carignano, “1492: E se il Grande Spirito esistesse davvero?”
Ciao Valter!
Ho trovato il tuo racconto molto simile a quello dell’universo alternativo del fumetto “Locksley” in cui gli “Indiani” d’America hanno poteri e visioni e anticipano l’arrivo degli europei e generano una storia alternativa in cui sono loro preventivamente a conquistare l’Europa e Robin Hood diventa una sorta di capo della resistenza (il “L’ocksley” del titolo). Ti sei ispirato a questa storia?
Sul merito del racconto in sé sono un po’ tiepido. Mi pare che prenda valore solo dal “raccontato fuori onda” ma che in sé non abbia una struttura e una trama che gli permettano di camminare sulle proprie gambe. È un po’ una “strizzata d’occhio” al lettore, in frasi del tipo:Quello che sarebbe avvenuto dopo era ancora da scrivere, ma non sarebbe stato ciò che il re di Castiglia si aspettava.
Personalmente, questa tecnica non mi convince, mi pare che tolga al racconto, invece di dare.
Alla prossima, ciao!
Effetto oblio di Ophelia, “Missione: perdere la… che cos’è che dovevo perdere?”
Ciao Ophelia, ben trovata!
Il racconto parla di un altro universo, quindi il tema è centrato, anche se – a mio parere – non è un racconto di fantascienza, ma solo di ambientazione spaziale. Non ci sono i temi della fantascienza classica ma piuttosto una classica storia d’avventura.
Sotto questo punto di vista però il racconto non ha una marcia in più. Ha delle premesse che si verificano esattamente nelle conclusioni, senza nessun colpo di scena. La protagonista viene mandata a investigare l’effetto Oblio e perde la memoria. Ovvio. Nessun colpo di scena, quindi una trama piuttosto piatta, mi spiace.
Da punto di vista della coerenza, poi, se vogliamo, non ha senso mandare un essere vivente ad attivare una macchina. Potevano fare come i terresti che mandano i robot sonda, no?
Alla prossima!
Zwitter di Chiara Rufino, “Zwitter, che non è il Twitter della Repubblica di Weimar…”
Ciao Chiara, ben trovata.
Come altri trovo che sia centrato il tema e bella in generale l’ambientazione del racconto, ma mi pare che manchi di trama, di accadimenti, di sostanza, delle tre componenti essenziali di una storia, insomma, premesse, svolgimento, finale. Cioè, c’è un inizio, c’è una parte centrale, c’è una fine, ma non sono un meccanismo narrativo che porti da qualche parte, non c’è: “è successo questo, allora c’è quella conseguenza…”
Questo, purtroppo, almeno per me, vuol dire che c’è il setup ma non il racconto. Alla prossima!
La soglia di vetro di Simone Cassia, “La soglia del palloncino”
Ciao Simone!
Molto bello il capovolgimento finale. Spesso ho sentito sostenere che universi fantastici come quello de Il Mago di Oz o di Alice nel Paese delle Meraviglie celassero metafore di percezioni alterate dall’alcool o dalle droghe… Beh, tu fai proprio l’opposto! È la realtà dell’ubriacatura che fa sembrare il mondo un universo fantastico.
Buona prova.
Fiori per te di Flavia Imperi, “Non fiori ma… cioccolatini!”
Ciao Flavia, ben ritrovata!
La vegetazione ha “disboscato” gli umani, eh? La frase vale il racconto. Al di là della possibile ispirazione Shyamalaiana e da mille simili episodi di fantascienza e supereroi la tua storia ha una sua coerenza e autonomia.
Buona anche la scelta del titolo e il giochino con il tema: il “vero” altro universo non è “un altro universo” ma l’universo delle piante. Almeno, così ho interpretato io la tua scelta, e in questa lettura mi sembra molto originale.
Tenera la frase finale: “Cioccolatini…”.
Una buona prova! ^___^
La discarica di M.R. Del Ciello, “Rotta-mamma-zione”
Ciao Maria!
Il tuo lavoro mi è piaciuto e mi ha commosso. Appena l’ho letto l’ho inviato a mia sorella, mamma “da (non) rottamare” che sa bene quanto possa essere duro quel lavoro…
Trovo solo poco chiara l’aderenza al tema, un po’ pretestuosa, via. Il modello di mamma meno costosa “dall’altro universo”. O almeno, spiegami/ci, perché nelle risposte ai commenti non hai dato ancora, mi pare, una tua interpretazione che spieghi la tua intenzione.
Alla prossima, comunque brava!
It’s a small world di Linda De Santi, “Enlarge your attributes! Shrink your world! … but curb your expectations, first!”
Caio (Re Caio…) Linda, e ben ritrovata!
Racconto divertente il tuo, ironico, dove trovo solo un difetto, se difetto è: va tutto troppo pene (bene) senza pene (pene).
Non solo ottengono dimensioni maggiorate ma addirittura Cuba è a un tiro di schioppo per uno shottino o un bel sigaro! Troppo bello per essere vero! Anche in un racconto surreale.
Avrei apprezzato di più un finale più distopico à-la-1984, per dire.
Carina l’ironia, non so se voluta, ma se voluta geniale, sul “mondo sempre più piccolo” che è un leit-motiv della tecnologia delle comunicazioni e dei viaggi veloci che rendono il mondo contemporaneo un “villaggio globale” sempre più ravvicinato e veloce, dove tutto è a portata di mano e di desiderio.
Una perplessità: se tutti i terrestri e le terrestri si maggiorano attributo e attributi non è come se… nessuno lo facesse? Insomma, non è “tutto relativo”?
Se le dimensioni dei gingilli sessuali fossero più grandi per tutti, sarebbero più “uguali” per tutti, no? Non più grandi affatto, insomma…
Alla prossima! 😉
Io no di Alessia Sagnotti, “Morto, morta o X?”
Ciao Alessia!
Senz’altro bella idea e originale per affrontare il tema, due gemelli in due degli infiniti paralleli, ma in uno è morto l’uno, nell’altro l’altra. Bella fantasia, brava.
Purtroppo la lettura, come ti hanno fatto notare, risulta appesantita sia dal muto di testo sia da molti fastidiosi refusi o errori di distrazione e battitura come “al finestra”, che è l’unico che ti indico fra molti, in alcuni casi anche svarioni grammaticali “e a Joy gli ricordò” è sbagliato, o “a Joy” o “gli” ricordò, non entrambi insieme.
Decisamente da pulire ma buona idea.
Alla prossima!
Sarà un ragazzo bellissimo di Stefano Pastor, “Gli strani casi di Ork”
Ciao Stefano!
Ohi, sono stato l’unico a notare che quella che racconti è la stessa storia del pianeta Ork di “Mork & Mindy”? LA sit-com con Robin Williams, sul cui pianeta si nasceva vecchi e si ringiovaniva invecchiando. Che è poi anche la storia de “Il curioso caso di Jeremy Button” (ma lì era solo una persona, non tutte quante, a invecchiare al contrario).
Quindi forse non è l’idea più originale al mondo, ma senz’altro è carino il modo in cui tratti il tema e la battuta finale dell’infermiera.
Per la verità, “l’altro universo” c’è un po’ poco, a meno che non sia inteso in senso “temporale”, ma allora il tema avrebbe dovuto essere “l’altro tempo”. O intendi fare un gioco sul fatto che uni-verso è riferito allo scorrimento del tempo? In “only one direction”? Cioè verso l’invecchiamento e non, viceversa, il ringiovanimento?
La tragica fine del Sig. Adami di Diego Ducoli, “Io rinascerò, Adami a primavera…”
Ciao Diego, ben ritrovato!
Bel racconto, buona idea, peccato che non sia aderente al tema e sia pieno di refusi che rendono difficoltosa la lettura…
Il mondo della storia non è del tutto delineato, manca almeno un dettaglio: immagino che non possano nascere più “persone nuove” ma ci si limiti a downloadare, rottamare e reinstallare in corpi giovani di bebè solo personalità preesistenti, giusto? Altrimenti, ti immagini la sovrappopolazione? Oppure è un privilegio solo riservato ai “ricchi” o al “Nord del Mondo”?
In tal caso era SU QUESTO e non sul piccolo dramma familiare, che in fondo dramma non è, che avresti dovuto concentrare la tua attenzione. Questo era l’altro universo e il tema interessante!
Alla prossima.
Refusi: “né” si scrive con l’accento.
“Se vuole può salutarlo” manca il punto finale. Anche in un altro paio di casi.
“Se vuole seguimi”disse – qui è “seguirmi” e manca uno spazio.
Il mostro nel cassonetto di Sara Tirabassi, “Un universo nel cass(on)etto”
Ciao Sara, ben trovata!
Bella idea originale, il messaggio danneggiato ha dato fastidio anche a me nella lettura, ma non è questo l’appunto più grande che voglio farti.
Quello che proprio non mi convince sono il titolo e la battuta finale, ovviamente da te collegati, come quello da cui si dovrebbe evincere tutto il senso e il ribaltamento del racconto, ma non hai seminato niente perché questo accada. Sembra un po’ un’idea abortita.
Nel caso l’Universo B, invece, per dire, fosse un “universo cassetto”, tascabile, dentro l’universo A, e se l’Universo B si preparasse a riscattarsi e a conquistare l’universo A dei privilegiati… allora sì, che tutto avrebbe un senso. Ma queste sono solo mie elucubrazioni forzate per cercare a tutti i costi di trovare un senso a qualcosa che nella tua storia manca.
Alla prossima!
Anche i personaggi nel loro piccolo s’incaxxano di Eleonora Rossetti, “L’Erede”
Ciao Eleonora, ben ritrovata!
Mi piacciono sempre i racconti metadiscorsivi originali, come questo. Non c’è infatti solo l’incaxxatura dei personaggi rispetto al Creatore e alla sua pochezza immaginativa ma il ribaltamento delle aspettative nel finale per cui il grande Autore altri non è che un ragazzino. Mi ha fatto pensare allo scrittore di Eragon (che non sono riuscito a leggere, ugh!), chissà perché…
Il tuo è stato il primo racconto che ho letto ma l’ultimo che ho commentato, dulcis in fundo.
Brava!-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
Beppe Roncari.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
Beppe Roncari.
2 ottobre 2015 alle 12:09 in risposta a: Anche i personaggi nel loro piccolo s'inca**ano – Eleonora Rossetti #11537Ciao Eleonora, ben ritrovata!
Mi piacciono sempre i racconti metadiscorsivi originali, come questo. Non c’è infatti solo l’incaxxatura dei personaggi rispetto al Creatore e alla sua pochezza immaginativa ma il ribaltamento delle aspettative nel finale per cui il grande Autore altri non è che un ragazzino. Mi ha fatto pensare allo scrittore di Eragon (che non sono riuscito a leggere, ugh!), chissà perché…
Il tuo è stato il primo racconto che ho letto ma l’ultimo che ho commentato, dulcis in fundo.
Brava!Ciao Sara, ben trovata!
Bella idea originale, il messaggio danneggiato ha dato fastidio anche a me nella lettura, ma non è questo l’appunto più grande che voglio farti.
Quello che proprio non mi convince sono il titolo e la battuta finale, ovviamente da te collegati, come quello da cui si dovrebbe evincere tutto il senso e il ribaltamento del racconto, ma non hai seminato niente perché questo accada. Sembra un po’ un’idea abortita.
Nel caso l’Universo B, invece, per dire, fosse un “universo cass(on)etto”, tascabile, dentro l’universo A, e se l’Universo B si preparasse a riscattarsi e a conquistare l’universo A dei privilegiati… allora sì, che tutto avrebbe un senso. Ma queste sono solo mie elucubrazioni forzate per cercare a tutti i costi di trovare un senso a qualcosa che nella tua storia manca.
Alla prossima!-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
Beppe Roncari.
Se ti piace il tema, mi pare che sia trattato in una recente serie tv svedese sui robot, “Real Humans”, credo abbiano fatto anche il remake americano.
https://it.wikipedia.org/wiki/Real_Humans
Ciao! 😉Ciao Diego, ben ritrovato!
Bel racconto, buona idea, peccato che non sia aderente al tema e sia pieno di refusi che rendono difficoltosa la lettura…
Il mondo della storia non è del tutto delineato, manca almeno un dettaglio: immagino che non possano nascere più “persone nuove” ma ci si limiti a downloadare, rottamare e reinstallare in corpi giovani di bebè solo personalità preesistenti, giusto? Altrimenti, ti immagini la sovrappopolazione? Oppure è un privilegio solo riservato ai “ricchi” o al “Nord del Mondo”?
In tal caso era SU QUESTO e non sul piccolo dramma familiare, che in fondo dramma non è, che avresti dovuto concentrare la tua attenzione. Questo era l’altro universo e il tema interessante!
Alla prossima.Refusi: “né” si scrive con l’accento.
“Se vuole può salutarlo” manca il punto finale. Anche in un altro paio di casi.
“Se vuole seguimi”disse – qui è “seguirmi” e manca uno spazio.Ciao Stefano!
Ohi, sono stato l’unico a notare che quella che racconti è la stessa storia del pianeta Ork di “Mork & Mindy”? LA sit-com con Robin Williams, sul cui pianeta si nasceva vecchi e si ringiovaniva invecchiando. Che è poi anche la storia de “Il curioso caso di Jeremy Button” (ma lì era solo una persona, non tutte quante, a invecchiare al contrario).
Quindi forse non è l’idea più originale al mondo, ma senz’altro è carino il modo in cui tratti il tema e la battuta finale dell’infermiera.
Per la verità, “l’altro universo” c’è un po’ poco, a meno che non sia inteso in senso “temporale”, ma allora il tema avrebbe dovuto essere “l’altro tempo”. O intendi fare un gioco sul fatto che uni-verso è riferito allo scorrimento del tempo? In “only one direction”? Cioè verso l’invecchiamento e non, viceversa, il ringiovanimento?
Sono curioso della tua risposta al riguardo, sii sincero, non cambierà la posizione in classifica, ciao!Ciao Alessia!
Senz’altro bella idea e originale per affrontare il tema, due gemelli in due degli infiniti paralleli, ma in uno è morto l’uno, nell’altro l’altra. Bella fantasia, brava.
Purtroppo la lettura, come ti hanno fatto notare, risulta appesantita sia dal muto di testo sia da molti fastidiosi refusi o errori di distrazione e battitura come “al finestra”, che è l’unico che ti indico fra molti, in alcuni casi anche svarioni grammaticali “e a Joy gli ricordò” è sbagliato, o “a Joy” o “gli” ricordò, non entrambi insieme.
Decisamente da pulire ma buona idea.
Alla prossima!Caio (Re Caio…) Linda, e ben ritrovata!
Racconto divertente il tuo, ironico, dove trovo solo un difetto, se difetto è: va tutto troppo pene (bene) senza pene (pene).
Non solo ottengono dimensioni maggiorate ma addirittura Cuba è a un tiro di schioppo per uno shottino o un bel sigaro! Troppo bello per essere vero! Anche in un racconto surreale.
Avrei apprezzato di più un finale più distopico à-la-1984, per dire.
Carina l’ironia, non so se voluta, ma se voluta geniale, sul “mondo sempre più piccolo” che è un leit-motiv della tecnologia delle comunicazioni e dei viaggi veloci che rendono il mondo contemporaneo un “villaggio globale” sempre più ravvicinato e veloce, dove tutto è a portata di mano e di desiderio.
Una perplessità: se tutti i terrestri e le terrestri si maggiorano attributo e attributi non è come se… nessuno lo facesse? Insomma, non è “tutto relativo”?
Se le dimensioni dei gingilli sessuali fossero più grandi per tutti, sarebbero più “uguali” per tutti, no? Non più grandi affatto, insomma…
Alla prossima! 😉Ciao Maria!
Il tuo lavoro mi è piaciuto e mi ha commosso. Appena l’ho letto l’ho inviato a mia sorella, mamma “da (non) rottamare” che sa bene quanto possa essere duro quel lavoro…
Trovo solo poco chiara l’aderenza al tema, un po’ pretestuosa, via. Il modello di mamma meno costosa “dall’altro universo”. O almeno, spiegami/ci, perché nelle risposte ai commenti non hai dato ancora, mi pare, una tua interpretazione che spieghi la tua intenzione.
Alla prossima, comunque brava!Ciao Flavia,
Bel racconto che mi ha fatto ricordare quando ho fatto il cammino di Santiago (subito dopo, ironia della sorte, della fine di una storia di amore…) e sono arrivato a Finisterre, bruciando una maglietta a cui ero affezionato (e il sopracciglio di una pellegrina francese ignara… ma questa è un’altra storia…).
A parte la ripetizione di “colpo” e “colpo” a poca distanza all’altezza del “colpo di fulmine” non colgo particolari problemi nella storia.
Una buona prova, ciao, e grazie delle memorie risvegliate!Ciao Flavia, ben ritrovata!
La vegetazione ha “disboscato” gli umani, eh? La frase vale il racconto. Al di là della possibile ispirazione Shyamalaiana e da mille simili episodi di fantascienza e supereroi la tua storia ha una sua coerenza e autonomia.
Buona anche la scelta del titolo e il giochino con il tema: il “vero” altro universo non è “un altro universo” ma l’universo delle piante. Almeno, così ho interpretato io la tua scelta, e in questa lettura mi sembra molto originale.
Tenera la frase finale: “Cioccolatini…”.
Una buona prova! ^___^Ciao Simone!
Molto bello il capovolgimento finale. Spesso ho sentito sostenere che universi fantastici come quello de Il Mago di Oz o di Alice nel Paese delle Meraviglie celassero metafore di percezioni alterate dall’alcool o dalle droghe… Beh, tu fai proprio l’opposto! È la realtà dell’ubriacatura che fa sembrare il mondo un universo fantastico.
Buona prova.-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
Beppe Roncari.
Ciao Chiara, ben trovata.
Come altri trovo che sia centrato il tema e bella in generale l’ambientazione del racconto, ma mi pare che manchi di trama, di accadimenti, di sostanza, delle tre componenti essenziali di una storia, insomma, premesse, svolgimento, finale. Cioè, c’è un inizio, c’è una parte centrale, c’è una fine, ma non sono un meccanismo narrativo che porti da qualche parte, non c’è: “è successo questo, allora c’è quella conseguenza…”
Questo, purtroppo, almeno per me, vuol dire che c’è il setup ma non il racconto. Alla prossima!
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
Beppe Roncari.
Ciao Valter, sì, ma le trovi solo in fumetteria. Sono fumetti belga o francesi, credo. Ciao!
Ciao Ophelia, ben trovata!
Il racconto parla di un altro universo, quindi il tema è centrato, anche se – a mio parere – non è un racconto di fantascienza, ma solo di ambientazione spaziale. Non ci sono i temi della fantascienza classica ma piuttosto una classica storia d’avventura.
Sotto questo punto di vista però il racconto non ha una marcia in più. Ha delle premesse che si verificano esattamente nelle conclusioni, senza nessun colpo di scena. La protagonista viene mandata a investigare l’effetto Oblio e perde la memoria. Ovvio. Nessun colpo di scena, quindi una trama piuttosto piatta, mi spiace.
Da punto di vista della coerenza, poi, se vogliamo, non ha senso mandare un essere vivente ad attivare una macchina. Potevano fare come i terresti che mandano i robot sonda, no?
Alla prossima!Ciao Valter!
Ho trovato il tuo racconto molto simile a quello dell’universo alternativo del fumetto “Locksley” in cui gli “Indiani” d’America hanno poteri e visioni e anticipano l’arrivo degli europei e generano una storia alternativa in cui sono loro preventivamente a conquistare l’Europa e Robin Hood diventa una sorta di capo della resistenza (il “L’ocksley” del titolo). Ti sei ispirato a questa storia?
Sul merito del racconto in sé sono un po’ tiepido. Mi pare che prenda valore solo dal “raccontato fuori onda” ma che in sé non abbia una struttura e una trama che gli permettano di camminare sulle proprie gambe. È un po’ una “strizzata d’occhio” al lettore, in frasi del tipo:Quello che sarebbe avvenuto dopo era ancora da scrivere, ma non sarebbe stato ciò che il re di Castiglia si aspettava.
Personalmente, questa tecnica non mi convince, mi pare che tolga al racconto, invece di dare.
Alla prossima, ciao!Grazie dei commenti, Aleliu.
Grazie anche a Maria Rosaria e Ophelia. Scusate se io non ho ancora postato commenti, rimedierò!
Grazie dei commenti! Solo per chiarire: la Workstation è innamorata del suo Grafico. Anche se questi la usa. Sigh! Triste, ma ogni tanto succede, rimanere anche con una persona che ci fa soffrire… In questo caso ovviamente le modelle non sono “puttane” ma la Workstation le chiama così proprio per una scenata di gelosia, lasciandosi andare con il suo psicologo, che si rivela però in combutta con il suo amato.
ahahah! grazie del commento, @Simone 😉
PS @Flavia – Con Cortana e Siri ormai i computer parlano che è un piacere (o un’inquietudine…). Prova a chieder loro: “Raccontami una barzelletta.”…
Ciao a tutti e grazie per i commenti.
@Zebratigrata il tema è affrontato così: “l’altro universo” è quello delle macchine. Mettersi dal punto di vista di ciò che trattiamo solo come “un oggetto”.
E poi c’è un’interpretazione più sottile che non pretendo che si colga: universo maschile e universo femminile, messi a confronto però a livello metaforico, mostrando la violenza e l’indifferenza dell’uomo sulla donna in un modo, spero, un po’ strano e originale, che faccia riflettere senza far storcere la bocca con “oh no! il solito racconto di violenza…”
Il grafico (l’uomo del racconto) pensa che quello che ha davanti è solo una “Workstation”, un oggetto, non la considera una persona, con i suoi sentimenti, e con estrema superficialità cancella anche una cosa eccezionale come la prima intelligenza artificiale passando un antivirus…
Non so, per me il tema è trattato, tu che ne dici? ^___^3 settembre 2015 alle 14:39 in risposta a: Gruppo UBERTI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #10493Classifica
(con titolo alternativo, scherzoso)
1. La guerra invisibile, di Flavia Imperi, “Stregata dalla tecnologia”
2. L’amante invisibile, di Serena Aronica, “Marito sornione gattone, la Canina attende moglie infedele”
3. Colpevole di non esistere, di Francesco Nucera, “La rivista dell’arma”
4. Un attimo, per sempre, di Vilma Cretti, “Lunga e diritta correva la strada… l’auto veloce correva…”
5. “Invisible Man”, di Adriano Muzzi, “Invisibile ma…”
6. Le Stringhe di Ermete, di Valter Carignano, “Allacciati le Stringe e va’ dove ti porta il cuore”
7. Ritorno a casa, di Alexandra Fischer, “Umano, troppo umano? No. Invisibile, troppo invisibile”
8. Il vecchio e le Colombe, di Damiano D’Andrea, “Bellissime colombe e stupidi piccioni”
9. Ombre, di M.R. Del Ciello, “Ombre sulla comprensione”
10. L’invisibilità, di Omaima Marfoq, “Invisible Woman: Origins”
Commenti
– Le Stringhe di Ermete, di Valter Carignano, “Allacciati le Stringe e va’ dove ti porta il cuore”
“Personaggio è trama” mi ha detto una volta qualcuno, forse lo sosteneva già Aristotele. Nel tuo caso, Valter, sono stato preoccupato fino alla fine del racconto che non fosse un racconto ma solo un “ritratto”, la presentazione di un personaggio, il tuo protagonista, e stop. Perché c’era il rischio non sottile che non succedesse niente, senza nessuna azione, non c’è infatti trama, non c’è racconto.
Ti salvi in corner con quel “Premette ‘invio’ e scomparve.”
Alla prossima, ciao!
– Ritorno a casa, di Alexandra Fischer, “Umano, troppo umano? No. Invisibile, troppo invisibile”
Ciao Alexandra! Crei una buona ambientazione, ma manca il racconto. Questo è il setup di un romanzo/racconto lungo fantasy, ma non è una storia in sé, a mio parere, anche perché è molto “raccontata” e non “mostrata”. Il rischio dell’infodump per introdurre un mondo si può avere solo se hai molti ma molti più caratteri a disposizione e la prospettiva di raccontare una lunga storia, altrimenti lasci il lettore un po’ con l’amaro in bocca per il piacere della bella scrittura ma per la mancanza di sostanza narrativa a cui aggrapparsi… Sorry per la critica, davvero, spero tu la prenda come (pro)positiva. Ciao! Alla prossima!
– Il vecchio e le Colombe, di Damiano D’Andrea, “Bellissime colombe e stupidi piccioni”
Ciao Damiano, ben trovato.
Piccione e colombo sono lo stesso animale, ma si chiamano “piccioni” quando si allude a quelli brutti che ammorbano le città come delle pesti, mentre le “colombe” bianche sono simbolo di purezza e pace. Usare indiscriminatamente i due termini mi pare un errore, a meno di non contestualizzare le voci: per il vecchio quei volatili sono “bellissime colombe”, per i passanti “stupidi piccioni”, qualcosa del genere.
Anche perché la voce è un elemento essenziale del tuo racconto.
Alla prossima!
– La guerra invisibile, di Flavia Imperi, “Stregata dalla tecnologia”
Ciao Flavia, complimenti! Horror-fantasy carino, che fa un po’ il verso alla Strega di Blair ma con un finale ironico e originale. Per un (felice, credo) errore di comprensione e lettura mi sono visto davanti la strega “sospesa” dal soffitto, come un ragno con la sua ragnatela, a testa in giù, con “ribaltamento” delle leggi naturali… Te lo suggerirei come miglioramento dell’immagine, rispetto al fatto di vederla “fluttuare” dal suolo. La frase che intendo indicarti è “i piedi neri sospesi dal pavimento”, chissà perché spontaneamente avevo letto “soffitto” e non “pavimento”… meglio, non credi? Ma è questione forse di gusti personali. Ciao! ^___^
– Un attimo, per sempre, di Vilma Cretti, “Lunga e diritta correva la strada… l’auto veloce correva…”
Ciao Vilma, ben trovata!
Bella storia, un po’ di difficile comprensione alla prima lettura, unico appunto che posso muoverti, essendo troppe le possibili opzioni (è il padre che guida e che si vede come dall’esterno? è un sogno? è un ricordo? è una proiezione astrale? è qualcosa di metafisico che succede veramente? o no?).
Alla fine credo che sia il padre che ha visto in modo metafisico la morte della figlia senza averla potuta impedire, la rivive “sempre”, ogni notte, in sogno. Che sia successo veramente o no, cambia forse poco.
Alla prossima!
– L’amante invisibile, di Serena Aronica, “Marito sornione gattone, la Canina attende moglie infedele”
Ciao Serena, carino, caustico, ironico, con finale a sorpresa. Personalmente il tema sessuale non mi ha infastidito. Forse non è originalissimo l’inizio, i sospetti del marito etc. ma poi la declinazione che gli dai merita un premio. Tanto più perché “se vuoi nascondere una cosa, mettila bene in vista” – che cosa c’è più invisibile di un cane fedele come amante? Chi più cieco di un marito che “non vuole vedere”? Brava, alla prossima! 😉
Ocio: “I giorno passano” refuso.
– Ombre, di M.R. Del Ciello, “Ombre sulla comprensione”
Ciao Maria Rosaria, ben trovata!
Allora, il tuo racconto non mi convince appieno, perché non si capisce cosa succede. Sembra che nel finale e con il particolare del dottore con il bastone che fa tac tac tu voglia forse allude al fatto che il Dr Miller sia il diavolo? Ma perché? E cosa gliene viene in tasca dall’immobilizzare il povero protagonista? Perché la moglie lo lascia? Non che nella realtà queste cose non capitino, ma in un racconto ci vuole un motivo per ogni dettaglio, altrimenti non si capisce la trama.
Ciao, alla prossima!
– “Invisible Man”, di Adriano Muzzi, “Invisibile ma…”
Ciao Adry666, ben trovato.
Il tuo racconto mi è piaciuto. All’inizio avevo dei dubbi, dato che mi sembrava che ci fosse un’incoerenza: invisibile la tuta dell’uomo ma non il veicolo. Non aveva senso. La cosa mi disturba ancora un po’ perché mi pare un piccolo “imbroglio” al lettore, per il gusto del colpo di scena finale. Non ne avevi bisogno, la tua storia sull’invisibilità della disabilità era già abbastanza forte da sola, senza dover ricorrere a questi mezzucci.
In “un inspiegabile fretta” refuso, manca l’apostrofo.
– L’invisibilità, di Omaima Marfoq, “Invisible Woman: Origins”
Ciao, Omaima Marfoq, ben trovata.
Il tuo scritto a mio parere non è un racconto ma l’incipit di una storia. C’è il classico evento scatenante (o “storia d’origine” , se fosse quella di un supereroe), come la protagonista perde la visibilità (o acquista il potere dell’invisibilità) ma nient’altro. Il resto è ambientazione, ma non trama. Quindi buon inizio, ma senza sviluppo.
Alla prossima!
– Colpevole di non esistere, di Francesco Nucera, “La rivista dell’arma”
Ciao Ceranu, ben ritrovato!
Racconto ironico carino. Questa battuta stona un po’ perché non è naturale: “«Nel 2020 sono quelli i più pericolosi.»”. Ti serve per dire che siamo nel 2010 ma potevi trovare un modo migliore per dirlo, anche solo metterlo nell’incipit.
Bello il finale.
Attento a un piccolo refuso, “mo” si scrive con l’apostrofo. Alla prossima!
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Beppe Roncari.
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Beppe Roncari.
Ciao Ceranu, ben ritrovato!
Racconto ironico carino. Questa battuta stona un po’ perché non è naturale: “«Nel 2020 sono quelli i più pericolosi.»”. Ti serve per dire che siamo nel 2010 ma potevi trovare un modo migliore per dirlo, anche solo metterlo nell’incipit.
Bello il finale.
Attento a un piccolo refuso, “mo” si scrive con l’apostrofo. Alla prossima!Ciao, Omaima Marfoq, ben trovata.
Il tuo scritto a mio parere non è un racconto ma l’incipit di una storia. C’è il classico evento scatenante (o “storia d’origine” , se fosse quella di un supereroe), come la protagonista perde la visibilità (o acquista il potere dell’invisibilità) ma nient’altro. Il resto è ambientazione, ma non trama. Quindi buon inizio, ma senza sviluppo.
Alla prossima!Ciao Adry666, ben trovato.
Il tuo racconto mi è piaciuto. All’inizio avevo dei dubbi, dato che mi sembrava che ci fosse un’incoerenza: invisibile la tuta dell’uomo ma non il veicolo. Non aveva senso. La cosa mi disturba ancora un po’ perché mi pare un piccolo “imbroglio” al lettore, per il gusto del colpo di scena finale. Non ne avevi bisogno, la tua storia sull’invisibilità della disabilità era già abbastanza forte da sola, senza dover ricorrere a questi mezzucci.
In “un inspiegabile fretta” refuso, manca l’apostrofo.Ciao Maria Rosaria, ben trovata!
Allora, il tuo racconto non mi convince appieno, perché non si capisce cosa succede. Sembra che nel finale e con il particolare del dottore con il bastone che fa tac tac tu voglia forse allude al fatto che il Dr Miller sia il diavolo? Ma perché? E cosa gliene viene in tasca dall’immobilizzare il povero protagonista? Perché la moglie lo lascia? Non che nella realtà queste cose non capitino, ma in un racconto ci vuole un motivo per ogni dettaglio, altrimenti non si capisce la trama.
Ciao, alla prossima!Thanks, Serena! 😉
Ciao Serena, carino, caustico, ironico, con finale a sorpresa. Personalmente il tema sessuale non mi ha infastidito. Forse non è originalissimo l’inizio, i sospetti del marito etc. ma poi la declinazione che gli dai merita un premio. Tanto più perché “se vuoi nascondere una cosa, mettila bene in vista” – che cosa c’è più invisibile di un cane fedele come amante? Chi più cieco di un marito che “non vuole vedere”? Brava, alla prossima! 😉
Ocio: “I giorno passano” refuso.Ciao Vilma, ben trovata!
Bella storia, un po’ di difficile comprensione alla prima lettura, unico appunto che posso muoverti, essendo troppe le possibili opzioni (è il padre che guida e che si vede come dall’esterno? è un sogno? è un ricordo? è una proiezione astrale? è qualcosa di metafisico che succede veramente? o no?).
Alla fine credo che sia il padre che ha visto in modo metafisico la morte della figlia senza averla potuta impedire, la rivive “sempre”, ogni notte, in sogno. Che sia successo veramente o no, cambia forse poco.
Alla prossima!Ciao Flavia, complimenti! Horror-fantasy carino, che fa un po’ il verso alla Strega di Blair ma con un finale ironico e originale. Per un (felice, credo) errore di comprensione e lettura mi sono visto davanti la strega “sospesa” dal soffitto, come un ragno con la sua ragnatela, a testa in giù, con “ribaltamento” delle leggi naturali… Te lo suggerirei come miglioramento dell’immagine, rispetto al fatto di vederla “fluttuare” dal suolo. La frase che intendo indicarti è “i piedi neri sospesi dal pavimento”, chissà perché spontaneamente avevo letto “soffitto” e non “pavimento”… meglio, non credi? Ma è questione forse di gusti personali. Ciao! ^___^
Ciao Alexandra! Crei una buona ambientazione, ma manca il racconto. Questo è il setup di un romanzo/racconto lungo fantasy, ma non è una storia in sé, a mio parere, anche perché è molto “raccontata” e non “mostrata”. Il rischio dell’infodump per introdurre un mondo si può avere solo se hai molti ma molti più caratteri a disposizione e la prospettiva di raccontare una lunga storia, altrimenti lasci il lettore un po’ con l’amaro in bocca per il piacere della bella scrittura ma per la mancanza di sostanza narrativa a cui aggrapparsi… Sorry per la critica, davvero, spero tu la prenda come (pro)positiva. Ciao! Alla prossima!
Sempre apprezzati sia commenti sia complimenti. Grazie per i dobloni, grazie mille per le mappe del tesoro! 😉 (Anche se – by the way – non condivido la critica, @Ceranu ^____^) Besos, hombre! Olè!
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Beppe Roncari.
Ciao Damiano, ben trovato.
Piccione e colombo sono lo stesso animale, ma si chiamano “piccioni” quando si allude a quelli brutti che ammorbano le città come delle pesti, mentre le “colombe” bianche sono simbolo di purezza e pace. Usare indiscriminatamente i due termini mi pare un errore, a meno di non contestualizzare le voci: per il vecchio quei volatili sono “bellissime colombe”, per i passanti “stupidi piccioni”, qualcosa del genere.
Anche perché la voce è un elemento essenziale del tuo racconto.
Alla prossima!“Personaggio è trama” mi ha detto una volta qualcuno, forse lo sosteneva già Aristotele. Nel tuo caso, Valter, sono stato preoccupato fino alla fine del racconto che non fosse un racconto ma solo un “ritratto”, la presentazione di un personaggio, il tuo protagonista, e stop. Perché c’era il rischio non sottile che non succedesse niente, senza nessuna azione, non c’è infatti trama, non c’è racconto.
Ti salvi in corner con quel “Premette ‘invio’ e scomparve.”
Alla prossima, ciao!Ciao a tutti, grazie e capisco i commenti, forse potevo essere più esplicito e meno criptico nel finale, per un gusto mio “poetico”
Scusate se ancora non commento e rispondo, appena tornato da un viaggio, ciao!Grazie mille dei commenti!
PS
Ho postato prima dell’una, poi ho sforato per togliere gli strani codici soliti. Grazie, ciao!31 luglio 2015 alle 20:49 in risposta a: Gruppo PAROLE: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #9605Bommarito Edition – Commenti e classifica
1. Tabula rasa, di Alberto Della Rossa, “Pagina bianca. Virgola nera.”
2. Il vecchio, di Diego Ducoli, “Padre e(s)terno”
3. Cuore di uranio, di Luigi Locatelli, “Cuore umanio”
4. P’ngieng, di Ambra Stancampiano, “La bimba perduta”
5. Pablo, di Angela, “El Pablo, El Padre y El Pueblo”
6. Sintetico borghese, di Serena Aronica, “Orgoglio g(r)ay”
7. Io, di Marco Roncaccia, “Io, Giotto e il G8”
8. Figlia di nessuno, di Alexia, “Manciukuò”
9. Un soffio di vento, di Angelo Frascella, “Eterni ritorni”
10. Schegge, di Adriano Muzzi, “Schegge di (non) ordinaria follia”
Commenti
– P’ngieng, di Ambra Stancampiano, “La bimba perduta”
Finale perfetto il tuo. Tutto cambia perché nulla cambi, eh? Mi è piaciuto molto il ribaltamento del, diciamo, “mito di Tarzan” o del buon selvaggio o del ragazzo-scimmia che dir si voglia.
Drammatico trovare così tanta “umanità” anche fra le scimmie, povera piccola bambina perduta!
Unica nota: solo conoscendo il contesto si apprezza davvero la storia.
– Pablo, di Angela, “El Pablo, El Padre y El Pueblo”
Bel racconto e buona ambientazione. Il tema mi sembra centrato e trattato in maniera originale. Storie simili si potrebbero ambientare anche in Italia fra gli zingari, no? Ma forse tu hai scelto un’ambientazione “altra” perché non volevi fare polemica.
Non sono sicuro che il tuo prete possa essere definito “parroco”. “Parroco” è sempre “parroco di”, come dire, “tenutario di” una parrocchia. Non so, se viene da una Mission sarà “padre”, ma non parroco.
– Figlia di nessuno, di Alexia, “Manciukuò”
La storia è bella e mi ha fatto piacere scoprirla. Il piacere è un po’ più intellettuale che estetico, perché narri molti eventi dall’esterno, dicendoci che la protagonista provava rabbia, umiliazione, voglia di vendetta etc. ma affidando questi sentimenti a una dicitura esplicita, invece che usare la tecnica che amo di più, cioè quella del non detto, del sottinteso. Non dirmi che provava rabbia, scrivimi quello che fa e sentirò io che prova rabbia. Rendo l’idea?
– Sintetico borghese, di Serena Aronica, “Orgoglio g(r)ay”
Nuovo stile e nuovi temi per te. Sui contenuti non ho niente da eccepire, ma la storia mi sembra un po’ eccessiva, montata al punto giusto per diventare una denuncia. Probabilmente sarebbero bastati tratti più tenui, le violenze invece mi sembrano da riformatorio più che da scuola.
Inoltre, se i nuovi compagni sapevano che aveva i genitori gay perché se la prendono con l’altro?
E perché la farsa della parrucca? Se i genitori avessero paura della propria identità mi pare strano che il figlio ne sia fiero… Fiero di che, se si nascondono?
– Io, di Marco Roncaccia, “Io, Giotto e il G8”
Racconto carino di rievocazione indiretta del G8 di Genova. Penso che tu sia stato presente di persona, vero? Comunque questo è irrilevante per la valutazione del racconto, solo una curiosità.
Mi pare che il segnale che fa scattare la crisi nel caso del SUV sia chiaro: un rimando visivo al Defender dei carabinieri, ma il rotolo di scotch usato come bracciale? Un richiamo all’estintore? O a una delle fasce indossate dai manifestanti? Mi sembra più debole, ma forse non l’ho capito io.
Mi pare solo strano che il protagonista ci metta così tanti anni a rendersi conto del perché quella data lo manda in tilt, o aveva rimosso a livello cosciente gli eventi del 20 luglio?
Insomma, qualche dubbio ma racconto carino.
– Tabula rasa, di Alberto Della Rossa, “Pagina bianco. Virgola nera.”
Bel racconto, delicato, stile impeccabile.
Mi sarebbe piaciuto che anche nel titolo avessi giocato sui pregiudizi di colore, per esempio ci vedrei più adatto il titolo “Pagina bianca” o “Punto nero”, che alludo ugualmente all’Alzheimer come “Tabula rasa” ma introducono già il tema del conflitto sotteso alla storia. Che ne pensi?
– Il vecchio, di Diego Ducoli, “Padre e(s)terno”
Passo volentieri sopra il fatto che tiri in ballo il Padreterno e Gesù perché il racconto è piacevole, ben scritto, lirico, e leggibilissimo come una metafora del rapporto padre-figlio.
Tutti i figli si disincantano (o addirittura si “devono disincantare”?) rispetto ai genitori, nessuno escluso. Rimane l’amarezza del fatto che il Figlio non può cambiare il Padre, inutile anche ritorcergli contro le stesse parole con cui il maggiore aveva “educato” il minore.
– Cuore di uranio, di Luigi Locatelli, “Cuore umanio”
A me il tuo racconto è piaciuto, soprattutto quando alla fine hai svelato che si trattava di robot e – per fortuna! – non di vampiri… Non so perché, ma di primo acchito temevo in una storia alla Twilight.
Ho dovuto rileggere due volte e ragionare per capire perché Michele e Lucia non possono stare insieme… perché i genitori robotici vogliono portarsi dietro il figlio nella fuga, giusto? Non sarebbe più altruistico andarsene loro e lasciare che lui si consoli coltivando il suo amore? Portarselo dietro, in una vita in fuga, è molto egoistico e quindi “umano”…
In un primo momento pensavo che magari non potessero stare assieme perché anche Lucia era un robot… insomma, la cosa mi ha confuso.
– Un soffio di vento, di Angelo Frascella, “Eterni ritorni”
A questo giro non ho apprezzato a pieno il tuo racconto.
Anche a me ha ricordato Neil Gaiman, soprattutto per il riferimento agli Eterni.
È carina l’idea della creatura che parla al creatore chiedendo di vivere, un po’ l’atmosfera di Foglia di Niggle di Tolkien se l’hai letto… ma non mi sembra ben amalgamato.
Attento che a un tratto dici:Il bambino si tirò su: “Juffri! Era tanto che non pensavo più a te.”
e poi:
“Mi dispiace, Juffri. Sono vecchio, ormai!”
Cosa che mi ha mandato in confusione.
– Schegge, di Adriano Muzzi, “Schegge di (non) ordinaria follia”
La tua storia non mi è piaciuta moltissimo, ho fatto fatica a seguirla e a entrare nella mente del protagonista, a tratti sembra davvero un bimbo ma per la maggior parte del tempo sembra un adulto che ragiona su quella che dovrebbe essere la rabbia di un bimbo vissuto in quelle condizioni, e quindi mi sento buttato fuori dall’immersione nella storia.Ciao Alberto,
A me il tuo racconto è piaciuto, soprattutto quando alla fine hai svelato che si trattava di robot e – per fortuna! – non di vampiri… Non so perché, ma di primo acchito temevo in una storia alla Twilight.
Ho dovuto rileggere due volte e ragionare per capire perché Michele e Lucia non possono stare insieme… perché i genitori robotici vogliono portarsi dietro il figlio nella fuga, giusto? Non sarebbe più altruistico andarsene loro e lasciare che lui si consoli coltivando il suo amore? Portarselo dietro, in una vita in fuga, è molto egoistico e quindi “umano”…
In un primo momento pensavo che magari non potessero stare assieme perché anche Lucia era un robot… insomma, la cosa mi ha confuso.
Alla prossima!Ciao Angela,
Bel racconto e buona ambientazione. Il tema mi sembra centrato e trattato in maniera originale. Storie simili si potrebbero ambientare anche in Italia fra gli zingari, no? Ma forse tu hai scelto un’ambientazione “altra” perché non volevi fare polemica.
Non sono sicuro che il tuo prete possa essere definito “parroco”. “Parroco” è sempre “parroco di”, come dire, “tenutario di” una parrocchia. Non so, se viene da una Mission sarà “padre”, ma non parroco.
Alla prossima!Ciao Serena, ben ritrovata.
Nuovo stile e nuovi temi per te. Sui contenuti non ho niente da eccepire, ma la storia mi sembra un po’ eccessiva, montata al punto giusto per diventare una denuncia. Probabilmente sarebbero bastati tratti più tenui, le violenze invece mi sembrano da riformatorio più che da scuola.
Inoltre, se i nuovi compagni sapevano che aveva i genitori gay perché se la prendono con l’altro?
E perché la farsa della parrucca? Se i genitori avessero paura della propria identità mi pare strano che il figlio ne sia fiero… Fiero di che, se si nascondono?
Alla prossima!Ciao Angelo, ben ritrovato.
A questo giro non ho apprezzato a pieno il tuo racconto.
Anche a me ha ricordato Neil Gaiman, soprattutto per il riferimento agli Eterni.
È carina l’idea della creatura che parla al creatore chiedendo di vivere, un po’ l’atmosfera di Foglia di Niggle di Tolkien se l’hai letto… ma non mi sembra ben amalgamato.
Attento che a un tratto dici:Il bambino si tirò su: “Juffri! Era tanto che non pensavo più a te.”
e poi:
“Mi dispiace, Juffri. Sono vecchio, ormai!”
Cosa che mi ha mandato in confusione.
Alla prossima!Ciao Adriano,
La tua storia non mi è piaciuta moltissimo, ho fatto fatica a seguirla e a entrare nella mente del protagonista, a tratti sembra davvero un bimbo ma per la maggior parte del tempo sembra un adulto che ragiona su quella che dovrebbe essere la rabbia di un bimbo vissuto in quelle condizioni, e quindi mi sento buttato fuori dall’immersione nella storia.
Alla prossima!Ciao Diego,
Passo volentieri sopra il fatto che tiri in ballo il Padreterno e Gesù perché il racconto è piacevole, ben scritto, lirico, e leggibilissimo come una metafora del rapporto padre-figlio.
Tutti i figli si disincantano (o addirittura si “devono disincantare”?) rispetto ai genitori, nessuno escluso. Rimane l’amarezza del fatto che il Figlio non può cambiare il Padre, inutile anche ritorcergli contro le stesse parole con cui il maggiore aveva “educato” il minore.
Bella prova, ciao!Ciao Alberto,
Bel racconto, delicato, stile impeccabile.
Mi sarebbe piaciuto che anche nel titolo avessi giocato sui pregiudizi di colore, per esempio ci vedrei più adatto il titolo “Pagina bianca” o “Punto nero”, che alludo ugualmente all’Alzheimer come “Tabula rasa” ma introducono già il tema del conflitto sotteso alla storia. Che ne pensi?
Ciao, a rileggerci!Ciao Marco, ben ritrovato.
Racconto carino di rievocazione indiretta del G8 di Genova. Penso che tu sia stato presente di persona, vero? Comunque questo è irrilevante per la valutazione del racconto, solo una curiosità.
Mi pare che il segnale che fa scattare la crisi nel caso del SUV sia chiaro: un rimando visivo al Defender dei carabinieri, ma il rotolo di scotch usato come bracciale? Un richiamo all’estintore? O a una delle fasce indossate dai manifestanti? Mi sembra più debole, ma forse non l’ho capito io.
Mi pare solo strano che il protagonista ci metta così tanti anni a rendersi conto del perché quella data lo manda in tilt, o aveva rimosso a livello cosciente gli eventi del 20 luglio?
Insomma, qualche dubbio ma racconto carino.
Alla prossima, ciao!
BeppeGrazie Marco! ^__^
Ciao Alexia, ben trovata.
La storia è bella e mi ha fatto piacere scoprirla. Il piacere è un po’ più intellettuale che estetico, perché narri molti eventi dall’esterno, dicendoci che la protagonista provava rabbia, umiliazione, voglia di vendetta etc. ma affidando questi sentimenti a una dicitura esplicita, invece che usare la tecnica che amo di più, cioè quella del non detto, del sottinteso. Non dirmi che provava rabbia, scrivimi quello che fa e sentirò io che prova rabbia. Rendo l’idea?
Comunque brava, ciao!
BeppeGrazie Alexia! 😉
Beh, Ambra, non se ne accorgono i genitori per una… “innocente distrazione”! 😛
Scherzi a parte, grazie per il tuo commento e per il tuo appunto. Ne farò tesoro.Ciao Ambra,
Finale perfetto il tuo. Tutto cambia perché nulla cambi, eh? Mi è piaciuto molto il ribaltamento del, diciamo, “mito di Tarzan” o del buon selvaggio o del ragazzo-scimmia che dir si voglia.
Drammatico trovare così tanta “umanità” anche fra le scimmie, povera piccola bambina perduta!
A rileggerci, ciao!
Beppe
Grazie Angela!
Mea culpa del Maiuscolo/minuscolo non coerente (e non starò a giustificarmi col fatto che ho scritto sul cellulare ;-)).
Grazie anche per le altre critiche sia a te sia ad Angelo.
Ciao!Ciao Angelo,
Ben ritrovato! Accetto anche se non condivido la tua critica. È un tipo di commento che per altri racconti ho fatto anche io in passato. Mi pare di aver delineato invece in pochi tratti sei caratteri (se non sei personaggi, per cui serve più spazio) attraverso il tono e le battute, il modo in cui parlano e pensano e agiscono, nei dialoghi, e quindi “mostrando” e non “raccontando”.
Insomma, per me il racconto è riuscito in sé anche senza la referenza scherzosa alla Bibbia che serve solo per rendere vicino al lettore l’idea di quello che può succedere a “livello cosmico” se si hanno dei genitori distratti che perdono in giro i loro bimbi.
Un abbraccio!
Beps 😉Ciao a tutti, ancora grazie per i commenti.
Immaginavo che la mia protagonista cieca uscisse di giorno per lavorare e non portasse nessuno a casa. Era sempre nuda la sera alla stessa ora perché tornata dal lavoro si faceva la doccia ed era convinta che la luce fosse spenta. E d’altronde non se ne curava. Speravo non fosse troppo forzato.
@Viviana: In una precedente stesura avevo messo la frase “era cieca” esplicita, ma mi pareva rovinasse un po’ l’atmosfera e rischiasse di essere troppo accondiscendente nei confronti del lettore, che è intelligente. Tutti hanno capito alla fine, per fortuna. Ciao! 😉 -
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