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Visto che mi è stata fatta notare più volte la cosa, rispondo:
nel racconto si legge della torta “un poco disintegrata”… In generale è un accostamento sbagliato. Ma errori del genere (a mio parere eh) possono passare se la voce narrante è la protagonista della storia… possono ulteriormente caratterizzarla. Un eloquio perfetto, da prof, sarebbe stato in questo caso l’errore più grave.Ciao, Luana.
Grazie anche a te per commento e lettura!Ciao, Daniele.
Passo da qui anche se apparteniamo a gironi diversi. Indirettamente ti devo molto: fu grazie a una tua intervista che, anni fa, scoprii il mondo delle palestre letterarie su internet. Sono felice della tua partecipazione!
Passando al racconto: è stata una lettura molto piacevole sia perché lo scritto è molto scorrevole (e di questo sono sicurissimo che tu ne sia consapevole) sia perché la trama incuriosisce fin dall’inizio, generando nella mente del lettore possibili epiloghi. Il punto di forza sta nel fatto che il finale è un bel colpo di scena tanto inaspettato quanto ben giustificato dagli indizi che hai lasciato dietro di te.
C’è molto di non detto, certo, ma io apprezzo di più questo genere di racconti (sopratutto nel breve) piuttosto che i racconti dove si pretende di spiegare tutto per filo e per segno: il lettore deve riflettere! Il ruolo attivo nella letteratura non deve essere solo quello dello scrittore, insomma! -_-
Comunque, un racconto di genere, di puro intrattenimento, che raggiunge a pieno il suo scopo.Grazie per il commento e per l’attenta lettura, Emiliano!
16 giugno 2015 alle 18:58 in risposta a: Gruppo ELVIRA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #8004COMMENTI
Alessandro Duino, Ossessione
Ciao, Alessandro.
Trovo che nel tuo pezzo ci siano pro e contro.
Credo che tu abbia saputo ben gestire il flusso dei pensieri del protagonista, portando con essi il lettore all’interno del delirio. Da qui, però, sorgono i primi dubbi: da cosa deriva questo delirio? Si intuisce appena che il protagonista ha commesso un duplice omicidio… ma la mancanza di dettagli, come qualche immagine della scena del crimine, mette in dubbio questa mia interpretazione.
Credo che avresti potuto sacrificare qualche frase del delirio in favore di alcune immagini flash-back (ovviamente, questo consiglio è valido se ho dato la giusta interpretazione del tuo racconto). Credo che, almeno nei tuoi intenti, il tema dell’edizione sia rispettata… anche se la cosa non è chiarissima e avrebbe forse meritato una maggiore attenzione in termini di caratteri.
Ps. Hai avuto dei problemi in fase di stesura? La mancanza di spazi non facilita la lettura, sebbene il testo sia relativamente breve, occhio! 😉Alla prossima!
Luana Mazzi, 26-14-11…
Ciao, Luana.
Elemento positivo del tuo racconto è l’atmosfera che vai a evocare che, assieme allo scenario, riescono a creare precise immagini nella mente del lettore.
Ci sono però tante imprecisioni per quanto riguarda la parte strettamente narrativa, ma hai ampi margini di miglioramento. Attenzione ai tempi verbali: se imposti la narrazione in terza persona passato remoto, frasi come questa stonanoera uno di quei momenti dove non vuoi altro che stare a casa.
e ancora
Era doloroso, quasi sadico, rimanere in piedi quando tutti intorno a te cadono.
Questo è un errore perché è la voce narrante a dirlo. Altra valutazione avrei dato nel caso in cui fosse stato un pensiero del protagonista e, quindi, virgolettato.
Presta attenzione anche alla punteggiatura. Le frasi indipendenti l’una dall’altra non vanno separate da una semplice virgola, ma da segni più decisi come punto o punto e virgola. Per aiutarti nel contesto della punteggiatura, leggi più volte il tuo brano a voce alta così da renderti conto del ritmo che stai imprimendo al racconto.
Per quanto riguarda la trama, avrei preferito ci fosse un messaggio di fondo o che almeno il racconto portasse a una riflessione su un qualche tema… son fatto così… ma questo non è per forza un difetto all’interno di questo contest.
Comunque, sei nel posto giusto per migliorare! A rileggerti.
ps. Posso chiederti perché quel titolo? O_O
Emiliano Grisostolo – Dolly
Ciao, Emiliano e ben trovato.
Allora, al di là dell’idea al centro del tuo racconto, ritengo che ci siano diverse cose da rivedere.
Hai usato quasi tutti i 3k caratteri a disposizione ma, per quello che dici, dovevi usarne al massimo mille. Pur essendo un racconto brevissimo, infatti, la narrazione è molto lenta e pesante: non è necessario che descrivi ogni singolo passo mosso dalla protagonista: è controproducente.
Ci dici troppe cose fin dall’inizio tanto che si capisce troppo presto dove vuoi andare a parare: il finale è troppo telefonato.
Se posso permettermi un consiglio: avresti potuto arricchire la narrazione con flashback: ricordi e dialoghi. Avresti potuto mettere più sentimento in queste poche righe.
Il difetto minore del racconto è il titolo, Dolly. Il cane non ha un ruolo così nevralgico… o almeno non per quanto si legge.Spero di rileggerti il mese prossimo. Qui dentro si migliora in fretta 😉
Invernomuto, Routine Cromatica
Ciao, ben ritrovato!
Mi sono piaciuti diversi aspetti del tuo racconto: sia l’idea alla base che la sua realizzazione. Ho apprezzato i pensieri e le azioni del protagonista, li ho trovati coerenti. Non mi è dispiaciuto nemmeno l’aspetto più strettamente narrativo, ovvero hai impresso un buon ritmo.
Credo tuttavia che tu sia inciampato nei punti nevralgici del racconto: a metà e alla fine. A metà, quando vi è il cambio di situazione, quando inizia la terapia cromatica, dovrebbe esserci un cambiamento che ben separi la parte introduttiva dalla parte “presente”, facendo entrare nel vivo dell’azione lo spettatore. Ecco questo non avviene e il lettore continua a vivere la storia in modo un poco distaccato.
Per quanto riguarda il finale, la frase/colpo di scena sa troppo di spieghino… potresti renderla più efficace e più *vera*.
Al di là di questi (discutibilissimi) miei suggerimenti, credo tu abbia svolto una prova positiva!
Alla prossima.
Francesco Iorio, Un oscuro pellegrinaggio
Ciao, Francesco.
Devo ammettere che, con questo brano, mi hai messo in difficoltà.
Non riesco a comprenderlo a pieno e non mi è chiaro se questa sia una mia mancanza o una tua mancanza o entrambe le cose…
Resti sul vago e dipingi uno scenario onirico che si presta a più interpretazioni, almeno nella mia mente. Devo ammettere che questo bianco e nero e la costante presenza dell’inchiostro sono elementi intriganti che danno un impronta ben caratterizzata a tutto lo scritto.
Eppure, sebbene abbia ricevuto buone impressioni, non riesco ad afferrare la storia… è come se mi sfuggisse dalle mani… Se questo era il tuo intento: bene! Altrimenti avresti potuto inserire qualche suggerimento in più per il lettore.
Comunque, mi hai incuriosito e aspetto di leggere qualche altro tuo pezzo!
Sharon Galano, I giganti
Ciao, Sharon.
La tua storia non riesce a convincermi: è come se girasse intorno a se stessa senza trovare un perché. Mi spiego. La narrazione si incentra sul protagonista che brama di ritrovare il padre, la cui scomparsa è per qualche motivo legata alla prostituta (?) che abita davanti alla sua casa. Ma proprio nel finale, quando tutti i nodi dovrebbero venire al pettine, questa ricerca cade nel vuoto. Non voglio essere cattivo nella critica, ma la mia impressione (con il finale di cui sopra) è di un racconto senza un perché.
La narrazione incespica un po’, causa alcune ripetizioni di parole e concetti. Ma questo è un aspetto secondario, in questo caso, dal momento che credo che con più tempo a disposizione avresti affinato tranquillamente il tutto.
A rileggerti!
Alberto Della Rossa, Alla deriva
Ciao, Alberto!
Da vincitore della passata edizione (e a proposito, complimenti!) anche questa volta non ti smentisci. Sei molto bravo a scrivere, riesci a rappresentare su “carta” le situazioni che immagini. I dialoghi sono credibili e rispetti gli equilibri con la parte narrata. Il risultato è un racconto scorrevole che si legge con piacere. L’atmosfera è ben resa e in essa fai calare il lettore. Tutto il racconto è funzionale alla tua interpretazione del tema (ne abbiamo dato la stessa interpretazione, sebbene con racconti molto differenti) e raggiungi il tuo scopo.
Son felice di essere capitato nel tuo stesso girone.
A rileggerti presto.
Adriano Muzzi, Se solo avessi
Ciao Adriano.
Che piacevole sorpresa questo tuo racconto. Completamente diverso, nel genere e nella struttura, da quello della passata edizione. Hai dimostrato di saperti destreggiare bene in più genere e, in questo caso, a mio parere centri il bersaglio!
Mi è piaciuta molto la storia che delinei… emerge il sentimento, il rimorso e il dolore del padre. Con pochi dettagli ben gestiti fai capire al lettore quello che è avvenuto nel passato. E l’immagine del padre che scrive la sua dedica al figlio perduto è ben vivida. La voce narrante è bella presente.
Che dire… anche questa volta mi sono piaciute le immagini che hai evocato con le tue perifrasi. Bravo!
Giulio Marchese, Luce
Ciao e ben ritrovato, Giulio.
Questo mese ti sei imbarcato in una storia troppo grande per essere compressa negli spazi di Minuti Contati. Un errore che capita spesso di fare. Vedi che dedichi più della metà della storia a descrivere le peripezie burocratiche che il protagonista è costretto a vivere nel suo futuro e poi concludi con quella che doveva essere la trama del tuo racconto fin dalle battute iniziali. Lo spazio risicato che dedichi alla tua storia, poi, non fa nemmeno comprendere a pieno la tua interpretazione della specifica. Ci son tanti punti di domanda che hai aperto e che, per causa di forze maggiori, non sei riuscito a corredare di adeguata risposta. Il culmine della vicenda, l’assassinio della donna, sfiora appena il protagonista e quindi non coinvolge il lettore. E ben non si comprende di chi parli facendo cenno agli “incubi”.
Alla prossima!
Enrico Nottoli, La finestra al primo piano
Ciao, Enrico.
La tua è sicuramente una buona prova. Hai caratterizzato bene la voce narrante e, di conseguenza, il protagonista. Hai colorito la narrazione con piccole sfumature che ho davvero apprezzato come “Avrà avuto sui trentasette anni, credo. L’età in cui sbocciano le donne.” oppure “quasi tutte le sere, mi mettevo appoggiato allo stesso muro sperando che lei fosse lì e, a dire il vero, nel sessantotto per cento dei casi la trovavo”.
Non posso dire che tu abbia imbastito una storia appassionante o che mi abbia toccato nel profondo, ma sei riuscito a mettere sentimento nel pitturare un aspetto “segreto” e caratterizzante del tuo personaggio.
Alla prossima!
Luca Pagnini, La lezione
Ciao, Luca.
E’ la prima volta che ti incrocio e devo ammettere che è stato un piacere leggere il tuo racconto. Sei bravo e la storia diverte fino al palesare l’ironia nel finale. Riesci bene a trattenere l’attenzione del lettore, a incuriosire. I tre personaggi sono tutti ben caratterizzati e distinti. Hai sicuramente raggiunto il tuo scopo e “superato la prova”. Se in classifica preferisco altre storie alla tua è semplicemente per l’emozione che riescono ad evocare o il ragionamento che nascondono alla radice; particolarità che vanno oltre il saper scrivere.
Spero di rileggerti presto.
CLASSIFICA
1. Adriano Muzzi, Se solo avessi
2. Alberto Della Rossa, Alla deriva
3. Enrico Nottoli, La finestra al primo piano
4. Luca Pagnini, La lezione
5. Francesco Iorio, Un oscuro pellegrinaggio
6. Invernomuto, Routine Cromatica
7. Alessandro Duino, Ossessione
8. Sharon Galano, I giganti
9. Luana Mazzi, 26-14-11…
10. Emiliano Grisostolo, Dolly
11. Giulio Marchese, LuceCiao, Luca.
E’ la prima volta che ti incrocio e devo ammettere che è stato un piacere leggere il tuo racconto. Sei bravo e la storia diverte fino al palesare l’ironia nel finale. Riesci bene a trattenere l’attenzione del lettore, a incuriosire. I tre personaggi sono tutti ben caratterizzati e distinti. Hai sicuramente raggiunto il tuo scopo e “superato la prova”. Se in classifica preferisco altre storie alla tua è semplicemente per l’emozione che riescono ad evocare o il ragionamento che nascondono alla radice; particolarità che vanno oltre il saper scrivere.
Spero di rileggerti presto.Ciao, Enrico.
La tua è sicuramente una buona prova. Hai caratterizzato bene la voce narrante e, di conseguenza, il protagonista. Hai colorito la narrazione con piccole sfumature che ho davvero apprezzato come “Avrà avuto sui trentasette anni, credo. L’età in cui sbocciano le donne.” oppure “quasi tutte le sere, mi mettevo appoggiato allo stesso muro sperando che lei fosse lì e, a dire il vero, nel sessantotto per cento dei casi la trovavo”.
Non posso dire che tu abbia imbastito una storia appassionante o che mi abbia toccato nel profondo, ma sei riuscito a mettere sentimento nel pitturare un aspetto “segreto” e caratterizzante del tuo personaggio.
Alla prossima!Ciao e ben ritrovato, Giulio.
Questo mese ti sei imbarcato in una storia troppo grande per essere compressa negli spazi di Minuti Contati. Un errore che capita spesso di fare. Vedi che dedichi più della metà della storia a descrivere le peripezie burocratiche che il protagonista è costretto a vivere nel suo futuro e poi concludi con quella che doveva essere la trama del tuo racconto fin dalle battute iniziali. Lo spazio risicato che dedichi alla tua storia, poi, non fa nemmeno comprendere a pieno la tua interpretazione della specifica. Ci son tanti punti di domanda che hai aperto e che, per causa di forze maggiori, non sei riuscito a corredare di adeguata risposta. Il culmine della vicenda, l’assassinio della donna, sfiora appena il protagonista e quindi non coinvolge il lettore. E ben non si comprende di chi parli facendo cenno agli “incubi”.
Alla prossima!Ciao Adriano.
Che piacevole sorpresa questo tuo racconto. Completamente diverso, nel genere e nella struttura, da quello della passata edizione. Hai dimostrato di saperti destreggiare bene in più genere e, in questo caso, a mio parere centri il bersaglio!
Mi è piaciuta molto la storia che delinei… emerge il sentimento, il rimorso e il dolore del padre. Con pochi dettagli ben gestiti fai capire al lettore quello che è avvenuto nel passato. E l’immagine del padre che scrive la sua dedica al figlio perduto è ben vivida. La voce narrante è bella presente.
Che dire… anche questa volta mi sono piaciute le immagini che hai evocato con le tue perifrasi. Bravo!Ciao, Alberto!
Da vincitore della passata edizione (e a proposito, complimenti!) anche questa volta non ti smentisci. Sei molto bravo a scrivere, riesci a rappresentare su “carta” le situazioni che immagini. I dialoghi sono credibili e rispetti gli equilibri con la parte narrata. Il risultato è un racconto scorrevole che si legge con piacere. L’atmosfera è ben resa e in essa fai calare il lettore. Tutto il racconto è funzionale alla tua interpretazione del tema (ne abbiamo dato la stessa interpretazione, sebbene con racconti molto differenti) e raggiungi il tuo scopo.
Son felice di essere capitato nel tuo stesso girone.
A rileggerti presto.Ciao, Sharon.
La tua storia non riesce a convincermi: è come se girasse intorno a se stessa senza trovare un perché. Mi spiego. La narrazione si incentra sul protagonista che brama di ritrovare il padre, la cui scomparsa è per qualche motivo legata alla prostituta (?) che abita davanti alla sua casa. Ma proprio nel finale, quando tutti i nodi dovrebbero venire al pettine, questa ricerca cade nel vuoto. Non voglio essere cattivo nella critica, ma la mia impressione (con il finale di cui sopra) è di un racconto senza un perché.
La narrazione incespica un po’, causa alcune ripetizioni di parole e concetti. Ma questo è un aspetto secondario, in questo caso, dal momento che credo che con più tempo a disposizione avresti affinato tranquillamente il tutto.
A rileggerti!Ciao, Francesco.
Devo ammettere che, con questo brano, mi hai messo in difficoltà.
Non riesco a comprenderlo a pieno e non mi è chiaro se questa sia una mia mancanza o una tua mancanza o entrambe le cose…
Resti sul vago e dipingi uno scenario onirico che si presta a più interpretazioni, almeno nella mia mente. Devo ammettere che questo bianco e nero e la costante presenza dell’inchiostro sono elementi intriganti che danno un impronta ben caratterizzata a tutto lo scritto.
Eppure, sebbene abbia ricevuto buone impressioni, non riesco ad afferrare la storia… è come se mi sfuggisse dalle mani… Se questo era il tuo intento: bene! Altrimenti avresti potuto inserire qualche suggerimento in più per il lettore.
Comunque, mi hai incuriosito e aspetto di leggere qualche altro tuo pezzo!Ciao, ben ritrovato!
Mi sono piaciuti diversi aspetti del tuo racconto: sia l’idea alla base che la sua realizzazione. Ho apprezzato i pensieri e le azioni del protagonista, li ho trovati coerenti. Non mi è dispiaciuto nemmeno l’aspetto più strettamente narrativo, ovvero hai impresso un buon ritmo.
Credo tuttavia che tu sia inciampato nei punti nevralgici del racconto: a metà e alla fine. A metà, quando vi è il cambio di situazione, quando inizia la terapia cromatica, dovrebbe esserci un cambiamento che ben separi la parte introduttiva dalla parte “presente”, facendo entrare nel vivo dell’azione lo spettatore. Ecco questo non avviene e il lettore continua a vivere la storia in modo un poco distaccato.
Per quanto riguarda il finale, la frase/colpo di scena sa troppo di spieghino… potresti renderla più efficace e più *vera*.
Al di là di questi (discutibilissimi) miei suggerimenti, credo tu abbia svolto una prova positiva!
Alla prossima.Ciao, Emiliano e ben trovato.
Allora, al di là dell’idea al centro del tuo racconto, ritengo che ci siano diverse cose da rivedere.
Hai usato quasi tutti i 3k caratteri a disposizione ma, per quello che dici, dovevi usarne al massimo mille. Pur essendo un racconto brevissimo, infatti, la narrazione è molto lenta e pesante: non è necessario che descrivi ogni singolo passo mosso dalla protagonista: è controproducente.
Ci dici troppe cose fin dall’inizio tanto che si capisce troppo presto dove vuoi andare a parare: il finale è troppo telefonato.
Se posso permettermi un consiglio: avresti potuto arricchire la narrazione con flashback: ricordi e dialoghi. Avresti potuto mettere più sentimento in queste poche righe.
Il difetto minore del racconto è il titolo, Dolly. Il cane non ha un ruolo così nevralgico… o almeno non per quanto si legge.Spero di rileggerti il mese prossimo. Qui dentro si migliora in fretta 😉
Ciao, Luana.
Elemento positivo del tuo racconto è l’atmosfera che vai a evocare che, assieme allo scenario, riescono a creare precise immagini nella mente del lettore.
Ci sono però tante imprecisioni per quanto riguarda la parte strettamente narrativa, ma hai ampi margini di miglioramento. Attenzione ai tempi verbali: se imposti la narrazione in terza persona passato remoto, frasi come questa stonanoera uno di quei momenti dove non vuoi altro che stare a casa.
e ancora
Era doloroso, quasi sadico, rimanere in piedi quando tutti intorno a te cadono.
Questo è un errore perché è la voce narrante a dirlo. Altra valutazione avrei dato nel caso in cui fosse stato un pensiero del protagonista e, quindi, virgolettato.
Presta attenzione anche alla punteggiatura. Le frasi indipendenti l’una dall’altra non vanno separate da una semplice virgola, ma da segni più decisi come punto o punto e virgola. Per aiutarti nel contesto della punteggiatura, leggi più volte il tuo brano a voce alta così da renderti conto del ritmo che stai imprimendo al racconto.
Per quanto riguarda la trama, avrei preferito ci fosse un messaggio di fondo o che almeno il racconto portasse a una riflessione su un qualche tema… son fatto così… ma questo non è per forza un difetto all’interno di questo contest.
Comunque, sei nel posto giusto per migliorare! A rileggerti.
ps. Posso chiederti perché quel titolo? O_O
Ciao, Alessandro.
Trovo che nel tuo pezzo ci siano pro e contro.
Credo che tu abbia saputo ben gestire il flusso dei pensieri del protagonista, portando con essi il lettore all’interno del delirio. Da qui, però, sorgono i primi dubbi: da cosa deriva questo delirio? Si intuisce appena che il protagonista ha commesso un duplice omicidio… ma la mancanza di dettagli, come qualche immagine della scena del crimine, mette in dubbio questa mia interpretazione.
Credo che avresti potuto sacrificare qualche frase del delirio in favore di alcune immagini flash-back (ovviamente, questo consiglio è valido se ho dato la giusta interpretazione del tuo racconto). Credo che, almeno nei tuoi intenti, il tema dell’edizione sia rispettata… anche se la cosa non è chiarissima e avrebbe forse meritato una maggiore attenzione in termini di caratteri.
Ps. Hai avuto dei problemi in fase di stesura? La mancanza di spazi non facilita la lettura, sebbene il testo sia relativamente breve, occhio! 😉Alla prossima!
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da
Callagan.
Ciao, Sharon!
Grazie tante per lettura e commento!-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 11 mesi fa da
Callagan.
Ciao, Linda, grazie anche a te per il commento.
Come ho già avuto modo di spiegare, la parte iniziale non è una semplice introduzione che precede gli eventi importanti del racconto. La prima parte ha importanza di per sé stessa dal momento che è la rappresentazione della *quotidianità* (i due, più che battibeccare, giocano come spesso fanno le coppie) che viene uccisa dall’avvento della guerra.
L’uomo decide di partire in guerra come tanti padri di famiglia hanno fatto nel passato e faranno ancora nel futuro, non ho giudicato necessario giustificare il suo comportamento (ed è proprio quello che alcuni di voi mi rimproverano, sebbene io continui a restare della mia idea).
“L’ambientazione è vaga”: sono andato a elevare il concetto di guerra al di sopra degli eventi storici, ma ho conservato comunque delle caratteristiche che si possono leggere nel racconto: per una fazione contendente, si tratta di una guerra patriottica, per difendere (o meglio, nel caso, riconquistare con la forza) i “propri confini nazionali”.Ciao, @Ceranu, grazie per il commento.
Ho invece dei dubbi sull’ambientazione. Partiamo dalla toponomastica: Piazza della Democrazia e Parco dell’Avvenire mi fanno pensare a una dittatura Cristiana, ma non ce ne sono tracce nel racconto, quindi rimane solo una mia idea. Poi c’è l’uomo con il banchetto che raccoglie adesioni, quindi non siamo in dittatura, ma vicini (non so quanto) a una guerra. Ma contro di chi? C’è stata una secessione, un’invasione straniera?
Perché dittatura cristiana?
Non ho fatto riferimenti a dittature…
Sul “tipo” di guerra: l’arringa dell’uomo al banchetto dovrebbe rispondere al tuo dubbio…quei porci! Sputano sul sangue versato dai nostri avi! E adesso i nostri compatrioti vivono costretti in terra straniera! Ma l’Italia ha detto basta! Non ci faremo più mettere i piedi in testa da nessuno! Il nostro passato parla per noi! Che si ficchino su per il culo la loro indipendenza, noi andiamo a riprendere la nostra terra! Forza, signori, arruolatevi: patria o morte!
Una qualche parte d’Italia ha dichiarato la sua indipendenza; fatto che evidentemente l’Italia non accetta. Quindi, a seconda dei punti di vista, la guerra può essere vista sia come guerra di secessione che invasione straniera… e sempre cambiando punti di vista si possono mettere altri aggettivi di fianco a “guerra”.
Ciao! Grazie anche a te per il commento.
A presto su questi lidi.Ciao, Angelo, grazie per il commento.
Ho dato per scontato il fatto che Pietro non sia stato convinto di punto in bianco a partire in guerra dal primo oratore incontrato per strada. L’uomo avrà il suo background, le sue idee politiche e i suoi valori che l’hanno portato a compiere quel passo. Omettere queste informazioni per dar spazio, invece, all’incipit che hai letto è stata una scelta.
Il “battibecco giocoso” va a evidenziare come la guerra si abbatti sulla quotidianità, distruggendola. Questo è uno dei temi che ho voluto toccare nel racconto.
Certo, con più k in più avrei potuto giustificare la decisione di Pietro all’interno di una determinata scena ma, ecco, non l’ho trovato essenziale…
E non ho trovato essenziale né far riferimento a un particolare tempo storico né a un particolare avvenimento. Ho voluto mettere in risalto la guerra associata al concetto di patria e dar un ulteriore spunto di riflessione…Ps. Non ho mai letto Scalzi, è stata una coincidenza
Pps. Grazie per i consigli, ne farò tesoro dovessi ritornare sul racconto per ampliarlo.
Ciao, omonimo, e grazie a te per il commento.
In realtà ho ambientato il racconto in una sorta di distopia.
Forse fai riferimento alle “lire” per la seconda parte “al passato”?
Tutt’oggi si parla di “ritorno alla lira”, cosa che ho messo in atto nella mia distopia.Alla prossima!
CLASSIFICA E COMMENTI
1. Karki – Filippo Santaniello
Ciao, Filippo.
Nel combattimento tra cani su cui ruota la tua storia, il tema è pienamente rispettato.
La tua è stata davvero un’ottima prova di scrittura. Non solo la lettura scorre che un piacere, ma si lascia apprezzare per la caratterizzazione data dal narrato in prima persona: davvero ben gestito. Il racconto dà l’opportunità di immedesimarsi per un attimo nella vita del protagonista, guardare con i suoi occhi e pensare con la sua testa. A mio parere, hai raggiunto a pieno l’obbiettivo che ti eri proposto.
2. Solo un vecchio – Angelo Frascella
Ciao, Angelo.
Un ex combattente che combatte con la solitudine e un passato pesante: il tema è rispettato.
Non ho nessunissimo appunto da farti, il racconto mi è piaciuto e non tanto per la trama, che non ha niente di speciale e si può leggere pure su wikipedia (lo ammetto, ho cercato Terry Bollea su google e sono andato su “vita privata”!), ma per come esponi la vicenda: in modo limpido e originale, mentre la lettura va via scorrevole. Non riuscivo a immaginare cosa potesse avvenire istante per istante, e il primo obbiettivo di una storia deve essere quello della non prevedibilità (il lettore deve essere motivato ad andare avanti, insomma).
Certo, se avessi conosciuto in principio le vicende personali di Hulk Hogan non sarei stato tanto sorpreso, ma se non le conoscevo ci sarà pure un motivo?
Buon lavoro!
3. Black Rain – Adriano Muzzi
Ciao, Adriano.
Combattere per la sopravvivenza è il filo rosso che attraversa tutto il racconto, ragione per cui il tema è rispettato. Mi piace il tuo modo di scrivere, molto scorrevole, e le immagini che riesci ad evocare. Probabilmente, una storia del genere necessitava di un numero maggiore di caratteri dal momento che non sono riuscito a entrare in piena empatia con il protagonista: la sua morte non mi ha suscitato le emozioni che avrebbe dovuto.
Mi rimane inoltre un dubbio: leggendo, ho inteso che Tom conosceva bene il modo di entrare nel quartiere dei ricchi e che, quindi, non era un novizio in azioni simili. Riflettendo successivamente sulla sua morte, invece, mi sono convinto che era al suo primo tentativo e che nessun povero, mai nella storia, sia riuscito ad entrar là dentro e uscirne vivo… Mi puoi chiarire le tue intenzioni?
Comunque, in definitiva la tua è stata una buona prova. Di seguito qualche ulteriore appunto.come dita che si muovevano in un blocco di gomma liquida il tempo si allungava, si assottigliava, si bucava e rimaneva appiccicato alla mente umida e scura.
Forse è più corretto impostare la similitudine al presente “come dita che si muovono”. In ogni caso questo periodo mi piace sia per l’originalità che per le immagini che riflette, coerenti con l’ambientazione.
L’acqua aveva diluito le lacrime di Tom, si erano perdute per sempre nella pioggia.
Qui c’è un cambio di soggetto tra una frase e l’altra. Credo, quindi, che il “che” prima di “si erano perdute” non possa essere sottinteso.
4. Il mio nome è Legione – David Galligani
Ciao, David.
Il tema è rispettato: c’è una battaglia nella quale si combatte, c’è qualcosa per combattere e qualcuno contro cui.
A me è piaciuta l’idea di fondo, ben sviscerata nel secondo paragrafo, che merita sicuramente di essere approfondita. Cosa che la ristrettezza dei caratteri non ti ha permesso di fare: infatti il finale è affrettato, troppo veloce e poco chiaro; privo, infine, del pathos che merita.
Per quanto riguarda la scrittura: bene. La lettura scorre veloce e ai dialoghi serrati, che movimentano l’intero racconto, si alternano descrizioni essenziali che fanno il loro dovere.
5. Hasta Siempre – Francesco Nucera
Ciao, Francesco.
Il racconto tratta della battaglia quotidiana e personale del protagonista: il tema della sfida è rispettato.
Per quel che hai scritto, per come lo narri, credo avresti fatto meglio a usare la narrazione in prima persona. In terza persona si danno informazioni che il lettore percepisce come veritiere (anche se non lo sono), cosa che non accade nella narrazione in prima persona dove si ha sempre ben chiaro che quel che si legge esce dalla “mente” del protagonista.
Ad esempio:Una lacrima gli riga la guancia, è triste; non perché sente che sta lasciando il mondo, ma perché sa che da domani nessuno parlerà più delle lotte proletarie.
Non è credibile che nessuno, dopo di lui, affronterà più quel discorso. Ma è credibile che questa sia una sua convinzione.
La narrazione in terza persona si scontra con i tuoi intenti anche in un altro caso:Apre la porta, anzi no, si apre da sola perché la fotocellula l’ha anticipato.
Una frase del genere ha senso solo se frutto dei pensieri del protagonista. Scritta in terza persona, invece, è un’espressione goffa che rema contro una buona lettura.
Il racconto è molto malinconico ed è apprezzabile dal momento in cui, non ho dubbi, questa era la tua intenzione. L’apice della malinconia si raggiunge nella conclusione, e questo va a tuo favore. Eppure, ripeto, tutto è affievolito dal tipo di narrazione. Il consiglio è di provare a riscriverlo in prima persona e vedere se, in questo modo, cresce anche l’impatto emotivo.
6. Un’estate di borgata – Alberto Della Rossa
Ciao, Alberto.
Hai rispettato il tema della sfida, non ci sono dubbi su questo.
Hai dimostrato di saper gestire bene la narrazione in prima persona e il racconto si legge senza difficoltà. Quel che gli manca, invece, è il pathos. Credo che sia troppo piatto per tutta la prima parte, con troppi ricordi e pensieri che si accavallano nella testa del protagonista; la parte finale d’azione risulta troppo veloce in confronto a quanto precede e non scatena emozioni. Al contrario di quanto mi è successo leggendo il racconto di Filippo Santaniello, che è simile al tuo come scelta narrativa, nel tuo caso non sono riuscito a entrare in empatia col protagonista (cosa che dovrebbe essere essenziale sopratutto in un racconto del genere).
Ovviamente, le mie impressioni sono del tutto soggettive. A livello di scrittura il racconto non è affatto male, ma gli manca qualcosa…
Spero di essermi spiegato ed esserti stato d’aiuto.
7. Trappola per topi – Manuel Piredda
Ciao, Manuel.
Metterò in evidenza quanto non mi ha convinto del racconto, stante il fatto che hai rispettato il tema del concorso.
Il brano è spezzato in due da una parte introduttiva che si contrappone al finale all’insegna dell’azione. Le due parti sono nettamente divise da un brusco cambio di prospettiva che al momento della lettura mi ha lasciato disorientato. A mio parere, avresti potuto gestire meglio il racconto concentrandoti sull’azione al presente (ovvero tutta la parte finale) e inserendovi qua e là le informazioni che invece hai raggruppato tutte all’inizio.
(Spero di essermi spiegato!)
Da rivedere anche la punteggiatura: abusi del ruolo della virgola, quando invece puoi optare per i due punti o per un bel punto. Il mio consiglio è quello di rileggerti il racconto ad alta voce, in modo da evidenziare le pause imposte dalla punteggiatura.
Ad esempio, nell’incipit l’ideale sarebbe mettere i due punti:Mangrovie e melma a perdita d’occhio, sotto il limo solo radici, coccodrilli e charlie gonfi d’acqua mangiati a metà dai rettili: questo era lo scenario regalato da Zio Sam ai poveracci mandati a morire per il suo onore in posti dai nomi impronunciabili.
Attenzione anche ai tempi verbali:
Le pareti del tunnel mi hanno accolto come un grembo, mentre mi calavo dentro nel silenzio più assoluto; la melma che cola lenta dalle pareti rende la galleria scivolosa e puzzolente, la mano che scorre piano lungo il perimetro umido mi permette di trovare la via senza accendere la torcia, un fascio di luce nel momento sbagliato significherebbe la morte nella migliore delle possibilità.
Qui salti da un tempo all’altro, mentre potresti (dovresti?) usare il presente che utilizzi costantemente da quel momento in poi.
8. La lunga attesa – Alexandra Fischer
Ciao, Alexandra.
Nel descrivere un “mezzogiorno di fuoco” di un futuro immaginario o di un mondo parallelo, rispetti il tema.
La forma del racconto è generalmente buona, sebbene credo tu debba intervenire in questo punto:Mordecai, impassibile, nonostante il dolore, gli sussurra l’ordine ipnotico opposto a quello usato per svegliarlo.
La parola è: Sonno Profondo.Perché al posto di far dire alla voce narrante “La parola è: Sonno Profondo.” non apri una finestra di dialogo e fai pronunciare le parole direttamente da Mordecai?
Credo poi che dovresti lavorare maggiormente sulla chiarezza: chiarezza della trama, sì, ma anche chiarezza delle azioni. Nella parte finale si fatica a comprendere chi dice cosa e chi fa cosa. Ad esempio, non sono convinto ancora totalmente che la battuta “– L’ho fatto per voi, dopo avervi inoculato la cura contro la Peste della Follia. Era per non perdere il vostro sapere.” sia di Mordecai.
Certo, infine, un numero tanto limitato di caratteri non gioca nemmeno a tuo favore e al tuo dar vita a mondi paralleli e a situazioni ignote al lettore: non c’è lo spazio materiale per far entrare il lettore in quel mondo.
9. Apocalisse – Serena Aronica
Ciao, Serena.
Il tema della sfida, almeno negli intenti, è rispettato. L’hai chiarito anche nel finale:Avremmo combattuto per il nostro piccolo amore. Avremmo difeso il nostro diritto di essere felici, qui su questo pavimento, in questo mondo di neri scarafaggi.
Piuttosto, hai sostituito il futuro anteriore con il condizionale… dovrebbe essere “Avremo combattuto; Avremo difeso”. Presta attenzione, perché per due volte hai scritto erroneamente la prima persona del passato remoto: Uscii, non uscìì; Sentii, non sentìì.
Per quanto riguarda la forma, la narrazione, non ho nulla da rimproverarti, anzi la lettura viaggia scorrevole e questo è già un bel pregio. Quel che non mi convince è il racconto di per sé stesso, macchiato da un “peccato originale”: trasferire le sensazioni e le percezioni umane nel mondo animale. Per spiegarmi: avrei apprezzato di più uno sforzo a immaginare (inventare?) il punto di vista dello scarafaggio, un essere che vive principalmente d’istinti, che non conosce l’idea di “sedia” o di “finestra”, che ha percezioni completamente diverse dalle nostre nei confronti di quegli oggetti.
Parlare di un sentimento umano e complesso come l’amore, con protagonisti gli scarafaggi, non mi convince. Almeno non posto in questi termini.
Spero di essermi spiegato e di esserti stato di qualche aiuto…
10. L’Arena – Linda De Santi
Ciao, Linda.
Il combattimento è al centro del tuo racconto, quindi il tema di questo mese è rispettato.
Il ritmo e i modi del narrato sono quelli giusti, c’è il giusto equilibrio tra dialogo e azione. Il problema del racconto, piuttosto, è che non succede niente… o almeno, niente di veramente interessante. Ok, i protagonisti sono presi da questo nuovo gioco… e poi? Il lettore pretende, e sono sicuro che anche tu, da lettrice, quando prendi in mano un libro pretendi… pretendi che i protagonisti non vadano semplicemente al mercato a comprare il pane (spero di essermi spiegato).
In sostanza, il grosso problema di questo racconto è che manca lo scossone, un apice, un colpo di scena… qualcosa che smuova la piattezza…Sono passati due mesi da quando io e Edo abbiamo scoperto l’Arena e da allora è il nostro appuntamento fisso del venerdì. Non si è mai visto niente di così realistico come i combattimenti nell’Arena
La ripetizione di “Arena” qui è voluto? Se è voluto, allora, l’idea che trasmette è quella di un bambino/adolescente super euforico. Se questa era la tua intenzione, va benissimo.
Quando usciamo dall’Arena siamo eccitatissimi per la vittoria.
“Show, don’t tell”… Non dirmi che sono “eccitatissimi… mostramelo.
Spero di esserti stato d’aiuto!
11. Ad ognuno il suo nemico – Marco Roncaglia
Ciao Marco.
La vita della tua protagonista è un continuo combattere, per cui il tema è rispettato in pieno.
Ho apprezzato l’idea alla base del tuo racconto e anche l’idea di sviluppo, con i 5 nemici da affrontare. Il problema è che la divisione in 5 paragrafi in una quantità di spazio tanto limitata ti indirizza verso una narrazione tanto raccontata e poco (per nulla) vissuta. Se dovessi scrivere un romanzo, un racconto lungo, diviso in quei 5 capitoli/nemici, avresti tutto il tempo per entrare nel reale vissuto della protagonista, far sentire le sue emozioni, i suoi dolori. Il tuo compito, da scrittore, dovrebbe essere quello di far entrare il lettore dentro la storia: in uno spazio tanto limitato di caratteri il modo (un modo) è quello di gettare il lettore direttamente nell’azione, nella realtà, nella situazione: quindi dialoghi, azione, emozioni. Nel concreto, potevi concentrarti su uno dei 5 diversi paragrafi.
Comprendo che avresti dovuto rinunciare alla morale che si coglie nel finale, ma bisogna in fondo fare delle scelte.
Spero di esserti stato d’aiuto.
12. Territorio di caccia – Alessandro Duino
Ciao, Alessandro.
Il tema di questo mese era “combattere” e, personalmente, non riesco a vederlo soddisfatto nell’atto della caccia a esseri inermi.
Diverse cose mi fanno pensare che, nel campo della scrittura, tu sia alle primissime armi. Non da ultimo il fatto che hai sfruttato appena un terzo dei caratteri a disposizione, andando ad occupare mille battute con una sorta di sommario… il progetto di una storia.
Al racconto mancano i protagonisti… almeno uno, nel quale il lettore può immedesimarsi per entrare nella storia. Mancando protagonisti, mancano dialoghi. Hai descritto una situazione vista dall’alto, non hai avuto il coraggio di scendere a terra e viverla.
Per quanto riguarda la trama che hai delineato, da quel che ho capito, si tratta di una realtà rovesciata nella quale gli animali cacciano gli umani. Personalmente, non amo le storie nelle quali soltanto alla fine si scopre che il punto di vista è quello animale e non umano (“colpo di scena” di cui si è stra-abusato e, se frequenterai, come ti auguro, questi forum in futuro, vedrai che se ne continuerà ad abusare).
Non amo nemmeno il far calare sentimenti, emozioni, modi di fare umani nel mondo animale. Perché lo apprezzi… lo si deve fare dannatamente bene come nel “Il Pianeta delle Scimmie”.Ciao, Linda.
Il combattimento è al centro del tuo racconto, quindi il tema di questo mese è rispettato.
Il ritmo e i modi del narrato sono quelli giusti, c’è il giusto equilibrio tra dialogo e azione. Il problema del racconto, piuttosto, è che non succede niente… o almeno, niente di veramente interessante. Ok, i protagonisti sono presi da questo nuovo gioco… e poi? Il lettore pretende, e sono sicuro che anche tu, da lettrice, quando prendi in mano un libro pretendi… pretendi che i protagonisti non vadano semplicemente al mercato a comprare il pane (spero di essermi spiegato).
In sostanza, il grosso problema di questo racconto è che manca lo scossone, un apice, un colpo di scena… qualcosa che smuova la piattezza…Sono passati due mesi da quando io e Edo abbiamo scoperto l’Arena e da allora è il nostro appuntamento fisso del venerdì. Non si è mai visto niente di così realistico come i combattimenti nell’Arena
La ripetizione di “Arena” qui è voluto? Se è voluto, allora, l’idea che trasmette è quella di un bambino/adolescente super euforico. Se questa era la tua intenzione, va benissimo.
Quando usciamo dall’Arena siamo eccitatissimi per la vittoria.
“Show, don’t tell”… Non dirmi che sono “eccitatissimi… mostramelo.
Spero di esserti stato d’aiuto!Ciao Marco.
La vita della tua protagonista è un continuo combattere, per cui il tema è rispettato in pieno.
Ho apprezzato l’idea alla base del tuo racconto e anche l’idea di sviluppo, con i 5 nemici da affrontare. Il problema è che la divisione in 5 paragrafi in una quantità di spazio tanto limitata ti indirizza verso una narrazione tanto raccontata e poco (per nulla) vissuta. Se dovessi scrivere un romanzo, un racconto lungo, diviso in quei 5 capitoli/nemici, avresti tutto il tempo per entrare nel reale vissuto della protagonista, far sentire le sue emozioni, i suoi dolori. Il tuo compito, da scrittore, dovrebbe essere quello di far entrare il lettore dentro la storia: in uno spazio tanto limitato di caratteri il modo (un modo) è quello di gettare il lettore direttamente nell’azione, nella realtà, nella situazione: quindi dialoghi, azione, emozioni. Nel concreto, potevi concentrarti su uno dei 5 diversi paragrafi.
Comprendo che avresti dovuto rinunciare alla morale che si coglie nel finale, ma bisogna in fondo fare delle scelte.
Spero di esserti stato d’aiuto.Ciao, Alessandro.
Il tema di questo mese era “combattere” e, personalmente, non riesco a vederlo soddisfatto nell’atto della caccia a esseri inermi.
Diverse cose mi fanno pensare che, nel campo della scrittura, tu sia alle primissime armi. Non da ultimo il fatto che hai sfruttato appena un terzo dei caratteri a disposizione, andando ad occupare mille battute con una sorta di sommario… il progetto di una storia.
Al racconto mancano i protagonisti… almeno uno, nel quale il lettore può immedesimarsi per entrare nella storia. Mancando protagonisti, mancano dialoghi. Hai descritto una situazione vista dall’alto, non hai avuto il coraggio di scendere a terra e viverla.
Per quanto riguarda la trama che hai delineato, da quel che ho capito, si tratta di una realtà rovesciata nella quale gli animali cacciano gli umani. Personalmente, non amo le storie nelle quali soltanto alla fine si scopre che il punto di vista è quello animale e non umano (“colpo di scena” di cui si è stra-abusato e, se frequenterai, come ti auguro, questi forum in futuro, vedrai che se ne continuerà ad abusare).
Non amo nemmeno il far calare sentimenti, emozioni, modi di fare umani nel mondo animale. Perché lo apprezzi… lo si deve fare dannatamente bene come nel “Il Pianeta delle Scimmie”.Ciao, David.
Il tema è rispettato: c’è una battaglia nella quale si combatte, c’è qualcosa per combattere e qualcuno contro cui.
A me è piaciuta l’idea di fondo, ben sviscerata nel secondo paragrafo, che merita sicuramente di essere approfondita. Cosa che la ristrettezza dei caratteri non ti ha permesso di fare: infatti il finale è affrettato, troppo veloce e poco chiaro; privo, infine, del pathos che merita.
Per quanto riguarda la scrittura: bene. La lettura scorre veloce e ai dialoghi serrati, che movimentano l’intero racconto, si alternano descrizioni essenziali che fanno il loro dovere.Ciao, Alberto.
Hai rispettato il tema della sfida, non ci sono dubbi su questo.
Hai dimostrato di saper gestire bene la narrazione in prima persona e il racconto si legge senza difficoltà. Quel che gli manca, invece, è il pathos. Credo che sia troppo piatto per tutta la prima parte, con troppi ricordi e pensieri che si accavallano nella testa del protagonista; la parte finale d’azione risulta troppo veloce in confronto a quanto precede e non scatena emozioni. Al contrario di quanto mi è successo leggendo il racconto di Filippo Santaniello, che è simile al tuo come scelta narrativa, nel tuo caso non sono riuscito a entrare in empatia col protagonista (cosa che dovrebbe essere essenziale sopratutto in un racconto del genere).
Ovviamente, le mie impressioni sono del tutto soggettive. A livello di scrittura il racconto non è affatto male, ma gli manca qualcosa…
Spero di essermi spiegato ed esserti stato d’aiuto.Ciao, Filippo.
Nel combattimento tra cani su cui ruota la tua storia, il tema è pienamente rispettato.
La tua è stata davvero un’ottima prova di scrittura. Non solo la lettura scorre che un piacere, ma si lascia apprezzare per la caratterizzazione data dal narrato in prima persona: davvero ben gestito. Il racconto dà l’opportunità di immedesimarsi per un attimo nella vita del protagonista, guardare con i suoi occhi e pensare con la sua testa. A mio parere, hai raggiunto a pieno l’obbiettivo che ti eri proposto.Ti spiego perché l’ho trovato irrealistico.
Tu scrivima la guerra contro l’ignoranza non dà soste e lui torna tutte le sere al circolo e cerca di tramandare alle nuove leve i principi partigiani di suo padre. I colori stanno cambiando, adesso è il verde quello dell’odio
dove mi lasci intendere che la storia è ambientata ai giorni nostri. E ai giorni nostri la morte di un vecchio comunista non significa la fine dei discorsi sulle lotte proletarie.
Poi, probabilmente a questo punto, sono io che ho interpretato in questo modo mentre tu volevi ambientare il tutto in un futuro non meglio identificato. 😉Ciao, Angelo.
Un ex combattente che combatte con la solitudine e un passato pesante: il tema è rispettato.
Non ho nessunissimo appunto da farti, il racconto mi è piaciuto e non tanto per la trama, che non ha niente di speciale e si può leggere pure su wikipedia (lo ammetto, ho cercato Terry Bollea su google e sono andato su “vita privata”!), ma per come esponi la vicenda: in modo limpido e originale, mentre la lettura va via scorrevole. Non riuscivo a immaginare cosa potesse avvenire istante per istante, e il primo obbiettivo di una storia deve essere quello della non prevedibilità (il lettore deve essere motivato ad andare avanti, insomma).
Certo, se avessi conosciuto in principio le vicende personali di Hulk Hogan non sarei stato tanto sorpreso, ma se non le conoscevo ci sarà pure un motivo?
Buon lavoro!Ciao, Francesco.
Il racconto tratta della battaglia quotidiana e personale del protagonista: il tema della sfida è rispettato.
Per quel che hai scritto, per come lo narri, credo avresti fatto meglio a usare la narrazione in prima persona. In terza persona si danno informazioni che il lettore percepisce come veritiere (anche se non lo sono), cosa che non accade nella narrazione in prima persona dove si ha sempre ben chiaro che quel che si legge esce dalla “mente” del protagonista.
Ad esempio:Una lacrima gli riga la guancia, è triste; non perché sente che sta lasciando il mondo, ma perché sa che da domani nessuno parlerà più delle lotte proletarie.
Non è credibile che nessuno, dopo di lui, affronterà più quel discorso. Ma è credibile che questa sia una sua convinzione.
La narrazione in terza persona si scontra con i tuoi intenti anche in un altro caso:Apre la porta, anzi no, si apre da sola perché la fotocellula l’ha anticipato.
Una frase del genere ha senso solo se frutto dei pensieri del protagonista. Scritta in terza persona, invece, è un’espressione goffa che rema contro una buona lettura.
Il racconto è molto malinconico ed è apprezzabile dal momento in cui, non ho dubbi, questa era la tua intenzione. L’apice della malinconia si raggiunge nella conclusione, e questo va a tuo favore. Eppure, ripeto, tutto è affievolito dal tipo di narrazione. Il consiglio è di provare a riscriverlo in prima persona e vedere se, in questo modo, cresce anche l’impatto emotivo.Ciao, Serena.
Il tema della sfida, almeno negli intenti, è rispettato. L’hai chiarito anche nel finale:Avremmo combattuto per il nostro piccolo amore. Avremmo difeso il nostro diritto di essere felici, qui su questo pavimento, in questo mondo di neri scarafaggi.
Piuttosto, hai sostituito il futuro anteriore con il condizionale… dovrebbe essere “Avremo combattuto; Avremo difeso”. Presta attenzione, perché per due volte hai scritto erroneamente la prima persona del passato remoto: Uscii, non uscìì; Sentii, non sentìì.
Per quanto riguarda la forma, la narrazione, non ho nulla da rimproverarti, anzi la lettura viaggia scorrevole e questo è già un bel pregio. Quel che non mi convince è il racconto di per sé stesso, macchiato da un “peccato originale”: trasferire le sensazioni e le percezioni umane nel mondo animale. Per spiegarmi: avrei apprezzato di più uno sforzo a immaginare (inventare?) il punto di vista dello scarafaggio, un essere che vive principalmente d’istinti, che non conosce l’idea di “sedia” o di “finestra”, che ha percezioni completamente diverse dalle nostre nei confronti di quegli oggetti.
Parlare di un sentimento umano e complesso come l’amore, con protagonisti gli scarafaggi, non mi convince. Almeno non posto in questi termini.
Spero di essermi spiegato e di esserti stato di qualche aiuto…Ciao, Adriano.
Combattere per la sopravvivenza è il filo rosso che attraversa tutto il racconto, ragione per cui il tema è rispettato. Mi piace il tuo modo di scrivere, molto scorrevole, e le immagini che riesci ad evocare. Probabilmente, una storia del genere necessitava di un numero maggiore di caratteri dal momento che non sono riuscito a entrare in piena empatia con il protagonista: la sua morte non mi ha suscitato le emozioni che avrebbe dovuto.
Mi rimane inoltre un dubbio: leggendo, ho inteso che Tom conosceva bene il modo di entrare nel quartiere dei ricchi e che, quindi, non era un novizio in azioni simili. Riflettendo successivamente sulla sua morte, invece, mi sono convinto che era al suo primo tentativo e che nessun povero, mai nella storia, sia riuscito ad entrar là dentro e uscirne vivo… Mi puoi chiarire le tue intenzioni?
Comunque, in definitiva la tua è stata una buona prova. Di seguito qualche ulteriore appunto.come dita che si muovevano in un blocco di gomma liquida il tempo si allungava, si assottigliava, si bucava e rimaneva appiccicato alla mente umida e scura.
Forse è più corretto impostare la similitudine al presente “come dita che si muovono”. In ogni caso questo periodo mi piace sia per l’originalità che per le immagini che riflette, coerenti con l’ambientazione.
L’acqua aveva diluito le lacrime di Tom, si erano perdute per sempre nella pioggia.
Qui c’è un cambio di soggetto tra una frase e l’altra. Credo, quindi, che il “che” prima di “si erano perdute” non possa essere sottinteso.
Ciao, Alexandra.
Nel descrivere un “mezzogiorno di fuoco” di un futuro immaginario o di un mondo parallelo, rispetti il tema.
La forma del racconto è generalmente buona, sebbene credo tu debba intervenire in questo punto:Mordecai, impassibile, nonostante il dolore, gli sussurra l’ordine ipnotico opposto a quello usato per svegliarlo.
La parola è: Sonno Profondo.Perché al posto di far dire alla voce narrante “La parola è: Sonno Profondo.” non apri una finestra di dialogo e fai pronunciare le parole direttamente da Mordecai?
Credo poi che dovresti lavorare maggiormente sulla chiarezza: chiarezza della trama, sì, ma anche chiarezza delle azioni. Nella parte finale si fatica a comprendere chi dice cosa e chi fa cosa. Ad esempio, non sono convinto ancora totalmente che la battuta “– L’ho fatto per voi, dopo avervi inoculato la cura contro la Peste della Follia. Era per non perdere il vostro sapere.” sia di Mordecai.
Certo, infine, un numero tanto limitato di caratteri non gioca nemmeno a tuo favore e al tuo dar vita a mondi paralleli e a situazioni ignote al lettore: non c’è lo spazio materiale per far entrare il lettore in quel mondo.Ciao, Manuel.
Metterò in evidenza quanto non mi ha convinto del racconto, stante il fatto che hai rispettato il tema del concorso.
Il brano è spezzato in due da una parte introduttiva che si contrappone al finale all’insegna dell’azione. Le due parti sono nettamente divise da un brusco cambio di prospettiva che al momento della lettura mi ha lasciato disorientato. A mio parere, avresti potuto gestire meglio il racconto concentrandoti sull’azione al presente (ovvero tutta la parte finale) e inserendovi qua e là le informazioni che invece hai raggruppato tutte all’inizio.
(Spero di essermi spiegato!)
Da rivedere anche la punteggiatura: abusi del ruolo della virgola, quando invece puoi optare per i due punti o per un bel punto. Il mio consiglio è quello di rileggerti il racconto ad alta voce, in modo da evidenziare le pause imposte dalla punteggiatura.
Ad esempio, nell’incipit l’ideale sarebbe mettere i due punti:Mangrovie e melma a perdita d’occhio, sotto il limo solo radici, coccodrilli e charlie gonfi d’acqua mangiati a metà dai rettili: questo era lo scenario regalato da Zio Sam ai poveracci mandati a morire per il suo onore in posti dai nomi impronunciabili.
Attenzione anche ai tempi verbali:
Le pareti del tunnel mi hanno accolto come un grembo, mentre mi calavo dentro nel silenzio più assoluto; la melma che cola lenta dalle pareti rende la galleria scivolosa e puzzolente, la mano che scorre piano lungo il perimetro umido mi permette di trovare la via senza accendere la torcia, un fascio di luce nel momento sbagliato significherebbe la morte nella migliore delle possibilità.
Qui salti da un tempo all’altro, mentre potresti (dovresti?) usare il presente che utilizzi costantemente da quel momento in poi.
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Callagan.
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