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Ciao Eleonora!
Faccio incursione da un altro gruppo. Trovo che questo racconto sia scritto molto, molto bene e mi ha emozionata. L’uso della seconda persona – scelta ardua – la storia che si dipana piano piano, con un finale potente. Il tema è sviluppato in un modo sottile ma calzante: le ali della notte sono quella straziante voglia di libertà di ragazzi allo sbando, che vanno oltre i limiti per sentirsi vivi, come troppi fanno nella realtà, finendo sulla cronaca nera, usando l’oscurità come luogo di perdizione.
Ho adorato il “Batman dell’alta gradazione”, una trovata da applauso.Che dire… bello bello, complimenti.
Eh, il punto di vista, croce e delizia dello scrittore! Trovo anche io grosse difficoltà quando voglio far sapere qualcosa, ma senza far uscire il lettore dall’immedesimazione. Leggendo i grandi scrittori sto cercando di carpire quei modi sottili di far arrivare comunque le informazioni come per esempio scrivendo delle sensazioni, particolari che il protagonista non coglie ma il lettore sì (ma ancora non è che mi riesca un granchè XD) . Comunque se e quando scrivi una seconda parte voglio leggerla, facci sapere!
Ciao Marco!
Una storia “acre”, dal finale geniale, che strappa per forza una risata. Come al solito ti distingui per uno stile particolare, dalla scelta della terminologia ai personaggi strampalati, per i quali non si può non tifare.
Hai sviluppato il tema in modo originale, centratissimo a mio avviso.
Bellissima l’immagine del protagonista che si allena sulla Tangenziale, mi hai davvero stuzzicato l’immaginario!Qualche svista/refuso:
– Per quanto non ami i due punti, penso che dopo “ho due passioni” ci vadano proprio
– Clark KEnt! supereroe, non filosofo! (o era voluta?) XD
– “io amo la strada, …” la virgola
– “mongolino, demente o scemo” li avrei messi fra virgolette o corsivoComplimenti per il racconto, che nello spazio di una frenata fa emozionare, ridere e provare tristezza per un meraviglioso antieroe.
Ciao Francesco!
Un racconto ben scritto, l’ultima terribile sera in famiglia per una donna misteriosa, consapevole che il domani sarà una pagina bianca. Titolo stupendo e una capacità sopra la media di evocare emozioni.
Un difetto che trovo nella storia, però, è l’eccessivo mistero. Non sappiamo né chi sia la nonna, quale ruolo abbia, perché venga portata via e da chi. Un po’ troppo insomma! 😀Sul finale, non avrei detto “la donna”… non rende tanto l’estraneità e la perdita di memoria, mi sembra più un errore di pdv. Avrei omesso il soggetto piuttosto, ma è una sottigliezza!
Ottimo racconto, lo stile non è acqua.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 6 mesi fa da
Flavia Imperi.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 6 mesi fa da
Flavia Imperi.
Alzo il cappello di fronte alla scelta, se fatta con consapevolezza. Però ma rimango dell’idea, a livello di gusto personale, che la mancanza di segni non faciliti la lettura. Che dire, ogni scelta particolare porta con sé pregi e difetti!
Ciao Diego!
Che bello leggere una storia d’amore, peraltro di altri tempi. Hai reso delle immagini d’effetto, come il “carico più prezioso del mondo”, che mi hanno emozionata. (sigh) L’unico appunto, forse, è che sembra più una scena di un romanzo che un racconto breve, che per quanto sia difficile, dovrebbe sempre apparire auto-conclusivo. Qui viene da dire “ok, e poi? Che è successo prima? Che succederà dopo?”. Avresti potuto renderlo conclusivo con una frase finale più d’effetto forse. Il che è indice del fatto che è una bella storia, ma non va a favore della lunghezza.
Qualche appunto:
– attento ai possessivi, meglio usarne di meno per rendere più pulita la lettura.
Es. “Mi stringo forte la cappa intorno al corpo”, “mi” è superfluo, appesantisce.
– Ti consiglio di andare a capo solo quando serve e non a ogni frase, altrimenti spezzi il ritmo. Andare a capo è una precisa scelta stilistica, ma andandoci sempre commetti un errore tecnico.
– Mancano un po’ di virgole, per es. “cambiati, non andrai lontana”; “una mela, che ingurgita con piacere”; “sembrano un’infinità, ora che”.
– “quegli stupendi occhi neri”Un racconto avvincente, l’ho apprezzato molto. Hai uno stile evocativo e fai in modo che le scene di rivelino piano piano, in modo avvincente, complimenti!
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 6 mesi fa da
Flavia Imperi.
Ciao Ambra!
A mio parere scrivi molto bene. Il racconto è fluido, piacevole e interessante. Ho immaginato un’atmosfera un po’ steampunk, non so se era negli intenti!
Delinei bene il protagonista, con pochi tratti lo rendi interessante e viene voglia di saperne di più. Forse per il tipo di racconto, così breve, il colpo di scena è un po’ azzardato, nel senso che non si capisce la motivazione. Chi è l’uomo con gli occhiali da sole, e perché trasforma la gente in pipistrelli? Se ci fosse qualche elemento che fa capire un minimo di scopo dell’antagonista, la storia sarebbe perfetta.
A livello stilistico, visto che scegli le parole in modo efficace, ti consiglierei di usare meno aggettivi. Spesso un aggettivo appropriato (come riesci già bene a fare) è più efficace di due. 😀
L’unico che non mi è piaciuto è stato “un brivido umido”, che non ha molto senso a mio avviso.
Il tema direi che non è preso, è presissimo!
Un racconto di buon livello.-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 6 mesi fa da
Flavia Imperi.
Ciao Luchiastro!
Devo confessare di non essere riuscita a seguire bene il susseguirsi degli eventi della storia, diversi punti mi rimangono oscuri. Apri la storia puntando il faro sui soldi che gli sono stati regalati, sottolineandolo anche nel finale con i 50 euro, ma non si capisce che importanza abbia questo nell’economia della storia.
L’evento centrale, l’incontro con la escort, è appena accennato e quasi non si nota.
Un’altro punto importante sono i dialoghi: mancano i segni d’interpunzione e non si capisce chi parla.
Simpatica l’idea della escort con due nomi, e il finale un po’ “assurdo” con il messaggio della fidanzata, che dà un tocco umoristico a tutta la vicenda e spiega il titolo e l’interpretazione del tema.
Nel complesso un racconto piacevole ma che non scorre in modo fluido.
A rileggerci!Ciao Pierluigi, benvenuto!
Hai sviluppato il tema del contest in un modo molto poetico e profondo, però la tua storia non è un vero e proprio racconto, piuttosto un insieme di considerazioni e riflessioni, inframezzare da un’immagine statica, seppure intensa. Tutto quello che esprimi in questi 2796 caratteri è perfetto per una storia, denota una grande sensibilità e la voglia di esprimersi, ma non arriva “fuori”, al lettore, a chi non ti conosce, perché non è veicolato da personaggi, eventi, simboli, dialoghi. E’ raccontato e non narrato, mentre un principio della buona narrativa è “show don’t tell”: mostra, non dire. Fammelo vivere tramite una storia, espedienti.
Qualche accorgimento tecnico:
– evita i puntini di sospensione come la peste. Non servono, se non per lasciare un enunciato a metà o in pochissime altre occasioni.
– evita le D eufoniche. Vanno messe solo per separare due vocali uguali (per es. ed Elisa; ad Asti… )
– attento agli spazi, sia dopo i puntini, sia per separare i trattini (es. -anche se non vuoi- andrebbe scritto – anche se non vuoi – )Sono sicura che qui a MC troverai pane per i tuoi denti!
Ciao Alberto,
il tuo racconto evoca emozioni forti, narri bene la trascuratezza e il dolore di un bambino che “non sa giocare” (immagine che ho apprezzato molto), lasciando un senso di amarezza e orrore alla fine della storia. La narrazione scorre e il punto di vista mi sembra reso molto bene.
Il tema è preso “in negativo”: ali tarpate, strappate insieme all’innocenza dell’infanzia.
Attento però ai dialoghi, che vanno sempre segnati con uno dei metodi classici (linea lunga, virgolette, etc).Ciao Angela,
la tua storia suscita molta tenerezza, è delicata, e narrata con un ritmo che trovo perfetto per la trama. Scorre bene ed è narrata in modo chiaro, forse l’unica cosa che mi ha lasciata un po’ perplessa è la verosimiglianza della situazione (un bambino lasciato con un nonno mentalmente malato… possibile che nessuno se ne sia accorto?) e il finale aperto, poetico ma che lascia con dubbi fastidiosi (e ora che fine farà?).Qualche accorgimento:
gli provocava le crisi che lo facevano urlare con le vene del collo
Così sembra che urli tramite le vene del collo. Scriverei: “con tanto di vene al collo” oppure staccherei i due periodi in qualche altro modo.
doveva volergli bene per forza perché Elmer era il suo unico parente.
attenta all’infodump, che ci attende sempre dietro l’angolo.
Ho apprezzato parecchio l’immagine del bimbo nel pigiama più grande, molto realistica ed evoca quel leggero senso di trascuratezza che in altri punti è raccontato.
Il tema mi sembra abbastanza preso. Nel complesso una buona prova.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 6 mesi fa da
Flavia Imperi.
Allora, da brava giocatrice di ruolo posso dirti che l’ho apprezzato, rivedendomi nei gesti assurdi (forse anche un po’ troppo powerplay per i miei gusti XD) dei personaggi della giocata. Ma in effetti chiunque al di fuori della nostra cerchia nerd non capirebbe un’acca! Sì, a livello tecnico molte d eufoniche, virgole che mancano o eccedono, i trattini corti per i dialoghi (vanno usati quelli lunghi!) con gli spazi messi male. A livello stilistico invece, per l’appunto tutta la storia è la descrizione netta di una serie di eventi, manca un po’ la parte narrativa. Sistemalo un po’ e ne esce fuori un piacevole racconto per amanti di D&D.
Grazie Angela… dita incrociate! 😉
SFIDO SPARTACO!
Mi ero dimenticata… CHIEDO LA GRAZIA per MAURIZIO!
Ciao Angela, ottime modifiche. Adesso mi sono gustata la storia tutta d’un fiato!
Sono sfuggite un paio di piccolezze che ti segnalo qui sotto, ma il racconto adesso ha assunto corpo… e fascino.
CHIEDO LA GRAZIA!Questa sequenza di frasi ha qualcosa che non fila, troppe “e”!
La guardavo e mille domande si affollavano nella mente e lei, inarrivabile, mi osservava comodamente seduta con le mani in grembo, e quel sorriso enigmatico che sembrava prendersi gioco di me.
Ripetizione
Lei aveva smesso di piangere, ma continuava a tenere il fazzoletto vicino alle labbra che continuavano a tremare.
Grazie a tutti per i preziosi commenti! Ho seguito tutti i consigli, tranne il punto esclamativo in quella che è una precisa scelta stilistica, non me ne volere Angela! 😀
Manca solo una grazie!J. & J. J.
Una distesa di onde cobalto si estendeva oltre il promontorio, riempiendo l’aria dell’odore di salsedine. La strada era un serpente dalle infinite scaglie di asfalto, una bestia dai contorni distorti sotto il sole della Spagna. Jesùs asciugò il sudore dalla fronte con gesto stanco. Bevve dalla borraccia e sospirò davanti ai pochi passi che lo separavano dalla meta dopo trenta giorni di cammino. Strinse la mano piena di vesciche intorno al bastone e ripartì. Un gabbiano gli sfrecciò accanto, precedendolo sulla scogliera a picco sul mare, dove planò lento. Arrivato in cima alla salita, il panorama si aprì all’improvviso, circondandolo di immensità; un mondo oltre il mondo, tanto vasto che l’orizzonte appariva tondeggiante. Chiuse gli occhi e assaporò il momento.
Ce l’aveva fatta.
Era a Finisterre.— Lo sai? Nel Medioevo pensavano davvero che questo posto fosse la fine della mondo — aveva detto con spavalderia a J.J.. Era successo tanti anni prima, su quello stesso promontorio.
Una vacanza leggera, un viaggio in pullman al fianco di una compagnia insolita. Aveva preso l’iniziativa e si era ritrovato, con suo stesso stupore, a cercare di far colpo, con tanto di momenti imbarazzanti, bocca secca e tutto il resto. Non era proprio da lui! Ma J.J. gli aveva sorriso e chiesto di più, così avevano scoperto la stessa passione per i luoghi misteriosi, i viaggi spericolati e quel gusto di scoprire le storie celate dai luoghi e dai nomi del mondo. I nomi, qualcosa da cui entrambi avevano sempre cercato di scappare, li avevano resi complici nello spazio di un sorriso. Da quel giorno, la sua vita era cambiata per sempre.Adesso era solo.
— Eccomi qui, dove tutto è iniziato, amore mio — disse Jesùs al vento, come se gli stesse consegnando un segreto prezioso. — E dove tutto finirà.
Saltò di roccia in roccia lungo il promontorio a picco sul mare, spaventando le salamandre che si rintanavano al suo passaggio, fino al luogo dell’ultimo rito del Cammino di Santiago. Riaccese il fuoco spento con l’attrezzatura a disposizione per i pellegrini, finché le braci tornarono a crepitare, quindi si sfilò i vestiti sudati e li bruciò, uno dopo l’altro, fino a rimanere nudo sotto i raggi tiepidi del sole d’inizio primavera. Poteva sentire il dolore e i sensi di colpa dissiparsi a ogni fiammata, alleggerendogli l’anima. Le stupide discussioni, i litigi superflui, le piccole ferite mai rimarginate… Aveva fatto tutto questo per il suo grande amore, finito nello stesso modo in cui era iniziato: un istante inafferrabile, che lo lasciava ancora incredulo.
Era ora di accettare la realtà.
Prese dallo zaino la fotografia di J.J. e la guardò un’ultima volta, quasi volesse scolpirla nella mente. Baciò il viso sorridente e la gettò fra le fiamme col cuore di piombo. Il volto di J.J. si annerì in modo lento, in un lungo, amaro addio dall’aldilà. Il nero avvolse prima la mascella squadrata e la barbetta incolta, fonte di quel solletico così strano, di cui poi non aveva più potuto fare ameno. Fiammelle circondarono il meraviglioso naso aquilino, per poi spegnere per sempre gli occhi neri, che lo fissavano da un’altra vita.
— Ci siamo amati contro ogni aspettativa — sussurrò. — Alcuni malignavano, ci prendevano in giro per i nostri nomi… invece eravamo perfetti insieme, io e te — sorrise fra le lacrime. — “J.&J.J.”, ricordi?
Jesùs carezzò le iniziali incise sul bastone, sospirando. Con un movimento secco lo spezzò in due e regalò anch’esso alle fiamme, seguendo il rito millenario di purificazione. Finalmente aprì le braccia al cielo e lasciò che il vento lo carezzasse.
Il fuoco continuava a divorare il legno e crepitare, illuminando di un rosso incandescente i loro nomi incisi, mentre discendeva la scogliera, fino all’oceano. Si tuffò fra le onde spumeggianti, nell’acqua fredda che in poche bracciate lo fece sentire di nuovo vivo. La riva era a pochi metri, eppure adesso sembrava davvero un altro mondo. Seguì con gli occhi il fumo denso, disperso dal vento incessante, fino alla sua origine: i nomi con cui il destino aveva voluto giocare.
“Jesùs & Jude Jones”.La contrapposizione fra il ruolo della protagonista e la scena è d’impatto, ma riesce a non scadere nella volgarità fine a se stessa. Un racconto dai toni forti, che allo stesso tempo ha il potere di sollevare riflessioni e una critica velata, almeno questo ci leggo, al tema della sessualità, così repressa e demonizzata (quel 66 “a caso” 😀 ) dalla religione. Relegata a un ambito di disapprovazione, eppure necessità impellente, biologicamente fondamentale e diciamolo, piacevole!
E’ a tratti grottesca, questa parvenza di riluttanza della protagonista, che poi invece dimostra nella storia di “godere”, e anche in modo piuttosto pervertito, non necessario per la procedura.L’unico punto dove mi sono soffermata durante la lettura è stato “La Reverenda Madre giaceva per terra, parzialmente svestita, sudata”perché non sembrava si fosse agitata tanto durante tutto lo svolgimento, non c’è un momento in cui si sveste, insomma, se vogliamo essere pignoli.
L’altro dubbio è magari sull’uomo e la donna, perfettamente asettici, privi di descrizioni qualsiasi. Ho presunto, mentre leggevo, che fossero immagini olografiche o un qualche tipo di proiezione. Non c’è un istante in cui si capisce se siano umani, macchine o proiezioni, ma nel finale si deduce siano reali. Ecco, un piccolo accenno di umanità l’averi aggiunto, per rendere a tutto tondo anche i due poveracci.
Ottimo racconto Maurizio, complimenti.
Ciao Linda!
Il racconto non è male, ma non mi è chiaro un punto centrale: è il punto di vista dei cereali, o degli alieni a forma di cereali sono finiti per qualche oscuro motivo nella cucina del bambino? Perché nel primo caso, come diceva l’Antico per un altro racconto simile, è un inganno al lettore, ovvero non c’è motivo per cui i cereali vedano il mondo come se fossero un equipaggio spaziale. Nel secondo caso, invece, dovresti disseminare qualche elemento per far capire come ci sono finiti, o per lo meno chiarire che sono magari atterrati nei cerali e magari, perchè no, possono anche avere la forma dei cereali, per una coincidenza cosmica.
Molto carina la frase finale, divertente, che ribalta tutto il tono tragico della storia.Spero di esserti stata utile.
Ciao Angela!
Allora, l’incipit è un po’ lento, salterei le prime 4-5 frasi e inizierei dalla donna davanti al quadro, che è un’immagine molto interessante. Non sembra importante per la trama la spiegazione inziale.
Durante tutto lo svolgimento, questa donna misteriosa e la sua storia, il parallelismo con la gioconda, sono tutti elementi che catturano, ma il finale non mi è piaciuto. E’ semplicemente un irrisolto, che lascia il lettore sospeso. Era quindi un fantasma? Era il fantasma di lei? Perché è stata uccisa, e se era lei, perché era lì? Insomma, lascia spaesati, invece di lasciare sorpresi, come nei finali a sopresa, perchè manca troppo.Un’altro punto strano è che dice che somigliava alla Gioconda, ma poi nella descrizione era bionda.
Spero di averti dato buoni spunti, un abbraccio!Ciao Andrea!
Allora, il racconto è interessante, ma forse non ho capito bene quello che sta succedendo. Perché l’Altro sé ha raggiunto il protagonista poco prima che gli spiegassero lo scopo della missione? E questo fatto del contatore, cosa comporta, che conseguenze ha? Adoro i viaggi nel tempo, ma non conosco le ambientazioni che hai citato, quindi forse mi mancano dei passaggi non so!
Un consiglio che ti do, magari, è di mettere l’accento su uno degli elementi presenti: il conflitto fra lui/loro e l’esercito, le conseguenze del contatore, o l’anello della catena che da il titolo alla storia – sarebbe il protagonista, no? – o sulla rivelazione che lui sarebbe il primo viaggiatore nel tempo, che mentre leggevo non mi è arrivata con l’impatto che forse avrebbe potuto avere.
Insomma, qual’è l’emozione o l’effetto che vorresti suscitare con questo racconto? Cosa vuoi comunicare? Penso manchi poco, a questo tuo racconto, per fare un salto qualitativo e diventare un ottimo racconto, perché tutto il resto a mio avviso c’è.Ciao Alexandra, bentrovata!
Allora, innanzitutto noto con piacere che adesso la trama dietro al racconto si evince molto di più e molti passaggi prima rimasti oscuri, adesso sono chiari. Tranne il finale, dove il fatto del movente dell’allieva che (se non sbaglio avevi spiegato nei commenti) ancora una volta rimane un passaggio un po’ precipitoso a mio parere. Descrivi quello che succede, ma non è coinvolgente, rimane quasi un passaggio asettico. Invece la motivazione c’è da trama, e ci sta benissimo, quindi perché non trovare il modo di farla trasparire?
L’altro punto a favore è che sei riuscita a mantenere questa meravigliosa atmosfera fantastica di un mondo lontano, con nomi evocativi, che però cade in alcuni passaggi, per esempio qui: “incisioni di musi di creature simili a raganelle”. Siamo in un mondo fantastico, con quattro soli, lontano, “alieno”. Allora non mi spiegare per similitudini con il nostro mondo, sei nel punto di vista del protagonista! Invece dimmelo come me lo direbbe lui. Direbbe simili a raganelle? O “anfibi (che ne so, invento) dai lunghi barbigli intrecciati che ondeggiavano al vento”. Queste descrizioni, che sono un punto forte del tuo stile, prova a finalizzarle sempre a un qualche elemento della strama, a una descrizione del personaggio, o per introdurre un elemento della storia.
Ovviamente non voglio fare la maestrina eh, dico a te quello che dico a me stessa e che sto cercando, anima e corpo, di mettere in pratica io! 😉
Un commento più “a gusto personale” invece, sul finale ci vedrei meglio un sussurro che un grido, dato che è un essere che sta scomparendo… ma ripeto, gusto mio.
Poi c’è una frase un po’ cacofonica, troppo arzigogolata che esprimerei in modo più semplice:
“del genere di quelle viventi”, meglio (invento) “del tipo che infesta/anima/brulica/striscia nel quartiere degli evocatori…”L’ultimo punto è sugli “a capo” (scusa l’infelice gioco di parole involontario). Prova ad andare a capo solo quando c’è una pausa di qualche tipo, un cambio di punto di vista o un effetto che vuoi dare, altrimenti se vai troppo a capo, “diluisci” la storia.
Oh, che rompiscatole che sono stata! 😀 Ma spero apprezzerai lo sforzo, da scrittrice a scrittrice!
Che dire, non mi aspettavo questo risultato quando ho finito di scrivere il racconto. Guardando poi con chi gareggiavo, ho partecipato senza nessuna mira per il primo posto! Di questo sono stupita e deliziata, lo ammetto. E’ stato un contest diverso, raccolto, fuori dalle regole, “altro” dagli altri “official” di cui ormai sono addentro, eppure forse proprio per questo un’esperienza speciale.
Ammetto di non mi godermi appieno la vittoria per quel “NI” dell’Antico, senza il quale mi sarei presa una bella soddisfazione! Ma tanto, si sa, qui non è il risultato a contare, sono le storie e la passione che ci mettiamo. E di quella ne ho da vendere.Grazie a tutti!
P.S. Se non altro sono riuscita a far iscrivere Valeria Imperi dopo mesi di pressioni psicologiche, questa si che è una vittoria! Coraggio sorellona! 😀
Grazie Antico, accetto questo giudizio “a ciel sereno” dopo due così positivi, anche se devo controbattere su un punto: “tipo” è di genere neutro. Anche una donna è “un bel tipo”, e per tutto il testo ho giocato sulla neutralità.
I nomi si basano su una storia vera, di due uomini che ho realmente conosciuto in Spagna, ritrovati per pura fatalità insieme, chiamati come i due famosi “antagonisti” (Jesus è un nome tipico in Spagna, Jude nei paesi anglofoni!). Ho voluto raccontare quella scena che mi colpì, modificandola ai fini della storia.
Il senso del finale nella mia idea non è tanto il colpo di scena, quanto dipingere un amore che va oltre il giudizio superficiale della gente, oltre le strane fatalità (appunto, i loro nomi, da “nemici”) e spinge a grandi gesti (è una scena di purificazione, come tutto il Cammino).
Mi spiace davvero che non ti sia piaciuto e che quindi non sia chiaro come pensavo. Comunque scriverlo è stata un’avventura vera e propria. Ti ringrazio per le critiche e i suggerimenti, vedrò sempre di migliorare.Un racconto geniale. Ma come ti è venuta l’idea? Stupenda. Ho apprezzato molto lo scambio di battute fra moglie e marito, a tratti grottesco, e quel tono ironico di chi è morto e non ha niente da perdere, per cui riesce tranquillamente a parlare di temi tabù: la propria morte, le corna, i segreti.
I colpi di scena aggiungono un ulteriore pepe a tutta la vicenda, anche se il secondo colpo di scena, quando la moglie dice che anche il tipo della folletto è un medium, l’ho trovato leggermente forzato, troppo improbabile. Avrei forse cercato un’altra soluzione per il passaggio successivo.
Comunque mi sono ammazzata dalle risate. Finirò su Lapidbook? XD24 settembre 2015 alle 23:48 in risposta a: Unofficial FARFA EDITION: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #11137Eccomi qui!
Questo contest live è stata un’esperienza davvero bella e ricca, al di là della gara. Si è stati insieme, fra persone piacevoli, acculturate e interessanti, si è parlato di scrittura, ma non solo. E adesso stilare una classifica è davvero dura, perché siete tutti ottimi scrittori. Quando abbiamo letto le storie ad alta voce, mi sono emozionata – o divertita – in ciascuna, senza eccezioni. Stilare questa classifica quindi è davvero, davvero dura. Ho scelto di premiare in base a due fattori: il mio gusto personale e la tecnica.
Ma la sufficienza la do a tutti! 😀Mercurio, di Daniele Picciuti
Questo racconto fa venire i brividi. La marea di mercurio, la mattanza dal nome infingardo e il finale che lascia esterrefatti al solo pensiero di questo sacrificio umano, necessario in qualche modo alla vita. Una storia scritta in modo molto, molto efficace, con descrizioni potenti. E non è poso. Poi, sì, qui e lì un po’ di spiegazioni superflue e qualche piccolo errore (come dicevamo live, la voglia non è tatuata). Ma nel complesso, un ottimo racconto.Proporzioni, di Polly Russel
Il gioco di un bambino, che neanche si rende conto di quello che fa, diventa la tragedia massima per un altro essere. In questo racconto si entra pienamente nel pathos di una madre in pericolo di vita, che lotta fino all’ultimo per assicurare un futuro al suo piccolo. In alcuni punti mi ha fatto quasi piangere, tanto è efficace il linguaggio. Solo due appunti mi sento di fare: uno è l’uso del termine “metri”, che forse si rivela un po’ improprio, dato che dovremmo essere sulla scala dei centimetri (ma è un po’ cercare il pelo nell’uovo – anzi nel formicaio – eh?), l’altra sono gli elementi che fanno capire forse un po’ troppo presto dove si andrà a parare (ma potrebbe essere una mia impressione, è un aspetto molto difficile da dosare). Comunque, e anche non ci fosse stato il colpo di scena finale della prospettiva, questo racconto mi avrebbe comunque emozionato.Sunrise, di Marco Roncaccia
Quella “Bella” che uccide quel “Vlad” è un evento potente e in un certo senso emblematico, anche la frase finale è perfetta. Un’ottima idea, scritta anche piuttosto bene. Anche io però sono rimasta perplessa su alcuni passaggi sul finale, forse se oltre alla spiegazione del perché lei abbia capito una serie di cose, fosse stato dato al personaggio di lei un qualche connotato in più (poteri, capacità straordinarie) il suo essere intrappolato sarebbe apparso più verosimile. Potrebbe morderla, potrebbe liberarsi e scappare… basterebbe un elemento in più e sarebbe un racconto perfetto!Tutto è relativo, di Valeria Imperi
Ciao sorella!
Innanzitutto benvenuta finalmente in questo matto angolo di mondo, vedrai che ti farai le ossa e affinerai le tue doti da scrittrice (vizio di famiglia)! Sai che adoro dirti dove hai sbagliato, (secondo vizio di famiglia) quindi ecco qui la mia critica al racconto. In linea di massima concordo con Polly e Daniele, manca un po’ la storia. Il discorso teorico non permette a chi legge la storia di immedesimarsi, è più una cosa a senso unico da parte di chi scrive. Alcuni concetti poi sono un po’ ripetitivi (per es. ci piace trastullarci). D’altro canto sono una fan del tuo humor, il finale è stupendo, e sono sicura che scriverai grandi cose da qui in avanti. Per sarai giù nella classifica, ma puramente per una questione “tecnica”.La mia classifica:
1) Proporzioni, di Polly Russel
2) Mercurio, di Daniele Picciuti
3) Sunrise, di Marco Roncaccia
4) Tutto è relativo, di Valeria Imperi-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
Flavia Imperi.
Il gioco di un bambino, che neanche si rende conto di quello che fa, diventa la tragedia massima per un altro essere. In questo racconto si entra pienamente nel pathos di una madre in pericolo di vita, che lotta fino all’ultimo per assicurare un futuro al suo piccolo. In alcuni punti mi ha fatto quasi piangere, tanto è efficace il linguaggio. Solo due appunti mi sento di fare: uno è l’uso del termine “metri”, che forse si rivela un po’ improprio, dato che dovremmo essere sulla scala dei centimetri (ma è un po’ cercare il pelo nell’uovo – anzi nel formicaio – eh?), l’altra sono gli elementi che fanno capire forse un po’ troppo presto dove si andrà a parare (ma potrebbe essere una mia impressione, è un aspetto molto difficile da dosare). Comunque, e anche non ci fosse stato il colpo di scena finale della prospettiva, questo racconto mi avrebbe comunque emozionato.
Quella “Bella” che uccide quel “Vlad” è un evento potente e in un certo senso emblematico, anche la frase finale è perfetta. Un’ottima idea, scritta anche piuttosto bene. Anche io però sono rimasta perplessa su alcuni passaggi sul finale, forse se oltre alla spiegazione del perché lei abbia capito una serie di cose, fosse stato dato al personaggio di lei un qualche connotato in più (poteri, capacità straordinarie) il suo essere intrappolato sarebbe apparso più verosimile. Potrebbe morderla, potrebbe liberarsi e scappare… basterebbe un elemento in più e sarebbe un racconto perfetto!
Questo racconto fa venire i brividi. La marea di mercurio, la mattanza dal nome infingardo e il finale che lascia esterrefatti al solo pensiero di questo sacrificio umano, necessario in qualche modo alla vita. Una storia scritta in modo molto, molto efficace, con descrizioni potenti. E non è poso. Poi, sì, qui e lì un po’ di spiegazioni superflue e qualche piccolo errore (come dicevamo live, la voglia non è tatuata). Ma nel complesso, un ottimo racconto.
@ Daniele: Wow, addirittura il migliore che abbia scritto? Nonostante i vecchietti dietro di noi che parlavano di quello che si sarebbero mangiati? Hahaha sono contenta.
@Polly: Si potrebbe interpretare in tanti modi. Ho deciso di prendere la tua frase un complimento! XD
Ciao sorella!
Innanzitutto benvenuta finalmente in questo matto angolo di mondo, vedrai che ti farai le ossa e affinerai le tue doti da scrittrice (vizio di famiglia)! Sai che adoro dirti dove hai sbagliato, (secondo vizio di famiglia) quindi ecco qui la mia critica al racconto. In linea di massima concordo con Polly e Daniele, manca un po’ la storia. Il discorso teorico non permette a chi legge la storia di immedesimarsi, è più una cosa a senso unico da parte di chi scrive.
Alcuni concetti poi sono un po’ ripetitivi (per es. ci piace trastullarci).
D’altro canto sono una fan del tuo humor, il finale è stupendo, e sono sicura che scriverai grandi cose da qui in avanti. Per sarai giù nella classifica, ma puramente per una questione “tecnica”.Ricambio l’incursione dall’altro gruppo.
All’inizio ho pensato che la ragazza stesse nello studio di uno psicologo, invece è la storia dell’assurdo incontro fra un viaggiatore del tempo e una delle dimensioni spaziali. Mi è piaciuto il modo in cui hai reinterpretato il personaggio di Alice, la viaggiatrice fra universi per eccellenza, portandola in una storia dai toni maturi, realistici e deliziosamente steam punk. I tempi lenti, scanditi dalla pioggia che cade e altri tocchi di quotidianità fanno sembrare ancora più assurde le descrizioni di lei, per contrasto, eppure allo stesso tempo, senti che non è matta, che sta raccontando la sua realtà. Il finale ribalta l’incipit del classico. Un ottimo racconto.
Non essendo specificato, avevo pensato più a un futuro assurdo della terra!
Surreale!
24 settembre 2015 alle 12:49 in risposta a: Gruppo DARK TOWER: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #11044Eccomi qui. Beh, ma sono la prima? Coraggio, coraggio, classifichiamo!
So che lo dico ogni volta, ma credo che la qualità dei racconti renda sempre più difficile creare una classifica. Stavolta ho dovuto escogitare un mini sistema per dare dei punteggi su tema, tecnica, stile, emozione e originalità e fare le somme per stilare una classifica equa, rileggendo e rileggendo. Complimenti a tutti per gli splendidi racconti. Quelli che magari peccavano di tecnica recuperavano per l’idea originale o la capacità di emozionare ed è stato davvero difficile assegnare soprattutto i primi posti, per un soffio.
Ecco qui la classifica:
1) La soglia di vetro di Simone Cassia
2) Anche i personaggi nel loro piccolo s’incaxxano di Eleonora Rossetti
3) Miss W. E il Dottor C. di Beppe Roncari
4) Il nuovo mondo di Valter Carignano
5) La discarica, di Maria Rosa Del Ciello
6) La tragica fine del Sig. Adami di Diego Ducoli
7) It’s a small world di Linda De Santi
8) Sarà un ragazzo bellissimo di Stefano Pastor
9) Zwitter di Chiara Rufino
10) Il mostro nel cassonetto di Sara Tirabassi
11) Effetto oblio di Ophelia
12) Io no di Alessia SagnottiDi seguito i commenti e le motivazioni dei singoli testi.
Il nuovo mondo di Valter Carignano
Ammetto di aver dovuto rileggere il racconto per goderne appieno, data la scelta, difficile da gestire in poco spazio, dei due universi a confronto. D’altronde è proprio questo il fulcro attorno al quale hai sviluppato il tema dei due universi. L’atmosfera magica dei nativi è espressa in modo magistrale a mio avviso, andando a puntare la luce su un vero e proprio scontro di civiltà.
Detesto quando mi chiedono se un racconto breve sia l’inizio di altro, perchè vuol dire che sì, da un lato ha preso, ma dall’altro che non sono riuscita a creare qualcosa di completo in sè. Però te lo devo chiedere: dimmi che è l’incipit di un’ucronia dove i nativi vincono, e prenoto venti copie!Miss W. E il Dottor C. di Beppe Roncari
Un altro splendido racconto, dove hai saputo giocare col tema in modo originale, mettendo a confronto l’universo umano con quello degli esseri artificiali (almeno, questo è il modo in cui ho interpretato il tema!). Dialoghi perfetti, forse anche a me ha lasciato un po’ basita il fatto che il computer parlasse.
Nonostante questo, il racconto è piacevole, stupisce, e ti lascia con un po’ di compassione per un oggetto di uso quotidiano. Mi è piaciuto molto, complimenti!Effetto oblio di Ophelia
Un racconto interessante, con descrizioni stupende di questi paesaggi ampli e spaziali. Ho riscontrato un “pecca”, però, nella gestione del punto di vista (eh, lo so, rompo sempre su questo, ma lo faccio per prima con me stessa! 😀 ) Se tutto è narrato da Soliana (peraltro splendido nome!) quel “perde conoscenza e si accascia in avanti. Il registratore a ultraonde compie il suo dovere” da chi è narrato? Forse era migliore una frase come “tutto diventa buio” (la prima che mi viene in mente) e subito lo stacco del punto di vista. L’incipit l’ho trovato efficace proprio grazie a un’ottima immedesimazione in Soliana, quindi il racconto perde un po’ di potenza verso la fine con questo.Zwitter di Chiara Rufino
Un buon racconto, dove l’altro universo è quello misterioso e socialmente invisibile delle Drag Queen. Ho apprezzato l’ambientazione, ben definita con poche, semplici scelte. Anche l’espediente del bambino con la borsa ai fini della narrazione. In un certo senso, però, l’ho trovato poco emozionante, non so se per la scelta di frasi poco a effetto. Giochi tutto sulla faccenda del travestitismo, senza però dargli quel tocco di profondità e patos, alcune frasi potevano essere più “incisive” forse. Non che un racconto lo debba per forza avere eh, forse sono gusti, il risultato è comunque un racconto delicato, dove la quotidianità è un po’ ai limiti dell’assurdo. Nel complesso mi è piaciuto!La soglia di vetro di Simone Cassia
Geniale. L’altro universo come “fuga” dalla realtà, che si rivela poi alla fine essere una dipendenza. Finale a sorpresa ben riuscito, racconto ben calibrato, e tema centrato. Ottimo lavoro!
Si, qualche refuso qui e lì. Di tanto in tanto ci sono frasi superflue, che non aggiungono valore alla narrazione, come “ebbene, mi sa che”. Senza, con uno stile leggermente più asciutto, sarebbe più d’impatto.
Complimenti anche per il titolo, azzeccatissimo, che trae perfettamente in inganno, giocando con l’immaginario fantastico. Bravo!La discarica di M.R. Del Ciello
Questo racconto mi ha colpito. Dai toni amari, anche un po’ estremi sulla donna, il ruolo nella società, il rapporto con la vecchiaia, il concetto i produttività e il mito dell’eterna giovinezza. Insomma, ce ne sta di roba qui dentro! Terribile la facilità con cui bambina e padre si sbarazzano di lei. Scritto molto bene, e anche il tema è preso. Tanto, viene da un altro universo, quindi non vale, no? Brividi.It’s a small world di Linda De Santi
Un racconto critico, scritto con grande senso di umorismo. Gradevole da leggere, e lo spunto è geniale! Il mondo appena futuristico, come un prolungamento delle pubblicità di google e facebook è descritto con poche pennellate efficaci. Forse non sono sicura sull’aderenza al tema, dov’è “l’altro universo?”.Io no di Alessia Sagnotti
Adoro le storie sui gemelli, e l’idea del racconto non è male e rispetta il tema dato.
Secondo me però pecca a livello stilistico, con tutti questi possessivi, necessiterebbe di una bella revisione per diventare più scorrevole e “pulito”.
“Come il bagliore che lascia il fulmine dopo aver colpito un albero” è un’immagine bella da immaginare, ma un po’ arida, perché non mi ha evocato sensazioni, non avendola presente.Sarà un ragazzo bellissimo di Stefano Pastor
Un racconto piacevole, anche se in alcuni passaggi ho faticato un po’ a seguire la storia. E’ sempre difficile giocare con il tempo, nei racconti! Mi ricorda una frase di Woody Allen, non so se ti ci sei ispirato! Ho apprezzato la dicotomia fra la leggerezza stilistica del racconto e il personaggio infelice della neo mamma, che trasmette emozioni più profonde e pesanti. Fa riflettere. Una cosa invece che non mi è chiara è la gestione del punto di vista. Inizialmente mi sembrava narrato dal punto di vista del papà, ma verso la fine è della madre. Forse l’avrei narrato tutto da un unico punto di vista, magari dalla madre, che è quello più interessante e combattuto.
Carina la frase finale dell’infermiera, dona a tutta la situazione assurda un accento di “normalità” piacevole.La tragica fine del Sig. Adami di Diego Ducoli
Un racconto molto interessante, scritto con stile fresco. Ho trovato particolarmente ben scritta l’immagine di questo padre ormai scheletrico, di forte impatto, fa riflettere sull’accanimento terapeutico. Ottimo il personaggio del dottore, che si capisce abituato alle procedure. Il buon “fantastico” fa riflettere sui temi attuali, e questo racconto lo fa. Forse la donna invece rasenta un po’ la parodia, ma in fondo ci può stare.
Attenzione ai refusi: “la causa che, sono sicuro, pendeREBBE sulle nostre teste.” Mancano un po’ di accenti – es “riempi” invece di “riempì”.Anche i personaggi nel loro piccolo s’incaxxano di Eleonora Rossetti
L’altro universo è quello dei poveri personaggi, che subiscono la pressapochezza dello scrittore esordiente montato di turno (e di quelli della peggior specie, direi!). Stupendo racconto, con il finale che strappa un sorriso. Mi piace il tocco ironico con cui hai giocato in tutta la storia. Questi dialoghi rassegnati dei personaggi, che in pratica prendono in giro l’egocentrico autore, penso che li ricorderò ogni volta che, d’ora in poi, troverò una gaffe nei miei racconti! Originale e brillante.Il mostro nel cassonetto di Sara Tirabassi
Anche io non ho afferrato bene la seconda parte. L’idea del messaggio rovinato mi è piaciuta, ma forse è un po’ lunga da seguire, stancante dopo un po’. Leggendo l’intendo dietro il racconto, ti confermo che non arriva tutto quanto al lettore. L’aspetto meno chiaro è quello dell’abbandono, al contrario mi sembrava che il marito l’avesse salvata! Tolto questo aspetto, sui cui si può benissimo lavorare, mi piace lo stile del racconto, e anche il tema è centrato, in modo originalissimo. Scrivi molto bene, e non vedo l’ora di leggere altri tuoi racconti!Insomma…
(no, non è un racconto, ma amo ricapitolare e tirare le somme)Devo dire che non ho trovato brutto nessuno dei racconti, anche quelli che ho dovuto posizionare agli ultimi posti erano comunque di qualità. Davvero complimenti a tutti. Ma in questa Torre Nera imperversa una battaglia senza esclusione di colpi… coraggio, alle armi! Mandate ‘ste classifiche!
Ammetto di aver dovuto rileggere il racconto per goderne appieno, data la scelta, difficile da gestire in poco spazio, dei due universi a confronto. D’altronde è proprio questo il fulcro attorno al quale hai sviluppato il tema dei due universi. L’atmosfera magica dei nativi è espressa in modo magistrale a mio avviso, andando a puntare la luce su un vero e proprio scontro di civiltà.
Detesto quando mi chiedono se un racconto breve sia l’inizio di altro, perchè vuol dire che sì, da un lato ha preso, ma dall’altro che non sono riuscita a creare qualcosa di completo in sè. Però te lo devo chiedere: dimmi che è l’incipit di un’ucronia dove i nativi vincono, e prenoto venti copie!Un racconto interessante, con descrizioni stupende di questi paesaggi ampli e spaziali. Ho riscontrato un “pecca”, però, nella gestione del punto di vista (eh, lo so, rompo sempre su questo, ma lo faccio per prima con me stessa! 😀 ) Se tutto è narrato da Soliana (peraltro splendido nome!) quel “perde conoscenza e si accascia in avanti. Il registratore a ultraonde compie il suo dovere” da chi è narrato? Forse era migliore una frase come “tutto diventa buio” (la prima che mi viene in mente) e subito lo stacco del punto di vista. L’incipit l’ho trovato efficace proprio grazie a un’ottima immedesimazione in Soliana, quindi il racconto perde un po’ di potenza verso la fine con questo.
Un buon racconto, dove l’altro universo è quello misterioso e socialmente invisibile delle Drag Queen. Ho apprezzato l’ambientazione, ben definita con poche, semplici scelte. Anche l’espediente del bambino con la borsa ai fini della narrazione. In un certo senso, però, l’ho trovato poco emozionante, non so se per la scelta di frasi poco a effetto. Giochi tutto sulla faccenda del travestitismo, senza però dargli quel tocco di profondità e patos, alcune frasi potevano essere più “incisive” forse. Non che un racconto lo debba per forza avere eh, forse sono gusti, il risultato è comunque un racconto delicato, dove la quotidianità è un po’ ai limiti dell’assurdo. Nel complesso mi è piaciuto!
Geniale. L’altro universo come “fuga” dalla realtà, che si rivela poi alla fine essere una dipendenza. Finale a sorpresa ben riuscito, racconto ben calibrato, e tema centrato. Ottimo lavoro!
Si, qualche refuso qui e lì. Di tanto in tanto ci sono frasi superflue, che non aggiungono valore alla narrazione, come “ebbene, mi sa che”. Senza, con uno stile leggermente più asciutto, sarebbe più d’impatto.
Complimenti anche per il titolo, azzeccatissimo, che trae perfettamente in inganno, giocando con l’immaginario fantastico. Bravo!-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
Flavia Imperi.
Questo racconto mi ha colpito. Dai toni amari, anche un po’ estremi sulla donna, il ruolo nella società, il rapporto con la vecchiaia, il concetto i produttività e il mito dell’eterna giovinezza. Insomma, ce ne sta di roba qui dentro! Terribile la facilità con cui bambina e padre si sbarazzano di lei. Scritto molto bene, e anche il tema è preso. Tanto, viene da un’altro universo, quindi non vale, no? Brividi.
Un racconto critico, scritto con grande senso di umorismo. Gradevole da leggere, e lo spunto è geniale! Il mondo appena futuristico, come un prolungamento delle pubblicità di google e facebook è descritto con poche pennellate efficaci. Forse non sono sicura sull’aderenza al tema, dov’è “l’altro universo?”.
Adoro le storie sui gemelli, e l’idea del racconto non è male e rispetta il tema dato.
Secondo me però pecca a livello stilistico, con tutti questi possessivi, necessiterebbe di una bella revisione per diventare più scorrevole e “pulito”.
“Come il bagliore che lascia il fulmine dopo aver colpito un albero” è un’immagine bella da immaginare, ma un po’ arida, perché non mi ha evocato sensazioni, non avendola presente.Un racconto piacevole, anche se in alcuni passaggi ho faticato un po’ a seguire la storia. E’ sempre difficile giocare con il tempo, nei racconti! Mi ricorda una frase di Woody Allen, non so se ti ci sei ispirato! Ho apprezzato la dicotomia fra la leggerezza stilistica del racconto e il personaggio infelice della neo mamma, che trasmette emozioni più profonde e pesanti. Fa riflettere. Una cosa invece che non mi è chiara è la gestione del punto di vista. Inizialmente mi sembrava narrato dal punto di vista del papà, ma verso la fine è della madre. Forse l’avrei narrato tutto da un unico punto di vista, magari dalla madre, che è quello più interessante e combattuto.
Carina la frase finale dell’infermiera, dona a tutta la situazione assurda un accento di “normalità” piacevole.Un racconto molto interessante, scritto con stile fresco. Ho trovato particolarmente ben scritta l’immagine di questo padre ormai scheletrico, di forte impatto, fa riflettere sull’accanimento terapeutico. Ottimo il personaggio del dottore, che si capisce abituato alle procedure. Il buon “fantastico” fa riflettere sui temi attuali, e questo racconto lo fa. Forse la donna invece rasenta un po’ la parodia, ma in fondo ci può stare.
Attenzione ai refusi: “la causa che, sono sicuro, pendeREBBE sulle nostre teste.” Mancano un po’ di accenti – es “riempi” invece di “riempì”.
Anche io non ho afferrato bene la seconda parte. L’idea del messaggio rovinato mi è piaciuta, ma forse è un po’ lunga da seguire, stancante dopo un po’. Leggendo l’intendo dietro il racconto, ti confermo che non arriva tutto quanto al lettore. L’aspetto meno chiaro è quello dell’abbandono, al contrario mi sembrava che il marito l’avesse salvata! Tolto questo aspetto, sui cui si può benissimo lavorare, mi piace lo stile del racconto, e anche il tema è centrato, in modo originalissimo. Scrivi molto bene, e non vedo l’ora di leggere altri tuoi racconti!
24 settembre 2015 alle 0:27 in risposta a: Anche i personaggi nel loro piccolo s'inca**ano – Eleonora Rossetti #11005L’altro universo è quello dei poveri personaggi, che subiscono la pressapochezza dello scrittore esordiente montato di turno (e di quelli della peggior specie, direi!). Stupendo racconto, con il finale che strappa un sorriso. Mi piace il tocco ironico con cui hai giocato in tutta la storia. Questi dialoghi rassegnati dei personaggi, che in pratica prendono in giro l’egocentrico autore, penso che li ricorderò ogni volta che, d’ora in poi, troverò una gaffe nei miei racconti! Originale e brillante.
Un altro splendido racconto, dove hai saputo giocare col tema in modo originale, mettendo a confronto l’universo umano con quello degli esseri artificiali (almeno, questo è il modo in cui ho interpretato il tema!). Dialoghi perfetti, forse anche a me ha lasciato un po’ basita il fatto che il computer parlasse.
Nonostante questo, il racconto è piacevole, stupisce, e ti lascia con un po’ di compassione per un oggetto di uso quotidiano. Mi è piaciuto molto, complimenti!Grazie a tutti per le critiche, sempre utili, e per i complimenti (che diciamolo, servono per l’autostima!)
Per Damiano: le botole esistono anche sui soffitti! Mi spiace che non fosse chiaro. Grazie di avermelo fatto notare.
Adry, l’articolo è spettacolare. Sì, ho immaginato qualcosa di simile all’infosfera, dato che nella mia visione, magia e tecnologia sono due modi diversi di approcciarsi agli stessi fenomeni. P.S. è fortemente in tema, perché non lo posti sulla pagina FB di Minuti Contati?
Della “strega” non si capisce molto, rimane volutamente un personaggio enigmatico. Bellissima l’immagine della strega a testa in giù, di sicuro la userò in un altro contesto Beppe! 😀
Anche il risvolto macabro di Serena è interessante, poi lì sta la fantasia particolare dell’autore. L’importante è metterci passione e serietà, senza smettere mai di cercare la perfezione (e a voglia te!)
Siamo agli sgoccioli col contest… ancora in bocca al lupo a tutti! Anzi, in bocca alla Strega!
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da
Flavia Imperi.
31 agosto 2015 alle 10:57 in risposta a: Gruppo UBERTI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #10338Ciao a tutti!
Ecco qui i commenti ai racconti, in basso trovate la classifica.
Il vecchio e le Colombe, di Damiano D’AndreaCiao Damiano!
Innanzitutto complimenti per l’età, fra qualche anno qui ci fai tutti neri secondo me!
L’idea della storia è bella, mi è piaciuta sia la caratterizzazione del protagonista, questo vecchietto un po’ amareggiato ma anche tenero, sia il finale.
Peccato ci siano alcune importanti imperfezioni tecniche che non lasciano godere della storia. Tutti punti su cui poter poi lavorare (siamo qui per questo, no?). Ti dico quelle che ho notato:
– In primis, come diceva già Valter, ti consiglio di usare meno parole superflue, che appesantiscono la lettura, come per es. i possessivi, i vari “ormai!, “solo”, “solita”… prova a toglierli e rileggere la frase, vedrai come fila poi. Ti consiglio di snellire!
– Attento alle ripetizioni: piccole molliche; piccole colombe; tenere molliche; teneri volatili; troppe volte, troppo cinico.
– Il punto di vista in prima persona richiama un’immersione totale nel personaggio e per certi versi si segue il suo ragionamento, ma qui la “pecca” è che rimane tutto molto un suo ragionamento mentale, poi nei fatti succede poco. Ricorda la regola dello “show don’t tell”: una storia è potente (come sto imparando io stessa in questi giorni) quando chi legge “vive” quello che accade ai personaggi, non quando gli viene narrato. Già dai gesti che il protagonista fa, si deducono una serie di sue caratteristiche, non c’è poi bisogno di reiterarle in frasi descrittive o commenti (è dura, è ancora il mio tallone d’Achille, ma ci si lavora su ^^ )
Il tema è rispettato, alla fine lui è già da prima un invisibile, prima di diventare un fantasma!
Sono sicura che con un po’ di limature, diventerà un racconto fantastico, ne ha tutto il potenziale.
Complimenti e in bocca al piccione!
Ritorno a casa, di Alexandra Fischer
Ciao Alexandra!
Mi piace molto per l’atmosfera e l’ambientazione squisitamente surreale di questa storia. Non ho capito bene però quello che succede alla fine, e anche il fatto che lui fosse invisibile in senso metaforico non l’avevo colto. Alla fine è stato catturato nello specchio… scena interessante, ma perché? E perché dice “perdono” non l’ho collegato al fatto che avesse acciaccato gli esserini.
Comunque è difficilissimo rendere una storia in così pochi caratteri, hai tutta la mia stima per quello che sei riuscita a creare e volentieri leggerei un proseguo!
Alcuni appunti qui e lì:
La frase “non importava dove…” la metterei sotto questa forma: “Non importava dove si abitasse, ci aveva provato lui a cambiare casa. Nel corso dei suoi anni a Ewigreignen era stato in basso e in alto.”
Mi piace la scelta di un linguaggio un po’ colloquiale, è “stiloso” (passami il termine). In questa frase: “da grondaie dai musi di Cane Acquatico” metterei “con” musi di Cane Acquatico.
In bocca agli Spiriti Acquatici!
Un attimo, per sempre, di Vilma Cretti
Complimenti Vilma.
Un racconto scritto molto, molto bene. All’inizio anche io avevo il dubbio che il padre fosse morto, uno spirito che veglia sulla propria figlia, ma si capisce che giochi proprio su quello e alla fine, quando suona il campanello (forse avrei usato la sveglia) ti rendi conto che era un sogno profetico, o un volo astrale. Mi sono goduta il racconto senza incappare in veri e propri errori, quindi per me balzi su nella classifica. Solo verso il finale mi ha lasciata un po’ perplessa la frase: “aspiro vorace il suo respiro”; il termine “aspiro” è un po’ forte e mi ha fatto immaginare che lui fosse uno spirito famelico. Anche l’abbraccio se lui non è presente in modo fisico è difficile da immaginare, ma col tempo e i caratteri a disposizione, penso che tu abbia creato davvero un’ottima storia. Brava!
L’amante invisibile, di Serena Aronica
Ciao Serena,
il colpo di scena devo dire che c’è! E’ però una tematica, quella del sesso fra umani e animali, parecchio forte. Usandola in un racconto dai toni tutto sommato leggeri, ne risulta un quadro grottesco. Forse se avessi aggiunto un pizzico di “surreale” già in anticipo, magari accentuando il lato umoristico, sarebbe risultato più piacevole, così invece mi è sembrato irreale (e un po’ disgustoso).
Hai giostrato bene la trama, utilizzando l’olfatto del cane e hai caratterizzato bene il povero marito, per cui ti viene da tifare, nonostante quel calcio al cane (ma in fondo, ora sappiamo che se lo meritava!) La moglie invece è totalmente assente nella caratterizzazione.
Il tema c’è.
Alcuni appunti:
I giorno – un refuso.
“Sembro più un ubriaco, che un marito infedele!” questa frase esce dal punto di vista, lui mica si vede da fuori! Aggiungere un “forse, visto dall’esterno…” oppure “Chissà se così conciato…”.
In bocca al lup… ehm… al can… ehm…
Al diavolo, “Buona fortuna!”
Ombre, di M.R. Del Ciello
Ciao Maria Rosa!
Un racconto splendido. Questa ragnatela invisibile che mano a mano avanza, come un’angoscia silenziosa, che depriva un uomo della sua normalità. Mi ha fatto pensare a come vivono alcune persone la depressione. Una storia surreale, che si legge d’un fiato.
Non mi è chiaro però perché lui alla fine senta l’odore dello studio del dottore e il rumore del bastone: il dottore gli porta via la moglie?
Il personaggio del dottore, che hai caratterizzato con questi particolari, desta una curiosità che rimane in parte inappagata. Sembra un po’ il diavolo di quei racconti noir.
Forse avrei finito la storia al paragrafo prima, con lui che rimane solo, proprio perché si è vergognato di chiedere aiuto alla compagna, un bel colpo di scena.
Pollice in su, decisamente.
“Invisible man”, di Adriano Muzzi
Ciao Adriano!
Ottimo racconto. Scritto con uno stile brillante per giunta.
La storia di dipana piano piano, le scene scorrono: siamo proprio lì, vediamo con i suoi occhi. Un uso eccellente del punto di vista.
Trovo che tu abbia centrato il tema in modo molto originale, andando a mettere sotto le luci del palcoscenico un tema, come quello delle persone con handicap, in modo delicato e “amaro-dolce”.
Mi piace come palesi, dal racconto in prima persona, la percezione che il protagonista ha di sé come supereroe, forse solo un modo per sopravvivere nella giungla di un mondo “normodotato”.
Sinceramente? Non ho trovato errori.
Complimenti e in bocca al supereroe!
L’invisibilità, di Omaima Marfoq
Ciao Omaima!
Un bel racconto, dai toni surreali e un’ambientazione interessante. Come hanno detto già altri però ci sono dei buchi di trama e un’eccessiva narrazione. Chi legge rimane lontano un po’ dai fatti, è quasi come leggerli sul giornale; in un certo senso li elenchi, ma non li fai VIVERE. Un suggerimento che ti do è quello che do a me stessa: prova a entrare di più nella storia tu, mentre scrivi, e a dire passo passo quello che vedi, e tutto sarà più efficace (io ci sto lavorando su questo punto :D).
Rileggendolo mi sembra di intuire, dalla presenza della pozione e del gatto nero, che c’entri in qualche modo una strega (potrei sbagliarmi, ma gli elementi mi portano a pensare quello), che però non appare in nessun modo. Sarebbe stato interessante scoprire di più. Comunque è difficile dosare il detto e il non detto, facendo vivere a chi legge un’avventura, ma vedo che racconto dopo racconto ti ci avvicini di più, quindi non mollare!
Tema centrato in pieno.
In bocca alla strega invisibile!
Colpevole di non esistere, di Francesco Nucera
Ciao Francesco!
Storia interessante, si legge in modo scorrevole, personaggi ben delineati. Ho apprezzato questo lato “umano” dietro il ruolo, con il carabiniere che dapprima è un po’ timoroso, poi quando si sente sicuro si pavoneggia. Due macchiette, tracciate con poche pennellate.
Il tema è svolto con brillantezza, mettendo il dito nella piaga dei social, per così dire.
Ottimo racconto.
Forse, per assurdo, non avrei neanche messo il cadavere nella macchina. Nel senso che il racconto era completo anche senza quel finale. Certo, poi in un certo senso aumenta l’assurdità di tutto il sistema: c’è tanta attenzione su questa assurda fiera dell’apparire, da non prestare neanche attenzione a quello che davvero stava succedendo.
Nel complesso, ottimo racconto!
Le Stringhe di Ermete, di Valter Carignano
Ciao Valter!
Ho apprezzato molto il tuo racconto, adoro quando si mescolano miti e fisica, scienza e magia.
La storia si legge che è un piacere, la trovo scritta davvero bene. L’unico punto che non mi convince è la questione del premere “invio” e ritrovarsi catapultato chissà dove (certo, il lettore spera che arrivi lì nella città mistica di Ermete e ritrovi sua moglie). Però non ho capito che cosa si inneschi di preciso con quel gesto, traduce le equazioni in suoni?
Altro piccolo appunto: attento all’abuso di “ma”, magari cerca di collegare le frasi anche in altri modi e usare altri tipi di espressioni (però, nonostante, tuttavia… ).
Il tema è centrato in pieno e in modo originale, complimenti per l’idea!
In bocca ai serpenti del Caduceo!
L’essenziale, di Beppe Roncari
Ciao Beppe!
Un ottimo racconto, fra i migliori del contest a mio avviso. Ho apprezzato il “botta e risposta” iniziale fra il protagonista e la moglie, realistico, che fa entrare subito nel vivo della storia facendo emergere il carattere del protagonista. Ho apprezzato anche il particolare modo con cui il tema dell’invisibile viene affrontato, una storia dai risvolti imprevedibili, che provoca riflessioni profonde. Mi ha affascinato questo tema della distanza che separa ciò che è visibile, quel vuoto che poi in fondo vuoto non è, e che si riempie di sogni, speranze e a volte, come in questo caso, di orrore. Bello anche il finale.
C’è un refuso: manca un che è/si tratta di nella frase “la verità è soprattutto…”
Complimenti.
In bocca ai nanobot!
ClassificaEd ecco qui la mia classifica finale. Avevo finito i commenti da alcuni giorni, ma è stata davvero dura decidere. I primi cinque racconti mi hanno emozionato e stupito per come sono scritti bene, gli altri magari avevano qualche errorino che mi ha permesso di decidere con più serenità. Ho messo sul piatto tutto, compreso il gusto personale che, alla fine, distingue una classifica dall’altra. Complimenti davvero a tutti per i bellissimi racconti!
1. Ombre, di M.R. Del Ciello
2. L’essenziale, di Beppe Roncari
3. “Invisible man”, di Adriano Muzzi
4. Un attimo, per sempre, di Vilma Cretti
5. Le Stringhe di Ermete, di Valter Carignano
6. Ritorno a casa, di Alexandra Fischer
7. Colpevole di non esistere, di Francesco Nucera
8. Il vecchio e le Colombe, di Damiano D’Andrea
9. L’invisibilità, di Omaima Marfoq
10. L’amante invisibile, di Serena Aronica-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da
Flavia Imperi.
Ciao Beppe!
Un ottimo racconto, fra i migliori del contest a mio avviso. Ho apprezzato il “botta e risposta” iniziale fra il protagonista e la moglie, realistico, che fa entrare subito nel vivo della storia facendo emergere il carattere del protagonista. Ho apprezzato anche il particolare modo con cui il tema dell’invisibile viene affrontato, una storia dai risvolti imprevedibili, che provoca riflessioni profonde. Mi ha affascinato questo tema della distanza che separa ciò che è visibile, quel vuoto che poi in fondo vuoto non è, e che si riempie di sogni, speranze e a volte, come in questo caso, di orrore. Bello anche il finale.
C’è un refuso: manca un che è/si tratta di nella frase “la verità è soprattutto…”
Complimenti.In bocca ai nanobot!
Ciao Valter!
Ho apprezzato molto il tuo racconto, adoro quando si mescolano miti e fisica, scienza e magia.
La storia si legge che è un piacere, la trovo scritta davvero bene. L’unico punto che non mi convince è la questione del premere “invio” e ritrovarsi catapultato chissà dove (certo, il lettore spera che arrivi lì nella città mistica di Ermete e ritrovi sua moglie). Però non ho capito che cosa si inneschi di preciso con quel gesto, traduce le equazioni in suoni?
Altro piccolo appunto: attento all’abuso di “ma”, magari cerca di collegare le frasi anche in altri modi e usare altri tipi di espressioni (però, nonostante, tuttavia… ).
Il tema è centrato in pieno e in modo originale, complimenti per l’idea!In bocca ai serpenti del Caduceo!
Ciao Francesco!
Storia interessante, si legge in modo scorrevole, personaggi ben delineati. Ho apprezzato questo lato “umano” dietro il ruolo, con il carabiniere che dapprima è un po’ timoroso, poi quando si sente sicuro si pavoneggia. Due macchiette, tracciate con poche pennellate.
Il tema è svolto con brillantezza, mettendo il dito nella piaga dei social, per così dire.
Ottimo racconto.
Forse, per assurdo, non avrei neanche messo il cadavere nella macchina. Nel senso che il racconto era completo anche senza quel finale. Certo, poi in un certo senso aumenta l’assurdità di tutto il sistema: c’è tanta attenzione su questa assurda fiera dell’apparire, da non prestare neanche attenzione a quello che davvero stava succedendo.
Nel complesso, ottimo racconto.Ciao Omaima!
Un bel racconto, dai toni surreali e un’ambientazione interessante. Come hanno detto già altri però ci sono dei buchi di trama e un’eccessiva narrazione. Chi legge rimane lontano un po’ dai fatti, è quasi come leggerli sul giornale; in un certo senso li elenchi, ma non li fai VIVERE. Un suggerimento che ti do è quello che do a me stessa: prova a entrare di più nella storia tu, mentre scrivi, e a dire passo passo quello che vedi, e tutto sarà più efficace (io ci sto lavorando su questo punto :D).
Rileggendolo mi sembra di intuire, dalla presenza della pozione e del gatto nero, che c’entri in qualche modo una strega (potrei sbagliarmi, ma gli elementi mi portano a pensare quello), che però non appare in nessun modo. Sarebbe stato interessante scoprire di più. Comunque è difficile dosare il detto e il non detto, facendo vivere a chi legge un’avventura, ma vedo che racconto dopo racconto ti ci avvicini di più, quindi non mollare!
Tema centrato in pieno.In bocca alla strega invisibile!
Ciao Adriano!
Ottimo racconto. Scritto con uno stile brillante per giunta.
La storia di dipana piano piano, le scene scorrono: siamo proprio lì, vediamo con i suoi occhi. Un uso eccellente del punto di vista.
Trovo che tu abbia centrato il tema in modo molto originale, andando a mettere sotto le luci del palcoscenico un tema, come quello delle persone con handicap, in modo delicato e “amaro-dolce”.
Mi piace come palesi, dal racconto in prima persona, la percezione che il protagonista ha di sé come supereroe, forse solo un modo per sopravvivere nella giungla di un mondo “normodotato”.
Sinceramente? Non ho trovato errori.Complimenti e in bocca al supereroe!
Ciao Maria Rosa!
Un racconto splendido. Questa ragnatela invisibile che mano a mano avanza, come un’angoscia silenziosa, che depriva un uomo della sua normalità. Mi ha fatto pensare a come vivono alcune persone la depressione. Una storia surreale, che si legge d’un fiato.
Non mi è chiaro però perché lui alla fine senta l’odore dello studio del dottore e il rumore del bastone: il dottore gli porta via la moglie?
Il personaggio del dottore, che hai caratterizzato con questi particolari, desta una curiosità che rimane in parte inappagata. Sembra un po’ il diavolo di quei racconti noir.
Forse avrei finito la storia al paragrafo prima, con lui che rimane solo, proprio perché si è vergognato di chiedere aiuto alla compagna, un bel colpo di scena.
Pollice in su, decisamente.Ciao Serena,
il colpo di scena devo dire che c’è! E’ però una tematica, quella del sesso fra umani e animali, parecchio forte. Usandola in un racconto dai toni tutto sommato leggeri, ne risulta un quadro grottesco. Forse se avessi aggiunto un pizzico di “surreale” già in anticipo, magari accentuando il lato umoristico, sarebbe risultato più piacevole, così invece mi è sembrato irreale (e un po’ disgustoso).
Hai giostrato bene la trama, utilizzando l’olfatto del cane e hai caratterizzato bene il povero marito, per cui ti viene da tifare, nonostante quel calcio al cane (ma in fondo, ora sappiamo che se lo meritava!) La moglie invece è totalmente assente nella caratterizzazione.
Il tema c’è.
Alcuni appunti:
I giorno – un refuso.
“Sembro più un ubriaco, che un marito infedele!” questa frase esce dal punto di vista, lui mica si vede da fuori! Aggiungere un “forse, visto dall’esterno…” oppure “Chissà se così conciato…”.In bocca al lup… ehm… al can… ehm…
Al diavolo, “Buona fortuna!”Grazie per i commenti e i feedback!
Per Valter: c’è un mondo dietro quella “strega” che ho scelto di far appena assaggiare. Ho pensato che usando la frase: “Ampliò quel rozzo campo di magia che emanava l’aggeggio, sfogliandone le possibilità” si potesse desumere una qualche superiorità di questo essere, che ritiene la tecnologia umana più moderna, un qualcosa di rozzo rispetto alla sua magia. Dalla facilità con cui i interagisce, quasi fosse un giochino primitivo, volevo far emergere una sua caratterizzazione precisa.
Vediamo gli altri che dicono, può essere che non sia chiarissimo.
Un abbraccio!
Complimenti Vilma. Un racconto scritto molto, molto bene.
All’inizio anche io avevo il dubbio che il padre fosse morto, uno spirito che veglia sulla propria figlia, ma si capisce che giochi proprio su quello e alla fine, quando suona il campanello (forse avrei usato la sveglia) ti rendi conto che era un sogno profetico, o un volo astrale.
Mi sono goduta il racconto senza incappare in veri e propri errori, scritto in uno stile pulito, scorrevole, efficace. Quindi per me balzi su nella classifica.
Solo verso il finale mi ha lasciata un po’ perplessa la frase: “aspiro vorace il suo respiro”; il termine “aspiro” è un po’ forte e mi ha fatto immaginare che lui fosse uno spirito famelico. E quell’abbraccio… se lui non è presente in modo fisico è difficile da immaginare, ma col tempo e i caratteri a disposizione, penso che tu abbia creato davvero un’ottima storia. Brava!Ciao Alexandra!
Mi piace molto per l’atmosfera e l’ambientazione squisitamente surreale di questa storia. Non ho capito bene però quello che succede alla fine, e anche il fatto che lui fosse invisibile in senso metaforico non l’avevo colto. Alla fine è stato catturato nello specchio… scena interessante, ma perché? E perché dice “perdono” non l’ho collegato al fatto che avesse acciaccato gli esserini.Comunque è difficilissimo rendere una storia in così pochi caratteri, hai tutta la mia stima per quello che sei riuscita a creare e volentieri leggerei un proseguo!
Alcuni appunti qui e lì:
La frase “non importava dove…” la metterei sotto questa forma: “Non importava dove si abitasse, ci aveva provato lui a cambiare casa. Nel corso dei suoi anni a Ewigreignen era stato in basso e in alto.”.
Mi piace la scelta di un linguaggio un po’ colloquiale, è “stiloso” (passami il termine).
In questa frase: “da grondaie dai musi di Cane Acquatico” metterei “con” musi di Cane Acquatico.In bocca agli Spiriti Acquatici!
Ciao Damiano!
Innanzitutto complimenti per l’età, fra qualche anno qui ci fai tutti neri secondo me!
L’idea della storia è bella, mi è piaciuta sia la caratterizzazione del protagonista, questo vecchietto un po’ amareggiato ma anche tenero, sia il finale.
Peccato ci siano alcune importanti imperfezioni tecniche che non lasciano godere della storia. Tutti punti su cui poter poi lavorare (siamo qui per questo, no?). Ti dico quelle che ho notato:
– In primis, come diceva già Valter, ti consiglio di usare meno parole superflue, che appesantiscono la lettura, come per es. i possessivi, i vari “ormai!, “solo”, “solita”… prova a toglierli e rileggere la frase, vedrai come fila poi. Ti consiglio di snellire!
– Attento alle ripetizioni: piccole molliche; piccole colombe; tenere molliche; teneri volatili; troppe volte, troppo cinico.
– Il punto di vista in prima persona richiama un’immersione totale nel personaggio e per certi versi si segue il suo ragionamento, ma qui la “pecca” è che rimane tutto molto un suo ragionamento mentale, poi nei fatti succede poco. Ricorda la regola dello “show don’t tell”: una storia è potente (come sto imparando io stessa in questi giorni) quando chi legge “vive” quello che accade ai personaggi, non quando gli viene narrato. Già dai gesti che il protagonista fa, si deducono una serie di sue caratteristiche, non c’è poi bisogno di reiterarle in frasi descrittive o commenti (è dura, è ancora il mio tallone d’Achille, ma ci si lavora su ^^ )
Il tema è rispettato, alla fine lui è già da prima un invisibile, prima di diventare un fantasma!
Sono sicura che con un po’ di limature, diventerà un racconto fantastico, ne ha tutto il potenziale.
Complimenti e in bocca al piccione!Eccomi!
19 agosto 2015 alle 15:03 in risposta a: Bommarito Edition – Figli dimenticati – L’amico immaginario #9870SFIDO SPARTACO
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