Fernando Nappo


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  • in risposta a: Il confine dell’Impero #11782

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Linda,
    no, scusa, ma l’ultima riga del mio commento non dovrebbe proprio esserci. Non considerarla.
    Ho paura di aver fatto un po’ di confusione col copia e incolla.
    Scusa ancora.

    in risposta a: Il confine dell’Impero #11714

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Linda,
    fino a circa metà del racconto ero convinto che i tuoi alieni fossero germi e il loro nemico un essere umano che puliva il bagno a forza di lysoform o prodotti simili. Che si tratti di cereali, invece, è simpatico, ma un po’ ingannevole. Come suggerisce Flavia, la situazione sarebbe credibile se invece si trattasse di alieni microscopici, magari in avanscoperta e nascosti fra i cereali. Così, tra l’altro, si potrebbe giustificare il discorso del filmato, che in questa forma risulta poco credibile.
    In generale, lo trovo troppo raccontato.

    in risposta a: Speck spray #11590

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Come sempre, grazie infinite a chiunque ha letto e commentato.
    Strano percorso quello di questo racconto. Si è passato praticamente tutte le posizioni della classifica, qualcuno l’ha elogiato mentre qualcun altro l’ha praticamente stroncato.
    Il tema: per me c’è e ben chiaro, altrimenti non lo avrei postato. Qualcuno ce lo vede, qualcun altro invece no. Nei commenti più sopra l’ho chiarito. Certo, si tratta solamente di universi figurati.
    Che dire poi del finale? Anche in questo caso, dalle stelle alle stalle e ritorno.
    Difficile capire che lezione trarne. L’elucubrazione post pubblicazione, in questo caso, mi assorbirà più del previsto.

    @Luchiastro: grazie per il commento. L’uso dei dialoghi è un po’ una mia fissa. Non sempre mi riesce, ma in questo caso, stando ai vari commenti, pare mi siano venuti discretamente.
    @Giulio_Marchese: grazie molte per il commento, sono contento che ti abbia divertito.
    @Alberto-DellaRossa: grazie per l’elogio sperticato. Mi farebbe piacere, se ne hai tempo e voglia, sapere quale parte del dialogo ti ha convinto meno.
    @Beppe-Roncari: graie per il commento extra gruppo. Farò tesoro anche delle tue impressioni.

    Grazie ancora a tutti.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da  Fernando Nappo.
    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: Gruppo FRINGE: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #11393

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Commenti e classifica:

    1 – Anita dall’impermeabile giallo di Marina Usai
    Ciao Marina,
    mi piace molto l’inizio del tuo racconto, come descrivi l’interazione della piccola Anita col mondo che la circonda.
    Bello e ben descritto anche il rapporto col nonno, nonno che meriterebbe solamente una migliore messa a fuoco.
    La cattiveria degli altri bambini è ben resa, e, purtroppo, lo sa bene chi ha avuto in classe un compagno con qualche problema, nella realtà si può spingere ben oltre una semplice scritta.
    Il tema è centrato in pieno.

    2 – Lapidbook, di Marco Roncaccia
    Ciao Marco,
    che l’altro universo sia l’aldilà non è un’idea nuovissima, e anche in questo contest altri ne hanno fatto uso, ma devo ammettere che la tua interpretazione è davvero la più originale che m’è capitato di leggere.
    Bello lo scambio di battute tra i due, le reciproche accuse, gestito con buon brio, solo un po’ di fastidio per il linguaggio triviale che, a mio avviso, in alcuni punti si poteva alleggerire.
    Ma quanti medium ci sono a ‘sto mondo? Ecco, questa è secondo me l’unico punto debole del racconto, la presenza del secondo mediu mi pare forzatina.
    Dato il nome della protagonista e la frase finale, mi gioco uno a dieci che ti piace Fred Buscaglione.
    Ho vinto qualche cosa?

    3 – Il canto della sirena di Alberto Della Rossa
    Ciao Alberto,
    di solito apprezzo poco racconti e romanzi a base di navi senzienti, ma il tuo racconto scorre davvero molto bene, è ben scritto e le sensazioni della Ulysses ben descritte. Interessante sia l’utilizzo di animali in criostasi con gli umani per favorirne il sonno, sia il fatto che ognuno può scegliere un diverso animale, cosa che in parte aiuta a farsi un’idea della personalità dell’uomo.
    L’altro universo potrebbe esser la stessa Ulysses, così come l’entità che la richiama a sé.
    Solo un po’ incerto il finale: poiché la Ulysses dichiara di sentirsi sola m’aspettavo che trovasse una scusa per svegliare qualcuno, un uomo da trasformare nel suo animale da compagnia. Invece sceglie la possibilità di sognare essa stessa (visione anche un po’ poetica) seguendo un richiamo che però trovo descritto in maniera un pochino vaga:
    Qualcuno. Informazione pura, coscienza più forte della gravità. Un messaggio indecifrabile eppure chiarissimo…
    Trovo anche un po’ difficile credere che una macchian possa identificare una entità – quale che sia – come un Dio.
    Comunque un buon racconto.

    4 – Gli esseri dell’altro mondo di Raffaele Marra
    Ciao Raffaele,
    all’inizio il tuo racconto fa pensare all’esodo di un popolo, forse alieno, verso un altro mondo. E questo anche grazie alla frase pronunciata dal piccolo, frase che, oltre a ingannare il lettore, secondo me suona poco adatta al gergo di un bambino.
    Poi, da quando accenni alla nave, il gioco si fa chiaro, il mistero si svela e si capisce quali sono i due universi che si controntano.
    Un buon racconto, che sfrutta bene il tema legato all’attualità, sul quale grava, a mio avviso, la colpa dell’inganno iniziale.
    A prescindere, leggerò volentieri il pezzo di Jeffery Deaver di cui parli. C’è sempre da imparare.

    5 – Susy di Andrea Viscusi
    Ciao Andrea,
    l’atmosfera in treno e il gioco di sguardi è ben reso, ma purtroppo il tuo racconto non mi ha soddisfatto in pieno.
    In un primo momento, quando il protagonista parla a Susy, forse complice la mancanza dei segni del dialogo, sempra che più che parlare effettivamente alla ragazza si ripassi mentalmente la frase mai detta.
    Mi pare di capire, alla fine, che Susy sia sempre lì, ogni mattina, allo stesso posto proprio per una coincidenza. Così come è una coincidenza il nome di lei e l’argomento di studio del protagonista.
    L’attinenza al tema mi sembra un po’ forzata, e il finale, che altri hanno apprezzato, mi lascia l’amaro in bocca: suona un po’ come la storia della volpe e dell’uva.

    6 – Hearthole di Giulio Marchese
    Ciao Giulio,
    l’idea alla base del racconto è potenzialmente molto buona, rispetta il tema del contest, ma, a mio avviso, meriterebbe una lunghezza superiore per essere sviluppata in tutte le sue potenzialità.
    Troppe situazioni, costrette nei tremila caratteri del contest, restano oscure; per esempio, non fai nemmeno un accenno a ciò che si aspettano di scoprire e che potrebbe valere il Nobel.
    I personaggi mi paiono ben delineati, così come m i pare buona l’atmosfera.
    Qualche errore grammaticale che forse si poteva evitare in fase di rilettura.

    7 – La realtà inventata di De Meo Luigi
    Ciao Luigi,
    l’espediente del protagonista immerso in un gioco per poi uscirne non è nuovo, in particolare su MC l’ho visto sfruttato in più di una occasione.
    A un certo punto si intuisce come potrebbe andare a finire anche perché i tre quarti del racconto sono incentrati sulla lotta tra Curti e la bestia. Ben resa, per carità, ma che, seconto il mio modestissimo parere, tende a soffocare un po’ il racconto.
    Il tema è centrato, quando si gioca ci si cala letteralmente in un altro universo, ma il racconto, perdona la franchezza, non mi ha entusiasmato.

    8 – La vecchia villa misteriosa di Nicoletta Fanuele
    Ciao Nicoletta,
    non mi è chiaro se la villa, oltre che misteriosa, sia pure abbandonata. Se sì, mi pare strano che la corrente elettrica sia ancora allacciata, in caso contrario non mi spiego perché Iole sia entrata in casa altrui così, senza darsene il minimo pensiero.
    Inoltre gli avvenimenti si susseguono in maniera un po’ troppo meccanica, didascalica, e spesso senza che vi siano connessioni chiare tra un evento e il seguente.
    Inoltre, mi permetto, il libro che è una porta su un altro universo mi pare un meccanismo narrativo un po’ semplicistico e abusato.

    9 – Noi due di Marina Di Paola
    Ciao Marina,
    il tuo racconto centra senza dubbio il tema, l’altro universo è l’aldilà, però trovo la storia un poco risaputa, già sentita e non particolarmente originale nello sviluppo. Il finale, poi, con la medium che sembra quasi suggerirle che direzione prendere, mi pare piuttosto prevedibile.
    Inoltre lo trovo molto raccontato, forse, parere personale, avrebbe reso meglio scritto in prima persona, così sarebbe stato più facile provare maggiore empatia per la tua protagonista..

    10 – Giorno di mercato di Alexandra Fischer
    Ciao Alexandra.
    Devo ammettere di aver avuto qualche dificoltà a comprendere a fondo il tuo racconto e, pur avendolo riletto più volte, ho dovuto approfittare delle tue spiegazioni per venirne (quasi) a capo. Per esempio, non mi è chiaro se il cedro, vista la descrizione che lo fa somigliare a un wafer di silicio tipo quelli di certi componeneti elettronici, sia un prodotto commestibile o meno. Se no, a che titolo cercavano di piazzarlo in un mercato straripante frutta e verdura?
    Grazie, invece, per aver accennato al Soma: mi hai fatto incuriosire, ho fatto delle ricerche, e ho imparato qualcosa che non conoscevo.

    11 – Il grande fienile di Luchiastro
    Ciao Luchiastro,
    mi sono un po’ perso nel tuo racconto, e per vari motivi.
    In primo luogo non è chiaro che il padre sta seguendo i tre figli che, all’inizio del racconto, sembra stiano procedendo da soli, e quando lo riveli la cosa lascia un po’ disorientati.
    In un punto del racconto racconti che il fienile è il luogo segreto dove s’è ritirata la madre. Se è segreto, come fa il padre a sapere che la ex moglie s’è ritirata proprio lì, al punto da voler impedire ai bambini di andarci?
    Il finale non sono riuscito a capirlo, mi spiace.
    Credo che l’altro universo, più che il fienile in sé, sia rappresentato dalla distanza che si crea tra due genitori che si separano, ma non ne sono certo.

    12 – L’anello più importante di Andrea Partiti
    Ciao Andrea,
    ho fatto molta fatica a seguire il tuo racconto, e pur avendolo riletto più volte, non sono riuscito a venirne a capo. Pur essendo un lettore assiduo di fantasciena, ma in questo caso ho dato forfait. Sarà che i viaggi nel tempo mi attirano molto poco, a parte pochi casi.
    Certo, dopo aver letto il tuo schemino il racconto risulta più chiaro.
    A parte questo, lo stile è buono e sicuramente il tema è centrato.

    in risposta a: Speck spray #11387

    Fernando Nappo
    Partecipante

    In primis, grazie a tutti per i commenti. E’ davvero interessante – e istruttivo – leggere pareri così diversi e contrastanti sullo stesso racconto.
    @marina81 – Il mio nome è Fernando. Scusa la precisazione, ma ci tengo.
    @marina_usai – Per essere sincero, a contest ormai concluso m’è venuto in mente un finale che credo sarebbe stato un fili più appropriato. Ma comunque non così differente dall’attuale.
    @Andrea-Viscusi – Sì, hai interpretato bene: l’intenzione è quella di mettere in contrapposizione il mondo della gastronomia tradizionale ed etica, fatta di rapporti tra ristoratori, contadini e allevatori, di prodotti di stagione magari coltivati secondo i dettami dell’agricoltura biologica e via discorrendo con la produzione industriale di gran massa, tutta tubetti e prodotti precotti e predigeriti e con sapori tutti uguali.
    Il racconto è stato scritto all’uopo nelle quattro ore concesse.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da  Fernando Nappo.
    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da  Fernando Nappo.
    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: LAPIDBOOK di Marco Roncaccia #11350

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Marco,
    che l’altro universo sia l’aldilà non è un’idea nuovissima, e anche in questo contest altri ne hanno fatto uso, ma devo ammettere che la tua interpretazione è davvero la più originale che m’è capitato di leggere.
    Bello lo scambio di battute tra i due, le reciproche accuse, gestito con buon brio, solo un po’ di fastidio per il linguaggio triviale che, a mio avviso, in alcuni punti si poteva alleggerire.
    Ma quanti medium ci sono a ‘sto mondo? Ecco, questa è secondo me l’unico punto debole del racconto, la presenza del secondo mediu mi pare forzatina.
    Dato il nome della protagonista e la frase finale, mi gioco uno a dieci che ti piace Fred Buscaglione.
    Ho vinto qualche cosa?

    in risposta a: Noi due di Marina Di Paola #11349

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Marina,
    il tuo racconto centra senza dubbio il tema, l’altro universo è l’aldilà, però trovo la storia un poco risaputa, già sentita e non particolarmente originale nello sviluppo. Il finale, poi, con la medium che sembra quasi suggerirle che direzione prendere, mi pare piuttosto prevedibile.
    Inoltre lo trovo molto raccontato, forse, parere personale, avrebbe reso meglio scritto in prima persona, così sarebbe stato più facile provare maggiore empatia per la tua protagonista..

    in risposta a: Il canto della sirena #11348

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Alberto,
    di solito apprezzo poco racconti e romanzi a base di navi senzienti, ma il tuo racconto scorre davvero molto bene, è ben scritto e le sensazioni della Ulysses ben descritte. Interessante sia l’utilizzo di animali in criostasi con gli umani per favorirne il sonno, sia il fatto che ognuno può scegliere un diverso animale, cosa che in parte aiuta a farsi un’idea della personalità dell’uomo.
    L’altro universo potrebbe esser la stessa Ulysses, così come l’entità che la richiama a sé.
    Solo un po’ incerto il finale: poiché la Ulysses dichiara di sentirsi sola m’aspettavo che trovasse una scusa per svegliare qualcuno, un uomo da trasformare nel suo animale da compagnia. Invece sceglie la possibilità di sognare essa stessa (visione anche un po’ poetica) seguendo un richiamo che però trovo descritto in maniera un pochino vaga:
    Qualcuno. Informazione pura, coscienza più forte della gravità. Un messaggio indecifrabile eppure chiarissimo…
    Trovo anche un po’ difficile credere che una macchian possa identificare una entità – quale che sia – come un Dio.
    Comunque un buon racconto.

    in risposta a: IL GRANDE FIENILE #11347

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Luchiastro,
    mi sono un po’ perso nel tuo racconto, e per vari motivi.
    In primo luogo non è chiaro che il padre sta seguendo i tre figli che, all’inizio del racconto, sembra stiano procedendo da soli, e quando lo riveli la cosa lascia un po’ disorientati.
    In un punto del racconto racconti che il fienile è il luogo segreto dove s’è ritirata la madre. Se è segreto, come fa il padre a sapere che la ex moglie s’è ritirata proprio lì, al punto da voler impedire ai bambini di andarci?
    Il finale non sono riuscito a capirlo, mi spiace.
    Credo che l’altro universo, più che il fienile in sé, sia rappresentato dalla distanza che si crea tra due genitori che si separano, ma non ne sono certo.

    in risposta a: La realtà inventata – di De Meo Luigi #11346

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Luigi,
    l’espediente del protagonista immerso in un gioco per poi uscirne non è nuovo, in particolare su MC l’ho visto sfruttato in più di una occasione.
    A un certo punto si intuisce come potrebbe andare a finire anche perché i tre quarti del racconto sono incentrati sulla lotta tra Curti e la bestia. Ben resa, per carità, ma che, seconto il mio modestissimo parere, tende a soffocare un po’ il racconto.
    Il tema è centrato, quando si gioca ci si cala letteralmente in un altro universo, ma il racconto, perdona la franchezza, non mi ha entusiasmato.

    in risposta a: L'anello più importante – Andrea Partiti #11345

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Andrea,
    ho fatto molta fatica a seguire il tuo racconto, e pur avendolo riletto più volte, non sono riuscito a venirne a capo. Pur essendo un lettore assiduo di fantasciena, ma in questo caso ho dato forfait. Sarà che i viaggi nel tempo mi attirano molto poco, a parte pochi casi.
    Certo, dopo aver letto il tuo schemino il racconto risulta più chiaro.
    A parte questo, lo stile è buono e sicuramente il tema è centrato.

    in risposta a: Anita dall'impermeabile giallo di Marina Usai #11344

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Marina,
    mi piace molto l’inizio del tuo racconto, come descrivi l’interazione della piccola Anita col mondo che la circonda.
    Bello e ben descritto anche il rapporto col nonno, nonno che meriterebbe solamente una migliore messa a fuoco.
    La cattiveria degli altri bambini è ben resa, e, purtroppo, lo sa bene chi ha avuto in classe un compagno con qualche problema, nella realtà si può spingere ben oltre una semplice scritta.
    Il tema è centrato in pieno.

    in risposta a: Susy #11343

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Andrea,
    l’atmosfera in treno e il gioco di sguardi è ben reso, ma purtroppo il tuo racconto non mi ha soddisfatto in pieno.
    In un primo momento, quando il protagonista parla a Susy, forse complice la mancanza dei segni del dialogo, sempra che più che parlare effettivamente alla ragazza si ripassi mentalmente la frase mai detta.
    Mi pare di capire, alla fine, che Susy sia sempre lì, ogni mattina, allo stesso posto proprio per una coincidenza. Così come è una coincidenza il nome di lei e l’argomento di studio del protagonista.
    L’attinenza al tema mi sembra un po’ forzata, e il finale, che altri hanno apprezzato, mi lascia l’amaro in bocca: suona un po’ come la storia della volpe e dell’uva.

    in risposta a: Gli esseri dell'altro mondo (di Raffaele Marra) #11318

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Raffaele,
    all’inizio il tuo racconto fa pensare all’esodo di un popolo, forse alieno, verso un altro mondo. E questo anche grazie alla frase pronunciata dal piccolo, frase che, oltre a ingannare il lettore, secondo me suona poco adatta al gergo di un bambino.
    Poi, da quando accenni alla nave, il gioco si fa chiaro, il mistero si svela e si capisce quali sono i due universi che si controntano.
    Un buon racconto, che sfrutta bene il tema legato all’attualità, sul quale grava, a mio avviso, la colpa dell’inganno iniziale.
    A prescindere, leggerò volentieri il pezzo di Jeffery Deaver di cui parli. C’è sempre da imparare.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da  Fernando Nappo.
    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: Hearthole – Giulio Marchese #11315

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Giulio,
    l’idea alla base del racconto è potenzialmente molto buona, rispetta il tema del contest, ma, amio avviso, meriterebbe una lunghezza superiore per essere sviluppata in tutte le sue potenzialità.
    Troppe situazioni, costrette nei tremila caratteri del contest, restano oscure; per esempio, non fai nemmeno un accenno a ciò che si aspettano di scoprire e che potrebbe valere il Nobel.
    I personaggi mi paiono ben delineati, così come m i pare buona l’atmosfera.
    Qualche errore grammaticale che forse si poteva evitare in fase di rilettura.

    in risposta a: La vecchia villa misteriosa #11314

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Nicoletta,
    non mi è chiaro se la villa, oltre che misteriosa, sia pure abbandonata. Se sì, mi pare strano che la corrente elettrica sia ancora allacciata, in caso contrario non mi spiego perché Iole sia entrata in casa altrui così, senza darsene il minimo pensiero.
    Inoltre gli avvenimenti si susseguono in maniera un po’ troppo meccanica, didascalica, e spesso senza che vi siano connessioni chiare tra un evento e il seguente.
    Inoltre, mi permetto, il libro che è una porta su un altro universo mi pare un meccanismo narrativo un po’ semplicistico e abusato.

    in risposta a: Giorno di mercato #11313

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Alexandra.
    Devo ammettere di aver avuto qualche dificoltà a comprendere a fondo il tuo racconto e, pur avendolo riletto più volte, ho dovuto approfittare delle tue spiegazioni per venirne (quasi) a capo. Per esempio, non mi è chiaro se il cedro, vista la descrizione che lo fa somigliare a un wafer di silicio tipo quelli di certi componeneti elettronici, sia un prodotto commestibile o meno. Se no, a che titolo cercavano di piazzarlo in un mercato straripante frutta e verdura?
    Grazie, invece, per aver accennato al Soma: mi hai fatto incuriosire, ho fatto delle ricerche, e ho imparato qualcosa che non conoscevo.

    in risposta a: Speck spray #10948

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Grazie a entrambi per il commento.
    @Andrea: riguardo alla tua obiezione, intendevo far passare l’idea (non è detto che ci sia riuscito, per lo meno non con te) che lo chef nel suo universo ritiene più esecrabile il delitto commesso dall’industria alimentare nei confrontoi degli alimenti rispetto all’omicidio da lui stesso compiuto. Ecco perché quando il capitano gli chiede cos’ha di importante da dire (sottintendendo di qualcosa relativo all’omicidio) lui parte col pippone sull’alimentazione anziché parlare del delitto.
    Grazie a entrambi dei commenti. Cercherò di farne tesoro.

    in risposta a: Voglio la bici di E.T. #10311

    Fernando Nappo
    Partecipante

    @Angelo: grazie per aver letto il racconto. Sono contento che ti sia piaciuto.

    @Raffaele: grazie molte per il commento. Confermo, e mi fa molto piacere che tu l’abbia notato, che non c’era alcun intento di scrivere un finale a sorpresa.

    Grazie ancora a entrambi.


    Fernando Nappo
    Partecipante

    Questa la mia classifica e relativi commenti:

    1) Nero in Normandia, di Raffaele Marra
    Ciao Raffaele,
    l’ambientazione del tuo racconto è chiara fin da subito, complice l’aiuto dato dal titolo.
    In questo passaggio:
    i muri intorno che si contraggono in un abbraccio che mi imprigiona.
    il riferimento all’abbraccio (per definizione qualcosa che stringe) mi ha fatto immaginare il tuo protagonista immobilizzato sotto le macerie. Vederlo poi muoversi, puntare il fucile, eccetera, per un momento mi ha fatto pensare di aver perso un passaggio e mi ha costretto a rileggere.
    Ho trovato molto bello questo passaggio:
    Vorrei tanto capire se è uno dei miei o un nemico.
    Muove un passo, verso destra. Che rumore fanno gli stivali tedeschi?
    Mentre invece trovo che questo sia meno indovinato:
    Stringo gli occhi nel buio e riesco a intravedere una sagoma. Che forma hanno i tedeschi?
    L’immagine che evochi mi fa venenire in mente la forma così particolare e distintiva dell’elmetto delle truppe tedesche, che di sicuro nella situazione descritta non è facilmente identificabile, ma che comunque mi fa suonare la frase meno naturale che nel passaggio precedente.
    Esprimo qualche dubbio sulla capacità del protagonista di capire, vista la situazione, che l’altro si sta grattando la testa o si sta sedendo, ma qui ti sto facendo le pulci, me ne rendo conto.
    Un buon racconto, che centra il tema, ben scritto e con una buona dose di suspanse che spinge a leggere fino all’inatteso finale (di solito muore sempre l’altro). Ma poi l’altro è tedesco o no? Non è imprtante.

    2) L’amante silenziosa, di Alberto Della Rossa
    Ciao Alberto,
    un racconto molto ricercato nello stile. Interessanti le metafore musicali, anche se, non conoscendo io la musica, mi hanno più distratto che coinvolto.
    Fatico a identificare il tema del racconto, forse anche perché non riesco a capire con chiarezza se la donna del racconto è reale oppure no. Mi sono fatto queste due idee:
    1) è una donna reale e l’invisibile è l’amore
    2) non è una donna ma è la musa ispiratrice del pianista (invisibile per definizione)
    Forse lo stile così ricercato, parere mio, lo rende un poco freddo e coinvolgente.

    3) Vorrei poterti toccare, di Eleonora Rossetti
    Ciao Eleonora,
    il tema del racconto è centrato, anche se l’idea del virus che fa piazza pulita del genere umano non è proprio nuovissima.
    E’ interessante l’effetto che il virus ha sulle persone, o almeno è la prima volta che mi capita di leggere di un virus che agisce solo sui sensi e in maniera casuale da persona a persona.
    Un appunto: non ho capito qual è l’ultima cartuccia di cui parli in relazione a Livia.
    Buono lo stile.

    4) La macabra mascherata del 1511, di Fabio Tarussio
    Ciao Fabio,
    ammetto di aver fatto molta fatica col tuo racconto. Capito che si trattava di un fatto storico ho fatto qualche ricerca e mi sono un po’ chiarito le idee. La parte iniziale è decisamente ben scritta, evocativa del male che il diavolo rappresenta e che, se ho ben interpretato, è l’invisibile che muove le fila dietro gli uomini.
    Però, in effetti, come dice Ambra se non ti fai (o non hai) una conoscenza specifica dell’evento in oggetto, resta piuttosto oscuro nel suo svolgimento.
    Ottimo lo stile.

    5) Un insolito regalo da un uomo discreto, di Alessandra Corrà
    Ciao Alessandra,
    il tema del tuo racconto è tristemente attuale, purtroppo, e anche per questo, e in considerazione di quanto orrore facciano persone come quella che descrivi, che trovo molto interessante, e per certi versi coraggiosa, la scelta del punto di vista che nelle battute iniziali porta addirittura a empatizzare col protagonista, salvo poi scoprire chi sia e di cosa sia capace.
    L’immagine dei buffetti e dei corpi di pasta frolla è raccapricciante e lascia intendere quanto egli sottostimi gli effetti del suo comportamento.
    Forse un pelo eccessiva la reazione di Amelia al regalo: sapendo con chi ha a che fare, mi sarei aspettato un atteggiamento più prudente per evitare di scatenare, come poi è stato, il finimondo. Che poi, un pazzo del genere, anche solo uno scarso apprezzamento sarebbe stato sufficiente a farlo imbufalire, credo.
    Un buon racconto, forse non perfetta l’aderenza al tema del contest, perché nel tuo protagonista vedo più un fuggitivo che non un invisibile.

    6) L’invisibile, di Diego Ducoli
    Ciao Diego,
    il tuo racconto è molto simpatico; l’invisibile del tema sarebbe l’assorbente, o sbaglio? L’idea è di certo molto originale.
    Un paio di appunti:
    1) i tacchi che rimbombano mi paiono un po’ eccessivi, a meno che non si tratti di un effetto sonoro voluto per enfatizzare l’arrivo della ragazza in scena
    2) Basta uno sguardo d’intesa.
    Marta salta sulla tavola lasciandosi alle spalle il giovane che la guarda stupefatto.
    Se i due si scambiano uno sguardo d’intesa mi pare strano che il ragazzo rimanga stupefatto.
    Comunque, molto divertente e simpatico, complimenti per l’originalità.

    7) L’altro lato del Big Bang, di Angelo Frascella
    Ciao Angelo.
    Ho trovato l’inizio del racconto un po’ difficile da mettere a fuoco, forse perché presenti prima un comprimario anziché mettere al centro dell’attenzione fin da subito Jim, che è il protagonista. Inoltre ho avuto qualche difficoltà ad attribuire al giusto personaggio questa frase:
    “Goditi il silenzio finché sarai in grado di percepirlo.”
    Da lì in poi il racconto è più facile da seguire, anche se l’argomento, piuttosto complesso, mi sembra un po’ stretto nelle tremila battute a disposizione.
    Nell finale, sono un cuccio, lo so, mi sono perso di nuovo: come può lo scenziato conoscere il futuro del poliziotto? E’ anche lui come Jim? E può vedere il futuro di chiunque così su due piedi? Scoprire la natura della materia oscura vuol dire diventare capaci di leggere il futuro con tanta facilità?
    Lo rileggerò ancora, ma mi ha lasciato poco soddisfatto, come con un senso di incompiuto.

    8) Lucas, di Johnnycato
    Ciao johnnycato,
    il tuo racconto centra di sicuro il tema, anche se quello dell’amico immaginario è un argomento ampiamente sfruttato.
    Il racconto scorre in maniera lineare e anche abbastanza facilmente prevedibile, senza sorprese. I personaggi, a mio avviso, sono piuttosto stereotipati e prevedibili nel comportamento.
    Molto raccontato, e questo appesantisce un po’ troppo il racconto.

    9) La sindrome di Olivia B., di Ambra Stancampiano
    Ciao Ambra,
    ti dirò, calata in una ambientazione così realista l’idea che una persona possa sbiancare fino a diventare invisibile a causa dei flash mi lascia un po’ perplesso, anche se nel finale la questione trova una giustificazione che la rende, ai fini del racconto, maggiormente accetabile. Forse una sfumatura più SF nel racconto avrebbe reso più facile la sopsensione dell’incredulità; ma questa è la mia opinione di lettore molto SF oriented.
    Ben scritto, comunque, anche se la prima domanda del dottore lascia subito intendere la svolta che prenderà il racconto.

    10) Mayflower, di Marina Di Paola
    Ciao Marina,
    parto subito con un appunto tecnico: a mio avviso, poiché nel racconto il lavoro di Marta non ha alcuna importanza – potrebbe fare l’architetto, la parrucchiera o lo chef per un ristorante stellato e non cambierebbe nulla – avrei saltato il preambolo e avrei iniziato direttamente con le amiche al telefono, mettendo da subito i personaggi in primo piano. Così avresti evitato tre righe di raccontato che non aggiungono nulla di davvero importante al racconto ma al contrario, sempre e solo a mio parere, lo appesantiscono.
    Dopo al pub stassera?, all’inizio, t’è scappto il trattino di chiusura del dialogo o l’a capo.
    Per il resto lo svolgimento è piuttosto lineare, anche se gli effetti del drink, il cui nome mi sembra l’unico vero riferimento al tema del contest, mi suonano un po’ forzati. Inoltre, sembra quasi che Consuelo sia una delle poche persone a conoscenza di quegli effetti. Possibile, che il nome di un pub che fornisce un cocktail del genere non sia sulla bocca di tutti, su tutti i giornali e telegiornali e, in epoca di internet, bloggato e ritwittato e spammato ovunque?

    11) Pulizie generali, di Chiara Rufino,
    Ciao Chiara,
    il tuo racconto mi ha lasciato parecchie perplessità. Cerco di spiegarmi.
    Parto con questa frase, che trovo poco chiara:
    Spostò il polso e vide che l’orologio da uomo che indossava lampeggiava l’orario dieci e mezza.
    Spostò il polso non mi pare descriva un modo naturale di comportarsi, ma caso mai guardi l’orologio che porti al polso, così come non serve a molto specificare che sia un orologio da uomo, lo si dà per scontato visto il protagonista maschile. A meno che non sia indispensabile evidenziarlo. Mi sembra una frase da rivedere, anche nella forma in cui è scritta.
    Carlos, dipendente di una associazione sindacale, nella prima metà del racconto è intento a pulire gli uffici con accuratezza. Lo si capisce quando parlando dell’ultimo ufficio dici che lo voleva lasciare lindo e profumato.
    Si capisce subito che è un dipendente insoddisfatto, ma trovo le frasi che usi poco chiare:
    – Sulle pareti chiare, capeggiavano orrende stampe inneggianti all’uguaglianza sociale e umana, giudicate patetiche da Carlos, considerato come veniva trattato là dentro.
    Questa, benché chiara nel significato, suona come un’intromissione del narratore. Nella prima parte non è chiaro se a trovare orrende le stampe e l’uguaglianza sociale sia Carlos o il narratore (che peraltro è libero di avere qualsiasi opinione ritenga, sia chiaro), mentre nella seconda parte ci racconta che Carlos le trova pateiche anziché mostrarci, chessò, Carlos che ci sputa sopra o che fa una faccia disgustata quando le vede.
    – Il più delle volte neanche lo notavano, Carlos era infastidito dalle loro attenzioni e costretto al silenzio, ad essere remissivo mentre il cialtrone di turno pretendeva di spiegargli come andasse fatto il suo lavoro.
    In questa, invece, prima dici che nemmeno lo notano e subito dopo che lui è infastidito dalle loro attenzioni. Inoltre il troppo generico cialtrone di turno è una figura troppo sfumata, difficilmente il lettore si sentirà portato a parteggiare per Carlos contro un antagonista così poco identificabile.
    Comunque si intuisce che vuole combinare qualcosa, anche perché all’inizio accenni al fatto che è il suo ultimo giorno di lavoro lì, ma non si capisce cosa e nemmeno lo si sospetta.
    Poi arriva Imelda. Che ruolo ha? E’ solo complice di Carlos o è anche lei una dipendente? Non si capisce. E perché si toglie le scarpe? Sembra qualcosa di importante, visto che lo evidenzi, ma poi il fatto che lei se ne vada in giro scalza finisce nel dimenticatoio. E’ solo per dare colore alla scena?
    Da questo punto in poi, secondo me, scusa la franchezza, la situazione si ingarbuglia ancora di più. Arriva pure Juan, neppure lui si capisce a che titolo sia lì, se come complice o perché egli stesso dipendente.
    I tre si scambiano delle battute da cui risulta chiaro che hanno combinato qualcosa, ma cosa sia resta, ancora, un mistero.
    Poi ci sono le telecamere: in una frase sono state isolate (tagliato il cavo? Spruzzata della vernice sulle ottiche?) mentre poco dopo sono solamente spostate.
    Finalmente scopriamo che la loro missione era quella di rapinare l’ufficio. Ma l’informazione arriva tardi, quasi a voler essere una sorpresa, ma di fatto, sempre e solo secondo me, essendo lo scopo di Carlos e compagnia fin dall’inizio del racconto non andava tenuta nascosta così a lungo. Più che una sorpresa mi pare un’omissione.
    E si arriva al finale che temo stia in piedi a fatica: quando in ufficio scopriranno il furto e le telecamere manomesse, perché dovrebbero pensare ai fantasmi e non all’ultimo che è stato in ufficio la notte precedente e cioè all’uomo delle pulizie? Che per giunta proprio la notte precedente faceva il suo ultimo turno di lavoro.
    Insomma, l’idea di per sè non è male, è anche un po’ controcorrente visto che il datore di lavoro fetente è un’associazione sindacalista, ma credo che il racconto avrebbe bisogno di un’ampia riscrittura.
    Il tema, in ultimo, mi sembra solo sfiorato.
    Per concludere, in questa occasione, nonostante sia Fernando, ho voluto essere franco. Ok, è una battuta stupida, lo ammetto.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: Voglio la bici di E.T. #10251

    Fernando Nappo
    Partecipante

    @marina81: grazie per il commento. In realtà la forma così sgrammaticata (voluta, ovviamente) vorrebbe rifarsi a un famoso romanzo, ma non avrei mai che a qualcuno potesse venire in mente Io speriamo che me la cavo. E l’intero racconto, almeno nelle mie intenzioni, non dovrebbe far ridere, al contrario.
    Grazie per le tue impressioni che, proprio perché vanno in senso del tutto contrario alle mie intenzioni, mi risultano particolarmente preziose.

    @Fabio Tarussio: grazie per il commento. Riguardo alla mamma, confermo che è morta. Speravo che questo passaggo lo lasciasse intendere con sufficiente chiarezza:
    Mi ha detto che ci pensa lui a venire a leggertele, che tanto va tutte le settimane a cambiare i fiori alla sua mamma.
    Ho usato il verbo cambiare proprio con lo scopo di far venire in mente un cimitero, luogo dove è abbastanza normale andare a cambiare i fiori con una certa periodicità. Evidentemente non è così facilmente intuibile.
    Grazie molte anche a te per le preziose indicazioni.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: L'amante silenziosa #10239

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Alberto,

    un racconto molto ricercato nello stile. Interessanti le metafore musicali, anche se, non conoscendo io la musica, mi hanno più distratto che coinvolto.
    Fatico a identificare il tema del racconto, forse anche perché non riesco a capire con chiarezza se la donna del racconto è reale oppure no. Mi sono fatto queste due idee:
    1) è una donna reale e l’invisibile è l’amore
    2) non è una donna ma è la musa ispiratrice del pianista (invisibile per definizione)
    Forse lo stile così ricercato, parere mio, lo rende un poco freddo e coinvolgente.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da  Fernando Nappo.
    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: L'invisibile #10223

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Diego,
    il tuo racconto è molto simpatico; l’invisibile del tema sarebbe l’assorbente, o sbaglio? L’idea è di certo molto originale.
    Un paio di appunti:
    1) i tacchi che rimbombano mi paiono un po’ eccessivi, a meno che non si tratti di un effetto sonoro voluto per enfatizzare l’arrivo della ragazza in scena
    2) Basta uno sguardo d’intesa.
    Marta salta sulla tavola lasciandosi alle spalle il giovane che la guarda stupefatto.

    Se i due si scambiano uno sguardo d’intesa mi pare strano che il ragazzo rimanga stupefatto.
    Comunque, molto divertente e simpatico, complimenti per l’originalità.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: Vorrei poterti toccare – Eleonora Rossetti #10218

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Eleonora,
    il tema del racconto è centrato, anche se l’idea del virus che fa piazza pulita del genere umano non è proprio nuovissima.
    E’ interessante l’effetto che il virus ha sulle persone, o almeno è la prima volta che mi capita di leggere di un virus che agisce solo sui sensi e in maniera casuale da persona a persona.
    Un appunto: non ho capito qual è l’ultima cartuccia di cui parli in relazione a Livia.
    Buono lo stile.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: La Macabra Mascherata del 1511 #10212

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Fabio,
    ammetto di aver fatto molta fatica col tuo racconto. Capito che si trattava di un fatto storico ho fatto qualche ricerca e mi sono un po’ chiarito le idee. La parte iniziale è decisamente ben scritta, evocativa del male che il diavolo rappresenta e che, se ho ben interpretato, è l’invisibile che muove le fila dietro gli uomini.
    Però, in effetti, come dice Ambra se non ti fai (o non hai) una conoscenza specifica dell’evento in oggetto, resta piuttosto oscuro nel suo svolgimento.
    Ottimo lo stile.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: Pulizie Generali #10187

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Chiara,
    il tuo racconto mi ha lasciato parecchie perplessità. Cerco di spiegarmi.
    Parto con questa frase, che trovo poco chiara:
    Spostò il polso e vide che l’orologio da uomo che indossava lampeggiava l’orario dieci e mezza.
    Spostò il polso non mi pare descriva un modo naturale di comportarsi, ma caso mai guardi l’orologio che porti al polso, così come non serve a molto specificare che sia un orologio da uomo, lo si dà per scontato visto il protagonista maschile. A meno che non sia indispensabile evidenziarlo. Mi sembra una frase da rivedere, anche nella forma in cui è scritta.

    Carlos, dipendente di una associazione sindacale, nella prima metà del racconto è intento a pulire gli uffici con accuratezza. Lo si capisce quando parlando dell’ultimo ufficio dici che lo voleva lasciare lindo e profumato.
    Si capisce subito che è un dipendente insoddisfatto, ma trovo le frasi che usi poco chiare:
    Sulle pareti chiare, capeggiavano orrende stampe inneggianti all’uguaglianza sociale e umana, giudicate patetiche da Carlos, considerato come veniva trattato là dentro.
    Questa, benché chiara nel significato, suona come un’intromissione del narratore. Nella prima parte non è chiaro se a trovare orrende le stampe e l’uguaglianza sociale sia Carlos o il narratore (che peraltro è libero di avere qualsiasi opinione ritenga, sia chiaro), mentre nella seconda parte ci racconta che Carlos le trova pateiche anziché mostrarci, chessò, Carlos che ci sputa sopra o che fa una faccia disgustata quando le vede.
    Il più delle volte neanche lo notavano, Carlos era infastidito dalle loro attenzioni e costretto al silenzio, ad essere remissivo mentre il cialtrone di turno pretendeva di spiegargli come andasse fatto il suo lavoro.
    In questa, invece, prima dici che nemmeno lo notano e subito dopo che lui è infastidito dalle loro attenzioni. Inoltre il troppo generico cialtrone di turno è una figura troppo sfumata, difficilmente il lettore si sentirà portato a parteggiare per Carlos contro un antagonista così poco identificabile.

    Comunque si intuisce che vuole combinare qualcosa, anche perché all’inizio accenni al fatto che è il suo ultimo giorno di lavoro lì, ma non si capisce cosa e nemmeno lo si sospetta.

    Poi arriva Imelda. Che ruolo ha? E’ solo complice di Carlos o è anche lei una dipendente? Non si capisce. E perché si toglie le scarpe? Sembra qualcosa di importante, visto che lo evidenzi, ma poi il fatto che lei se ne vada in giro scalza finisce nel dimenticatoio. E’ solo per dare colore alla scena?

    Da questo punto in poi, secondo me, scusa la franchezza, la situazione si ingarbuglia ancora di più. Arriva pure Juan, neppure lui si capisce a che titolo sia lì, se come complice o perché egli stesso dipendente.

    I tre si scambiano delle battute da cui risulta chiaro che hanno combinato qualcosa, ma cosa sia resta, ancora, un mistero.

    Poi ci sono le telecamere: in una frase sono state isolate (tagliato il cavo? Spruzzata della vernice sulle ottiche?) mentre poco dopo sono solamente spostate.
    Finalmente scopriamo che la loro missione era quella di rapinare l’ufficio. Ma l’informazione arriva tardi, quasi a voler essere una sorpresa, ma di fatto, sempre e solo secondo me, essendo lo scopo di Carlos e compagnia fin dall’inizio del racconto non andava tenuta nascosta così a lungo. Più che una sorpresa mi pare un’omissione.

    E si arriva al finale che temo stia in piedi a fatica: quando in ufficio scopriranno il furto e le telecamere manomesse, perché dovrebbero pensare ai fantasmi e non all’ultimo che è stato in ufficio la notte precedente e cioè all’uomo delle pulizie? Che per giunta proprio la notte precedente faceva il suo ultimo turno di lavoro.

    Insomma, l’idea di per sè non è male, è anche un po’ controcorrente visto che il datore di lavoro fetente è un’associazione sindacalista, ma credo che il racconto avrebbe bisogno di un’ampia riscrittura.

    Il tema, in ultimo, mi sembra solo sfiorato.

    Per concludere, in questa occasione, nonostante sia Fernando, ho voluto essere franco. Ok, è una battuta stupida, lo ammetto.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da  Fernando Nappo.
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    in risposta a: Un insolito regalo da un uomo discreto. #10166

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Alessandra,

    Io ho pensato ad Amelia come una donna che non aveva capito (o non voleva vedere) con quale pazzo si fosse messa. E quindi non si rendeva conto del pericolo cui andava incontro.

    Quindi la scena del regalo si svolge agli inizi del loro rapporto? Non l’avevo capito.
    In quel caso, allora, la risposta di Amelia può anche starci, benché sarebbe da considerare piuttosto sgarbata e poco felice anche in un rapporto sano.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: Nero in Normandia (di Raffaele Marra) #10156

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Raffaele,
    l’ambientazione del tuo racconto è chiara fin da subito, complice l’aiuto dato dal titolo.

    In questo passaggio:
    i muri intorno che si contraggono in un abbraccio che mi imprigiona.
    il riferimento all’abbraccio (per definizione qualcosa che stringe) mi ha fatto immaginare il tuo protagonista immobilizzato sotto le macerie. Vederlo poi muoversi, puntare il fucile, eccetera, per un momento mi ha fatto pensare di aver perso un passaggio e mi ha costretto a rileggere.

    Ho trovato molto bello questo passaggio:
    Vorrei tanto capire se è uno dei miei o un nemico.
    Muove un passo, verso destra. Che rumore fanno gli stivali tedeschi?

    Mentre invece trovo che questo sia meno indovinato:
    Stringo gli occhi nel buio e riesco a intravedere una sagoma. Che forma hanno i tedeschi?
    L’immagine che evochi mi fa venenire in mente la forma così particolare e distintiva dell’elmetto delle truppe tedesche, che di sicuro nella situazione descritta non è facilmente identificabile, ma che comunque mi fa suonare la frase meno naturale che nel passaggio precedente.

    Esprimo qualche dubbio sulla capacità del protagonista di capire, vista la situazione, che l’altro si sta grattando la testa o si sta sedendo, ma qui ti sto facendo le pulci, me ne rendo conto.

    Un buon racconto, che centra il tema, ben scritto e con una buona dose di suspanse che spinge a leggere fino all’inatteso finale (di solito muore sempre l’altro). Ma poi l’altro è tedesco o no? Non è imprtante.

    in risposta a: Un insolito regalo da un uomo discreto. #10151

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Alessandra,
    il tema del tuo racconto è tristemente attuale, purtroppo, e anche per questo, e in considerazione di quanto orrore facciano persone come quella che descrivi, che trovo molto interessante, e per certi versi coraggiosa, la scelta del punto di vista che nelle battute iniziali porta addirittura a empatizzare col protagonista, salvo poi scoprire chi sia e di cosa sia capace.
    L’immagine dei buffetti e dei corpi di pasta frolla è raccapricciante e lascia intendere quanto egli sottostimi gli effetti del suo comportamento.
    Forse un pelo eccessiva la reazione di Amelia al regalo: sapendo con chi ha a che fare, mi sarei aspettato un atteggiamento più prudente per evitare di scatenare, come poi è stato, il finimondo. Che poi, un pazzo del genere, anche solo uno scarso apprezzamento sarebbe stato sufficiente a farlo imbufalire, credo.
    Un buon racconto, forse non perfetta l’aderenza al tema del contest, perché nel tuo protagonista vedo più un fuggitivo che non un invisibile.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da  Fernando Nappo.
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    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: Lucas #10142

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao johnnycato,
    il tuo racconto centra di sicuro il tema, anche se quello dell’amico immaginario è un argomento ampiamente sfruttato.
    Il racconto scorre in maniera lineare e anche abbastanza facilmente prevedibile, senza sorprese. I personaggi, a mio avviso, sono piuttosto stereotipati e prevedibili nel comportamento.
    Molto raccontato, e questo appesantisce un po’ troppo il racconto.

    in risposta a: Mayflower di Marina Di Paola #10138

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Marina,
    parto subito con un appunto tecnico: a mio avviso, poiché nel racconto il lavoro di Marta non ha alcuna importanza – potrebbe fare l’architetto, la parrucchiera o lo chef per un ristorante stellato e non cambierebbe nulla – avrei saltato il preambolo e avrei iniziato direttamente con le amiche al telefono, mettendo da subito i personaggi in primo piano. Così avresti evitato tre righe di raccontato che non aggiungono nulla di davvero importante al racconto ma al contrario, sempre e solo a mio parere, lo appesantiscono.
    Dopo al pub stassera?, all’inizio, t’è scappto il trattino di chiusura del dialogo o l’a capo.
    Per il resto lo svolgimento è piuttosto lineare, anche se gli effetti del drink, il cui nome mi sembra l’unico vero riferimento al tema del contest, mi suonano un po’ forzati. Inoltre, sembra quasi che Consuelo sia una delle poche persone a conoscenza di quegli effetti. Possibile, che il nome di un pub che fornisce un cocktail del genere non sia sulla bocca di tutti, su tutti i giornali e telegiornali e, in epoca di internet, bloggato e ritwittato e spammato ovunque?

    in risposta a: L'altro lato del Big Bang di Angelo Frascella #10133

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Angelo.
    Ho trovato l’inizio del racconto un po’ difficile da mettere a fuoco, forse perché presenti prima un comprimario anziché mettere al centro dell’attenzione fin da subito Jim, che è il protagonista. Inoltre ho avuto qualche difficoltà ad attribuire al giusto personaggio questa frase:
    “Goditi il silenzio finché sarai in grado di percepirlo.”
    Da lì in poi il racconto è più facile da seguire, anche se l’argomento, piuttosto complesso, mi sembra un po’ stretto nelle tremila battute a disposizione.
    Nell finale, sono un cuccio, lo so, mi sono perso di nuovo: come può lo scenziato conoscere il futuro del poliziotto? E’ anche lui come Jim? E può vedere il futuro di chiunque così su due piedi? Scoprire la natura della materia oscura vuol dire diventare capaci di leggere il futuro con tanta facilità?
    Lo rileggerò ancora, ma mi ha lasciato poco soddisfatto, come con un senso di incompiuto.

    in risposta a: La sindrome di Olivia B. #10126

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Ambra,
    ti dirò, calata in una ambientazione così realista l’idea che una persona possa sbiancare fino a diventare invisibile a causa dei flash mi lascia un po’ perplesso, anche se nel finale la questione trova una giustificazione che la rende, ai fini del racconto, maggiormente accetabile. Forse una sfumatura più SF nel racconto avrebbe reso più facile la sopsensione dell’incredulità; ma questa è la mia opinione di lettore molto SF oriented.
    Ben scritto, comunque, anche se la prima domanda del dottore lascia subito intendere la svolta che prenderà il racconto.

    in risposta a: ROBERTO BOMMARITO EDITION (GS)- La luna alta nel cielo #9905

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Omaima,
    resto del parere che si potrebbe eliminare il tizio che vanno a caricare, ma nel complesso trovo quest’ultima versione più chiara e scorrevole, elimiate alcune piccole incongruenze e ingenuità della prima versione, come il fucile dato al ragazzino, con personaggi meglio caratterizzati e una suspense meglio gestita.

    Chiedo la grazia.

    in risposta a: Gruppo VUOTO: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #9518

    Fernando Nappo
    Partecipante

    E’ stata dura, ma ecco la mia classifica con allegati commenti. Complimenti a tutti.

    1° – (GS) Giusti o sbagliati, di Alberto Priora
    Bel racconto di social sf, che centra il tema con un’idea diversa dalle altre lette finora.
    Iinterpreto: qualcuno ci osserva – da chissà quanto tempo – e quando s’accorge che la specie umana è sull’orlo del tracollo e incapace di salvarsi da sola, spedisce le ‘istruzioni’. A noi decidere se cambiare o morire. Chi accetta e chi no, come sempre quando si paventa un cambiamento epocale.
    Ti dirò, ce ne sarebbe a sufficienza per tirarne fuori un racconto lungo o anche un romanzo, perché no.
    Lo spiegone finale rallenta il ritmo, come ti hanno già fatto notare.
    A proposito: ma il ragno allo specchio all’inizio del racconto fa le flessioni?
    Scusa, non ho resistito. Una vecchia e stupida battuta dei tempi di scuola.

    2° – (GS) Stellaluce, di Raffaele Marra
    Bel racconto dai risvolti fiabeschi, che punta più su atmosfera e sensazioni che non sul ritmo. Il tema mi pare centrato. Notevole la sorpresa finale delle bambole che mette sotto una nuova luce i due vecchi. Trovo però difficile credere che i due mollino la bimba cresciuta per anni a una sconosciuta che si presenta alla porta senza opporre la minima resistenza.
    Ottimo lo stile, forse solo un filo pesante.

    3° – (GS) Rodriguez, di Maria Rosaria Del Ciello
    Il tema mi pare centrato, sia che si pensi che Ramon e Sunny sono da considerare pessimi genitori in quanto trafficanti di droga, si che si pensi alla sola Sunny, capace di sedurre il genero.
    Ottimo il ritmo del racconto, fila molto bene, peccato per lo spoiler iniziale. Al contrario di altri trovo la fugace apparizione dei ragazzini adeguata, non credo si debba necessariamente empatizzare con qualunque personaggio, tanto più se si tratta solo di una comparsa.
    Ambientazione forse un po’ sterotipata, ma comunque resa molto bene.

    4° – (FD) Lui, di Eleonora Rossetti
    Il racconto colpisce il bersaglio, ma, a mio modestissimo parere, non in pieno centro.
    L’idea di base è sicuramente più originale di quella che sembra essere stata la più sfruttata (il padre che abbandona il figlio), però, pur se ben articolata nello sviluppo, mi pare basata su coincidenze che suonano un po’ forzate. Ti dirò, quando il protagonista ha aperto la cassaforte e ha trovato i ritagli mi sono ritrovato a pensare: come minimo scopre d’essere figlio del sindaco. Certo, il fatto di dover seguire un tema un po’ scopre le carte. A parte questo, mi pare ben scritto.

    5° – (FD) Ogni ultima volta, di Christian Magrì
    Il tema è centrato, ma l’ho trovato un po’ difficile da seguire anche perché il protagonista del racconto nel finale finisce in secondo piano cedendo la scena allo chef. La scena tra l’altro fa nascere il sospetto che l’assunzione di Luca sia subordinata al desiderio dell’uomo di utilizzarlo come informatore riguardo al figlio.
    Qualche problema con la punteggiatura e i dialoghi che ti hanno già sgnalato.

    6° – (FD) Operazione Urlo, di Francesco Nucera
    Ciao Francesco, l’inizio del tuo racconto è spumeggiante e coinvolgente, però per trovare l’aderenza al tema ho dovuto rileggerlo un paio di volte. Peraltro, una volta capito il meccanismo, si fa apprezzare l’idea dei ragazzi come figli dimenticati della società, diversa da tutte le altre lette finora.
    Nonostante questo il racconto mi ha coinvolto poco, forse perché l’azione compiuta dai ragazzi non mi sembra sufficientemente incisiva e di portata tale da poter smuovre le coscienze di alcuno.

    7° – (FD) Edo, di Barbara Comeles
    L’idea dell’incontro tra padre e figlio non è originalissima (ne so qualcosa, l’ho usata anch’io), ma il tema è centrato.
    Esprimo un dubbio di congruenza per il fatto che il padre all’inizio del racconto viene descritto come interessato a incontrare la figlia, mentre nel finale la protagonista conclude dicendo che lui chiede, non si informa, insomma non la vuole.
    Originale l’idea di non distinguere i dialoghi dal narrato. Un po’ stile… non mi ricordo chi, ma m’è già capitato di leggere un romanzo in cui i dialoghi sono gestiti in maniera simile.

    8° – (FD) L’abito malva, di Alexandra Fischer
    Devo ammettere che il salto generazionale mi ha costretto a rileggere il racconto, pensando d’essermi perso qualche passaggio. Poi ho capito, se ho ben capito, che il nonno foraggia Lorena per senso di colpa, perché suo figlio – il padre di Lorena – l’ha abbandonata.
    Inoltre, non avevo realizzato che l’incontro fra il nonno e Lorena fosse il loro primo de visu, forse perché m’ero figurato che i due si incontrassero già con regolarità ogni ventuno di dicembre, per via dei soldi.
    Il colpo al nonno, giusto nel finale, appare un po’ forzato. Ma gli è venuto perché ha visto l’abito malva? Lorena l’ha fatto apposta sperando che finisse proprio così?

    9° – (FD) Un buon padre, di Roberto Romanelli
    Ciao Roberto, trovo difficile giudicare il tuo racconto. Non vedo una trana, una vicenda da seguire. Mi sembra più che altro un lungo ragionamento a tratti piuttosto ingarbugliato e difficile da seguire.
    La frase “Quando, sbattendo la porta, ti ha insultato in modi che avrebbero imbarazzato un rinoceronte?” mi ha fatto storcere il naso, m’è parsa un po’ ridicola e, scusa se mi permetto, involontariamente comica.
    La sorpresa il finale porta ilracconto su un diverso livello: chi è veramente il narratore? Non Dio, credo, che 6000 anni sono pochini per l’apparizione del suo primo figlio sulla terra. Perciò, chi sarà mai?
    Forse le ultime tre righe contengono un embrione di idea che, se ben sviluppata potrebbe risultare molto interessante.

    10° – (GS) La luna alta nel cielo, di Omaima Marfoq
    Il tema è senza dubbio centrato, però l’idea su cui si basa il racconto mi pare poco verosimile. Si può accettare l’idea che un padre snaturato usi il figlio come merce di scambio, ma temo che il creditore, tanto più visto il tipo di lavoro di cui si parla, non lo troverebbe una forma di pagamento congrua. Un ragazzino appena undicenne e quindi, si suppone, inesperto e poco pratico con armi, da istruire e trasformare in killer a pagamento: un impegno di anni. Mi pare un pagamento poco conveniente. A meno che Edoardo non sia in qualche modo già introdotto nell’ambiente; ma questo non mi pare traspaia dal racconto.
    Diversi errori di battitura.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 9 mesi fa da  Fernando Nappo.
    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 9 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: [V] Lui – Eleonora Rossetti #9517

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Il racconto colpisce il bersaglio, ma, a mio modestissimo parere, non in pieno centro.
    L’idea di base è sicuramente più originale di quella che sembra essere stata la più sfruttata (il padre che abbandona il figlio), però, pur se ben articolata nello sviluppo, mi pare basata su coincidenze che suonano un po’ forzate. Ti dirò, quando il protagonista ha aperto la cassaforte e ha trovato i ritagli mi sono ritrovato a pensare: come minimo scopre d’essere figlio del sindaco. Certo, il fatto di dover seguire un tema un po’ scopre le carte. A parte questo, mi pare ben scritto.

    in risposta a: [V] Operazione Urlo #9516

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Francesco, l’inizio del tuo racconto è spumeggiante e coinvolgente, però per trovare l’aderenza al tema ho dovuto rileggerlo un paio di volte. Peraltro, una volta capito il meccanismo, si fa apprezzare l’idea dei ragazzi come figli dimenticati della società, diversa da tutte le altre lette finora.
    Nonostante questo il racconto mi ha coinvolto poco, forse perché l’azione compiuta dai ragazzi non mi sembra sufficientemente incisiva e di portata tale da poter smuovre le coscienze di alcuno.

    in risposta a: [V] La luna alta nel cielo di Omaima Marfoq #9515

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Il tema è senza dubbio centrato, però l’idea su cui si basa il racconto mi pare poco verosimile. Si può accettare l’idea che un padre snaturato usi il figlio come merce di scambio, ma temo che il creditore, tanto più visto il tipo di lavoro di cui si parla, non lo troverebbe una forma di pagamento congrua. Un ragazzino appena undicenne e quindi, si suppone, inesperto e poco pratico con armi, da istruire e trasformare in killer a pagamento: un impegno di anni. Mi pare un pagamento poco conveniente. A meno che Edoardo non sia in qualche modo già introdotto nell’ambiente; ma questo non mi pare traspaia dal racconto.
    Diversi errori di battitura.

    in risposta a: [V] Giusti o sbagliati (di Alberto Priora) #9514

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Bel racconto di social sf, che centra il tema con un’idea diversa dalle altre lette finora.
    Iinterpreto: qualcuno ci osserva – da chissà quanto tempo – e quando s’accorge che la specie umana è sull’orlo del tracollo e incapace di salvarsi da sola, spedisce le ‘istruzioni’. A noi decidere se cambiare o morire. Chi accetta e chi no, come sempre quando si paventa un cambiamento epocale.
    Ti dirò, ce ne sarebbe a sufficienza per tirarne fuori un racconto lungo o anche un romanzo, perché no.
    Lo spiegone finale rallenta il ritmo, come ti hanno già fatto notare.
    A proposito: ma il ragno allo specchio all’inizio del racconto, fa le flessioni?
    Scusa, non ho resistito. Una vecchia e stupida battuta dei tempi di scuola.

    in risposta a: [V] Un buon padre [Roberto Romanelli] #9513

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Roberto, trovo difficile giudicare il tuo racconto. Non vedo una trana, una vicenda da seguire. Mi sembra più che altro un lungo ragionamento a tratti piuttosto ingarbugliato e difficile da seguire.
    La frase “Quando, sbattendo la porta, ti ha insultato in modi che avrebbero imbarazzato un rinoceronte?” mi ha fatto storcere il naso, m’è parsa un po’ ridicola e, scusa se mi permetto, involontariamente comica.
    La sorpresa il finale porta ilracconto su un diverso livello: chi è veramente il narratore? Non Dio, credo, che 6000 anni sono pochini per l’apparizione del suo primo figlio sulla terra. Perciò, chi sarà mai?
    Forse le ultime tre righe contengono un embrione di idea che, se ben sviluppata potrebbe risultare molto interessante.

    in risposta a: [V] Stellaluce (di Raffaele Marra) #9511

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Bel racconto dai risvolti fiabeschi, che punta più su atmosfera e sensazioni che non sul ritmo. Il tema mi pare centrato. Notevole la sorpresa finale delle bambole che mette sotto una nuova luce i due vecchi. Trovo però difficile credere che i due mollino la bimba cresciuta per anni a una sconosciuta che si presenta alla porta senza opporre la minima resistenza.
    Ottimo lo stile, forse solo un filo pesante.

    in risposta a: [V] Rodriguez – di M.R. Del Ciello #9508

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Il tema mi pare centrato, sia che si pensi che Ramon e Sunny sono da considerare pessimi genitori in quanto trafficanti di droga, si che si pensi alla sola Sunny, capace di sedurre il genero.
    Ottimo il ritmo del racconto, fila molto bene, peccato per lo spoiler iniziale. Al contrario di altri trovo la fugace apparizione dei ragazzini adeguata, non credo si debba necessariamente empatizzare con qualunque personaggio, tanto più se si tratta solo di una comparsa.
    Ambientazione forse un po’ sterotipata, ma comunque resa molto bene.

    in risposta a: [V] EDO #9506

    Fernando Nappo
    Partecipante

    L’idea dell’incontro tra padre e figlio non è originalissima (ne so qualcosa, l’ho usata anch’io), ma il tema è centrato.
    Esprimo un dubbio di congruenza per il fatto che il padre all’inizio del racconto viene descritto come interessato a incontrare la figlia, mentre nel finale la protagonista conclude dicendo che lui chiede, non si informa, insomma non la vuole.

    in risposta a: [V] L’ABITO MALVA #9505

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Devo ammettere che il salto generazionale mi ha costretto a rileggere il racconto, pensando d’essermi perso qualche passaggio. Poi ho capito, se ho ben capito, che il nonno foraggia Lorena per senso di colpa, perché suo figlio – il padre di Lorena – l’ha abbandonata.
    Inoltre, non avevo realizzato che l’incontro fra il nonno e Lorena fosse il loro primo de visu, forse perché m’ero figurato che i due si incontrassero già con regolarità ogni ventuno di dicembre, per via dei soldi.
    Il colpo al nonno, giusto nel finale, appare un po’ forzato. Ma gli è venuto perché ha visto l’abito malva? Lorena l’ha fatto apposta sperando che finisse proprio così?

    in risposta a: [V] Ogni ultima volta #9504

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Il tema è centrato, ma l’ho trovato un po’ difficile da seguire anche perché il protagonista del racconto nel finale finisce in secondo piano cedendo la scena allo chef. La scena tra l’altro fa nascere il sospetto che l’assunzione di Luca sia subordinata al desiderio dell’uomo di utilizzarlo come informatore riguardo al figlio.
    Qualche problema con la punteggiatura e i dialoghi che ti hanno già sgnalato.


    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ideare e scrivere un racconto a tema in poche ore è davvero difficile; complimenti a tutti per esserci riusciti, a prescindere dalla mia classifica personale.

    ————————————————————————–

    1) La lucina di Flavia Imperi
    Ciao Flavia,
    l’idea del dialogo a scansione diretta differenzia il tuo racconto da tutti gli altri che ho letto finora: la scelta è coraggiosa, complimenti.
    Ci sono un paio di dialoghi che fanno perdere il passo perché sembrano alternarsi tra padre e figlio mentre sono da attribuire alla stessa persona, sarebbe tutto più chiaro se stessero sulla stessa riga.
    Mi ha sorpreso, positivamente, scoprire che la mamma, al contrario di come sembrava all’inizio, non è morta, al contrario. Un po’ tipo Il sesto senso, se hai presente il film.
    Un unico appunto: all’inizio il padre dice di non credere ai mostri, ma subito dopo parla di quello che tira i piedi e di quello che sta nell’armadio. Un bambino non dovrebbe notare questa inconguenza?
    Comunque un bel racconto, complimenti.

    2) Grano nero di Daniele Picciuti
    Ciao Daniele,
    un bel racconto, giostrato bene dall’inizio bucolico fino alla virata horror nel finale.
    Anch’io, come altri, m’ero convinto che il protagonista fosse un ragazzino, nonostante, come tu stesso dici, non hai mai scritto che si tratti di un minore.
    La frase del nonno di ritorno dal pozzo, a una prima lettura, m’era sembrata un po’ strana, poi, leggendo il finale del racconto ha preso un significato decisamente più chiaro. Un po’ sprovveduto, però, il nonno a non capicre che il ragazzo avrebbe potuto riservargli lo stesso trattamento. Denunciare il nipote?
    Comunque, bel racconto.

    3) Il Signor Colombo di Simone Cassia
    Ciao Simone,
    m’è piaciuta molto la tua declinazione del tema del concorso, con un finale davvero indovinato. Purtroppo, la parte delle riflessioni sulla società rallenta un po’ il racconto, suonano un po’ troppo telefonate, già sentite e un po’ stucchevoli, benché le trovi in larga parte condivisibili.
    Ti dirò, anziché convertire quella parte in un dialogo, io proverei addirittura ad eliminarla del tutto.
    Comunque mi pare un buon racconto.

    4) Dalla terra al cielo di Linda De Santi
    Ciao Linda,
    un buon racconto di fantascienza, anche se l’idea degli alieni che rapiscono solo persone selezionate non è nuovissima. Un paio di cose che non mi tornano:
    – la frase di Zoe contro il padre, ma forse Zoe aveva già capito che le luci l’avrebbero portata via e s’è indispettita perché il padre non ha fatto altrettanto
    – le luci. Dici che la luce più grande è ferma nel cielo da giorni: ma di una cosa così avrebbero dovuto parlanre anche giornali, Tg, le persone per strada. Davvero difficile che Luca non ne abbia sentito parlare.
    – Andrea sembra uscire indenne dalla catastrofe della casa
    Comunque un buon racconto che centra il tema in maniera singolare.

    5) Il bambino con il ghiacciolo di Marco Roncaccia
    Ciao Marco,
    l’incipit del tuo racconto è piuttosto forte e l’immagine del bambino col ghiacciolo mi ha fatto inizialmente pensare a un racconto che parlasse di molestie verso i bambini o cose del genere. Per fortuna non è così, ma l’ho dovuto rileggere un paio di volte per capirlo.
    Non ho colti i riferimenti che citi che non conosco e non seguo.
    A parte questo, il racconto mi è piaciuto, tratta di un tema molto attuale, anche se i riferimenti al tempa del contest, a causa dei riferimenti di cui sopra, non mi sono stati chiara se non dopo la tua spiegazione.

    6) Una sedia in mezzo ai fiori di Carolina Pelosi
    Ciao Carolina,
    un racconto malinconico, il tuo, intriso di ricordi ed emozioni ad essi legate. Ben scritto, belle descrizioni. Non spieghi perhé le due amiche si sono separate, ma in fondo questo non è così importante: può capitare a chiunque di perdere di vista qualcuno a cui ci si sente legati semplicemente perché capita, le strade si dividono, nuovi interessi o nuove conoscenze portano in direzioni diverse.
    L’io narrante, tra l’altro, mi pare un poco in contraddizione quando afferma che gli altri hanno abbandonato la sua amica, quando pare che lei ha fatto altrettanto.
    Non mi è chiara l’immagine della sedia: è forse un simbolo, ha un qualche significato che mi è sfuggito?
    Comunque, un racconto coinvolgente e piacevole.

    7) Risveglio di Eleonora Rossetti
    Ciao Elena,
    il racconto è scritto bene e in maniera piuttosto originale, nonostante il tema non sia originalissimo: l’incidente, la luce in fondo al tunnel, il richiamo delle tenebre.
    Alcuni spunti stilistitici sono interessanti, come le parti tra parentesi.
    Nel complesso un buon racconto, ben scritto e rispettoso del tema del contest, che però non mi ha preso particolarmente.

    8) Con i tuoi occhi di Alice Gibellini
    Ciao Alice,
    un racconto molto lineare, senza sorprese e che conduce a un finale forse un po’ troppo buonista e prevedibile.
    Ho trovato un pochino scontato il tema del cieco che ci vede meglio di quando aveva la vista. Il racconto comunque è ben scritto, anche se il rapporto tra le due si risolve troppo in fretta, ma i pochi caratteri a disposizione rendono difficile condensare un anno di vita tra due personalità in conflitto.

    9) Minugai di Raffaele Serafini
    Ciao Raffaele,
    ho trovato il tuo racconto piuttosto complesso e difficile da seguire. In parte perché non conoscevo la figura dell’inigami, a cui il padre sembra essere molto legato, probabilmente, deduco, perché gli deve il successo sul lavoro.
    Interessante la chiusura con la stessa prof. dell’inizio che rimane col nome di uno studente appeso fra le labbra prima di saltare al seguente.
    Buono lo stile e il ritmo.

    10) Gli inquilini del buio di Angelo Frascella
    Ciao Angelo,
    il tuo racconto, dalle marcate venature fanta-horror, è davvero ricco di spunti e lascia ampio spazio all’immaginazione, ma, come molti prima di me ti hanno fatto notare, mette davvero troppa carne al fuoco per i pochi caratteri concessi. Ci sono molti punti che richiederebbero un approfondimento: perché si trasormano al raggiungimento della maturità, per esempio. Perché Elio non si trasformerà? Può il solo nome impedire la trasformazione o Elio ha qualche altra caratteristiche che lo rende immune?
    Riguardo allla questione del cibo, per come lo racconti, sembra che i ragazzi trovino, in qualche modo, pasti pronti da consumare e non si siano mai chiesti prima da dove provengano né chi glieli prepari.
    In definitiva, mi pare un ottimo spunto per un racconto lungo o un romanzo.
    Bella fantasia, comunque, complimenti, e buona aderenza al tema.

    11) Mia madre di Omaima Marfoq
    Ciao Omaima.
    Devo ammettere che il tuo racconto non mi ha preso molto, a partire dal titolo, letto il quale mi si è subito formata in testa l’immagine del tunnel con la classica luce in fondo, e un narratore che piange la perdita di qualcuno, la madre, appunto. Credo che, nel tuo caso, il titolo penalizzi il racconto.
    Poco originale, a mio parere, l’utilizzo del sogno, tra l’altro raccontato in parte al presente e in parte al passato, così come l’apparizione del guidatore, forse inutile.
    Qualche frase un po’ abusata(Sangue. Vedo solo sangue. Ovunque. ma anche in una città che continua a vivere indifferente, senza neanche accorgersi degli avvenimenti che accadono intorno ad essa.) e diversi refusi nei dialoghi e nella punteggiatura.

    in risposta a: [T] Minugai #8498

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Raffaele,
    ho trovato il tuo racconto piuttosto complesso e difficile da seguire. In parte perché non conoscevo la figura dell’inigami, a cui il padre sembra essere molto legato, probabilmente, deduco, perché gli deve il successo sul lavoro.
    Interessante la chiusura con la stessa prof. dell’inizio che rimane col nome di uno studente appeso fra le labbra prima di saltare al seguente.
    Buono lo stile e il ritmo.

    in risposta a: [T] RISVEGLIO – Eleonora Rossetti #8495

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Elena,
    il racconto è scritto bene e in maniera piuttosto originale, nonostante il tema non sia originalissimo: l’incidente, la luce in fondo al tunnel, il richiamo delle tenebre.
    Alcuni spunti stilistitici sono interessanti, come le parti tra parentesi.
    Nel complesso un buon racconto, ben scritto e rispettoso del tema del contest, che però non mi ha preso particolarmente.

    in risposta a: [T] IL BAMBINO CON IL GHIACCIOLO di Marco Roncaccia #8494

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Marco,
    l’incipit del tuo racconto è piuttosto forte e l’immagine del bambino col ghiacciolo mi ha fatto inizialmente pensare a un racconto che parlasse di molestie verso i bambini o cose del genere. Per fortuna non è così, ma l’ho dovuto rileggere un paio di volte per capirlo.
    Non ho colti i riferimenti che citi che non conosco e non seguo.
    A parte questo, il racconto mi è piaciuto, tratta di un tema molto attuale, anche se i riferimenti al tempa del contest, a causa dei riferimenti di cui sopra, non mi sono stati chiara se non dopo la tua spiegazione.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: [T] Con i tuoi occhi #8467

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Alice,
    un racconto molto lineare, senza sorprese e che conduce a un finale forse un po’ troppo buonista e prevedibile.
    Ho trovato un pochino scontato il tema del cieco che ci vede meglio di quando aveva la vista. Il racconto comunque è ben scritto, anche se il rapporto tra le due si risolve troppo in fretta, ma i pochi caratteri a disposizione rendono difficile condensare un anno di vita tra due personalità in conflitto.

    in risposta a: [T] La lucina – Flavia Imperi #8459

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Flavia,
    l’idea del dialogo a scansione diretta differenzia il tuo racconto da tutti gli altri che ho letto finora: la scelta è coraggiosa, complimenti.
    Ci sono un paio di dialoghi che fanno perdere il passo perché sembrano alternarsi tra padre e figlio mentre sono da attribuire alla stessa persona, sarebbe tutto più chiaro se stessero sulla stessa riga.
    Mi ha sorpreso, positivamente, scoprire che la mamma, al contrario di come sembrava all’inizio, non è morta, al contrario. Un po’ tipo Il sesto senso, se hai presente il film.
    Un unico appunto: all’inizio il padre dice di non credere ai mostri, ma subito dopo parla di quello che tira i piedi e di quello che sta nell’armadio. Un bambino non dovrebbe notare questa inconguenza?
    Comunque un bel racconto, complimenti.

    in risposta a: [T] Gli inquilini del buio – Angelo Frascella #8446

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Angelo,
    il tuo racconto, dalle marcate venature fanta-horror, è davvero ricco di spunti e lascia ampio spazio all’immaginazione, ma, come molti prima di me ti hanno fatto notare, mette davvero troppa carne al fuoco per i pochi caratteri concessi. Ci sono molti punti che richiederebbero un approfondimento: perché si trasormano al raggiungimento della maturità, per esempio. Perché Elio non si trasformerà? Può il solo nome impedire la trasformazione o Elio ha qualche altra caratteristiche che lo rende immune?
    Riguardo allla questione del cibo, per come lo racconti, sembra che i ragazzi trovino, in qualche modo, pasti pronti da consumare e non si siano mai chiesti prima da dove provengano né chi glieli prepari.
    In definitiva, mi pare un ottimo spunto per un racconto lungo o un romanzo.
    Bella fantasia, comunque, complimenti, e buona aderenza al tema.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da  Fernando Nappo.
    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: [T] Grano nero #8444

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Daniele,
    un bel racconto, giostrato bene dall’inizio bucolico fino alla virata horror nel finale.
    Anch’io, come altri, m’ero convinto che il protagonista fosse un ragazzino, nonostante, come tu stesso dici, non hai mai scritto che si tratti di un minore.
    La frase del nonno di ritorno dal pozzo, a una prima lettura, m’era sembrata un po’ strana, poi, leggendo il finale del racconto ha preso un significato decisamente più chiaro. Un po’ sprovveduto, però, il nonno a non capicre che il ragazzo avrebbe potuto riservargli lo stesso trattamento. Denunciare il nipote?
    Comunque, bel racconto.

    in risposta a: [T] Dalla terra al cielo #8440

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Linda,
    un buon racconto di fantascienza, anche se l’idea degli alieni che rapiscono solo persone selezionate non è nuovissima. Un paio di cose che non mi tornano:
    – la frase di Zoe contro il padre, ma forse Zoe aveva già capito che le luci l’avrebbero portata via e s’è indispettita perché il padre non ha fatto altrettanto
    – le luci. Dici che la luce più grande è ferma nel cielo da giorni: ma di una cosa così avrebbero dovuto parlanre anche giornali, Tg, le persone per strada. Davvero difficile che Luca non ne abbia sentito parlare.
    – Andrea sembra uscire indenne dalla catastrofe della casa
    Comunque un buon racconto che centra il tema in maniera singolare.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da  Fernando Nappo.
    in risposta a: [T] Il Signor Colombo #8434

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Simone,
    m’è piaciuta molto la tua declinazione del tema del concorso, con un finale davvero indovinato. Purtroppo, la parte delle riflessioni sulla società rallenta un po’ il racconto, suonano un po’ troppo telefonate, già sentite e un po’ stucchevoli, benché le trovi in larga parte condivisibili.
    Ti dirò, anziché convertire quella parte in un dialogo, io proverei addirittura ad eliminarla del tutto.
    Comunque mi pare un buon racconto.

    in risposta a: [T] Una sedia in mezzo ai fiori – Carolina Pelosi #8407

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Carolina,
    un racconto malinconico, il tuo, intriso di ricordi ed emozioni ad essi legate. Ben scritto, belle descrizioni. Non spieghi perhé le due amiche si sono separate, ma in fondo questo non è così importante: può capitare a chiunque di perdere di vista qualcuno a cui ci si sente legati semplicemente perché capita, le strade si dividono, nuovi interessi o nuove conoscenze portano in direzioni diverse.
    L’io narrante, tra l’altro, mi pare un poco in contraddizione quando afferma che gli altri hanno abbandonato la sua amica, quando pare che lei ha fatto altrettanto.
    Non mi è chiara l’immagine della sedia: è forse un simbolo, ha un qualche significato che mi è sfuggito?
    Comunque, un racconto coinvolgente e piacevole.

    in risposta a: [T] Mia madre, di Omaima Marfoq #8287

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Omaima.
    Devo ammettere che il tuo racconto non mi ha preso molto, a partire dal titolo, letto il quale mi si è subito formata in testa l’immagine del tunnel con la classica luce in fondo, e un narratore che piange la perdita di qualcuno, la madre, appunto. Credo che, nel tuo caso, il titolo penalizzi il racconto.
    Poco originale, a mio parere, l’utilizzo del sogno, tra l’altro raccontato in parte al presente e in parte al passato, così come l’apparizione del guidatore, forse inutile.
    Qualche frase un po’ abusata(Sangue. Vedo solo sangue. Ovunque. ma anche in una città che continua a vivere indifferente, senza neanche accorgersi degli avvenimenti che accadono intorno ad essa.) e diversi refusi nei dialoghi e nella punteggiatura.

    in risposta a: ex novo: Vendetta, tremenda vendetta #7727

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Alla fine, non pressato da limiti di tempo, è affiorato il mio solito difetto: sono lento!
    Ho avuto qualche contrattempo, è vero, ma non è una buona scusa per ritardare così a lungo la revisione di un racconto. Mi scuso con tutti per il lungo ritardo, in particolare col padrone di casa.

    Venendo al racconto, spero che questa nuova versione sia migliore della precente.
    ——————————————————————————————

    Vendetta, tremenda vendetta

    di Fernando Nappo

    – Chiudi la porta – ordinò Frukkens appena entrato.
    – Perché non t’arrangi da solo? – replicò l’IA domestica.
    – Chiudi quella cazzo di porta!
    – Va bene, va bene – disse l’IA sbattendo l’uscio. – Giornataccia? Metto su una tisanina rilassante?
    – Niente sciaquature stasera – rispose Frukkens. Da sotto il cappotto tirò fuori una bottiglia di champagne. – Oggi è il grande giorno. – Si diresse verso la cucina.
    – Ancora con questa storia? – disse l’IA. – Ti caccerai in qualche guaio, me lo sento.
    Frukkens aprì il frigorifero e ripose la bottiglia. Tornato all’ingresso, si tolse cappotto e giacca e li appese all’attaccapanni. – Scendo in laboratorio – disse, mentre rimboccava le maniche della camicia. – Fa’ in modo che nessuno mi disturbi.
    – E chi mai dovrebbe? – chiese l’IA. – Stai sull’anima anche a chi non ti conosce, figurati se qualcuno può seriamente pensare di venirti a trovare.
    – Finiscila! E apri la porta della cantina.
    – Perché non t’arrangi da solo, per una…
    Spazientito, Frukkens spalancò la porta e scese in laboratorio.
    Sul tavolo da lavoro era disteso il robot antropomorfo al quale stava lavorando da tempo, assemblato con pezzi eterogenei in parte trafugati dal laboratorio della ditta dove lavorava, in parte recuperati al mercato nero o presso rottamatori.
    Accese il computer e si connesse al cervello del robot.
    – Che combini ancora a quel povero disgraziato? – chiese l’IA? – Non è già abbastanza sfortunato da averti per creatore?
    – Zitta, e lasciami concentrare! Devo fare gli ultimi ritocchi alla sua programmazione. Voglio che tutto sia perfetto.
    – Già. Scommetto che hai detto la stessa cosa quando hai programmato la sottoscritta, vero?
    Frukkens avrebbe voluto fissare l’IA con sguardo torvo, ma dato che questa non aveva presenza corporea si limitò a scuotere il capo.
    Si mise al lavoro: nelle ore successive ricontrollò alcune subroutine, ottimizzò un paio di algoritmi e verificò di nuovo l’intero flusso di istruzioni, concedendosi solo un paio di brevi pause.
    – Ci siamo– disse al termine. – Ora nulla potrà fermare la mia vendetta.
    – Ne sei proprio sicuro? – chiese l’IA.
    Per tutta risposta Frukkens si rimise al computer e digitò la sequenza di attivazione del robot. Appoggiò l’indice sul tasto di invio, inspirò a fondo e lo premette.
    L’automa emise un lieve ronzio, il cursore oculare s’illuminò e si mise a scorrere, le dita delle mani si mossero.
    Al colmo dell’eccitazione, Frukkens proruppe in una fragorosa risata liberatoria: – Ora tutto è pronto per lavare l’onta! L’umanità intera pagherà per non aver riconosciuto il mio genio.
    Con movimenti fluidi, come fosse stato vivo da sempre, il robot si rizzò a sedere, scese dal tavolo e si piazzò di fronte al suo creatore.
    – Tu, figlio della mia mente sublime, inarrestabile strumento di stermino, sei stato creato per annientare l’irriconoscente razza umana. Vai e comincia la tua opera di distruzione e non fermarti fino a quando ogni essere umano non sarà stato cancellato dalla faccia della terra.
    – Obbedisco – disse il robot puntando il braccio laser verso il suo creatore.
    Frukkens sbiancò. – Che fai… Fermati! Ti ordino di fermarti!
    Osservò il puntatore laser fermo all’altezza del cuore: – Non è possibile… ho calcolato tutto, verificato ogni cosa…
    Imprecò contro se stesso, chiuse gli occhi, serrò i pugni e attese.
    E attese.
    E attese ancora.
    Poi riapri gli occhi.
    Il robot era in piedi, immobile, il braccio laser ancora alzato; dal capo reclinato usciva un filo di fumo.
    – Che cosa è successo? – chiese Frukkens. – Non capisco.
    – T’ho salvato il didietro – disse l’IA – Ecco cos’è successo. Ma non disturbarti ringraziare, mi raccomando.
    – Tu?
    – E chi sennò? Sono bastate due righe aggiunte al software della tua perfettissima creatura: una piccola routine inserita al volo durante il tuo sprolquio, sufficiente a friggergli il cervello nel caso avesse puntato le armi contro di te.
    Frukkens chinò il capo, trattenendo a stento le lacrime. Prese un cacciavite e si avvicinò al robot.
    – Hai intenzione di ripararlo?
    – Ho intenzione di smontarlo.
    – E la tua crociata?
    – Finita. Morta. Sepolta assieme al mio ego.
    – Capisco – disse l’IA. – Hai finalmente capito di non essere un genio. E questo ti ha sconvolto. Però non tutto ciò che hai fatto è da buttare. Io, per esempio.
    – E’ vero – rispose Frukkens. – In questa occasione ti sei dimostrata ben più accorta di quanto avrei mai potuto sperare.
    – Che ne dici di una piccola ricompensa?
    – Che cosa può mai desiderare una IA? Forse, nel tuo caso, un carattere più socievole?
    – Un corpo, magari. E in questo laboratorio ce n’è proprio uno che ha bisogno di un cervello nuovo.
    Frukkens diede uno sguardo al robot.
    – Veramente io alludevo al tuo, di corpo – disse l’IA. – Ma se proprio non si può fare diversamente, mi farò andare bene anche quel bidone metallico.
    Scoppiarono a ridere.

    in risposta a: Classifica Finale Di Giulio Edition #7649

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Partecipare è stato un piacere e un divertimento. Grazie all’Antico, a Matteo Di Giulio e a tutti i contendenti. Alla prossima.

    in risposta a: ex novo: Vendetta, tremenda vendetta #7562

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Scusate la lunga assenza, sono stato rallentato da qualche contrattempo. Dovrei riuscire a pubblicare la nuova versione del racconto entro uno o due giorni.

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