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1 ottobre 2015 alle 8:26 in risposta a: Gruppo HIGH CASTLE: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #11512
Ecco, con colpevole ritardo, anche la mia classifica!
La casa degli spiriti – Angela Catalini
La signora Spizzichini è decisamente un personaggione e con poche battute ben calibrate sei riuscita a caratterizzarla in modo che resti impressa nella mente del lettore.
Il comandante Gracchi, invece, calza in modo egregio lo stereotipo dell’investigatore un po’ svogliato che non vede l’ora di chiudere il fascicolo per ritornare alle sue fettuccine, pure fredde.
Quello che mi ha lasciato un po’ perplesso è l’arrivo del plot twist, che giunge improvviso come un destro di Tyson appena girato l’angolo, ma purtroppo è altrettanto spiazzante.
Non credo che il racconto ne avrebbe risentito se anche il buon Grocchi avesse notato il buco, magari attribuendone la causa a qualcosa di ancora meno plausibile degli alieni pur di finire l’indagine (“Un buco al centro della stanza? Certo che gli architetti moderni non sanno più cosa inventarsi”).
Dal punto di vista tecnico ho notato soltanto piccolezze probabilmente legate alla fretta che in ogni caso sono già state segnalate.Ritorno – Lorenzo Cadoni
Il tuo racconto presenta dei tropi che mi ricordano molto da vicino quelli presenti e forse abusati nella cosiddetta Golden Age della Science Fiction.
Il tuo soffermarti sulle descrizioni di usanze e scenari alieni è riuscito a evocare nella mia mente le immagini delle brulle e aliene piane di Ork, attraversate a velocità impensabili da creature a noi aliene.
Ora però vengono le note dolenti, quello che alla fine dovrebbe essere un piccolo plot twist in stile Brown è stato, almeno nel mio caso, subodorato quasi subito e il resto del racconto non presenta uno scheletro con abbastanza “carattere” da reggersi in assenza della grande rivelazione finale.
Piccole note da ossessionato della Sci-Fi che non intaccheranno il giudizio finale:
Presenti tre unità di misura, una indica la velocità – gli Un/Par, un’altra la temperatura – i Syl, mentre la terza è una misura di distanza, i Nanogul.
L’ossessionato che è in me nota due note stonate, in primis per pura casualità anche gli alieni hanno sviluppato il suffisso “nano” come appendice alla loro unità di misura, una casualità decisamente eccessiva dato che anche noi appendiamo lo stesso suffisso alle nostre unità!
La seconda è la varietà di unità di misura dello spazio, essendo la fisica uguale in tutti i possibili universi la velocità sarà sempre indicata come spazio/tempo, e Un/Par è un eccellente modo di ricordarlo, però poco dopo troviamo che lo spazio viene misteriosamente misurato in nanogul piuttosto che nanoUn, o zycoUn, per riassumere avrei trovato decisamente più appropriato utilizzare nuovamente l’Un o una variante dello stesso per indicare lo spazio, come nella formula della velocità.
Altro elemento che mi è saltato all’occhio è il fatto che il nostro alieno non conosca la gravità, la considera una “forza magnetica che limita i movimenti”, nessun problema in proposito ma sarebbe stato bello far notare quanto fosse più forte e veloce chi tornava sulle piane di Ork dopo essersi abituato a sfrecciare nella “melassa” del nostro pozzo gravitazionale!
Se hai letto sino a questo punto, affrontando i miei deliri, ti faccio i complimenti per la pazienza e la costanza, il tuo racconto mi è piaciuto ma mi ha ricordato molto l’ingenuità della Sci-Fi di altri tempi, non è necessariamente un male ma non è un gusto per tutti i palati.
Anche io ti invito a fare attenzione alle d eufoniche, oramai sono viste come l’incarnazione del male e anche io mi ritrovo spesso a fare uno sforzo cosciente per evitarle!Il mio universo – Daniele Picciuti
Il tuo racconto sospeso tra lo steampunk e la fiaba ha un grande fascino e il tuo stile riesce a far cadere il lettore “dentro la pagina” con grande facilità.
L’altro universo è certamente presente (e la povera Alice ne sa qualcosa) per cui considero il tema pienamente centrato.
Devo ammettere che il colpo di scena mi è arrivato un po’ smorzato, dato che a sentir parlare di specchi da attraversare e gatti che diventano invisibili mi si son drizzate le antenne, ma direi che si tratta di un mio problema di eccessiva analisi piuttosto che di indizi eccessivamente rivelatori.
Non ho alcun appunto da farti riguardo allo stile che risulta pulito e gradevole, il racconto scorre bene fino all’ultima parola, una buona prova!P.S. Le uniche cose assimilabili a errori di coerenza che ho trovato riguardano il personaggio di Alice.
Alice viene dal “nostro” universo e il paese delle meraviglie è un posto che ha visitato, non credo lo considererebbe mai il “proprio” universo, mentre nel racconto sembra decisa a volerlo identificare come tale.
Oltretutto se la povera ragazza è stata intercettata mentre inseguiva il Bianconiglio direi che ha ben poco da raccontare, visto che la sua avventura è stata interrotta proprio all’inizio!Importante – Seguono allegati. – Roberto Romanelli
A volte ci si ritrova di fronte a qualcosa che affonda così prepotentemente nell’assurdo da penetrarlo completamente e uscire dalla parte opposta, questo è il caso del tuo racconto.
Dall’impostazione del formato di posta elettronica alle implicazioni di modifica del mondo reale che sfondano la quarta parete tutto è utilizzato a regola d’arte.
Tra l’altro l’idea di una forma di “inerzia” che rende più lungo il processo di fusione tra due universi tanto più grandi sono le differenze tra i due non solo funziona egregiamente come plot device che giustifica i cambiamenti dilazionati nel tempo, ma aggiunge un elemento di credibilità al tutto dato che dal punto di vista fisico tanto più grande e complesso è un processo tanta più energia e tempo sono necessari per farlo avvenire, e tante più differenze ci sono tra due universi tanta più entropia dovrà essere riordinata per unirli.
Unico appunto, ho scrollato 112 pagine di documento scansionato in cerca dell’immancabile easter egg nascosto in una pagina insospettabile, non c’era niente, sei una brutta persona.Viaggio al termine del tempo – Adriano Muzzi
Hai preparato un piatto con tutti i miei ingredienti preferiti, dai classici della science fiction moderna quali i wormhole e la curvatura, descritta con una similitudine singolare ma d’effetto, al plot twist che arriva gradualmente grazie agli indizi gradualmente sempre più elementari, personalmente mi è bastata la descrizione iniziale della “nostra” amata Via Lattea per capire subito la destinazione, mentre il vero plot twist finale, in realtà, è più ben nascosto.
Il tuo stile narrativo si adatta in modo perfetto al genere e riesci a evocare immagini vivide e d’effetto.
Lo smaltimento – Veronica Cani
È sempre bello vedere un autore che nell’edizione precedente era incappato in una piccola defaillance riscattarsi in questo modo, hai proposto quello che a parer mio è uno dei racconti più belli del gruppo.
La storia è focalizzata come un raggio laser e presenta in modo eccellente la situazione senza mai perdere la messa a fuoco.
Ho subodorato quasi subito il plot twist, solo perché tendo a ipotizzare sempre un’inversione di paradigma, ma la cosa non ha influito minimamente sul mio gradimento del racconto.
Non ho particolari appunti da farti, se non forse la ripetizione di “a gonfie vele” a distanza di una riga, che ha reso un po’ macchinosa la lettura del passaggio.“Chi vuol essere italiano” – Ambra Stancampiano
La commedia è da sempre uno dei mezzi migliori per far arrivare una critica sociale e il tuo racconto rappresenta in pieno questo metodo.
Sei molto abile nel fare tuoi alcuni tropo del registro comico, dai nomina sunt omina dei tuoi protagonisti ai loro atteggiamenti volutamente estremizzati.
La storia scorre bene dall’inizio alla fine e i tuoi dialoghi sono ben costruiti e “credibili” nel contesto da te creato.
L’unico appunto che ti posso fare è la poca incisività del tema “universo alternativo” nel tuo racconto, che lo affronta sicuramente in modo maturo ma forse eccessivamente figurativo.Vaniglia – Vilma Cretti
Il tuo stile, evocativo ed elegante, è sempre immediatamente riconoscibile e apprezzabile, riesci a trascinare il lettore dentro la pagina con descrizioni azzeccate e dialoghi che scorrono in modo naturale e organico.
Il racconto mantiene un tono delicato e quasi sognante per buona parte della sua durata, quasi a voler attirare il lettore in una falsa sicurezza che verrà poi distrutta nella rivelazione finale.
Il tema è presente nella storia e affrontato in modo particolarmente maturo, forse in modo eccessivamente figurativo per i miei gusti personali.
In ogni caso si tratta di un’ottima prova, in particolar modo dal punto di vista stilistico.Una dolce inquietudine – Alessandra Corrà
Il tuo è un bel racconto, molto scorrevole, sospeso tra i temi di riscatto del giovanotto bullizzato cari tanto agli anime quanto al filone young adult e un buon tocco di urban fantasy che porta l’elemento magico in un setting realistico e contemporaneo.
Mi è piaciuta parecchio l’idea di utilizzare il tema dell’universo alternativo per creare una specie di iperuranio dove il ragazzo entra in contatto con il daimon nell’accezione socratica del termine.
Quello che mi ha lasciato un po’ perplesso è come viva con serenità, senza sbilanciarsi, il fatto di avere appena eviscerato tre persone colpevoli di prese in giro decisamente eccessive.
Nulla di male in un po’ di buon vecchio eccesso di autodifesa splatter, però avrei preferito che il suo stato mentale riflettesse in modo più incisivo l’iperviolenza appena compiuta.
Non ho particolari appunti da fare riguardo allo stile, molto semplice e diretto.C’erano un italiano, un tedesco e un francese – Francesco Nucera
Un buon racconto che usa una buona dose di (amara) ironia per fare un po’ di critica sociale a mio parere azzeccata.
Che il racconto voglia far leva su elementi di “italianità” quasi macchiettistici è sospettabile già dalla quinta riga, dove viene insinuato che il protagonista tenda a essere mammone come tutti i suoi connazionali.
Il tema è presente e funzionale alla storia, affrontato in maniera molto classica con un universo alternativo che si rivela essere una biforcazione della nostra linea temporale, un “what if” per usare un termine fumettistico.
Mi piace molto la risoluzione finale, con un Alberto negazionista a oltranza che rifiuta di vedere i problemi che affliggono e hanno afflitto la sua nazione, anche a costo di rinunciare alle meraviglie offerte dall’altro universo.
Un prova molto buona, complimenti!L’origine del mondo – Enrico Nottoli
Devo dire che questa volta sei riuscito a cogliermi di sorpresa, il tono teso che compone tre quarti del racconto spinge il lettore a proseguire la lettura piuttosto che soffermarsi a pensare a un possibile colpo di scena che, quando arriva, colpisce duro e a sorpresa strappando un sorriso.
A rileggere la storia, poi, si notano tutti i particolari che non si erano notati la prima volta: Frank viene daL sud-est, immagino che le possibili zone d’origine siano solo IL sud-est e IL sud-ovest.
Il corridoio “piscioso” ha decisamente l’aggettivo più adatto per descriverlo.
Non ho particolari appunti da farti riguardo allo stile, immediato e scorrevole, che mi ha tenuto incollato sino all’ultima riga, discorso differente per il tema, preso un po’ di traverso secondo me!La classifica
1 – Lo smaltimento – Veronica Cani
2 – Importante seguono allegati – Roberto Romanelli
3 – Viaggio al termine del tempo – Adriano Muzzi
4 – Ritorno – Lorenzo Cadoni
5 – “Chi vuol essere italiano” – Ambra Stancampiano
6 – Vaniglia – Vilma Cretti
7 – Una dolce inquietudine – Alessandra Corrà
8 – L’origine del mondo – Enrico Nottoli
9 – C’erano un italiano un tedesco e un francese – Francesco Nucera
10 – Il mio universo – Daniele Picciuti
11 – La casa degli spiriti – Angela CataliniCiao Enrico!
Devo dire che questa volta sei riuscito a cogliermi di sorpresa, il tono teso che compone tre quarti del racconto spinge il lettore a proseguire la lettura piuttosto che soffermarsi a pensare a un possibile colpo di scena che, quando arriva, colpisce duro e a sorpresa strappando un sorriso.
A rileggere la storia, poi, si notano tutti i particolari che non si erano notati la prima volta: Frank viene daL sud-est, immagino che le possibili zone d’origine siano solo IL sud-est e IL sud-ovest 😀
Il corridoio “piscioso” ha decisamente l’aggettivo più adatto per descriverlo.
Non ho particolari appunti da farti riguardo allo stile, immediato e scorrevole, che mi ha tenuto incollato sino all’ultima riga, discorso differente per il tema, preso un po’ di traverso secondo me!Ottima prova, complimenti!
Ciao Francesco, ben ritrovato!
Un buon racconto che usa una buona dose di (amara) ironia per fare un po’ di critica sociale a mio parere azzeccata.
Che il racconto voglia far leva su elementi di “italianità” quasi macchiettistici è sospettabile già dalla quinta riga, dove viene insinuato che il protagonista tenda a essere mammone come tutti i suoi connazionali.
Il tema è presente e funzionale alla storia, affrontato in maniera molto classica con un universo alternativo che si rivela essere una biforcazione della nostra linea temporale, un “what if” per usare un termine fumettistico.
Mi piace molto la risoluzione finale, con un Alberto negazionista a oltranza che rifiuta di vedere i problemi che affliggono e hanno afflitto la sua nazione, anche a costo di rinunciare alle meraviglie offerte dall’altro universo.
Un prova molto buona, complimenti!Ciao, ben ritrovata!
Il tuo stile, evocativo ed elegante, è sempre immediatamente riconoscibile e apprezzabile, riesci a trascinare il lettore dentro la pagina con descrizioni azzeccate e dialoghi che scorrono in modo naturale e organico.
Il racconto mantiene un tono delicato e quasi sognante per buona parte della sua durata, quasi a voler attirare il lettore in una falsa sicurezza che verrà poi distrutta nella rivelazione finale.
Il tema è presente nella storia e affrontato in modo particolarmente maturo, forse in modo eccessivamente figurativo per i miei gusti personali.
In ogni caso si tratta di un’ottima prova, in particolar modo dal punto di vista stilistico.Ciao Alessandra, è la prima volta che ci incrociamo su piacere contati, lieto di fare la tua conoscenza.
Il tuo è un bel racconto, molto scorrevole, sospeso tra i temi di riscatto del giovanotto bullizzato cari tanto agli anime quanto al filone young adult e un buon tocco di urban fantasy che porta l’elemento magico in un setting realistico e contemporaneo.
Mi è piaciuta parecchio l’idea di utilizzare il tema dell’universo alternativo per creare una specie di iperuranio dove il ragazzo entra in contatto con il daimon nell’accezione socratica del termine.
Quello che mi ha lasciato un po’ perplesso è come viva con serenità, senza sbilanciarsi, il fatto di avere appena eviscerato tre persone colpevoli di prese in giro decisamente eccessive.
Nulla di male in un po’ di buon vecchio eccesso di autodifesa splatter, però avrei preferito che il suo stato mentale riflettesse in modo più incisivo l’iperviolenza appena compiuta.
Non ho particolari appunti da fare riguardo allo stile, molto semplice e diretto.
Una buona prova, spero di rileggerti presto.Ciao Veronica, grazie per il commento!
L’idea di “baldanza leggera” mi è balenata in testa durante la scrittura, l’ho messa nel testo ripromettendomi di tornare indietro a rivederla e poi invece è rimasta lì, impunita.
Inizialmente avevo intenzione di rappresentare Falstaff che, nonostante la sua stazza imponente, giungeva gonfio in petto e saltellante in una dimostrazione di baldanza e sicumera che poi avrebbe dimostrato verbalmente rivolgendosi a Talia, quando mi son reso conto che quell’idea avrebbe fatto strage del mio povero conto caratteri ho optato per il segnaposto “baldanza leggera”, ed ecco com’è nato l’errore!
Grazie per gli ottimi consigli, a presto!Ciao Ambra, ben ritrovata!
La commedia è da sempre uno dei mezzi migliori per far arrivare una critica sociale e il tuo racconto rappresenta in pieno questo metodo.
Sei molto abile nel fare tuoi alcuni tropo del registro comico, dai nomina sunt omina dei tuoi protagonisti ai loro atteggiamenti volutamente estremizzati.
La storia scorre bene dall’inizio alla fine e i tuoi dialoghi sono ben costruiti e “credibili” nel contesto da te creato.
L’unico appunto che ti posso fare è la poca incisività del tema “universo alternativo” nel tuo racconto, che lo affronta sicuramente in modo maturo ma forse eccessivamente figurativo.Spero di rileggerti presto!
Ciao Veronica, ben ritrovata!
È sempre bello vedere un autore che nell’edizione precedente era incappato in una piccola defaillance riscattarsi in questo modo, hai proposto quello che a parer mio è uno dei racconti più belli del gruppo.
La storia è focalizzata come un raggio laser e presenta in modo eccellente la situazione senza mai perdere la messa a fuoco.
Ho subodorato quasi subito il plot twist, solo perché tendo a ipotizzare sempre un’inversione di paradigma, ma la cosa non ha influito minimamente sul mio gradimento del racconto.
Non ho particolari appunti da farti, se non forse la ripetizione di “a gonfie vele” a distanza di una riga, che ha reso un po’ macchinosa la lettura del passaggio.
Un’ottima prova, spero di rileggerti presto.Ciao Adriano, ben ritrovato!
Hai preparato un piatto con tutti i miei ingredienti preferiti, dai classici della science fiction moderna quali i wormhole e la curvatura, descritta con una similitudine singolare ma d’effetto, al plot twist che arriva gradualmente grazie agli indizi gradualmente sempre più elementari, personalmente mi è bastata la descrizione iniziale della “nostra” amata Via Lattea per capire subito la destinazione, mentre il vero plot twist finale, in realtà, è più ben nascosto.
Il tuo stile narrativo si adatta in modo perfetto al genere e riesci a evocare immagini vivide e d’effetto.
Ottima prova, complimenti.26 settembre 2015 alle 10:11 in risposta a: Importante – Seguono allegati. di Roberto Romanelli #11210Ciao Roberto, ben ritrovato!
A volte ci si ritrova di fronte a qualcosa che affonda così prepotentemente nell’assurdo da penetrarlo completamente e uscire dalla parte opposta, questo è il caso del tuo racconto.
Dall’impostazione del formato di posta elettronica alle implicazioni di modifica del mondo reale che sfondano la quarta parete tutto è utilizzato a regola d’arte.
Tra l’altro l’idea di una forma di “inerzia” che rende più lungo il processo di fusione tra due universi tanto più grandi sono le differenze tra i due non solo funziona egregiamente come plot device che giustifica i cambiamenti dilazionati nel tempo, ma aggiunge un elemento di credibilità al tutto dato che dal punto di vista fisico tanto più grande e complesso è un processo tanta più energia e tempo sono necessari per farlo avvenire, e tante più differenze ci sono tra due universi tanta più entropia dovrà essere riordinata per unirli.
Unico appunto, ho scrollato 112 pagine di documento scansionato in cerca dell’immancabile easter egg nascosto in una pagina insospettabile, non c’era niente, sei una brutta persona.Ciao Daniele, è la prima volta che ci incrociamo su Minuti Contati, lieto di fare la tua conoscenza.
Il tuo racconto sospeso tra lo steampunk e la fiaba ha un grande fascino e il tuo stile riesce a far cadere il lettore “dentro la pagina” con grande facilità.
L’altro universo è certamente presente (e la povera Alice ne sa qualcosa) per cui considero il tema pienamente centrato.
Devo ammettere che il colpo di scena mi è arrivato un po’ smorzato, dato che a sentir parlare di specchi da attraversare e gatti che diventano invisibili mi si son drizzate le antenne, ma direi che si tratta di un mio problema di eccessiva analisi piuttosto che di indizi eccessivamente rivelatori.
Non ho alcun appunto da farti riguardo allo stile che risulta pulito e gradevole, il racconto scorre bene fino all’ultima parola, una buona prova!P.S. Le uniche cose assimilabili a errori di coerenza che ho trovato riguardano il personaggio di Alice.
Alice viene dal “nostro” universo e il paese delle meraviglie è un posto che ha visitato, non credo lo considererebbe mai il “proprio” universo, mentre nel racconto sembra decisa a volerlo identificare come tale.
Oltretutto se la povera ragazza è stata intercettata mentre inseguiva il Bianconiglio direi che ha ben poco da raccontare, visto che la sua avventura è stata interrotta proprio all’inizio!Ciao Lorenzo, è la prima volta che ci incontriamo nell’arena, lieto di fare la tua conoscenza!
Il tuo racconto presenta dei tropi che mi ricordano molto da vicino quelli presenti e forse abusati nella cosiddetta Golden Age della Science Fiction.
Il tuo soffermarti sulle descrizioni di usanze e scenari alieni è riuscito a evocare nella mia mente le immagini delle brulle e aliene piane di Ork, attraversate a velocità impensabili da creature a noi aliene.
Ora però vengono le note dolenti, quello che alla fine dovrebbe essere un piccolo plot twist in stile Brown è stato, almeno nel mio caso, subodorato quasi subito e il resto del racconto non presenta uno scheletro con abbastanza “carattere” da reggersi in assenza della grande rivelazione finale.
Piccole note da ossessionato della Sci-Fi che non intaccheranno il giudizio finale:
Presenti tre unità di misura, una indica la velocità – gli Un/Par, un’altra la temperatura – i Syl, mentre la terza è una misura di distanza, i Nanogul.
L’ossessionato che è in me nota due note stonate, in primis per pura casualità anche gli alieni hanno sviluppato il suffisso “nano” come appendice alla loro unità di misura, una casualità decisamente eccessiva dato che anche noi appendiamo lo stesso suffisso alle nostre unità!
La seconda è la varietà di unità di misura dello spazio, essendo la fisica uguale in tutti i possibili universi la velocità sarà sempre indicata come spazio/tempo, e Un/Par è un eccellente modo di ricordarlo, però poco dopo troviamo che lo spazio viene misteriosamente misurato in nanogul piuttosto che nanoUn, o zycoUn, per riassumere avrei trovato decisamente più appropriato utilizzare nuovamente l’Un o una variante dello stesso per indicare lo spazio, come nella formula della velocità.
Altro elemento che mi è saltato all’occhio è il fatto che il nostro alieno non conosca la gravità, la considera una “forza magnetica che limita i movimenti”, nessun problema in proposito ma sarebbe stato bello far notare quanto fosse più forte e veloce chi tornava sulle piane di Ork dopo essersi abituato a sfrecciare nella “melassa” del nostro pozzo gravitazionale!Se hai letto sino a questo punto, affrontando i miei deliri, ti faccio i complimenti per la pazienza e la costanza, il tuo racconto mi è piaciuto ma mi ha ricordato molto l’ingenuità della Sci-Fi di altri tempi, non è necessariamente un male ma non è un gusto per tutti i palati.
Anche io ti invito a fare attenzione alle d eufoniche, oramai sono viste come l’incarnazione del male e anche io mi ritrovo spesso a fare uno sforzo cosciente per evitarle!
Spero di incontrarti ancora nelle prossime edizioni, a presto!Ciao Angela, ben ritrovata!
La signora Spizzichini è decisamente un personaggione e con poche battute ben calibrate sei riuscita a caratterizzarla in modo che resti impressa nella mente del lettore.
Il comandante Gracchi, invece, calza in modo egregio lo stereotipo dell’investigatore un po’ svogliato che non vede l’ora di chiudere il fascicolo per ritornare alle sue fettuccine, pure fredde.
Quello che mi ha lasciato un po’ perplesso è l’arrivo del plot twist, che giunge improvviso come un destro di Tyson appena girato l’angolo, ma purtroppo è altrettanto spiazzante.
Non credo che il racconto ne avrebbe risentito se anche il buon Grocchi avesse notato il buco, magari attribuendone la causa a qualcosa di ancora meno plausibile degli alieni pur di finire l’indagine (“Un buco al centro della stanza? Certo che gli architetti moderni non sanno più cosa inventarsi”).
Dal punto di vista tecnico ho notato soltanto piccolezze probabilmente legate alla fretta che in ogni caso sono già state segnalate.
A presto!-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
invernomuto.
Ciao Ambra, grazie mille per il tuo commento.
Sono felice di essere riuscito a trasmetterti un po’ del sense of wonder che mi ha invaso mentre sviluppavo l’idea, il concetto di un universo popolato dai personaggi per cui noi, quanto tutti gli scrittori del passato e del futuro, abbiamo speso tante energie mi ha affascinato al punto da non essere riuscito ad abbandonare l’idea sino a ben oltre la fine della stesura.
Le possibilità di interazione tra pesi massimi dei rispettivi generi narrativi e gli “sfidanti” che ancora non hanno nemmeno un nome e forse un giorno saranno affiancati a giganti (in tutti i sensi!) come Falstaff è stata stimolante!
A presto!Ciao Angela!
I tuoi commenti sono sempre molto precisi e accurati, di conseguenza sono utilissimi per migliorare, ti ringrazio!
Anche io, nella rilettura, ho notato un abbondare di aggettivi e ripetizioni che purtroppo mi erano completamente sfuggiti durante stesura e rilettura.
Considerando che ho postato alle 23, poi, mi sovviene che avrei potuto benissimo dedicare un po’ di tempo extra alla ricerca di imperfezioni tecniche da appianare per rendere il tutto un po’ più scorrevole, la prossima volta dedicherò più attenzione alla fase di “abbellimento” del racconto.
A presto!Ciao Francesco! Grazie per il commento, purtroppo anche io ho notato quanto dovesse venire compressa la storia rispetto allo spunto iniziale che avevo in testa, ma ormai avevo trovato il mio “universo alternativo” e mi sono costretto a stiparlo in tremila caratteri.
In ogni caso sono felice che il racconto si sia saputo esprimere, anche se a scoppio ritardato!Roberto, tra la storia e i commenti ci stai facendo un vero e proprio ARG (Alternate Reality Game) multimediale!
Per prima cosa, sì, il nome della Musa è Talia e non ho idea del perché nella mia memoria fosse registrata indelebilmente come Tallia, la prossima volta mi prenderò un dizionario e vedrò di fare doppia verifica di tutto!
Per rispondere al tuo dubbio riguardo la dualità “Dio” – “Autore”, sono la stessa persona, nel mondo della creatività l’autore è Dio e la musa l’ispirazione che lo aiuta a pescare un personaggio congeniale.
Mi rendo conto però che questo non sia minimamente spiegato nel racconto e sia rimasto al 75% nella mia testona.
Grazie mille per le critiche costruttive, ne farò tesoro.-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
invernomuto.
Ciao Daniele, grazie per il commento!
Intendevo proprio il Groucho Marx del vaudeville, l’universo alternativo del racconto è ambientato nell’isola del Broca, l’area di Broca è la parte del cervello dedicata all’elaborazione del linguaggio e, nella mia fantasia, vi si incontrano tutti i personaggi immaginari che hanno ispirato scrittori, attori e cantanti e tutti quelli che ancora dovranno essere “pescati” – in questo caso dalla musa che ispira i commedianti.
Nelle mie intenzioni originali sarebbe dovuto apparire anche il Conte Mascetti di “Amici miei”, ma il conto caratteri è un tiranno implacabile.
In ogni caso, il Groucho del racconto è l’entità astratta che ha ispirato Julius Henry Marx nella creazione della sua identità alternativa, la prossima volta farò più attenzione a non lasciare alcuna ambiguità!
A presto!3 settembre 2015 alle 1:40 in risposta a: Gruppo CAVALCANTI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #10447Ciao a tutti, è stata una bella edizione e sono felice di aver incrociato tanti nomi con cui non ho avuto occasione di misurarmi in passato.
Ecco qui la mia lista dei commenti e a seguire la mia classifica personale.Enrico Nottoli – Non si gioca così
Ciao Enrico, ben ritrovato!
Ho riletto un paio di volte il tuo racconto perché lo stile “sperimentale” non è stato immediatamente digeribile.
Una volta presa confidenza con lo stile diretto e personale del narratore sono riuscito a entrare meglio nell’ottica del tuo racconto e ad apprezzarlo meglio.
Nonostante questo alcune scelte stilistiche, per quanto legate al bisogno di rappresentare il monologo interiore del protagonista, non sono riuscite a convincermi pienamente, mi riferisco alle lunghe liste di personaggi ed eventi che si susseguono in modo quasi ossessivo.
In definitiva il mio giudizio sul tuo racconto è spezzato in due, positivo per l’idea di fondo ma purtroppo non altrettanto per lo stile adottato.
Spero di incrociarti ancora nella prossima edizione!
Angela Catalini – Una vita migliore
Ciao Angela, è la prima volta che ci incrociamo su Minuti Contati, piacere di fare la tua conoscenza.
La storia di Ismael mi è piaciuta, è una parabola discendente del giusto che viene forzato dalla situazione a diventare inumano.
Ho gradito molto anche la tua scelta di inserire una piccola introduzione per inserire il lettore nel mindset giusto per affrontare la storia.
Le descrizioni di personaggi e ambienti sono azzeccate e scorrevoli e sebbene anche la storia sia di facile lettura presenta qualche intoppo facilmente identificabile soprattutto da chi, come me, si è ritrovato a dover compiere le stesse scelte per il proprio racconto.
Alcune parti della storia rappresentano un vero e proprio spezzone a sé stante e sembrano quasi essere “in più”, mi riferisco naturalmente allo spezzone su Lupe, a cui nonostante il taglio che hai dovuto effettuare avrei dato almeno una piccola parte nei “cinque minuti di paura” finali.
Allo stesso modo il finale, che potrebbe essere di grande impatto, arriva smorzato e indebolito, molto probabilmente per il limite imposto dai caratteri.
Nonostante tutto la considero una bella prova che ha pienamente centrato il temo e l’ha sviluppato in modo interessante e piacevole, brava!
Cristina Danini – Ad armi pari
Ciao Cristina, è un piacere incontrarti per la prima volta nello stesso gruppo dell’arena di Minuti Contati.
Ad armi pari è un racconto che scorre bene, dotato di un ottima sensibilità e una leggerezza quasi adolescenziale nell’esposizione.
Alcuni piccoli singhiozzi nello stile, probabilmente dovuti a una rilettura frettolosa, indeboliscono lievemente lo stile complessivo del racconto pur non compromettendolo definitivamente.
Certi elementi sembrano invece poco coerenti tra loro: sebbene sia uno stratagemma per farci empatizzare con la sensibile e insicura Veronica, ma il suo pensiero sull’avere un aspetto inquietante e la sua fretta di sparire non legano bene con la reazione di Alessandro che si dimostra invece incuriosito e lucido come un ghost hunter professionista.
Nonostante le piccole osservazioni la considero una prova ben riuscita, hai un bello stile fresco che rende la lettura molto piacevole, complimenti.
Roberto Romanelli – Lo specchio infranto
Ciao Roberto, felice di fare la tua conoscenza.
La tua interpretazione del tema dell’invisibile è senza dubbio una delle più interessanti dell’intero girone e il tuo modo di svilupparla è efficace e piacevole.
Anche stilisticamente vai dritto al punto, senza perderti in ruote di pavone stilistiche o frasi eccessivamente lunghe, rendendo così il racconto scorrevole e “facile” nell’accezione più positiva del termine.
Non ho particolari osservazioni da farti, a parte qualche typo già segnalato dai commentatori precedenti, per cui mi limiterò a farti i complimenti per l’ottima prova, spero di incontrarti nuovamente nelle prossime edizioni.
Marco Roncaccia – Il racconto invisibile
Ciao Marco, ben ritrovato!
Il racconto (o meglio il preambolo) mi è piaciuto veramente tanto, l’idea è brillante, lo stile è scorrevole e il tema perfettamente rispettto.
L’idea di un Dio bambino, come quella di un Dio poco competente, non è una novità assoluta ma tu sei riuscito a svilupparla in un modo personale e simpatico che fa ben presa sul lettore.
Non ho particolari appunti da fare riguardo allo stile che, unito all’abolizione della quarta parete, contribuisce all’immersione del lettore in un racconto scritto “personalmente” per lui.
A mio parere è un’ottima prova, complimenti.
P.S. Il commento di Vastatio meriterebbe una valutazione a parte perché mi ha fatto ridere a voce alta alle tre del mattino.
Veronica Cani – Storia di Qualcuno
Ciao Veronica, benvenuta su Minuti Contati, lieto di fare la tua conoscenza.
Il “Qualcuno” innominato del tuo racconto è un personaggio interessante, affetto dall’anonimato e dall’invisibilità sociale portate al loro limite estremo, elevandole quasi a uno sgradito superpotere.
Come tutti i superpoteri ben fatti, però, in alcune situazioni si rivela un vero e proprio asso nella manica e infatti il tuo racconto segue questa progressione quasi canonica, con un rifiuto iniziale e un processo di accettazione e convivenza.
Il tema è stato centrato in pieno e sviluppato in modo più che soddisfacente eppure mi resta l’impressione che la linea temporale avanzi troppo rapidamente, silurandoci in meno di 3000 caratteri (per forza!) dalla nascita alla morte del poveretto, insomma è un racconto che gioverebbe davvero tanto di qualche spazio in più.
Andrea Partiti – La coperta sugli occhi
Ciao Andrea, benvenuto su Minuti Contati, è sempre bello incrociare nomi nuovi!
L’inizio confortevole del tuo racconto riesce a mascherare sapientemente le tue (cattive) intenzioni per il finale e la cosa mi piace sempre tanto nei racconti brevi (tanto che l’assenza di un plot twist nel mio racconto di quest’edizione mi fa stare fisicamente male).
La scelta di un punto di vista fragile e indifeso funziona bene, creando un legame immediato con il bonario “spirito” custode e amplificando efficacemente l’effetto ansiogeno del finale.
Il tema è stato centrato benissimo e ben sviluppato, il testo scorre bene anche se lo “stacco” finale con cambio di tempo verbale mi ha lasciato un po’ perplesso dal momento che non sembra veramente necessario, la storia potrebbe continuare in modo fluido dato che non c’è un vero e proprio salto temporale con la parte appena precedente.
Unica nota precisa riguardo allo stile: “La mia mente di bambino aveva concluso in maniera spontanea che doveva trattarsi dell’angelo custode che pregavamo.”, è un pensiero che solo un adulto che stia narrando una vecchia storia potrebbe esprimere, il tuo protagonista è ancora bambino e secondo me non rappresenterebbe in questo modo il suo pensiero.
In ogni caso si tratta di una buonissima prova, spero di incrociarti nuovamente nelle prossime edizioni!
Christian Magrì – Chiudo gli occhi e respiro
Ciao Christian, è la prima volta che ci incrociamo nell’arena, lieto di fare la tua conoscenza.
La tua storia è quasi visibilmente un gradiente che dalla commedia si sposta sfumando sempre più giù verso la malinconia.
Hai centrato il tema proposto sviluppandolo in modo particolare e sensibile, cosa che mi fa gradire ancora di più il tuo racconto mentre lo stile segue in un certo senso il mood del racconto arricchendosi mano a mano che la storia prosegue.
L’unico appunto preciso che voglio farti riguarda questa parte: “[…] ma se non riesco a prendere sul serio lui…”
I puntini di sospensione sono secondo me poco appropriati, non è una frase che viene interrotta bruscamente e il protagonista non sembra voler omettere un suo pensiero che sarebbe seguito.
Il racconto mi è piaciuto e la sensibilità che traspare dalle righe lo migliora ulteriormente, una buona prova, alla prossima!
Sara Tirabassi – Gli occhiali di Dewey
Ciao Sara! Benvenuta a Minuti Contati è un piacere fare la tua conoscenza.
Devo dire che il tuo racconto è riuscito a stupirmi, un po’ per l’originalità nello sviluppare il tema proposto, un po’ per il tuo stile alto e arzigogolato che sembra andare a cercare con il lanternino lemmi inusuali per sorprendere e spiazzare il lettore.
Al centro del dedalo linguistico che hai costruito si trova una bella trama con la disperazione del povero classificatore che traspare in modo esasperato molto vicino agli standard della commedia.
L’argomento è stato pienamente rispettato, l’invisibile come inclassificabile, mentre lo stile dividerà in due i lettori, io personalmente l’ho apprezzato ma riesco a comprendere il punto di vista di coloro che si troveranno spiazzati dalle tue scelte lessicali a volte eccessivamente ricercate.
Prova molto buona, spero di rileggerti presto.
Leonardo Marconi – Danza mistica
Ciao Leonardo, è la prima volta che capitiamo nello stesso girone, piacere di fare la tua conoscenza.
Il tuo racconto ha uno stile molto immediato che nel complesso riesce a funzionare bene.
Sebbene sia funzionale allo spirito colloquiale del racconto non ho gradito particolarmente la scelta di utilizzare molteplici punti interrogativi o esclamativi per sottolineare il tono degli interlocutori e mi sembra che “sporchino” lievemente il livello generale del racconto.
Molto originale e simpatica la scelta di utilizzare degli angeli decisi a ballare sulla punta di un ago per dimostrare la loro esistenza così com’è spiazzante e carina la conclusione che rafforza il tono divertente della storia.
Una bella prova che avrebbe potuto giovare molto da uno stile più pulito che ne avrebbe facilitato la lettura, spero di rileggerti presto per farmi un’idea migliore del tuo stile, ciao!
Classifica racconti:
1 – Il racconto invisibile – Marco Roncaccia
2 – La coperta sugli occhi – Andrea Partiti
3 – Lo specchio infranto – Roberto Romanelli
4 – Ad armi pari – Cristina Danini
5 – Una vita migliore – Angela Catalini
6 – Chiudo gli occhi e respiro – Christian Magi
7 – Storia di Qualcuno – Veronica Cani
8 – Gli occhiali di Dewey – Sara Tirabassi
9 – Non si gioca così – Enrico Nottoli
10 – Danza mistica – Leonardo MarconiCiao Leonardo, è la prima volta che capitiamo nello stesso girone, piacere di fare la tua conoscenza.
Il tuo racconto ha uno stile molto immediato che nel complesso riesce a funzionare bene.
Sebbene sia funzionale allo spirito colloquiale del racconto non ho gradito particolarmente la scelta di utilizzare molteplici punti interrogativi o esclamativi per sottolineare il tono degli interlocutori e mi sembra che “sporchino” lievemente il livello generale del racconto.
Molto originale e simpatica la scelta di utilizzare degli angeli decisi a ballare sulla punta di un ago per dimostrare la loro esistenza così com’è spiazzante e carina la conclusione che rafforza il tono divertente della storia.
Una bella prova che avrebbe potuto giovare molto da uno stile più pulito che ne avrebbe facilitato la lettura, spero di rileggerti presto per farmi un’idea migliore del tuo stile, ciao!
Ciao Sara! Benvenuta a Minuti Contati è un piacere fare la tua conoscenza.
Devo dire che il tuo racconto è riuscito a stupirmi, un po’ per l’originalità nello sviluppare il tema proposto, un po’ per il tuo stile alto e arzigogolato che sembra andare a cercare con il lanternino lemmi inusuali per sorprendere e spiazzare il lettore.
Al centro del dedalo linguistico che hai costruito si trova una bella trama con la disperazione del povero classificatore che traspare in modo esasperato molto vicino agli standard della commedia.
L’argomento è stato pienamente rispettato, l’invisibile come inclassificabile, mentre lo stile dividerà in due i lettori, io personalmente l’ho apprezzato ma riesco a comprendere il punto di vista di coloro che si troveranno spiazzati dalle tue scelte lessicali a volte eccessivamente ricercate.
Prova molto buona, spero di rileggerti presto.
Ciao Christian, è la prima volta che ci incrociamo nell’arena, lieto di fare la tua conoscenza.
La tua storia è quasi visibilmente un gradiente che dalla commedia si sposta sfumando sempre più giù verso la malinconia.
Hai centrato il tema proposto sviluppandolo in modo particolare e sensibile, cosa che mi fa gradire ancora di più il tuo racconto mentre lo stile segue in un certo senso il mood del racconto arricchendosi mano a mano che la storia prosegue.
L’unico appunto preciso che voglio farti riguarda questa parte: “[…] ma se non riesco a prendere sul serio lui…”
I puntini di sospensione sono secondo me poco appropriati, non è una frase che viene interrotta bruscamente e il protagonista non sembra voler omettere un suo pensiero che sarebbe seguito.
Il racconto mi è piaciuto e la sensibilità che traspare dalle righe lo migliora ulteriormente, una buona prova, alla prossima!
Ciao Andrea, benvenuto su Minuti Contati, è sempre bello incrociare nomi nuovi!
L’inizio confortevole del tuo racconto riesce a mascherare sapientemente le tue (cattive) intenzioni per il finale e la cosa mi piace sempre tanto nei racconti brevi (tanto che l’assenza di un plot twist nel mio racconto di quest’edizione mi fa stare fisicamente male).
La scelta di un punto di vista fragile e indifeso funziona bene, creando un legame immediato con il bonario “spirito” custode e amplificando efficacemente l’effetto ansiogeno del finale.
Il tema è stato centrato benissimo e ben sviluppato, il testo scorre bene anche se lo “stacco” finale con cambio di tempo verbale mi ha lasciato un po’ perplesso dal momento che non sembra veramente necessario, la storia potrebbe continuare in modo fluido dato che non c’è un vero e proprio salto temporale con la parte appena precedente.
Unica nota precisa riguardo allo stile: “La mia mente di bambino aveva concluso in maniera spontanea che doveva trattarsi dell’angelo custode che pregavamo.”, è un pensiero che solo un adulto che stia narrando una vecchia storia potrebbe esprimere, il tuo protagonista è ancora bambino e secondo me non rappresenterebbe in questo modo il suo pensiero.
In ogni caso si tratta di una buonissima prova, spero di incrociarti nuovamente nelle prossime edizioni!
Ciao Veronica, benvenuta su Minuti Contati, lieto di fare la tua conoscenza.
Il “Qualcuno” innominato del tuo racconto è un personaggio interessante, affetto dall’anonimato e dall’invisibilità sociale portate al loro limite estremo, elevandole quasi a uno sgradito superpotere.
Come tutti i superpoteri ben fatti, però, in alcune situazioni si rivela un vero e proprio asso nella manica e infatti il tuo racconto segue questa progressione quasi canonica, con un rifiuto iniziale e un processo di accettazione e convivenza.
Il tema è stato centrato in pieno e sviluppato in modo più che soddisfacente eppure mi resta l’impressione che la linea temporale avanzi troppo rapidamente, silurandoci in meno di 3000 caratteri (per forza!) dalla nascita alla morte del poveretto, insomma è un racconto che gioverebbe davvero tanto di qualche spazio in più.
Ciao Marco, ben ritrovato!
Il racconto (o meglio il preambolo) mi è piaciuto veramente tanto, l’idea è brillante, lo stile è scorrevole e il tema perfettamente rispettto.
L’idea di un Dio bambino, come quella di un Dio poco competente, non è una novità assoluta ma tu sei riuscito a svilupparla in un modo personale e simpatico che fa ben presa sul lettore.
Non ho particolari appunti da fare riguardo allo stile che, unito all’abolizione della quarta parete, contribuisce all’immersione del lettore in un racconto scritto “personalmente” per lui.
A mio parere è un’ottima prova, complimenti.
P.S. Il commento di Vastatio meriterebbe una valutazione a parte perché mi ha fatto ridere a voce alta alle tre del mattino.
Ciao Roberto, felice di fare la tua conoscenza.
La tua interpretazione del tema dell’invisibile è senza dubbio una delle più interessanti dell’intero girone e il tuo modo di svilupparla è efficace e piacevole.
Anche stilisticamente vai dritto al punto, senza perderti in ruote di pavone stilistiche o frasi eccessivamente lunghe, rendendo così il racconto scorrevole e “facile” nell’accezione più positiva del termine.
Non ho particolari osservazioni da farti, a parte qualche typo già segnalato dai commentatori precedenti, per cui mi limiterò a farti i complimenti per l’ottima prova, spero di incontrarti nuovamente nelle prossime edizioni
Ciao Cristina, è un piacere incontrarti per la prima volta nello stesso gruppo dell’arena di Minuti Contati.
Ad armi pari è un racconto che scorre bene, dotato di un ottima sensibilità e una leggerezza quasi adolescenziale nell’esposizione.
Alcuni piccoli singhiozzi nello stile, probabilmente dovuti a una rilettura frettolosa, indeboliscono lievemente lo stile complessivo del racconto pur non compromettendolo definitivamente.
Certi elementi sembrano invece poco coerenti tra loro: sebbene sia uno stratagemma per farci empatizzare con la sensibile e insicura Veronica, ma il suo pensiero sull’avere un aspetto inquietante e la sua fretta di sparire non legano bene con la reazione di Alessandro che si dimostra invece incuriosito e lucido come un ghost hunter professionista.
Nonostante le piccole osservazioni la considero una prova ben riuscita, hai un bello stile fresco che rende la lettura molto piacevole, complimenti.
Ciao Angela, è la prima volta che ci incrociamo su Minuti Contati, piacere di fare la tua conoscenza.
La storia di Ismael mi è piaciuta, è una parabola discendente del giusto che viene forzato dalla situazione a diventare inumano.
Ho gradito molto anche la tua scelta di inserire una piccola introduzione per inserire il lettore nel mindset giusto per affrontare la storia.
Le descrizioni di personaggi e ambienti sono azzeccate e scorrevoli e sebbene anche la storia sia di facile lettura presenta qualche intoppo facilmente identificabile soprattutto da chi, come me, si è ritrovato a dover compiere le stesse scelte per il proprio racconto.
Alcune parti della storia rappresentano un vero e proprio spezzone a sé stante e sembrano quasi essere “in più”, mi riferisco naturalmente allo spezzone su Lupe, a cui nonostante il taglio che hai dovuto effettuare avrei dato almeno una piccola parte nei “cinque minuti di paura” finali.
Allo stesso modo il finale, che potrebbe essere di grande impatto, arriva smorzato e indebolito, molto probabilmente per il limite imposto dai caratteri.
Nonostante tutto la considero una bella prova che ha pienamente centrato il tema e l’ha sviluppato in modo interessante e piacevole, brava!
Ciao Enrico, ben ritrovato!
Ho riletto un paio di volte il tuo racconto perché lo stile “sperimentale” non è stato immediatamente digeribile.
Una volta presa confidenza con lo stile diretto e personale del narratore sono riuscito a entrare meglio nell’ottica del tuo racconto e ad apprezzarlo meglio.
Nonostante questo alcune scelte stilistiche, per quanto legate al bisogno di rappresentare il monologo interiore del protagonista, non sono riuscite a convincermi pienamente, mi riferisco alle lunghe liste di personaggi ed eventi che si susseguono in modo quasi ossessivo.
In definitiva il mio giudizio sul tuo racconto è spezzato in due, positivo per l’idea di fondo ma purtroppo non altrettanto per lo stile adottato.
Spero di incrociarti ancora nella prossima edizione!
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da
invernomuto.
Ciao a tutte e tre, siete state gentilissime e condivido pienamente le critiche, in particolare quella sul finale.
Purtroppo mi son ritrovato con un’israeliano e un palestinese ancora in piena inimicizia intorno all’1:20, con solo una manciata di caratteri rimasti il mio cervello è andato in modalità panico e son riuscito a intrecciare i fili solo in un modo che purtroppo risulta affrettato anche a me.
Sono comunque contento che il messaggio finale sia riuscito a passare, anche se come ha fatto notare Angela mi son ritrovato a calcare la mano sul finale per esplicitare la mia idea di invisibilità.
Angela, grazie mille per le correzioni che hai proposto nel dettaglio, se avrò occasione di modificare il racconto saranno certamente tenute in considerazione!31 luglio 2015 alle 2:00 in risposta a: Gruppo SILENZIO: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #9542Flavia Imperi – L’amico immaginario
mi piace molto la scelta di utilizzare il tema per una storia dai temi orrorifici a cui sei riuscita a donare un’atmosfera più che adeguata.
Purtroppo, pur non essendo particolarmente pignolo nella ricerca di spiegazioni in un racconto dai toni così oscuri, ho notato più di una volta quelli che probabilmente sono i punti dove hai dovuto calare l’impietosa “accetta di Minuti Contati” per riportare il conto caratteri entro i limiti (in questo caso “quasi” entro i limiti, mi spiace davvero per il malus).
Molti dei punti che avrei voluto sottolineare sono già stati fatti notare da chi ha commentato prima di me, per cui eviterò di ripetere quello che già sai.
In ogni caso il racconto mi è piaciuto davvero e il tema è stato rispettato pienamente, spero di rileggere nuovamente qualcosa di tuo nelle prossime edizioni, molto brava.
Enrico Nottoli – Philip Morris
Genitori più sbagliati dei tuoi due protagonisti non ce ne sarebbero potuti essere, il tema è perfettamente centrato.
Sebbene siano effettivamente personaggi lievemente stereotipati, è doveroso notare come siano stereotipi più che comuni nella realtà e come la tua storia si ripeta nel mondo reale ogni giorno dall’inizio dei tempi.
Hai usato un registro crudo e un lessico decisamente credibile, elementi che contribuiscono a far calare il lettore nella realtà (effettivamente un po’ squallida) del tuo racconto.
Purtroppo condivido parte delle osservazioni negativi dei commentatori precedenti, la storia è effettivamente una storia di tutti i giorni per cui non risulta di forte impatto come invece dovrebbe.
In definitiva ti faccio i complimenti per la credibilità dei personaggi e lo svolgimento tecnico del racconto, un po’ meno per la scelta del soggetto; in ogni caso si tratta di un buon racconto che è stato piacevole da leggere, a presto.
Damiano Garofalo – Eppure era chiusa
La prima cosa che salta all’occhio del tuo racconto è naturalmente la formattazione molto compatta che non aiuta il primo impatto, naturalmente ho letto la tua spiegazione ma il colpo d’occhio in questo caso è davvero forte.
Il punto di vista è ben rispettato e il flusso di coscienza per quanto a volte possa rischiare di sovraccaricare il lettore è utilizzato in modo adeguato.
Anche per me il primo istinto è stato quello di andare a rileggere la frase incriminata dove viene esplicitamente detto che la finestra viene chiusa.
Non sono nuovo ai racconti che fanno uso di un narratore inaffidabile ma in questo caso sembra quasi esageratamente esplicito, se avesse pensato “devo ricordarmi di chiudere la finestra” o “la finestra è davvero chiusa o solo poggiata” senza poi compiere alcuna azione a riguardo il racconto avrebbe funzionato lo stesso, l’idea che avesse creato un falso ricordo così preciso mi sembra un po’ troppo stirata, ma naturalmente in questo caso si tratta di una mia opinione personale.
Una buona prova, soprattutto tenendo presente che si tratta della tua prima partecipazione a un contest così limitante.
Mi auguro di rileggerti nelle prossime edizioni per poter giudicare meglio il tuo stile, a presto!
Charlesdexter – Vecchio Leone
Franco è un bel personaggione, forse quasi tutti conosciamo qualcuno del genere e questo aiuta, grazie al paragone diretto, a valutare la buona caratterizzazione che sei stato in grado di dargli.
Anche io trovo che, sebbene Franco riesca a spiccare come un personaggio dalla caratterizzazione forte, qualche attenzione in più alla costruzione dei suoi dialoghi avrebbe aiutato a dargli una piccola spinta in più.
Il tema è pienamente rispettato e il racconto scorre facilmente anche se è effettivamente poco incisivo.
Mi auguro di incontrarti nuovamente nell’arena di Minuti Contati e di leggere presto qualcos’altro di tuo per comprendere meglio il tuo stile, a presto!
Simone Cassia – Fantasma
Il tuo racconto parla di una delle mie storie di guerra preferite, per cui una volta compreso esattamente chi fosse il soldato disperso ho attivato l’occhio supercritico del “fan della storia vera”.
Nonostante questo non ho riscontrato gravi mancanze nella tua interpretazione se non, forse per il conto caratteri tiranno, il mancato sfruttamento della promessa di Taniguchi nel ’44: “Qualsiasi cosa succeda, torneremo a cercarti”.
Nessun appunto da fare per lo stile, il tema del figlio dimenticato è certamente presente e affrontato in modo originale e trasversale, ottima prova.
Gianantonio Nuvolone – Pianeti
Bello trovare un racconto di fantascienza in un tema che spinge così fortemente verso un contesto di rapporti sociali e umani.
Sebbene il tema fondamentale della storia non sia tra i più originali (gli astronauti che al loro ritorno trovano un pianeta irriconoscibile sono ormai uno dei capisaldi della science fiction) il tuo modo di svilupparlo è molto particolare.
Quello che salta subito all’occhio del lettore è lo sviluppo molto prolisso e la completa mancanza di dialoghi, una scelta che in questo caso tiene il lettore lontano e distaccato dalle disgrazie del capitano e del suo equipaggio, che addirittura sembra venire dimenticato in favore di una maggior focalizzazione sul protagonista.
Hai delle ottime potenzialità e non difetti sicuramente nel lessico, lo stile di “Pianeti” però si rivela una delle peggiori scelte possibili per un contest dai caratteri limitati come Minuti Contati, cosa che ha pesato molto sul risultato finale.
Nonostante questa volta il risultato non sia stato ottimale ti invito a non scoraggiarti e spero di osservare la tua evoluzione nelle edizioni future, a presto!
Marco Lomonaco – Non ne ho idea
Ho trovato il racconto molto interessante soprattutto grazie alla capacità e al coraggio di proporre una trama così surreale.
Purtroppo però ho trovato la lettura poco scorrevole, quasi come il racconto fosse composto da tre grossi spezzoni (pre-barzelletta, barzelletta, e post) che, secondo la mia opinione, non si armonizzano perfettamente.
La decisione finale di Chiara inoltre sembra essere eccessiva e forse sarebbe stato melgio, nonostante il limite di caratteri, focalizzarsi un po’ di più sull’accumularsi del suo risentimento.
Spero di leggere di nuovo qualcosa di tuo nella prossima edizione per farmi un’idea migliore del tuo modo di scrivere, a presto!
Valter Carignano – L’ultimo respiro
Buona sovversione del concetto delle divinità, che da entità genitrici diventano invece entità generate e di conseguenza “figli”.
Ottima anche la padronanza di linguaggio e la scelta di uno stile aulico e alto che aiuta il lettore a calarsi meglio nella storia.
Trovo anche io, come Luca Pagnini, che la storia tenda a essere leggermente troppo compressa (complice anche il conto caratteri tiranno) e che affidare la rivelazione della morte di una divinità a scene più d’impatto avrebbe aggiunto del pepe alla composizione.
Un’ottima prova, in ogni caso, che ha centrato in pieno l’obiettivo. Complimenti.
Stefano Pastor – Oggetti Smarriti
A volte capita di trovarsi di fronte a un racconto così ben riuscito che è davvero difficile commentarlo in modo utile senza ridurre il tutto a una “leccata”, temo che questa sia una di quelle volte.
Ottimi ritmi, ottima costruzione, ottimo colpo di scena e tema centrato perfettamente.
Un’ottima prova, complimenti.
Luca Pagnini – L’essenza della vita
come già successo con Stefano mi trovo in difficoltà a commentare il tuo racconto.
Lo stile è scorrevole e riesce a tenere il lettore interessato anche durante la descrizione di eventi quotidiani e quasi banali, mentre il tuo modo di strutturare il racconto riesce a distrarre il lettore mentre prepari il gancio destro da sferrare sul finale.
Il tema è perfettamente centrato, ottima prova, complimenti.
La mia classifica è la seguente:
1 – Stefano Pastor – Oggetti smarriti
2 – Luca Pagnini – L’essenza della vita
3 – Valter Carignano – L’ultimo respiro
4 – Flavia Imperi – L’amico immaginario
5 – Simone Cassia – Fantasma
6 – Enrico Nottoli – Philip Morris
7 – Charlesdexter – Vecchio Leone
8 – Damiano Garofalo – Eppure era chiusa
9 – Marco Lomonaco – Non ne ho idea
10 – Gianantonio Nuvolone – PianetiGrazie a tutti i partecipanti per aver condiviso le vostre opere ed esservi messi in gioco!
Ciao Luca,
come già successo con Stefano mi trovo in difficoltà a commentare il tuo racconto.
Lo stile è scorrevole e riesce a tenere il lettore interessato anche durante la descrizione di eventi quotidiani e quasi banali, mentre il tuo modo di strutturare il racconto riesce a distrarre il lettore mentre prepari il gancio destro da sferrare sul finale.
Il tema è perfettamente centrato, ottima prova, complimenti.Ciao Stefano.
A volte capita di trovarsi di fronte a un racconto così ben riuscito che è davvero difficile commentarlo in modo utile senza ridurre il tutto a una “leccata”, temo che questa sia una di quelle volte.
Ottimi ritmi, ottima costruzione, ottimo colpo di scena e tema centrato perfettamente.
Un’ottima prova, complimenti.Ciao Valter!
Buona sovversione del concetto delle divinità, che da entità genitrici diventano invece entità generate e di conseguenza “figli”.
Ottima anche la padronanza di linguaggio e la scelta di uno stile aulico e alto che aiuta il lettore a calarsi meglio nella storia.
Trovo anche io, come Luca Pagnini, che la storia tenda a essere leggermente troppo compressa (complice anche il conto caratteri tiranno) e che affidare la rivelazione della morte di una divinità a scene più d’impatto avrebbe aggiunto del pepe alla composizione.
Un’ottima prova, in ogni caso, che ha centrato in pieno l’obiettivo. Complimenti.Ciao Marco.
Ho trovato il racconto molto interessante soprattutto grazie alla capacità e al coraggio di proporre una trama così surreale.
Purtroppo però ho trovato la lettura poco scorrevole, quasi come il racconto fosse composto da tre grossi spezzoni (pre-barzelletta, barzelletta, e post) che, secondo la mia opinione, non si armonizzano perfettamente.
La decisione finale di Chiara inoltre sembra essere eccessiva e forse sarebbe stato melgio, nonostante il limite di caratteri, focalizzarsi un po’ di più sull’accumularsi del suo risentimento.
Spero di leggere di nuovo qualcosa di tuo nella prossima edizione per farmi un’idea migliore del tuo modo di scrivere, a presto!Ciao Gianantonio, è un piacere incontrarti.
Bello trovare un racconto di fantascienza in un tema che spinge così fortemente verso un contesto di rapporti sociali e umani.
Sebbene il tema fondamentale della storia non sia tra i più originali (gli astronauti che al loro ritorno trovano un pianeta irriconoscibile sono ormai uno dei capisaldi della science fiction) il tuo modo di svilupparlo è molto particolare.
Quello che salta subito all’occhio del lettore è lo sviluppo molto prolisso e la completa mancanza di dialoghi, una scelta che in questo caso tiene il lettore lontano e distaccato dalle disgrazie del capitano e del suo equipaggio, che addirittura sembra venire dimenticato in favore di una maggior focalizzazione sul protagonista.
Hai delle ottime potenzialità e non difetti sicuramente nel lessico, lo stile di “Pianeti” però si rivela una delle peggiori scelte possibili per un contest dai caratteri limitati come Minuti Contati, cosa che ha pesato molto sul risultato finale.
Nonostante questa volta il risultato non sia stato ottimale ti invito a non scoraggiarti e spero di osservare la tua evoluzione nelle edizioni future, a presto!Ciao Simone, come già successo con altri partecipanti è la prima volta che ci troviamo nello stesso girone.
Il tuo racconto parla di una delle mie storie di guerra preferite, per cui una volta compreso esattamente chi fosse il soldato disperso ho attivato l’occhio supercritico del “fan della storia vera”.
Nonostante questo non ho riscontrato gravi mancanze nella tua interpretazione se non, forse per il conto caratteri tiranno, il mancato sfruttamento della promessa di Taniguchi nel ’44: “Qualsiasi cosa succeda, torneremo a cercarti”.
Nessun appunto da fare per lo stile, il tema del figlio dimenticato è certamente presente e affrontato in modo originale e trasversale, ottima prova.Ciao Charles, è un piacere fare la tua conoscenza.
Franco è un bel personaggione, forse quasi tutti conosciamo qualcuno del genere e questo aiuta, grazie al paragone diretto, a valutare la buona caratterizzazione che sei stato in grado di dargli.
Anche io trovo che, sebbene Franco riesca a spiccare come un personaggio dalla caratterizzazione forte, qualche attenzione in più alla costruzione dei suoi dialoghi avrebbe aiutato a dargli una piccola spinta in più.
Il tema è pienamente rispettato e il racconto scorre facilmente anche se è effettivamente poco incisivo.
Mi auguro di incontrarti nuovamente nell’arena di Minuti Contati e di leggere presto qualcos’altro di tuo per comprendere meglio il tuo stile, a presto!Ciao Damiano, benvenuto!
La prima cosa che salta all’occhio del tuo racconto è naturalmente la formattazione molto compatta che non aiuta il primo impatto, naturalmente ho letto la tua spiegazione ma il colpo d’occhio in questo caso è davvero forte.
Il punto di vista è ben rispettato e il flusso di coscienza per quanto a volte possa rischiare di sovraccaricare il lettore è utilizzato in modo adeguato.
Anche per me il primo istinto è stato quello di andare a rileggere la frase incriminata dove viene esplicitamente detto che la finestra viene chiusa.
Non sono nuovo ai racconti che fanno uso di un narratore inaffidabile ma in questo caso sembra quasi esageratamente esplicito, se avesse pensato “devo ricordarmi di chiudere la finestra” o “la finestra è davvero chiusa o solo poggiata” senza poi compiere alcuna azione a riguardo il racconto avrebbe funzionato lo stesso, l’idea che avesse creato un falso ricordo così preciso mi sembra un po’ troppo stirata, ma naturalmente in questo caso si tratta di una mia opinione personale.
Una buona prova, soprattutto tenendo presente che si tratta della tua prima partecipazione a un contest così limitante.
Mi auguro di rileggerti nelle prossime edizioni per poter giudicare meglio il tuo stile, a presto!Ciao Enrico, ben ritrovato!
Genitori più sbagliati dei tuoi due protagonisti non ce ne sarebbero potuti essere, il tema è perfettamente centrato.
Sebbene siano effettivamente personaggi lievemente stereotipati, è doveroso notare come siano stereotipi più che comuni nella realtà e come la tua storia si ripeta nel mondo reale ogni giorno dall’inizio dei tempi.
Hai usato un registro crudo e un lessico decisamente credibile, elementi che contribuiscono a far calare il lettore nella realtà (effettivamente un po’ squallida) del tuo racconto.
Purtroppo condivido parte delle osservazioni negativi dei commentatori precedenti, la storia è effettivamente una storia di tutti i giorni per cui non risulta di forte impatto come invece dovrebbe.
In definitiva ti faccio i complimenti per la credibilità dei personaggi e lo svolgimento tecnico del racconto, un po’ meno per la scelta del soggetto; in ogni caso si tratta di un buon racconto che è stato piacevole da leggere, a presto.Ciao Flavia,
mi piace molto la scelta di utilizzare il tema per una storia dai temi orrorifici a cui sei riuscita a donare un’atmosfera più che adeguata.
Purtroppo, pur non essendo particolarmente pignolo nella ricerca di spiegazioni in un racconto dai toni così oscuri, ho notato più di una volta quelli che probabilmente sono i punti dove hai dovuto calare l’impietosa “accetta di Minuti Contati” per riportare il conto caratteri entro i limiti (in questo caso “quasi” entro i limiti, mi spiace davvero per il malus).
Molti dei punti che avrei voluto sottolineare sono già stati fatti notare da chi ha commentato prima di me, per cui eviterò di ripetere quello che già sai.
In ogni caso il racconto mi è piaciuto davvero e il tema è stato rispettato pienamente, spero di rileggere nuovamente qualcosa di tuo nelle prossime edizioni, molto brava.26 giugno 2015 alle 3:01 in risposta a: Gruppo ELVIRA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #8704Ecco la mia classifica, in ritardissimo e con dietro un grosso sforzo mentale per riuscire a classificare i racconti dal momento che il livello generale era abbastanza alto, in generale mi sono piaciuti anche i racconti che, ahimè, ho dovuto classificare in basso.
Ossessione di Alessandro Duino
Il tuo racconto in flusso di coscienza mi è piaciuto e ha saputo proporre bene il delirio e l’ossesione da cui deriva il titolo.
Rispetto alle precedenti edizioni hai deciso di scrivere qualcosa di più sperimentale ed esteso, la cosa mi fa piacere e si nota una voglia di mettersi in gioco in modi non convenzionali che ti fa onore.
Non ho particolari problemi con l’utilizzo così generoso dei punti che vanno a scandire lo scritto così come sono frammentari e sincopati i pensieri nella mente del protagonista, mentre anche io trovo infelice la scelta di fare a meno degli spazi, sicuramente dettata dal conto caratteri ma faticosa per il lettore.
Purtroppo come per il delirio del tuo personaggio il racconto soffre di una schizofrenia irrisolta che porta il lettore a non trovare una bussola che permetta di interpretare il testo come si deve e solo dopo un’attenta rilettura sono riuscito a trovare il filo rosso che attraversa tutti i brevi pensieri formando una trama.
Ti faccio i complimenti per il miglioramento, ma temo che anche questa volta non sia abbastanza, spero di rileggerti e osservare ancora una volta la tua crescita stilistica.
26-14-11.. di Luana Mazzi
Apri con un incipit davvero potente ed evocativo, un campo di battaglia realistico e impietoso come lo sono tutte le zone di guerra, ma in particolar modo in quell’alto medioevo che vuoi richiamare.
L’utilizzo delle parole funziona benissimo per evocare nel lettore la sensazione di trovarsi nel mezzo del tuo mondo.
Finito l’incipit però perdi davvero tanta spinta, come se l’enfasi narrativa si fosse esaurita e dovessi continuare la descrizione di una scena statica, mentre un racconto breve vive del cambiamento dell’azione reso frenetico dalla brevità.
Per farti un esempio (ma è un parere personale e questo non influirà sul giudizio del tuo racconto) la storia avrebbe avuto tutt’altro impatto e sapore se il guerriero si fosse trovato ispirato e “illuminato” dalla dea nel mezzo della battaglia, ottenendo così la forza di combattere con la forza della fede per quella luce (trasformando le fasi di “accettazione” del dono in un furore religioso più attivo).
Parlando invece di elementi che ritengo oggettivamente negativi:
Alcune scelte riguardo ai tempi verbali mi hanno lasciato perplesso e hanno interrotto la lettura, la frase “Da allora Lei non era stata solo un simbolo, un nome da invocare o pregare, lui la sentiva accanto a se ogni giorno, in dovere di proteggerla, sempre.” ha reso quasi inutile proseguire la lettura dato che anticipa la sopravvivenza del soldato.
Trovo che sia un racconto ben scritto che soffre di alcune scelte stilistiche oltre che di uno sviluppo che sarebbe più adatto ad andare a svilupparsi in una storia più lunga piuttosto che come evento a sé stante.
Spero di rileggerti al prossimo contest!
Dolly di Emiliano Grisostolo
Purtroppo mi trovo d’accordo con la gran parte degli altri partecipanti che hanno commentato, il tuo racconto è ben svolto e ben narrato ma il succo della storia finisce per diventare annacquato dalla quantità di parole spese per il suo svolgimento.
Volendola buttare sulla suspance avrei piuttosto tirato fuori una storia alla Sesto Senso, con una marito che c’è ma non parla mai con la moglie, che accende delle luci che la moglie, per qualche strano motivo, continua a spegnere in preda al terrore, a Dolly che quando fa le feste al suo padrone viene tirata via in malo modo; avrei rivelato solo nell’ultima riga lo status di vedova single della moglie per aggiungere così quel colpo di shock value che nelle storie brevi aiuta.
Buona tecnica, tema rispettato ma poco mordente, spero di rileggerti presto!
Continua a credere in quella luce di Filippo Puddu
Ammetto di essere di parte ma ho un debole per le storie che basandosi su una fiaba ne eviscerano i lati più oscuri e contorti trasformando l’allegoria in un’esplicitazione nuda e cruda.
Cosa rappresenti la favola di Cappuccetto Rosso lo sappiamo tutti, e forse è vero che il tema è abbastanza usato nell’ultimo periodo, ma il tuo stile asciutto e senza fronzoli riesce a disegnare molto bene la sofferenza della “Cappuccetto Alternativa”.
A mio parere è una bella prova e un discreto esercizio di stile, bravo.
Un oscuro pellegrinaggio di Francesco Iorio
il tuo stile richiama per certi versi la pittura, come ti è già stato fatto notare.
Le parole sono scelte in modo da creare nella mente del lettore uno scenario onirico e dettagliato che rappresenta in immagini quelle che sono gli stati d’animo di una persona, di cui non sappiamo nient’altro che la “visualizzazione” grafica -in questo caso sotto forma di testo- delle sue emozioni.
Purtroppo non sono la persona più adatta a giudicare un racconto che punta in modo così forte sulle emozioni pure e ancor meno sono in grado di apprezzare il tuo stile così arzigogolato e poetico, ma mi rendo conto che questa è una mia carenza e non tua.
Il tema è certamente rispettato e il racconto è soddisfacente dal punto di vista tecnico, la considero una buona prova e mi auguro di rileggerti presto per analizzare meglio il tuo stile narrativo, ciao!
I giganti di Sharon Galano
Il tuo è un bel racconto soprattutto dal punto di vista stilistico, scorre molto bene e la scelta di focalizzarsi sulle ombre giganti come mezzo narrativo per raccontare le avventure erotiche “dietro i paraventi” è un’ottima scelta che richiama alla mente un taglio quasi cinematografico di ricerca dell’immagine.
Purtroppo secondo me hai lavorato davvero molto, forse troppo, sulla costruzione della situazione finale per poi abbandonarla, probabilmente per le ragioni di spazio con cui tutti dobbiamo confrontarci.
Per essere più preciso trovo che avresti dovuto spendere qualche parola in più per farci capire come il ragazzo desiderasse la prostituta, sino all’ultima frase infatti il lettore si attende una semplice richiesta di chiarimenti e un confronto con la donna per poi trovarsi spiazzato dalla richiesta di una prestazione, cosa positiva ma che avrebbe funzionato meglio con qualche indizio più concreto sparso per il racconto o l’improvvisa comprensione per i sentimenti del padre nel vedere una donna così attraente.
Il tema è presente e il racconto mi piace, buona prova, spero di leggere ancora qualcosa di tuo nelle prossime sfide.
Alla deriva di Alberto Della Rossa
rileggerti è sempre un grande piacere e sei in grado di utilizzare le parole per creare uno scenario vivido e animato come una serie di immagini in movimento,
La tecnica è di livello altissimo, il tema centrato e l’accoppiata lupi di mare e gatti non può che fare centro perfetto nelle mie preferenze.
A parte qualche piccolo problema di accelerazioni e decelerazioni nel ritmo dovute sicuramente al conto caratteri non ho nulla su cui far presa per generare una critica costruttiva.
Ottima prova.
Se solo avessi di Adriano Muzzi
Il tuo racconto riesce, al netto della forma forse eccessivamente ricercata, a giungere con il suo contenuto emozionale e a rilasciare un bombardamento a tappeto di empatia.
La scelta di affrontare questo tema in modo così sentito e personale, sviluppandolo tramite una missiva è, secondo me, una scelta assolutamente vincente e che è riuscita a colpirmi in prima persona; personalmente credo che in un racconto breve la capacità di tirare un destro allo stomaco senza preavviso sia una delle qualità più ricercate per cui non posso che elogiare te e la tua opera.
Complimenti, prova di grande impatto, non vedo l’ora di rileggerti.
Luce di Giulio Marchese
Un ottimo incipit e delle buone idee (che come il buon Adriano ha fatto notare ricordano da vicino la trama di In Time) si ritrovano smagrite e stipate in un corpetto troppo stretto per loro.
Si capisce che hai una buona immaginazione e una discreta capacità nel mettere su carta le tue idee sebbene lo stile mostri ancora qualche piccola incertezza.
Il mio consiglio per le sfide future è quello di focalizzarti di più su un unico argomento e svilupparlo con lo scopo preciso di metterlo in mostra, la discussione iniziale riguardo la multa prende più spazio e si incide di più nella mente del lettore rispetto alla seconda parte che invece dovrebbe essere la protagonista del “piatto”.
Spero di rileggerti in futuro e di aver modo di poter giudicare qualche altra opera, a presto!
La finestra al primo piano di Enrico Nottoli
È il primo racconto che leggo scritto da te e devo dire che mi è piaciuto, sia il tema che lo svolgimento sono riusciti a parte un paio di espressioni utilizzate dal narratore che mi hanno fatto perdere un po’ la bussola (ma si tratta unicamente di mie preferenze e non di errori stilistici veri e propri) e forse un po’ troppa staticità.
In ogni caso è un racconto che punta decisamente più sui sentimenti che sulle azioni per cui il tuo scopo originale di provocare una reazione empatica nei confronti del protagonista è più che riuscito.
Un buon racconto, spero di leggerti ancora per comprendere meglio il tuo stile, a presto!
La lezione di Luca Pagnini
Grande stile per il tuo racconto, scorrevole e capace di delineare bene i personaggi senza fare quasi mai ricorso ad altri elementi se non le loro differenti personalità.
Ho trovato ottima l’ironia ma anche a me il finale ha lasciato un vago senso di incompletezza, quelle due righe rimaste nella tastiera avrebbero davvero potuto fare tanta differenza!
Per me il racconto è una buona prova nonostante le piccole mancanze, però mi aspetto di leggere qualcosa di ancora migliore nelle prossime edizioni di Minuti Contati!
A presto!
Classifica
1 – Alla deriva – Alberto Della Rossa
2 – Se solo avessi – Adriano Muzzi
3 – I giganti – Sharon Galano
4 – Continua a credere in quella luce – Filippo Puddu
5 – 26-14-11 – Luana Mazzi
6 – Un oscuro pellegrinaggio – Francesco Iorio
7 – La lezione – Luca Pagnini
8 – La finestra al primo piano – Enrico Nottoli
9 – Dolly – Emiliano Grisostolo
10 – Luce – Giulio Marchese
11 – Ossessione – Alessandro Duino-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da
invernomuto.
Ciao a tutti, mi spiace non aver avuto il tempo di rispondere uno per uno ai vostri commenti e di non essere stato particolarmente presente in questa edizione, è stato un periodo di lavoro incessante e mi son limitato a interventi in notturna.
Cercherò di rispondere in modo generalizzato ai punti che mi son stati fatti notare più di frequente.
Uno dei punti sollevati riguarda la presenza della televisione, inizialmente era parte di un segmento più lungo che mandava unicamente la trasmissione di varietà preferita dal paziente, episodi registrati, ventiquattr’ore su ventiquattro.
Serviva ad aumentare il disagio psicologico di Pietro creando una routine ancora più schiacciante e monotona, era basato sulla storia vera di Martin Pistorius.Pietro è effettivamente vittima della locked-in syndrome e sebbene la reazione dentro di lui stia effettivamente avvenendo i medici non hanno modo di saperlo, la lotta interiore di quei malati è impossibile da visualizzare dall’esterno ed è proprio questo che ho voluto rappresentare con l’immaginario sbattere e dimenarsi contro la porta inamovibile della fase rossa.
Per quanto riguarda il finale comprendo perfettamente le perplessità e i commenti di tutti, durante la stesura il mio cervello ha deciso di spegnersi durante il finale e di restare in standby sino al giorno successivo, quando mi sono finalmente reso conto che sarebbe potuto essere sviluppato in modo migliore.
Grazie ancora a tutti per i commenti e i consigli di cui farò tesoro, a rileggervi!
Ciao Luca!
Grande stile per il tuo racconto, scorrevole e capace di delineare bene i personaggi senza fare quasi mai ricorso ad altri elementi se non le loro differenti personalità.
Ho trovato ottima l’ironia ma anche a me il finale ha lasciato un vago senso di incompletezza, quelle due righe rimaste nella tastiera avrebbero davvero potuto fare tanta differenza!
Per me il racconto è una buona prova nonostante le piccole mancanze, però mi aspetto di leggere qualcosa di ancora migliore nelle prossime edizioni di Minuti Contati!
A presto!Ciao Enrico!
È il primo racconto che leggo scritto da te e devo dire che mi è piaciuto, sia il tema che lo svolgimento sono riusciti a parte un paio di espressioni utilizzate dal narratore che mi hanno fatto perdere un po’ la bussola (ma si tratta unicamente di mie preferenze e non di errori stilistici veri e propri) e forse un po’ troppa staticità.
In ogni caso è un racconto che punta decisamente più sui sentimenti che sulle azioni per cui il tuo scopo originale di provocare una reazione empatica nei confronti del protagonista è più che riuscito.
Un buon racconto, spero di leggerti ancora per comprendere meglio il tuo stile, a presto!Ciao Giulio!
Un ottimo incipit e delle buone idee (che come il buon Adriano ha fatto notare ricordano da vicino la trama di In Time) si ritrovano smagrite e stipate in un corpetto troppo stretto per loro.
Si capisce che hai una buona immaginazione e una discreta capacità nel mettere su carta le tue idee sebbene lo stile mostri ancora qualche piccola incertezza.
Il mio consiglio per le sfide future è quello di focalizzarti di più su un unico argomento e svilupparlo con lo scopo preciso di metterlo in mostra, la discussione iniziale riguardo la multa prende più spazio e si incide di più nella mente del lettore rispetto alla seconda parte che invece dovrebbe essere la protagonista del “piatto”.
Spero di rileggerti in futuro e di aver modo di poter giudicare qualche altra opera, a presto!Ciao Adriano.
Il tuo racconto riesce, al netto della forma forse eccessivamente ricercata, a giungere con il suo contenuto emozionale e a rilasciare un bombardamento a tappeto di empatia.
La scelta di affrontare questo tema in modo così sentito e personale, sviluppandolo tramite una missiva è, secondo me, una scelta assolutamente vincente e che è riuscita a colpirmi in prima persona; personalmente credo che in un racconto breve la capacità di tirare un destro allo stomaco senza preavviso sia una delle qualità più ricercate per cui non posso che elogiare te e la tua opera.Complimenti, prova di grande impatto, non vedo l’ora di rileggerti.
Ciao Alberto,
rileggerti è sempre un grande piacere e sei in grado di utilizzare le parole per creare uno scenario vivido e animato come una serie di immagini in movimento,
La tecnica è di livello altissimo, il tema centrato e l’accoppiata lupi di mare e gatti non può che fare centro perfetto nelle mie preferenze.
A parte qualche piccolo problema di accelerazioni e decelerazioni nel ritmo dovute sicuramente al conto caratteri non ho nulla su cui far presa per generare una critica costruttiva.Ottima prova.
Ciao Sharon!
Il tuo è un bel racconto soprattutto dal punto di vista stilistico, scorre molto bene e la scelta di focalizzarsi sulle ombre giganti come mezzo narrativo per raccontare le avventure erotiche “dietro i paraventi” è un’ottima scelta che richiama alla mente un taglio quasi cinematografico di ricerca dell’immagine.
Purtroppo secondo me hai lavorato davvero molto, forse troppo, sulla costruzione della situazione finale per poi abbandonarla, probabilmente per le ragioni di spazio con cui tutti dobbiamo confrontarci.
Per essere più preciso trovo che avresti dovuto spendere qualche parola in più per farci capire come il ragazzo desiderasse la prostituta, sino all’ultima frase infatti il lettore si attende una semplice richiesta di chiarimenti e un confronto con la donna per poi trovarsi spiazzato dalla richiesta di una prestazione, cosa positiva ma che avrebbe funzionato meglio con qualche indizio più concreto sparso per il racconto o l’improvvisa comprensione per i sentimenti del padre nel vedere una donna così attraente.
Il tema è presente e il racconto mi piace, buona prova, spero di leggere ancora qualcosa di tuo nelle prossime sfide.Ciao Francesco,
il tuo stile richiama per certi versi la pittura, come ti è già stato fatto notare.Le parole sono scelte in modo da creare nella mente del lettore uno scenario onirico e dettagliato che rappresenta in immagini quelle che sono gli stati d’animo di una persona, di cui non sappiamo nient’altro che la “visualizzazione” grafica -in questo caso sotto forma di testo- delle sue emozioni.
Purtroppo non sono la persona più adatta a giudicare un racconto che punta in modo così forte sulle emozioni pure e ancor meno sono in grado di apprezzare il tuo stile così arzigogolato e poetico, ma mi rendo conto che questa è una mia carenza e non tua.
Il tema è certamente rispettato e il racconto è soddisfacente dal punto di vista tecnico, la considero una buona prova e mi auguro di rileggerti presto per analizzare meglio il tuo stile narrativo, ciao!Ciao Filippo.
Ammetto di essere di parte ma ho un debole per le storie che basandosi su una fiaba ne eviscerano i lati più oscuri e contorti trasformando l’allegoria in un’esplicitazione nuda e cruda.
Cosa rappresenti la favola di Cappuccetto Rosso lo sappiamo tutti, e forse è vero che il tema è abbastanza usato nell’ultimo periodo, ma il tuo stile asciutto e senza fronzoli riesce a disegnare molto bene la sofferenza della “Cappuccetto Alternativa”.
A mio parere è una bella prova e un discreto esercizio di stile, bravo.Ciao Emiliano
Purtroppo mi trovo d’accordo con la gran parte degli altri partecipanti che hanno commentato, il tuo racconto è ben svolto e ben narrato ma il succo della storia finisce per diventare annacquato dalla quantità di parole spese per il suo svolgimento.
Volendola buttare sulla suspance avrei piuttosto tirato fuori una storia alla Sesto Senso, con una marito che c’è ma non parla mai con la moglie, che accende delle luci che la moglie, per qualche strano motivo, continua a spegnere in preda al terrore, a Dolly che quando fa le feste al suo padrone viene tirata via in malo modo; avrei rivelato solo nell’ultima riga lo status di vedova single della moglie per aggiungere così quel colpo di shock value che nelle storie brevi aiuta.
Buona tecnica, tema rispettato ma poco mordente, spero di rileggerti presto!Ciao Luana!
Apri con un incipit davvero potente ed evocativo, un campo di battaglia realistico e impietoso come lo sono tutte le zone di guerra, ma in particolar modo in quell’alto medioevo che vuoi richiamare.
L’utilizzo delle parole funziona benissimo per evocare nel lettore la sensazione di trovarsi nel mezzo del tuo mondo.Finito l’incipit però perdi davvero tanta spinta, come se l’enfasi narrativa si fosse esaurita e dovessi continuare la descrizione di una scena statica, mentre un racconto breve vive del cambiamento dell’azione reso frenetico dalla brevità.
Per farti un esempio (ma è un parere personale e questo non influirà sul giudizio del tuo racconto) la storia avrebbe avuto tutt’altro impatto e sapore se il guerriero si fosse trovato ispirato e “illuminato” dalla dea nel mezzo della battaglia, ottenendo così la forza di combattere con la forza della fede per quella luce (trasformando le fasi di “accettazione” del dono in un furore religioso più attivo).
Parlando invece di elementi che ritengo oggettivamente negativi:
Alcune scelte riguardo ai tempi verbali mi hanno lasciato perplesso e hanno interrotto la lettura, la frase “Da allora Lei non era stata solo un simbolo, un nome da invocare o pregare, lui la sentiva accanto a se ogni giorno, in dovere di proteggerla, sempre.” ha reso quasi inutile proseguire la lettura dato che anticipa la sopravvivenza del soldato.Trovo che sia un racconto ben scritto che soffre di alcune scelte stilistiche oltre che di uno sviluppo che sarebbe più adatto ad andare a svilupparsi in una storia più lunga piuttosto che come evento a sé stante.
Spero di rileggerti al prossimo contest!Ciao Alessandro, sembriamo capitare spesso nello stesso girone!
Il tuo racconto in flusso di coscienza mi è piaciuto e ha saputo proporre bene il delirio e l’ossesione da cui deriva il titolo.Rispetto alle precedenti edizioni hai deciso di scrivere qualcosa di più sperimentale ed esteso, la cosa mi fa piacere e si nota una voglia di mettersi in gioco in modi non convenzionali che ti fa onore.
Non ho particolari problemi con l’utilizzo così generoso dei punti che vanno a scandire lo scritto così come sono frammentari e sincopati i pensieri nella mente del protagonista, mentre anche io trovo infelice la scelta di fare a meno degli spazi, sicuramente dettata dal conto caratteri ma faticosa per il lettore.Purtroppo come per il delirio del tuo personaggio il racconto soffre di una schizofrenia irrisolta che porta il lettore a non trovare una bussola che permetta di interpretare il testo come si deve e solo dopo un’attenta rilettura sono riuscito a trovare il filo rosso che attraversa tutti i brevi pensieri formando una trama.
Ti faccio i complimenti per il miglioramento, ma temo che anche questa volta non sia abbastanza, spero di rileggerti e osservare ancora una volta la tua crescita stilistica.Finalmente mi decido anche io a pubblicare la mia classifica, davvero difficile decidere visto che ho apprezzato tantissimo anche i racconti che ho dovuto mettere nelle posizioni più umili della classifica.
1 – Karki di Filippo Santaniello
C’è poco da dire, se non è un centro perfetto ci si avvicina parecchio.
Stile scorrevole capace di mettere il lettore dietro gli occhi del protagonista, registro coatto che funziona a dovere, namedrop dei Dismember e tutto il resto.
Mi ha colpito il fatto che non ci fosse un colpo di scena finale, è normale aspettarsi una vendetta del karma per protagonisti così antietici e il fatto che alla fine la passino liscia è un po’ un colpo di scena a sé stante.
2 – Solo un vecchio di Angelo Frascella
Sei riuscito a mettere in scena un racconto marpione che tocca tutte le corde giuste, dallo sfruttare in modo brillante una persona realmente esistente e la sua storia al rendere viva e tangibile la sua solitudine e pateticità.
Il combattimento è presente in tutte le sue forme, dalla lotta alla depressione sino al poco riuscito tentativo di armadiomachia, e in generale ogni elemento funziona molto bene nel comporre l’immagine d’insieme e stupire il lettore paragrafo dopo paragrafo.
Un’ottima prova, continua così.3 – Black Rain di Adriano Muzzi
Il tuo racconto contiene tematiche care alla fazione “punk” del cyberpunk, lo scontro di classe, miseria e l’arte di arrangiarsi uniti a una buonissima capacità di world building hanno fatto in modo che il setting mi rimanesse più impresso rispetto alla storia vera e propria.
Non fraintendiamo, Tom mi è piaciuto abbastanza e mi alletterebbe persino l’idea di un intero romanzo con setting cyberpunk e protagonista deciso a padroneggiare l’arte di arrangiarsi (a la Marid Audran), però nel piccolo spazio che ci viene concesso la storia non ha avuto il tempo necessario per sbocciare e pare venire recisa troppo presto.
Rimane una buona prova, soprattutto nel comparto stilistico.4 – Hasta Siempre di Francesco Nucera
Sei stato capace di rievocare ricordi sopiti da circoletto di gioventù, per quanto dal “basso” dei miei trent’anni io abbia vissuto solo il colpo di coda di ciò che descrivi.
Lo stile è pulito e incisivo, senza fronzoli e lo svolgimento ha una doppia visione a seconda dell’opinione del lettore: Un uomo di altri tempi che a ragione combatte la decadenza o un vecchio relitto che combatte contro i mulini a vento di un mondo che cambia senza di lui, ambivalenza che viene meno soltanto in alcuni punti, come il paragrafo sui valori partigiani e la lotta all’ignoranza, dove il racconto mostra lievemente la corda dimostrando le simpatie dell’autore.
Sia ben chiaro, assolutamente niente in contrario al manifestare la propria preferenza in uno o nell’altro senso, ma trovo che qualcosa del genere funzioni meglio lasciando al lettore la vera conclusione (un vecchio nostalgico di Almirante che tira giù grappini, pur lontano dalle mie corde politiche, avrebbe funzionato allo stesso modo nell’evocarmi quell’atmosfera nostalgica da vecchio idealista).
Un buon racconto, soprattutto merito della rievocazione frutto del succitato “show, don’t tell”.5 – Un’estate di borgata di Alberto della Rossa
Condivido parte delle critiche mosse dagli altri e non starò a ripeterle, sia perché hai già spiegato, sia perché già le conosci.
Lo stile mi è piaciuto molto e penso possa funzionare bene soprattutto in un racconto più sostanzioso che possa presentarci in modo più soddisfacente la vita del protagonista e la sua personale descrizione della borgata, veri punti forti del racconto.
Il finale giunge molto rapido, come qualcosa in più, e mentre altri ti consigliano un protagonista che le prende o ne lodano l’umanità io avrei preferito un po’ di sano “esercizio dell’amata ultraviolenza”, con una descrizione più grafica che cozzasse contro la dichiarazione del protagonista di essere un nonviolento, ma naturalmente è una preferenza personale e non una pecca obiettiva.
Un bel racconto che ha grandi potenzialità di miglioramento raggiungibili con accorgimenti minimi.6 – Combattere per morire di Filippo Puddu
Assolutamente nessun appunto per lo stile che risulta pulito ed efficace, soprattutto nel dialogo iniziale della coppia che risulta essere molto naturale e scorrevole.
Anche a me, come altri, sembra eccessivamente repentino il colpo di testa di Pietro.
Comprendo che quello che noi leggiamo sia solo un piccolo scorcio della vita di coppia, ma unito alla reazione di Monica che sembrava non dare alcun peso all’oratore prima che il marito ne venisse stregato il risultato è quello di un apparente “colpo di testa” da parte di Pietro.
Per rappresentare la guerra che si abbatte sulla quotidianità avrei forse sfruttato più un reclutamento coatto sotto minaccia armata, proprio lì al parco, come un fulmine a ciel sereno.
Naturalmente, anche solo in virtù dello stile, rimane una prova più che valida, spero di rileggerti presto.7 – A ognuno il suo nemico di Marco Roncaccia
Sono un fan dello stile diretto e informale e proprio per questo il registro utilizzato mi è piaciuto, senza fronzoli ed efficace.
Proprio in relazione allo stile, più pungente all’inizio e lentamente smorzato nel protrarsi del racconto, immagino che il “nemico” di maggior impatto, per te, sia proprio la mutilazione genitale femminile, una scelta condivisibile ma che fa quasi perdere d’impatto i seguenti e altrettanto orribili punti focali della vicenda.
Molto buono il finale, con l’omino dalle felpe muta-scritta che variano a seconda della città ospitante.
Per quanto mi riguarda è una buona prova.8 – Apocalisse di Serena Aronica
Non ti muoverò la critica riguardo l’umanizzazione degli scarafaggi perché in fin dei conti non è altro che un mezzo narrativo per raccontare la storia che volevi, pur condividendo con Ceranu le perplessità sul “giudizio” finale a opera del resto della comunità degli scarafaggi.
Il tuo stile mi è piaciuto molto sin dall’inizio grazie a descrizioni e similitudini eleganti che rendono la lettura interessante e piacevole.
Sul finale ho trovato poco chiara la catastrofe, un mondo in fiamme mi ha fatto presumere un incendio domestico mentre una breve descrizione di un flash accecante, colpo d’aria e nuvola a fungo (magari urlata dagli scarafaggi vedetta nei pressi di una finestra) avrebbe reso immediatamente chiara la natura del disastro.
Un bel racconto soprattutto grazie allo stile curato.9 – L’arena di Linda De Santi
Visto che tutti hanno parlato della linearità non ne discuterò ulteriormente.
Da fan di tutta quella letteratura moderna che prende spunto dal mondo videoludico o quasi (All you need is kill, Player One su tutti) non posso che trovare interessante lo spunto iniziale.
La tua decisione di ricreare un’arena con personaggi storici potrebbe funzionare perfettamente, pur mantenendo una struttura lineare e priva di particolari colpi di scena, se soltanto ti fossi concentrata maggiormente sulla ricreazione dei suddetti personaggi.
Naturalmente il conto caratteri è tiranno per tutti noi partecipanti, ma trovo che se piuttosto che una lista così imponente di personaggi storici appena accennati ti fossi limitata a descrivere un singolo scontro con un singolo “pezzo da novanta” descritto in modo più avvincente la storia ne avrebbe giovato in incisività (una singolar tenzone contro un folkloristico Hemingway mi renderebbe felice).10 – La lunga attesa di Alexandra Fischer
Dal punto di vista puramente descrittivo, il tuo racconto mi ha ricordato uno standoff in stile western, con sole accecante, dominanza di toni giallognoli e un protagonista che attende lo scontro in una piazza.
Per quanto riguarda lo sviluppo della trama, invece, ammetto di essere lievemente confuso.
Il nemico principale di Mordecai è il Rianimato Numero Uno, e Mordecai stesso parla di un progetto fallito e il narratore stesso lo indica come l’ideatore del Progetto di Rianimazione.
Ricapitolando mi sembra di aver capito che i “rianimati” parte del progetto ora si stiano contrapponendo a lui, che può sbarazzarsene grazie al medaglione ipnotico.
Tutto questo però è appena accennato e richiede più letture per essere estrapolato dal racconto, soprattutto in virtù del fatto che Mordecai stesso è un risvegliato e nomina un indeterminato numero di compagni all’inizio della storia, cosa che rende difficile immaginarlo come il “boss” del progetto.
Nonostante la difficoltà di interpretazione mi piacciono le descrizioni e l’idea alla base, purtroppo però il limite di caratteri e la trama fin troppo nascosta tra le spire del racconto non giocano a tuo favore.11 – Il mio nome è legione di David Galligani
Il tuo racconto ha un’impronta molto action che mi è piaciuta da subito, la scelta di denominare ogni combattente con un semplice numero rende molto più immediata la suddivisione dei ruoli e l’idea di chiamare gli innumerevoli nemici semplicemente Anonimi rende immediata anche l’identificazione delle forze avversarie nella trama.
A modo mio, più che un riferimento al biblico Legione, demone che era uno e tanti, ci ho visto un’allegoria della cultura tipica delle imageboard, alla denominazione degli Anonymous che si dichiarano Legione (We are legion), alla nemica Amministratrice che, con l’aiuto della sua cerchia di moderatori/guardie personali cercano di porre un argine all’invasione.
Purtroppo però trovo che la scelta di utilizzare diversi narratori tenda a disorientare il lettore, mentre il finale manca un po’ di pathos e shock, sarebbe bastato che il tecnico rispondesse con la voce di Anonimo, negli ultimi scambi, per dimostrare che i nemici si erano impossessati di tutta la rete neurale e creare così una situazione di panico e terrore molto più tangibile (naturalmente è solo un esempio, ci sono infinite vie possibili per raggiungere lo scopo).12 – Territorio di caccia di Alessandro Duino
La prima cosa che salta all’occhio del tuo racconto è la dimensione decisamente striminzita.
Sebbene uno dei miei racconti brevi preferiti (La Sentinella, già citato dal buon Angelo Frascella) riesca a svilupparsi in meno di 2000 caratteri, il limitare ulteriormente lo spazio a tua disposizione in una gara del genere è un po’ un’autoimmolazione.
Concordo con gli altri partecipanti nel farti notare che un racconto del genere funziona poco se narrato da una terza persona così distaccata e lontana dalla scena, e che alcune ripetizioni (cielo viene ripetuto quattro volte in quattro frasi consecutive) rendono la lettura ulteriormente difficoltosa.
Visto l’ampio spazio residuo una volta delineata la storia potresti provare a offrire qualche descrizione in più per aiutare il lettore a calarsi nel mondo che hai immaginato.-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 11 mesi fa da
invernomuto.
Ciao David.
Il tuo racconto ha un’impronta molto action che mi è piaciuta da subito, la scelta di denominare ogni combattente con un semplice numero rende molto più immediata la suddivisione dei ruoli e l’idea di chiamare gli innumerevoli nemici semplicemente Anonimi rende immediata anche l’identificazione delle forze avversarie nella trama.
A modo mio, più che un riferimento al biblico Legione, demone che era uno e tanti, ci ho visto un’allegoria della cultura tipica delle imageboard, alla denominazione degli Anonymous che si dichiarano Legione (We are legion), alla nemica Amministratrice che, con l’aiuto della sua cerchia di moderatori/guardie personali cercano di porre un argine all’invasione.
Purtroppo però trovo che la scelta di utilizzare diversi narratori tenda a disorientare il nemico, mentre il finale manca un po’ di pathos e shock, sarebbe bastato che il tecnico rispondesse con la voce di Anonimo, negli ultimi scambi, per dimostrare che i nemici si erano impossessati di tutta la rete neurale e creare così una situazione di panico e terrore molto più tangibile (naturalmente è solo un esempio, ci sono infinite vie possibili per raggiungere lo scopo).Spero di rileggerti, a presto.
Ciao Alberto,
naturalmente condivido parte delle critiche mosse dagli altri e non starò a ripeterle, sia perché hai già spiegato, sia perché già le conosci.
Lo stile mi è piaciuto molto e penso possa funzionare bene soprattutto in un racconto più sostanzioso che possa presentarci in modo più soddisfacente la vita del protagonista e la sua personale descrizione della borgata, veri punti forti del racconto.
Il finale giunge molto rapido, come qualcosa in più, e mentre altri ti consigliano un protagonista che le prende o ne lodano l’umanità io avrei preferito un po’ di sano “esercizio dell’amata ultraviolenza”, con una descrizione più grafica che cozzasse contro la dichiarazione del protagonista di essere un nonviolento, ma naturalmente è una preferenza personale e non una pecca obiettiva.Un bel racconto che ha grandi potenzialità di miglioramento raggiungibili con accorgimenti minimi.
A rileggerci.Ciao Angelo.
Sei riuscito a mettere in scena un racconto marpione che tocca tutte le corde giuste, dallo sfruttare in modo brillante una persona realmente esistente e la sua storia al rendere viva e tangibile la sua solitudine e pateticità.
Il combattimento è presente in tutte le sue forme, dalla lotta alla depressione sino al poco riuscito tentativo di armadiomachia, e in generale ogni elemento funziona molto bene nel comporre l’immagine d’insieme e stupire il lettore paragrafo dopo paragrafo.Un’ottima prova, continua così.
Ciao Filippo.
Assolutamente nessun appunto per lo stile che risulta pulito ed efficace, soprattutto nel dialogo iniziale della coppia che risulta essere molto naturale e scorrevole.
Anche a me, come altri, sembra eccessivamente repentino il colpo di testa di Pietro.
Comprendo che quello che noi leggiamo sia solo un piccolo scorcio della vita di coppia, ma unito alla reazione di Monica che sembrava non dare alcun peso all’oratore prima che il marito ne venisse stregato il risultato è quello di un apparente “colpo di testa” da parte di Pietro.
Per rappresentare la guerra che si abbatte sulla quotidianità avrei forse sfruttato più un reclutamento coatto sotto minaccia armata, proprio lì al parco, come un fulmine a ciel sereno.
Naturalmente, anche solo in virtù dello stile, rimane una prova più che valida, spero di rileggerti presto.Ciao Serena.
Non ti muoverò la critica riguardo l’umanizzazione degli scarafaggi perché in fin dei conti non è altro che un mezzo narrativo per raccontare la storia che volevi, pur condividendo con Ceranu le perplessità sul “giudizio” finale a opera del resto della comunità degli scarafaggi.
Il tuo stile mi è piaciuto molto sin dall’inizio grazie a descrizioni e similitudini eleganti che rendono la lettura interessante e piacevole.
Sul finale ho trovato poco chiara la catastrofe, un mondo in fiamme mi ha fatto presumere un incendio domestico mentre una breve descrizione di un flash accecante, colpo d’aria e nuvola a fungo (magari urlata dagli scarafaggi vedetta nei pressi di una finestra) avrebbe reso immediatamente chiara la natura del disastro.
Un bel racconto soprattutto grazie allo stile curato.
A rileggerci.Ciao Francesco.
Sei stato capace di rievocare ricordi sopiti da circoletto di gioventù, per quanto dal “basso” dei miei trent’anni io abbia vissuto solo il colpo di coda di ciò che descrivi.
Lo stile è pulito e incisivo, senza fronzoli e lo svolgimento ha una doppia visione a seconda dell’opinione del lettore: Un uomo di altri tempi che a ragione combatte la decadenza o un vecchio relitto che combatte contro i mulini a vento di un mondo che cambia senza di lui, ambivalenza che viene meno soltanto in alcuni punti, come il paragrafo sui valori partigiani e la lotta all’ignoranza, dove il racconto mostra lievemente la corda dimostrando le simpatie dell’autore.
Sia ben chiaro, assolutamente niente in contrario al manifestare la propria preferenza in uno o nell’altro senso, ma trovo che qualcosa del genere funzioni meglio lasciando al lettore la vera conclusione (un vecchio nostalgico di Almirante che tira giù grappini, pur lontano dalle mie corde politiche, avrebbe funzionato allo stesso modo nell’evocarmi quell’atmosfera nostalgica da vecchio idealista).
Un buon racconto, soprattutto merito della rievocazione frutto del succitato “show, don’t tell”.
A rileggerci. -
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
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