Filippo Santaniello


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  • in risposta a: [I] Karki #7486
    Filippo Santaniello
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    😀

    il mio sorriso dice tutto

    in risposta a: [I] Il mio nome è legione – di David Galligani #7444
    Filippo Santaniello
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    Ciao David,
    rispondo qui sotto al commento sul mio racconto Karki,
    grazie innanzitutto per aver letto e trovato il tempo di commentare!
    Dici che nella prima parte ci sono molti errori nella struttura delle frasi, nella punteggiatura e anche nei tempi verbali. Ho riletto la storia e non mi pare d’aver individuato errori, potresti per favore farmi qualche esempio?

    in risposta a: [I] Un’estate di borgata #7443
    Filippo Santaniello
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    Ciao Alberto,
    rispondo qui al tuo commento su Karki, grazie prima di tutto per averlo messo in prima posizione!
    Riguardo Palahniuk ti posso dire che è un autore che conosco molto poco avendo letto solo Fight Club. In questo periodo sto rileggendo molto Welsh, probabilmente il suo stile di scrittura senza fronzoli mi ha condizionato, anche se non credo, perché è da molto che adotto questo tipo di scrittura, diciamo che viene naturale.
    Cazzo se tua madre assomiglia a Karki non dev’essere facile andarci d’accordo, o forse sì, dato che Karki sembra un mostro ma alla fine ha un cuore d’oro 😛

    in risposta a: [I] Karki #7350
    Filippo Santaniello
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    Grazie Sharon,
    sono contento che Karki ti stia simpatico!
    Appena trovo un cane così lo compro, ti vengo a trovare e ci facciamo le foto con Karki!

    in risposta a: [I] Karki #7336
    Filippo Santaniello
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    Grazie dell’apprezzamento Adry,
    diciamo che una certa esperienza l’ho accumulata, ma ogni prova aiuta a crescere e  soprattutto sono fondamentali tutti i commenti degli autori di MC. A presto!

    in risposta a: [I] Karki #7277
    Filippo Santaniello
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    Ciao Ceranu,
    anch’io voglio Karkiiiiiiiiii!!! 😀

    in risposta a: [I] Karki #7213
    Filippo Santaniello
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    Grazie Linda,
    fa sempre piacere quando i commenti sono positivi.
    Magari rimettendo mano al racconto riesco a trovare un colpo di scena che renda la storia più pepata. Al momento però quello che vorrei fare è intrecciare questo racconto a un altro, per costruire qualcosa di più lungo. Vediamo un po’!

    in risposta a: [I] Karki #7175
    Filippo Santaniello
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    Grazie Serena!
    In effetti anch’io credo che per questa storia non serva un colpo di scena. La fine chiude un cerchio e per una volta c’è un lieto fine. Una bella trombata e via! C’est la vie!

    in risposta a: [I] Karki #7079
    Filippo Santaniello
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    Partecipante

    Grazie Alexandra, sono contento che ti sia piaciuto, e grazie soprattutto per il primo posto nella tua classifica. Buona serata!

    in risposta a: [I] Karki #7061
    Filippo Santaniello
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    Ciao Inverno,
    non ho voluto mettere nessun colpo di scena perché ho voluto tratteggiare un momento di vita reale dei due personaggi e la vita non è fatta di colpi di scena. Come diceva Hitchcock, un film è la vita senza le parti noiose. Ed è quello che ho voluto fare: prendere un momento assurdo della vita di questi due tizi e raccontarlo, nulla più. Grazie per aver apprezzato il racconto, ciao!

    in risposta a: IDEALI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #7013
    Filippo Santaniello
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    Partecipante

     

    Ciao a tutti! Ecco la mia classifica:

    01. Angelo Frascella – Solo un vecchio

    E’ sempre un piacere leggerti, Angelo. Te l’ho detto anche altre volte: scrivi bene! Quindi per me conta questo e il resto, come che avrei preferito un finale diverso in cui Terry è costretto a salire nuovamente sul ring magari per fare una scazzottata proprio coi ladri, è superfluo. Avanti così! Ciao!

    02. Francesco Nucera – Hasta siempre

    Ola Francesco,
    bella prova secondo me, il racconto funziona e rispetta il tema.
    Lo stile è quello che conosciamo: sicuro, rigoroso, poche sbavature. La mentalità del personaggio è ben descritta così come l’ambientazione in cui è calato. In sostanza non ho particolari appunti da fare, solo che l’argomento della storia non mi ha del tutto appassionato, sarà che per me la parola “compagno” non ha lo stesso valore che ha per tanti altri. Stammi bene, ciao!

    03. Adriano Muzzi – Black Rain

    Ciao Adriano,
    del tuo racconto la parte che ho più apprezzato è quella centrale. Hai creato aspettativa, il personaggio agisce, c’è qualcosa per cui vale la pena continuare a leggere. L’inizio non mi ha entusiasmato perché non mi è piaciuta la metafora del tempo che è come dita che si muovono in gomma liquida. Bo… non mi dice nulla. E poi se devo esser sincero non mi è piaciuto il finale. La morte del protagonista arriva troppo di colpo e il maggiordomo è un personaggio senza spessore. Alla prossima!

    04. Marco Roncaccia – A ognuno il suo nemico

    Ciao Marco,
    lo stile mi è piaciuto, secco/diretto come sempre, e il tema è rispettato, ma anche io ho provato un senso di distacco durante la lettura, come se i dolori della protagonista fossero troppo distanti per impietosirmi o rendermi sensibile alla sua condizione. Il problema forse sta nell’aver suddiviso così nettamente il racconto in 5 sezioni come se fosse una fredda classifica dei nemici affrontati. Ciò non avvicina il lettore al personaggio, il quale avrebbe avuto bisogno di una psicologia meno analitica/schematica e più a cuore aperto per impietosire con la sua sensibilità. A parte questo, a breve attacco “Roma Caput Zombie” e poi ti faccio sapere, ciao grande!

    05. Filippo Puddu – Combattere per morire

    Ciao omonimo!
    Prima di tutto grazie per avere inserito il mio “Karki” al primo posto della tua classifica, sono contento che ti sia piaciuto.
    Parlando del tuo racconto la prima cosa che mi viene da pensare è che lo stile è molto buono perché è chiaro, pulito, comprensibile: cosa che non è sempre scontata. Infatti mi capita spesso di leggere racconti il cui maggior difetto è proprio l’artificiosità della prosa. Una cosa che però mi ha confuso è che la prima parte sembra ambientata ai giorni nostri, mentre la seconda si riferisce chiaramente al passato. Questo disturbo credo sia dato dal fatto che nella prima parte parli di passeggino, tappi per le orecchie, anche il battibecco tra i due sembra appartenere a una coppia moderna. Quindi ciò crea un senso di spaesamento che si supera solo dopo una rilettura. Ti saluto, alla prossima!

    06. Manuel Piredda – Trappola per topi

    Ciao Manuel,
    io non ho trovato difficoltosa la lettura che è andata via fluida fino alla fine. Ho apprezzato l’ultimo paragrafo che chiude il racconto alla perfezione, secco come un’esplosione, però la storia di per sé mi ha lasciato un po’ freddino, non ha smosso nulla. Dal momento in cui parte l’azione col Tunnel Rat mi aspettavo qualcosa di più, non so di preciso cosa suggerirti, ma è come se mancasse qualcosa e ciò che manca rende il racconto un po’ squilibrato. Alla prossima, ciao!

    07. Alberto Della Rossa – Un’estate di borgata

    Ciao Alberto,
    lo stile del racconto è abbastanza buono anche se avendolo scritto in prima persona avresti potuto lasciarti andare a un linguaggio più gergale. Ciò che non mi convince è la storia: un po’ piatta… Trattandosi di borgata mi aspettavo qualcosa di più truce, in sintonia coi burini che movimentano certe zone di Roma. In sostanza avresti dovuto spingere più sull’acceleratore, e poi il protagonista vincente secondo me toglie forza al racconto. Secondo me era meglio se prendeva un fracasso di botte e alla fine l’unico che gli restava vicino era il cane.

    08. Linda De Santi – L’Arena

    Ciao Linda,
    l’idea è molto interessante ma anch’io come Serena e Callagan devo rimproverarti il fatto che nel tuo racconto succede un po’ pochino a livello emozionale. La linea che segui è troppo piatta e non ci sono scossoni da un punto di vista emozionale. Se avessi escogitato un buon colpo di scena il racconto ne avrebbe giovato e anche la tua posizione in classifica sarebbe stata più alta! Alla prossima, ciao!

    09. Alexandra Fischer – La lunga attesa

    Ciao Alexandra, purtroppo il racconto non mi ha convinto perché arrivato in fondo al testo ho provato una sorta di spaesamento dovuto al fatto che la trama non mi è parsa del tutto chiara. Per quanto riguarda lo stile ti faccio notare che utilizzi un ritmo eccessivamente sincopato. Frasi troppo telegrafiche laddove potresti sciogliere la briglia e lasciarti andare a un periodare più arioso. Stavolta è andata così, spero di rileggere presto qualcos’altro di tuo, ciao!

    10. Serena Aronica – Apocalisse

    Ciao Serena,
    ho letto il commento di Callagan e sono d’accordo con lui: anche a me non convince appieno questa umanizzazione dello scarafaggio. Avrei piuttosto giocato sull’effetto sorpresa facendo credere al lettore che i protagonisti sono esseri umani per poi, solo alla fine, svelare che si tratta d’insetti. La scrittura è senza dubbio buona e scorrevole, qualche imperfezione verbale, ma quando si va di fretta sono cose che capitano. Buona serata, ciao!

    11. David Galligani – Il mio nome è legione

    Ciao David,
    io credo di non aver capito bene il nucleo della storia, quindi tematicamente non mi sbilancio. Lo stile comunque è buono, si vede che sai maneggiare bene le scene d’azione. Alla fine del racconto tuttavia ho provato un senso di immobilità perché la storia non ha suscitato nessuna particolare emozione. Quindi buona prova, anche se un po’ freddina. Alla prossima!

    12. Alessandro Duino – Territorio di caccia

    Ciao Alessandro,
    molte cose che vorrei dirti te le ha già dette Callagan.
    Io te ne dico una che forse ti farà un po’ male ma serve a far crescere il tuo livello di scrittura: quello che hai scritto non è un racconto. Non lo è perché non inserisci nemmeno un personaggio, non c’è evoluzione, la storia non parte mai. C’è stasi.
    La prossima volta, prima di scrivere, abbozza una piccola trama, datti dei punti fissi e cerca di raggiungerli attraverso la scrittura. Spero di leggere al più presto qualcos’altro di tuo, ciao!

    Buon proseguimento a tutti, alla prossima!

     

    in risposta a: [I] L’Arena #7012
    Filippo Santaniello
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    Ciao Linda,
    l’idea è molto interessante ma anch’io come Serena e Callagan devo rimproverarti il fatto che nel tuo racconto succede un po’ pochino a livello emozionale. La linea che segui è troppo piatta e non ci sono scossoni da un punto di vista emozionale. Se avessi escogitato un buon colpo di scena il racconto ne avrebbe giovato e anche la tua posizione in classifica sarebbe stata più alta! Alla prossima, ciao!

    in risposta a: [I] AD OGNUNO IL SUO NEMICO di Marco Roncaccia #7011
    Filippo Santaniello
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    Ciao Marco,
    lo stile mi è piaciuto, secco/diretto come sempre, e il tema è rispettato, ma anche io ho provato un senso di distacco durante la lettura, come se i dolori della protagonista fossero troppo distanti per impietosirmi o rendermi sensibile alla sua condizione. Il problema forse sta nell’aver suddiviso così nettamente il racconto in 5 sezioni come se fosse una fredda classifica dei nemici affrontati. Ciò non avvicina il lettore al personaggio, il quale avrebbe avuto bisogno di una psicologia meno analitica/schematica e più a cuore aperto per impietosire con la sua sensibilità. A parte questo, a breve attacco “Roma Caput Zombie” e poi ti faccio sapere, ciao grande!

    in risposta a: [I] TERRITORIO DI CACCIA #7003
    Filippo Santaniello
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    Ciao Alessandro,
    molte cose che vorrei dirti te le ha già dette Callagan.
    Io te ne dico una che forse ti farà un po’ male ma serve a far crescere il tuo livello di scrittura: quello che hai scritto non è un racconto. Non lo è perché non inserisci nemmeno un personaggio, non c’è evoluzione, la storia non parte mai. C’è stasi.
    La prossima volta, prima di scrivere, abbozza una piccola trama, datti dei punti fissi e cerca di raggiungerli attraverso la scrittura. Spero di leggere al più presto qualcos’altro di tuo, ciao!

    in risposta a: [I] Il mio nome è legione – di David Galligani #7002
    Filippo Santaniello
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    Ciao David,
    io credo di non aver capito bene il nucleo della storia, quindi tematicamente non mi sbilancio. Lo stile comunque è buono, si vede che sai maneggiare bene le scene d’azione. Alla fine del racconto tuttavia ho provato un senso di immobilità perché la storia non ha suscitato nessuna particolare emozione. Quindi buona prova, anche se un po’ freddina. Alla prossima!

    in risposta a: [I] Un’estate di borgata #7000
    Filippo Santaniello
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    Ciao Alberto,
    lo stile del racconto è abbastanza buono anche se avendolo scritto in prima persona avresti potuto lasciarti andare a un linguaggio più gergale. Ciò che non mi convince è la storia: un po’ piatta… Trattandosi di borgata mi aspettavo qualcosa di più truce, in sintonia coi burini che movimentano certe zone di Roma. In sostanza avresti dovuto spingere più sull’acceleratore, e poi il protagonista vincente secondo me toglie forza al racconto. Secondo me era meglio se prendeva un fracasso di botte e alla fine l’unico che gli restava vicino era il cane.

    in risposta a: [I] Karki #6999
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    Ciao Angelo,
    hai ragione, ho cercato di farmi venire in mente qualcosa per rendere il finale più pepato ma erano tutte idee che avevano bisogno di più battute per essere sviluppate, quindi ho optato per la risoluzione più veloce e sicura: vittoria e giro a mignotte, ahah!

    in risposta a: [I] Solo un vecchio – di Angelo Frascella #6979
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    E’ sempre un piacere leggerti, Angelo. Te l’ho detto anche altre volte: scrivi bene! Quindi per me conta questo e il resto, come che avrei preferito un finale diverso in cui Terry è costretto a salire nuovamente sul ring magari per fare una scazzottata proprio coi ladri, è superfluo. Avanti così! Ciao!

    in risposta a: [I] Hasta siempre #6978
    Filippo Santaniello
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    Ola Francesco,
    bella prova secondo me, il racconto funziona e rispetta il tema.
    Lo stile è quello che conosciamo: sicuro, rigoroso, poche sbavature. La mentalità del personaggio è ben descritta così come l’ambientazione in cui è calato. In sostanza non ho particolari appunti da fare, solo che l’argomento della storia non mi ha del tutto appassionato, sarà che per me la parola “compagno” non ha lo stesso valore che ha per tanti altri. Stammi bene, ciao!

    in risposta a: [I] Combattere per morire – Filippo Puddu #6976
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao omonimo!
    Prima di tutto grazie per avere inserito il mio “Karki” al primo posto della tua classifica, sono contento che ti sia piaciuto.
    Parlando del tuo racconto la prima cosa che mi viene da pensare è che lo stile è molto buono perché è chiaro, pulito, comprensibile: cosa che non è sempre scontata. Infatti mi capita spesso di leggere racconti il cui maggior difetto è proprio l’artificiosità della prosa. Una cosa che però mi ha confuso è che la prima parte sembra ambientata ai giorni nostri, mentre la seconda si riferisce chiaramente al passato. Questo disturbo credo sia dato dal fatto che nella prima parte parli di passeggino, tappi per le orecchie, anche il battibecco tra i due sembra appartenere a una coppia moderna. Quindi ciò crea un senso di spaesamento che si supera solo dopo una rilettura. Ti saluto, alla prossima!

    in risposta a: [I] Apocalisse – Serena Aronica #6933
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Serena,
    ho letto il commento di Callagan e sono d’accordo con lui: anche a me non convince appieno questa umanizzazione dello scarafaggio. Avrei piuttosto giocato sull’effetto sorpresa facendo credere al lettore che i protagonisti sono esseri umani per poi, solo alla fine, svelare che si tratta d’insetti. La scrittura è senza dubbio buona e scorrevole, qualche imperfezione verbale, ma quando si va di fretta sono cose che capitano. Buona serata, ciao!

    in risposta a: [I] Black Rain – Adriano Muzzi #6932
    Filippo Santaniello
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    Ciao Adriano,
    del tuo racconto la parte che ho più apprezzato è quella centrale. Hai creato aspettativa, il personaggio agisce, c’è qualcosa per cui vale la pena continuare a leggere. L’inizio non mi ha entusiasmato perché non mi è piaciuta la metafora del tempo che è come dita che si muovono in gomma liquida. Bo… non mi dice nulla. E poi se devo esser sincero non mi è piaciuto il finale. La morte del protagonista arriva troppo di colpo e il maggiordomo è un personaggio senza spessore. Alla prossima!

    in risposta a: [I] La lunga attesa – Alexandra Fischer #6930
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Alexandra, purtroppo il racconto non mi ha convinto perché arrivato in fondo al testo ho provato una sorta di spaesamento dovuto al fatto che la trama non mi è parsa del tutto chiara. Per quanto riguarda lo stile ti faccio notare che utilizzi un ritmo eccessivamente sincopato. Frasi troppo telegrafiche laddove potresti sciogliere la briglia e lasciarti andare a un periodare più arioso. Stavolta è andata così, spero di rileggere presto qualcos’altro di tuo, ciao!

    in risposta a: [I] Trappola per topi – Manuel Piredda #6913
    Filippo Santaniello
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    Partecipante

    Ciao Manuel,
    io non ho trovato difficoltosa la lettura che è andata via fluida fino alla fine. Ho apprezzato l’ultimo paragrafo che chiude il racconto alla perfezione, secco come un’esplosione, però la storia di per sé mi ha lasciato un po’ freddino, non ha smosso nulla. Dal momento in cui parte l’azione col Tunnel Rat mi aspettavo qualcosa di più, non so di preciso cosa suggerirti, ma è come se mancasse qualcosa e ciò che manca rende il racconto un po’ squilibrato. Alla prossima, ciao!

    in risposta a: [B] Testa a testa di Erika Adale #5680
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
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    Ciao Erika, perdonami se ho tralasciato il tuo racconto ma non l’avevo notato essendo separato dalla lista. Corro ai ripari dicendo che hai centrato il tema del guasto e che lo stile mi è piaciuto anche se in certi punti ho faticato a immergermi nella storia, soprattutto durante l’incipit perché non si capisce subito quale battuta di dialogo appartiene a Paolo e quale al professore. La storia di per sé mi ha convinto, però trovo che la scelta dell’intervista non sia del tutto azzeccata. Il racconto accelera troppo bruscamente per arrivare al cuore della spiegazione del professore che sfocia nell’infodump e l’intervistatore quindi esce dal racconto appiattito, semplice strumento “voce” per raccontare una vicenda che sì, è bizzarra e grottesca, ma in fin dei conti non mi stupisce più di tanto. Alla prossima, ciao!

    in risposta a: BASTIAN: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #5642
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
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    Apro le danze con la classifica. Dunque!

    1. “L’apprendista” di Alberto Della Rossa

    Racconto pregevole soprattutto nelle descrizioni che rendono alla perfezione il mondo in cui spingi il lettore. Le atmosfere fantasy non sono il mio forte ma devo ammettere che sei stato molto bravo a fotografarle. Posso ancora sentire l’odore di resina e vedere il pulviscolo attraverso i fasci di luce del negozio. Il guasto secondo me c’è sia come oggetto da aggiustare che come sensazione interiore del protagonista, quindi ottima prova!

    2. “Lo aggiusti papà?” di Stefano Pastor

    Gran bel racconto: scarno, efficace, ottimi dialoghi, però il finale non mi è piaciuto. Il racconto sarebbe perfetto se terminasse così:
    “Che sta succedendo, Giuseppe?” chiese la moglie entrando nel laboratorio.
    Se lo stava chiedendo pure lui. Cos’era successo?
    Quindi evitando riferimenti biblici che a mio modesto parere “guastano” l’atmosfera che hai creato. Resta comunque la buonissima prova e la mano salda nei dialoghi che non è mai facile da trovare soprattutto quando per scrivere si hanno i minuti contati, ancora complimenti!

    3. “L’amore al tempo del 6G” di Francesco Nucera

    complimenti per lo stile chiaro e scorrevole che per me è una prerogativa fondamentale affinché un racconto mi piaccia. L’inizio è efficace, ben costruito, ma sento che qualcosa stride quando il protagonista si comporta in modo forzato picchiando i pugni sul tavolo e gridando: “Mai!” L’ho trovato un comportamento un po’ finto, artificioso. Gli avrei fatto fare qualcosa di diverso. Divertente quando esce in strada in boxer e tutti lo guardano male, bella trovata! Però poi dentro al bar il racconto prende una piega per me poco chiara. La barista fa entrare il ragazzo in una stanza dove altre persone fissano un muro. Cosa stanno fissando? E soprattutto perché quell’immagine ribalta le convinzioni del ragazzo facendogli pensare che non sarebbe male avere qualcuno sul divano? Forse mi sono perso qualcosa per strada… in generale mi aspettavo un finale diverso… non so quale, però questo m’ha lasciato perplesso.

    4. “Testa a testa” di Erika Adale

    Ciao Erika, perdonami se ho tralasciato il tuo racconto ma non l’avevo notato essendo separato dalla lista. Corro ai ripari dicendo che hai centrato il tema del guasto e che lo stile mi è piaciuto anche se in certi punti ho faticato a immergermi nella storia, soprattutto durante l’incipit perché non si capisce subito quale battuta di dialogo appartiene a Paolo e quale al professore. La storia di per sé mi ha convinto, però trovo che la scelta dell’intervista non sia del tutto azzeccata. Il racconto accelera troppo bruscamente per arrivare al cuore della spiegazione del professore che sfocia nell’infodump e l’intervistatore quindi esce dal racconto appiattito, semplice strumento “voce” per raccontare una vicenda che sì, è bizzarra e grottesca, ma in fin dei conti non mi stupisce più di tanto. Alla prossima, ciao!

    5. “Il caricabatteria” di Alex Montrasio

    Ciao Alex, mi levi una curiosità? Cos’è un sintoide? Io di fantascienza ci capisco proprio poco, comunque il tuo racconto mi è piaciuto e anche se un po’ troppo freddo, l’ho trovato ammantato da un morboso fascino verso l’inumano che sfocia in una visione aberrante della realtà. Alcuni punti però mi sono poco chiari e probabilmente, come dice Eleonora, avendo a disposizione più caratteri, avresti lavorato meglio sull’ambientazione della storia fugando qualsiasi perplessità.

    6. “Gremlins” di Eleonora Rossetti

    Ciao Eleonora, purtroppo non ho afferrato il senso del tuo racconto, probabilmente perché non me ne intendo di fantascienza, e a differenza del precedente ho apprezzato meno il ritmo nevrotico e tachicardiaco delle frasi. Preferisco una prosa più ariosa e scorrevole. Di sicuro ti sei avvalsa di questa tecnica per trasmettere angoscia e pericolo, ma io mentre leggevo mi sono trovato in difficoltà, come se l’occhio corresse più del senso che tu stessa hai dato alla storia. Mi spiace se il mio giudizio non può essere più preciso di così, sono sicuro che la prossima volta i nostri gusti coincideranno, ciao!

    7. “La lavatrice” di Patty Barale

    Ciao Patty, simpatico il tuo racconto, del tutto diverso da quello che ho letto durante il Live, ciò dimostra che sai cambiare registro e trattare generi diversi, che per un bravo scrittore è fondamentale. Due cose però mi sono sfuggite. La prima è la nonna. All’inizio del racconto dici che Anna (che poi chiami Stefania, ma questo è un normale refuso) è uscita di casa approfittando dell’indisposizione della nonna. Quindi la nonna è in casa. Però poi Anna fa un macello incredibile e come fa la nonna a non accorgersi di nulla? Seconda incognita è legata all’elucubrazione di Anna riguardo i ladri: “Si, i ladri avevano narcotizzato i vicini con qualche spray e distrutto tutto…” Che c’entrano i vicini di casa col fatto che i ladri mettano a soqquadro casa di Anna? Mi sfugge il nesso. A parte questo bella prova scorrevole e precisa, alla prossima ciao!

    8. “Il disastro” di Piero Chiappelloni

    Ciao Pietro, tentativo coraggioso il tuo, eppure non mi hanno convinto due cose: il tono e la storia. Il tono dovrebbe muovere quanto meno un sorriso nel lettore e invece mi ha un po’ infastidito il fatto che un personaggio nel bel mezzo di una tragedia di queste proporzioni parli come Woody Allen che cerca di rimorchiare una donna. In poche parole mi ha irritato, quindi il tono sdrammatizza troppo una storia che di per sé non ho capito. Ci sono questi pianeti alternativi lanciati intorno all’orbita terrestre che dovrebbero fungere da residenza per chi non ha più posto sulla Terra… Per quanto mi sforzi sempre di avere fiducia nelle parole di chi leggo, in questo caso mi sembra che tu pretenda un po’ troppo. Ok la fantascienza, ok i voli pindarici, ma qui si va oltre… Forse, se avessi avuto più battute a disposizione, avresti spiegato con più cura il mondo che hai immaginato convincendomi della sua plausibilità, ma purtroppo, in questo caso, ho faticato a sospendere la mia incredulità.

    9. “Una sorpresa per te” di Claudia Beveresco

    Ho dovuto leggere il racconto due volte per capire il senso della storia e anche una volta diradata la nebbia, non ne sono rimasto colpito. Sinceramente io la zeppola non l’ho trovata divertente, anzi, mi ha disturbato durante la lettura.
    I personaggi non emergono come dovrebbero e il tema del guasto non mi è sembrato sviluppato a dovere. Poi, quando la storia sembra sul punto di partire, (parlo della tortura) il racconto finisce di colpo con una battuta che sì, è simpatica, però recide la storia con uno strappo troppo netto. Avrei raccontato la storia diversamente: sarei partito dalla tortura, l’avrei descritta nei minimi dettagli, e mentre il personaggio viene torturato, avrei inserito delle rapide scene per raccontare in flashback cos’è accaduto prima. Ricordati che una storia funziona quando non la si racconta per filo e per segno, ma sempre un po’ di sbieco, offrendo al lettore un punto di vista alternativo che non si aspetta. Ciao!

    in risposta a: [B] UNA SORPRESA PER TE – CLAUDIA BEVERESCO #5593
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
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    Ciao Claudia,
    ho dovuto leggere il racconto due volte per capire il senso della storia e anche una volta diradata la nebbia, non ne sono rimasto colpito. Sinceramente io la zeppola non l’ho trovata divertente, anzi, mi ha disturbato durante la lettura.
    I personaggi non emergono come dovrebbero e il tema del guasto non mi è sembrato sviluppato a dovere. Poi, quando la storia sembra sul punto di partire, (parlo della tortura) il racconto finisce di colpo con una battuta che sì, è simpatica, però recide la storia con uno strappo troppo netto. Avrei raccontato la storia diversamente: sarei partito dalla tortura, l’avrei descritta nei minimi dettagli, e mentre il personaggio viene torturato, avrei inserito delle rapide scene per raccontare in flashback cos’è accaduto prima. Ricordati che una storia funziona quando non la si racconta per filo e per segno, ma sempre un po’ di sbieco, offrendo al lettore un punto di vista alternativo che non si aspetta. Ciao!

    in risposta a: [B] Il disastro – di Pietro Chiappelloni #5591
    Filippo Santaniello
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    Ciao Pietro,
    tentativo coraggioso il tuo, eppure non mi hanno convinto due cose: il tono e la storia.
    Il tono dovrebbe muovere quanto meno un sorriso nel lettore e invece mi ha un po’ infastidito il fatto che un personaggio nel bel mezzo di una tragedia di queste proporzioni parli come Woody Allen che cerca di rimorchiare una donna.
    In poche parole mi ha irritato, quindi il tono sdrammatizza troppo una storia che di per sé non ho capito. Ci sono questi pianeti alternativi lanciati intorno all’orbita terrestre che dovrebbero fungere da residenza per chi non ha più posto sulla Terra… Per quanto mi sforzi sempre di avere fiducia nelle parole di chi leggo, in questo caso mi sembra che tu pretenda un po’ troppo. Ok la fantascienza, ok i voli pindarici, ma qui si va oltre… Forse, se avessi avuto più battute a disposizione, avresti spiegato con più cura il mondo che hai immaginato convincendomi della sua plausibilità, ma purtroppo, in questo caso, ho faticato a sospendere la mia incredulità.

    in risposta a: [B] L’apprendista #5589
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Alberto, racconto pregevole soprattutto nelle descrizioni che rendono alla perfezione il mondo in cui spingi il lettore. Le atmosfere fantasy non sono il mio forte ma devo ammettere che sei stato molto bravo a fotografarle. Posso ancora sentire l’odore di resina e vedere il pulviscolo attraverso i fasci di luce del negozio. Il guasto secondo me c’è sia come oggetto da aggiustare che come sensazione interiore del protagonista, quindi ottima prova!

    in risposta a: [B] «Lo aggiusti, papà?», di Stefano Pastor #5556
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Stefano, gran bel racconto: scarno, efficace, ottimi dialoghi, però il finale non mi è piaciuto.
    Il racconto sarebbe perfetto se terminasse così:
    “Che sta succedendo, Giuseppe?” chiese la moglie entrando nel laboratorio.
    Se lo stava chiedendo pure lui. Cos’era successo?
    Quindi evitando riferimenti biblici che a mio modesto parere “guastano” l’atmosfera che hai creato. Resta comunque la buonissima prova e la mano salda nei dialoghi che non è mai facile da trovare soprattutto quando per scrivere si hanno i minuti contati, ancora complimenti!

    in risposta a: [B] Il caricabatteria – Alex Montrasio #5554
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Alex, mi levi una curiosità? Cos’è un sintoide? Io di fantascienza ci capisco proprio poco, comunque il tuo racconto mi è piaciuto e anche se un po’ troppo freddo, l’ho trovato ammantato da un morboso fascino verso l’inumano che sfocia in una visione aberrante della realtà. Alcuni punti però mi sono poco chiari e probabilmente, come dice Eleonora, avendo a disposizione più caratteri, avresti lavorato meglio sull’ambientazione della storia fugando qualsiasi perplessità.

    in risposta a: [B] L’amore al tempo del 6G #5431
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Francesco,
    complimenti per lo stile chiaro e scorrevole che per me è una prerogativa fondamentale affinché un racconto mi piaccia. L’inizio è efficace, ben costruito, ma sento che qualcosa stride quando il protagonista si comporta in modo forzato picchiando i pugni sul tavolo e gridando: “Mai!” L’ho trovato un comportamento un po’ finto, artificioso. Gli avrei fatto fare qualcosa di diverso. Divertente quando esce in strada in boxer e tutti lo guardano male, bella trovata! Però poi dentro al bar il racconto prende una piega per me poco chiara. La barista fa entrare il ragazzo in una stanza dove altre persone fissano un muro. Cosa stanno fissando? E soprattutto perché quell’immagine ribalta le convinzioni del ragazzo facendogli pensare che non sarebbe male avere qualcuno sul divano? Forse mi sono perso qualcosa per strada… in generale mi aspettavo un finale diverso… non so quale, però questo m’ha lasciato perplesso.
    Alla prossima, ciao!

    in risposta a: [B] Gremlins – Eleonora Rossetti #5413
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Eleonora,
    purtroppo non ho afferrato il senso del tuo racconto, probabilmente perché non me ne intendo di fantascienza, e a differenza del precedente ho apprezzato meno il ritmo nevrotico e tachicardiaco delle frasi. Preferisco una prosa più ariosa e scorrevole. Di sicuro ti sei avvalsa di questa tecnica per trasmettere angoscia e pericolo, ma io mentre leggevo mi sono trovato in difficoltà, come se l’occhio corresse più del senso che tu stessa hai dato alla storia. Mi spiace se il mio giudizio non può essere più preciso di così, sono sicuro che la prossima volta i nostri gusti coincideranno, ciao!

    in risposta a: [B] LA LAVATRICE #5411
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Patty,
    simpatico il tuo racconto, del tutto diverso da quello che ho letto durante il Live, ciò dimostra che sai cambiare registro e trattare generi diversi, che per un bravo scrittore è fondamentale. Due cose però mi sono sfuggite. La prima è la nonna. All’inizio del racconto dici che Anna (che poi chiami Stefania, ma questo è un normale refuso) è uscita di casa approfittando dell’indisposizione della nonna. Quindi la nonna è in casa. Però poi Anna fa un macello incredibile e come fa la nonna a non accorgersi di nulla? Seconda incognita è legata all’elucubrazione di Anna riguardo i ladri: “Si, i ladri avevano narcotizzato i vicini con qualche spray e distrutto tutto…” Che c’entrano i vicini di casa col fatto che i ladri mettano a soqquadro casa di Anna? Mi sfugge il nesso. A parte questo bella prova scorrevole e precisa, alla prossima ciao!

    in risposta a: Solo tu puoi prenderlo – Filippo Santaniello #4111
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Viviana,
    non sono tanto d’accordo con la tua critica e credo che la forza del racconto stia proprio nel fatto che il protagonista s’è lasciato alle spalle la disgrazia a favore di un presente in cui è disposto a tutto pur di soddisfare il figlio. Il figlio è la cura. E’ ciò che l’ha aiutato a dimenticare. Afferrare il polipo è solo una metafora che mi serve per dire che non dobbiamo lasciarci sconfiggere dalla brutalità dei ricordi.

    in risposta a: Solo tu puoi prenderlo – Filippo Santaniello #4096
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Beppe,
    giustissima osservazione: se avessi rafforzato il passaggio con qualcosa di tattile o uditivo la scena sarebbe stata più efficace. Se metterò mano al racconto mi ricorderò del tuo consiglio, grazie ancora!

    in risposta a: Solo tu puoi prenderlo – Filippo Santaniello #4015
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Grazie ragazzi per aver letto e commentato,
    come ho detto, il fatto di aver dimenticato lo spazio bianco tra le due scene è una svista che mi ha fatto rosicare non poco perché io stesso mi rendo conto che il ritorno dal flashback crea un po’ di confusione. Riguardo la morte del padre posso dire che è la scena è plausibile perché parte della storia è tratta da un fatto realmente accaduto.

    in risposta a: Solo tu puoi prenderlo – Filippo Santaniello #3973
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Enrico,
    grazie per aver letto e commentato.
    Purtroppo il passaggio non è perfetto perché nella formattazione non sono riuscito a inserire uno spazio bianco tra le due scene.

    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao ragazzi,
    è stato divertente leggere i vostri racconti, complimenti a tutti per le idee e la rapidità compositiva. Ecco la mia classifica:
     
    1. Perfection – Eleonora Rossetti
     
    “Bel racconto! Secondo me avrebbe avuto una marcia in più se fossi stata più pulita nella parte centrale, dove mi pare che qualcosa tentenni, soprattutto durante la spiegazione dell’indecisione della rimozione. E’ come se la storia si caricasse di troppe informazioni, laddove sarebbe bastato dire che il programma entra in tilt ed è necessario l’intervento del consulente. Non sono un appassionato di fantascienza quindi c’è il rischio che il mio giudizio pecchi d’ignoranza, comunque, a parte il contenuto, mi è piaciuto lo stile preciso e asciutto, sai dove vuoi andare e ci arrivi con precisione. Bene così!”
     
    2. Non cambia mai – Marco Roncaccia
     
    “Ciao Marco,
    è stato un piacere conoscerti di persona ed è stato un gran gesto venire da Roma per la prima live di Minuti Contati, sono di Roma anch’io, anche se da qualche tempo vivo a Torino. Si vede che sei un appassionato di letteratura di genere, sai dosare gli ingredienti nel modo giusto, horror e umorismo sono gestiti bene e la scrittura scorre fluida come i liquami del tuo zombie, eppure ci sono alcune cose che mi hanno fanno riflettere, tipo l’inizio, quando dici: “Da quando sei nato non è mai cambiato niente”. Mi fa strano perché in realtà, da quando il protagonista è nato, di cose ne sono successe un sacco: una su tutte l’apocalisse zombie.
    O mi sbaglio? Poi leggendo il racconto ho avuto l’impressione che la bestia feroce non sia il passato, ma il presente. I brevi squarci che apri nella storia facendoci sbirciare nell’infanzia del protagonista non mi sono sembrati più disperati della situazione attuale. Inoltre ho provato un senso di straniamento quando il protagonista sente parlare i due uomini. Cioé: usa il mirino per inquadrare lo zombie eppure quando i due parlano li sente senza problemi. E poi perché dopo aver ucciso lo zombie uccide anche gli umani? Mi sarei aspettato un finale diverso. A questo punto avrei dato più valore al flashback della Safari Chiorda e avrei puntato sul fatto che il protagonista uccida lo zombie solo per portargli via la bicicletta che gli ricorda un caro momento dell’infanzia, anche se questo non aggiusta il problema che il presente rimane sempre una bestia feroce più del passato. A parte queste piccoli appunti il racconto mi è piaciuto. Quando ci sono gli zombie mi diverto sempre!”
     
    3. Le radici del futuro – Patty Barale
     
    “Ti faccio i complimenti per l’idea vincente, però mi devo accodare a chi ha fatto fatica a convincersi che una storia del genere sia plausibile, infatti anche io non ho capito se Michela spara al padre prima o dopo essere stata concepita. Per un racconto di settemila battute accadono fin troppe cose. Credo che il problema sia proprio questo: il bisogno di comprimerle in poco spazio senza approfondire gli snodi centrali. Detto questo ribadisco che lo spunto è molto buono, fossi in te lo svilupperei dandogli il respiro che merita. Ciao!”
     
    4. Buried Town – Viviana Spagnolo
     
    “È un peccato che la storia stenti a decollare perché il tono è accattivante e il ritmo rende la lettura scattante.  Mi sarei sforzato d’inserire a tutti i costi un minimo di trama per non dare al lettore la sensazione che ci sia troppo di non detto, tuttavia anche così il racconto è godibile e guadagna punti soprattutto per un lessico muscolare tipico di certi romanzi contemporanei. Bella prova!”
     
    5. Incenso – Cristina Danini
     
    “Ciao Cristina,
    ho notato che il racconto stenta un po’ a decollare e quando lo fa vola basso, come se non ti fossi concentrata sulla storia quanto sui sentimenti dei personaggi che secondo me è sempre meglio far emergere attraverso azioni dinamiche e non descrizioni introspettive.
    Mi sono piaciute le similitudini e la sensazione di rassegnata amarezza che si respira tra le tue righe. Però il tuo passato non l’ho inteso come una bestia feroce, quanto come una bestia acquattata e sorniona. Un racconto un po’ sonnacchioso, fumoso, che ben si sposa con l’immagine dell’incenso che fluttua nella stanza. Un consiglio: cerca di far accadere più cose in termini d’azione e fai sì che i personaggi parlino attraverso i gesti. Stai meno nella loro testa, falli muove, agire, seguili come una telecamera, falli sedere il meno possibile. Ciao!”
     
    6. Radioman – Sharon Galano
     
    “Ciao Sharon, il racconto è ben scritto, regali belle immagini, la trovata dello Snake Wine è fica, eppure ho avuto la sensazione che la storia non partisse. Apri un sacco di porte ma è come se non entrassi in nessuna di esse. La sensazione è di un quadro incompiuto, stilisticamente ben architettato, ma privo di quell’elemento che faccia la differenza. Poi devi stare attenta ai salti temporali. Nel raccontare le vicende del reduce c’è un po’ di confusione. Ripeto: lo stile c’è, devi solo far attenzione a qualche piccolo scricchiolio.”
     
    7. La bestia di fuoco – Giulio Lepri
     
    “Ciao Giulio, bel dramma familiare ricco d’introspezione e traumi interiori destinati a ripercuotersi nella vita adulta del personaggio. La storia si legge senza intoppi e la scrittura è fluida anche se con attriti qua e là, soprattutto nella parte finale, durante lo scontro cane/bambino. Quello che non mi ha convinto è il personaggio della madre (cattiva senza una vera ragione), l’artificiosità dei dialoghi (un po’ scontati) e il dubbio di Daniele riguardo il fatto che la madre abbia avuto un altro uomo. La frase “Babbo, perché tu e mamma avete gli occhi marroni e io azzurri?” è stata per me una coltellata: troppo diretta, avresti dovuto mediarla in qualche modo, magari evitando di fargliela dire, mantenendo il concetto nella testa di Daniele. Il problema è che tutte le scene familiari mi sono sembrate forzate, come se più che raccontare la realtà descrivessero un mondo grottesco che avrebbe dovuto essere tratteggiato con più cura.
    Anche sul finale ho i miei dubbi: parli di bestia di fuoco, ma il cane non è in fiamme. Il dottore dice a Daniele di parlargli della sua paura per il fuoco, ma il bambino il fuoco nemmeno lo vede perché le fiamme non entrano in cantina. Al massimo avrebbe dovuto avere terrore dei cani… Tutto questo crea confusione, tuttavia rinnovo i complimenti per aver scelto di raccontare tematiche forti come l’adolescenza, i rapporti familiari e i traumi destinati a cambiare per sempre la vita di un individuo.”
     
    Ecco i commenti agli altri racconti:
     
    L’assurda colpa di esistere – Jacqueline Nieder
     
    “Ciao Jacqueline, complimenti per le emozioni che offre il tuo racconto, anche se la comprensione del testo, soprattutto all’inizio, si fa difficile perché oscilli spesso dalla prima alla seconda persona singolare. Fino a metà racconto, per colpa di alcune frasi macchinose, ero distante anni luce dalla storia, non mi riuscivo a immergere nella vicenda, tanto che sono stato costretto a interrompere la lettura per rileggere il pensiero precedente, invece molto ben riuscita la descrizione del parto durante la guerra. Se tutto il racconto avesse mantenuto quell’andamento, il mio giudizio sarebbe sicuramente più positivo.
    Ho notato un paio di refusi: “il ginecologo ti ha controllata per la settimana volta” e “carrarmato”.
     
    La bestia del Gevaudan – Francesco D’Amore
     
    “Ciao Francesco, sarò sincero: ho avuto non pochi problemi a trovare un senso nel tuo racconto. Le sfere presente/passato non sono ben distinte e la faccenda della bestia del Gévaudan rimane per me ancora un mistero, per non parlare di Creolina. Non odiarmi, quasi sicuramente il problema è mio. Sono un lettore che ha bisogno di essere guidato con precisione. Mi piacciono storie più nitide.
    Poi ti faccio notare che “cercavamo di costruire un arco con i rami degli alberi” suona strano perché non so come si possano usare dei rami per ricavare un arco.
    “Una parte di me era spaventato”, c’è una o al posto della a. “pieni di se” va con l’accento. Basta così! Alla prossima!”
     
    Aida – Nicolas Lozito
     
    “Ciao Nicola, mi ha fatto piacere leggerti.
    Se devo essere sincero, la prima impressione che ho avuto è che il racconto sia sbilanciato. Costruisci una buona introduzione affidandoti ai sensi della protagonista, ma poi ti affretti a chiudere la storia come se tu stesso avessi paura di bruciarti le mani con una serie di drammi che rendono il tono molto patetico: lo stupro, il bambino che nasce morto, il padre che caccia la figlia.
    Poi non ho capito una cosa: se Aida è sorda come fa a sentire la musica che le fa sentire Michele? “Tanto che un giorno le porta una radio, le spiega dove appoggiare le mani e le fa sentire la musica.” Mi sono perso un passaggio?
    Occhio poi ai tempi verbali: “Trent’anni anni prima, Aida è una diciassettenne sordo-cieca da quando ha iniziato imparato a parlare.” “Ha un assistente che ogni settimana va da lei, le insegnava i gesti per comunicare attraverso il tocco delle mani”. Alla prossima sfida, ciao!
     
    Ombre – Carolina Pelosi
     
    “Ciao Carolina,
    appena letto il tuo racconto l’ho riletto un’altra volta, ma un vago senso di confusione persiste ancora. Ho capito che Julian ha ucciso la madre, ho capito che è in cura da uno psichiatra, ho capito che la sorella continua a volergli bene nonostante quello che abbia fatto, ma perché accade tutto questo? Cioé: il problema non è la storia in sé, quanto la decisione di volerla raccontare. Secondo me, prima di iniziare a scrivere un racconto, bisogna avere in mente il tipo di lettore per il quale si scrive e fare di tutto per convincerlo che la storia che leggerà sia affidabile. Nel tuo caso non mi pare che tu abbia avuto in mente il lettore ideale e nemmeno che abbia fatto di tutto affinché la storia risultasse credibile. Infatti, arrivato in fondo, sono rimasto indifferente come se avessi visto un cortometraggio girato benino ma che non mi abbia fatto credere di trovarmi davanti a un’opera ben gestita. Cosa sono questi uomini ragno? Li nomini, ma non li spieghi, così come il braccialetto. Tutto questo crea mistero, certo, ma anche perplessità. Alla prossima!”
     
    Se solo sapessero – Viviana Tenga
     
    “Ciao Viviana, mi piace il tuo stile preciso, sai cosa vuoi raccontare e lo fai con consapevolezza. Il racconto però è come quelle persone che quando hanno fame ordinano tutto il menù e alla fine lasciano il cibo sul piatto. C’è troppa roba nella storia, così tanta che sei stata costretta a scrivere alcuni passaggi di fretta senza approfondire i personaggi, che mi sono sembrati poco sfaccettati. Nelle loro parole c’è molta retorica, ma il problema più grande credo sia l’aggeggio elettronico che spunta sul finale. Non ci ho creduto. E’ decontestualizzato e rovina ciò che di buono hai costruito prima. Detto questo, spero di leggere presto qualcos’altro di tuo, ciao!”
     
    Tutto torna – Diego Ducoli
     
    “Ciao Diego, confusione anche per me, dovrei rileggere tutto da capo, ma quando è così signfica che ci sono problemi d’intreccio e di continuità.
    Tralasciano la storia che non saprei commentare ti faccio notare che ogni tanto perdi il controllo della punteggiatura. Una frase su tutte: “Si fermò sfinito, da quanto correva, troppo, non sapeva neanche il perché, ma erano vicini, sentiva le zampe che raschiavano il terreno, il loro ringhiare, l’avrebbero dilaniato, ucciso, distrutto.” Troppe virgole, m’ha fatto venì la tachicardia.
    Poi ti sei perso qualche accento: “Un fuoco gli incendio le guance”. “Cerco di fermare il secondo manrovescio”. Alla prossima!”
     
    Rimpianto – Enrico Nottoli
     
    “Ciao Enrico,
    credo sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo. D’istinto ho pensato che sai tenere desta l’attenzione del lettore, utilizzi uno stile pulito, preciso, frasi brevi e buoni dialoghi, ma subito dopo mi sono reso conto che in certi punti hai perso il controllo dell’attendibilità ed è come se fossi scivolato verso zone poco chiare, almeno per me. Ovviamente sono gusti, siamo qui per confrontarci. Spero di rileggerti presto, ciao!”

    • Questa risposta è stata modificata 10 anni, 1 mese fa da Filippo Santaniello Filippo Santaniello.
    • Questa risposta è stata modificata 10 anni, 1 mese fa da Filippo Santaniello Filippo Santaniello.
    • Questa risposta è stata modificata 10 anni, 1 mese fa da L'Antico L'Antico.
    in risposta a: Le radici del futuro #3954
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Patty,
    ti faccio i complimenti per l’idea vincente, però mi devo accodare a chi ha fatto fatica a convincersi che una storia del genere sia plausibile, infatti anche io non ho capito se Michela spara al padre prima o dopo essere stata concepita. Per un racconto di settemila battute accadono fin troppe cose. Credo che il problema sia proprio questo: il bisogno di comprimerle in poco spazio senza approfondire gli snodi centrali. Detto questo ribadisco che lo spunto è molto buono, fossi in te lo svilupperei dandogli il respiro che merita. Ciao!

    in risposta a: Tutto torna di Diego Ducoli #3942
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Diego,
    confusione anche per me, dovrei rileggere tutto da capo, ma quando è così signfica che ci sono problemi d’intreccio e di continuità.
    Tralasciano la storia che non saprei commentare ti faccio notare che ogni tanto perdi il controllo della punteggiatura. Una frase su tutte: “Si fermò sfinito, da quanto correva, troppo, non sapeva neanche il perché, ma erano vicini, sentiva le zampe che raschiavano il terreno, il loro ringhiare, l’avrebbero dilaniato, ucciso, distrutto.” Troppe virgole, m’ha fatto venì la tachicardia.
    Poi ti sei perso qualche accento: “Un fuoco gli incendio le guance”. “Cerco di fermare il secondo manrovescio”.
    Alla prossima!

    in risposta a: La bestia del Gévaudan (di Francesco D'Amore) #3941
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Francesco,
    sarò sincero: ho avuto non pochi problemi a trovare un senso nel tuo racconto.
    Le sfere presente/passato non sono ben distinte e la faccenda della bestia del Gévaudan rimane per me ancora un mistero, per non parlare di Creolina.
    Non odiarmi, quasi sicuramente il problema è mio. Sono un lettore che ha bisogno di essere guidato con precisione. Mi piacciono storie più nitide.
    Poi ti faccio notare che “cercavamo di costruire un arco con i rami degli alberi” suona strano perché non so come si possano usare dei rami per ricavare un arco.
    “Una parte di me era spaventato”, c’è una o al posto della a. “pieni di se” va con l’accento. Basta così! Alla prossima!

    in risposta a: Aida – Nicolas Lozito #3940
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Nicola, mi ha fatto piacere leggerti.
    Se devo essere sincero, la prima impressione che ho avuto è che il racconto sia sbilanciato.
    Costruisci una buona introduzione affidandoti ai sensi della protagonista, ma poi ti affretti a chiudere la storia come se tu stesso avessi paura di bruciarti le mani con una serie di drammi che rendono il tono molto patetico: lo stupro, il bambino che nasce morto, il padre che caccia la figlia.
    Poi non ho capito una cosa: se Aida è sorda come fa a sentire la musica che le fa sentire Michele? “Tanto che un giorno le porta una radio, le spiega dove appoggiare le mani e le fa sentire la musica.” Mi sono perso un passaggio?
    Occhio poi ai tempi verbali: “Trent’anni anni prima, Aida è una diciassettenne sordo-cieca da quando ha iniziato imparato a parlare.” “Ha un assistente che ogni settimana va da lei, le insegnava i gesti per comunicare attraverso il tocco delle mani”.
    Alla prossima sfida, ciao!

    in risposta a: Se solo sapessero… – Viviana Tenga #3913
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Viviana,
    mi piace il tuo stile preciso, sai cosa vuoi raccontare e lo fai con consapevolezza. Il racconto però è come quelle persone che quando hanno fame ordinano tutto il menù e alla fine lasciano il cibo sul piatto. C’è troppa roba nella storia, così tanta che sei stata costretta a scrivere alcuni passaggi di fretta senza approfondire i personaggi, che mi sono sembrati poco sfaccettati. Nelle loro parole c’è molta retorica, ma il problema più grande credo sia l’aggeggio elettronico che spunta sul finale. Non ci ho creduto. E’ decontestualizzato e rovina ciò che di buono hai costruito prima. Detto questo, spero di leggere presto qualcos’altro di tuo, ciao!

    in risposta a: Incenso – Cristina Danini #3912
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Cristina,
    ho notato che il racconto stenta un po’ a decollare e quando lo fa vola basso, come se non ti fossi concentrata sulla storia quanto sui sentimenti dei personaggi che secondo me è sempre meglio far emergere attraverso azioni dinamiche e non descrizioni introspettive.
    Mi sono piaciute le similitudini e la sensazione di rassegnata amarezza che si respira tra le tue righe. Però il tuo passato non l’ho inteso come una bestia feroce, quanto come una bestia acquattata e sorniona. Un racconto un po’ sonnacchioso, fumoso, che ben si sposa con l’immagine dell’incenso che fluttua nella stanza. Un consiglio: cerca di far accadere più cose in termini d’azione e fai sì che i personaggi parlino attraverso i gesti. Stai meno nella loro testa, falli muove, agire, seguili come una telecamera, falli sedere il meno possibile. Ciao!

    in risposta a: Radioman, di Sharon Galano #3910
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Sharon,
    il racconto è ben scritto, regali belle immagini, la trovata dello Snake Wine è fica, eppure ho avuto la sensazione che la storia non partisse. Apri un sacco di porte ma è come se non entrassi in nessuna di esse. La sensazione è di un quadro incompiuto, stilisticamente ben architettato, ma privo di quell’elemento che faccia la differenza. Poi devi stare attenta ai salti temporali. Nel raccontare le vicende del reduce c’è un po’ di confusione. Ripeto: lo stile c’è, devi solo far attenzione a qualche piccolo scricchiolio. Ciao!

    in risposta a: Rimpianto_Enrico Nottoli #3909
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Enrico,
    credo sia la prima volta che leggo qualcosa di tuo. D’istinto ho pensato che sai tenere desta l’attenzione del lettore, utilizzi uno stile pulito, preciso, frasi brevi e buoni dialoghi, ma subito dopo mi sono reso conto che in certi punti hai perso il controllo dell’attendibilità ed è come se fossi scivolato verso zone poco chiare, almeno per me. Ovviamente sono gusti, siamo qui per confrontarci. Spero di rileggerti presto, ciao!

    in risposta a: Buried Town – Viviana Spagnolo #3801
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    E’ un peccato che la storia stenti a decollare perché il tono è accattivante e il ritmo rende la lettura scattante.  Mi sarei sforzato d’inserire a tutti i costi un minimo di trama per non dare al lettore la sensazione che ci sia troppo di non detto, tuttavia anche così il racconto è godibile e guadagna punti soprattutto per un lessico muscolare tipico di certi romanzi contemporanei. Bella prova! Ciao Viviana!

    in risposta a: NON CAMBIA MAI di Marco Roncaccia #3720
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Marco,
    è stato un piacere conoscerti di persona ed è stato un gran gesto venire da Roma per la prima live di Minuti Contati, sono di Roma anch’io, anche se da qualche tempo vivo a Torino. Si vede che sei un appassionato di letteratura di genere, sai dosare gli ingredienti nel modo giusto, horror e umorismo sono gestiti bene e la scrittura scorre fluida come i liquami del tuo zombie, eppure ci sono alcune cose che mi hanno fanno riflettere, tipo l’inizio, quando dici: “Da quando sei nato non è mai cambiato niente”.
    Mi fa strano perché in realtà, da quando il protagonista è nato, di cose ne sono successe un sacco: una su tutte l’apocalisse zombie.
    O mi sbaglio?
    Poi leggendo il racconto ho avuto l’impressione che la bestia feroce non sia il passato, ma il presente. I brevi squarci che apri nella storia facendoci sbirciare nell’infanzia del protagonista non mi sono sembrati più disperati della situazione attuale.
    Inoltre ho provato un senso di straniamento quando il protagonista sente parlare i due uomini. Cioé: usa il mirino per inquadrare lo zombie eppure quando i due parlano li sente senza problemi. E poi perché dopo aver ucciso lo zombie uccide anche gli umani? Mi sarei aspettato un finale diverso. A questo punto avrei dato più valore al flashback della Safari Chiorda e avrei puntato sul fatto che il protagonista uccida lo zombie solo per portargli via la bicicletta che gli ricorda un caro momento dell’infanzia, anche se questo non aggiusta il problema che il presente rimane sempre una bestia feroce più del passato.
    A parte queste piccoli appunti il racconto mi è piaciuto.
    Quando ci sono gli zombie mi diverto sempre!
    Ciao e alla prossima!

    in risposta a: FUORI GARA, di Beppe Roncari #3694
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Il vero terrore non sta nello scolarsi il passato di nonna Clementina, ma attendere che esca dall’intestino! SPLATTER!

    in risposta a: La Bestia di Fuoco #3692
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Giulio,
    bel dramma familiare ricco d’introspezione e traumi interiori destinati a ripercuotersi nella vita adulta del personaggio. La storia si legge senza intoppi e la scrittura è fluida anche se con attriti qua e là, soprattutto nella parte finale, durante lo scontro cane/bambino. Quello che non mi ha convinto è il personaggio della madre (cattiva senza una vera ragione), l’artificiosità dei dialoghi (un po’ scontati) e il dubbio di Daniele riguardo il fatto che la madre abbia avuto un altro uomo. La frase “Babbo, perché tu e mamma avete gli occhi marroni e io azzurri?” è stata per me una coltellata: troppo diretta, avresti dovuto mediarla in qualche modo, magari evitando di fargliela dire, mantenendo il concetto nella testa di Daniele. Il problema è che tutte le scene familiari mi sono sembrate forzate, come se più che raccontare la realtà descrivessero un mondo grottesco che avrebbe dovuto essere tratteggiato con più cura.
    Anche sul finale ho i miei dubbi: parli di bestia di fuoco, ma il cane non è in fiamme.
    Il dottore dice a Daniele di parlargli della sua paura per il fuoco, ma il bambino il fuoco nemmeno lo vede perché le fiamme non entrano in cantina. Al massimo avrebbe dovuto avere terrore dei cani… Tutto questo crea confusione, tuttavia rinnovo i complimenti per aver scelto di raccontare tematiche forti come l’adolescenza, i rapporti familiari e i traumi destinati a cambiare per sempre la vita di un individuo.

    in risposta a: Ombre, di Carolina Pelosi #3671
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Carolina,
    appena letto il tuo racconto l’ho riletto un’altra volta, ma un vago senso di confusione persiste ancora.
    Ho capito che Julian ha ucciso la madre, ho capito che è in cura da uno psichiatra, ho capito che la sorella continua a volergli bene nonostante quello che abbia fatto, ma perché accade tutto questo? Cioé: il problema non è la storia in sé, quanto la decisione di volerla raccontare. Secondo me, prima di iniziare a scrivere un racconto, bisogna avere in mente il tipo di lettore per il quale si scrive e fare di tutto per convincerlo che la storia che leggerà sia affidabile. Nel tuo caso non mi pare che tu abbia avuto in mente il lettore ideale e nemmeno che abbia fatto di tutto affinché la storia risultasse credibile. Infatti, arrivato in fondo, sono rimasto indifferente come se avessi visto un cortometraggio girato benino ma che non mi abbia fatto credere di trovarmi davanti a un’opera ben gestita. Cosa sono questi uomini ragno? Li nomini, ma non li spieghi, così come il braccialetto. Tutto questo crea mistero, certo, ma anche perplessità.
    Alla prossima!

    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Jacqueline,
    complimenti per le emozioni che offre il tuo racconto, anche se la comprensione del testo, soprattutto all’inizio, si fa difficile perché oscilli spesso dalla prima alla seconda persona singolare. Fino a metà racconto, per colpa di alcune frasi macchinose, ero distante anni luce dalla storia, non mi riuscivo a immergere nella vicenda, tanto che sono stato costretto a interrompere la lettura per rileggere il pensiero precedente, invece molto ben riuscita la descrizione del parto durante la guerra. Se tutto il racconto avesse mantenuto quell’andamento, il mio giudizio sarebbe sicuramente più positivo.
    Ho notato un paio di refusi: “il ginecologo ti ha controllata per la settimana volta” e “carrarmato”.
    A presto e buona serata!

    in risposta a: PERFECTION – Eleonora Rossetti #3667
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Eleonora,
    bel racconto!
    Secondo me avrebbe avuto una marcia in più se fossi stata più pulita nella parte centrale, dove mi pare che qualcosa tentenni, soprattutto durante la spiegazione dell’indecisione della rimozione. E’ come se la storia si caricasse di troppe informazioni, laddove sarebbe bastato dire che il programma entra in tilt ed è necessario l’intervento del consulente. Non sono un appassionato di fantascienza quindi c’è il rischio che il mio giudizio pecchi d’ignoranza, comunque, a parte il contenuto, mi è piaciuto lo stile preciso e asciutto, sai dove vuoi andare e ci arrivi con precisione. Bene così!

    in risposta a: Solo tu puoi prenderlo – Filippo Santaniello #3666
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Cristina,
    grazie per aver letto e commentato.
    La morte del padre è accennata attraverso la moglie che urla di spostarsi e le unghie che entrano nella spalla di Luca perché volevo che il quadro si completasse una volta che Luca adulto emergesse dall’acqua e rivivesse la scena del motoscafo.
    Come hai detto tu, il messaggio del polipo da acchiappare sott’acqua è proprio quello:
    la vita va avanti e certi legami non hanno bisogno di parole per consolidarsi.
    Sono contento che la storia ti sia piaciuta, a presto!

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