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Ringrazio tutti coloro che hanno impiegato il loro tempo per dare una lettura al mio brano, ero conscio del suo (non) valore anche mentre lo scrivevo, ma avevo voglia di partecipare a MC dopo tanto tempo e ho scritto quello che mi è venuto in mente nel tempo che era rimasto quando mi son messo al pc. Prendo atto delle critiche che mi sono state mosse e, per rispondere all’Antico, non credo che rimetterò brano al brano, un po’per cronica mancanza di tempo, un po’perché era il capriccio di una sera, niente che avesse pretese di diventare qualcosa di sensato.
Intanto mi godo il primo ultimo posto della mia vita sui contest online, doveva capitare prima o poi
Chiudo dicendo che sono dispiaciuto per i due ritiri, tra l’altro di due autori che (almeno a me, non so agli altri) il brano lo avevano commentato, quindi comunque non è che non si fossero messi in gioco… spero che non sia stato per le critiche ricevute e mi auguro di incrociarli di nuovo, su questi lidi o su altri.
Buon proseguimento a tutti. 😉Sto leggendo i vostri commenti con piacere, non rispondo per ora perché aspetto la fine. Intanto vi ringrazio.
27 luglio 2015 alle 10:25 in risposta a: Gruppo SILENZIO: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #9346L’amico immaginario , Flavia Imperi
Ciao Flavia, non credo che ci conosciamo, quindi piacere di incontrarti. Passo subito al brano, ché ho diverse cose da segnalarti.
I puntini di sospensione hanno un utilizzo specifico, servono a indicare che una frase non era finita ma è stata troncata per qualche motivo (solitamente quando qualcuno o qualcosa interrompe una battuta di discorso diretto). Non servono invece a indicare delle pause nel parlato. Subito dopo ci va lo spazio, puoi ometterlo quando cominci un periodo con i puntini di sospensione, allora lì spesso per senso estetico si omette, ma non è una cosa generalizzata e/o accettata ovunque.
ESEMPIO:
OK «Ciao mamma, come è and…» si voltò a guardarla «oh, mio Dio, ma cosa ti è successo alla faccia?»
NO «Innocente… l’ha drogata e stuprata… Con che coraggio si è dichiarato innocente?»
Le unghie sullo specchio non fanno rumore, o quantomeno non un rumore graffiante.
Subito dopo c’è un salto temporale che non è segnalato in alcun modo. Si passa dall’urlo al “adesso sta riposando” senza soluzione di continuità, il che disorienta, fa perdere di energia alla scena precedente e, trovandosi in chiusura di paragrafo, uccide il mini-cliffhanger. Secondo me starebbe molto meglio chiudendosi sull’urlo.
“Il torpore della casa sembrava essersi svegliato” è sbagliato. Nel modo di dire, qualcosa si sveglia/scuote DAL torpore, risvegliare IL torpore, paradossalmente, vuol dire che il torpore torna a dominare sull’ambiente, ma comunque sarebbe da dire in un altro modo.
Quando dici dell’amichetto, è “cui nessuno credeva”, il che usato come hai fatto tu è dialettale, in italiano presupporrebbe qualcosa dopo, per esempio “che nessuno credeva – essere reale”.
Nell’ultimo paragrafo “rivelatore”, si sente molto il fatto che avevi finito i caratteri a disposizione, cambia completamente velocità rispetto al resto del brano, traspare proprio la fretta dell’autore più che la velocità della storia. MC a parte, magari dagli un’iniezione di caratteri in più poi, credo gli farebbe bene.
Una finezza, quando strutturi il brano con scene che presentano interruzioni tra loro, prova sempre a pensare a cosa potrebbe considerare un lettore trovandosi di fronte a uno stacco. Per esempio: potrebbe pensare che ci sia un salto temporale (non necessariamente in avanti, anzi), che ci sia un cambio di punto di vista, eccetera. È tua responsabilità fare in modo che le opzioni che non vuoi che siano prese in considerazione siano fugate. Ci sono molti modi di rendere comprensibile che cosa stia succedendo, e magari non l’hai fatto solo perché non avevi abbastanza caratteri a disposizione, io te lo segnalo, poi vedi tu cosa fare. In sceneggiatura si usano gli establishing shot, che servono a far capire dove stanno per svolgersi le scene successive, una cosa simile puoi fare in narrativa: dove temi che possano esserci fraintendimenti, “spreca” una frase o un riferimento subito nelle prime 2-3 righe per inquadrare tempo e/o luogo e/o altro di rilevante, in modo che il lettore sappia subito dove e quando sta leggendo. Questo, ovvio, se non devi alimentare i dubbi e l’ambiguità a scopo narrativo. Nello specifico, la prima cosa cui ho pensato approcciandomi al secondo paragrafo è stata che fosse un flashback che spiegasse le origini e il significato della bambola appena trovata.In generale un buon frammento, ritengo che la vicenda sia un po’ampia per essere trattata come si deve in soli 3’000 caratteri. Per esempio, manca del tutto un qualsiasi ulteriore riferimento al “patto”, a mio avviso l’elemento più interessante e che non hai potuto tuttavia sviluppare. La forza emotiva del brano, ampliando e approfondendo quel punto, sarebbe risultata moltiplicata. Anche perché rimane oscuro come mai il patto sia stato siglato tra il bambino e la bambina e non, per dire, tra il bambino e la madre. Cioè, si intuisce, ma quello è il focus della storia, il motore degli eventi, lasciarlo del tutto in mano al lettore non l’ho trovata una scelta saggia.
Per il resto la storia c’è, non è il massimo dell’originalità, non vi ho trovato nessun elemento che mi abbia colpito in modo particolare, ma si segue bene dall’inizio alla fine, cosa che non è mai così scontata, soprattutto nei contest online.
Il mio consiglio generale (che non vale per MC, ma vale, appunto, in generale) è quello di identificare meglio le funzioni dei vari elementi narrativi che inserisci e dare loro il giusto peso, con un migliore bilanciamento (e più caratteri) può venirne fuori un buon racconto che potrai poi presentare magari anche ad altri contest o concorsi. Se dovessi rimetterci mano, approfondisci meglio anche le caratterizzazioni (un buon trucco è quello di presentare i personaggi nel presente e nel passato, marcando gli elementi distintivi, che poi si notano essere stati causati dagli avvenimenti narrati) e magari inserisci anche elementi/dettagli ricorrenti che aiutino a fare i collegamenti e ad arricchire la narrazione.
Credo sia tutto. A rileggerti.Philip Morris, Enrico Nottoli
Ciao Enrico, il tuo nome non mi è nuovo, ma non riesco a ricollegarlo a niente al momento. Magari ci siamo incrociati da qualche parte sotto nickname, chissà. Comunque bentrovato.
Parto subito col dirti che i racconti che si rivolgono direttamente al pubblico di rado mi piacciono. Sono della scuola di pensiero che vorrebbe il narratore meno presente possibile, meno visibile possibile, la narrazione più immersiva possibile. Quindi di base un brano che si rivolge al pubblico mi mette sempre nella situazione di sentire molto forte la distanza col narrato, mi dà netta la percezione che sto leggendo una storia e non me la fa vivere da dentro, come invece, almeno secondo me, dovrebbe fare.
La vicenda in sé non è male, anche qui non siamo certo al massimo dell’originalità: la storia di una ragazzina che rimane incinta e abortisce perché lui sparisce non è certo nuova, anzi, quindi ciò su cui bisognava puntare per una trama simile erano caratterizzazione ed empatia con i personaggi.
Cosa che ti è riuscita abbastanza bene fino circa a metà, poi di colpo hai avuto un crollo verticale quando ti sei messo a fare uno spieghino di tutto il finale senza nemmeno tentare di narrarlo in modo convincente. Ci sono dei dettagli carini, come la cosa del cupcake, ma la qualità stilistica scende troppo per renderli apprezzabili. La mia ipotesi è che fossi a corto di caratteri e/o di tempo, non so, perché altrimenti dal mio punto di vista non avrebbe senso l’aver scritto 2/3 di brano in un modo e poi spiattellare tutto alla buona sul finale.
Già la forma tiene un po’a distanza, se non compensi in modo molto forte con immagini vivide e ben filtrate dal punto di vista, si perde molta dell’empatia che invece dovrebbe essere il punto di forza di una storia simile. Soprattutto alla fine, quando hai la rivelazione del fatto che lei ha abortito e fa tutte le cose in memoria del figlio mai nato, eccetera, lì dovresti avere il picco nel crescendo empatico, invece quella è proprio la parte che passa via più fredda. Per chiarezza, la questione è, per me, solo stilistica, non di costruzione.
Questo è un po’quello che non va, a mio avviso. A rileggerti.Eppure era chiusa, Damiano Garofalo
Ciao Damiano, piacere di conoscerti.
Il tuo brano mi lascia combattuto. Da una parte è evidente lo sforzo di immedesimazione nel punto di vista del protagonista, ed è sicuramente apprezzabile, dall’altro però il brano ha delle falle notevoli.
Prima di tutto, capisco il tuo bisogno di trasmettere l’ansia, la fretta, eccetera, ma non sei mai andato a capo. Neanche una volta. Quello che succede a un lettore che si approccia a un brano così è quello di avere la sensazione che sta per leggere un mattone, e la cosa non è che invogli particolarmente, anzi. Io quando mi trovo davanti a brani che presentano questo impatto visivo è quello di scuotere la testa e passare oltre.
Può sembrare una cosa da nulla, invece è importante. Il colpo d’occhio sulla pagina fa davvero la differenza.
Nel tuo caso specifico, a brano finito, posso dire che la scelta aveva il suo perché, ti suggerisco tuttavia di mediare, altrimenti rischi che uno non arrivi nemmeno a capire perché hai fatto quella scelta, perché semplicemente non legge il brano. Parlo ovviamente per i contesti al di fuori di MC, dove noi lo leggiamo per commentarlo, il normale lettore che trovi là fuori non ha obblighi nei tuoi riguardi, e quindi è da tenere in maggiore considerazione.
Poi, altra cosa molto rilevante, va bene il flusso di coscienza, va bene sparare a raffica tutti i pensieri del protagonista su tutto quello che gli passa davanti, ma stai comunque facendo narrativa, c’è una regola implicita e accettata da ogni lettore che si rispetti che dice che se poni attenzione su un qualche elemento, poi quell’elemento dovrebbe avere una rilevanza narrativa all’interno della storia. Il classico “se nel primo atto c’è un fucile alla parete, entro il terzo atto quel fucile deve sparare”.
Passi metà del tempo a dirci del lavoro, della moglie, di tutto, e alla fine il nucleo della vicenda non era su nessuno di questi punti. L’effetto finale è comunque gradevole, ma avrebbe potuto essere molto meglio se avessi selezionato e costruito gli elementi su cui focalizzarti con maggiore occhio alla narrazione. Va bene il realismo (e il tuo brano è molto realista), ma realismo e narrativa non vanno sempre a braccetto (sono stati fatti esperimenti interessanti a riguardo).
Poi, l’unica volta in cui ricordo tu abbia inquadrato il bambino, questi era nel box. Come ha fatto a uscire dal box, salire su un cornicione e cadere di sotto? Ha 11 mesi, non (almeno) 3-4 anni.
Non si capisce nemmeno come mai alla fine il protagonista non senta i rumori.
Ultimo punto da considerare è che per la struttura che hai scelto, il brano in alcuni passaggi sembra un elenco. Se vuoi togliere questo effetto (che a me risulta sgradevole, un pochino di ripetitività va bene per il senso di ansia ritmica e alienante, ma senza esagerare), devi per forza cambiare lo schema di costruzione delle frasi e creare una maggiore varietà di costrutti, altrimenti davvero sembra un elenco e il brano ci perde.
La chiusura del brano invece è stata la cosa che ho apprezzato di più a livello concettuale, è molto molto efficace, mi ha colpito.
Quindi, insomma, per tirare un po’le fila del discorso, il brano è sicuramente molto migliorabile, sembra più un pezzo di literary fiction che altro, cosa che non è sbagliata per principio, anzi (in Italia si legge molta più literary che non-literary, anche se non mi spiego molto come mai), ma anche se si fa literary, l’uso accorto di certi stratagemmi può farti guadagnare molti punti in quanto a godibilità e comprensibilità del brano.
A rileggerci.Vecchio leone, Charlesdexter
Ciao Charles, piacere di conoscere anche te.
La prima cosa che mi è venuta in mente leggendo il tuo brano è stata “conosco gente che considererebbe un padre così tutto tranne che sbagliato”… hahaha 😛
Comunque finalmente trovo dell’ironia in un brano, elemento per me imprescindibile ma che viene spesso eliminata in favore del dramma. Che poi nel tuo brano c’è molto dramma, è il modo ironico di raccontarlo che apprezzo sempre molto.
In generale non ho grossi appunti da farti, a parte il fatto che ho visto che hai consegnato alle 10 e spicci e hai usato meno di 2500 caratteri. Non voglio certo farti i conti in tasca, avrai avuto le tue ragioni, ma mi sarebbe piaciuto vedere quei 500 caratteri in più utilizzati per dare un po’più di colore alle scene, per rallentare meglio il ritmo nella seconda parte (a proposito, ci andrebbe uno stacco tra la prima e la seconda, proprio per aiutare il cambio di ritmo). Avevi il tempo e i caratteri, mi è dispiaciuto che tu non li abbia utilizzati.
Ho alcuni appunti di tipo stilistico: la tua scrittura è un po’ruvida, spesso usi una o due parole in più del dovuto per esprimere concetti o passaggi, non sono molte, non è che tu debba limare molto, però a mio avviso hai ancora da lavorare un po’in quella direzione. Oltre a questo, rimane l’annosa questione dello “show don’t tell”, con la quantità di caratteri che avevi ancora a disposizione avresti potuto narrare meglio alcuni passaggi, eliminando “brutture” come il “Si risvegliò sul letto di un ospedale”, fammelo vedere, non dirmelo… altrimenti fiondi il lettore fuori dalla storia e anche i drammi dei protagonisti li si sente meno, si è meno partecipi.
A questo riguardo, infatti, vorrei sottolineare che nella prima parte, quando il Leone parla del figlio, si dovrebbe sentire di più quell’amarezza di fondo che comunque un po’si percepisce. Finora il tuo protagonista è il personaggio più tridimensionale che abbia trovato in questo MC, quindi mi è dispiaciuto vederlo usato al di sotto delle sue possibilità.
Comunque, tutto considerato, l’ho trovato un buon brano, con grossi margini di miglioramento. Bene.
A rileggerti.Errori di gioventù, Manuel Piredda
Ciao Manuel, piacere di conoscerti.
Mi hai fatto ridere. Sinceramente. In senso buono, ovviamente.
Hai creato bene il plot-twist, costruito bene la dinamica, creato la giusta dissonanza. Insomma, un buon brano.
Ci sono solo alcuni dettagli che sono un po’ oscuri. Innanzitutto l’età dei protagonisti, anche mettendoci qui a fare calcoli, si crea comunque un loop di errori ricorsivi. Dal dialogo sembrano mica troppo grandi, ma dalla matematica direi che abbiano almeno 20 anni, e questo confonde molto, rovina un po’ l’impatto della storia perché invece di godersela uno sta lì a fare conti e a ragionarci su.
Poi, visto che hai sollevato la questione della batteria, ti dico due dubbi che mi sono venuti e per cui non è importante la risposta quanto il fatto che mi siano venuti, distraendomi dalla storia: 1) Se cambi la batteria al tamagotchi, muore? 2) La batteria del tamagotchi dura 14 anni e passa?
Poi c’è un’incoerenza gigantesca di fondo nel tuo racconto ( 😛 ) : NESSUN tamagotchi sarebbe sopravvissuto solo prendendosene cura, c’era gente che appena un proprietario di tamagotchi si distraeva, piombava sul piccolo come un’aquila e cominciava a nutrirlo e bastonarlo, nutrirlo e bastonarlo, fino a che moriva. I predatori erano sempre in agguato! 😀
Sono ovviamente ironico eh, ma se tu aggiungessi un riferimento a questa cosa nello sfogo di lei, il brano farebbe proprio un bel salto in avanti, è l’aggancio alla realtà che manca, darebbe al lettore la vera dimensione dello sbattimento di questa povera ragazza che ha difeso il suo tamagotchi con le unghie e con i denti, anche contro i predatori, sarebbe davvero sublime. Poi vedi tu eh, il mio è solo un consiglio spassionato per cui non richiederò diritti d’autore in caso di tua implementazione 😉
A livello stilistico ti faccio notare solo che quando devi focalizzarti sui sentimenti di un personaggio, diventi prolisso, non so se sia una scelta o meno, ma in caso che no, magari facci attenzione.
E basta, in buona sostanza è tutto, un brano che fino al plot-twist non mi stava entusiasmando, ma al plot-twist ho riso molto.Fantasma, Simone Cassia
Ciao Simone, piacere di incrociare anche te.
Il tuo brano, al di là delle questioni specifiche che affronto tra poco, ha il grosso problema di non essere un vero e proprio racconto, è più che altro una scena: la fine della guerra per uno dei famosi soldati giapponesi della Seconda Guerra. Tutto quello che dovrebbe avere questo scritto per essere narrativa non è presente nello scritto ma è tutto in background, sfrutti il fatto che parli di una vicenda mediamente conosciuta per evitarti di dover spiegare un sacco di cose. Questa è una strategia furba, ma prova a immedesimarti in un lettore che non conosce tutto questo background di avvenimenti e di microstorie di soldati dimenticati? Legge il tuo brano e alza un sopracciglio e dice “uhm, ooookkei…” e va avanti senza aver colto nulla.
Epurata dal background di cui non dici niente, la tua storia diventa: Un militare (o un semplice psicopatico?) su un’isola crea un campo-base e lo difende con le unghie e con i denti. Trova un ragazzo che non gli sembra minaccioso, lo lascia libero. Il ragazzo torna con un uomo anziano che dev’essere un qualche tipo di militare che dice al protagonista che la guerra è finita.
Mancano tutto il pathos, il coinvolgimento, i drammi personali, le scelte, il conflitto, le motivazioni. Capisci cosa intendo?
Dal punto di vista più tecnico-stilistico, anche tu come altri brani che ho letto di questo girone tendi ad abusare un po’del tell. La ristrettezza di caratteri lo rende in alcuni passaggi una scelta quasi obbligata e lo capisco, ma almeno dove si può evitare, consiglio di farlo. Il bello della narrativa è quello che la storia la si possa vivere, essere partecipi in prima persona delle emozioni e delle posizioni dei protagonisti (o almeno di quelli portatori di pdv). Se tu scrivi tutto dicendomi in modo esplicito a parole cosa succede, io non ho l’impressione di vivere le vicende, ma solo che qualcuno me le stia raccontando, e questo aumenta la distanza del lettore dal narrato, che (tranne in pochi casi) è una cosa che fa perdere di lustro allo scritto.
Poi, a livello di gestione interna degli elementi, in un testo autoconclusivo non bisognerebbe lasciare fili sospesi, o meglio, si possono anche lasciare, ma non dovrebbero rimanere sospesi fili di trama su cui hai dirottato l’attenzione del lettore, perché quando uno legge qualcosa che sembra “sottolineato”, poi si aspetta che quella cosa trovi una risposta o che almeno sia spunto per qualcosa. Mi riferisco nello specifico al fatto della foto della sua famiglia.
Anche la questione della “spia” è poco chiara. Stando dentro il pdv del soldato, dici che trova una spia giovane, che ci chiacchiera e poi la lascia andare (e qui capiamo che non l’ha ritenuta pericolosa, quindi banalmente che ha concluso che non fosse una spia), poi ritrova il ragazzo nella trappola poche righe dopo e si riferisce a lui ancora come “la spia”. È un’imprecisione che fa perdere di credibilità al pdv.
E basta, quello che non va è tutto qui, le cose che ti ho detto all’inizio sono per me quelle più macro, quelle che, sempre secondo me, inficiano il valore del brano che aveva molto più potenziale di quello che sei riuscito a tirargli fuori.
A rileggerci.Pianeti, Gianantonio Nuvolone
Oh, finalmente forse qualcuno che potrei aver incrociato anche altrove (SE sei il Blinko G Nuvolone che ho visto anche su La Tela Nera). Benritrovato.
Riguardo il racconto, direi che questo più che un racconto è un soggetto. È tutto in tell, non ha tensione narrativa, è solo una spiegazione di quello che succede. Tipo quando ti chiedono “ma di cosa parla la tua storia?” e tu rispondi “eh, è la storia di un tizio che va su plutone e bla bla bla…”, il tuo brano mi ha dato esattamente questa sensazione leggendolo.
Anche considerandolo un soggetto, ha comunque delle falle piuttosto grosse: non spieghi niente. Dici che tizio va su Plutone, che deve mantenersi digiuno dalle emozioni (e perché mai? Non lo dici), poi a un certo punto guarda la Terra (ma non era in orbita attorno a Plutone?) e vede un fungo nucleare, ok, ci dici che gli esseri umani brutti e cattivi hanno cominciato a farsi la guerra perché è la loro natura, ok, ma non ti sembra un po’poco? Come se io facessi un viaggio, tornassi a casa, vedessi esplosioni random e dicessi “ma sì, easy, è normale. Tipico della natura umana”. Non ti sembra un po’poco? Un po’tutto lasciato lì un po’così, senza capo né coda, senza una giustificazione quantomeno plausibile? Poi dov’è l’angoscia per i figli? L’ansia perché non sa che fine abbiano fatto, se siano vivi o morti?
Poi bastano le astronavi e i pianeti diversi dalla Terra per capire che è space opera, non c’è bisogno di calcare la mano in modo sterile con elementi rafforzativi che nemmeno servono alla storia. E, nel caso, ti consiglierei di evitare i cliché, i lettori affezionati di fantascienza tendono a odiarli, molto più di quelli degli altri generi.
Insomma, il brano l’ho trovato molto lacunoso, a diversi livelli. Non ultimo quello riguardante la lunghezza, se davvero dovessi scrivere questa storia, non riusciresti mai a farcela stare in 3’000 caratteri. Se il soggetto ti piace ti consiglio di lasciarlo lì a riposare mentre pian piano ti annoti tutte le trovate geniali che ti vengono in mente a riguardo, ragiona sulle dinamiche, sui perché, sui come, e alla fine quando avrai fatto molto brainstorming (saltellare in modalità cavalletta qui e là su wikipedia aiuta, ma non ti limitare a wiki, anche se va molto bene per cominciare) comincia a buttar giù un elenco di scene utili a narrare questa storia, e lavora su quelle, prendendoti lo spazio necessario
A rileggerti.L’ultimo respiro, Valter Carignano
Ciao Valter, piacere di incrociarti.
Il brano è un po’troppo lirico per i miei gusti, e questo ti porta a essere prolisso e poco diretto. L’atmosfera un po’ “sognante” alla “favola per adulti” riuscirebbe a emergere meglio se supportata da uno stile più asciutto e dissonante col contenuto.
Il concept alla base del brano ha la pecca di essere stato fin troppo sfruttato e abusato, e nella tua composizione non ho trovato nessun elemento di originalità o di distacco dalle storie con la stessa idea di base che avevo già letto. Inoltre manca della partecipazione del lettore alle vicende. Vede tutto come spettatore passivo, non partecipe delle emozioni dei protagonisti, che sono lì immobili, come su uno schermo con il video in pausa.
Non c’è conflitto, i personaggi subiscono passivi quello che succede. Sono gli dei della mitologia greca, cavoli, sono tutto fuorché passivi attori di una recita. Hanno emozioni, voglia di rivalsa, attaccamento alle cose materiali. Possibile che conoscano la causa della loro imminente fine e non facciano niente per opporvisi?
L’arrivo di Eracle, poi, è al 100% pretestuoso per permettere a Era di fare lo spiegone, non aggiunge nulla al momento e, anzi, toglie molto all’intimità tra lei e Zeus.
Ho apprezzato due cose del tuo brano: l’immagine iniziale di Persefone che va per farsi Pan e lo trova morto e la “caratterizzazione” di Era come “eroe romantico”, che si discosta un minimo dall’archetipo solito.
Il resto, secondo me, sarebbe da rivedere, in primis a livello di stile, e poi anche a livello di introduzione di almeno qualche elemento che si discosti un po’ da tutte le altre storie con lo stesso concept. Per esempio, Gaiman su questo concept ci ha scritto un romanzo intero (e mica corto), e non è stato affatto il primo, anche se forse è stato il più famoso, ma le sue divinità, pur essendo quelle tradizionali, erano caratterizzate in modo molto credibile come risultato dei tempi che cambiano, quindi oltre che attori diventavano specchi della situazione e delle dinamiche sociali, che erano il vero punto centrale del romanzo. Questo è solo un esempio, non dico che tu debba fare così, ma qualcosa farei.
A rileggerti.Oggetti smarriti, Stefano Pastor
Ciao Stefano, piacere di conoscerti.
Ti conosco di nome, ma non ho mai avuto il piacere di incrociarti. Beh, c’è sempre una prima volta.
Il racconto è carino, piacevole alla lettura. Il suo miglior pregio è, secondo me, quello di non lasciar intuire dove andrà a parare. Io all’inizio pensavo a un horror con i bambini che in narrativa, se combinati con qualche mistero o con qualcosa che non torna, sono inquietanti per definizione; poi ho pensato all’alzheimer ed ero sinceramente un po’deluso; poi è arrivata la truffa e mi ha strappato un sorriso. In buona sostanza: ben fatto.
Dal punto di vista più tecnico, invece, non ho capito come mai sul finale hai cambiato punto di vista in modo così repentino. Sarebbe bastato uno spazio, cosa che avrebbe anche avuto più senso visto il cambio di scena dal luogo dell’accusa al luogo della spartizione del bottino.
A parte questo, il racconto scorre bene ed è ben godibile.L’essenza della vita, Luca Pagnini
Ciao Luca, piacere di conoscere anche te.
La tua prosa è in generale molto piacevole, abbastanza ben ritmata, partecipe. Le uniche cose che ti segnalo dal punto di vista formale sono l’utilizzo di immagini davvero inflazionate (quella della vecchia asciutta come la morte è stata un po’ una brutta caduta di stile) e ogni tanto poi intrometti il narratore in una narrazione fino a quel momento molto partecipata, creando delle frenate improvvise alla scorrevolezza, perché uno si ferma e dice “aspetta, di chi sono queste parole?”.
Ho visto che l’hai fatto soprattutto quando volevi inserire elementi che strappassero un ghigno, e ok, però c’erano modi di rendere gli stessi concetti con uno stile più adeguato a quello che avevi tenuto fino a quel momento (un esempio su tutti: i tre minuti che paiono tre ore).
Carino anche il finale, peccato che MC sia un contest in cui tutti sanno la traccia, quindi da quando ho visto la combinazione fretta+supermercato ho capito che i bambini sarebbero stati dimenticati in macchina, o da qualche altra parte. Però, estraniandoci per un attimo dal contesto di MC, il colpo di scena finale sarebbe stato molto interessante.
Racconto apprezzato, comunque.
A rileggerti.Classifica:
1) Luca Pagnini
2) Stefano Pastor
3) Manuel Piredda
4) Charlesdexter
5) Flavia Imperi
6) Damiano Garofalo
7) Enrico Nottoli
8) Simone Cassia
9) Valter Carignano
10) Blinko G NuvoloneI commenti fatti sono ovviamente espressione della mia personalissima opinione, non sono abituato a dire che mi piace una cosa che non mi piace, e soprattutto non credo faccia bene a chi riceve il commento. Quindi mi sono sforzato a stilare commenti intellettualmente onesti e senza indorare alcuna pillola. Se doveste avere domande o voleste discuterne, rimango disponibile.
Comunque in generale è stato un buon girone, racconti letti con piacere.Un piccolo appunto: il titolo è “non ne ho idea” perché ho finito di sforbiciar caratteri alle 00.59 inoltrate, quindi se mi fossi fermato a pensare a un titolo, avrei sforato l’orario di consegna. Se aveste proposte a riguardo, le ascolterei volentieri.
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