Ozbo


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  • in risposta a: Gruppo FRINGE: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #11339
    Ozbo
    Ozbo
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    Ciao a tutt*,
    purtroppo ho i minuti contati anche in questa fase e quindi non posterò sotto i vostri racconti i commenti che troverete qui. Di solito non lo faccio e mi piace molto discutere di scrittura anche oltre la competizione di MC. Proprio perché non potrò nei prossimi giorni rispondere preferisco concentrare qui classifica e commenti. Il minimo sindacale, è vero, chiedo perdono!

    1 Susy di Andrea Viscusi
    2 Gli esseri dell’altro mondo (di Raffaele Marra)
    3 Noi due di Marina Di Paola
    4 Speck spray di Fernando Nappo
    5 Giorno di mercato di Alexandra Fischer
    6 Anita dall’impermeabile giallo di Marina Usai
    7 Il canto della sirena di Alberto Della Rossa
    8 Hearthole di Giulio Marchese
    9 La vecchia villa misteriosa di Nicoletta Fanuela
    10 La realtà inventata – di De Meo Luigi
    11 Il grande fienile di Luchiastro
    12 L’anello più importante di Andrea Partiti

    Hearthole

    Ciao Giulio,
    condivido il parere di Alexandra. Il tuo testo ha delle grandi potenzialità ma sembra un qualcosa di ancora non concluso. Alcune cose non le ho afferrate del tutto. A partire dal titolo.
    Intendevi giocare con i termini cuore (heart) e terra (earth) o è un refuso?
    La seconda persona della prima frase mi ha perplesso come la prima (persona) della seconda (frase) scusa il gioco di parole. Quando entrano in campo i due personaggi, invece il racconto è intrigante, ha un buon ritmo e la commistione di inglese e italiano contribuisce al piacere della lettura (refusi a parte). Peccato che il racconto non si lasci capire pienamente e alla fine rimangano dubbi sul senso degli eventi.

    Giorno di mercato di Alexandra Fischer

    Ciao Alexandra,
    la mia opinione è che tu stia familiarizzando sempre di più con il formato breve di minuti contati. Questo racconto si lascia leggere con piacere e, nonostante il sovraccarico di informazioni dell’inizio, quando metti in azione i tuoi personaggi incuriosisci il lettore sulle particolarità dei cedri. Rimangono però alcuni dati non chiari. Un cedro con sotto la buccia un chip? Cosa rappresenta? Ok viene da un altro Universo ma perché rappresenta un rischio per Hanuman III? Il fatto che da quelle parti stiano in fissa con l’ordine non chiarisce a mio avviso tutta la faccenda. In ogni caso un buona prova.

    La vecchia villa misteriosa di Nicoletta Fanuela.

    Ciao Nicoletta,
    il tuo racconto non mi ha coinvolto molto. Metti in scena una sorta di favola utilizzando luoghi comuni (dalla villa misteriosa agli omini verdi, al libro magico) senza dare molte spiegazioni. Il lato positivo è il linguaggio semplice (per me un tratto stilistico molto raro) che utilizzi. Se il tuo intento è quello si scrivere per l’infanzia, prestando maggiore attenzione a trama e drammaturgia, direi che sei sulla buona strada.

    Susy di Andrea Viscusi
    Ciao Andrea,
    Racconto molto piacevole, ironico e ben gestito. Non ho particolari appunti da farti, l’ho letto tutto di un fiato e ho trovato molto calzante il ritmo e adeguata la voce narrante. Il lieto fine a tutti i costi (se non è qui è nell’altro universo) mi ha fatto morire dalle risate, il che, vista la mia ignoranza in fatto di fisica, va tutto a tuo merito. L’unico neo, secondo la teoria che esponi è che se qui hai scritto un bel racconto nell’altro Universo devi aver scritto una cagata pazzesca.

    Noi due di Marina Di Paola
    Ciao Marina,
    il tuo racconto rende, a mio avviso, abbastanza bene il dolore che la protagonista vive e la sua ferma intenzione di andare oltre quel “finchè morti non vi separi” caratteristico di ogni matrimonio.
    Il racconto è ben scritto e ben gestito la voce narrante è coerente e si lascia seguire. Dal mio punto di vista sei pienamente all’interno del tema (anche io ho dato una interpretazione simile all’altro universo). Non mi convince del tutto il finale. In ogni caso una buona prova.

    Gli esseri dell’altro mondo (di Raffaele Marra)
    Ciao Raffaele,
    bel racconto il tuo. Peccato quell’inganno che dal titolo arriva alla battuta del bambino. Fa un po’ incazzare perché il racconto funzionava benissimo anche senza. Avresti potuto parlare di abitanti dell’altro mondo lasciando inalterato l’effetto sorpresa. La seconda persona è utilizzata bene, il racconto coinvolge il lettore alla perfezione, quindi mi chiedo e ti chiedo,è poi realmente necessario ricorrere al colpo di scena finale in un racconto così?. Non ti do il massimo dei voti solo per questo.

    Il grande fienile di Luchiastro

    Ciao Luchiastro.
    Il tuo racconto per me è non classificabile all’interno di un contest come minuti contati perché non del tutto intellegibile. Non che la tua scrittura non meriti ma il fatto di non dare al lettore tutti gli elementi per comprendere quello che accade lascia perplessi su ciò che si sta leggendo. Potrei dirti che dovresti rimetterci le mani, ma forse prima dovrei chiederti se vuoi veramente farlo. In fondo perdersi nei proprio pensieri e dedicarsi all’indagine psicologica ha il suo perché … del lettore chi se ne frega!

    Anita dall’impermeabile giallo di Marina Usai
    Ciao Marina,
    il tuo racconto segue uno schema abbastanza consolidato. Punto di vista altezza bambina con problemi di ritardo mentale e descrizione del suo mondo interiore, in modo da far solidarizzare il lettore con la piccina. Segue riscatto finale. Secondo me non basta. Serve qualcosa di più. Nonno Superman che arriva e ti salva dalle acque cattive è un po’ poco. Insomma se posso permettermi di suggerirti una facile ricetta, un pizzico di retorica in meno e drammaturgia in più Q.B.

    La realtà inventata – di De Meo Luigi
    Ciao Luigi,
    3000 battute possono essere molto poche per un racconto. Per questo tuo invece sembrano anche troppe. Per ben 2200 caratteri spazi inclusi ci metti di fronte a un combattimento basato su luoghi comuni del fantasy, tanto che il lettore sta li a chiedersi: gioco di ruolo o videogames? l’ultimo paragrafo ci chiarisce che trattasi del primo nella versione simulata. Il tema ci sta sicuramente, il racconto un po’ meno.

    Il canto della sirena di Alberto Della Rossa

    Ciao Alberto,
    probabilmente sono io che sono un povero scemo ma non ho capito chi o cosa siano le sirene (a parte avvertire la loro presenza nel titolo e nel racconto). Dio che chiama? Informazione pura? Un Universo dove anche le macchine sognano? Boh il tutto mi suona un po’ troppo vago. L’ambientazione che costruisci è solida e suggestiva però alla fine parti per la tangente della citazione e perdi di vista il racconto che, a mio avviso, rimane un po’ fiacco.

    L’anello più importante di Andrea Partiti

    Ciao Andrea,
    il tuo racconto mi ha lasciato di stucco. Nel senso che non ho capito assolutamente di cosa parla. Forse serve una laurea in ingegneria o essere un super patito di SF per comprenderlo. Io non sono ne l’uno ne l’altro e, a parte la buona idea di mettere uno davanti l’altro due personaggi che sono lo stesso in due universi diversi, il loro dialogo mi da lo stessa sensazione di quando sul treno mi siedo vicino a due stranieri che parlano tra di loro una lingua che non conosco.

    Speck spray di Fernando Nappo

    Ciao Fernando,
    racconto divertente il tuo. Si lascia leggere e strappa alcune risate. L’ambientazione fantascientifica è bene gestita, il ritmo è buono e le voci convincenti. Ha però, a mio avviso, un paio di punti deboli. Il tema, per esempio. Quale è l’altro universo? Quello in cui si cucina con le bombolette? Un po’ fiacco. Altro punto debole la conclusione, su cui tutto il racconto è costruito. E’ vero, alla fine si sorride (anche io l’ho fatto) ma ci si chiede anche: ho letto un racconto o una barzelletta? In ogni caso una buona prova.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da Ozbo Ozbo.
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao a tutt*,
    è stato un piacere condividere questa esperienza di scrittura con voi e soprattutto le chiacchiere, la pioggia, la bellezza di quel pomeriggio.
    Di seguito i miei commenti e la mia classifica

    1) j e jj di Flavia imperi
    Ciao Flavia,
    la lettura conferma quello che ho pensato dopo la declamazione sotto la pioggia a Farfa. Un bel racconto. Funzione anche senza trucchi e il colpo di scena finale che a mio avviso è più nel sorriso che strappa il bizzarro assortimento dei nomi che non nello svelare l’omosessualità della coppia che anzi potrebbe essere esplicita dall’inizio senza il giochetto del “tipo”, forse unica caduta che il racconto ha. Per il resto malinconico e poetico, concordo con Daniele. Una buona prova.

    2) Proporzioni di Polly Russell
    Ciao Polly,
    condivido quanto detto dall’antico rispetto all’umanizzazione delle formiche. Nemmeno il colpo di scena arriva inatteso. Citando il buon Picciuti: “quando compare la parola operaie” o sono formiche o sono api. Nonostante questi appunti il racconto si lascia leggere e nella penna sta, a mio avviso, il suo punto di forza. La scena della fuga è descritta benissimo. Il lettore vive pienamente il dramma di Acra e la accompagna in tutte le sue vicissitudini. Una buona prova per quel che mi riguarda.

    3) Mercurio di Daniele Picciuti
    Ciao Daniele,
    Ho trovato delle affinità con Hunger Games nel tuo racconto. Anche a me è sembrato troppo lungo e un po’ troppo “statico”. Nel senso che in nessun momento c’è la possibilità o il dubbio che la situazione dei
    personaggi possa risolversi diversamente da quello che è il loro destino designato. Il che sarebbe fantastico se ci fosse un colpo di scena o qualcosa che sparigliasse un minimo il quadro. Ma questo non avviene e, pur nella potenza delle immagini che evochi si rimane alla fine un po’ delusi.

    4) tutto è relativo di Valeria Imperi
    Ciao Valeria,
    il tuo testo è scritto molto bene è scorrevole, ironico, ma, come ti è stato fatto notare, tecnicamente non è un racconto. Hai ritmo, una buona scrittura dalla tua parte e se ti applicassi un minimo alle regole base della narrativa sono sicuro che faresti faville (pare che una fervida fantasia sia del tutto di casa nella tua famiglia).

    in risposta a: Tutto è relativo #11185
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Valeria,
    il tuo testo è scritto molto bene è scorrevole, ironico, ma, come ti è stato fatto notare, tecnicamente non è un racconto. Hai ritmo, una buona scrittura dalla tua parte e se ti applicassi un minimo alle regole base della narrativa sono sicuro che faresti faville (pare che una fervida fantasia sia del tutto di casa nella tua famiglia).

    in risposta a: Proporzioni #11182
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Polly,
    condivido quanto detto dall’antico rispetto all’umanizzazione delle formiche. Nemmeno il colpo di scena arriva inatteso. Citando il buon Picciuti: “quando compare la parola operaie” o sono formiche o sono api. Nonostante questi appunti il racconto si lascia leggere e nella penna sta, a mio avviso, il suo punto di forza. La scena della fuga è descritta benissimo. Il lettore vive pienamente il dramma di Acra e la accompagna in tutte le sue vicissitudini. Una buona prova per quel che mi riguarda.

    in risposta a: Mercurio #11181
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Daniele,
    Ho trovato delle affinità con Hunger Games nel tuo racconto. Anche a me è sembrato troppo lungo e un po’ troppo “statico”. Nel senso che in nessun momento c’è la possibilità o il dubbio che la situazione dei
    personaggi possa risolversi diversamente da quello che è il loro destino designato. Il che sarebbe fantastico se ci fosse un colpo di scena o qualcosa che sparigliasse un minimo il quadro. Ma questo non avviene e, pur nella potenza delle immagini che evochi si rimane alla fine un po’ delusi.

    in risposta a: LAPIDBOOK di Marco Roncaccia #11141
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Flavia e grazie,
    no però potresti finire su Crisantemi Contati

    in risposta a: Sunrise #11139
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Grazie a tutti e tre.
    Alcune spiegazioni:
    Per come l’ho immaginato io Il vampiro Vlad è vecchio, stanco e male in arnese. Quando si nutre entra in una fase digestiva problematica come noi umani quando esageriamo a tavola.. prima che il cibo si trasformi in energia è necessario che passi del tempo. Isabella non è esattamente il personaggio della Meyer ma lo richiama. Piuttosto è una di quella generazione che è cresciuta a pane twilight. A mio avviso non le servono poteri speciali. Da una parte abbiamo un vecchio vampiro “ubriaco” di sangue dall’altra una giovane invasata (e arrapata). Questo secondo me giustifica la preponderanza fisica della seconda sul primo sia nell’economia del racconto sia a livello simbolico.

    in risposta a: LAPIDBOOK di Marco Roncaccia #11134
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Grazie Alexandra e grazie Daniele per l’apprezzamento.

    Luigi, oltre a ringraziarti rispondo al problema che poni il racconto postula che dopo la morte sia una spartiacque tra due universi, “l’altro mondo” è solo un modo di dire, non del tutto corretto per il racconto in cui tutto sommato il mondo è lo stesso è la dimensione a cambiare. Un’altra chiave di lettura che ti suggerisco e che ha orientato la mia scrittura durante il contast è la completa alterità tra l’Universo maschile e quello femminile che esce fuori dallo scambio di mail.

    Ciao Andrea, la moglie è viva e in libertà perchè il giudice nella sentenza ha ammesso che si è trattato di un raptus. Lei dichiara di essere morta a inizio racconto per spiegare al marito la sua presenza su lapidbook. Scopriamo poi che in realtà è viva (lo dice lei stessa) e che è connessa al server attraverso un medium. In ogni caso grazie per il commento e per la promozione :)

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da Ozbo Ozbo.
    in risposta a: Danza mistica #10486
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Leonardo,
    devo dire che ho faticato un po’ a entrare nel racconto e a capire la situazione che proponi. Complice un incipit un po’ lento nel fornire elementi di comprensione. Senza la tua spiegazione sul ballo degli angeli in punta di un ago non avrei capito molto del senso di tutta la questione. Una volta entrato ho trovato il tutto divertente e anche la special guest Manfredi e il romanesco hanno trovato il loro perché. Forse dovresti disseminare meglio elementi di comprensione e lasciare un po’ meno di vaghezza.

    in risposta a: Gruppo CAVALCANTI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #10485
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao a tutt*,
    dopo un lavoraccio assurdo e vari spostamenti di classifica e ripensamenti ecco alla fine la mia classifica. Molti bei racconti, brav* tutt*!

    Linee immaginarie di Manuel Piredda

    Ciao Manuel.
    Il tuo racconto parte benissimo e nella prima parte si percepisce il peso delle armi, la sabbia, il caldo e il disorientamento del protagonista. Arrivano i dialoghi e, anche se sembrano un po’ tagliati con l’accetta, il racconto ancora regge alla grande. La conclusone, come tu stesso dici è affrettata e non rende giustizia allo sforzo descrittivo delle prime righe. Il tema è centratissimo e l’immagine del confine invisibile e fittizio che contrasta con il sangue di persone reali è molto bella.
    La prova è buona anche se stretta nei 3000 caratteri a disposizione. L’impressione è che ne servano almeno il dubbio per descrivere il processo che porta dalla diffidenza e dall’odio secolare in una stretta di mano.

    Non si gioca così di Enrico Nottoli
    Ciao Enrico
    Il tuo racconto ha un buon ritmo, a cavallo tra poesia (stile beat) e narrativa, declina il tema correttamente e ha un crescendo e una conclusione molto belli. Quello che mi sento di consigliarti, visto che dici di essere alla ricerca del tuo stile, è di dosare in maniera più equilibrata gergo e italiano, in particolare eviterei di premere troppo sull’acceleratore dello “scrivo come parlerebbe il protagonista” perché rischi, a mio avviso, di produrre un effetto caricaturale non voluto. Comunque una buona prova. Complimenti

    Una vita migliore di Angela Catalini

    Ciao Angela,
    il tuo racconto, dal mio punto di vista parte da “Ismael lavora nell’officina meccanica del signor Zuta.” E finisce con “l’officina del signor Zuta.” Preso così è un buon racconto e la sua punta di diamante è proprio nel finale. Sono dell’idea che al lettore la premessa e la postfazione non servano perché quello che vuole leggere uno che approccia a un racconto è appunto il racconto. Se vuoi fare passare delle informazioni dovresti, forse, provare a metterle nel corpo del racconto (e non prima o dopo). Quando fai questa operazione, peraltro, hai una maggiore percezione di quanto le info che inserisci siano essenziali o superflue. Vale la pena di togliere 1000 caratteri su 3000 alla drammaturgia? In ogni caso complimenti. Hai scritto un buon racconto in sole 2000 battute e non è da tutti.

    Ad armi pari – Cristina Danini

    Ciao Cristina,
    hai avuto una ottima idea e anche il risultato mi sembra buono. Riesci a portare il lettore sulla “cattiva strada” e a fuorviarlo dal finale che rimane a sorpresa. Anche io ravviso alcune sbavature nello stile e ritengo che la scelta associare stati corporei a un fantasma (come dice Vastatio qui sopra) sia un trucchetto da evitare. Però sono sicuro che con qualche ritocco il tutto possa funzionare alla perfezione e, in ogni caso, le criticità evidenziate le ho percepite come lievi e non fastidiose. Il tema lo affronti in maniera didascalica e quindi niente da eccepire. Il titolo è molto azzeccato e la splendida conclusione mi ha ricordato “Occhio di lupo” di Daniel Pennac..

    Lo specchio infranto di Roberto Romanelli.
    Ciao Roberto,
    la tua mi sembra un’ottima prova. Il punto di maggior pregio è, a mio avviso, l’interpretazione che dai del contratto a tempo indeterminato che trascende (nel vero senso della parola) la più o meno recente legislazione sul lavoro, dal pacchetto Treu al renziano Job’s Act, invertendo la tendenza e restituendo alle parole il loro significato originario. Lo stile sintetico, ironico, rende la lettura liscia e piacevole. Il finale forse è un po’ telefonato e la frase: “il lampo della pietra focaia…” forse un po’ troppo sbrigativa. Finora uno dei racconti migliori in questo gruppo.

    Ciao Veronica,
    è un piacere incontrare un Veronica in carne e ossa, almeno lo spero. Ho un po’ tremato quando ho visto che usavi la prima persona. Il racconto è surreale, ben scritto e accattivante. Ha solo un paio di problemi, dal mio punto di visto, la giustificazione della voce narrante dopo il suo funerale. E’ uno spettro che parla? Oppure il protagonista non è veramente mai esistito e quindi parla dalla sua non esistenza? Nel primo caso, secondo me, lo dovresti dichiarare,disseminando qualche indizio, nel secondo caso, le vicende narrate non sono mai avvenute. Il secondo problema è che, a mio avviso, calchi un po’ troppo la manio con la non esistenza del protagonista. Ti capisco, nemmeno io avrei resistito, però dal punto di vista drammaturgico, questo giocare con le parole rischia di appesantire un po’ il tutto.
    Comunque ottima prova, mi sono divertito a leggere.

    La coperta sugli occhi di Andrea Partiti
    Ciao Andrea,
    il tuo racconto, che mi è piaciuto, affronta il tema in maniera didascalica e lo inserisce sotto forma di personaggio. Si legge di un fiato e, pur se incardinato saldamente nel filone Ghost Story, non è mai scontato. Il modo come rendi, attraverso gli occhi del protagonista la lotta tra le due entità è spettacolare. Una bella prova con due appunti: il linguaggio con cui il protagonista narra gli eventi lascia pensare che il momento della narrazione avvenga in età adulta, di conseguenza non ho apprezzato molto il cambio di tempo dal passato al presente dell’ultima parte,

    Chiudo gli occhi e respiro di Christian Magrì
    Ciao Christian.
    Un gran bel racconto il tuo, con qualche incertezza (tipo i puntini sospensivi che già Invernomuto ti ha fatto notare o la puntualissima disanima del testo di Angela). Il tuo protagonista porta il lettore dal sorriso della prima scena alla commozione dell’ultima passando per l’angoscia e la disperazione per la perdita. In termini di respiro fai espirare il lettore con il riso iniziale e poi lo lasci in apnea nel finale. Veramente tanto in sole tremila battute.

    Gli occhiali di Dewey di Sara Tirabassi
    Ciao Sara,
    il tuo più che un racconto sembra essere una divertente disquisizione sui problemi derivanti dal sistema di catalogazione Dewey in relazione al povero Pimone. Per come la vedo io un racconto dovrebbe partire da un punto A e arrivare a un punto B attraverso un movimento che porta, attraverso le difficoltà che incontra, al cambiamento del protagonista. Qui invece la drammaturgia mi sembra del tutto assente. Ho trovato comunque spassosi tutti i paradossi che segnali derivanti dalla illusione di riuscire a classificare con esattezza ogni tipo di libro.

    Danza mistica di Leonardo Marconi
    Ciao leonardo,
    devo dire che ho faticato un po’ a entrare nel racconto e a capire la situazione che proponi. Complice un incipit un po’ lento nel fornire elementi di comprensione. Senza la tua spiegazione sul ballo degli angeli in punta di un ago non avrei capito molto del senso di tutta la questione. Una volta entrato ho trovato il tutto divertente e anche la special guest Manfredi e il romanesco hanno trovato il loro perché. Forse dovresti disseminare meglio elementi di comprensione e lasciare un po’ meno di vaghezza.

    1 Chiudo gli occhi e respiro di Christian Magrì
    2 Lo specchio infranto di Roberto Romanelli
    3 Storia di qualcuno di Veronica Cani
    4 La coperta sugli occhi di Andrea Partiti
    5 Non si gioca così di Enrico Nottoli
    6 Una vita migliore di Angela Catalini
    7 Ad armi pari – Cristina Danini
    8 Linee immaginarie di Manuel Piredda
    9 Gli occhiali di Dewey di Sara Tirabassi
    10 Danza mistica di Leonardo Marconi

    in risposta a: Gli occhiali di Dewey – di Sara Tirabassi #10479
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Sara,
    il tuo più che un racconto sembra essere una divertente disquisizione sui problemi derivanti dal sistema di catalogazione Dewey in relazione al povero Pimone. Per come la vedo io un racconto dovrebbe partire da un punto A e arrivare a un punto B attraverso un movimento che porta, attraverso le difficoltà che incontra, al cambiamento del protagonista. Qui invece la drammaturgia mi sembra del tutto assente. Ho trovato comunque spassosi tutti i paradossi che segnali derivanti dalla illusione di riuscire a classificare con esattezza ogni tipo di libro.

    in risposta a: Chiudo gli occhi e respiro #10453
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Christian.
    Un gran bel racconto il tuo, con qualche incertezza (tipo i puntini sospensivi che già Invernomuto ti ha fatto notare o la puntualissima disanima del testo di Angela). Il tuo protagonista porta il lettore dal sorriso della prima scena alla commozione dell’ultima passando per l’angoscia e la disperazione per la perdita. In termini di respiro fai espirare il lettore con il riso iniziale e poi lo lasci in apnea nel finale. Veramente tanto in sole tremila battute.

    in risposta a: La coperta sugli occhi – Andrea Partiti #10452
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Andrea,
    il tuo racconto, che mi è piaciuto, affronta il tema in maniera didascalica e lo inserisce sotto forma di personaggio. Si legge di un fiato e, pur se incardinato saldamente nel filone Ghost Story, non è mai scontato. Il modo come rendi, attraverso gli occhi del protagonista la lotta tra le due entità è spettacolare. Una bella prova con due appunti: il linguaggio con cui il protagonista narra gli eventi lascia pensare che il momento della narrazione avvenga in età adulta, di conseguenza non ho apprezzato molto il cambio di tempo dal passato al presente dell’ultima parte,

    in risposta a: Storia di qualcuno #10416
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Veronica,
    è un piacere incontrare un Veronica in carne e ossa, almeno lo spero. Ho un po’ tremato quando ho visto che usavi la prima persona. Il racconto è surreale, ben scritto e accattivante. Ha solo un paio di problemi, dal mio punto di visto, la giustificazione della voce narrante dopo il suo funerale. E’ uno spettro che parla? Oppure il protagonista non è veramente mai esistito e quindi parla dalla sua non esistenza? Nel primo caso, secondo me, lo dovresti dichiarare,disseminando qualche indizio, nel secondo caso, le vicende narrate non sono mai avvenute. Il secondo problema è che, a mio avviso, calchi un po’ troppo la manio con la non esistenza del protagonista. Ti capisco, nemmeno io avrei resistito, però dal punto di vista drammaturgico, questo giocare con le parole rischia di appesantire un po’ il tutto.
    Comunque ottima prova, mi sono divertito a leggere.

    in risposta a: Lo specchio infranto #10415
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Roberto,
    la tua mi sembra un’ottima prova. Il punto di maggior pregio è, a mio avviso, l’interpretazione che dai del contratto a tempo indeterminato che trascende (nel vero senso della parola) la più o meno recente legislazione sul lavoro, dal pacchetto Treu al renziano Job’s Act, invertendo la tendenza e restituendo alle parole il loro significato originario. Lo stile sintetico, ironico, rende la lettura liscia e piacevole. Il finale forse è un po’ telefonato e la frase: “il lampo della pietra focaia…” forse un po’ troppo sbrigativa. Finora uno dei racconti migliori in questo gruppo.

    in risposta a: Ad armi pari – Cristina Danini #10414
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Cristina,
    hai avuto una ottima idea e anche il risultato mi sembra buono. Riesci a portare il lettore sulla “cattiva strada” e a fuorviarlo dal finale che rimane a sorpresa. Anche io ravviso alcune sbavature nello stile e ritengo che la scelta associare stati corporei a un fantasma (come dice Vastatio qui sopra) sia un trucchetto da evitare. Però sono sicuro che con qualche ritocco il tutto possa funzionare alla perfezione e, in ogni caso, le criticità evidenziate le ho percepite come lievi e non fastidiose. Il tema lo affronti in maniera didascalica e quindi niente da eccepire. Il titolo è molto azzeccato e la splendida conclusione mi ha ricordato “Occhio di lupo” di Daniel Pennac..

    in risposta a: Una vita migliore #10411
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Angela,
    il tuo racconto, dal mio punto di vista parte da “Ismael lavora nell’officina meccanica del signor Zuta.” E finisce con “l’officina del signor Zuta.” Preso così è un buon racconto e la sua punta di diamante è proprio nel finale. Sono dell’idea che al lettore la premessa e la postfazione non servano perché quello che vuole leggere uno che approccia a un racconto è appunto il racconto. Se vuoi fare passare delle informazioni dovresti, forse, provare a metterle nel corpo del racconto (e non prima o dopo). Quando fai questa operazione, peraltro, hai una maggiore percezione di quanto le info che inserisci siano essenziali o superflue. Vale la pena di togliere 1000 caratteri su 3000 alla drammaturgia? In ogni caso complimenti. Hai scritto un buon racconto in sole 2000 battute e non è da tutti.

    in risposta a: Linee immaginarie – di Manuel Piredda #10410
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Manuel.
    Il tuo racconto parte benissimo e nella prima parte si percepisce il peso delle armi, la sabbia, il caldo e il disorientamento del protagonista. Arrivano i dialoghi e, anche se sembrano un po’ tagliati con l’accetta, il racconto ancora regge alla grande. La conclusone, come tu stesso dici è affrettata e non rende giustizia allo sforzo descrittivo delle prime righe. Il tema è centrato e l’immagine del confine invisibile e fittizio che contrasta con il sangue di persone reali è molto bella.
    La prova è buona anche se stretta nei 3000 caratteri a disposizione. L’impressione è che ne servano almeno il dubbio per descrivere il movimento dei personaggi dalla diffidenza e dall’odio secolare a una stretta di mano.

    in risposta a: Non si gioca così_ Enrico Nottoli #10409
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Enrico,
    Il tuo racconto ha un buon ritmo, a cavallo tra poesia (stile beat) e narrativa, declina il tema correttamente e ha un crescendo e una conclusione molto belli. Quello che mi sento di consigliarti, visto che dici di essere alla ricerca di un tuo stile, è di dosare in maniera più equilibrata gergo e italiano, in particolare eviterei di premere troppo sull’acceleratore dello “scrivo come parlerebbe il protagonista” perché rischi, a mio avviso, di produrre un effetto caricaturale non voluto. Comunque una buona prova. Complimenti.

    in risposta a: IL RACCONTO INVISIBILE di Marco Roncaccia #10399
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao A tutt*, causa ultimo scampolo di vacanza ho latitato e ora, prima di mettermi al lavoro con i vostri racconti, ringrazio tutti per i commenti e le osservazioni.
    @Leonardo : C’è sempre da rivedere la punteggiatura :((( . Hai ragione.
    @Andrea Partiti Lo spunto che mi dai è interessante e magari potrei svilupparlo a parte però questo racconto è partito con l’essere invisibile :) e credo che così resterà
    @Vastatio 1: il tuo commento andrebbe postato come racconto. Mi sono ammazzato dalle risate!
    @Invernomuto: Grazie. Completamente d’accordo su Vastatio.
    @Vastatio 2: Mi vuoi fare litigare con l’Antico? Se ometto quelle informazioni poi mi tocca il cazziatone perchè nn ho disseminato gli indizi durante il racconto. Comunque grazie e complimenti ancora per il commento qui sopra!

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da Ozbo Ozbo.
    in risposta a: IL RACCONTO INVISIBILE di Marco Roncaccia #10238
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    Ciao Veronica,
    grazie per il commento e per aver citato uno dei miei romanzi preferiti di Calvino :)

    in risposta a: IL RACCONTO INVISIBILE di Marco Roncaccia #10136
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    Ciao Angela e grazie per l’apprezzamento e per gli appunti che mi fai.
    Rispetto a Generatore/Generatrice mi servivano due termini che richiamassero il ruolo genitoriale ma che fossero al contempo meno umani possibili (in quanti riferiti a entità altre). Concordo con te che non suoni nel migliore dei modi possibili ma…. con i minuti contati, si fa quel che si può. Per quanto riguarda algoritmo e ultimo. niente da eccepire.
    Grazie ancora.

    in risposta a: IL RACCONTO INVISIBILE di Marco Roncaccia #10088
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    Ciao Cristina, l’idea mi è venuta così: un’ora e mezza senza sapere che pesci prendere. Sono in vacanza a Trieste in camper. Dalla piazzola (300 m slm) vedo la tempesta abbattersi sulla città. Tuoni fulmini e pioggia scrosciante. Il tema è troppo vago per suggerirmi qualcosa di preciso. Qui è il racconto a essere invisibile mi dico sarcastico. Ripeto questa frase e la analizzo con attenzione e comincio a scrivere. Il resto lo hai letto.
    La mia idea era quella (dettata da un certo malumore derivato dalle impervie condizioni meteo) di prendermela con l’unica persona a portata: il lettore. Era nelle mie intenzioni provare a fare una cosa che di solito è vietatissima: prendere il lettore per i fondelli. Altra cosa vietatissima che il racconto fa, ma che ho imparato ad apprezzare (Deadpool docet) è lo sfondamento della quarta parete. E’ il racconto stesso in prima persona a rivolgersi a te che leggi e e ti dice: se sei abbastanza intelligente, dopo la frase “Buona Lettura” vedrai comparire il Racconto. Se invece non compare … beh sarai sicuramente stato fortunato e scaltro ma di sicuro non sei intelligente.
    Quindi il mondo non finirà finchè un lettore abbastanza intelligente non vedrà comparire una storia oltre la conclusione del preambolo. Vedi ancora il mondo intorno a te? Beh questo lettore ancora non è arrivato :)
    In ogni caso grazie Cristina :) pensavo di avere utilizzato minuti contati per sfogarmi …. e invece ho scritto un racconto che a te è piaciuto 😉

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da Ozbo Ozbo.
    in risposta a: [P] IO di Marco Roncaccia #9568
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    @beps non sono stato a Genova fisicamente per motivi di lavoro ma lo ero emotivamente e in ascolto radiofonico x 3 giorni. Il rotolo di nastro lo indossava Carlo giuliani al momento della sua morte. Si tratta di una amnesia ricorsiva. Il protagonista ricorda solo il 20 luglio di ogni anno. Poi rimuove di nuovo.
    @ antico i riferimenti a Genova sono tutti esplicitati.

    in risposta a: [P] Cuore di uranio di Locatelli Luigi #9427
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    Ciao Luigi, non penso che il tuo racconto faccia acqua da tutte le parti. Anzi mi sembra di aver espresso l’opinione contraria. Credo che tu possa lavorarci ancora e migliorare quella che sembra essere una buona storia scritta bene seguendo quelli tra i consigli che leggi sopra e che ritieni fondati.

    in risposta a: [P] IO di Marco Roncaccia #9381
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    Ciao Ambra,
    Grazie per il commento. La vita del protagonista è una vita anonima. Volutamente. Al centro della scena lui (e insieme a lui tutti i figli di quella stagione) c’è stato una volta, e non è stato per niente piacevole. Piazza Alimonda, la Diaz, Bolzaneto, con i loro traumi indelebili da rimuovere almeno per 364 giorni l’anno.

    in risposta a: [P] IO di Marco Roncaccia #9380
    Ozbo
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    Grazie Alexia! :) il tema è la miccia e il racconto  l’esplosione. Facile che dopo il botto sia complicato trovare le tracce dell’innesco

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 9 mesi fa da Ozbo Ozbo.
    in risposta a: [P] Sintetico borghese – Aronica Serena #9376
    Ozbo
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    Ciao Serena,
    Questo cambio di voce, linguaggio e ritmo da te proprio non me lo aspettavo! Sai una cosa? Ti riesce veramente bene! Con questo stile riesci a catalizzare l’attenzione del lettore sugli eventi che descrivi e non su come li descrivi (questa non è mia, l’ho rubata a Chandler). Margini di miglioramento ci sono (a mio avviso troppi “culi” e “froci” nonostante tu abbia a disposizione un ampia gamma di sinonimi altrettanto scurrili e a effetto). Anche sul finale ho qualche dubbio. Non mi è chiaro il perché il genitore indossi la parrucca. Per dissimulare la sua identità sessuale o per mostrarla? Cioè fa finta di essere una donna per non rivelare la sua vera identità o la sua identità è quella di travestito o trans? Dal senso generale del racconto propendo più per la prima ipotesi e, in questo caso, forse avresti dovuto inserire qualche informazione in più (la paura del coming out). Nel secondo caso sarebbe il figlio a rifiutare per primo l’identità sessuale del genitore e il racconto rischia di non funzionare. In ogni caso, per me una prova ottima.

    in risposta a: Gruppo PAROLE: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #9373
    Ozbo
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    Ciao a tutt*,
    fare la classifica diventa a ogni edizione più frustrante. La distanza tra il numero 1 e il numero 10 è veramente minima e in alcuni casi del tutto inesistente. Meriterebbero la finale almeno i primi 7 racconti della mia classifica, quindi chiedo scusa ad Alberto, Ambra e Angela in quanto il mio apprezzamento va oltre la posizione che mi sono visto costretto ad assegnare loro. Per quanto riguarda gli ultimi tre ho ravvisato una necessità di ulteriore lavoro sul racconto, comunque buone idee e buona scrittura. A tressette quando un giocatore si trova in una impasse gli si dice “tira una carta e di che hai sbagliato”. Questo permette comunque al gioco di continuare.
    Ecco la mia carta sbagliata.

    1 Sintetico Borghese di Serena Aronica.

    Ciao Serena,
    Questo cambio di voce, linguaggio e ritmo da te proprio non me lo aspettavo! Sai una cosa? Ti riesce veramente bene! Con questo stile riesci a catalizzare l’attenzione del lettore sugli eventi che descrivi e non su come li descrivi (questa non è mia, l’ho rubata a Chandler). Margini di miglioramento ci sono (a mio avviso troppi “culi” e “froci” nonostante tu abbia a disposizione un ampia gamma di sinonimi altrettanto scurrili e a effetto). Anche sul finale ho qualche dubbio. Non mi è chiaro il perché il genitore indossi la parrucca. Per dissimulare la sua identità sessuale o per mostrarla? Cioè fa finta di essere una donna per non rivelare la sua vera identità o la sua identità è quella di travestito o trans? Dal senso generale del racconto propendo più per la prima ipotesi e, in questo caso, forse avresti dovuto inserire qualche informazione in più (la paura del coming out). Nel secondo caso sarebbe il figlio a rifiutare per primo l’identità sessuale del genitore e il racconto rischia di non funzionare. In ogni caso, per me una prova ottima.

    2 Il vecchio di Diego Ducoli

    ciao Diego,
    hai avuto una bella idea. Mi piace sia l’atmosfera, sia il ritmo blando del racconto. Ho avuto qualche difficoltà a capire a chi appartenesse la seconda voce. Forse avresti dovuto dare qualche info in più o quanto meno inserire il lampione al manifestarsi dell’interlocutore del vecchio la conclusione invece la trovo veramente buona, il punto più alto de racconto.

    3 Un soffio di vento di Angelo Frascella

    Ciao Angelo,
    il tuo racconto mi ha ricordato i romanzi di Gaiman (American Gods e I ragazzi di Anansi).
    Il non essere ricordati da nessuno uccide i personaggi di fantasia e il creatore (uno scrittore che non ce l’ha fatta a pubblicare, a differenza dei creatori degli Eterni) affida la loro sopravvivenza a suo figlio ascoltando la richiesta disperata di un folletto in procinto di sparire. Mi piace questa idea di doppia paternità. Il vecchio ha un figlio nella realtà in cui si trova e molteplici negli universi creati con le storie.
    Ho trovato molto bella la scena finale mentre la parte iniziale rischia di essere un po’ confusa e compiaciuta delle citazioni che non tutti sono in grado di cogliere. Complessivamente un buon racconto.

    4 Innocente distrazione di Beppe Roncari.

    Ciao Beppe,
    ho apprezzato molto il tuo racconto. Di più, visto lo spazio a disposizione, non avresti potuto fare nel delineare i personaggi nel miscelare informazioni e azione. La tua vena fantascientifica mi sembra stia progredendo bene, soprattutto nel rendere il testo intellegibile ai profani. Ironico il giusto e con un finale riuscito. Inizia incuriosendo, scorre leggero e ti lascia col sorriso. Non raggiunge profondità abissali e, tutto sommato, anche questo è un pregio.

    5 P’ngieng di Ambra Stancampiano

    Ciao Ambra,
    Bel racconto il tuo. Gestito bene, nonostante una difficoltà oggettiva: 4 personaggi, 2 scimmie e 2 umani con lo stesso nome (mamma e papà). L’unico momento di perplessità e incertezza nella lettura l’ho avuto al punto “Mamma! Papà! Ma il tutto viene fugato dalla parola “scimmie” poco dopo. Una sola perplessità: la nota. Secondo me il racconto non ne ha bisogno, anzi, a mio avviso, lo rende meno “racconto”. Comunque una buona prova. Complimenti.

    6 Tabula rasa
    di Alberto Della Rossa

    Ciao Alberto,
    il tuo racconto è scritto molto bene e affronta in modo non scontato il tema della malattia e quello del razzismo. Ho però alcuni dubbi. Perché un’ambientazione texana, per degli eventi che potrebbero benissimo accadere a Roma, Milano, Napoli? Del Texas ne so troppo poco per potere giudicare, ma mi sembra che il quadro che ne esce soffra un po’ degli stereotipi. Se i texani sono in media razzisti, che impatto ha la battuta della vecchia madre? Pensala in bocca a una benpensante di sinistra milanese, romana o napoletana. Sarebbe interessante anche in contrasto col padre conservatore ma che in fin di vita accetta Claire.
    Anche il finale non mi ha convinto molto. Queste perplessità e critiche non mi impediscono, in ogni caso, di apprezzare la tua scrittura in generale e questa prova in particolare.

    7 Pablo di Angela Catalini
    Ciao Angela,
    per me è parecchio complicato commentare questo racconto. Mi si genera un conflitto tra due diverse parti che, generalmente, cerco di fare andare d’accordo: lo scrittore e l’educatore.
    Il primo dice che il pregio maggiore del tuo racconto è lo scenario che costruisci. Complice la stagione torrida, sembra proprio di essere lì. Quanto allo sviluppo, invece, il maggior difetto è la mancanza di movimento. Il protagonista non si sposta molto dalla situazione iniziale. La tensione sale, abbiamo un locandiere che gli punta un coltello alla gola, ma si scioglie senza conseguenze, a parte un certo spavento del prete, dilapidando le potenzialità di azione.
    Il secondo, l’educatore, che conosce le problematiche e ha lavorato con i bambini di strada, invece, non riesce proprio a digerire questo prete “colonialista” e tende a solidarizzare col coltellaccio del locandiere.
    In ogni caso ho apprezzato la tua scrittura.

    8 Cuore di Uranio di Luigi Locatelli

    Ciao Luigi,
    Seppure condivido i commenti degli altri, il tuo racconto non mi è dispiaciuto. Vi ho trovato una buona idea, una buona scrittura (a parte qualche incertezza sul linguaggio), un buon ritmo. Qualche informazione in più non avrebbe guastato, ciò non toglie che il racconto sia comprensibile (le informazioni omesse generano qualche dubbio sul contesto ma non impediscono di capire gli eventi in corso) e godibile. Rimetterci le mani, in ogni caso mi sembra necessario.

    9 Figlia di nessuno di Alexia.

    Cara Alexia,
    come già a altri ti hanno fatto notare il tuo racconto ha dell’ottimo materiale ma un ritmo e una voce che impediscono agli eventi di rendere al massimo. La nota a fine racconto, come ho già commentato altrove, è un espediente che trovo limitante e che non aggiunge niente al narrato (in quanto spiegazione non richiesta di un racconto che dovrebbe farsi leggere da solo). Per il resto hai una buona traccia. Mei appena finito di trucidare la sua famiglia adottiva riceve una lettera che le restituisce la sua identità e un lasciapassare per il Giappone. Sembra qualcosa di molto buono su cui, a mio avviso, puoi ancora lavorare.

    10 Schegge di Adriano Muzzi

    Ciao Adriano,
    l’idea che sta alla base del tuo racconto è interessante, la seconda parte del testo molto scorrevole e avvincente e il finale buono, a parte l’ultima frase il cui richiamo (a prescindere se sia voluto o no) ad Ammanniti mi sembra un po’ fuori luogo . Trovo però alcuni problemi. L’avvio ad esempio. Ho fatto parecchia fatica a seguire il senso della vicenda, almeno finché non nomini sportelli e sicure. La sensazione di disorientamento permane per troppo tempo, avrei gradito qualche riferimento all’auto un po’ prima. Il personaggio poi non mi sembra completamente coerente. A tratti sembra un bambino molto piccolo (il tipo di linguaggio che usa). In altri passaggi sembra più grande (va a scuola , ha la consapevolezza per premeditare un omicidio, le capacità cognitive per trasformare la rabbia in un piano e la forza (psicologica e fisica) per realizzarlo. L’impressione è che tu ci debba rimettere sopra le mani.

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    in risposta a: [P] Schegge – di Adriano Muzzi #9372
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    l’idea che sta alla base del tuo racconto è interessante, la seconda parte del testo molto scorrevole e avvincente e il finale buono, a parte l’ultima frase il cui richiamo (a prescindere se sia voluto o no) ad Ammanniti mi sembra un po’ fuori luogo . Trovo però alcuni problemi. L’avvio ad esempio. Ho fatto parecchia fatica a seguire il senso della vicenda, almeno finché non nomini sportelli e sicure. La sensazione di disorientamento permane per troppo tempo, avrei gradito qualche riferimento all’auto un po’ prima. Il personaggio poi non mi sembra completamente coerente. A tratti sembra un bambino molto piccolo (il tipo di linguaggio che usa). In altri passaggi sembra più grande (va a scuola , ha la consapevolezza per premeditare un omicidio, le capacità cognitive per trasformare la rabbia in un piano e la forza (psicologica e fisica) per realizzarlo. L’impressione è che tu ci debba rimettere sopra le mani.

    in risposta a: [P] Un soffio di vento – di Angelo Frascella #9371
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    Ciao Angelo,
    il tuo racconto mi ha ricordato i romanzi di Gaiman (American Gods e I ragazzi di Anansi).
    Il non essere ricordati da nessuno uccide i personaggi di fantasia e il creatore (uno scrittore che non ce l’ha fatta a pubblicare, a differenza dei creatori degli Eterni) affida la loro sopravvivenza a suo figlio ascoltando la richiesta disperata di un folletto in procinto di sparire. Mi piace questa idea di doppia paternità. Il vecchio ha un figlio nella realtà in cui si trova e molteplici negli universi creati con le storie.
    Ho trovato molto bella la scena finale mentre la parte iniziale rischia di essere un po’ confusa e compiaciuta delle citazioni che non tutti sono in grado di cogliere. Complessivamente un buon racconto.

    in risposta a: [P] Cuore di uranio di Locatelli Luigi #9370
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    Ciao Luigi,
    Seppure condivido i commenti degli altri, il tuo racconto non mi è dispiaciuto. Vi ho trovato una buona idea, una buona scrittura (a parte qualche incertezza sul linguaggio), un buon ritmo. Qualche informazione in più non avrebbe guastato, ciò non toglie che il racconto sia comprensibile (le informazioni omesse generano qualche dubbio sul contesto ma non impediscono di capire gli eventi in corso) e godibile. Rimetterci le mani, in ogni caso mi sembra necessario.

    in risposta a: [P] Il vecchio #9369
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    ciao Diego,
    hai avuto una bella idea. Mi piace sia l’atmosfera, sia il ritmo blando del racconto. Ho avuto qualche difficoltà a capire a chi appartenesse la seconda voce. Forse avresti dovuto dare qualche info in più o quanto meno inserire il lampione al manifestarsi dell’interlocutore del vecchio la conclusione invece la trovo veramente buona, il punto più alto de racconto.

    in risposta a: [P] Tabula rasa #9368
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    Ciao Alberto,
    il tuo racconto è scritto molto bene e affronta in modo non scontato il tema della malattia e quello del razzismo. Ho però alcuni dubbi. Perché un’ambientazione texana, per degli eventi che potrebbero benissimo accadere a Roma, Milano, Napoli? Del Texas ne so troppo poco per potere giudicare, ma mi sembra che il quadro che ne esce soffra un po’ degli stereotipi. Se i texani sono in media razzisti, che impatto ha la battuta della vecchia madre? Pensala in bocca a una benpensante di sinistra milanese, romana o napoletana. Sarebbe interessante anche in contrasto col padre conservatore ma che in fin di vita accetta Claire.
    Anche il finale non mi ha convinto molto. Queste perplessità e critiche non mi impediscono, in ogni caso, di apprezzare la tua scrittura in generale e questa prova in particolare.

    in risposta a: [P] INNOCENTE DISTRAZIONE #9367
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    Ciao Beppe,
    ho apprezzato molto il tuo racconto. Di più, visto lo spazio a disposizione, non avresti potuto fare nel delineare i personaggi nel miscelare informazioni e azione. La tua vena fantascientifica mi sembra stia progredendo bene, soprattutto nel rendere il testo intellegibile ai profani. Ironico il giusto e con un finale riuscito. Inizia incuriosendo, scorre leggero e ti lascia col sorriso. Non raggiunge profondità abissali e, tutto sommato, anche questo è un pregio.

    in risposta a: [P] Figlia di nessuno #9365
    Ozbo
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    Ciao Alexia,
    come già altri ti hanno fatto notare il tuo racconto ha dell’ottimo materiale ma un ritmo e una voce che impediscono agli eventi di rendere al massimo. La nota a fine racconto, come ho già commentato altrove, è un espediente che trovo limitante e che non aggiunge niente al narrato (in quanto spiegazione non richiesta di un racconto che dovrebbe farsi leggere da solo). Per il resto hai una buona traccia. Mei appena finito di trucidare la sua famiglia adottiva riceve una lettera che le restituisce la sua identità e un lasciapassare per il Giappone. Sembra qualcosa di molto buono su cui, a mio avviso, puoi ancora lavorare.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 9 mesi fa da Ozbo Ozbo.
    in risposta a: [P] Pablo #9364
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    Ciao Angela,
    per me è parecchio complicato commentare questo racconto. Mi si genera un conflitto tra due diverse parti che, generalmente, cerco di fare andare d’accordo: lo scrittore e l’educatore.
    Il primo dice che il pregio maggiore del tuo racconto è lo scenario che costruisci. Complice la stagione torrida, sembra proprio di essere lì. Quanto allo sviluppo, invece, il maggior difetto è la mancanza di movimento. Il protagonista non si sposta molto dalla situazione iniziale. La tensione sale, abbiamo un locandiere che gli punta un coltello alla gola, ma si scioglie senza conseguenze, a parte un certo spavento del prete, dilapidando le potenzialità di azione.
    Il secondo, l’educatore, che conosce le problematiche e ha lavorato con i bambini di strada, invece, non riesce proprio a digerire questo prete “colonialista” e tende a solidarizzare col coltellaccio del locandiere.
    In ogni caso sia lo scrittore sia l’educatore hanno apprezzato la tua scrittura.

    in risposta a: [P] P’ngieng #9363
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    Ciao Ambra,
    Bel racconto il tuo. Gestito bene, nonostante una difficoltà oggettiva: quattro personaggi, due scimmie e due umani con lo stesso nome (mamma e papà). L’unico momento di perplessità e incertezza nella lettura l’ho avuto al punto “Mamma! Papà!” Ma il tutto viene fugato dalla parola “scimmie” poco dopo. Una sola perplessità: la nota. Secondo me il racconto non ne ha bisogno, anzi, a mio avviso, lo rende meno “racconto”. Comunque una buona prova. Complimenti.

    in risposta a: [P] IO di Marco Roncaccia #9204
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    Ciao Angela,
    Che dire?
    grazie! :)

    in risposta a: [P] IO di Marco Roncaccia #9189
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    Si è una delle chiavi possibili. Il titolo ad esempio puó rappresentarne un’altra. Il il protagonista opta per una vita grigia, dimenticando (rimuovendo è il termine esatto) x 364 giorni l’anno quella parte di se stesso un tempo  giovane ed idealista violentata e traumatizzata a Genova. Lui (l’io della voce narrante che da il titolo al racconto) è allo stesso tempo genitore (in relazione all’età adulta attuale) dimenticante che figlio dimenticato (quello che assiste impotente all’uccisione di Carlo. Queste sono le suggestioni dettate dal tema che ho cercato di sviluppare attraverso la storia. Per me il tema non è mai un recinto entro il quale collocare il racconto. Piuttosto uno stimolo, un punto di partenza dal quale sviluppare un ragionamento e una storia. Nel mio campo professionale, quello dell’educazione, si parla di “temi generatori” per indicare questo percorso.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 9 mesi fa da Ozbo Ozbo.
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    in risposta a: [P] IO di Marco Roncaccia #9183
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    Ciao Angelo, grazie del commento. Purtroppo nn ho la possibilità di articolare una risposta (sono al lavoro con connessione schifosa fino a domenica). Ti segnalo solo che il mio tema era l’altro: figli dimenticati. Prometto, appena posso di articolare meglio. Recentemente c’è stata una manifestazione di un sindacato di polizia per rimuovere il monumento che ricorda Carlo. Quale stimolo migliore? C’è qualcuno proprio oggi che vuole dimenticare e far dimenticare Carlo e tutti gli altri figli di quel G8.

    in risposta a: [T] IL BAMBINO CON IL GHIACCIOLO di Marco Roncaccia #8618
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    Grazie a tutt* per i commenti !
    @Fernando, come ho spiegato sopra il tema per me non poteva non essere la canzone degli Smiths. Grazie per l’apprezzamento.
    @Carolina @Linda Sono molto contento che abbiate colto lo spirito del racconto. Grazie.
    @Ceranu grazie della visita! Questo è un racconto a cui mi sono affezionato particolarmente.
    @Omaima grazie! Il tipo di linguaggio l’ho scelto in funzione del personaggio e del suo stato d’animo, un adolescente scappato di casa , nel mio immaginario si esprime così. :)

    in risposta a: [T] Chiamatemi Elvis #8609
    Ozbo
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    Chiamatemi Elvis di Fernando Nappo
    Ciao Fernando,
    mi piace il tuo personaggio, la sua malinconia, il suo essere in declino e anche, tutto sommato, la pacata accettazione della sua condizione. Un ottimo personaggio che però esce, alla fine del racconto immutato rispetto a come ce lo hai presentato all’inizio. E’ vero che nel frattempo ci ha raccontato di se stesso tutto il possibile, vista la brevità, ma per come la vedo io un racconto dovrebbe avere uno sviluppo, ci dovrebbe essere un cambiamento causato degli eventi. Quando frequentavo un laboratorio di scrittura, mi dicevano che il racconto è giustificato dall’essere il giorno più importante nella vita del protagonista. In caso di racconto molto breve dovrebbe addirittura descrivere il momento e non il giorno più importante. Secondo questa ottica al tuo bellissimo personaggio mi sembra che manchi qualcosa.

    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ecco la mia classifica e i miei commenti. Devo dire che stilare una classifica è sempre per me spiacevole perché porta ad attribuire una valore numerico a qualcosa che non può averlo e a alla forzatura di presumere che se il racconto si trova alla posizione 4 debba essere migliore o superiore a quello della posizione 5. Non credo ci siano racconti migliori o peggiori, c’è solo un grado di coinvolgimento che può crearsi tra lettore e testo oppure no. Come sempre ho faticato parecchio ad attribuire un numero alle vostre (nostre) fatiche di una sera-notte. E’ sicuramente non originale ma, vi garantisco, non di circostanza, fare a tutti i miei complimenti. Brave e bravi!

     

     

    Mia madre, di Omaima Marfoq

    Ciao Omaima Marfoq,
    Il tema del contest è centrato più volte, la collana che emette luce, la luce degli occhi di madre e figlia e la canzone degli Smiths tengono accesa la luce dell’amore per la madre ben oltre la morte di questa. Il racconto però risulta un po’ piatto. Ci metti di fronte a un incubo che ci fa rivivere la morte della madre in un incidente stradale (a cui peraltro la canzone degli Smiths fa riferimento) ma la tensione dal punto di vista del ritmo e dello stupore non sale mai. Le informazioni che fornisci sono troppe e spezzano il ritmo e i dialoghi non brillano per originalità. Una cosa che mi ha colpito è la presenza attiva della madre nel finale (se non ho capito male c’è il suo zampino ad accendere la radio). Fossi in te svilupperei maggiormente questa parte ed anche la trasmissione della luce attraverso gli occhi. Di solito non amo fare il grammatico e valuto soprattutto le idee e la loro resa però un maggiore controllo del testo non guasterebbe. A rileggerti.

     

     

    Una sedia in mezzo ai fiori – Carolina Pelosi
    Ciao Carolina,
    rispetto al tema, per come ho letto il tuo racconto, direi che ci siamo. La luce che non si spegne è il legame tra la protagonista e la sua amica. La distanza (la protagonista è appena tornata) e l’assenza di comunicazione (la protagonista non invia più lettere forse per la paura che ingenera in lei la pazzia) non riescono a spegnere l’affetto, alimentato dai ricordi che ci fai visualizzare come frammenti. Il testo è ben scritto (ma questa, visto che ti leggo da un po’ non è una novità) e, in tremila caratteri riesci attraverso dei frammenti a calare il lettore perfettamente lo stato d’animo della protagonista. Però manca qualcosa. L’errore che fai, a mio avviso è di omissione. Di una scena in cui succeda qualcosa di fortemente coinvolgente. La pazzia dell’amica ad esempio è un elemento forte che avresti potuto sfruttare meglio, o anche la morte della madre che invece liquidi abbastanza velocemente.

     

     

    Il Signor Colombo di Simone Cassia
    Ciao Simone,
    rispetto al tema, che inserisci per esteso alla fine del racconto, direi che ci siamo. Il racconto tocca un tema importante e l’anonimato di chi ci è vicino è reso benissimo con quel “Colombo o Columbo non ricordo bene”. Trovo però le riflessioni del protagonista preponderanti rispetto agli avvenimenti. Il protagonista ci dice parecchie cose ma ce ne mostra poche. Tanto che secondo me la considerazione sulla luce che ha dentro l’umanità rovina un po’ l’effetto della frase finale che, invece, posta in bocca al figlio, in relazione alla scoperta indiretta della fine dell’anziano, la trovo originale.

     

     

    Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
    Ciao Linda,
    Il tuo racconto mi riporta a una delle mie serie preferite: leftlovers. Riesci a creare lo stesso alone di mistero intorno alla scomparsa di Zoe. Sono d’accordo con te sulle spiegazioni che hai deciso di non dare. Il racconto è coerente lo stesso e comunque ci sono tutte le coordinate necessarie a capire cosa succede. Rimane il dubbio sulla questione delle luci non viste da Luca. Nel complesso una buona prova. La scena finale mi ha ricordato il film Melancholia di Lars Von Trier

     

     

    Grano nero, di Daniele Picciuti
    Ciao Daniele,
    Il racconto scorre benissimo, anche se l’esito finale non mi ha sorpreso. C’è solo un motivo per cui un minore possa rimanere da solo a badare ai campi senza l’intervento di assistenti sociali, polizia e tutto il resto, in Italia, e cioè che l’assassino sia lui e l’omicidio non sia stato scoperto. Mi è sembrato poi che la spiegazione sui fuochi fatui sia oltre la portata del ragazzo psicologicamente disturbato. La luce del fuoco fatuo è destinata a spegnersi prima o poi mentre quella del tema no. Insomma ti ho fatto un po’ le pulci ma la prova la trovo ottima. complimenti.

     

     

    Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
    Ciao Angelo,
    Vedo che sei passato dal lato oscuro della forza! Il racconto, come ti hanno fatto notare altri, ha delle zone d’ombra (scusami …. Non ho resistito). Nel senso che non credo di essere arrivato a una comprensione esaustiva di ciò che avviene e soprattutto delle regole che governano il mondo che ci proponi. Però devo dire che l’idea la trovo affascinante e la tua scrittura mi ha tenuto incollato al testo anche se sono rimasto con domande irrisolte. Forse hai immesso troppi personaggi e nomi che sommati all’ambientazione fuori dal comune alla fine lasciano un po’ interdetti. Insomma sono sicuro che con un maggiore respiro (3000 battute per la storia che vuoi raccontare mi sembrano poche) il tutto sarebbe più armonico e lineare.

     

    Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini

    Ciao Alice,
    Il tuo racconto mi è piaciuto soprattutto per come articoli il rapporto tra madre e figlia, seguendo il punto di vista della figlia. In particolare mi è piaciuto come hai reso il senso di inadeguatezza della figlia (il pezzo del puzzle sbagliato). Il tema mi sembra centrato in maniera paradossale (la cecità permette alla mamma di vedere la luce). Trovo anch’io un limite nelle informazioni che fornisci al lettore. Il finale conciliante ci può anche stare, anche se forse avresti dovuto articolare meglio il punto in cui la madre apre gli occhi. In ogni caso una buona prova.

     

     

    Minugai, di Raffaele Serafini
    Ciao Raffaele,

    anche io sono ignorante in fatto di inugai e forse questa ignoranza andrebbe presunta nel lettore. Ancora adesso non ho ben capito il rapporto tra la testa del cane morto nel capanno e il cane vivo. Sono sicuro che qualsiasi giapponese o amante del Giappone saprebbe rispondere, ma qui siamo in Italia e forse dovresti considerare che a MC approcciano autori diversi per formazione e interessi. A parte questo fatto il racconto è accattivante, ben scritto e la divisione in due parti convincente, il paradosso spazio temporale architettato dal demone ben congeniato. I miei complimenti.

     

     

    La lucina – Flavia Imperi
    Ciao Flavia,
    io apprezzo sempre chi rinuncia a una parte dei caratteri a disposizione. Lo trovo coraggioso. Tu riesci a costruire un racconto solo con i dialoghi e la cosa regge veramente bene, il racconto è abbastanza comprensibile (tranne all’inizio l’inserimento della mamma) e la storia divertente. Una sola cosa non mi convince: quello SLAM. Non siamo in un fumetto e lo Slam lo trovo una caduta di stile. Avresti potuto risolvere il tutto usando una riga con tre punti sospensivi ogni volta che cambia attore (da padre a madre e da madre a padre). Comunque una buona prova.

     

     

    Chiamatemi Elvis di Fernando Nappo
    Ciao Fernando,
    mi piace il tuo personaggio, la sua malinconia, il suo essere in declino e anche, tutto sommato, la pacata accettazione della sua condizione. Un ottimo personaggio che però esce, alla fine del racconto immutato rispetto a come ce lo hai presentato all’inizio. E’ vero che nel frattempo ci ha raccontato di se stesso tutto il possibile, vista la brevità, ma per come la vedo io un racconto dovrebbe avere uno sviluppo, ci dovrebbe essere un cambiamento causato degli eventi. Quando frequentavo un laboratorio di scrittura, mi dicevano che il racconto è giustificato dall’essere il giorno più importante nella vita del protagonista. In caso di racconto molto breve dovrebbe addirittura descrivere il momento e non il giorno più importante. Secondo questa ottica al tuo bellissimo personaggio mi sembra che manchi qualcosa.

     

     

    Risveglio di Eleonora Rossetti
    Ciao Eleonora,
    del tuo racconto mi piace soprattutto il montaggio. E’ ben scritto, come del resto mi aspetto da te. Però trovo che la luce in fondo al tunnel di quello che si risveglia dopo essere andato in coma sia un tema un po’ abusato e sicuramente poco originale, nel finale poi, secondo me, il cliché prende il sopravvento e ti fa perdere lo smalto che aveva invece la prima parte con la presentazione incrociata delle due voci. E’ un racconto, a mio avviso, parecchio al di sotto del tuo potenziale.

    1 Grano nero, di Daniele Picciuti
    2 Minugai, di Raffaele Serafini
    3 La lucina – Flavia Imperi
    4 Una sedia in mezzo ai fiori – Carolina Pelosi
    5 Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
    6 Chiamatemi Elvis di Fernando Nappo
    7 Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini
    8 Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
    9 Risveglio Eleonora Rossetti
    10 Il Signor Colombo di Simone Cassia
    11 Mia madre, di Omaima Marfoq

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da Ozbo Ozbo.
    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da Ozbo Ozbo.
    in risposta a: [T] RISVEGLIO – Eleonora Rossetti #8596
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    Risveglio di Eleonora Rossetti
    Ciao Eleonora,
    del tuo racconto mi piace soprattutto il montaggio. E’ ben scritto, come del resto mi aspetto da te. Però trovo che la luce in fondo al tunnel di quello che si risveglia dopo essere andato in coma sia un tema un po’ abusato e sicuramente poco originale, nel finale poi, secondo me, il cliché prende il sopravvento e ti fa perdere lo smalto che aveva invece la prima parte con la presentazione incrociata delle due voci. E’ un racconto, a mio avviso, parecchio al di sotto del tuo potenziale.

    in risposta a: [T] La lucina – Flavia Imperi #8139
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    Ciao Flavia,
    io apprezzo sempre chi rinuncia a una parte dei caratteri a disposizione. Lo trovo coraggioso. Tu riesci a costruire un racconto solo con i dialoghi e la cosa regge veramente bene, il racconto è abbastanza comprensibile (tranne all’inizio l’inserimento della mamma) e la storia divertente. Una sola cosa non mi convince: quello SLAM. Non siamo in un fumetto e lo Slam lo trovo una caduta di stile. Avresti potuto risolvere il tutto usando una riga con tre punti sospensivi ogni volta che cambia attore (da padre a madre e da madre a padre). Comunque una buona prova.

    in risposta a: [T] Minugai #8137
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    Ciao Raffaele, anche io sono ignorante in fatto di inugai e forse questa ignoranza andrebbe presunta nel lettore. Ancora adesso non ho ben capito il rapporto tra la testa del cane morto nel capanno e il cane vivo. Sono sicuro che qualsiasi giapponese o amante del Giappone saprebbe rispondere, ma qui siamo in Italia e forse dovresti considerare che a MC approcciano autori diversi per formazione e interessi. A parte questo fatto il racconto è accattivante, ben scritto e la divisione in due parti convincente, il paradosso spazio temporale architettato dal demone ben congeniato. I miei complimenti.

    in risposta a: [T] Grano nero #8130
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    Si in effetti nn lo dici, io però l’ho interpretato così …. E’ il rischio di lasciare le cose alla libera interpretazione del lettore D’altronde spesso gli assassini possono venire scoperti grazie a un misunderstanding … Evidentemente se fossi un poliziotto questa sarebbe la classica botta di culo. Comunque per me la prova è ottima

    in risposta a: [T] Con i tuoi occhi #8129
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    Ciao Alice,
    Il tuo racconto mi è piaciuto soprattutto per come articoli il rapporto tra madre e figlia, seguendo il punto di vista della figlia. In particolare mi è piaciuto come hai reso il senso di inadeguatezza della figlia (il pezzo del puzzle sbagliato). Il tema mi sembra centrato in maniera paradossale (la cecità permette alla mamma di vedere la luce). Trovo anch’io un limite nelle informazioni che fornisci al lettore. Il finale conciliante ci può anche stare, anche se forse avresti dovuto articolare meglio il punto in cui la madre apre gli occhi. In ogni caso una buona prova.

    in risposta a: [T] Gli inquilini del buio – Angelo Frascella #8123
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    Ciao Angelo,
    Vedo che sei passato dal lato oscuro della forza! Il racconto, come ti hanno fatto notare altri, ha delle zone d’ombra (scusami …. Non ho resistito). Nel senso che non credo di essere arrivato a una comprensione esaustiva di ciò che avviene e soprattutto delle regole che governano il mondo che ci proponi. Però devo dire che l’idea la trovo affascinante e la tua scrittura mi ha tenuto incollato al testo anche se sono rimasto con domande irrisolte. Forse hai immesso troppi personaggi e nomi che sommati all’ambientazione fuori dal comune alla fine lasciano un po’ interdetti. Insomma sono sicuro che con un maggiore respiro (3000 battute per la storia che vuoi raccontare mi sembrano poche) il tutto sarebbe più armonico e lineare.

    in risposta a: [T] Grano nero #8120
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    Ciao Daniele,
    Il racconto scorre benissimo, anche se l’esito finale non mi ha sorpreso. C’è solo un motivo per cui un minore possa rimanere da solo a badare ai campi senza l’intervento di assistenti sociali, polizia e tutto il resto, in Italia, e cioè che l’assassino sia lui e l’omicidio non sia stato scoperto. Mi è sembrato poi che la spiegazione sui fuochi fatui sia oltre la portata del ragazzo psicologicamente disturbato. La luce del fuoco fatuo è destinata a spegnersi prima o poi mentre quella del tema no. Insomma ti ho fatto un po’ le pulci ma la prova la trovo ottima. complimenti.

    in risposta a: [T] Dalla terra al cielo #8117
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    Ciao Linda,
    Il tuo racconto mi riporta a una delle mie serie preferite: leftlovers. Riesci a creare lo stesso alone di mistero intorno alla scomparsa di Zoe. Sono d’accordo con te sulle spiegazioni che hai deciso di non dare. Il racconto è coerente lo stesso e comunque ci sono tutte le coordinate necessarie a capire cosa succede. Rimane il dubbio sulla questione delle luci non viste da Luca. Nel complesso una buona prova. La scena finale mi ha ricordato il film Melancholia di Lars Von Trier

    in risposta a: [T] IL BAMBINO CON IL GHIACCIOLO di Marco Roncaccia #8110
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    Grazie Eleonora :)

    in risposta a: [T] IL BAMBINO CON IL GHIACCIOLO di Marco Roncaccia #8107
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    Ciao Eleonora,
    è un piacere ritrovarti. Quel che non capisco dal tuo commento è se la tua difficoltà è inerente all’attinenza al tema o alla coerenza interna del racconto.
    Se il problema è il secondo …come per Angelo qui sopra, c’è poco da fare e niente da aggiungere :) il lettore ha sempre ragione!
    Se invece è il tema che ti preoccupa … se ne può parlare.
    Cioè una volta assodato che quello che leggi è un racconto comprensibile, il discorso sul tema può non essere così diretto e lo spazio del forum può servire a chiarirlo.
    Ti anticipo che non avrei mai potuto mettere riferimenti alla canzone nel racconto, perchè il racconto è la canzone stessa (da qui l’idea di richiamarne il testo con gli a capo tipici delle canzoni) . Nel senso che sarebbe stato eccessivamente didascalico scrivere versi in inglese e poi far accadere (come avviene nel racconto) le cose descritte nei versi. L’opzione che ho scelto è stata quella di mostrare alcune scene suggerite dal testo della canzone e dargli una coerenza interna sotto forma di racconto. La sequenza, per come la vedo io è questa: il protagonista vede il bambino, seguiamo il suo flusso di coscienza e poi la sua scelta di sterzare e salvare il bambino, simbolo dell’amore tra lui e Gino e luce che non si spegne nemmeno con la morte dei due.

    Io credo che l’attinenza al tema possa essere anche un qualcosa di non eccessivamente diretto o didascalico su cui si può argomentare e discutere a latere del racconto. L’importante è che il racconto arrivi e si faccia leggere. Se il tema fosse stato Volare oh oh giudicherei coerente un racconto che parla del volo esattamente come uno che parla della canzone, ma questo è il mio punto di vista.

    in risposta a: [T] IL BAMBINO CON IL GHIACCIOLO di Marco Roncaccia #8084
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    Ciao Angelo,
    un padre gay che scappa con il filgio? No non era nelle mie intenzioni. Però è un’ottima traccia :) ci farò un pensierino per uno dei prossimi contest :)
    Io continuo a rileggerlo e ci trovo una sua coerenza, aldilà delle suggestioni musicali che hanno ispirato questo racconto. In ogni caso Grazie.

    in risposta a: [T] Il Signor Colombo #8073
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    Ciao Simone,
    rispetto al tema, che inserisci per esteso alla fine del racconto, direi che ci siamo. Il racconto tocca un tema importante e l’anonimato di chi ci è vicino è reso benissimo con quel “Colombo o Columbo non ricordo bene”. Trovo però le riflessioni del protagonista preponderanti rispetto agli avvenimenti. Il protagonista ci dice parecchie cose ma ce ne mostra poche. Tanto che, secondo me, la considerazione sulla luce che ha dentro l’umanità rovina un po’ l’effetto della frase finale che, invece, posta in bocca al figlio, in relazione alla scoperta indiretta della fine dell’anziano, la trovo originale.

    in risposta a: [T] Una sedia in mezzo ai fiori – Carolina Pelosi #8068
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    Ciao Carolina,
    rispetto al tema, per come ho letto il tuo racconto, direi che ci siamo. La luce che non si spegne è il legame tra la protagonista e la sua amica. La distanza (la protagonista è appena tornata) e l’assenza di comunicazione (la protagonista non invia più lettere forse per la paura che ingenera in lei la pazzia) non riescono a spegnere l’affetto, alimentato dai ricordi che ci fai visualizzare come frammenti. Il testo è ben scritto (ma questa, visto che ti leggo da un po’ non è una novità) e, in tremila caratteri riesci attraverso dei frammenti a calare il lettore perfettamente lo stato d’animo della protagonista. Però manca qualcosa. L’errore che fai, a mio avviso è di omissione. Di una scena in cui succeda qualcosa di fortemente coinvolgente. La pazzia dell’amica ad esempio è un elemento forte che avresti potuto sfruttare meglio, o anche la morte della madre che invece liquidi abbastanza velocemente.

    in risposta a: [T] Mia madre, di Omaima Marfoq #8061
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    Ciao Omaima Marfoq,
    Il tema del contest è centrato più volte, la collana che emette luce, la luce degli occhi di madre e figlia e la canzone degli Smiths tengono accesa la luce dell’amore per la madre ben oltre la morte di questa. Il racconto però risulta un po’ piatto. Ci metti di fronte a un incubo che ci fa rivivere la morte della madre in un incidente stradale (a cui peraltro la canzone degli Smiths fa riferimento) ma la tensione dal punto di vista del ritmo e dello stupore non sale mai. Le informazioni che fornisci sono troppe e spezzano il ritmo e i dialoghi non brillano per originalità. Una cosa che mi ha colpito è la presenza attiva della madre nel finale (se non ho capito male c’è il suo zampino ad accendere la radio). Fossi in te svilupperei maggiormente questa parte ed anche la trasmissione della luce attraverso gli occhi. Di solito non amo fare il grammatico e valuto soprattutto le idee e la loro resa però un maggiore controllo del testo non guasterebbe. A rileggerti.

    in risposta a: [T] IL BAMBINO CON IL GHIACCIOLO di Marco Roncaccia #7991
    Ozbo
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    Ciao Alice e ciao Daniele. E’ vero nel racconto mi sono abbandonato a riferimenti che chi non conosce la canzone non può cogliere. Non è necessario farlo e non si può negare che la frase, a prescindere dal fatto che sia un verso e il titolo di un componimento, abbia un suo potere evocativo che ha ispirato il racconto.
    C’è una luce che non si spegne mai. Quale è questa luce? Una interpretazione possibile è l’amore. L’amore è più forte della morte. La vita può spegnersi ma l’amore rimane. Ecco questa secondo è una interpretazione ammissibile del tema, quella che mi ha guidato nella scrittura.
    Questo non significa che sia l’unica e nemmeno la migliore.
    E se c’è qualcosa che sopravvive alla morte, caro Daniele… sicuro che non ci sia nemmeno uno Zombie? :)
    In ogni caso copio e incollo la traduzione in Italiano del testo della canzone. Secondo me merita, a prescindere dalla gara in corso. Grazie per essere passati di qui

    Portami fuori stanotte
    Dove c’è musica e c’è gente
    Giovane e animata
    Viaggiando nella tua auto
    Mai e poi mai Vorrei tornarmene a casa
    Perchè non ne ho più una

    Portami fuori stanotte
    Perché voglio vedere gente e
    Voglio vedere luci
    Viaggiando nella tua auto
    Oh ti prego non farmi scendere a casa
    Perchè non è la mia ma è la loro
    E io non sono più il benvenuto

    Se un autobus a due piani
    Si schiantasse contro di noi
    Morire al tuo fianco
    Sarebbe un modo celestiale di farla finita
    E se un camion di dieci tonnellate
    Ci uccidesse entrambi
    Morire al tuo fianco
    Sarebbe un piacere e un privilegio per me

    Portami fuori stanotte
    Portami da qualsiasi parte, non mi interessa dove
    Non mi interessa, non mi interessa
    E nel buio sottopassaggio
    Ho pensato Dio,finalmente è giunta la mia occasione
    Eppure una strana paura si impadroni di me
    E non riusci nemmeno a domandare

    Portami fuori stanotte
    Portami da qualsiasi parte,non m’importa
    Non m’importa non m’importa
    Basta viaggiare con la tua auto
    Mai e poi mai vorrei tornarmene a casa
    Perchè non ne ho una
    Non ne ho una

    Se un autobus a due piani
    Si schiantasse contro di noi
    Morire al tuo fianco
    Sarebbe un modo celestiale di farla finita
    E se un camion di dieci tonnellate
    Ci uccidesse entrambi
    Morire al tuo fianco
    Sarebbe un piacere e un privilegio per me

    C’è una luce che non si spegne mai
    C’è una luce che non si spegne mai
    C’è una luce che non si spegne mai
    C’è una luce che non si spegne mai

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da Ozbo Ozbo.
    in risposta a: [T] IL BAMBINO CON IL GHIACCIOLO di Marco Roncaccia #7907
    Ozbo
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    Partecipante

    Ciao Flavia, il tema dal mio punto di vista, è strutturato su più livelli, come ho cercato di spiegare sopra. Ti confesso però che la canzone (che amo) è la cosa che emotivamente mi ha condizionato di più. Gli a capo sono messi volutamente in quel modo :) volevo che ci fosse un richiamo visivo al testo di una canzone (lo so, forse sono malato di Morrisseyte, chiedo venia). Non è stata una scelta facile. La stessa Baraldi ha scritto su fb poco fa “non era facile scrivere un racconto ispirato a una canzone degli Smiths in soli 3000 caratteri” . Come darle torto?
    In ogni caso grazie, per il commento e per l’apprezzamento.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da Ozbo Ozbo.
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