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2 ottobre 2015 alle 14:49 in risposta a: Gruppo FRINGE: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #11553
Ecco la mia classifica:
1° – LAPIDBOOK – Marco Roncaccia
Mi sono chiesto a lungo come hai fatto a immaginare una storia simile. E ho riso, divertito e soddisfatto. Si tratta di un racconto, unico nel suo genere, che dimostra una eccezionale intelligenza da parte del suo ideatore. Complimenti. La storia nasce un po’ in sordina, poi si evolve in un crescendo di ironia, che coinvolge il lettore fino alla fine. E con l’ironia crescono gli “universi paralleli” di questo splendido racconto, vale a dire la sua dimensione erotica e la componente mistery. Il tutto in una attenta e misurata distribuzione di battute di “dialogo” scritte con eccezionale bravura. Insomma, davvero un’ottima prova.
2° – SUSY – Andrea Viscusi
Un racconto originale che si lascia leggere con interesse fino alla fine. Il parallelo con la fisica è affascinante e prepara molto bene il concetto di “altro universo” imposto dal contest. Il protagonista è credibile e coerente, ha “spessore” e i suoi pensieri vivono della stessa logica che conduce l’intero racconto fino al finale a metà strada tra il sorprendente e il matematicamente definito. Non so quali siano state le tue intenzioni nello scrivere questo racconto, ma non me ne frega niente. Il racconto è ben riuscito. Complimenti.
3° – IL GRANE FIENILE – Luchiastro
Si tratta di un racconto che porta in sè una notevole carica suggestiva, tale da affascinare il lettore e, a tratti, da suscitare in esso inquietudine e tensione. Non so, ci trovo qualcosa che mi riporta a Stephen King, ma anche a Niccolò Ammaniti, probabilmente per il modo in cui gestisci il rapporto tra figli e genitori e per quella carica di mistero e di incomprensione che è perfettamente simboleggiata in quello strano fienile su cui si incentra il racconto. Detto ciò, credo ci sarebbe stato bisogno di rendere un tantino più chiaro il finale che, a parere mio, subisce un po’ troppo l’intensità del mistero lasciando un po’ troppi interrogativi.
4° – LA REALTA’ INVENTATA – Luigi De Meo
Hai declinato il tema del mese nella maniera più semplice possibile, parlando appunto dell’altro universo (quello della fantasia) che si contrappone quotidianamente al nostro (quello cosiddetto reale). E questa semplicità credo sia stata la tua vera arma vincente, poiché hai potuto giocare sulla differenza di stile tra la narrazione dei due universi che, a mio parere, è la caratteristica migliore del tuo racconto. L’universo fantastico è descritto in maniera aulica, avvincente, credibile, quasi epica. L’universo reale, al contrario, è descritto con pratica crudezza, con una prosa molto più concreta, semplice e dal sapore quotidiano. In definitiva, sicuramente una buona prova.
5° – HEARTHOLE – Giulio Marchese
Una buona prova, soprattutto nello stile che è perfettamente funzionale ad alimentare la tensione nel lettore fino alle scene finali in cui il terrore si sviluppa in tutta la sua intensità. Così il racconto è un crescendo che culmina nella violenza di questa creatura ostile; la lentezza iniziale allora diventa rapidità, quasi essenzialità di narrazione, e anche questa è una caratteristica funzionale alla narrazione. In definitiva, credo si tratti di un bel racconto, leggibile e in grado di trasmettere le sensazioni che l’autore, con maestria, è riuscito a convogliarvi dentro. Complimenti.
6° – IL CANTO DELLA SIRENA – Alberto Della Rossa
Indubbiamente l’idea è buona e il racconto porta in sè, oltre ad evidenti citazioni piacevoli perché ben misurate, anche alcuni importanti spunti di originalità. Mi è piaciuto particolarmente il finale, molto Kubrickiano (ma anche Clarkiano), insomma sufficientemente intriso di quella “magniloquenza” che dà gusto e importanza alle storie di fantascienza. Ciò che mi convince meno è lo stile con cui porti avanti la narrazione: non so, ma è come se non ci fosse chiarezza su questo io narrante che a tratti trasmette molta umanità (soprattutto nella semplicità lessicale di alcuni passaggi) e a tratti sembra elevarsi ad un livello più consono ad una A.I.
Non credo che quel “centra” anzichè “c’entra” sia voluto: ma comunque si tratta di una disattenzione che noi che ci impegniamo a scrivere testi di qualità dovremmo evitare.
In definitiva, si tratta sicuramente di un buon racconto che, con qualche revisione a livello stilistico, potrebbe diventare ottimo.
7° – ANITA DALL’IMPERMEABILE GIALLO – Marina Usai
Un racconto su un tema delicato, non semplice da affrontare perché si corre facilmente il rischio di cadere nel banale, nel patetico, nello scontato. E poi si corre il rischio che qualcuno fraintenda tutto e pensi che la scelta del tuo tema sia dovuta solo al tentativo di “cavalcare l’onda” dei sentimenti altrui. Io non credo che sia opportuno spendersi in simili considerazioni, poiché ciò che conta è lo scritto e le potenzialità che esso possiede. Nel tuo caso, ciò che ammiro particolarmente è lo stile semplice e sinceramente distaccato che rende leggero e piacevole il racconto.
8° – SPECK SPRAY – Fernando Nappo
Un racconto che ha come migliore qualità lo stile, efficace e funzionale, sia nel descrivere questo altro universo, sia nel preparare e mostrare alla fine il colpo di scena che aggiunge ironia al tutto. Certo, il tema dell’altro universo è in qualche modo presente, se si intende appunto che il modo di pensare di questi fanatici della cucina li renda singolari e diversi da tutti noialtri abituati ai cibi in scatola e al mordi e fuggi. Oppure il concetto di altro universo è proprio in questa visione un po’ futuristica di industrializzazione pressoché totale del cibo (futuristica ma ahimé non troppo lontana dai nostri tempi prossimi venturi). Non so quale delle due possibili interpretazioni del tema tu abbia voluto perseguire, ma va bene così. Per il resto non aggiungo altro: a mio parere si tratta di un buon racconto, piacevole e originale.
9° – L’ANELLO PIU’ IMPORTANTE – Andrea Partiti
Un racconto basato quasi interamente su un dialogo, e che dialogo! Il protagonista è faccia a faccia con il sé stesso che abita però un altro universo. Lo trovo molto interessante come presupposto per il racconto e l’interpretazione del tema, che è fatta quasi alla lettera, acquista originalità e fascino proprio in questo dialogo. Ottimo il ritmo che caratterizza le battute di dialogo, sicuramente credibili ed efficaci. L’unica cosa che non va, a mio parere, è che alla fine resta un senso di “mancanza”, come se ci volesse qualcosa in più per rendere la storia un tantino più complessa e completa.
10° – NOI DUE – Marina Di Paola
Hai interpretato bene il tema del contest, specificando che il nostro universo è in qualche modo connesso con l’altro universo, quello dove sono i nostri cari che hanno compiuto il passaggio prima di noi. Ciò che penalizza il racconto, a mio parere, è lo stile, un po’ troppo “distante” dalla protagonista. Insomma, con una vicenda del genere, mi aspettavo di essere molto più coinvolto emotivamente. Invece ho come l’impressione che tu stessa ti sia impegnata a non lasciarti troppo coinvolgere nella narrazione, preferendo un tono narrativo da pura cronaca. Inoltre io avrei evitato l’incontro con la medium, che secondo me contribuisce a separare emotivamente il lettore dal protagonista.
11° – GIORNO DI MERCATO – Alexandra Fischer
Credo che il racconto risenta un bel po’ della brevità imposta dal contest. Peccato, perché l’universo che immagini è davvero affascinante e originale, e per apprezzarlo in pieno sarebbe opportuno descriverlo con più calma in un altro testo. La trama in sè è strettamente connessa con le regole e le caratteristiche di questo universo, e lo stesso vale per i personaggi che costruisci: sia l’una che gli altri risultano un po’ stretti in queste poche battute e il lettore, nonostante qualche rilettura, continua a provare un senso di confusione che non fa giustizia all’idea di base che, ripeto, è sicuramente positiva.
12° – LA VECCHIA VILLA MISTERIOSA – Nicoletta Fanuele
Hai scelto un genere molto particolare per il tuo racconto; si tratta di una favola che ondeggia tra il misterioso e il fantastico, con una serie di elementi che sembrano citazioni di classici dei vari generi (la villa misteriosa, il giradischi, il libro magico, gli omini verdi, il Re dell’universo, ecc…).
Per poter apprezzarlo, ho dovuto leggere il racconto nell’ottica del suo genere, senza pretendere logica di comportamenti o di deduzioni, senza illudermi di trovare una coerenza razionale ad ogni minimo evento narrato. Detto questo, il racconto funziona, più o meno, e il suo stile semplice ed essenziale è consono al genere della fiaba. Se non lo metto molto in alto in classifica è solo perché ci sono racconti con maggiore complessità che, a mio parere, vanno premiati più del tuo.
Si tratta di un racconto che porta in sè una notevole carica suggestiva, tale da affascinare il lettore e, a tratti, da suscitare in esso inquietudine e tensione. Non so, ci trovo qualcosa che mi riporta a Stephen King, ma anche a Niccolò Ammaniti, probabilmente per il modo in cui gestisci il rapporto tra figli e genitori e per quella carica di mistero e di incomprensione che è perfettamente simboleggiata in quello strano fienile su cui si incentra il racconto. Detto ciò, credo ci sarebbe stato bisogno di rendere un tantino più chiaro il finale che, a parere mio, subisce un po’ troppo l’intensità del mistero lasciando un po’ troppi interrogativi.
Credo che il racconto risenta un bel po’ della brevità imposta dal contest. Peccato, perché l’universo che immagini è davvero affascinante e originale, e per apprezzarlo in pieno sarebbe opportuno descriverlo con più calma in un altro testo. La trama in sè è strettamente connessa con le regole e le caratteristiche di questo universo, e lo stesso vale per i personaggi che costruisci: sia l’una che gli altri risultano un po’ stretti in queste poche battute e il lettore, nonostante qualche rilettura, continua a provare un senso di confusione che non fa giustizia all’idea di base che, ripeto, è sicuramente positiva.
Una buona prova, soprattutto nello stile che è perfettamente funzionale ad alimentare la tensione nel lettore fino alle scene finali in cui il terrore si sviluppa in tutta la sua intensità. Così il racconto è un crescendo che culmina nella violenza di questa creatura ostile; la lentezza iniziale allora diventa rapidità, quasi essenzialità di narrazione, e anche questa è una caratteristica funzionale alla narrazione. In definitiva, credo si tratti di un bel racconto, leggibile e in grado di trasmettere le sensazioni che l’autore, con maestria, è riuscito a convogliarvi dentro. Complimenti.
Mi sono chiesto a lungo come hai fatto a immaginare una storia simile. E ho riso, divertito e soddisfatto. Si tratta di un racconto, unico nel suo genere, che dimostra una eccezionale intelligenza da parte del suo ideatore. Complimenti. La storia nasce un po’ in sordina, poi si evolve in un crescendo di ironia, che coinvolge il lettore fino alla fine. E con l’ironia crescono gli “universi paralleli” di questo splendido racconto, vale a dire la sua dimensione erotica e la componente mistery. Il tutto in una attenta e misurata distribuzione di battute di “dialogo” scritte con eccezionale bravura. Insomma, davvero un’ottima prova.
Andrea Viscusi, il tuo problema continua ad essere il fatto che dai per scontato di aver capito le mie intenzioni. E’ vero che ogni racconto racchiude un messaggio, e forse il mio errore grossolano è stato illudermi (e credo sia stata la prima volta in senso assoluto) che un inutile racconto potesse in qualche modo contribuire ad una impresa titanica quale è quella a cui siamo chiamati per il fatto di essere cittadini europei. Non si tratta di cavalcare l’onda, cosa che dai per scontato, ma nel mio caso si tratta di una (forse puerile) immedesimazione che per qualche minuto mentre scrivevo mi ha conquistato, spingendomi a tentare di lasciare addirittura un messaggio a chi avrebbe letto (ma senza pregiudizi, si intende) le mie poche righe. Non c’entrano niente le foto dei cadaveri fin troppo note, né i plastici di Vespa: io non ho parlato di nessuno in particolare, ho parlato del nostro tempo, di quello che ci circonda e che sì, purtroppo, ci emoziona.
Andrea Viscusi, rispondo a te come ho fatto con un altro che ha criticato il mio racconto più o meno allo stesso modo. Il punto 1 della tua critica è giusto, quasi quasi lo condivido e credo che le ripetute critiche che in questa tornata ho ricevuto relativamente al mio tentativo di “ingannare” il lettore usando parole un po’ azzardate siano giuste e istruttive.
Anche nel tuo caso, però, ravviso un tentativo di giudicare lo scrittore anziché lo scritto, e questo non credo vada bene. E’ vero, ho scritto un racconto su un fatto attuale che suscita quotidianamente emozioni contrastanti nella gente comune. E’ vero, mi sono fatto prendere un po’ dall’emozione nello scrivere su tale fatto, al punto che ho voluto aggiungere una dedica finale che nulla aggiunge alla trama del racconto. E con questo? Credo che noi, che proviamo ad essere narratori, non possiamo sempre prescindere da ciò che ci accade intorno, solo perché magari il lettore superficiale potrebbe ritenere “furbetta” la nostra scelta di trattare temi scottanti. Insomma, certe vicende sono ormai frequenti nella nostra quotidianità e tacerle solo per non essere fraintesi credo sia un errore almeno di pari gravità allo scriverle per compiacersi con chi le legge. Credo ci voglia più serenità nel giudicare i racconti per quello che sono; sprecare energie mentali per andare a leggere le presunte intenzioni e per inutili dietrologie è decisamente poco consono a chi, come noi, cerca di spendersi in qualcosa che, dal giusto punto di vista, dovrebbe chiamarsi cultura.
Non hai messo il tuo commento sotto al mio racconto, quindi, non potendoti rispondere sotto la tua classifica, sono costretto a farlo qui.
Accetto ben volentieri le critiche e i consigli, anche l’ultimo posto, probabilmente meritatissimo. Sono quasi due anni che partecipo ininterrottamente a MC e ho sempre accettato ogni critica ai miei racconti. Questa è la prima volta che mi sento in dovere di replicare.
Ciò che non mi va è qualcosa del tipo – Nella scelta di scrivere di un tema di attualità così forte e controverso vedo il desiderio dello scrittore di voler “cavalcare l’onda” della sensibilità delle persone.-
Insomma, tu non mi conosci, vero? Eppure ti permetti di esprimere un giudizio che va ben al di là delle (quasi) tremila battute che ho scritto, andando addirittura a giudicare me per qualcosa che, se davvero così fosse, sarebbe decisamente esecrabile. Direi che i giudizi dei partecipanti a questo contest dovrebbero limitarsi ai testi presentati, eventualmente anche criticandoli con durezza, senza alcuna pietà. Ma se tu pensi che io abbia inteso cavalcare l’onda della sensibilità delle persone allora stai giudicando la persona, e non credo che sia opportuno farlo, soprattutto in questo contesto. Il tema da me trattato è attuale, è vero. Qualcuno ha detto che per tale motivo il mio racconto è destinato a perdere di interesse negli anni. Giusta critica. Non è giusto invece leggere intenzioni che potrebbero non essere esattamente come tu credi: non so tu, ma io non ho l’abitudine di sfruttare la sensibilità delle persone. Al massimo questa volta ho lasciato un po’ di sfogo alla mia sensibilità. Speriamo che nessuno ne cavalchi l’onda!
Andrea Partiti, grazie per il commento. Concordo sul fatto che il termine “esseri” sia funzionale al piccolo inganno che si consuma nei confronti del lettore, ma l’intento non era solo quello di mascherare la reale ambientazione del racconto; in realtà mi affascinava l’idea di prolungare quanto più possibile la metafora tra il viaggio reale di questa gente e il viaggio immaginario che spesso è protagonista di esodi narrati in fantascienza. Comunque, sul fatto che sia o meno lecito “ingannare” il lettore in un breve racconto, mi propongo, quando avrò fatto i miei giudizi e avrò un po’ di tempo, di postare un pezzo dell’introduzione di “Spirali” di Jeffery Deaver, un testo che ha cambiato il mio modo di immaginare i racconti brevi. A presto e grazie ancora!
4 settembre 2015 alle 0:25 in risposta a: Gruppo ALIGHIERI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #10523Ragazze e ragazzi, ecco la mia classifica con relativi commenti. Perdonatemi per il ritardo ma ho la preoccupante abitudine di rinviare sempre all’ultimo momento. Esattamente come sto facendo con la mia morte: ci penserò all’ultimo momento della mia vita.
1° – La sindrome di Olivia B. – Ambra Stancampiano
Un racconto surreale però al contempo didascalico, ondeggiante tra una ironica iperbole e una concretezza amara che fa riflettere. Mi è piaciuto, soprattutto perché è originale e declina al meglio il tema del mese. A me ha fatto venire in mente alcuni concetti del decadentismo, in particolare l’equivalenza tra vita e arte; qui abbiamo una sorta di equivalenza tra vita e immagine fotografica, il che, a ben vedere, è una amara considerazione sull’attualità. Forse ho viaggiato troppo con la mente, ma se così fosse sarebbe comunque merito di quanto hai scritto. Quindi complimenti e continua così.
2° – Voglio la bicicletta di E.T. – Fernando Nappo
Sicuramente un bel racconto, caratterizzato da uno stile che è tutt’uno con la trama, anzi le dà forza e la sostiene. Devo dire che il fatto che la madre sia morta è abbastanza prevedibile, ma non credo che il tuo intento fosse quello di creare un racconto “a sorpresa”. Si tratta invece di un racconto delicato, amaro e assolutamente realistico. Complimenti.
3° – L’amante silenziosa – Alberto della Rossa
Un racconto misterioso, che si offre a diverse interpretazioni. L’amante silenziosa sembra esistere solo per colui che la ama, e dunque sembra non essere una donna in carne e ossa ma un’entità spirituale, forse la musica stessa. Oppure l’amante è qualcosa di ancora più intenso e affascinante della musica, il che giustificherebbe il fatto che il racconto si sofferma molto più sul prima e sul dopo del concerto. Ma può darsi che la mia interpretazione sia errata, il che non è necessariamente un aspetto negativo del tuo racconto. Ho apprezzato molto i riferimenti armonici che citi, essendo pienamente d’accordo sul fatto che un accordo maggiore con settima minore rappresenti uno stato di tensione che necessita di sfociare in qualcosa di più definitivo, insomma una ottima metafora dell’essere innamorati. Ho invece apprezzato meno il concetto di “accordo giusto” nel finale: da amante della musica mi aspettavo che tu mi rivelassi davvero un accordo in grado di rappresentare l’appagamento in cui versa il protagonista in quella scena.
Detto ciò, confermo che il tuo stile è davvero interessante, ben misurato e ricco di stimoli capaci di suggerire in maniera chiara luoghi e sensazioni. Per restare nel campo musicale, credo che il tuo racconto sia un pezzo jazz, vale a dire una di quelle performance in cui si apprezza immediatamente la bravura stilistica mentre il contenuto lascia un tantino spiazzati.
4° – Vorrei poterti toccare – Eleonora Rossetti
Sei partita da una buona intuizione, un’idea di virus che (e non era affatto semplice) mi sembra originale e potenzialmente vincente. Lo sviluppo della storia è influenzato dalla brevità imposta del testo, e questo penalizza un po’ quell’idea che meriterebbe, a mio parere, una trattazione più ampia e articolata. Comunque hai dalla tua uno stile molto ben controllato, equilibrato e perfettamente funzionale al testo narrato.
5° – Lucas – Jhonnycato
Sono rimasto a lungo indeciso prima di esprimere un giudizio sul tuo racconto. Credo che esso abbia un fascino intenso che lega il lettore al testo, nonostante non si tratti di una storia del tutto originale e, proprio per questo, risulta piuttosto prevedibile. Però, continuo a dire, riesce a incuriosire lo stesso e leggerlo fino alla fine è comunque piacevole. Insomma, non mi sento né di penalizzarlo né di osannarlo. Ma si tratta certamente di una buona prova, questo è fuori di dubbio.
6° – L’altro lato del Big Bang – Angelo Frascella
L’idea di base, a mio parere, è grandiosa e potrebbe portare a storie molto interessanti e originali. Nel tuo caso, ovviamente, si notano le difficoltà dovute alla mancanza di caratteri: l’idea dell’universo ad elastico meritava di essere presentata con più calma: sarebbe stato bello descrivere le prime “visioni” ottenute dagli scienziati e le loro reazioni alla scoperta, così come sarebbe stato interessante mostrare altri eventi al contrario o, addirittura, raccontare il momento esatto in cui il tempo rimbalza su sé stesso nel punto di massima espansione dell’universo. Insomma, sto dicendo che da questa idea devi far venire fuori qualcosa di più corposo, non puoi limitarla ad un racconto di tremila caratteri. È come se tu avessi avuto una splendida stoffa e ti fossi limitato a tirarne fuori un semplice fazzoletto, anche un po’ sfilacciato…
7° – La macabra mascherata del 1511 – Fabio Tarussio
Non è bello penalizzare un racconto così ben scritto, in cui lo stile ha spessore e ricercatezza ed è perfettamente consono al testo e all’ambientazione descritta. Però è anche vero che si tratta di un racconto la cui trama ha il suo forte nell’evocazione di un fatto storico che andrebbe studiato a parte, aggiungendo cioè al testo del racconto un altro testo che descriva in maniera esaustiva tale avvenimento. Insomma, se io avessi conosciuto l’evento come te, sicuramente mi sarei esaltato nel riconoscerlo in questo bel racconto. Così, invece, resta un senso di insoddisfazione generale, ed è un peccato perché, come ti dicevo, lo hai scritto molto bene (soprattutto nella parte iniziale).
8° – L’invisibile – Diego Ducoli
Questo racconto ha di buono il coraggio e l’originalità. Pecca però di superficialità in alcuni punti, apparendo a tratti addirittura ingenuo. Certo, non si tratta di un racconto “impegnato”, quindi una certa semplicità sarebbe anche ammissibile, probabilmente dovuta. Ma continuo a pensare che qualche cosa vada rivista un tantino (il ciclo dell’attrice è inverosimile, la macchia sulla gonna altrettanto, il fatto che una simile scena venga girata così tutta intera ancora di più). Lo stile asseconda quella semplicità e quella linearità che il racconto trasmette.
9° – Mayflower – Marina Di Paola
C’è qualcosa da rivedere, forse più nello stile che nel contenuto di questo racconto che ha la logica semplice di una favola nera. Credo che i dialoghi vadano gestiti con più attenzione, soprattutto nell’intento di rendere un po’ più appassionante la vicenda che, allo stato attuale, risulta piuttosto distante e statica. C’è di buono un’idea che ha degli spunti di originalità e che, con qualche accorgimento, potrebbe davvero dare vita ad un bel racconto.
10° – Un insolito regalo da un uomo discreto – Alessandra Corrà
Credo che andrebbe curato meglio lo stile di questo racconto che, allo stato attuale, non convince del tutto. Si tratta di un’idea non proprio originale ma che comunque governi in maniera piuttosto efficace. Tuttavia non c’è sufficiente enfasi e tutto scorre in maniera piuttosto anonima, senza pathos. Inoltre ho qualche dubbio sulla perfetta adesione al tema del mese. In definitiva si tratta di un racconto da rivedere qua e là per farlo diventare qualcosa di veramente interessante.
11° – Pulizie generali – Chiara Rufino
Si tratta di un racconto fortemente penalizzato dalla mancanza di tempo più che di caratteri. Credo che avresti dovuto leggerlo e rileggerlo più volte per poter governare meglio l’evolversi di questa vicenda che potenzialmente non è male, ma il modo in cui è presentata non le rende affatto giustizia. Ad esempio avresti dovuto giostrare meglio l’effetto sorpresa quando si capisce che il protagonista è un nano e per giunta un ladro. Insomma, con un po’ più di lavoro, che ti invito a spendere per questo racconto, potresti ottenere sicuramente un risultato migliore. Quindi, datti da fare.
<p class=”MsoNormal” style=”text-align: justify;”>Si tratta di un racconto fortemente penalizzato dalla mancanza di tempo più che di caratteri. Credo che avresti dovuto leggerlo e rileggerlo più volte per poter governare meglio l’evolversi di questa vicenda che potenzialmente non è male, ma il modo in cui è presentata non le rende affatto giustizia. Ad esempio avresti dovuto giostrare meglio l’effetto sorpresa quando si capisce che il protagonista è un nano e per giunta un ladro. Insomma, con un po’ più di lavoro, che ti invito a spendere per questo racconto, potresti ottenere sicuramente un risultato migliore. Quindi, datti da fare.</p>
<span style=”font-size: 12.0pt; font-family: ‘Times New Roman’; mso-fareast-font-family: ‘Times New Roman’; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA;”>Questo racconto ha di buono il coraggio e l’originalità. Pecca però di superficialità in alcuni punti, apparendo a tratti addirittura ingenuo. Certo, non si tratta di un racconto “impegnato”, quindi una certa semplicità sarebbe anche ammissibile, probabilmente dovuta. Ma continuo a pensare che qualche cosa vada rivista un tantino (il ciclo dell’attrice è inverosimile, la macchia sulla gonna altrettanto, il fatto che una simile scena venga girata così tutta intera ancora di più). Lo stile asseconda quella semplicità e quella linearità che il racconto trasmette</span>
<span style=”text-align: justify; line-height: 1.5;”>Non è bello penalizzare un racconto così ben scritto, in cui lo stile ha spessore e ricercatezza ed è perfettamente consono al testo e all’ambientazione descritta. Però è anche vero che si tratta di un racconto la cui trama ha il suo forte nell’evocazione di un fatto storico che andrebbe studiato a parte, aggiungendo cioè al testo del racconto un altro testo che descriva in maniera esaustiva tale avvenimento. Insomma, se io avessi conosciuto l’evento come te, sicuramente mi sarei esaltato nel riconoscerlo in questo bel racconto. Così, invece, resta un senso di insoddisfazione generale, ed è un peccato perché, come ti dicevo, lo hai scritto molto bene (soprattutto nella parte iniziale).</span>
<span style=”font-size: 12.0pt; font-family: ‘Times New Roman’; mso-fareast-font-family: ‘Times New Roman’; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA;”>Sono rimasto a lungo indeciso prima di esprimere un giudizio sul tuo racconto. Credo che esso abbia un fascino intenso che lega il lettore al testo, nonostante non si tratti di una storia del tutto originale e, proprio per questo, risulta piuttosto prevedibile. Però, continuo a dire, riesce a incuriosire lo stesso e leggerlo fino alla fine è comunque piacevole. Insomma, non mi sento né di penalizzarlo né di osannarlo. Ma si tratta certamente di una buona prova, questo è fuori di dubbio.</span>
<p class=”MsoNormal” style=”text-align: justify;”>Sei partita da una buona intuizione, un’idea di virus che (e non era affatto semplice) mi sembra originale e potenzialmente vincente. Lo sviluppo della storia è influenzato dalla brevità imposta del testo, e questo penalizza un po’ quell’idea che meriterebbe, a mio parere, una trattazione più ampia e articolata. Comunque hai dalla tua uno stile molto ben controllato, equilibrato e perfettamente funzionale al testo narrato.</p>
<p class=”MsoNormal” style=”text-align: justify;”>C’è qualcosa da rivedere, forse più nello stile che nel contenuto di questo racconto che ha la logica semplice di una favola nera. Credo che i dialoghi vadano gestiti con più attenzione, soprattutto nell’intento di rendere un po’ più appassionante la vicenda che, allo stato attuale, risulta piuttosto distante e statica. C’è di buono un’idea che ha degli spunti di originalità e che, con qualche accorgimento, potrebbe davvero dare vita ad un bel racconto.</p>
Ciao Chiara e grazie per il commento. “Nero in Normandia” credo che sia un titolo appropriato, per via del “nero” che è il colore dominante della storia e per la “Normandia” che evidentemente è il luogo dove essa è ambientata. Devo aggiungere anche che con “nero” mi piaceva fare riferimento anche al “noir”, non nella connotazione giallistica di questo genere letterario ma spiccatamente nella caratteristica introspettiva che il buon noir non nega mai. Il nome Jhonny è il primo nome che mi è venuto in mente: probabilmente hai ragione, sono stato un po’ pigro nella scelta!
Ciao Eleonora e grazie anche a te. Il protagonista è un po’ pirla, in quel momento, hai ragione. Ma a me piace un sacco questa gente imperfetta che vive e sguazza nei miei racconti rendendoli un po’ meno scontati.
Ciao Alessandra e grazie per il tuo commento. Grazie soprattutto per aver colto la poesia. Complimenti.
L’idea di base, a mio parere, è grandiosa e potrebbe portare a storie molto interessanti e originali. Nel tuo caso, ovviamente, si notano le difficoltà dovute alla mancanza di caratteri: l’idea dell’universo ad elastico meritava di essere presentata con più calma: sarebbe stato bello descrivere le prime “visioni” ottenute dagli scienziati e le loro reazioni alla scoperta, così come sarebbe stato interessante mostrare altri eventi al contrario o, addirittura, raccontare il momento esatto in cui il tempo rimbalza su sé stesso nel punto di massima espansione dell’universo. Insomma, sto dicendo che da questa idea devi far venire fuori qualcosa di più corposo, non puoi limitarla ad un racconto di tremila caratteri. È come se tu avessi avuto una splendida stoffa e ti fossi limitato a tirarne fuori un semplice fazzoletto, anche un po’ sfilacciato…
Sicuramente un bel racconto, caratterizzato da uno stile che è tutt’uno con la trama, anzi le dà forza e la sostiene. Devo dire che il fatto che la madre sia morta è abbastanza prevedibile, ma non credo che il tuo intento fosse quello di creare un racconto “a sorpresa”. Si tratta invece di un racconto delicato, amaro e assolutamente realistico. Complimenti.
Un racconto misterioso, che si offre a diverse interpretazioni. L’amante silenziosa sembra esistere solo per colui che la ama, e dunque sembra non essere una donna in carne e ossa ma un’entità spirituale, forse la musica stessa. Oppure l’amante è qualcosa di ancora più intenso e affascinante della musica, il che giustificherebbe il fatto che il racconto si sofferma molto più sul prima e sul dopo del concerto. Ma può darsi che la mia interpretazione sia errata, il che non è necessariamente un aspetto negativo del tuo racconto. Ho apprezzato molto i riferimenti armonici che citi, essendo pienamente d’accordo sul fatto che un accordo maggiore con settima minore rappresenti uno stato di tensione che necessita di sfociare in qualcosa di più definitivo, insomma una ottima metafora dell’essere innamorati. Ho invece apprezzato meno il concetto di “accordo giusto” nel finale: da amante della musica mi aspettavo che tu mi rivelassi davvero un accordo in grado di rappresentare l’appagamento in cui versa il protagonista in quella scena.
Detto ciò, confermo che il tuo stile è davvero interessante, ben misurato e ricco di stimoli capaci di suggerire in maniera chiara luoghi e sensazioni. Per restare nel campo musicale, credo che il tuo racconto sia un pezzo jazz, vale a dire una di quelle performance in cui si apprezza immediatamente la bravura stilistica mentre il contenuto lascia un tantino spiazzati.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da
Raffaele Marra.
Grazie Marina per il tuo commento.
Grazie anche a te, Angelo. In effetti è da un po’ che non ci incrociavamo. Questa volta, invece, sembra di essere tornati nel lontano 2014 😉
Riguardo alla frase finale, è una constatazione amara e un po’ ironica del protagonista che, morendo, si rende conto che quella prigione buia dove era rimasto fino a quel momento era la vita e non l’inferno come egli stesso, in qualche istante, aveva dubitato.
Grazie Fernando per il tuo commento. Condivido, almeno in parte, i tuoi dubbi su quelli che sono i punti sui quali io effettivamente avrei preferito riflettere con più calma (e più caratteri).
Grazie anche a te Fabio per il tuo commento. Permettimi di difendere la scelta del fiammifero che, se è vero che allontana di poco il racconto da una intransigente credibilità, d’altro canto, se mi concedi, aggiunge un tocco di “poesia” alla scena finale. Insomma, mi piaceva l’idea di questo soldato che, per un attimo, compie un gesto molto distante dalla pratica militare, quasi un gesto domestico che però gli costa la vita.
Ambra, grazie mille per i complimenti. Devo ammettere che anche io, dopo aver scritto il racconto, mi sono chiesto quanto mi avesse influenzato “La guerra di Piero”. Credo che ci sia molto, poiché sono cresciuto ascoltando le canzoni-racconti del maestro. E questo, credimi, per me è un grande onore.
30 luglio 2015 alle 8:53 in risposta a: Gruppo VUOTO: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #9468Ecco i miei commenti e la classifica. Complimenti a tutti e alla prossima!
1° – LUI – Eleonora Rossetti
Un racconto gestito con buona maestria, intelligente e misurato, nonostante l’intensità della vicenda narrata. Notevole la capacità con cui la verità viene a galla in una sorpresa pre-finale che dà maggiore gusto al tutto. Lo stile è sobrio e asciutto, perfettamente funzionale alla storia. Molto originale la trama e sicuramente coerente con il tema del mese.
2° – GIUSTI O SBAGLIATI – Alberto Priora
Decisamente originale e sorprendente, questo racconto che parla di futuro e supera i limiti del pianeta con intelligenza e maestria. Ottima la sorpresa degli alieni, sicuramente ben celata nella prima parte del racconto che, invece, si sviluppa in un crescendo ben dosato e perfettamente funzionale alla rivelazione finale. Lo stile è duplice: dai dialoghi ben descritti e avvincenti della prima parte si passa ad una spiegazione necessaria nella seconda parte dove, sebbene il ritmo rallenti un po’ proprio per questa variazione stilistica, è assolutamente ben gestito il chiarimento della vicenda con tutta la sorpresa che in essa era nascosta.
3° – UN BUON PADRE – Roberto Romanelli
Un lungo monologo che si sviluppa come un sincero flusso di coscienza, un cinico sfogo di un uomo disincantato ma non del tutto rassegnato. Ottimo il finale a sorpresa che rivela, o per lo meno suggerisce l’identità del protagonista, elevando notevolmente il livello della storia e dimostrando, proprio nel contrasto tra la divinità del personaggio e la prosaicità dei suoi pensieri l’originalità del pezzo.
4° – VECCHIO BASTARDO – Fernando Nappo
Diretto e schietto, senza ipocrisie e buonismi, senza censure e ripensamenti. Un ottimo racconto che ha il coraggio di portare fino in fondo (e oltre) un concetto scomodo e terribile senza cercare in qualche modo di salvare il mondo con un lieto fine che avrebbe precipitato vorticosamente la qualità della vicenda. Invece il bello di questo racconto è proprio nella coerenza di un sentimento negativo, perfettamente trasmesso al lettore e ancora più terribile perché non se ne conoscono le vere motivazioni. Complimenti.
5° – RODRIGUEZ – M. R. Del Ciello
L’aspetto migliore di questo racconto è certamente nell’ambientazione che a me ha fatto venire in mente il cinema di Quentin Tarantino; e per ambientazione non mi riferisco solo all’insieme di luoghi, colori e odori che peraltro descrivi in maniera molto efficace, ma soprattutto al complesso di personaggi con la relativa dubbia moralità e il senso di decadenza che sembra non risparmiare nessuno. Ho qualche difficoltà a trovare una piena adesione al tema del contest. Comunque si tratta di un bel racconto.
6° – OPERAZIONE URLO – F. Nucera
Un racconto che con un inizio molto originale incuriosisce e diverte. Poi “il silenzio riportò Gino alla realtà” è una frase di grandissimo effetto: l’atmosfera cambia, i protagonisti no. Il resto del racconto assume un sapore amaro e attuale, andando a sfociare in una declinazione un po’ “allegorica” del tema del mese che trovo intelligente e coraggiosa.
7° – EDO – Barbara Comeles
Ciò che rimane di questo racconto è la carica emotiva che nasce, si evolve e si trasforma in una profonda amarezza che permane dopo la fine del racconto. La storia, in sé, non ha uno sviluppo originale né presenta alcuna sorpresa o alcun colpo di scena. Ma forse è proprio questa linearità crudele e inesorabile ad aumentare il senso di tristezza e di delusione che il testo vuole trasmettere.
8° – OGNI ULTIMA VOLTA – Christian Magrì
Incuriosisce molto durante lo sviluppo della vicenda, probabilmente perché sia come ambientazione che come trama risulta essere piuttosto originale e per nulla prevedibile. Ho dei dubbi sullo stile, un po’ “indefinito”, caratterizzato da una punteggiatura e da tempi verbali che, a mio parere, non favoriscono né lo scorrere del testo né la completa partecipazione emotiva del lettore con quanto accade al protagonista.
9° – L’ABITO MALVA – Alexandra Fischer
C’è qualcosa da rivedere in questo racconto, credo si tratti di una serie di cose di minima entità, ma la cui somma genera una sorta di dubbio generale che non permette di apprezzare il testo in pieno. Mi riferisco, ad esempio, alle protagoniste di cui una dovrebbe essere quella legata al tema, ma l’altra risulta essere più “centrale” e più “importante” nella narrazione. Mi riferisco anche all’accenno all’abito malva che, per dare titolo al racconto, risulta essere troppo marginale nella storia. Ho invece apprezzato nei primi righi la capacità di usare i colori per descrivere la scena. Quest’ultima caratteristica fa parte, credo, del tuo stile che ho trovato sicuramente buono e capace di mantenere in vita un racconto che, come dicevo, non convince del tutto.
10° – LA LUNA ALTA NEL CIELO – Omaima Marfoq
Un racconto che non convince in pieno nonostante una sorpresa finale che salva un po’ la qualità generale della vicenda. Ma restano comunque una serie di passi che andrebbero spiegati. A rileggerlo, credo che abbia preso il sopravvento la voglia di stupire rispetto all’esigenza di mettere su una storia credibile in ogni suo aspetto. Da rivedere anche lo stile, direi, un po’ frettoloso e impreciso, poco avvincente insomma.
Incuriosisce molto durante lo sviluppo della vicenda, probabilmente perché sia come ambientazione che come trama risulta essere piuttosto originale e per nulla prevedibile. Ho dei dubbi sullo stile, un po’ “indefinito”, caratterizzato da una punteggiatura e da tempi verbali che, a mio parere, non favoriscono né lo scorrere del testo né la completa partecipazione emotiva del lettore con quanto accade al protagonista.
L’aspetto migliore di questo racconto è certamente nell’ambientazione che a me ha fatto venire in mente il cinema di Quentin Tarantino; e per ambientazione non mi riferisco solo all’insieme di luoghi, colori e odori che peraltro descrivi in maniera molto efficace, ma soprattutto al complesso di personaggi con la relativa dubbia moralità e il senso di decadenza che sembra non risparmiare nessuno. Ho qualche difficoltà a trovare una piena adesione al tema del contest. Comunque si tratta di un bel racconto.
C’è qualcosa da rivedere in questo racconto, credo si tratti di una serie di cose di minima entità, ma la cui somma genera una sorta di dubbio generale che non permette di apprezzare il testo in pieno. Mi riferisco, ad esempio, alle protagoniste di cui una dovrebbe essere quella legata al tema, ma l’altra risulta essere più “centrale” e più “importante” nella narrazione. Mi riferisco anche all’accenno all’abito malva che, per dare titolo al racconto, risulta essere troppo marginale nella storia. Ho invece apprezzato nei primi righi la capacità di usare i colori per descrivere la scena. Quest’ultima caratteristica fa parte, credo, del tuo stile che ho trovato sicuramente buono e capace di mantenere in vita un racconto che, come dicevo, non convince del tutto.
Ciò che rimane di questo racconto è la carica emotiva che nasce, si evolve e si trasforma in una profonda amarezza che permane dopo la fine del racconto. La storia, in sé, non ha uno sviluppo originale né presenta alcuna sorpresa o alcun colpo di scena. Ma forse è proprio questa linearità crudele e inesorabile ad aumentare il senso di tristezza e di delusione che il testo vuole trasmettere.
Diretto e schietto, senza ipocrisie e buonismi, senza censure e ripensamenti. Un ottimo racconto che ha il coraggio di portare fino in fondo (e oltre) un concetto scomodo e terribile senza cercare in qualche modo di salvare il mondo con un lieto fine che avrebbe precipitato vorticosamente la qualità della vicenda. Invece il bello di questo racconto è proprio nella coerenza di un sentimento negativo, perfettamente trasmesso al lettore e ancora più terribile perché non se ne conoscono le vere motivazioni. Complimenti.
Un lungo monologo che si sviluppa come un sincero flusso di coscienza, un cinico sfogo di un uomo disincantato ma non del tutto rassegnato. Ottimo il finale a sorpresa che rivela, o per lo meno suggerisce l’identità del protagonista, elevando notevolmente il livello della storia e dimostrando, proprio nel contrasto tra la divinità del personaggio e la prosaicità dei suoi pensieri l’originalità del pezzo.
Un racconto gestito con buona maestria, intelligente e misurato, nonostante l’intensità della vicenda narrata. Notevole la capacità con cui la verità viene a galla in una sorpresa pre-finale che dà maggiore gusto al tutto. Lo stile è sobrio e asciutto, perfettamente funzionale alla storia. Molto originale la trama e sicuramente coerente con il tema del mese.
Decisamente originale e sorprendente, questo racconto che parla di futuro e supera i limiti del pianeta con intelligenza e maestria. Ottima la sorpresa degli alieni, sicuramente ben celata nella prima parte del racconto che, invece, si sviluppa in un crescendo ben dosato e perfettamente funzionale alla rivelazione finale. Lo stile è duplice: dai dialoghi ben descritti e avvincenti della prima parte si passa ad una spiegazione necessaria nella seconda parte dove, sebbene il ritmo rallenti un po’ proprio per questa variazione stilistica, è assolutamente ben gestito il chiarimento della vicenda con tutta la sorpresa che in essa era nascosta.
Un racconto che non convince in pieno nonostante una sorpresa finale che salva un po’ la qualità generale della vicenda. Ma restano comunque una serie di passi che andrebbero spiegati. A rileggerlo, credo che abbia preso il sopravvento la voglia di stupire rispetto all’esigenza di mettere su una storia credibile in ogni suo aspetto. Da rivedere anche lo stile, direi, un po’ frettoloso e impreciso, poco avvincente insomma.
Un racconto che con un inizio molto originale incuriosisce e diverte. Poi “il silenzio riportò Gino alla realtà” è una frase di grandissimo effetto: l’atmosfera cambia, i protagonisti no. Il resto del racconto assume un sapore amaro e attuale, andando a sfociare in una declinazione un po’ “allegorica” del tema del mese che trovo intelligente e coraggiosa.
Grazie per il commento, Alexandra. Devo dire che hai colto in pieno molti degli aspetti del mio racconto. Devo ammettere che il riferimento all’Immacolata come cambio di vita è una tua interpretazione che mi piace molto, ma non era esplicita nelle mie intenzioni. Sulla data di San Giovanni invece hai visto bene. Complimenti.
26 giugno 2015 alle 23:16 in risposta a: Gruppo VAMPIRA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #8768Ecco la mia classifica:
1 – The promise (Never)
Non mi piacciono i racconti strasentimentali in cui, per di più, c’è il solito ghost che, fatto di sola luce, non riesce ad abbracciare l’amata che intanto si strugge nella solitudine. È proprio questo allora il motivo per cui ho apprezzato particolarmente questa storia che non lascia affatto indifferenti, che non annoia, che sa sorprendere nonostante abbia un sapore già provato, che commuove e assorbe con saggezza e semplicità. Credo che la forza del tuo testo, e credo anche tua, sia lo stile poetico e totalmente credibile che hai adottato. Ogni frase, ogni parola sembra sinceramente ispirata, perfettamente consona alla protagonista e al suo stato d’animo. La sorpresa della gravidanza è la ciliegina sulla torta (nonostante il referto del medico, questa volta per niente poetico, sia piuttosto fantasioso). In definitiva, ti faccio complimenti per la tua capacità di coinvolgere il lettore e di portarlo in uno stato emozionale che tu stessa hai deciso per lui. Brava.
2 – La Torre delle Fiamme (Roberto Romanelli)
Un’ottima idea di partenza, sviluppata con coerenza e convinzione. Questa convinzione la trasmetti al lettore dimostrando che ci sai fare con le invenzioni anche grazie ad uno stile perfettamente funzionale al racconto. Quello che inventi è originale e avvincente e la storia, davvero “diversa” dalle altre per ambientazione, sviluppo e declinazione del tema del mese, risulta certamente ben riuscita.
3 – La nuda verità (Beppe Roncari)
Racconto che si basa sull’attesa di qualcosa che è molto difficile immaginare e che dunque sorprende il lettore con maestria e intelligenza. Tutto ciò è ottenuto grazie ad uno stile funzionale e ad una attenta costruzione parola per parola. Bello il riferimento al capolavoro hitchcockiano del quale ovviamente hai subito l’influenza come tu stesso sembri voler riconoscere ed esplicitare. Del maestro Alfred io qui riconosco anche l’ironia e la rapidità del capovolgimento finale.
4 – Quinto piano, scala B (Viviana Tenga)
Un racconto delicato, intimistico, quasi poetico nei contenuti piuttosto che nello stile asciutto e comunque gradevole. È un racconto femminile, non solo per le protagoniste ma anche per l’intensità delle emozioni che trasmette. In definitiva, un buon racconto, piacevole e sorprendente quanto basta, senza scossoni né pretese particolari, lineare e semplice.
5 – Ombre (Patty Barale)
Un racconto molto ben scritto, intelligente e fluido, piacevole e intrigante in ogni riga. Il finale gli dà quel gusto inatteso che fa rabbrividire, trasformando quella che sembra una critica al malcostume diffuso in molti paesi (soprattutto del sud) di spiare le vite degli altri in un dramma psicologico che sembra non avere fine se non nel sangue che richiama altro sangue. Insomma, sicuramente un’ottima prova. L’unica perplessità, se me lo concedi, è sulla pertinenza con il tema del mese: la luce di chi spia sembra piuttosto un pretesto per richiamare il tema. A pensarci bene, chi spia da dietro le finestre ci riesce molto meglio se sta con le luci spente; questa scelta, tra l’altro, avrebbe reso ancora più intrigante la scena iniziale che invece mi sembra un po’ “forzata”.
6 – La barca (Diego Ducoli)
Delle ottime descrizioni, piuttosto classiche ma comunque credibili e coinvolgenti, danno al racconto un sapore ben definito, un carattere preciso e quindi la capacità di lasciare un ricordo non banale. La storia, di per sé, non è originalissima, come anche la declinazione del tema del mese. Però il tutto è tessuto con buona maestria e ciò che ne viene fuori è un racconto assolutamente piacevole e ben riuscito.
7 – Alcor e Mizar (Luigi Locatelli)
Potenzialmente si tratta di un bel racconto, sentimentale e profondo, scritto bene e sufficientemente coinvolgente. Ciò che non convince è la successione dei momenti e, di conseguenza, degli stili. In altre parole, è come se non ci sia un giusto equilibrio tra le parti narrate al presente e quelle che costituiscono ricordi del passato. Comunque una prova, tutto sommato, non male.
8 – La vecchietta alla fermata del bus (Ambra Stancampiano)
Un racconto davvero originale nel finale a sorpresa che stravolge non solo le attese del lettore sulla trama ma addirittura il “carattere” della protagonista che da vecchietta calma e gentile si trasforma in una sorta di vendicatore notturno violento e implacabile. Non so che dire: la sorpresa è davvero ardita e sento vacillare l’equilibrio tra realtà e iperbole. In altre parole, quello che inizialmente sembra un racconto dai risvolti riflessivi nelle righe finali si trasforma in una sorta di tragicommedia fantozziana. Se questo ardito capovolgimento è voluto, allora è un pregio. Restano però i dubbi…
9 – La luce non si spegne mai (Gian De Steja)
Credo che manchi qualcosa a livello stilistico: non riesco a sentire emozioni o a sorprendermi in alcun modo di quello che accade, né sento crescere in me, leggendo, la curiosità per quanto possa accadere ancora. In altre parole, probabilmente il difetto di questo racconto consiste nella troppa linearità del raccontato, senza particolari sforzi di rendere un po’ più avvincente la trama. Quest’ultima, al netto dello stile, risulta comunque originale sia nell’ambientazione che nello sviluppo.
10 – C’è troppo peperoncino su questa pizza (Alessandra Corrà)
C’è troppa roba in questo racconto. Intendo dire che c’è una complessità di contenuti che, alla fine, non permette al lettore di apprezzare in pieno la storia. Il tema è affascinante e direi originale, ma un po’ si perde tra tanti particolari che trovo superflui come il peperoncino stesso sulla pizza, come il nome dell’organizzazione che non si sa bene cosa rappresenti e qualcos’altro del genere. Manca invece un riferimento più chiaro al tema del mese.
11 – Recuperi (Alexandra Fischer)
Risulta di difficile lettura, a causa di uno stile un po’ troppo artefatto che rallenta notevolmente l’andamento della storia. Detto ciò, ho delle perplessità sulla pertinenza della storia con il tema del mese: la luce che non si spegne mai dovrebbe essere il rapporto con la famiglia paterna o la speranza di ritrovare addirittura l’affetto del padre? In entrambi i casi, il testo non riesce a trasmettere il giusto coinvolgimento emotivo della protagonista e la storia, di conseguenza, risulta essere quasi indifferente a chi la legge.
2 giugno 2015 alle 20:44 in risposta a: Classifiche dei GIRONI e ammessi a FASE FINALE (giudizio Di Giulio) #7543Al link seguente potete accedere al mio commento musicale al racconto che ho scelto tra quelli in gara: Moai di Francesca Nozzolillo. Buon ascolto!
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 11 mesi fa da
Raffaele Marra.
Ecco la mia classifica. Credo sia stata la classifica più difficile da stilare.
Ho cercato di ripensare più volte ai racconti letti e alla fine ho preferito
premiare quelli che mi hanno lasciato un ricordo più vivo.
Ad ogni modo, complimenti a tutti!
1 – Cristina Danini: La prima battaglia
Molto originale l’ambientazione del racconto. Devo dire che la tua storia mi ha
sorpreso in molti tratti, innanzitutto quando ho scoperto che si trattava di
Amazzoni, poi quando ho scoperto l’età della protagonista, poi quando si è
incontrata con il fratello. Insomma, in pochi caratteri hai delineato una vicenda
in cui si alternano tanti elementi ben cuciti da uno stile funzionale che è in
grado di trasmettere l’azione di battaglia con assoluta maestria.
2 – Diego Ducoli: La prima comunione
Fin dal titolo mi aspettavo un racconto in cui qualcuno che non poteva (per
motivi spirituali) veniva costretto a sposare una fede religiosa. Poi i cenni
iniziali al padre della bimba mi hanno convinto che il padre fosse addirittura
Lucifero in persona (scacciato con i suoi amichetti) e che il motivo per cui la
bambina non volesse la comunione fosse chiaro e ovvio. Invece mi hai sorpreso del
tutto nella seconda metà quando hai stravolto l’impianto sapientemente costruito
e mi hai immerso in una metafora che trovo originalissima, ben rappresentata e
anche perfettamente consona al tema del mese.
3 – Beppe Roncari: L’uguaglianza di genere
Un raccolto molto originale, con un punto di vista inatteso e una serie di colpi
di scena che si avvicendano nel finale rendendolo particolarmente avvincente.
L’atmosfera è resa molto bene, il genere horror è perfettamente funzionale al
racconto e non è mai fine a sè stesso. Lo stesso dicasi per gli accenti “erotici”
che danno ancora più gusto alla narrazione intera. Complimenti.
4 – Francesca Nozzolillo: Moai
Ha la capacità di trasmettere, nella prima parte, lo stato d’animo del
protagonista. Lo stile semplice e misurato è efficace e fa sì che il testo scorra
con piacere e interesse. Nella seconda parte si nota un cambio di stile che può
anche essere funzionale al cambio di punto di vista. Ma ciò che lascia davvero
stupiti, e devo dire in positivo, è l’accenno finale all’età dei due combattenti.
Credo sia il vero colpo di scena della storia e l’essenzialità con cui dai questa
informazione, con distacco e finto disinteresse, rende il tutto ancora più
sorprendente. Ottima prova
5 – Carolina Pelosi: Anima e corpo
Trovo che il tema sia assolutamente ben centrato, che il concetto di
“combattimento” sia il vero protagonista della vicenda, declinato in varie
versioni, sia in senso metaforico che concreto. Apprezzo molto la dualità della
storia, la capacità che hai dimostrato di fondere ad arte eventi completamente
diversi eppure tra di loro concatenati e funzionali. Complimenti.
6 – Fernando Nappo: Licantropina
Dal titolo, mi aspettavo un racconto ironico e dissacrante, e invece mi trovo
davanti una storia che intende far rabbrividire il lettore e stupirlo con un
orrore inatteso che risponde ad un orrore iniziale. In tal modo, il finale è
sufficientemente originale al punto da garantire un tocco di novità ad un tema
che risulta trito e ritrito. Ho qualche dubbio sul fatto che il combattimento sia
davvero il tema di questo racconto, ma comunque si tratta di una buona prova.
7 – Patty Barale: Black Friday
Devo dire che si tratta di un racconto, non volermene, totalmente femminile. La
donna è protagonista in quella che è un’attitudine diffusa e immancabile
(perdonami ancora, ma mi riesce difficile immaginare me o la maggior parte degli
uomini a sgomitare per primeggiare all’apertura dei saldi) e, soprattutto, è
protagonista nel finale in cui il combattimento ottiene il suo risultato dolce e
prezioso. Complimenti per l’originalità!
8 – Enrico Nottoli: Tutte le cose perdute
Lo stile efficace, amaro e ben costruito rende questo racconto interessante,
quasi avvincente, decisamente piacevole. Il lungo monologo del protagonista è
veritiero, estremamente concreto e realistico. Il tema del combattimento è
accennato, sebbene, a pensarci bene, è presente in tutto il racconto sottoforma
di metafora. Direi che si tratta di una buona prova, nonostante un verbo non
corretto che stride con tutto il resto.
9 – Vilma Creti: Potenza per vincere
La qualità migliore di questo racconto è lo stile, perfettamente funzionale alla
descrizione delle scene di azione e a suggerire lo stato d’animo della
protagonista pur senza svelare prematuramente il rapporto che c’è tra lei e
Loris. Questo disvelamento, che si concretizza alla perfezione nella battuta
finale, diventa così un efficace colpo di scena che aggiunge ulteriore qualità al
racconto.
10 – Sara Passannanti: Istinto materno
Un’ottima prima parte, in cui fiaba, legenda e orrore si mescolano abilmente
anche grazie ad uno stile asciutto impreziosito di tanto in tanto da qualche
misurato slancio aulico. La seconda parte, dove il tema del combattimento diventa
centrale, andrebbe un po’ rivista, a mio parere. Mancano alcune informazioni
fondamentali per rendere credibile e avvincente la vicenda. Inoltre, mentre la
mamma e il mostro combattono, sarebbe interessante fare qualche cenno al bambino
che, per lunghi tratti, sembra assente. Insomma, una prova potenzialmente
positiva, ma che andrebbe un po’ arricchita per poter essere apprezzata in pieno.
11 – Sharon Galano: Un’incurabile mancanza di puntualità
Da un’idea buona è venuto fuori un racconto che, secondo me, andrebbe rivisto
sotto alcuni aspetti. In particolare trovo un po’ forzata la pertinenza al tema
del mese e credo che sia necessario rivedere alcune frasi per far sì che la
sorpresa finale risulti davvero tale e non sia intuibile molto prima. Comunque si
tratta di una buona prova.
12 – Stefano Pastor: Amore mio
Il tema del combattimento è centrato, e lo sarebbe stato anche senza quella
battuta finale che trovo, sinceramente, un po’ retorica. Per il resto, il
racconto sa mantenere un buon alone di mistero fino a circa la metà. Poi
purtroppo si lascia permeare troppo, a mio parere, dal sentimentalismo che nella
tematica del rapporto tra uomini e cloni è ormai ricorrente e scontato.
Fuori classifica – Raffaele Marra: Il ragno nero
Caro Raffaele, credo che questa storia avrebbe meritato un po’ più di quei miseri
3300 caratteri nei quali ti sei ingarbugliato nel tentativo disperato di
trasmettere una vicenda piuttosto complicata e, con essa, una serie di sentimenti
che dovevano maturare con calma fino a convincere e conquistare l’immaginario di
noi lettori. Che dire, lo stile non è male, ma la storia questa volta non arriva
come dovrebbe. Prometti a noi tutti che la prossima volta ritroverai la via della
semplicità proprio come un bambino vero (non come quelli incasinati delle tue
storie un po’ improbabili).
Ok. Lo prometto.
L’idea è questa: un ragazzino ha un male terribile che nessuno sa come curare. Nella disperazione, i medici propongono alla madre un metodo sperimentale basato sull’autosuggestione: mettono su una messinscena con la complicità di tutti per convincere Paolo di essere una sorta di supereroe, capace di sconfiggere ogni forma di male. La speranza è che Paolo affronti da sé la malattia combattendo con la forza di volontà e riesca a vincere là dove nessuno è più in grado di intervenire. Devo dire che avete ragione: raccontare tutto ciò nello spazio di 3000 caratteri e nel tentativo di dare comunque uno stile efficace al testo è stata davvero dura!
23 aprile 2015 alle 20:20 in risposta a: CORIOLANO: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #6095A cose fatte, mi permetto di lanciare un esperimento per quest’anno: commentare con la musica il racconto che più mi ha suscitato emozioni. Questo è il mio commento a “La primavera dentro” di Willy. Complimenti a lui e buon ascolto a tutti.
22 aprile 2015 alle 23:37 in risposta a: CORIOLANO: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #6061Ecco la mia classifica. Complimenti a tutti.
1° – La primavera dentro – Willy
Hai scelto un tema che, di solito, può portare verso patetiche ed inutili rassegne di buoni sentimenti da vicenda strappalacrime oppure verso qualcosa di memorabile. Nel tuo caso trovo che l’equilibrio dato al testo e il buon dosaggio di toni poetici ma non scontati né ridondanti siano sufficienti a garantire un buon successo a questo racconto che ha il pregio di stupire con un finale tanto “normale” da apparire, appunto, sorprendente.
2° – Sono qui – F.F.F.
Questo è un racconto che lascia decisamente il segno. Ciò che rimane, in particolare, è il senso di panico vissuto dalla protagonista ed espresso con un tono che trovo agghiacciante nella sua spontaneità e nel sapore vagamente (e saggiamente) infantile. In altre parole, il testo è capace di coinvolgere il lettore nel terrore della protagonista andando a pescare nelle paure recondite che ognuno ha, nonostante si illuda di averle allontanate con la razionalità e la maturità.
3° – Scarpette di cristallo – Angelo Frascella
Come al solito fai della semplicità (almeno apparente) e dell’ironia le tue armi migliori. Questa volta, sono al servizio di un racconto che è una critica intelligente della realtà in cui viviamo e, oltre a far sorridere, fa pensare. L’equilibrio e la coerenza stilistica impreziosiscono il testo rendendolo godibile e invogliano la lettura fino al finale.
4° – Potere – Carolina Pelosi
Decisamente un buon racconto, sostenuto da dialoghi molto ben riusciti e da una logica che, per quanto abbia dell’irrazionale, risulta coerente e credibile fino alla fine. Manca un po’ di partecipazione emotiva, ma la cosa non stona. Il vero protagonista della storia è il dialogo, non solo inteso come cifra stilistica, ma soprattutto come tema fondamentale e frutto del “potere” di cui parli.
5° – Interferenze – Adriano Muzzi
Riconosco delle suggestioni provenienti dai classici della letteratura e della cinematografia di fantascienza. La “sentinella” sulla Luna, che capisce il livello di evoluzione dell’essere umano e ricorre automaticamente al riparo è un’idea di A. Clarke, splendidamente rappresentata da S. Kubrick. Di chiara impronta Clarkiana/Kubrickiana è il parallelepipedo di metallo che appare agli astronauti, mentre nel dialogo tra questi e la base risento alcune battute tratte da “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. Tutto ciò non è affatto un difetto, a mio parere, ma si tratta di colte citazioni dei capisaldi del genere. L’originalità del testo, direi, è affidata alla presenza di due protagonisti assolutamente reali e appartenenti alla nostra memoria non cinematografica, questa volta, ma storica. E la cosa più affascinante, alla fine, risulta l’interrogativo (ancora una volta dal gusto meravigliosamente Clarke/Kubrick) che ci lascia il finale catastrofico: se ciò che narri è la vera storia, come sembra tu voglia intendere, allora che ne è stato del genere umano? E, soprattutto, chi siamo allora noi?
6° – Impresa epica – Manuel Piredda
Racconto divertente, evocativo e saggiamente parodistico. Lo stile è ben sostenuto, quasi ovunque costruito ad arte e perfettamente funzionale alla storia narrata e al tono iperbolico che sottolinea l’ironia di base. Proprio questa bella caratteristica, nei (pochi) punti in cui lo stile cede un tantino alla necessità di raccontare o alla fretta, evidenzia qualche piccolo difetto nel testo che, comunque, rimane davvero ben scritto.
7° – Offline – Andrea Viscusi
L’idea è buona, io apprezzo molto i racconti con finale a sorpresa e la tua scelta, amaramente ironica, sembra appropriata. Tuttavia lo stile asciutto, a mio parere, non permette la giusta partecipazione emotiva da parte del lettore e lascia l’impressione di una vicenda che si smaltisce in maniera piuttosto frettolosa. Mi piace, invece, il tentativo di dare spessore (pseudo-) scientifico allo stile, con la ricerca di qualche particolare tecnico, qua e là, che non suona affatto banale. Però, proprio per questo tuo tentativo da apprezzare, mi chiedevo se sia poi credibile che un guasto in un’orbita eliostazionaria (“elio” e non “geo”) causi una caduta sulla superficie terrestre (Yemen).
8° – L’ora di libertà – Linda de Santi
Si tratta di un bel racconto, caratterizzato da uno stile asciutto e da dialoghi credibili e funzionali alla trama. In altre parole, si lascia leggere fino in fondo con leggerezza e con curiosità. Devo dire però che non trovo molto originale il tema trattato; o per lo meno, in un tema stra-utilizzato, sarebbe stato gradito qualche bell’elemento di novità che qui stento a individuare. Ben centrato il tema del mese; in questo caso il “guasto” è davvero fondamentale nella vicenda.
9° – Sordo cieco muto – Alessandro Duino
Mi sono chiesto più volte se la sensazione di “confusione” che traspare dal tuo racconto fosse dovuta ad una mia incapacità di entrare nella storia o ad una oggettiva impenetrabilità del testo. Mi resta il dubbio, così come resta la sensazione di un racconto che ha un bel potenziale, sia a livello di stile che a livello di contenuti. Secondo me, la brevità non ha giovato al contenuto lasciando alcuni particolari, che stuzzicano la curiosità e risultano praticamente indispensabili, nascosti nel “non detto”.
Mi sono chiesto più volte se la sensazione di “confusione” che traspare dal tuo racconto fosse dovuta ad una mia incapacità di entrare nella storia o ad una oggettiva impenetrabilità del testo. Mi resta il dubbio, così come resta la sensazione di un racconto che ha un bel potenziale, sia a livello di stile che a livello di contenuti. Secondo me, la brevità non ha giovato al contenuto lasciando alcuni particolari, che stuzzicano la curiosità e risultano praticamente indispensabili, nascosti nel “non detto”.
Riconosco delle suggestioni provenienti dai classici della letteratura e della cinematografia di fantascienza. La “sentinella” sulla Luna, che capisce il livello di evoluzione dell’essere umano e ricorre automaticamente al riparo è un’idea di A. Clarke, splendidamente rappresentata da S. Kubrick. Di chiara impronta Clarkiana/Kubrickiana è il parallelepipedo di metallo che appare agli astronauti, mentre nel dialogo tra questi e la base risento alcune battute tratte da “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. Tutto ciò non è affatto un difetto, a mio parere, ma si tratta di colte citazioni dei capisaldi del genere. L’originalità del testo, direi, è affidata alla presenza di due protagonisti assolutamente reali e appartenenti alla nostra memoria non cinematografica, questa volta, ma storica. E la cosa più affascinante, alla fine, risulta l’interrogativo (ancora una volta dal gusto meravigliosamente Clarke/Kubrick) che ci lascia il finale catastrofico: se ciò che narri è la vera storia, come sembra tu voglia intendere, allora che ne è stato del genere umano? E, soprattutto, chi siamo allora noi?
<p class=”MsoNormal” style=”text-align: justify;”>L’idea è buona, io apprezzo molto i racconti con finale a sorpresa e la tua scelta, amaramente ironica, sembra appropriata. Tuttavia lo stile asciutto, a mio parere, non permette la giusta partecipazione emotiva da parte del lettore e lascia l’impressione di una vicenda che si smaltisce in maniera piuttosto frettolosa. Mi piace, invece, il tentativo di dare spessore (pseudo-)scientifico allo stile, con la ricerca di qualche particolare tecnico, qua e là, che non suona affatto banale. Però, proprio per questo tuo tentativo da apprezzare, mi chiedevo se sia poi credibile che un guasto in un’orbita eliostazionaria (“elio” e non “geo”) causi una caduta sulla superficie terrestre (Yemen).</p>
<p class=”MsoNormal” style=”text-align: justify;”>Questo è un racconto che lascia decisamente il segno. Ciò che rimane, in particolare, è il senso di panico vissuto dalla protagonista ed espresso con un tono che trovo agghiacciante nella sua spontaneità e nel sapore vagamente (e saggiamente) infantile. In altre parole, il testo è capace di coinvolgere il lettore nel terrore della protagonista andando a pescare nelle paure recondite che ognuno ha, nonostante si illuda di averle allontanate con la razionalità e la maturità.</p>
18 marzo 2015 alle 14:59 in risposta a: Lista racconti ammessi e vostre classifiche – MC DEMO EDITION #4606Ecco la mia classifica. Complimenti a tutti.
1° – Venerdi 12 – di Luca Pagnini
Ho ritrovato il tono poetico e descrittivo, al tempo stesso struggente e distaccato che vive in alcune canzoni di De Andrè, e questo già era sufficiente per centrare il tema del contest. La narrazione è portata avanti in maniera eccellente, con un’alternanza tra passato e presente, tra prima e dopo, che affascina il lettore. Il protagonista è definito con intelligente perizia, inserito in un contesto di vita ben preciso, con affetti, storie, carattere che, sebbene solo accennati, sono concreti e credibili. Insomma, in poche righe hai dato vita ad un racconto di straordinario impatto sia dal punto di vista stilistico che per quanto riguarda la carica evocativa. Unico appunto: ritengo che la frase finale che contestualizza l’evento sia superflua e troppo didascalica, una sorta di aggiunta posticcia ad un testo che risulta già perfettamente collocato nello spazio, nel tempo e nella memoria.
2° – Facilmente edibile – di Marco Roncaccia
Un racconto in cui la forma e il contenuto si sposano alla perfezione. La prima parte è gestita con intelligenza, con un attento dosaggio tra errori e scorrevolezza del testo (credo sia molto più difficile scrivere un testo con una serie di errori voluti e non un testo ineccepibile). La seconda, scritta in seconda persona, aumenta il fascino formale del testo dando una svolta anche alla trama che assume un andamento totalmente inatteso, originalissimo e, devo dire, perfettamente adeguato al tema del contest.
3° – Souvenir – di Serena Aronica
Una bella introspezione psicologica che caratterizza e definisce un personaggio ambiguo e proprio per questo difficile da rappresentare. La storia è piuttosto semplice, sebbene lasci (forse volutamente) più di un dubbio su quanto sia accaduto sul serio. Lo stile è efficace e ben funzionale alla rappresentazione dello stato d’animo di questo essere complesso. Insomma, si tratta certamente di una buona prova.
4° – Librogame – di Beppe Roncari
Si tratta di uno di quei racconti che danno idee, che fanno pensare a qualcosa che non hai mai fatto e che ti piacerebbe fare, che danno un tocco di novità inaspettata e, ormai, piuttosto rara. L’idea del racconto – algoritmo è ottima, soprattutto alla luce del tema del contest che, devo dire, hai declinato in maniera geniale. Detto questo, è ovvio che questa sorta di gioco interattivo (che con qualche opzione in più e un minimo di grafica potrebbe essere davvero un videogame) andava curata con il giusto tempo, con la giusta dedizione e con un progetto molto più ambizioso e dispendioso mentre il racconto che ne viene fuori risente purtroppo della mancanza di tutto ciò. Restano dunque la novità e la straordinaria intuizione che, da sole, rendono ottima la tua prova.
5° – Prima linea – di Maurizio Bertino
Ecco un altro racconto che dà idee, che suggerisce al lettore-scrittore nuove possibilità da sperimentare, nuovi limiti da osare. Ha dunque il merito di essere “diverso”, almeno per il fatto che non usa né la retorica né l’allarmismo per trattare un tema che è vivo e vero ai nostri giorni. L’ironia diventa sarcasmo, quasi cattiveria, in questa narrazione microfonata che lascia molto da riflettere e poco da sorridere (proprio come la vera ironia deve fare). Piccoli difetti li ho riscontrati là dove il commentatore televisivo diventa più un narratore, cioè dove hai dovuto risolvere il problema di spiegare alcune cose che il lettore non sa ma che l’ipotetico spettatore televisivo conosce.
6° – Il tribunale di Sara – di Erika Adale
In questo racconto ho rivissuto le suggestioni cupe e antiche e la semplicità formale che caratterizza gli scritti di E.A. Poe. La storia che narri non mi sembra molto originale, sebbene il finale lasci un velo di ambiguità che mi piace molto e dà valore al resto del racconto. Quindi, si tratta di un racconto positivo, lineare e “classico” nei temi e nello stile. Ho comunque qualche dubbio sulla rispondenza al tema del contest, forse non proprio limpida.
7° – I figli degli altri – di Angelo Frascella
Un racconto tristemente realistico, nonostante l’accento un po’ iperbolico sui caratteri e sugli eventi narrati che comunque prendono indiscutibilmente spunto dal mondo che ci circonda (e ci circonda da vicino, purtroppo). Il tutto raccontato con una vena thriller che non è mai spinta all’eccesso ma risulta sempre equilibrata, sottile, credibile. In definitiva, direi che si tratta di un buon racconto, anche se forse un po’ troppo “leggero” nei toni, in confronto ai drammi personali e sociali che ne costituiscono l’essenza.
8° – L’altra vita – di Giulio Marchese
Manca qualcosa in questo racconto che, preso così, sembra scontato e insoddisfacente. Le scene descritte sono credibili, questo è vero, e sono anche ben tessute. Ma resta una sensazione di incompletezza dovuta principalmente alla mancanza di una svolta nella storia o di un compimento adeguato. È come se questo racconto fosse un piccolo brano (e in quest’ottica sarebbe anche un ottimo brano) tratto da un romanzo molto più complesso.
9° – Col sorriso sulle labbra – di Francesco Nucera
La qualità migliore di questo racconto consiste nell’evoluzione della storia che, nascendo da quello che sembra essere un dissidio personale si trasforma, all’ultima battuta, in una tragedia corale. La storia, a ben vedere, non ha molta originalità, soprattutto perché va a pescare in quelle che sono le paure effettive del nostro tempo e del nostro luogo, ma c’è di buono che durante la lettura, fino al finale, nulla pare scontato. Il vero difetto, a mio parere, consiste nell’adesione al tema del contest che qui, al di là della frase pronunciata dal leader della “setta”, risulta un tantino forzata.
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Questa risposta è stata modificata 10 anni, 1 mese fa da
Raffaele Marra.
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Questa risposta è stata modificata 10 anni, 1 mese fa da
Raffaele Marra.
Grazie per il commento, Luca. Condivido la tua perplessità nata dalla mancata accuratezza nello spiegare i fatti pregressi che fungono da antefatto e al tempo stesso da finale al mio racconto. Ovviamente in un contesto più generoso in termini di caratteri avrei potuto gestire meglio la descrizione del fatto migliorandone certamente la credibilità, ma forse anche restando nel limite imposto per questa gara avrei potuto soffermarmi di più. Devo ammettere che è stata una mia scelta: ho preferito accendere al massimo l’attenzione sul presente riempiendolo di particolari (apparentemente inutili) e lasciare al passato un’aura “mitica” come di una belva feroce che attacca alle spalle senza neanche lasciarti il tempo di guardarla in faccia.
Per quanto riguarda il nome, concordo sul fatto che la storia è “atopica”, ma ti confesso una cosa: mentre pensavo a cosa scrivere mi è venuto in mente il nome Jimmy senza volerlo (non l’ho mai usato in nessuno dei miei racconti e di solito cerco nomi molto più originali) e si è radicato al punto tale da non venire più via!
Ok ragazzi. La sfida è servita! Il tema concordato con Giulio Marchese è il seguente:
“ANCHE SE VOI VI CREDETE ASSOLTI SIETE LO STESSO COINVOLTI”
Questo è quanto. Buon divertimento e a presto!
E sfida sia! Marra e Marchese lanciano la sfida ai tre. Mercoledì sera uno dei due posterà alle 21 il tema concordato in segreto e ce ne staremo beati e tranquilli a vedervi soffrire nel disperato tentativo di vendere cara la pelle!
Sarà dunque un contest a cinque e ci sarà da divertirsi.
Per ora vi auguro una buona attesa… -
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 8 mesi fa da
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