Viviana Tenga


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  • in risposta a: COPRIFUOCO, di Beppe Roncari #12024
    Viviana Tenga
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    Ciao Beppe,
    Del tuo racconto mi è piaciuta molto l’ambientazione, originale e piena di spunti interessanti. Il problema è che è un’ambientazione che avrebbe bisogno di molto più spazio. Anche se i punti principali sono chiari e la trama si segue senza particolari problemi (che ci fosse da aspettarsi una sorpresa sull’identità del protagonista si capiva abbastanza da subito), ho trovato il racconto troppo concentrato. Arrivata alla fine, la lettura non mi aveva lasciato niente, forse in parte perché ero troppo concentrata sul capire cosa stesse succedendo per empatizzare davvero con il protagonista. Insomma, un qualcosa che con uno sviluppo più ampio ha certamente delle potenzialità, ma che così com’è mi ha lasciata un po’ indifferente.

    in risposta a: Gruppo VAMPIRA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #8721
    Viviana Tenga
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    1)LA VECCHIETTA ALLA FERMATA DELL’AUTOBUS, di Ambra Stancampiano
    All’inizio mi chiedevo dove volesse andare a parare il racconto, poi è arrivato il colpo di scena finale, inaspettato ma credibile e preparato dal dettaglio sulle braccia muscolose della vecchia. La stessa chiave di lettura del tema (luce che non si spegne mai= bollette da pagare) è stata una simpatica sorpresa. Nel complesso mi è piaciuto molto, non ho nulla da appuntarti.

    2)THE PROMISE, di Never
    Un racconto commovente, che nel complesso mi è piaciuto molto, anche se in alcuni tratti ancora migliorabile. Nella prima parte metti immagini molto belle, ma secondo me il tutto viene un po’ penalizzato da uno stile a tratti troppo raffinato. Per esempio, la frase “Una. Lenta. Agonia”: trovo che questo genere di espedienti spostino l’attenzione del lettore dal contenuto alla scelta stilistica, facendo perdere di forza il racconto (però questo è un parere abbastanza personale).
    Belli i piccoli inganni che crei, prima facendo credere che la protagonista sia stata lasciata dal ragazzo per poi mostrare che invece è morto e poi facendo credere che il suo malessere sia psicologico quando invece è anche dovuto alla gravidanza. Mi è  piaciuta anche l’interpretazione del tema, con la luce che rappresenta sia l’amore che la vita. Quello che invece avrei evitato è l’apparizione luminescente alla fine, penso che il finale avrebbe avuto più forza chiudendo dopo che scoppia a piangere per la gioia.

    3)OMBRE, di Patty Barale
    Mi è piaciuto molto come hai reso la paranoia della protagonista, facendola trapelare attraverso una voce narrante che si crede perseguitata invece che persecutrice. Il racconto scorre bene, una storia di ordinaria follia ben resa in ogni piccolo dettaglio. L’unico appunto che mi sento di farti è  che mi è sembrato un po’ fuori tema: fin dal titolo, parli soprattutto di ombre, e l’elemento della luce mi è sembrato inserito un po’ a forza. Nel complesso però un ottimo racconto.

    4)LA BARCA, di Diego Ducoli
    Il punto di forza del racconto è sicuramente l’ambientazione, l’immagine della palude, della barca e della donna che la guida. L’interpretazione del tema non è molto originale, ma comunque ben gestita. Non mi ha convinto del tutto l’uso del nome della moglie anche per la bambina in cui rinasce, penso che sarebbe andato bene chiudere con il “Complimenti signora, è una bellissima bambina”. Così, ho l’impressione che il nome risulti un po’ sovraccaricato di significati, senza che la cosa abbia una vera utilità per il racconto.

    5)LA NUDA VERITA’, di Beppe Roncari
    Mi è piaciuta molto l’idea intorno a cui costruito il racconto, simpatica e inaspettata. Forse un po’ improbabile il fatto che in uno-due mesi la tipa non si sia mai accorta di star tenendo la luce accesa (cioè, che nessuno sia passato a trovarla, portare una raccomandata, fare una lettura del gas…), ma tutto sommato non al punto da far risultare irrealistico. Altra cosa a mio avviso migliorabile è il finale: la ricostruzione dell’equivoco da parte del lettore non è del tutto immediata, e questo gli fa perdere un po’ di forza. Qualcosa di più esplicito al posto del “ecco svelato il mistero della luce sempre accesa” eviterebbe quella micro pausa per fare tutti i collegamenti mentali del caso e renderebbe tutto più scorrevole e immediato.

    6)ALCOR E MIZAR, di Luigi Locatelli
    Sono un po’ in difficoltà a commentare questo racconto. Da una parte, l’idea mi piace molto, dall’altra il racconto non riesce a coinvolgere a pieno e risulta troppo melenso. Forse avresti dovuto descrivere di meno l’amore tra i due protagonisti, affidarne la resa a pochi dettagli scelti e magari concentrarti di più sulle stelle. Personalmente, ho dovuto affidarmi a google per capire il titolo del racconto, cosa che non mi è pesata troppo ma sarebbe stato bello avere qualche informazione in più all’interno del racconto. Forse un po’ scontata ma bella l’interpretazione del tema.

    7)LA LUCE NON SI SPEGNE MAI, di Gian de Steja
    Idea interessante e originale, ma troppo compressa e troppo raccontata. Capisco che lo spazio era poco, ma forse avresti potuto sfruttarlo meglio concentrandoti solo sulla parte centrale del racconto, tagliando un po’ di dettagli dall’introduzione del personaggio e la sua fine. Altro aspetto che penalizza il racconto è lo stile distaccato, che fa sembrare il racconto un riassunto freddo.

    8)RECUPERI, di Alexandra Fischer
    A parte un paio di sviste, il racconto scorre bene. In particolare, mi sono piaciute le immagini iniziali e l’atmosfera che creano. Purtroppo, ho fatto fatica a capire la trama, o meglio il finale: perché è così importante ritrovare i parenti dalla parte del padre? Se era legata anche a loro, non vedo perché debba averli persi di vista dopo che i genitori si sono separati? Se no, perché hanno così importanza? Anche sul tema ho faticato un po’. Ho capito quali erano le tue intenzioni, ma fatico un po’ a vedere come “luce” (quindi, con un’accezione positiva) l’affetto verso qualcuno che, alla resa dei conti, non se lo merita, ma mi rendo conto che questa è una mia considerazione soggettiva.

    9)LA TORRE DELLE FIAMME, di Vastatio
    Il tuo racconto presenta degli spunti interessanti, ma è tutto troppo compresso per risultare convincente. Dopo le prime due frasi, parti con uno spiegone che prende un terzo del racconto e in cui non tutte le informazioni sono indispensabili; per esempio, avresti potuto descrivere l’aspetto del Miihr solo quando il protagonista se lo trova davanti e omettere le informazioni (tra l’altro vaghe) su dove e quando sia stato trovato. Quando poi arriva l’azione, è così compressa da risultare difficile da seguire. Non mi è chiaro perché Marco sia rimasto così sconvolto quando il maestro gli ha solo detto che ci saranno verità che dovrà giurare di non rivelare a nessuno (in mancanza di informazioni su quali siano queste verità, non mi sembra una cosa così drammatica). Bella l’idea finale, ma ci si arriva troppo confusi per apprezzarla a pieno.

    10)LUX ANIMAE, di Raffaele Marra
    L’inizio del tuo racconto mi è piaciuto molto, ma il finale si perde. Immagino che il vecchio rappresenti la Poesia, ma dall’incarnazione di un concetto astratto mi aspetterei che non abbia bisogno di una macchina del tempo per muoversi attraverso le epoche. Se invece è un essere umano, allora c’è qualcosa che mi sfugge. Non capisco nemmeno l’atteggiamento verso la ragazzina: cosa c’è di male nel fatto che voglia postare sui social network un discorso così bello? Il fatto che lo apprezzi è già un segnale positivo sul fatto che potrebbe essere la nuova alunna per il vecchio, no? Per il resto, non ho altri appunti da farti. Lo stile è buono e funzionale, sia nella prima parte che nella seconda, il tema rispettato con l’identificazione luce=arte/poesia.

    11)C’E’ TROPPO PEPERONCINO SU QUESTA PIZZA, di Alessandra Corrà
    L’idea di base del tuo racconto è senz’altro interessante, purtroppo rimane tutto troppo abbozzato e raccontato anziché mostrato. Come prima cosa, l’ambientazione: si capisce che siamo in un futuro non meglio definito, citi un’organizzazione XI, ma sembrano tutti dettagli buttati lì solo per tenere su la trama, il tutto rimane vago e fumoso. Il problema maggiore è però sul rapporto di amicizia tra i due protagonisti, che viene raccontato ma mai messo veramente in scena, e questo ostacola l’immedesimazione del lettore, nonostante una scena finale (quella in cui portano via Andrea) molto forte. La frase finale mi è invece sembrata un po’ forzata, una riflessione che era meglio lasciare implicita ma scritta per mettere l’accento sull’immagine legata al tema.
    In conclusione, un racconto con delle buone potenzialità, ma che aveva bisogno di molto, molto più spazio.

    in risposta a: [V] La barca di Diego Ducoli #8717
    Viviana Tenga
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    Ciao Diego,

    Il punto di forza del racconto è sicuramente l’ambientazione, l’immagine della palude, della barca e della donna che la guida. L’interpretazione del tema non è molto originale, ma comunque ben gestita. Non mi ha convinto del tutto l’uso del nome della moglie anche per la bambina in cui rinasce, penso che sarebbe andato bene chiudere con il “Complimenti signora, è una bellissima bambina”. Così, ho l’impressione che il nome risulti un po’ sovraccaricato di significati, senza che la cosa abbia una vera utilità per il racconto.

     

    in risposta a: [V] Lux animae (di Raffaele Marra) #8714
    Viviana Tenga
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    Ciao Raffaele,

    L’inizio del tuo racconto mi è piaciuto molto, ma il finale si perde. Immagino che il vecchio rappresenti la Poesia, ma dall’incarnazione di un concetto astratto mi aspetterei che non abbia bisogno di una macchina del tempo per muoversi attraverso le epoche. Se invece è un essere umano, allora c’è qualcosa che mi sfugge. Non capisco nemmeno l’atteggiamento verso la ragazzina: cosa c’è di male nel fatto che voglia postare sui social network un discorso così bello? Il fatto che lo apprezzi è già un segnale positivo sul fatto che potrebbe essere la nuova alunna per il vecchio, no? Per il resto, non ho altri appunti da farti. Lo stile è buono e funzionale, sia nella prima parte che nella seconda, il tema rispettato con l’identificazione luce=arte/poesia.

    in risposta a: [V] La luce non si spegne mai #8695
    Viviana Tenga
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    Ciao Gian,

    Idea interessante e originale, ma troppo compressa e troppo raccontata. Capisco che lo spazio era poco, ma forse avresti potuto sfruttarlo meglio concentrandoti solo sulla parte centrale del racconto, tagliando un po’ di dettagli dall’introduzione del personaggio e la sua fine. Altro aspetto che penalizza il racconto è lo stile distaccato, che fa sembrare il racconto un riassunto freddo.

    in risposta a: [V] Alcor e Mizar di Locatelli Luigi #8693
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    Ciao Luigi,

    Sono un po’ in difficoltà a commentare questo racconto. Da una parte, l’idea mi piace molto, dall’altra il racconto non riesce a coinvolgere a pieno e risulta troppo melenso. Forse avresti dovuto descrivere di meno l’amore tra i due protagonisti, affidarne la resa a pochi dettagli scelti e magari concentrarti di più sulle stelle. Personalmente, ho dovuto affidarmi a google per capire il titolo del racconto, cosa che non mi è pesata troppo, ma sarebbe stato bello avere qualche informazione in più all’interno del racconto. Forse un po’ scontata ma bella l’interpretazione del tema.

    in risposta a: [V] OMBRE #8653
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    Ciao Patty,

    Mi è piaciuto molto come hai reso la paranoia della protagonista, facendola trapelare attraverso una voce narrante che si crede perseguitata invece che persecutrice. Il racconto scorre bene, una storia di ordinaria follia ben resa in ogni piccolo dettaglio. L’unico appunto che mi sento di farti è  che mi è sembrato un po’ fuori tema: fin dal titolo, parli soprattutto di ombre, e l’elemento della luce mi è sembrato inserito un po’ a forza. Nel complesso però un ottimo racconto.

    in risposta a: [V] the promise – never #8651
    Viviana Tenga
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    Ciao,

    Un racconto commovente, che nel complesso mi è piaciuto molto, anche se in alcuni tratti ancora migliorabile. Nella prima parte metti immagini molto belle, ma secondo me il tutto viene un po’ penalizzato da uno stile a tratti troppo raffinato. Per esempio, la frase “Una. Lenta. Agonia”: trovo che questo genere di espedienti spostino l’attenzione del lettore dal contenuto alla scelta stilistica, facendo perdere di forza il racconto (però questo è un parere abbastanza personale).

    Belli i piccoli inganni che crei, prima facendo credere che la protagonista sia stata lasciata dal ragazzo per poi mostrare che invece è morto e poi facendo credere che il suo malessere sia psicologico quando invece è anche dovuto alla gravidanza. Mi è  piaciuta anche l’interpretazione del tema, con la luce che rappresenta sia l’amore che la vita. Quello che invece avrei evitato è l’apparizione luminescente alla fine, penso che il finale avrebbe avuto più forza chiudendo dopo che scoppia a piangere per la gioia.

    in risposta a: [V] C’è troppo peperoncino su questa pizza #8648
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    Ciao Alessandra,

    L’idea di base del tuo racconto è senz’altro interessante, purtroppo rimane tutto troppo abbozzato e raccontato anziché mostrato. Come prima cosa, l’ambientazione: si capisce che siamo in un futuro non meglio definito, citi un’organizzazione XI, ma sembrano tutti dettagli buttati lì solo per tenere su la trama, il tutto rimane vago e fumoso. Il problema maggiore è però sul rapporto di amicizia tra i due protagonisti, che viene raccontato ma mai messo veramente in scena, e questo ostacola l’immedesimazione del lettore, nonostante una scena finale (quella in cui portano via Andrea) molto forte. La frase finale mi è invece sembrata un po’ forzata, una riflessione che era meglio lasciare implicita ma scritta per mettere l’accento sull’immagine legata al tema.

    In conclusione, un racconto con delle buone potenzialità, ma che aveva bisogno di molto, molto più spazio.

    • Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da Viviana Tenga Viviana Tenga.
    in risposta a: [V] La Torre delle Fiamme. [Roberto Romanelli] #8623
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    Ciao Roberto,

    Il tuo racconto presenta degli spunti interessanti, ma è tutto troppo compresso per risultare convincente. Dopo le prime due frasi parti con uno spiegone che prende un terzo del racconto e in cui non tutte le informazioni sono indispensabili; per esempio, avresti potuto descrivere l’aspetto del Miihr solo quando il protagonista se lo trova davanti e omettere le informazioni (tra l’altro vaghe) su dove e quando sia stato trovato. Quando poi arriva l’azione, è così compressa da risultare difficile da seguire. Non mi è chiaro perché Marco sia rimasto così sconvolto quando il maestro gli ha solo detto che ci saranno verità che dovrà giurare di non rivelare a nessuno (in mancanza di informazioni su quali siano queste verità, non mi sembra una cosa così drammatica). Bella l’idea finale, ma ci si arriva troppo confusi per apprezzarla a pieno.

    in risposta a: [V] la vecchietta alla fermata del bus #8622
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    Ciao Ambra,

    All’inizio mi chiedevo dove volesse andare a parare il racconto, poi è arrivato il colpo di scena finale, inaspettato ma credibile e preparato dal dettaglio sulle braccia muscolose della vecchia. La stessa chiave di lettura del tema (luce che non si spegne mai= bollette da pagare) è stata una simpatica sorpresa. Nel complesso mi è piaciuto molto, non ho nulla da appuntarti.

    in risposta a: [V] Recuperi #8621
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    Ciao Alexandra,

    A parte un paio di sviste, il racconto scorre bene. In particolare, mi sono piaciute le immagini iniziali e l’atmosfera che creano. Purtroppo, ho fatto fatica a capire la trama, o meglio il finale: perché è così importante ritrovare i parenti dalla parte del padre? Se era legata anche a loro, non vedo perché debba averli persi di vista dopo che i genitori si sono separati? Se no, perché hanno così importanza? Anche sul tema ho faticato un po’. Ho capito quali erano le tue intenzioni, ma fatico un po’ a vedere come “luce” (quindi, con un’accezione positiva) l’affetto verso qualcuno che, alla resa dei conti, non se lo merita, ma mi rendo conto che questa è una mia considerazione soggettiva.

    in risposta a: [V] La nuda verità #8620
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    Ciao Beppe,

    Mi è piaciuta molto l’idea intorno a cui costruito il racconto, simpatica e inaspettata. Forse un po’ improbabile il fatto che in uno-due mesi la tipa non si sia mai accorta di star tenendo la luce accesa (cioè, che nessuno sia passato a trovarla, portare una raccomandata, fare una lettura del gas…), ma tutto sommato non al punto da far risultare irrealistico. Altra cosa a mio avviso migliorabile è il finale: la ricostruzione dell’equivoco da parte del lettore non è del tutto immediata, e questo gli fa perdere un po’ di forza. Qualcosa di più esplicito al posto del “ecco svelato il mistero della luce sempre accesa” eviterebbe quella micro pausa per fare tutti i collegamenti mentali del caso e renderebbe tutto più scorrevole e immediato.

    in risposta a: [V] Quinto piano, scala B. #7999
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
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    Ciao Beppe!
    Grazie del commento. In effetti, un po’ era quello che mi preoccupava, di aver ingarbugliato troppo le cose (per lo meno rispetto ai caratteri disponibile, avrei voluto dare un po’ più di spazio a tutti i personaggi, ma mi sono dovuta arrangiare).  Un po’ di distanza tra il lettore e la storia era voluta, la prossima volta tarerò con più attenzione.

    in risposta a: MECHARDIONICA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #6051
    Viviana Tenga
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    Ciao a tutti! Classifica difficile, davvero poca differenza tra i racconti e alcuni mi sono scivolati più in basso di quanto mi aspettassi. Comunque, complimenti a tutti!

    1)ROBERTO, di Giulio Lepri

    All’inizio ho avuto un po’ di confusione su chi fossero i personaggi e in particolare Roberto, ma ci sta perché il punto è proprio che è un nome che non ti aspetti. Il racconto in sé è simpatico e scorre bene, ben gestita la focalizzazione interna del protagonista e particolarmente riuscita la scena in bagno alla disperata ricerca di una soluzione al “guasto”.

     

    2)IL DRAMMA DI UN UOMO, di Diego Ducoli.

    Un po’ avevo capito abbastanza presto dove volevi andare a parare: c’è un videogioco, ci doveva essere un guasto, quindi non poteva che finire così. Detto questo, il racconto risulta comunque molto gradevole. La prima parte serve a preparare la seconda, a rendere partecipe il lettore della tensione da ultimo livello. Nella seconda parte abbiamo invece la parte centrale, il guasto e la reazione del protagonista. Ho apprezzato molto questa scena, molto naturale, con uno stile asciutto che rende la narrazione immediata. Molto azzeccato il titolo, che dà al tutto la giusta vena di ironia.

     

    3)IL CONIGLIETTO BIANCO, di Fernando Nappo.

    Racconto abbastanza inquietante, ma l’ho apprezzato per questo. Due genitori completamente in balia dei capricci del figlio, che non provano nemmeno a educarlo un po’, ma trovano invece una soluzione alternativa, crudele ma geniale per continuare ad accontentarlo. L’idea è molto buona, sul resto non ho nulla di particolare da dire: complessivamente, il racconto funziona.

    Piccolo appunto:

    Tra un pianto e un singhiozzo, Albertino indicava il giocattolo. – Voio coniglio, voio.

    Perché questo bambino riesce a pronunciare la “gl” di “coniglio” ma non quella di “voglio”?

     

    4)PUSH THE BUTTON GAME, di Leonardo Marconi.

    Nel complesso il racconto mi è piaciuto, ho trovato che tu sia riuscito a ironizzare sulla società di oggi in modo leggero e senza risultare banale. Il problema è che risulta molto compresso e impersonale, perché passi al lettore davvero tante informazioni rispetto allo spazio che avevi. Secondo me, avresti dovuto puntare di più sulla caratterizzazione della voce narrante, che tra l’altro non è difficile immaginare come un personaggio un po’ sopra le righe, in modo che il racconto non sembrasse troppo un semplice resoconto di una serie di eventi.

     

    5)E’ TUTTA UNA QUESTIONE DI ZUCCHERO, di Jacqueline Nieder

    Bel racconto, leggero e delicato. Ben giocata l’ambiguità sula natura dell’incontro e ben reso l’amore del padre. Le disavventure lungo il percorso danno spessore al racconto, rendendo quasi eroico il viaggio e smorzando la “zuccherosità” del testo con una vena più scanzonata.

    Quello che non mi convince è l’aderenza al tema: il guasto sembra essere solo quello del citofono; non solo la cosa è del tutto marginale all’interno del racconto, ma non si capisce neanche perché causi tanta ansia nel protagonista: se proprio non lo sentono bussare, non basterebbe tirare fuori un cellulare e telefonare per segnalare la sua presenza?

     

    6)SEMPRE PIU’ IN ALTO, di Beppe Roncari

    Ho provato a fare due calcoli veloci sulla cui esattezza non garantisco nulla, ma mi sembra che la velocità iniziale del salto di Marta (calcolando che con la gravità terrestre raggiungerebbe un’altezza di 255 cm) dovrebbe comunque essere ben inferiore agli 11 m/s di velocità di fuga di Phobos. Detto questo, sono d’accordo con te che trasferire tutto su un corpo celeste inventato per far tornare i conti avrebbe fatto perdere di forza il racconto, quindi va bene così.

    Per quanto riguarda il racconto in sé, mi è piaciuto il mondo distopico che hai creato, un sistema pubblicitario portato all’estremo in un mondo sempre più frenetico e tecnologicamente avanzato. Anche i personaggi sono ben costruiti, naturali e credibili nei loro dialoghi. Unica cosa, non mi ha convinta del tutto il modo in cui hai inserito il tema, secondo me un po’ forzato.

     

    7)QUALCOSA DA RACCONTARE, di Marco Roncaccia.

    A livello generale, neanche me convince l’idea di scrivere sul contest (penso a un ipotetico lettore che legge il racconto senza sapere niente di MC: immagino rimarrebbe quanto meno un po’ confuso sulla situazione iniziale). C’è però da dire che qui quest’aspetto è del tutto marginale: si potrebbe partire dal momento in cui salta la luce, togliere la frase finale e il racconto starebbe ugualmente in piedi, quindi l’aspetto sul contest è solo un di più a qualcosa di comunque completo.

    Per quanto riguarda il nucleo centrale del racconto, ho trovato le disavventure del protagonista di una comicità un po’ forzata; o forse, è semplicemente un tipo di comicità che non mi fa particolarmente ridere, quindi è più un problema mio che del racconto.  In ogni caso, lo stile è ottimo e la lettura scorrevole.

     

    8)TOPO IN TRAPPOLA, di Ambrous Stack.

    Il problema del tuo racconto è che l’ambientazione è decisamente troppo complessa per lo spazio che hai. Arrivata alla fine, avrei voluto capire qualcosa di più sul protagonista, la sua razza, il contesto in cui si muove, invece si hanno solo una manciata di dettagli che a me non sono bastati a ricostruire un quadro generale. A questo proposito, trovo che anche le scene d’azione, di per sé molto ben scritte, perdano forza per la difficoltà a visualizzare il protagonista. Per quanto riguarda il tema, anch’io ho difficoltà a vedere un vero e proprio guasto.

    9)MORTE IMPROVVISA, di Alexandra Fischer

    L’ambientazione che hai creato ha sicuramente molti spunti interessanti e originali, ma manca lo spazio per esprimere tutto al meglio e il racconto risulta confuso. Non mi è chiaro cosa sia l’Ora Vuota, quale sia l’aspetto degli abitanti del pianeta (umanoidi vagamente orientali o granchi?) e ho fatto molta fatica a seguire cosa stesse succedendo di preciso da metà racconto circa in poi. L’idea in sé merita assolutamente di essere sviluppata, ma purtroppo qui non sei riuscita a trasformarla in un racconto che funzioni.

    in risposta a: [M] Il dramma di un uomo di Ducoli Diego #5967
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    Ciao Diego,

    Un po’ avevo capito abbastanza presto dove volevi andare a parare: c’è un videogioco, ci doveva essere un guasto, quindi non poteva che finire così. Detto questo, il racconto risulta comunque molto gradevole. La prima parte serve a preparare la seconda, a rendere partecipe il lettore della tensione da ultimo livello. Nella seconda parte abbiamo invece la parte centrale, il guasto e la reazione del protagonista. Ho apprezzato molto questa scena, molto naturale, con uno stile asciutto che rende la narrazione immediata. Molto azzeccato il titolo, che dà al tutto la giusta vena di ironia.

    in risposta a: [M] QUALCOSA DA RACCONTARE di Marco Roncaccia #5966
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    Ciao Marco,

    A livello generale, neanche me convince l’idea di scrivere sul contest (penso a un ipotetico lettore che legge il racconto senza sapere niente di MC: immagino rimarrebbe quanto meno un po’ confuso sulla situazione iniziale). C’è però da dire che qui quest’aspetto è del tutto marginale: si potrebbe partire dal momento in cui salta la luce, togliere la frase finale e il racconto starebbe ugualmente in piedi, quindi l’aspetto sul contest è solo un di più a qualcosa di comunque completo.

    Per quanto riguarda il nucleo centrale del racconto, ho trovato le disavventure del protagonista di una comicità un po’ forzata; o forse, è semplicemente un tipo di comicità che non mi fa particolarmente ridere, quindi è più un problema mio che del racconto.  In ogni caso, lo stile è ottimo e la lettura scorrevole.

    in risposta a: [M] Il coniglietto bianco #5965
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    Ciao Fernando,

    Racconto abbastanza inquietante, ma l’ho apprezzato per questo. Due genitori completamente in balia dei capricci del figlio, che non provano nemmeno a educarlo, ma trovano invece una soluzione alternativa, crudele ma geniale per continuare ad accontentarlo. L’idea è molto buona, sul resto non ho nulla di particolare da dire: complessivamente, il racconto funziona.

    Piccolo appunto:

    Tra un pianto e un singhiozzo, Albertino indicava il giocattolo. – Voio coniglio, voio.

    Se non riesce a pronunciare la “gl” di “voglio”, dovrebbe avere lo stesso problema su “coniglio”.

    in risposta a: [M] Push the button game! #5893
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    Ciao Leonardo,

    Nel complesso il racconto mi è piaciuto, ho trovato che tu sia riuscito a ironizzare sulla società di oggi in modo leggero e senza risultare banale. Il problema è che risulta molto compresso e impersonale, perché passi al lettore davvero tante informazioni rispetto allo spazio che hai. Secondo me, avresti dovuto puntare di più sulla caratterizzazione della voce narrante, che tra l’altro non è difficile immaginare come un personaggio un po’ sopra le righe, in modo che il racconto non sembrasse troppo un semplice resoconto di una serie di eventi.

    in risposta a: [M] Topo in trappola – Ambrous Stack #5892
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    Ciao Ambrous,

    Il problema del tuo racconto è che l’ambientazione è decisamente troppo complessa per lo spazio che hai. Arrivata alla fine, avrei voluto capire qualcosa di più sul protagonista, la sua razza, il contesto in cui si muove, invece si hanno solo una manciata di dettagli che a me non sono bastati a ricostruire un quadro generale. A questo proposito, trovo che anche le scene d’azione, di per sé molto ben scritte, perdano forza per la difficoltà a visualizzare il protagonista. Per quanto riguarda il tema, anch’io ho difficoltà a vedere un vero e proprio guasto.

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    Ciao Jacqueline,

    bel racconto, leggero e delicato. Ben giocata l’ambiguità sulla natura dell’incontro e ben reso l’amore del padre. Le disavventure lungo il percorso danno spessore al racconto, rendendo quasi eroico il viaggio e smorzando la “zuccherosità” del testo con una vena più scanzonata.

    Quello che non mi convince è l’aderenza al tema: il guasto sembra essere solo quello del citofono; non solo la cosa è del tutto marginale all’interno del racconto, ma non si capisce neanche perché causi tanta ansia nel protagonista: se proprio non lo sentono bussare, non basterebbe tirare fuori un cellulare e telefonare per segnalare la sua presenza?

    in risposta a: [M] Morte improvvisa (Alexandra Fischer) #5738
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    Grazie per i chiarimenti. :) In realtà, il filo generale della trama era chiaro, era sui dettagli che ho faticato un po’. Riguardo all’Ora Vuota: a questo punto non capisco come alla ragazza possa essere venuto in mente di usarla per andare alle “terme”. E’ la figlia di chi ha progettato il tutto, possibile che non sia consapevole del fatto che è una pessima idea?

    in risposta a: [M] SEMPRE PIÙ IN ALTO #5631
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    Ciao Beppe,

    Ho provato a fare due calcoli veloci sulla cui esattezza non garantisco nulla, ma mi sembra che la velocità iniziale del salto di Marta (calcolando che con la gravità terrestre raggiungerebbe un’altezza di 255 cm) dovrebbe comunque essere ben inferiore agli 11 m/s di velocità di fuga di Phobos. Detto questo, sono d’accordo con te che trasferire tutto su un corpo celeste inventato per far tornare i conti avrebbe fatto perdere di forza il racconto, quindi va bene così.

    Per quanto riguarda il racconto in sé, mi è piaciuto il mondo distopico che hai creato, un sistema pubblicitario portato all’estremo in un mondo sempre più frenetico e tecnologicamente avanzato. Anche i personaggi sono ben costruiti, naturali e credibili nei loro dialoghi. Unica cosa, non mi ha convinta del tutto il modo in cui hai inserito il tema, secondo me un po’ forzato.

    in risposta a: [M] Giulio Lepri – Roberto #5629
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Giulio,

    All’inizio ho avuto un po’ di confusione su chi fossero i personaggi e in particolare Roberto, ma ci sta perché il punto è proprio che è un nome che non ti aspetti. Il racconto in sé è simpatico e scorre bene, ben gestita la focalizzazione interna del protagonista e particolarmente riuscita la scena in bagno alla disperata ricerca di una soluzione al “guasto”.

    in risposta a: [M] Morte improvvisa (Alexandra Fischer) #5628
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Alexandra,

    L’ambientazione che hai creato ha sicuramente molti spunti interessanti e originali, ma manca lo spazio per esprimere tutto al meglio e il racconto risulta confuso. Non mi è chiaro cosa sia l’Ora Vuota, quale sia l’aspetto degli abitanti del pianeta (umanoidi vagamente orientali o granchi?) e ho fatto molta fatica a seguire cosa stesse succedendo di preciso da metà racconto circa in poi. L’idea in sé merita assolutamente di essere sviluppata, ma purtroppo qui non sei riuscita a trasformarla in un racconto che funzioni.

    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao a tutti,

    Premetto dicendo che secondo me tutti i racconti hanno qualcosa di molto valido, fare una classifica è stato difficile come sempre. Quindi, complimenti a tutti!

    1) Perfection, di Eleonora Rossetti

    Il racconto mi è piaciuto molto. La svolta drammatica arriva come una sorpresa tanto per il lettore quanto per il protagonista, che credono di avere davanti solo un piccolo inconveniente tecnico. L’unica cosa che non mi convince è l’articolo di giornale finale, l’epilogo tragico si intuiva comunque bene, le informazioni in più che dai non sono così necessarie e forse si potevano lasciar trapelare in altri punti del racconto.

    2)Non cambia mai, di Marco Roncaccia

    Sono sempre stata un po’ prevenuta riguardo agli zombie, e mai mi sarei aspettata che un racconto sul tema potesse far commuovere. Invece, è stato proprio questo l’effetto del tuo racconto, che quindi si è rivelato per me una piacevole sorpresa (anche se sapevo già della tua fissa per zombie e biciclette XD). L’idea è davvero molto bella, non ho niente da dire al riguardo. Non mi ha convinto solo la digressione sul 2015, mi è sembrato un po’ una forzatura del tipo “voglio fare questa riflessione sul presente e ce la butto qui dentro”.  Dal punto di vista stilistico, ho notato anch’io una certa quantità di D eufoniche di troppo e “un Hammer” invece che “uno Hammer”, ma niente che non si sistemi con una revisione in più.

    3)Ombre, di Carolina Pelosi

    Mi è piaciuto come hai saputo gestire l’intreccio tra allucinazioni e realtà, facendo emergere pian piano dettagli che permettono al lettore di ricostruire la situazione. Dal punto di vista della trama, eviterei di dire che il motivo dell’omicidio è il fatto che la madre ce l’avesse con lui perché beveva: forse questo è quello che si dice Julian nella sua testa, ma sembra quasi che tu la voglia far passare per la motivazione vera, quando dietro a un atto del genere ci deve necessariamente essere un disagio più complesso e profondo. Inoltre, gli oltre 5000 giorni trascorsi dall’omicidio mi sembrano un po’ una forzatura. Immagino che la tua intenzione fosse mostrare come il trauma lo accompagnerà ormai per tutta la vita, ma, di nuovo, il fatto che dopo così tanto tempo sia ancora in condizioni simili sembra indicare un disagio che va molto più in profondità di quello che ci hai mostrato o anche solo lasciato intendere.

    4)Radioman, di Sharon Galano

    Ammetto che dopo la prima lettura ero rimasta un po’ confusa, ma dopo una seconda lettura ho apprezzato molto. Il punto di forza del racconto è senz’altro l’ottima caratterizzazione del personaggio principale, un ex-soldato dedito all’alcolismo che ormai vive in un mondo tutto suo. Ben reso anche l’ambiente della riunione degli Alcolisti Anonimi, con i vari personaggi resi in modo efficace anche se con pochi tocchi. Direi che l’unico problema è il fatto che risulti un po’ ostico alla prima lettura, ma per il resto è un racconto molto buono.

    5)Solo tu puoi prenderlo, di Filippo Santaniello

    Il racconto è scritto molto bene, con uno stile preciso e delle immagini efficaci. Il passaggio dal passato al presente poteva essere forse gestito un po’ meglio, ma non l’ho comunque trovato troppo difficoltoso. La cosa che non mi ha convinto del tutto è invece la trama: il parallelismo tra passato e presente mi sembra un po’ troppo artificioso e secondo me non è del tutto chiaro fino a che punto il protagonista stia cercando di esorcizzare il passato e in che misura questo si riproponga per caso.

    6)Buried Town, di Viviana Spagnolo

    A parte un paio di refusi lo stile è veramente ottimo, la prima parte cattura subito il lettore in modo originale e coinvolgente. Come hanno detto anche altri, però, il racconto è secondo me poco equilibrato. La parte introduttiva, per quanto bella, finisce col dilungarsi un po’ troppo, mentre i fatti veri e propri vengono esposti in modo frettoloso solo alla fine. Per i limiti di battute, il racconto di una storia così non poteva che essere un incipit, però secondo me si poteva limare un po’ sulla prima parte e aggiungere elementi alla seconda, in modo da lasciare il lettore con qualcosa di più. Comunque, per essere una prima partecipazione a Minuti Contati il livello è davvero molto buono, complimenti.

    7) Le radici del passato, di Patty Barale.

    Comincio con una piccola nota: il “nobel per la scienza” non esiste. A parte questo, il tema del viaggio nel tempo è sempre problematico, ma mi sembra che per un racconto breve (quindi, dove non c’era lo spazio per discutere dettagli e paradossi) tu l’abbia gestito bene. In generale, l’idea del racconto è interessante, bella l’ambientazione del futuro con piazza S. Pietro e la metropolitana abbandonata. Forse c’è fin troppo materiale per un racconto così breve, tanto che le informazioni vengono passate con uno stratagemma (quello della registrazione) che risulta un po’ forzato (ma riconosco che era difficile fare di meglio). Piccola perplessità sulla trama: perché le bambine di Michela sono state uccise?

    Altri commenti in ordine sparso:

    Incenso, di Cristina Danini

    Mi è piaciuta molto l’immagine della farfalla che diventa larva carnivora e di sicuro hai saputo rendere molto bene il disagio della protagonista. Il problema è che non c’è nessuna evoluzione, nemmeno accennata. La visita dell’amica sembra dover essere un passaggio chiave, e invece Alessandra arriva e se ne va senza che sia cambiato niente. Non dico che doveva esserci necessariamente un grande cambiamento, che la situazione dovesse risolversi del tutto, anche perché questo probabilmente avrebbe stravolto il racconto per come l’hai pensato, ma una piccola cosa, un piccolo passo verso una via d’uscita pur facendo capire che la strada è ancora lunga e non è detto che la protagonista riesca a percorrerla tutta, ecco, una cosa di questo tipo avrebbe secondo me reso il racconto più completo e appagato un po’ il lettore. Altro appunto: lo stile andrebbe in alcuni punti un po’ snellito e ho la digressione sul nonno e la guerra mi è sembrata un po’ fine a se stessa.

    Aida, di Nicolas Lozito

    Il racconto parte molto bene, hai scelto un punto di vista molto difficile ma l’hai saputo gestire bene. Poi ti perdi un po’. Alcune frasi sono un po’ traballanti, e così alcuni tempi verbali, ma mi sembra che i passaggi specifici ti siano già stati segnalati tutti nei commenti precedenti. Come altri, anch’io ho trovato il finale decisamente troppo affrettato. In poche righe succedono troppe cose, una più drammatica dell’altra, poi il racconto si chiude subito. L’effetto (almeno per me) è che la carica drammatica arriva così in fretta che quasi scivola via senza colpire il lettore come dovrebbe.

    Tutto torna, di Diego Ducoli

    Hai scelto di rappresentare il passato come una bestia feroce in senso letterale, attraverso il sogno di un protagonista in fin di vita. L’idea del sogno-metafora è forse un po’ abusata, ma avrebbe potuto funzionare con un po’ più di lavoro sul testo. L’impressione che ho avuto è che tu abbia scritto tutto molto di fretta: ci sono un po’ di refusi, frasi con scelte di termini non ottimali (ti faccio un esempio nelle prime righe: “Riprese la marcia incurante delle gambe pesanti, i muscoli bruciavano, tendini e cartilagini urlavano il loro disappunto”. “disappunto” è un termine un po’ debole rispetto alla tensione che la frase dovrebbe creare). Inoltre, si intuisce che i mostri del passato sono i vari familiari del protagonista, ma non è chiaro quale sia stato nello specifico il problema con ognuno di loro e questo lascia il lettore un po’ confuso. Probabilmente era un’idea che aveva del potenziale, ma che non è riuscito a emergere.

    La bestia di fuoco, di Giulio Lepri

    Mi trovo a ripetere cose già dette da altri: il problema di questo racconto sta nelle dinamiche poco chiare tra i personaggi. Il padre sembra tornare a casa troppo poco per essere giustificato con il lavoro, però rimane poco chiaro il rapporto con la madre e con Daniele (sa che non è figlio suo? In fondo, genitori con gli occhi scuri possono avere un figlio con gli occhi chiari, quindi non è che quella sia davvero una prova). Quanto alla madre, non è chiaro cosa la porti a scatti d’odio contro il figlio e contro il cane. Insomma, la trama non è particolarmente originale ma poteva essere interessante, se solo si fosse capito meglio perché succede quello che succede. Forse era giusto che le vere dinamiche psicologiche della madre rimanessero un mistero, ma secondo me si poteva almeno mostrare le spiegazioni che prova a darsi Daniele di quello che gli succede (o che gli è successo se consideriamo il piano temporale in cui lei parla con lo psicologo).

    La bestia del Gévaudan, di Francesco D’Amore

    Secondo me hai impostato il tema della bestia allo stesso tempo reale e metaforica in modo interessante, ma il racconto è un po’ rovinato da uno stile da rivedere a livello di ripetizioni, punteggiatura e tempi verbali. Inoltre, ho trovato tutta la narrazione un po’ fumosa, anche perché è tutto molto raccontato e poco mostrato. Anche il personaggio di Creolina è interessante, ma le dinamiche che lo coinvolgono non vengono sviluppate del tutto. In ogni caso, credo che il racconto abbia delle ottime potenzialità, ma c’è bisogno di lavorarci su un po’.

    Rimpianto, di Enrico Nottoli

    Ho trovato molto carina l’idea del coinquilino che si rivela essere un amico immaginario cinghiale. Il racconto si legge bene, la trama non è niente di particolare ma riesci a tenere su ugualmente la curiosità del lettore. Non mi sono piaciuti molto solo l’inizio (un po’ dispersivo) e frase finale: il racconto è già completo, con quell’ultima frase fai un balzo precipitoso avanti nel tempo senza aggiungere niente a livello di impatto emotivo.

    L’assurda colpa di esistere, di Jacqueline Nieder

    Un racconto molto intenso, pieno di emozioni forti, ma secondo me non riesce a rendere al meglio delle sue potenzialità. L’idea con cui hai impostato il racconto (protagonista che racconta la sua storia rivolgendosi alla figlia che sta partorendo) è bella, ma secondo me non funziona del tutto la voce narrante, a tratti decisamente troppo altisonante, anche tenendo conto delle origini umili della protagonista. Da questo punto di vista, la parte centrale è quella che funziona meglio, inizio e finale risultano fin pesanti alla lettura, quasi retorici. Comunque, hai scelto una storia impegnativa e nel complesso ne sei uscita più che bene.

     

     

     

    in risposta a: Se solo sapessero… – Viviana Tenga #4186
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Grazie Francesco, Ceranu e Eleonora per i commenti.

    Ceranu: appena ho letto il tuo commento sono rimasta un po’ perplessa dal fatto che ti sia arrivata una morale che non avevo pensato minimamente a mettere (per il semplice motivo che è un elemento che non prendo mai nemmeno in considerazione quando scrivo una storia), ma poi mi sono resa conto che in effetti ho finito per dare quell’impressione e ne prendo nota. La battuta sui diritti dei manifestanti è della madre e non del bambino, ma riconosco che forse dovevo stare più attenta a differenziare le voci.

    Eleonora: Hai perfettamente ragione, sono partita convinta di avere tanto spazio e sono arrivata alla fine che ne avevo troppo poco. Erano comunque aspetti a cui non volevo dare troppo spazio, ma riconosco che così gliene ho dato decisamente troppo poco.

    in risposta a: Solo tu puoi prenderlo – Filippo Santaniello #4185
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ok, ora è più chiaro, credo che mi abbia confusa la frase finale sul fatto che lui non gli ha mai parlato del gioco, l’avevo interpretata come un segno che le cose si stessero ripetendo per caso (e allora mi è venuto da chiedermi “ma perché se è ancora traumatizzato dal ricordo del motoscafo non va a fare le vacanze in montagna?”).  Comunque vedo dagli altri commenti che sono l’unica che ha avuto questa impressione, quindi sicuramente il problema è solo mio. 😉

    in risposta a: Ombre, di Carolina Pelosi #4108
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Carolina,

    Mi è piaciuto come hai saputo gestire l’intreccio tra allucinazioni e realtà, facendo emergere pian piano dettagli che permettono al lettore di ricostruire la situazione. Dal punto di vista della trama, eviterei di dire che il motivo dell’omicidio è il fatto che la madre ce l’avesse con lui perché beveva: forse questo è quello che si dice Julian nella sua testa, ma sembra quasi che tu la voglia far passare per la motivazione vera, quando dietro a un atto del genere ci deve necessariamente essere un disagio più complesso e profondo. Inoltre, gli oltre 5000 giorni trascorsi dall’omicidio mi sembrano un po’ una forzatura. Immagino che la tua intenzione fosse mostrare come il trauma lo accompagnerà ormai per tutta la vita, ma, di nuovo, il fatto che dopo così tanto tempo sia ancora in condizioni simili sembra indicare un disagio che va molto più in profondità di quello che ci hai mostrato o anche solo lasciato intendere.

    in risposta a: PERFECTION – Eleonora Rossetti #4107
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Eleonora,

    Il tuo racconto mi è piaciuto molto. La svolta drammatica arriva come una sorpresa tanto per il lettore quanto per il protagonista, che credono di avere davanti solo un piccolo inconveniente tecnico. L’unica cosa che non mi convince è l’articolo di giornale finale, l’epilogo tragico si intuiva comunque bene, le informazioni in più che dai non sono così necessarie e forse si potevano lasciar trapelare in altri punti del racconto.

    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Jacqueline,

    Il tuo è un racconto molto intenso, pieno di emozioni forti, ma secondo me non riesce a rendere al meglio delle sue potenzialità. L’idea con cui hai impostato il racconto (protagonista che racconta la sua storia rivolgendosi alla figlia che sta partorendo) è bella, ma secondo me non funziona del tutto la voce narrante, a tratti decisamente troppo altisonante, anche tenendo conto delle origini umili della protagonista. Da questo punto di vista, la parte centrale è quella che funziona meglio, inizio e finale risultano fin pesanti alla lettura, quasi retorici. Comunque, hai scelto una storia impegnativa e nel complesso ne sei uscita più che bene.

    in risposta a: Solo tu puoi prenderlo – Filippo Santaniello #4105
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Filippo,

    Il racconto è scritto molto bene, con uno stile preciso e delle immagini efficaci. Il passaggio dal passato al presente poteva essere forse gestito un po’ meglio, ma non l’ho comunque trovato troppo difficoltoso. La cosa che non mi ha convinto del tutto è invece la trama: il parallelismo tra passato e presente mi sembra un po’ troppo artificioso; in particolare, hai reso così bene la drammaticità della morte del padre che mi sarei aspettata che il protagonista fosse rimasto così traumatizzato da non volere più avere nulla a che fare con i polpi in nessun modo.

    in risposta a: Rimpianto_Enrico Nottoli #4104
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Enrico,

    Ho trovato molto carina l’idea del coinquilino che si rivela essere un amico immaginario cinghiale. Il racconto si legge bene, lo stile scorrevole ed efficace, la trama non è niente di particolare ma riesci a tenere su ugualmente la curiosità del lettore. Non mi sono piaciuti molto solo l’inizio (un po’ dispersivo) e frase finale: il racconto è già completo, con quell’ultima frase fai un balzo precipitoso avanti nel tempo senza aggiungere niente a livello di impatto emotivo.

    in risposta a: Se solo sapessero… – Viviana Tenga #4038
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Jacqueline,

    il tuo commento va a toccare un punto che mi ero chiesta se andasse chiarito o meno: il nonno è stato nel lager solo come prigioniero politico (non una bella esperienza, ma venivano trattati comunque meglio) e, mi rendo conto che questo proprio mi sono dimenticata di specificarlo, per un tempo abbastanza breve. Quelli che hanno fornito i ricordi per la macchina non erano invece consapevoli del modo in cui sarebbero stati usati, probabilmente pensavano si trattasse solo di un archivio storico o qualcosa del genere. All’inizio volevo approfondire di più questi aspetti (cioè, che i ricordi nella macchina sono qualcosa di molto peggio di quello che aveva vissuto il nonno e sono stati ottenuti un po’ con l’inganno), poi non ci stavo coi caratteri. Grazie per avere sottolineato il problema, ci farò senz’altro molta attenzione se mai rimetterò mano al racconto.

     

    in risposta a: La Bestia di Fuoco #4031
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Giulio,

    Mi trovo a ripetere cose già dette da altri: il problema di questo racconto sta nelle dinamiche poco chiare tra i personaggi. Il padre sembra tornare a casa troppo poco per essere giustificato con il lavoro, però rimane poco chiaro il rapporto con la madre e con Daniele (sa che non è figlio suo? In fondo, genitori con gli occhi scuri possono avere un figlio con gli occhi chiari, quindi non è che quella sia davvero una prova). Quanto alla madre, non è chiaro cosa la porti a scatti d’odio contro il figlio e contro il cane. Insomma, la trama non è particolarmente originale ma poteva essere interessante, se solo si fosse capito meglio perché succede quello che succede. Forse era giusto che le vere dinamiche psicologiche della madre rimanessero un mistero, ma secondo me si poteva almeno mostrare le spiegazioni che prova a darsi Daniele di quello che gli succede (o che gli è successo se consideriamo il piano temporale in cui lei parla con lo psicologo).

    in risposta a: Radioman, di Sharon Galano #4030
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Sharon,

    Ammetto che dopo la prima lettura ero rimasta un po’ confusa, ma dopo una seconda lettura ho apprezzato molto. Il punto di forza del racconto è senz’altro l’ottima caratterizzazione del personaggio principale, un ex-soldato dedito all’alcolismo che ormai vive in un mondo tutto suo. Ben reso anche l’ambiente della riunione degli Alcolisti Anonimi, con i vari personaggi resi in modo efficace anche se con pochi tocchi. Direi che l’unico problema è il fatto che risulti un po’ ostico alla prima lettura, ma per il resto è un racconto molto buono.

     

    in risposta a: La bestia del Gévaudan (di Francesco D'Amore) #4029
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Francesco,

    Secondo me hai impostato il tema della bestia allo stesso tempo reale e metaforica in modo interessante, ma il racconto è un po’ rovinato da uno stile da rivedere a livello di ripetizioni, punteggiatura e tempi verbali. Inoltre, ho trovato tutta la narrazione un po’ fumosa, anche perché è tutto molto raccontato e poco mostrato. Anche il personaggio di Creolina è interessante, ma le dinamiche che lo coinvolgono non vengono sviluppate del tutto. In ogni caso, credo che il racconto abbia delle ottime potenzialità, ma c’è bisogno di lavorarci su un po’.

    in risposta a: Tutto torna di Diego Ducoli #4008
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Diego,

    Hai scelto di rappresentare il passato come una bestia feroce in senso letterale, attraverso il sogno di un protagonista in fin di vita. L’idea del sogno-metafora è forse un po’ abusata, ma avrebbe potuto funzionare con un po’ più di lavoro sul testo. L’impressione che ho avuto è che tu abbia scritto tutto molto di fretta: ci sono un po’ di refusi, frasi con scelte di termini non ottimali (ti faccio un esempio nelle prime righe: “Riprese la marcia incurante delle gambe pesanti, i muscoli bruciavano, tendini e cartilagini urlavano il loro disappunto”. “disappunto” è un termine un po’ debole rispetto alla tensione che la frase dovrebbe creare). Inoltre, si intuisce che i mostri del passato sono i vari familiari del protagonista, ma non è chiaro quale sia stato nello specifico il problema con ognuno di loro e questo lascia il lettore un po’ confuso. Probabilmente era un’idea che aveva del potenziale, ma che non è riuscito a emergere.

    in risposta a: Le radici del futuro #4007
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Patty,

    Comincio con una piccola nota: il “nobel per la scienza” non esiste. A parte questo, il tema del viaggio nel tempo è sempre problematico, ma mi sembra che per un racconto breve (quindi, dove non c’era lo spazio per discutere dettagli e paradossi) tu l’abbia gestito bene. In generale, l’idea del racconto è interessante, bella l’ambientazione del futuro con piazza S. Pietro e la metropolitana abbandonata. Forse c’è fin troppo materiale per un racconto così breve, tanto che le informazioni vengono passate con uno stratagemma (quello della registrazione) che risulta un po’ forzato (ma riconosco che era difficile fare di meglio). Piccola perplessità sulla trama: perché le bambine di Michela sono state uccise?

    in risposta a: Aida – Nicolas Lozito #3960
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Nicolas,

    Il tuo racconto parte molto bene, hai scelto un punto di vista molto difficile ma l’hai saputo gestire bene. Poi ti perdi un po’. Alcune frasi sono un po’ traballanti, e così alcuni tempi verbali, ma mi sembra che i passaggi specifici ti siano già stati segnalati tutti nei commenti precedenti. Come altri, anch’io ho trovato il finale decisamente troppo affrettato. In poche righe succedono troppe cose, una più drammatica dell’altra, poi il racconto si chiude subito. L’effetto (almeno per me) è che la carica drammatica arriva così in fretta che quasi scivola via senza colpire il lettore come dovrebbe.

    in risposta a: NON CAMBIA MAI di Marco Roncaccia #3959
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Marco,

    Sono sempre stata un po’ prevenuta riguardo agli zombie, e mai mi sarei aspettata che un racconto sul tema potesse far commuovere. Invece, è stato proprio questo l’effetto del tuo racconto, che quindi si è rivelato per me una piacevole sorpresa (anche se sapevo già della tua fissa per zombie e biciclette XD). L’idea è davvero molto bella, non ho niente da dire al riguardo. Non mi ha convinto solo la digressione sul 2015, mi è sembrato un po’ una forzatura del tipo “voglio fare questa riflessione sul presente e ce la butto qui dentro”.  Dal punto di vista stilistico, ho notato anch’io una certa quantità di D eufoniche di troppo e “un Hammer” invece che “uno Hammer”, ma niente che non si sistemi con una revisione in più.

    in risposta a: Incenso – Cristina Danini #3957
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Cristina,

    Mi è piaciuta molto l’immagine della farfalla che diventa larva carnivora e di sicuro hai saputo rendere molto bene il disagio della protagonista. Il problema è che non c’è nessuna evoluzione, nemmeno accennata. La visita dell’amica sembra dover essere un passaggio chiave, e invece Alessandra arriva e se ne va senza che sia cambiato niente. Non dico che doveva esserci necessariamente un grande cambiamento, che la situazione dovesse risolversi del tutto, anche perché questo probabilmente avrebbe stravolto il racconto per come l’hai pensato, ma una piccola cosa, un piccolo passo verso una via d’uscita pur facendo capire che la strada è ancora lunga e non è detto che la protagonista riesca a percorrerla tutta, ecco, una cosa di questo tipo avrebbe secondo me reso il racconto più completo e appagato un po’ il lettore.
    Altro appunto: lo stile andrebbe in alcuni punti un po’ snellito e ho la digressione sul nonno e la guerra mi è sembrata un po’ fine a se stessa.

     

    in risposta a: Buried Town – Viviana Spagnolo #3956
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Viviana,

    A parte un paio di refusi lo stile è veramente ottimo, la prima parte cattura subito il lettore in modo originale e coinvolgente. Come hanno detto anche altri, però, il racconto è secondo me poco equilibrato. La parte introduttiva, per quanto bella, finisce col dilungarsi un po’ troppo, mentre i fatti veri e propri vengono esposti in modo frettoloso solo alla fine. Per i limiti di battute, il racconto di una storia così non poteva che essere un incipit, però secondo me si poteva limare un po’ sulla prima parte e aggiungere elementi alla seconda, in modo da lasciare il lettore con qualcosa di più. Comunque, per essere una prima partecipazione a Minuti Contati il livello è davvero molto buono, complimenti!

    in risposta a: Se solo sapessero… – Viviana Tenga #3951
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao a tutti!

    Grazie per i commenti e scusate se rispondo un po’ tardi. Direi che dite più o meno tutti le stesse cose e che avete ragione. Mi sembrava di avere tanto spazio e ho cercato di mettere su una storia troppo complessa. Ho cercato di mettere al centro il personaggio di Mattia e il suo percorso, i dettagli sulla macchina mi interessavano meno, ma col senno di poi sono d’accordo che dovevo comunque approfondire un po’ di più.

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