In un angolo buio della stanza, Delia sedeva. La luce tremante di un moccolo esausto, le si rifletteva sulla patina pallida e umida degli occhi aperti. Fissava la porta di legno tarlata. La fissava e sulle labbra secche e tagliate dal tempo sciabordava un mormorio perpetuo. Delia aveva la crocchia tutta scompigliata. Fili argentei vagavano intorno alla sua testa ossuta. Fissava la porta e stringeva le mani adunche intorno ad un vecchio ferro maculato dalla ruggine. Era vecchia e aveva un occhio cieco, le gambe la tradivano sempre più spesso e la schiena era ritorta come un ramo di ginepro ma i suoi soldi… quelli non li avrebbe avuti mai nessuno. Li aveva guadagnati lavorando giorno e sera. Aveva seppellito il suo cuore di femmina e riempito il suo petto di avara ingordigia. Sulla soglia del suo petto si erano infrante le promesse d’amore di uomini arditi che avevano provato a conquistare il suo cuore. Delia viveva unicamente per la ricchezza, il danaro solo le interessava. Lo avrebbe carpito anche dai palmi supplicanti di un mendicante.
Seduta nell’angolo buio della stanza da letto, respirava il tanfo di chiuso e aspettava la visita del fantasma del fratello. Trapassato da non più di un mese, aveva accumulato ricchezze e ridotto in lastrico famiglie intere. Lo aveva sognato per notti e sempre le diceva che la notte della Vigilia di Natale sarebbe venuto per non darle tregua. Col grasso corpo ignudo, ricoperto solo di catene, si aggirava nel limbo dei suoi sogni appena prima che l’alba sorgesse. Delia si era fatta sempre più taciturna. La notte lasciava accesa una candela a mentre l’accendeva, malediceva l’anima inquieta di suo fratello. Viveva ormai reclusa nella sua enorme dimora temendo la notte e i presagi delle ombre della morte. Solo suo nipote, l’onesto e pallido figlio di suo fratello, aveva avuto l’ardire di spingersi fin sulla soglia della sua villa. Aveva spinto il batacchio contro la porta, ma Delia non aveva mai aperto. Suo padre si era portato tutto nella tomba e il giovane era rimasto vestito di stracci e di vergogna. Delia, sbirciando da dietro le finestre, lo aveva visto ronzare intorno alla sua casa come una mosca su una carogna. Mai gli avrebbe concesso di vivere del suo sudore. Mai gli avrebbe lasciato in dono il suo sonante amore.
La notte era ormai scesa, nera come ala di corvo. Delia era certa che qualcuno o qualcosa stesse salendo su per le scale, appoggiandosi alla vecchia ringhiera. Con le dita ridotte a tendini rapaci, armo il cane del fucile e lo alzò puntandolo verso la porta. Avrebbe riempito di piombo la carogna di suo fratello. Nel baluginio della fiammella, vide la maniglia d’ottone fare su e giù, poi la porta aprirsi come un sospiro. Delia ingoiò il respiro e fece fuoco contro l’ignoto. Il bagliore improvviso, lo sparo e un grido soffocato. Mentre la polvere tornava a posarsi, Delia si alzò dalla sua sedia. In una pozza di sangue suo nipote giaceva.