Il Riparatore

Il riparatore

«Speriamo non mi boccino» disse Ferrazzi.
«Non sarebbe la cosa peggiore. Pensa se ti fanno ripulitore delle fogne.» Cinzia si tappò il naso con espressione schifata.
Roberto la trovò deliziosa anche in quella posa e, per un attimo, si distrasse. Il dolore alla bocca dello stomaco lo richiamò alla realtà. Si stava decidendo anche il suo destino.
Cinzia lo guardò e ne intercettò l’umore. «Roby, di che ti preoccupi? Se c’è uno che deve stare tranquillo, sei tu. Qualunque lavoro tu abbia richiesto, te lo assegneranno.»
Poi gli sorrise con dolcezza e Roberto sentì stringersi il cuore. Era riuscito a far verificare la possibilità di sposare Cinzia da un amico il cui padre lavorava all’ufficio coppie future. Aveva scoperto che lui e Cinzia non presentavano la compatibilità genetica necessaria.
Poteva stare con lei per un altro paio d’anni, poi sarebbero stati assegnati ai partner scelti dalla legge.
«Andiamo a bere una camomilla. Ci vuole ancora un po’» disse lei, prendendolo per mano e portandolo via, sotto lo sguardo invidioso dei compagni.
 
«Cos’hai chiesto di fare da grande? Lo scienziato? L’ingegnere? L’insegnante?»
Roberto sorseggiò la camomilla, alzò lo sguardo verso il soffitto trasparente del bar, da dove si vedeva il parco monumentale dall’altra parte del mondo e, alla fine, trovò il coraggio di rispondere: «Il riparatore esterno.»
Lei spalancò gli occhi e tirò indietro la testa: «Il riparatore? Con la tua intelligenza, vuoi fare un lavoro manuale?»
«Non è per ciò che farei, ma per ciò che vedrei. Voglio guardare la Verità, con i miei occhi.»
«Se facessi lo scienziato, ti sarebbe concesso di studiarla.»
«No. Non mi basta. Andiamo. È ora.»
Pagarono e uscirono.
«Vuoi prendere la metropolitana?»
«Preferisco stare qui, all’aperto. Ammesso che questo sia l’aperto.» Di nuovo, guardò verso l’alto, oltre l’asse di rotazione.
«Non crederai alle favole che parlano del cielo, del Sole e delle stelle.»
«Mia nonna diceva fosse tutto vero.»
«E mia nonna credeva nei folletti.»
Cinzia rise, ma smise subito. In fondo alla curva ascendente della strada, s’intravedevano i compagni accalcati davanti alla porta della scuola: i risultati dovevano essere usciti.
Roberto si mise a correre, come mai aveva fatto in vita sua.
Quando arrivò, gli amici si aprirono davanti a lui, battendogli le mani sulle spalle. «Bravo. Sei il migliore.» Quelle parole gli diedero la certezza di non esserci riuscito.
Si avvicinò e lesse.
ROBERTO ELLENI – SCIENZIATO
Cinzia lo raggiunse: «Allora? Ce l’hai fatta? Oh no!»
Roberto si voltò verso di lei e la vide sbiancare. Avrebbe voluto odiarla, ma non ci riuscì.
Le sue labbra carnose stavano sillabando: «Cinzia Tedeschi. Riparatore esterno.»
 
Erano entrambi sposati, quando s’incontrarono per caso nei pressi della scuola.
«Che ci fai qui, Roberto?»
«Sono venuto a ridiscutere, per l’ennesima volta, il mio ruolo.»
«Te l’hanno concesso?»
«No. Dicono che non ho l’equilibrio psicologico per fare il riparatore esterno.»
Lei annuì. Il suo sguardo era cambiato e Roberto ebbe la certezza che aveva smesso, da tempo, di canzonare il prossimo.
«Com’è fuori, Cinzia?»
«Lo sai. Sei uno scienziato no? Aveva ragione tua nonna. Viviamo su una stazione spaziale. Siamo gli unici sopravvissuti della razza che un tempo abitava un pianeta chiamato Terra.»
«Lo so, a livello teorico. Ma devo vederlo. Mi puoi aiutare?»
«Lo farò. Ma io verrò con te.»
 
Il portellone della camera stagna si aprì. Cinzia gli diede la mano, e insieme spinsero con i piedi.
Lo spettacolo gli riempì gli occhi e il cuore. La Terra verde e azzurra in mezzo al cielo, la Luna e tutte quelle stelle.
Tutte quelle stelle.
«Dobbiamo rientrare» disse lei.
Azionarono i micropropulsori. Quando la loro casa entrò nel campo visivo di Roberto, lo choc fu ancora più grande. «Sarebbe quello il nostro mondo?»
Per un attimo temette di vomitare nel casco.
Appena tolte le tute, afferrò il viso di Cinzia e disse: «Ora capisco. Non era l’instabilità psicologica, il problema. Sapevano che se avessi visto la Terra, avrei desiderato andarci. Mi aiuterai?»
«Ti aiuterò. Ma tu, in cambio, dovrai aiutarmi a far avverare i miei desideri.»
Senza dargli il tempo di rispondere, lo baciò e iniziò a togliergli i vestiti di dosso.

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Angelo Frascella

Campione della Terza Era, tre volte vincitore in singole edizioni e svariate altre volte a podio, Angelo Frascella è uno dei più grandi interpreti della storia di Minuti Contati, dai primordi della Prima Era a oggi. Nasce nel 1972 a Taranto, città bellissima assediata da mostri giganteschi che sputano fiamme ed emettono fumi tossici. Fa in tempo a vivere la parte finale della guerra fredda e cresce convinto che, da un giorno all’altro, una pioggia di missili nucleari cancellerà il mondo. Così diviso fra l’attrazione per la scienza e per la conoscenza e la paura delle aberrazioni della tecnologia, di giorno sogna a occhi aperti e si esalta di fronte alle immagini dell’universo, di notte è visitato da sogni surreali (la firma di Dio che campeggia in cielo sulla città) e angoscianti (scenari di guerra e devastazione). La passione per la lettura se la porta dietro sin da bambino. Quella per la scrittura esplode solo più tardi, quando, trasferitosi a Bologna, comincia a mettere su carta i sogni e gli incubi. Ha scritto quattro episodi della seconda serie radiofonica del fumetto L’Insonne. Ha pubblicato racconti in diverse antologie e, nel 2013 ha vinto il Concorso di Letteratura Fantascientifica "Giulio Verne" col racconto "Il paradosso di Alice". Ha una moglie e una figlia che adora e a cui dedicherà il suo primo libro, semmai riuscirà a terminarlo.


  1 commento su “Il riparatore

  1. L'Antico
    L'Antico
    19 febbraio 2015 at 00:02

    “Scrivere bene un racconto di fantascienza, con poco tempo a disposizione e, soprattutto, con pochi caratteri da impiegare, è sempre una scommessa nella scommessa. Spaziare poi nel già letto e già visto (al cinema) rende il tutto ancora più complicato. Ecco, stavolta c’è qualcuno che quelle scommesse le ha vinte.” (Commento di Luca Pagnini, giurato del Contest BEST)

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