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SOPRA LE ONDE di Vilma Cretti Il punto di vista del tuo racconto è molto interessante. È quello del compagno di Marion mutato in gabbiano dopo la morte inflittagli con il coltello dal rivale, il quale sta seducendo la donna in barca. Il finale è sanguinario. L’uomo assassinato divenuto gabbiano usa gli artigli per prendersi la rivincita, ma non la vita di prima, descritta da te con grande abilità (sembra di essere davvero nei suoi ricordi. Ama Marion e lo farà sempre, rimpiangendo di averla perduta). Racconto originalissimo di una notte sul mare.
HIMA di Serena Auronica Il tuo racconto è molto particolare. All’inizio, credevo che la protagonista fosse la vittima di una rapina (ho immaginato uno stupratore di origini arabe, visto anche il tuo riferimento ai datteri) culminata in un atto di violenza sessuale. La reazione terrorizzata di lei davanti all’aggressore (camicia strappata, sguardo all’anello nuziale) mi aveva fatta pensare a una moglie aggredita in assenza del marito. Invece, lo stupratore è lui. Di qui la scelta suicida di lei, nel fiume, pensando alla libertà negatale in vita. Ottimo horror.
JANARA di Flavia Imperi Mi piace Adele, personaggio libero (una strega, capace di trasformarsi in civetta per partecipare al raduno di Ognissanti, ma buona (non manca a nessuno dei doveri quotidiani di donna, dalla cura della casa e della campagna a quella del marito). Difatti, il raduno, pur in mezzo a creature fantastiche e inquietanti, è anche occasione di incontro per rivedere i cari perduti (penso al figlio morto di febbre di Adele) e il finale, con la mano omicida di Gennaro, è un pugno allo stomaco. Il male è decisamente altrove. Interessante la mitologia Dana-Jano e anche la trasformazione di Adele in civetta.
Ciao Peter 7413,
ti ringrazio per le osservazioni riguardo la parte debole del racconto e le farò mie: la correlazione fra l’invisibilità di Devan e gli spiritelli che lui schiaccia mentre cammina c’è (essendo creature magiche, gli trasmettono questa caratteristica quando lui le uccide, seppure involontariamente). No, il grado di invisibilità non c’entra con il successo artistico. Le sue opere lasciano un segno negli allievi (li rendono creativi, spronandoli a superarlo). E’ divenuto amico di Lysveeta perché lei possiede un raffinato talento artistico che lui ha tirato fuori e lei gli ha spiegato tutto quello che sapeva sulla città. Il perdono finale non è rivolto a lei, bensì agli spiritelli che ha schiacciato. Vede cos’ha combinato attraverso il piattino levigato dono di addio della ragazza. Inoltre, lui non fugge dalla città, se ne allontana perché è invecchiato, non può più lavorare come prima e dunque desidera trascorrere il resto della vita nel luogo delle sue origini (lente deformante della nostalgia).Ciao Ambra Stancampiano,
Attenta a: avvicinandosi al n°1, io specificherei casella (o riquadro) e anche dove (sull’asfalto) altrimenti il lettore medio si perde. Pensa che dalle mie parti, Campanaro si chiama Gioco della Settimana (la cantilena è infatti: “Era lu-lu-lu-lunedì era ma-ma-ma- martedì… e via di seguito). Effervescenti, le vecchiette. Mi sono simpatiche. Carina anche la chiusura finale del racconto (anche se, a sentire l’ISTAT, saranno proprio i vecchietti a scacciare i bambini ) pro-giovani. Come titolo, non so, la butto lì: “Campanaro Senior”.
Brava.Ancora qualche osservazione sul racconto: bello l’alone di mistero della scomparsa di Luigi a Londra, ma saperne di più non guasterebbe (anche solo un accenno). Interessante la donna dall’aspetto bovino che vive nell’alloggio malridotto. Chi è? Strano che si sia fidata di uno scambio di lettere senza informarsi dell’identità della ragazza prima di permettere a Luigi di partire. Questo, però è un mio parere. In una storia d’amore immaginario, possono anche esserci figure come la donna dall’aspetto bovino (anche lei suggestionata dalla fantasia di Luigi).
Ciao Alessandra Corrà,
il tuo racconto è toccante. Luigi è un ragazzo sensibile, scrive, disegna sirene per aprirsi alla vita e all’amore, forse per via del suo handicap (soffre della malattia dei “bambini vecchi”). Ha poco tempo per vivere e dunque, ben venga anche una fidanzata immaginaria. Taglierei la parte riferita alla procedura per recapitare le lettere: scrivendo semplicemente “c’era solo un difetto imbarazzante, le risposte le scrivevo io stesso. Toglierei elaborava: metterei esprimeva.
Correggerei: versi che davano l’idea di un fastidioso ronzio, così : versi dal ronzio fastidioso.
Correggerei: quel handicap con quell’handicap.Correggerei mettergli, con metter loro.
Ho letto la nuova versione del tuo racconto e l’ho trovata molto migliorata. Hai asciugato il testo togliendone le incongruenze. Mi è piaciuto il particolare della strada che cambia ogni volta e anche l’immagine mente asciutta-mente bagnata. C’è dentro tutto un dramma familiare e un’atmosfera alienante che stavolta si vedono molto bene. La moglie ha qualcosa a che fare con l’Ombra di Jung.
Complimenti.Chiedo la grazia per Luchiastro
Ciao Maurizio Bertino,
nella tua storia, condizione religiosa e sessualità si contrappongono in una maniera che ricorda Tertulliano (quello della frase: “La donna è l’anticamera dell’inferno”).
Difatti, la Revenda Madre, dapprima appare rassegnata al compimento del dovere riproduttivo per interposta persona (la coppia sullo schermo) e poi, appare sempre più coinvolta dall’atto ( prima sceglie i due “esemplari”, poi da ordini sulla posizione che i due devono assumere, nel mentre si tocca), proprio come Tertulliano, padre della Chiesa che prima depreca il sesso e poi ne parla compiaciuto.
Il finale della tua storia assolve il peccato della Revenda Madre…l’inseminazione c’è stata e nascerà una bambina che le verrà consegnata.Attento a trentatre per trentatré.
Ciao Vastatio,
io ti ho letto con piacere. Mi hai strappato parecchi sorrisi. Ho capito che si trattava di un gioco di ruolo quando ho letto parole come round e livelli. Prima l’ho gustato come una buona prova di fantasy-fiction, dalla terminologia molto giovanilistica (sì, parlano proprio così e anche ai miei tempi c’era gente colorita). Io credo che potrebbe piacere agli appassionati di gioco di ruolo, certo, ma anche come racconto di per sé. Ha qualcosa di Lafferty. Bravo. Se limassi qualche espressione, magari adattandola più al mondo fantasy, saresti a posto (ad esempio, con il c….o che era una maga lo avrei scritto: con il demoniaco c…o che era una maga. Ma è solo un mio parere.Ciao Andrea Partiti,
il racconto è molto ben scritto, i dialoghi aiutano il lettore a entrare da subito nella vicenda. Si capisce che il protagonista sta parlando con l’Altro Se Stesso. Il tema trattato, quello dei viaggi temporali, è affascinante, e le spiegazioni sulle tue fonti ispirative lo rendono ancora più godibile. Il foglio è il particolare più avvincente, perché da l’idea della ricerca e incuriosisce. Chissà cosa troverà il primo viaggiatore umano negli universi che visiterà. Notevole anche l’idea della Bolla. Lo vedo come il punto di partenza anche per un romanzo.
Chiedo la grazia per Andrea Partiti
Ciao Maria Rosaria Del Ciello,
il tuo racconto è molto originale. Si tratta di una SF che rielabora Simak e Ray Bradbury. Mi piace l’idea della mamma da rottamare, da una nota inquietante al racconto e colpisce il lettore nel profondo. Il cinismo del mondo che descrivi parte già dal personaggio della bambina (viziatissima). L’atteggiamento della madre è straziante, accetta il proprio destino e continua ad amare la figlia comunque e ad avere nostalgia della famiglia al completo (per quanto il marito sia un vero pezzo d’acciaio, l’ha trattata come un’auto usata da far riparare in fretta e furia). Ho notato questo per tutto il racconto. Non c’è astio in lei (nel finale, rabbia e lacrime, sì, ma verso la spietatezza del mondo che ha imposto quelle regole, mai verso la famiglia che pure l’ha “riciclata” come insieme di parti di ricambio). Bravissima.
Attenta a: quanto mi verrà? (metterei i tre puntini di sospensione).
Chiedo la grazia per Maria Rosaria Del Ciello
Ciao Angela Catalini,
il tuo racconto immerge il lettore da subito in un’atmosfera enigmatica. Da una parte c’è il fascino senza tempo di Monna Lisa, esaltato dal mistero sulla sua identità (la moglie del committente di Leonardo, Monna Lisa Gherardini, come tu giustamente scrivi?) che ha intrigato da sempre gli storici dell’arte (alcuni sostengono si trattasse addirittura dello stesso Leonardo). Mi piace il tuo punto di vista, lei è Monna Lisa. E le attribuisci un ruolo da schiava nell’harem. Lo stesso dove si trovava Esmeray. C’è parecchio mistero nella tua storia. Domande senza risposta. Io ne sono rimasta colpita. Bravissima. Esmeray potrebbe essere chiunque (addirittura un’immortale, vista la cronologia e molto probabilmente, complice involontaria dell’avvelenatrice) e in grado di sovvertire tutto quello che si conosce sui Gherardini. Può essere il punto di partenza per un romanzo di fanta-storia dell’arte). Realistico il personaggio dello scrittore.
Attenta a: molto turisti (refuso)
Un occidentale (manca l’apostrofo).Ciao Spartaco, grazie per il benvenuto. Sei gentilissimo. Trovo anch’io che il Laboratorio sia un’ottima opportunità di miglioramento nella scrittura in virtù del confronto in amicizia con altri autori. Mi metterò con piacere al lavoro.
Ciao Angela Catalini, quanti complimenti. Grazie. Sono contenta che il racconto ti sia piaciuto. Per quel che riguarda le tue osservazioni, ne terrò conto. Soprattutto quella che riguarda l’aspetto di Devan Myrsen. Ovviamente, sistemerò anche il dettaglio sugli appigli (scrivendo li vedevo come bastoni spartitraffico, quindi, non troppo fantasy). Per quel che riguarda il termine “fole”, provvederò. Ogni tanto tendo a scrivere desueto (troppe letture di testi ottocenteschi?).
Ciao Maria Rosaria del Ciello, mi fa piacere che ora la versione attuale del racconto ti sia risultata più chiara. E che elogi (addirittura la richiesta di grazia), sei stata davvero generosa. Per quel che riguarda la frase finale, farò proprio come mi suggerisci.
Ciao Flavia Imperi,
la tua storia di un amore diverso, vissuto con grande coraggio dai due, è molto commovente. Sembra davvero di essere lì con Jesùs e di vederlo bruciare la fotografia del grande amore morto in un gesto beneaugurante (secondo le usanze mongole, bruciare un pezzo di carta con il nome del morto, equivaleva a fargli stringere un patto nell’aldilà. Di qui la tradizione di organizzare matrimoni fra bambini morti, bruciando pezzi di carta con i loro nomi nel giorno in cui sarebbero dovuti diventare maggiorenni). Io ho visto così il suo gesto. Mi è piaciuta anche l’immagine delle onde cobalto e della strada-serpente, oltre che il nome del luogo. Finisterre è davvero suggestivo e si lega in modo perfetto alla storia di Jesùs, il quale ha raggiunto il limite del dolore (oltre che un augurio di ritrovarsi nell’aldilà, la fotografia bruciata può anche simboleggiare una rinascita di Jesùs dalle ceneri). Dopotutto, è lì che si sono conosciuti, quindi il cerchio si chiude.Attenta a: incrdulto per incredulo.
Ciao Antico,
ti sono grata per il consiglio in merito alla revisione finale prima di postare per evitare buchi nella narrazione e sviste che rendono dura la lettura; ne farò tesoro già a partire dalla prossima volta. Sono contenta che tu abbia apprezzato le parti buone della storia.Ciao Alberto Della Rossa,
ti ringrazio dell’appunto sulla prosa (da aggiustare, se risulta così “fredda”) e sull’infodump (a furia di leggere anche antologie di racconti sto cominciando a capire davvero cos’è. A furia di approfondire, imparerò a evitarlo, spero). Per il resto, sono contenta che la storia in sé ti sia piaciuta).Ciao Nicoletta Fanuele,
che dire? Ahi, tutta colpa mia se il racconto non ti è piaciuto. Credo che farò mio il tuo avvertimento nel rendere lo stile più semplice e sequenziale (tipo sceneggiatura fumettistica? O.K., ci posso provare) e vedere quel che succede.Ciao Raffaele Marra, mi dispiace che il racconto ti sia apparso confuso (troppe cose strette in pochi caratteri); ebbene, terrò conto delle tue osservazioni per i lavori futuri, nei quali farò in modo di dosare meglio gli ingredienti. Sono lieta che tu abbia comunque trovato del buono nel mio universo narrativo.
Ciao Luchiastro,
sono contenta che tu abbia trovato del buono nei dialoghi della mia storia. Mi spiace per le parti meno chiare, che ti hanno affaticato nella fase di lettura. Terrò conto delle tue osservazioni (sfoltire la prima parte in favore della seconda).Ciao Fernando Nappo,
per prima cosa, sono felice di esserti stata utile riguardo al Soma (affascinante, vero? Io l’ho trovato al punto da leggere a suo tempo il Baghavad Gita e il Ramayana, che ci ha messo del suo per ispirarmi Hanuman III, ma devo qualcosa anche al Marchio della Bestia di Kipling). I cedri sono commestibili, certo, ma non si sa che effetto abbiano sulla digestione di chi vive in un altro universo. Ho cercato di rendere il senso di estraneità provato dagli europei davanti alle verdure del Nuovo Mondo. Sai che per lungo tempo i pomodori sono stati semplici piante ornamentali? (Lo spirito della storia c’è, adesso il più è aggiustarla e limarla ancora, finché tutti possono capirla). Se ti è sfuggito parecchio, la colpa è mia.Ciao Luigi De Meo,
grazie per il posto in classifica (segno che il racconto ti è piaciuto, credo).Ciao Ozbo,
grazie dei complimenti. Per quel che riguarda il cedro, è il fatto che provenga da un sistema stellare sconosciuto a mettere in crisi Hanuman III. Quasi la partita di frutta non fosse stata “purificata” dal tocco di Hanuman.Ciao Marina 81, sono contenta che il racconto ti sia piaciuto. Mi dispiace che tu ti sia persa in alcuni punti; colpa mia, devo ancora aggiustare parecchio.
Ciao Fernando Nappo. Per quel che riguarda il cedro, commestibile lo è (almeno per quelli dell’altro universo). Loro hanno acquistato la partita di merce accaparrandosela nelle aste di frutta dei pianeti agricoli. E sembrava eccezionale. Ho giocato molto sul paradosso dell’irrazionale che irrompe in forma attraente (e lo si scopre sempre troppo tardi).
Ben trovato, Giulio Marchese. Non darti colpe che non hai. Se non hai capito, la responsabilità è mia. E’ un tipo di SF molto istintivo (mi girava già da un po’ l’immagine di un cedro sbucciato che mostra al suo interno un chip elettronico) che sto cercando di addomesticare pensando ai molti racconti di SF letti in passato e anche alla SF in sé usata nei racconti, dove si deve puntare all’idea e all’effetto, calcando sull’altro universo, appunto. Se ti ho stupito, forse ci sono andata vicino. La storia doveva indurre smarrimento. Ammetto che avrei dovuto metterci dentro qualcosa di più incisivo (andrà meglio la prossima volta).
Ciao Marina Usai. Cordari si è fidato del senso degli affari di Herzog e ha capito troppo tardi la fregatura nascosta nella partita di cedri. Io l’ho visto come il classico tipo di buon senso succube del collega più intraprendente e precipitoso.
Buona sera, Andrea Viscusi. Terrò conto delle tue critiche. In effetti, ho ancora molto da imparare nella SF, che pure mi affascina da sempre (adesso sono io che devo entrare nelle sue grazie). In effetti, ho scritto avendo nella mente un mondo intero e ne ho mostrata una piccola parte, benché a fasi (molto alterne). Davvero, chissà cosa ne potrebbe essere del racconto…sfrondato. Mi hai fatto venire voglia di rimetterci mano.
Scusami ancora Spartaco,
ho ripetuto il messaggio di ringraziamento per la tua gentilezza proprio per farmi perdonare il lapsus.Ciao Maria Rosaria,
grazie dell’editing. Mi precipito subito a lavorare sul racconto. Sei stata gentilissima e a buon rendere.Ciao Spartaco, farò proprio come dici, postandone la versione ritoccata.
Ciao Maria Rosaria,
grazie dell’editing. Mi precipito subito a lavorare sul racconto. Sei stata gentilissima e a buon rendere.Ciao Spartaco, farò proprio come dici, postandone la versione ritoccata.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
Alexandra Fischer. Ragione: lapsus freudiano: ho associato Spartaco con l'illustrazione tipo Antica Roma
Ciao Andrea Partiti,
Volevo aggiungere qualcosa sulla storia. Cordari ha capito la verità riconoscendo il disegno nella polpa del cedro: quei frutti eccezionali vengono da un altro universo, nel quale tutte le regole sono sovvertite e il fatto che la partita di cedri sia arrivata su Hanuman III, pianeta dell’ordine perfetto, li fa passare da carogne, per quanto loro abbiano fatto semplicemente il loro lavoro di commercianti. Lui sa bene che il Vicario di Hanuman li caccerà via con una liquidazione (o benservito).Ciao Andrea Partiti,
ti spiego subito quel punto della trama: il Vicario di Hanuman li paga di più perché quei soldi rappresentano la liquidazione per i due commercianti (e c’è da giurare che è molto di più di quanto spetta loro, perché l’Ordine Perfetto di Hanuman III si è sfaldato non appena è apparsa la partita di cedri incriminata e il Vicario vuole cancellare ogni traccia del rapporto di affari con due individui così). Che cosa sono i cedri con il disegno bianco su sfondo nero? Semplice. Frutta di un altro universo. Di lì il senso di smarrimento che devono indurre in chi li guarda, li annusa e li assaggia. E’ il tipo di frutta che coltiverebbe una colonia agricola di alieni.22 settembre 2015 alle 21:39 in risposta a: Gruppo FRINGE: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #10923Buonasera, ecco i miei commenti:
HEARTHOLE di Giulio Marchese Ci sono delle creature armate di lame nell’hearthole del tuo racconto, ma non dici come mai ce l’hanno con i due sfortunati addetti minerari. Inquietante l’odore che permea la galleria. E simpatici Jack ed Erman. Li rendi bene, il primo ha cambiato patria per necessità e il secondo è lì quasi per lo stesso motivo, tuttavia, non dici cosa cercano e perché dovrebbe fruttare loro il Nobel (fai capire che dovrebbe essere il centro della Terra, ma con che cosa? Un buco nero? E non sanno che ci sono gli alieni. L’odore dovrebbe spaventarli.) Non so, ci sono potenzialità da sviluppare, anche se l’idea è buona e comunque la storia è da aggiustare. Anche se lo spiraglio su un altro universo c’è (grotta con alieni che sbocca nel centro della Terra).
Attento a: Jack are you allright? Ci vuole la virgola: Jack, are you allright?
Correggerei: is here (troppo italiano) scrivendo: it’s here.
Il nome del protagonista tedesco lo correggerei (la grafia esatta è Hermann, te lo dico come un augurio, nel caso tu pubblichi qualcosa in Germania. Lì non capirebbero: Erman).
For me it’s the same, anche qui manca una virgola: for me, it’s the same.
Non si scrive il nome lo aveva scelto da se, ma: il nome lo aveva scelto da sé.
Manca una virgola: “Se è un flop meno persone lo sanno meglio è” e la frase va aggiustata: “Se è un flop, meno persone lo sapranno, meglio sarà”.
Non si scrive: Jack dietro di lui. Meglio : Jack dietro di sé.
Manca uno spazio ai trattini di -Fermo-, meglio: – Fermo -.LA VECCHIA VILLA MISTERIOSA di Nicoletta Fanuele La storia è una fantasy-fiction. C’è Iole, scrittrice di mistery, attirata dalla villa che di fatto è la porta di accesso su un altro universo (molto Anni ’50 con gli alieni tipo omini verdi e molto fantasy con questo Re che la vuole far lavorare per loro prima di rimandarla a casa. Sì, ma perché? Dovresti spiegarlo, magari legando la sua reazione al misterioso manoscritto che Iole trova nella villa e dire cosa diceva l’iscrizione sulla copertina).
Attenta a: versò un bicchiere di acqua ghiacciata; meglio: si versò.
Inscrizione: no, meglio scrivere iscrizione.SUSY di Andrea Viscusi Storia carina, con una certa profondità. Di fatto, c’è un parallelo fra la giovane Susy e la fisica (amore e scienza, entrambi affascinanti, ma molto difficili da conquistare. Originale il parallelo Susy- Super Simmetry). Io l’ho vista così, come anche l’ipotesi che l’appuntamento mancato fra i due possa essere possibile in Universo Parallelo (o Multiverso Einsteiniano). Per quel che riguarda la struttura del dialogo, è da costruire mettendo appunto i trattini. Io riscriverei quella parte. Così è troppo inserita nella narrazione e da un ritmo sciatto, ma capisco la fretta.
GLI ESSERI DELL’ALTRO MONDO di Raffaele Marra Storia molto attuale e di grande spessore. All’inizio l’ho vista come la continuazione ideale de Il terzo dal Sole di Matheson, ma più in là nella lettura, ho capito che si tratta della tragedia dell’immigrazione vista da uno degli sfortunati passeggeri di una nave carretta, il quale riesce ad assicurare la salvezza al figlio sacrificando la propria vita. Mi è piaciuta la dedica finale del tuo racconto e anch’io mi auguro che le tue parole diventino realtà.
IL GRANDE FIENILE di Luchiastro Nel tuo racconto l’altro universo è il fienile, luogo proibito dal padre ai due figli perché ci vive la madre separata da lui. L’idea è semplice e originale, ci sono dei momenti di atmosfera quasi onirica, ma la storia va aggiustata.
A partire dall’inizio: non scriverei “dei bambini”, ma solo “i bambini”. Toglierei la virgola di : non avvicinarsi troppo al fienile. Toglierei le virgolette prima di: Davide serviva solo per dare conferme… visto che non fa parte della domanda del padre. Toglierei il “ce l’abbiamo fatta” di Davide, visto che lo scrivi già riferito al padre. Incongruenza: prima il padre proibisce ai figli di avvicinarsi al fienile e poi non sa dov’è.
Dovresti spiegare meglio come fa Davide a convincere il padre a seguirlo fin là (ma non glielo aveva vietato?) . Strano che si addormenti lì e poi ripeta la proibizione al mattino. E come mai non si vede la madre? Ne descrivi solo le abitudini.
Refuso: si per sì.ANITA DALL’IMPERMEABILE GIALLO di Marina Usai Storia molto poetica che tratta il tema della diversità. In questo caso, l’altro universo è quello dei “normali” contrapposto a quello personalissimo di Anita, la quale, pur non potendo leggere e confrontarsi con gli altri bambini (immagino non sia ritardata, ma abbia un problema di dislessia), possiede un universo interiore ricchissimo (a cominciare dal gioco di contare le signore in cappotto rosso con cane al seguito). Le immagini che usi sono molto evocative: impermeabile-campo di girasoli; rammendo di stoffa rossa-papavero. E anche le parole della lettura in classe diventano pura immaginazione, quasi un esercizio di stile di fantasia alla Rimbaud: Mela-Melograni che si spaccano al sole, Elefanti che camminano, Lanterne che luccicano , alberi che crescono alti verso il cielo. E neanche la R-I-T scherza: ragno- palo- ombrello. Mi piace il personaggio di nonno Beppe (immagino che anche lui abbia avuto problemi simili da piccolo e quella sia stata la grande prova da superare, forse avresti dovuto spiegarla meglio al lettore). Bellissima l’immagine finale della mareggiata con il nonno che salva Anita dal momento di scoramento.
LA REALTA’ INVENTATA di De Meo Luigi Mi piace la descrizione del combattimento fra Curtis e la Belva dell’Oscurità, davvero molto ben resa (meno male che interviene l’Elfa a salvarlo da morte sicura). Accattivante la resa del tema dell’altro universo usando lo spunto del gioco di ruolo dal vivo; dalla tua descrizione, degna di un fantasy medievaleggiante, fai intuire con abilità quanto quel mondo conti per il protagonista. Riesci a sorprendere il lettore strappandogli il sorriso (la temibile Bestia è in realtà un amico di Curtis- Roberto ed è spassoso immaginarselo con la maschera sottobraccio, tutto irsuto).
Attento a: ci puoi provare alla prossima Giulio. Manca una virgola: ci puoi provare alla prossima, Giulio.
BHA per BahIL CANTO DELLA SIRENA di Alberto della Rossa Storia di SF geniale. Parli della solitudine del computer Ulysses, Al di prima classe. Femmina che mi ricorda qualcosa (Hal 2000). Mi piace come hai descritto il viaggio, le terminologie che usi sono credibili e anche il riferimento a London e al suo Vagabondo fra le stelle aiuta il lettore a immergersi nell’atmosfera di SF. Affascinante anche l’idea dei compagni di viaggio animali per impedire agli umani in coma di perdere se stessi. Carino l’abbinamento: umano-iguana. L’altro universo è il Dio-Sirena che alletta Ulysses con la possibilità di sognare a sua volta e lei cede.
L’ANELLO PIU’ IMPORTANTE di Andrea Partiti Interessante il tema dell’Altro, inteso come copia di se stessi, e l’esperimento militare segreto il cui scopo è di compiere una visita nel Multiverso per misurarne la Costante Temporale (ma una spiegazione non avrebbe guastato, perché così, il brano è l’inizio di un romanzo, ma in un racconto autoconclusivo, lascia il lettore con un senso di mancanza). Buono anche il riferimento al Googl, da verosimiglianza come la Bolla e il fatto che gli oggetti inanimati abbiano fallito la missione. Tipo avventuroso, il tuo protagonista e anche il suo Alter Ego.
Attento a: la mia copia… lo invitavo a continuare; si scrive la mia copia… la invitavo a continuare.LAPIDBOOK di Marco Roncaccia Che altro universo, il tuo. Nemmeno da morti i bollori si estinguono. Qui c’è anche il Lapidbook (Facebook Post Mortem) che registra uno scambio di vedute spassoso fra coniugi. E non manca la sorpresa finale Moglie Viva che condanna il coniuge morto Fred e traditore alla seconda morte con lo stesso fucile usato per sforacchiarlo a suo tempo. Originale il tema dell’Escort Medium e ancora di più quello del Rappresentante della Folletto medium a sua volta. Geniale la scena finale: Rappresentante in animazione sospesa che aiuta la Moglie Viva (Teresa) a creare l’account e a far vedere al Marito Morto l’omicidio in diretta di Marta (Escort Medium) legata al letto. Certo che il fucile non si raffredda mai, con lei.
NOI DUE di Marina Di Paola Storia delicata, di dolore per la perdita dell’uomo amato. L’altro universo, in questo caso, è l’Al di là, dove la moglie è certa di ritrovare il marito tanto rimpianto. Rendi molto bene il dolore di lei soprattutto nella descrizione della casa, dalle pareti imbiancate di fresco e dai mobili che immagino nuovi, per questo perfetti per una vita a due tutta da cominciare. Questo particolare aggiunge una nota straziante alla sofferenza di lei, sola in modo abissale. Di lì la scelta del suicidio, con il coltello. L’unica nota di speranza è la voce di lui nel momento del trapasso. Laggiù, nell’altro universo, niente li separerà più. E in quella frase, riabiliti la medium; forse lui davvero era riuscito a salutarla, ma lei era ancora troppo legata a questo universo per capirlo.
SPECK SPRAY di Fernando Nappo Il tuo racconto, nel finale, mi ha strappato un sorriso. Lo chef ha ucciso la moglie perché lo tradiva con il caposala. Dunque, hai ribaltato una storia da brividi (oddio, lo chef psicopatico che assassina chi non usa gli ingredienti del mercato e non compra lo speck nel maso). Il tema che tratti, comunque, rispecchia in pieno la specifica dell’altro universo, difatti, quello degli chef alla Gordon Ramsey e alla Vissani, che ricordano da vicino il tuo personaggio, è a parte, rispetto a quello dei comuni mortali sedotti dalla comodità dello speck spray (ma anche della frutta spray o del pesce surgelato). La buona cucina è davvero attuale (divismo degli chef, Expo) e può diventare il filone di un genere letterario (bello il giallo fra le pentole che hai deciso di inaugurare).
Refuso: alezza per altezza.La mia classifica è:
IL CANTO DELLA SIRENA di Alberto Della Rossa
ANITA DALL’IMPERMEABILE GIALLO di Marina Usai
LAPIDBOOK di Marco Roncaccia
SPECK SPRAY di Fernando Nappo
NOI DUE di Marina Di Paola
LA REALTA’ INVENTATA di De Meo Luigi
GLI ESSERI DELL’ALTRO MONDO di Raffaele Marra
LA VECCHIA VILLA MISTERIOSA di Nicoletta Fanuele
SUSY di Andrea Viscusi
L’ANELLO PIU’ IMPORTANTE di Andrea Partiti
HEARTHOLE di Giulio Marchese
IL GRANDE FIENILE di LuchiastroSPECK SPRAY di Fernando Nappo Il tuo racconto, nel finale, mi ha strappato un sorriso. Lo chef ha ucciso la moglie perché lo tradiva con il caposala. Dunque, hai ribaltato una storia da brividi (oddio, lo chef psicopatico che assassina chi non usa gli ingredienti del mercato e non compra lo speck nel maso). Il tema che tratti, comunque, rispecchia in pieno la specifica dell’altro universo, difatti, quello degli chef alla Gordon Ramsey e alla Vissani, che ricordano da vicino il tuo personaggio, è a parte, rispetto a quello dei comuni mortali sedotti dalla comodità dello speck spray (ma anche della frutta spray o del pesce surgelato). La buona cucina è davvero attuale (divismo degli chef, Expo) e può diventare il filone di un genere letterario (bello il giallo fra le pentole che hai deciso di inaugurare).
Refuso: alezza per altezza.
NOI DUE di Marina di Paola Storia delicata, di dolore per la perdita dell’uomo amato. L’altro universo, in questo caso, è l’Al di là, dove la moglie è certa di ritrovare il marito tanto rimpianto. Rendi molto bene il dolore di lei soprattutto nella descrizione della casa, dalle pareti imbiancate di fresco e dai mobili che immagino nuovi, per questo perfetti per una vita a due tutta da cominciare. Questo particolare aggiunge una nota straziante alla sofferenza di lei, sola in modo abissale. Di lì la scelta del suicidio, con il coltello. L’unica nota di speranza è la voce di lui nel momento del trapasso. Laggiù, nell’altro universo, niente li separerà più. E in quella frase, riabiliti la medium; forse lui davvero era riuscito a salutarla, ma lei era ancora troppo legata a questo universo per capirlo.
LAPIDBOOK di Marco Roncaccia Che altro universo, il tuo. Nemmeno da morti i bollori si estinguono. Qui c’è anche il Lapidbook (Facebook Post Mortem) che registra uno scambio di vedute spassoso fra coniugi. E non manca la sorpresa finale Moglie Viva che condanna il coniuge morto Fred e traditore alla seconda morte con lo stesso fucile usato per sforacchiarlo a suo tempo. Originale il tema dell’Escort Medium e ancora di più quello del Rappresentante della Folletto medium a sua volta. Geniale la scena finale: Rappresentante in animazione sospesa che aiuta la Moglie Viva (Teresa) a creare l’account e a far vedere al Marito Morto l’omicidio in diretta di Marta (Escort Medium) legata al letto. Certo che il fucile non si raffredda mai, con lei.
L’ANELLO PIU’ IMPORTANTE di Andrea Partiti Interessante il tema dell’Altro, inteso come copia di se stessi, e l’esperimento militare segreto il cui scopo è di compiere una visita nel Multiverso per misurarne la Costante Temporale (ma una spiegazione non avrebbe guastato, perché così, il brano è l’inizio di un romanzo, ma in un racconto autoconclusivo, lascia il lettore con un senso di mancanza). Buono anche il riferimento al Googl, da verosimiglianza come la Bolla e il fatto che gli oggetti inanimati abbiano fallito la missione. Tipo avventuroso, il tuo protagonista e anche il suo Alter Ego.
Attento a: la mia copia… lo invitavo a continuare; si scrive la mia copia… la invitavo a continuare.IL CANTO DELLA SIRENA di Alberto della Rossa Storia di SF geniale. Parli della solitudine del computer Ulysses, Al di prima classe. Femmina che mi ricorda qualcosa (Hal 2000). Mi piace come hai descritto il viaggio, le terminologie che usi sono credibili e anche il riferimento a London e al suo Vagabondo fra le stelle aiuta il lettore a immergersi nell’atmosfera di SF. Affascinante anche l’idea dei compagni di viaggio animali per impedire agli umani in coma di perdere se stessi. Carino l’abbinamento: umano-iguana. L’altro universo è il Dio-Sirena che alletta Ulysses con la possibilità di sognare a sua volta e lei cede.
LA REALTA’ INVENTATA di De Meo Luigi Mi piace la descrizione del combattimento fra Curtis e la Belva dell’Oscurità, davvero molto ben resa (meno male che interviene l’Elfa a salvarlo da morte sicura). Accattivante la resa del tema dell’altro universo usando lo spunto del gioco di ruolo dal vivo; dalla tua descrizione, degna di un fantasy medievaleggiante, fai intuire con abilità quanto quel mondo conti per il protagonista. Riesci a sorprendere il lettore strappandogli il sorriso (la temibile Bestia è in realtà un amico di Curtis- Roberto ed è spassoso immaginarselo con la maschera sottobraccio, tutto irsuto).
Attento a: ci puoi provare alla prossima Giulio. Manca una virgola: ci puoi provare alla prossima, Giulio.
BHA per BahANITA DALL’IMPERMEABILE GIALLO di Marina Usai Storia molto poetica che tratta il tema della diversità. In questo caso, l’altro universo è quello dei “normali” contrapposto a quello personalissimo di Anita, la quale, pur non potendo leggere e confrontarsi con gli altri bambini (immagino non sia ritardata, ma abbia un problema di dislessia), possiede un universo interiore ricchissimo (a cominciare dal gioco di contare le signore in cappotto rosso con cane al seguito). Le immagini che usi sono molto evocative: impermeabile-campo di girasoli; rammendo di stoffa rossa-papavero. E anche le parole della lettura in classe diventano pura immaginazione, quasi un esercizio di stile di fantasia alla Rimbaud: Mela-Melograni che si spaccano al sole, Elefanti che camminano, Lanterne che luccicano , alberi che crescono alti verso il cielo. E neanche la R-I-T scherza: ragno- palo- ombrello. Mi piace il personaggio di nonno Beppe (immagino che anche lui abbia avuto problemi simili da piccolo e quella sia stata la grande prova da superare, forse avresti dovuto spiegarla meglio al lettore). Bellissima l’immagine finale della mareggiata con il nonno che salva Anita dal momento di scoramento.
IL GRANDE FIENILE di Luchiastro Nel tuo racconto l’altro universo è il fienile, luogo proibito dal padre ai due figli perché ci vive la madre separata da lui. L’idea è semplice e originale, ci sono dei momenti di atmosfera quasi onirica, ma la storia va aggiustata.
A partire dall’inizio: non scriverei “dei bambini”, ma solo “i bambini”. Toglierei la virgola di : non avvicinarsi troppo al fienile. Toglierei le virgolette prima di: Davide serviva solo per dare conferme… visto che non fa parte della domanda del padre. Toglierei il “ce l’abbiamo fatta” di Davide, visto che lo scrivi già riferito al padre. Incongruenza: prima il padre proibisce ai figli di avvicinarsi al fienile e poi non sa dov’è.
Dovresti spiegare meglio come fa Davide a convincere il padre a seguirlo fin là (ma non glielo aveva vietato?) . Strano che si addormenti lì e poi ripeta la proibizione al mattino. E come mai non si vede la madre? Ne descrivi solo le abitudini.
Refuso: si per sì.GLI ESSERI DELL’ALTRO MONDO di Raffaele Marra Storia molto attuale e di grande spessore. All’inizio l’ho vista come la continuazione ideale de Il terzo dal Sole di Matheson, ma più in là nella lettura, ho capito che si tratta della tragedia dell’immigrazione vista da uno degli sfortunati passeggeri di una nave carretta, il quale riesce ad assicurare la salvezza al figlio sacrificando la propria vita. Mi è piaciuta la dedica finale del tuo racconto e anch’io mi auguro che le tue parole diventino realtà.
SUSY di Andrea Viscusi Storia carina, con una certa profondità. Di fatto, c’è un parallelo fra la giovane Susy e la fisica (amore e scienza, entrambi affascinanti, ma molto difficili da conquistare. Originale il parallelo Susy- Super Simmetry). Io l’ho vista così, come anche l’ipotesi che l’appuntamento mancato fra i due possa essere possibile in Universo Parallelo (o Multiverso Einsteiniano). Per quel che riguarda la struttura del dialogo, è da costruire mettendo appunto i trattini. Io riscriverei quella parte. Così è troppo inserita nella narrazione e da un ritmo sciatto, ma capisco la fretta.
LA VECCHIA VILLA MISTERIOSA di Nicoletta Fanuele La storia è una fantasy-fiction. C’è Iole, scrittrice di mistery, attirata dalla villa che di fatto è la porta di accesso su un altro universo (molto Anni ’50 con gli alieni tipo omini verdi e molto fantasy con questo Re che la vuole far lavorare per loro prima di rimandarla a casa. Sì, ma perché? Dovresti spiegarlo, magari legando la sua reazione al misterioso manoscritto che Iole trova nella villa e dire cosa diceva l’iscrizione sulla copertina).
Attenta a: versò un bicchiere di acqua ghiacciata; meglio: si versò.
Inscrizione: no, meglio scrivere iscrizione.HEARTHOLE di Giulio Marchese Ci sono delle creature armate di lame nell’hearthole del tuo racconto, ma non dici come mai ce l’hanno con i due sfortunati addetti minerari. Inquietante l’odore che permea la galleria. E simpatici Jack ed Erman. Li rendi bene, il primo ha cambiato patria per necessità e il secondo è lì quasi per lo stesso motivo, tuttavia, non dici cosa cercano e perché dovrebbe fruttare loro il Nobel (fai capire che dovrebbe essere il centro della Terra, ma con che cosa? Un buco nero? E non sanno che ci sono gli alieni. L’odore dovrebbe spaventarli. Non so, ci sono potenzialità da sviluppare, anche se l’idea è buona e comunque la storia è da aggiustare.
Attento a: Jack are you allright? Ci vuole la virgola: Jack, are you allright?
Correggerei: is here (troppo italiano) scrivendo: it’s here.
Il nome del protagonista tedesco lo correggerei (la grafia esatta è Hermann, te lo dico come un augurio, nel caso tu pubblichi qualcosa in Germania. Lì non capirebbero: Erman).
For me it’s the same, anche qui manca una virgola: for me, it’s the same.
Non si scrive il nome lo aveva scelto da se, ma: il nome lo aveva scelto da sé.
Manca una virgola: “Se è un flop meno persone lo sanno meglio è” e la frase va aggiustata: “Se è un flop, meno persone lo sapranno, meglio sarà”.
Non si scrive: Jack dietro di lui. Meglio : Jack dietro di sé.
Manca uno spazio ai trattini di -Fermo-, meglio: – Fermo -.18 settembre 2015 alle 21:38 in risposta a: Summer edition starring Livio Gambarini – La sindrome di Olivia B. #10743Ciao Ambra Stancampiano,
il tuo racconto è molto particolare. Mi piace l’idea della top nera che diventa bianca (ovvero invisibile) a ogni flash, come una tela del ‘500 e che nessuno riesce a risolvere (neppure gli sciamani, che disdetta). E così, si riduce a posare con occhiali neri e coperta di abiti (poverina, allora non potrà più posare in costume da bagno). Mi dispiace per lei, la povera Olivia B. durerà poco come modella (se a ogni foto sparisce, neppure il fatto di mostrare le etichette le servirà ancora per molto). La trovo una storia profonda (il tema dell’invisibilità si associa anche a quello dell’effimero. La sindrome di Olivia B. è quella di ogni top (la tua faccia, troppo vista, sparisce dalla memoria collettiva per saturazione, non importa la bellezza). Brava.Ciao Vastatio, trovo che il racconto, in questa versione, abbia raggiunto un livello ancora più alto.
Mi piace la scorrevolezza nei dialoghi, migliora anche l’andamento della storia, la trovo molto più avvincente. I caratteri dei personaggi sono molto ben resi ( l’uomo addetto alla sorveglianza ha un che di sardonico che si scopre piano piano e del visitatore si apprende la natura aliena nell’ultima parte, riferita al nutrimento). Ben reso anche il percorso dei due alla torre e il finale raggelante.Ancora una cosa, Antico. Ti ringrazio molto della tua disponibilità del commentarmi in sede di Laboratorio. Ti evocherò con piacere una volta che lo avrò aggiustato (commentando nel mentre quelli degli altri. Sono sicura che la scrittura ne trarrà beneficio).
Ancora una cosa, Antico. Ti ringrazio molto della tua disponibilità del commentarmi in sede di Laboratorio. Ti evocherò con piacere una volta che lo avrò aggiustando (commentando nel mentre quelli degli altri. Sono sciura che la scrittura ne trarrà beneficio).
Ciao Antico, ti ringrazio enormemente per le parole di incoraggiamento. Sono disposta a rivedere il racconto a e postarlo nel Laboratorio proprio per depurare il modo di scrivere da certe scorie (mi dispiace che il testo sia apparso oscuro e abbia costretto il lettore a tornarci indietro più volte. E’ un difetto da correggere).
Ben trovata, Omaima.
Terrò conto delle tue osservazioni quando rivedrò il racconto, per renderlo più scorrevole già alla prima lettura. Sono sicura che farlo mi servirà per i lavori successivi. Ti ringrazio per aver trovato ben descritte le atmosfere.Ciao Willy,
grazie per la segnalazione sulla virgola da inserire e anche per l’incongruenza nella frase successiva e anche nel trattar l’invisibilità del mio protagonista. Provvederò a correggere il tutto. Sono contenta che ti sia piaciuta la storia (pennellate di colore, fantasia).Ciao Ceranu,
ti sono grata per la tua critica. In effetti, ci sono caduta di nuovo. Devo stare molto attenta a come uso le mie idee. In futuro ne terrò conto, pensando molto a un certo modo di raccontare molto in voga negli anni passati (poco spazio? Dosare, dosare, dosare). Spero vada meglio la prossima volta, ma ci sto meditando su. Meno male che stavolta c’era un misto fra pelle vecchia e pelle nuova per quel che riguarda la scrittura.Ciao Beppe, ti ringrazio per avermi fatto notare l’esiguità della sostanza narrativa. Mi dispiace, ci lavorerò su. Il più è provarci parecchio. Mi fa piacere che l’ambientazione ti sia parsa decente, debolezza narrativa a parte.
Sì, prenderò la tua critica come propositiva (e una critica, di per sé lo è in ogni caso, anche nelle più dure c’è un appiglio incoraggiante. E’ come a scuola, si impara di più dai docenti severi).Ben trovato, Adry666, sono lieta che il racconto nel suo insieme ti sia piaciuto. Ovviamente terrò conto del tuo consiglio sull’incipit, sono certa che la storia ne trarrà giovamento. Se non altro, nel finale c’è qualcosa di buono.
Ciao Serena,
terrò conto della tua osservazione. In effetti, con il fantasy è così. Si tende a raccontare all’infinito. Per quel che riguarda i racconti di Minuti Contati, dove bisogna quadrare il cerchio fra i caratteri e l’idea da esprimere, scivolare è facile. Mi dispiace che non ti sia piaciuta la mia storia (troppi elementi sono segnale di debolezza, così dicono). Per me, le tue parole sono un pungolo per migliorare questo aspetto della mia scrittura. Te ne sono grata (come del fatto che tu mi abbia comunque riconosciuto un’attitudine al fantasy).Mi associo. Così ha un grosso impatto realistico (soprattutto nei dialoghi, dalle ripetizioni volute, per rendere meglio l’idea del parlato) e lo trovo ancora di più nello spirito di Mc Carthy. Molto bravo.
Chiedo la grazia per Alberto.Ciao Damiano D’Andrea,
ti ringrazio molto per la rettifica della frase. Sei stato gentilissimo a farmela notare. Sì, la tirannia dei caratteri si è fatta sentire (devo starci molto attenta in futuro, magari rileggendo una terza volta, altrimenti il rischio è di commettere errori come quello che mi hai fatto notare). Per il resto, sono contenta che il racconto ti sia piaciuto.Ciao Maryrose, terrò conto del tuo consiglio, penso anch’io, ora, a mente fredda, che partire dalla città d’origine e poi giustificare la decisione di Devan Myrsen di partire per poi descriverne il destino, sia la scelta più indicata (sono ricaduta nella trappola: stupire. Brutta bestia, meglio procedere per farsi leggere, quindi partire vedendo tutto con gli occhi del personaggio e non da autore).
Ciao Flavia Imperi, sono contenta che ti sia piaciuta l’atmosfera del mio racconto e anche il linguaggio che ho usato, mi è venuto naturale. Terrò conto anche delle tue osservazioni riguardo alle frasi da aggiustare. Provvederò quanto prima. Sì, lui è invisibile metaforicamente, e avrei dovuto renderlo descrivendolo e non dicendolo, scusa se ti è apparso poco chiaro. Quanto allo specchio, lo fa diventare invisibile e lui chiede perdono agli Spiriti Acquatici (che ha sempre ritenuto inesistenti perché invisibili) e anche alla città che l’ha ospitato tanti anni e gli ha dato fama e soldi, ma che lui non ha saputo capire.
LE STRINGHE DI ERMETE di Valter Carignano La tua storia è drammatica. Si vive il dramma dell’invisibilità intesa come condizione progressiva: il professore infatti, prima scompare dall’ambiente scientifico dovendo rinunciare alle proprie ricerche sui colori invisibili per stare accanto alla moglie Carla, inchiodata dal dovere familiare verso la madre malata. Perdendo lei, tuttavia, anche la carriera a scuola non gli dice più nulla e allora tenta di recuperare la moglie usando la sapienza ermetica per andare a Adoceyntin, la città invisibile descritta da Ermete Trismegisto. Io spero per lui che ci sia riuscito. Il finale è davvero potente. Quell’invio premuto dal docente ricercatore non si dimentica. Bella anche la descrizione dei colori invisibili. Ottimo racconto. Anche Bierce ha usato i colori invisibili per creare la Cosa Maledetta e tu mi hai fatto pensare a lui mentre leggevo la sua spiegazione all’allieva Esther.
Attento a: alzheimer, l’ho sempre visto con la maiuscola.25 agosto 2015 alle 22:34 in risposta a: Gruppo UBERTI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #10139Ecco i miei commenti e relativa classifica; siete stati tutti bravissimi. Vi ho letti con piacere.
IL VECCHIO E LE COLOMBE Di Damiano D’Andrea La tua storia è toccante. Davvero, sembra di essere lì accanto a quell’uomo, carico di anni e invalido, il quale, privo di amici e senza una famiglia, si è ricavato uno spazio nel mondo diventando amico di un gruppo di colombe che nutre quotidianamente con delle briciole di pane. Da come descrivi il personaggio, si indovina un uomo mite, rassegnato, ma determinato a difendere le colombe (ne scrivi al Maiuscolo per ribadirne l’importanza per l’uomo). Il finale, nel quale lui si trasforma in spettro e vive in eterno sulla panchina accanto alle amate colombe è coerente con l’atmosfera che hai creato. Invisibile all’umanità frettolosa, è sempre sotto gli occhi delle amiche colombe.
Di contro: ho visto metà e non ho capito bene. La mia ben nota metà si riferisce alla carrozzina, ben nota metà del corpo? Oppure è la mia ben nota meta, ossia la panchina del parco? Dovresti lavorare su questo passaggio. Aggiusterei anche sui folti di verdi foglie, lo legherei ai rami e agli alberi della frase successiva, così: sui folti rami di verdi foglie degli alti alberi. Correggerei: presi dai loro impegni, riferito alle persone scriverei prese dai loro impegni. Correggerei piccioni: disorienta.
Io le colombe le immagino bianche, i piccioni sono multicolori e di genere diverso, per quanto la specie sia sempre dei colombiformi (ma è un mio parere, prendilo per quel che vale).LA GUERRA INVISIBILE di Flavia Imperi La tua storia è un horror di grande potenza. Il dialogo fra i due ragazzi è molto realistico, sembra di vederli per quella strada, mentre parlano e si fanno gli affari loro prima della ricomparsa della gatta Stella. Mi è piaciuto il nome del cugino, Mipam. E anche la guerra invisibile: quella contro le streghe, che vivono come possono, fintanto che non si taglia loro la strada e quel finale con la megera Artenope che trova il cellulare di Arianna è spaventoso (così può scegliersi le vittime). Inquietante il destino che lasci intravedere per la gattina morta (è una dei familiari della strega).
Di contro: correggerei da quando ricordassero con da quando ricordavano.
Mobili anteguerra era accatastati alla rinfusa lo riscriverei: Mobili d’anteguerra erano accatastati alla rinfusa.UN ATTIMO, PER SEMPRE di Vilma Cretti È una storia che contiene l’invisibilità. Ma io l’ho vista come l’invisibilità dell’incidente che avviene senza spettatori, a parte il padre. Non ci sono anche gli occupanti dell’altra auto coinvolta nell’incidente. L’atteggiamento del padre è poco chiaro: nega di stare vivendo un sogno. Io ho visto lui nell’auto con la figlia e accanto a lei quando è spirata. Poi c’è stata la scena di lui a casa con la figlia, per un saluto finale. Rileggendola una seconda volta ho capito che lui era con la figlia durante un viaggio sul piano astrale. Il suo corpo eterico era con lei, ma quello fisico era a casa. Ben scritta, ma molto complessa per il lettore medio.
L’AMANTE INVISIBILE Di Serena Auronica Che dire? Mi dispiace per il marito, caustico al punto di essermi simpatico. Certo che la donna ha gusti piuttosto insoliti in fatto di amanti. E va bene che il marito si liberi del terzo incomodo dandoci un taglio. Scrivi molto bene, questo è vero. Hai uno stile mordace e una mente paradossale. Infatti, l’amante c’è ma non si vede.
Di contro: correggerei la contraddizione fra qualche volta e solitamente riferito all’abitudine di parcheggiare (o lo fa qualche volta, o lo fa solitamente).
Correggerei anche lui la informava riferito al cane, disorienta. Fa pensare a un essere umano; scriverei: lui l’”informava”.OMBRE di Maria Rosaria Del Ciello Mi piace moltissimo l’invisibilità vista come malattia progressiva, che allontana chi ne è colpito dalla vita e dall’amore sotto forma di ragnatela di ombre che lo cancella. Ho partecipato al dramma del protagonista, il quale mi sembra fregato dal medico che dovrebbe curarlo: gli consiglia di prendere il sole per ritardare la malattia, intanto gli frega Clara (moglie o compagna che sia). Potente l’immagine del rumore del bastone da passeggio e del profumo di talco e lavanda associato al dottore. Non è un’epidemia, tutti hanno questi segni, bella come metafora del rischio di diventare invisibili davanti a coloro che amiamo.
INVISIBLE MAN di Adriano Muzzi La storia è scritta con un’ironia molto amara. Difatti, in una prima lettura sembra la parodia di un supereroe sgangherato, alla Magnus. Poi, rileggendola, si vede che si tratta di un vero eroe, un uomo che affronta le avversità su una carrozzina e non può contare neppure sull’aiuto del conducente dell’autobus e intanto, fa lo slalom fra auto impazzite e marciapiedi pieni di buchi, non senza perdere lo spirito di osservazione disilluso: la gente è stanca, sul lavoro e in casa. E il dolore l’ha resa cieca, al punto di non vedersi e di non vedere. Bravo.
L’INVISIBILITA’ Di Omaima Marfoq La storia è suggestiva, con buone premesse ma è da sviluppare. C’è il mistero della scomparsa dei genitori della protagonista. Di loro rimane la fotografia. In seguito, la protagonista, che pure ha la sorella Tiziana, si sente sempre più sola e torna nella casa di famiglia a prendere il ciondolo con la foto dei genitori (come mai lo ha lasciato lì per tutto quel tempo?). E lì, la bottiglia maledetta con il liquido dell’invisibilità le rovina del tutto un’esistenza già molto dura. Ho notato molto non detto. Come mai la madre la saluta sapendo che sparirà? Da dove viene la bottiglia? Come ha fatto la protagonista ad andare a casa con un coccio di vetro nel piede?
Attenta alla vicinanza: non ci feci molto caso… un volta tornata a casaCOLPEVOLE DI NON ESISTERE DI Francesco Nucera Grande storia. Questa sì è invisibilità giocata su due registri: quello evocato dai due carabinieri, che fermano il “povero” Giacomo Cò, colpevole di non esistere per quel che concerne la serie degli ultimi ritrovati del Web: Facebook, Linkedin, i Rid e ha “solo” un Nokia 3310. Già così, è bella, come garbata presa in giro del Web. Poi, le trovate aumentano, rendendola scoppiettante. Il Cò nasconde un cadavere nel bagagliaio e se la cava comperando la rivista dell’Arma. E di qui si capisce la noncuranza iniziale di Pino e Bru, cercavano di vendere l’abbonamento agli automobilisti.
Attento a: Se mi fa telefonare faccio venire qui un amico per testimoniarlo; scriverei: se mi fa telefonare, faccio venire qui un amico per testimoniarlo.
e mo? : io lo scriverei e mo’? (L’ho sempre letto così)LE STRINGHE DI ERMETE di Valter Carignano La tua storia è drammatica. Si vive il dramma dell’invisibilità intesa come condizione progressiva: il professore infatti, prima scompare dall’ambiente scientifico dovendo rinunciare alle proprie ricerche sui colori invisibili per stare accanto alla moglie Carla, inchiodata dal dovere familiare verso la madre malata. Perdendo lei, tuttavia, anche la carriera a scuola non gli dice più nulla e allora tenta di recuperare la moglie usando la sapienza ermetica per andare a Adoceyntin, la città invisibile descritta da Ermete Trismegisto. Io spero per lui che ci sia riuscito. Il finale è davvero potente. Quell’invio premuto dal docente ricercatore non si dimentica. Bella anche la descrizione dei colori invisibili. Ottimo racconto. Anche Bierce ha usato i colori invisibili per creare la Cosa Maledetta e tu mi hai fatto pensare a lui mentre leggevo la sua spiegazione all’allieva Esther.
Attento a: alzheimer, l’ho sempre visto con la maiuscola.L’ESSENZIALE Di Beppe Roncari Bellissima storia. Descrive con maestria la vicenda di un uomo, cieco dall’età di tre anni, che recupera la vista grazie ai nano robot, ma è una Super Vista, tanto da fargli percepire ben più di quello che l’occhio umano percepisce attraverso la luce (parli di Infrarossi, Ultravioletti, percepiti come Tatto e Calore) e quindi, è una lode all’invisibilità. Mi ricorda il motto di uno dei Sette Savi: “Nulla Troppo” e qui i nano robot hanno strafatto. Mi chiedo come si faccia a “voler smettere di vedere”, ma per il tuo protagonista: L’invisibile è essenziale, sì, la distanza, poter staccare dalle immagini. E’ una storia profonda. Mi chiedo cosa ne direbbe Kant, il quale, nella Critica della Ragion Pura diceva che la realtà esiste attraverso i nostri sensi.
La mia classifica è:
L’ESSENZIALE di Beppe Roncari
COLPEVOLE DI NON ESISTERE di Francesco Nucera
INVISIBLE MAN di Adriano Muzzi
LE STRINGHE DI ERMETE di Valter Carignano
LA GUERRA INVISIBILE di Flavia Imperi
OMBRE di Maria Rosaria del Ciello
L’AMANTE INVISIBILE di Serena Auronica
L’INVISIBILITA’ di Omaima Marfoq
UN ATTIMO PER SEMPRE di Vilma Cretti
IL VECCHIO E LE COLOMBE di Damiano D’AndreaL’ESSENZIALE Di Beppe Roncari Bellissima storia. Descrive con maestria la vicenda di un uomo, cieco dall’età di tre anni, che recupera la vista grazie ai nano robot, ma è una Super Vista, tanto da fargli percepire ben più di quello che l’occhio umano percepisce attraverso la luce (parli di Infrarossi, Ultravioletti, percepiti come Tatto e Calore) e quindi, è una lode all’invisibilità. Mi ricorda il motto di uno dei Sette Savi: “Nulla Troppo” e qui i nano robot hanno strafatto. Mi chiedo come si faccia a “voler smettere di vedere”, ma per il tuo protagonista: L’invisibile è essenziale, sì, la distanza, poter staccare dalle immagini. E’ una storia profonda. Mi chiedo cosa ne direbbe Kant, il quale, nella Critica della Ragion Pura diceva che la realtà esiste attraverso i nostri sensi.
COLPEVOLE DI NON ESISTERE DI Francesco Nucera Grande storia. Questa sì è invisibilità giocata su due registri: quello evocato dai due carabinieri, che fermano il “povero” Giacomo Cò, colpevole di non esistere per quel che concerne la serie degli ultimi ritrovati del Web: Facebook, Linkedin, i Rid e ha “solo” un Nokia 3310. Già così, è bella, come garbata presa in giro del Web. Poi, le trovate aumentano, rendendola scoppiettante. Il Cò nasconde un cadavere nel bagagliaio e se la cava comperando la rivista dell’Arma. E di qui si capisce la noncuranza iniziale di Pino e Bru, cercavano di vendere l’abbonamento agli automobilisti.
Attento a: Se mi fa telefonare faccio venire qui un amico per testimoniarlo; scriverei: se mi fa telefonare, faccio venire qui un amico per testimoniarlo.
e mo? : io lo scriverei e mo’? (L’ho sempre letto così)L’INVISIBILITA’ Di Omaima Marfoq La storia è suggestiva, con buone premesse ma è da sviluppare. C’è il mistero della scomparsa dei genitori della protagonista. Di loro rimane la fotografia. In seguito, la protagonista, che pure ha la sorella Tiziana, si sente sempre più sola e torna nella casa di famiglia a prendere il ciondolo con la foto dei genitori (come mai lo ha lasciato lì per tutto quel tempo?). E lì, la bottiglia maledetta con il liquido dell’invisibilità le rovina del tutto un’esistenza già molto dura. Ho notato molto non detto. Come mai la madre la saluta sapendo che sparirà? Da dove viene la bottiglia? Come ha fatto la protagonista ad andare a casa con un coccio di vetro nel piede?
Attenta alla vicinanza: non ci feci molto caso… un volta tornata a casaINVISIBLE MAN di Adry666 La storia è scritta con un’ironia molto amara. Difatti, in una prima lettura sembra la parodia di un supereroe sgangherato, alla Magnus. Poi, rileggendola, si vede che si tratta di un vero eroe, un uomo che affronta le avversità su una carrozzina e non può contare neppure sull’aiuto del conducente dell’autobus e intanto, fa lo slalom fra auto impazzite e marciapiedi pieni di buchi, non senza perdere lo spirito di osservazione disilluso: la gente è stanca, sul lavoro e in casa. E il dolore l’ha resa cieca, al punto di non vedersi e di non vedere. Bravo.
OMBRE di Maria Rosaria Del Ciello Mi piace moltissimo l’invisibilità vista come malattia progressiva, che allontana chi ne è colpito dalla vita e dall’amore sotto forma di ragnatela di ombre che lo cancella. Ho partecipato al dramma del protagonista, il quale mi sembra fregato dal medico che dovrebbe curarlo: gli consiglia di prendere il sole per ritardare la malattia, intanto gli frega Clara (moglie o compagna che sia). Potente l’immagine del rumore del bastone da passeggio e del profumo di talco e lavanda associato al dottore. Non è un’epidemia, tutti hanno questi segni, bella come metafora del rischio di diventare invisibili davanti a coloro che amiamo.
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