Ambra Stancampiano


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  • in risposta a: Le ali nere della notte – Ambra Stancampiano #12065
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
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    Ciao Flavia, grazie per il bel commento :)
    Riguardo all’antagonista ti do ragione, ma avendo scelto di narrare questa storia dalla prospettiva del protagonista, usando la prima persona, ho pensato che dare troppe informazioni su un uomo che lui non conosce e non sa cosa ha intenzione di fare (almeno finché non è troppo tardi) sarebbe stato scorretto.
    Magari ne scriverò un secondo episodio in cui il ragazzino scopre cosa sta succedendo e chi è lo stregone, e forse torna normale (o sceglie di rimanere un pipistrello perché quella vita gli piace, chissà), ma al momento sappiamo quello che lui sa e vediamo quello che lui vede, quindi le informazioni sul misterioso stregone con gli occhiali da sole sono poche :)
    Un brivido umido è quello che provi quando ad esempio cadi in acqua vestito e poi ne esci ma non puoi cambiarti, e resti con vestiti zuppi addosso a morire di freddo 😉
    Anche sui doppi aggettivi hai ragione, è un mio brutto vizio non saper scegliere :/
    Per l’atmosfera ero più sul gotico, ma me gusta anche lo steampunk!
    Alla prossima :)

    in risposta a: Sosio Edition – Il grande fienile #11891
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ora è davvero perfetto!

    Chiedo la grazia!

    in risposta a: Sosio Edition – Il grande fienile #11876
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao,
    il tuo racconto è molto interessante, e credo che il punto forte sia il trattare qualcosa di reale come un dramma familiare con elementi surreali come una madre che va a vivere in un fienile davanti cui piove sempre, o la strada che cambia di continuo. Mi piace l’atmosfera che riesci a creare, e la trama mi incuriosisce; vorrei saperne di più.

    Il punto debole secondo me sta un po’ nell’utilizzo dell’imperfetto, del trapassato e di tutte quelle forme passive, che rallentano un bel po’ il racconto ed in alcuni punti creano confusione. Un esempio per tutti è la frase:
    “La pioggia che cadeva incessantemente provava almeno a distrarre il ragazzo, a renderne il cammino meno ansioso. Gli occhi tuttavia non venivano mai distolti dalla meta. Il fienile.”
    Qui crei confusione e fai calare l’attenzione del lettore in un momento che ai fini della narrazione dovrebbe essere di tensione. Riformulandola in maniera più svelta, eliminando verbi superflui come “provare”, “rendere” ed usando le forme attive, rafforzi la decisione del protagonista e tieni il lettore incollato sul personaggio.
    Altra cosa: il racconto si svolge su due piani temporali diversi, giusto? Uno in cui il protagonista avanza verso il fienile insieme al padre, e l’altro in cui ricordando le parole del padre tenta di spiegare la situazione al lettore; giusto? Se è così, la cosa si intuisce ma non si capisce bene. Ti consiglio di creare un distacco tra questi due momenti, usando la consecutio temporum: Per i ricordi, che sono sospesi nella mente e danno un senso di continuità potresti usare l’imperfetto, per l’azione il passato prossimo e quello remoto. In questa maniera fughi ogni dubbio e strutturi il ritmo del racconto in maniera più serrata.

    Il racconto secondo me è migliorabile proprio in questo senso: meno forme passive durante l’azione, l’imperfetto durante la riflessione. La vicenda è interessante, il giusto ritmo le renderebbe ancora più giustizia.

    in risposta a: #mille e non più mille – Campanaro #11875
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    A questo punto divento incerta sulla postilla, non so se sia ancora necessaria o se sarebbe meglio toglierla e lasciare uno spazio all’immaginazione del lettore… voi che ne dite?
    P.S.
    @Alexandra e @Andrea ricordate la filastrocca per intero? Me la potreste postare?

    in risposta a: #mille e non più mille – Campanaro #11874
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ok, ecco la riscrittura.
    Ho riflettuto su un titolo che potesse rispecchiare sia il gioco che il punto di vista da cui guardare la trama, ed ho pensato a

    GIOCHI DI POTERE

    Una mattina di Primavera, l’aria è limpida e frizzante. Stanno tornando le rondini. Davanti ad una chiesetta piccina c’è una piazza di mattonelle grigie su cui Due bimbi hanno disegnato col gesso un percorso di caselle numerate. Nella piazzetta ci sono due panchine, l’una di fronte all’altra. Una è vuota, sull’altra c’è una vecchietta occhialuta che legge un giornale e getta occhiate infastidite verso i bambini. I bambini canticchiano una conta, poi la più piccola prende un sassolino e lo lancia; il sassolino arriva sulla casella numero 4, e la bambina lo segue saltellando su una gamba sola. Stanno giocando a campanaro. Arriva un’altra vecchietta con un sacchetto di molliche, si siede sulla panchina vuota e comincia a gettare le molliche davanti a sè.
    Accorrono diversi uccellini. I bimbi si fermano a guardarli, poi riprendono a giocare.
    “A- nghì- ngò…”
    Le due vecchie si scambiano uno sguardo d’intesa; quella col sacchetto tira il mangime con più energia, quasi mirando allo schema disegnato sulla piazza; qualche mollichina arriva anche sui bambini, mentre gli uccellini raddoppiano e si fanno sempre più grossi.
    “Scusi signora” dice il più grande “può tirare le molliche più in là?”
    “Come ti permetti?” strepita la vecchia “Non dovreste essere a scuola a quest’ora? Via, oppure chiamo i tuoi genitori!”
    I bambini scappano. L’altra vecchietta posa gli occhiali sul giornale, già piegato sulla panchina. Si alza. “Non ci provare Carmen, stavolta inizio io!” Dice la vecchia dei piccioni avvicinandosi alla casella numero 1.
    “Non è giusto, Peppa. Anche i bambini fanno la conta, ormai!”

    POSTILLA

    Caro lettore, ti invito a leggere questo racconto senza nessun pregiudizio; se vedi la poesia di due vecchiette che giocano, o senti l’invidia che ti rode perché due splendide ottuagenarie riescono ancora a saltellare in una piazzetta mentre tu l’altro giorno ti sei stirato la schiena facendo un movimento storto davanti al computer, sei fuori strada. (Anche perché io queste vecchiette le conosco, e l’invidia la provo anche io, ma questa è un’altra storia). Quello a cui hai assistito è un atto di bullismo, un vero e proprio abuso di potere e autorità. Perché quei due bambini dovrebbero cedere il posto alle vecchiette? Perché le vecchiette non possono mettersi a giocare con loro, o fare la stessa cosa un po’ più in là? Sei sicuro che l’età equivalga all’autorità, o alla competenza? No? Allora ribellati allo strapotere degli anziani, e prenditi la tua piazzetta!

    in risposta a: #mille e non più mille – Campanaro #11863
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao a tutti e grazie per i commenti, riscriverò (spero oggi stesso) il racconto con le dovute indicazioni sul gioco (tanto ormai i mille caratteri sono belli che andati).

    @Andrea, la postilla è sicuramente ironica, ma C’è un fondo di verità: viviamo in una vera e propria gerontocrazia in cui l’età è un criterio che apre e chiude un sacco di porte, e non sono sicura che età ed autorità siano un buon criterio di selezione per tutte le cose. I bambini poi vengono letteralmente scacciati. Magari anche il bullo che picchia il ragazzino magrolino sull’autobus e gli ruba le scarpe di marca per regalarle al fratellino piccolo che non se le potrebbe permettere lo fa per un fine più alto, ma di fatto cosa sta facendo? (perdona il gioco di parole col verbo fare)

    Lieta che le vecchiette vi siano simpatiche, sono cresciuta con una di loro ed effettivamente sotto la scorza burbera e dispettosa c’era una grande e bellissima persona che riusciva a non essere mai banale.

    A breve il racconto migliorato :)

    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao a tutti,
    le classifiche si fanno sempre più difficili, il tempo scorre sempre più in fretta ed io – Ahimè – lo sento pericolosamente ticchettare!
    Quindi posto tutti i commenti e la classifica – sempre in ordine sparso – anche se molti racconti sono davvero a parimerito e non sono riuscita a decidermi davvero.

    Vaniglia

    il tuo racconto è scritto molto bene e secondo me centra in pieno il tema degli altri universi, che possono anche essere vicini o coesistere all’interno di una stessa persona. Cosa succede poi quando questi universi si mischiano? Nel tuo caso ne esce fuori una lacrima, accompagnata dal dolce profumo della vaniglia, e di una vita diversa.
    Ti faccio davvero i miei complimenti.

    La casa degli spiriti

    Che poliziotto distratto, il tuo personaggio!
    Il racconto è carino, ed in alcuni punti mi ha ricordato “una pura formalità” di Tornatore (un film davvero bello, che se non hai mai visto ti consiglio assolutamente); però non lo so, mi lascia insoddisfatta. E’ davvero possibile che il tuo protagonista non si accorga di tutte le stranezze della casa? Capisco che il suo più grande amore è il cibo ed è distratto al pensiero che si freddi, ma non essendo un racconto dal tono caricaturale il tutto suona un po’… esagerato.
    Poi, spendi un sacco di dettagli per parlarci della scomparsa, partendo dal concorso di poesia, ma non ci racconti ciò che davvero ci interessa sapere: perchè gli alieni hanno scelto lei?
    A parte questo, mi sono innamorata della signora Spizzichini.

    Ritorno

    sarò franca, non ci ho capito granchè.
    Mi dici un sacco di cose, mi fai entrare nel flusso di pensieri di questa persona/alieno… ma non mi stai raccontando niente, se non che è un alieno sulla terra. Che sta tornando a casa.
    Anche le immagini che mi dai della sua casa, sono poca cosa e a mio avviso non bastano a fare di questo testo un racconto.
    Se si trattasse dell’incipit di un romanzo (anche un romanzo breve) la suonata sarebbe ben diversa.
    Insomma, mi introduci nella testa di questo alieno e poi la cosa finisce lì. Senza darmi neanche un dettaglio di ciò che pensa della terra, di quanto tempo ci è stato… tutte cose che – trasformando questo racconto nel preambolo di qualcosa di molto þiù lungo – sarebbe davvero interessante leggere.

    La convocazione

    hai scritto davvero un bel racconto.
    Secondo me la compressione non si nota, ed è bello che nel lettore nasca la curiosità di saperne sempre di più di questo universo, chi lo popola, come si comporta.
    Bella anche la battuta finale, che esplica la vera natura di questo universo senza farti smettere di sognare.
    Insomma, un’ottima prova

    Il mio universo

    per commentare il tuo racconto sono entrata un po’ in crisi, perchè nonostante io non abbia alcun appunto tecnico o stilistico da fare (fila tutto alla perfezione) non mi hai agganciato. L’idea dell’incontro è formidabile, anche se non capisco come Alice possa essere rimasta appiccicata ad una macchina del tempo se si trova in un altro universo, ma anche qui mi sembra di assistere all’inizio di qualcosa di più lungo, ed il finale non mi fa cambiare idea, anzi.
    I personaggi sono credibili, e il dialogo è fatto bene, il tema è centrato in pieno.

    Importante, seguono allegati

    Spero di riuscire a scrivere un commento sensato, devo ancora riprendermi dagli allegati.
    Ammetto la mia totale ignoranza nel campo di fisica, scienza e -Ahimè- fantascienza (si prospetta un’edizione complicatissima), quindi non ho le competenze per capire se questa cosa degli universi che collassano è sensata e quali sarebbero le conseguenze. Ciò che mi chiedo è, va bene la massima diversità possibile, ma se Hitler qui è morto come facciamo a non sapere che quello che arriverà sarà sempre un Hitler? Potrebbe anche essere un my little pony? Mi sento un po’ confusa.
    Detto ciò, mi accodo a Daniele. Sei un genio.
    La forma mail è perfetta, ed imiti la trollata delle spose rumene o dei soldi in regalo così bene da farmi pensare di esserne tu l’autore. E poi, gli allegati.
    Vorrei leggere il seguito, sapere che ne è stato di Hitler, come sarà il mondo parallelo, come è fatto un collassatore di universi (che forma ha? dove si trova?) ecc. ecc.
    Grandioso.

    Viaggio al termine del tempo

    sarò sincera: leggendo il tuo racconto mi sono persa più volte e sono dovuta tornare spesso indietro a rileggere.
    Non sono una lettrice assidua di fantascienza, quindi il problema è in parte mio, ma sta di fatto che – appunto – è difficile che un non appassionato possa uscire entusiasta da questa narrazione, e sopravvivere soprattutto al suo inizio.
    E’ bello l’incipit coi soli che muoiono, ma tutta quella serie di termini tecnici (anche se dai una bella immagine con la collana di perle trasparenti) subito dopo ha raffreddato ogni mio entusiasmo…
    Riguardo al finale, sebbene non sia molto originale secondo me te lo sei gestito bene, anche se quando mi dici “il primo organismo senziente che incontrò era una persona … ” me la sgamo per forza.
    Complessivamente non è male, ma dipende anche dal target di lettori che intendi raggiungere.

    Lo smaltimento

    il tuo è un bel racconto scritto molto bene, in cui tutti gli elementi sono perfettamente dosati ed equilibrati; nel momento in cui descrivi le due curve dei protagonisti il lettore si sgama qualcosa, ma la vera sorpresa alla fine è un’altra.
    Un plauso per il finale ad effetto, con una battuta amara molto nelle mie corde 😉
    Unico appunto, l’aderenza al tema. Il racconto si svolge in un altro universo? Perchè l’unico richiamo è il nome dell’operazione di smaltimento, che però invia i genii nello spazio, non in altri universi

    Una dolce inquietudine

    complessivamente hai scritto un bel racconto, molto interessante ed avvincente; devo dire che immaginavo già da quando i bulli hanno cominciato a inseguire il protagonista che sarebbe finita molto male… per loro.
    L’idea del daimon è fantastica.
    Solo tre perplessità:
    – come si fa a spostare un masso mentre si cade da una bicicletta, in maniera tale che chi ti sta inseguendo non ti possa vedere? Mi sembra un movimento un po’ improbabile.
    – Se il protagonista è riuscito ad entrare nell’altro universo, come fanno i bulli a seguirlo? Lo hanno visto spostare il masso?
    – Perchè lui, sapendo che in quell’universo è dotato di una forza immensa, li supplica e poi li ammazza? nel senso, mi sembra più logico dare due poderosi ceffoni ed intimidire degli aggressori che non ti daranno fastidio mai più, piuttosto che ucciderli e rischiare di venire coinvolti in un’indagine per la loro scomparsa… ma dopo essersi fatto picchiare.
    Detto questo, comunque il racconto mi è piaciuto molto e parte da un’idea che sarebbe bello sviluppare.

    C’erano un italiano, un tedesco e un francese

    hai scritto un racconto piacevole e non banale, ma me lo tronchi sul finale in maniera troppo brusca, senza spiegare troppo bene la motivazione; nel senso, si sta parlando di Onorevoli e corruzione, ma a meno che il povero Alberto non si ritrovi a leggere il nome di un suo familiare, chiudere così di netto la comunicazione col futuro/universo parallelo mi sembra un gesto eccessivo.
    Cosa faranno gli altri scienziati vedendo buttar via anni e anni di lavoro? Si prepara un linciaggio?
    Il nostro protagonista è in nettissima minoranza, perchè si presuppone che se gli scienziati hanno bisogno di un traduttore esterno, non ci sono italiani nel team. Il che (al di fuori del racconto, in cui questa situazione è funzionale) è un po’ ingiusto, visto che la nostra nazione conta un numero altissimo di cervelli in fuga che all’estero fanno ricerche eccellenti.
    Alberto, come la stragrande maggioranza degli Italiani, non mi sembra così stupido 😉
    Per il resto, non ho capito perchè il primo messaggio dall’altro universo è scritto tutto all’infinito.

    L’origine del mondo

    Hai scritto un racconto molto buono ed interessante, in cui dosi benissimo la tensione e riesci a sorprenderci sul finale.
    L’ho voluto rileggere più volte, per controllare se avessi seminato degli indizi che avessero un senso utilizzando il finale come chiave di lettura, e devo farti tanto di cappello. Lo trovo perfetto.
    Bella la citazione a Woody Allen, col semaforo lampeggiante.
    L’unico appunto che mi sento di farti riguarda la decapitazione di Frank: arriva totalmente inattesa, ma viene liquidata in maniera un po’ ingiusta per il personaggio, con troppa semplicità. Forse un minimo di dramma in più, la descrizione di qualcosa che lo ingloba, un dettaglio di quiete subito prima della tragedia (come nei war movie, quando il soldato guarda in camera e sorride oppure vede, che ne so, un passerotto prima di saltare in aria per un missile) avrebbe giovato, creando nel lettore un’immagine totalmente in contrasto con ciò che succederà subito dopo.
    Per il resto, complimenti

    e la classifica

    1) Importante seguono allegati
    2) Vaniglia
    3) La convocazione
    4) Le origini del mondo
    5) C’erano un italiano, un tedesco e un francese
    6) Una dolce inquietudine
    7) Lo smaltimento
    8) La casa degli spiriti
    9) Il mio universo
    10) Viaggio al termine del tempo
    11) Ritorno

    in risposta a: Vaniglia #11514
    Ambra Stancampiano
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    Partecipante

    Ciao,
    il tuo racconto è un bel pugno nello stomaco, ma è scritto molto bene e secondo me centra in pieno il tema degli altri universi, che possono anche essere vicini o coesistere all’interno di una stessa persona. Cosa succede poi quando questi universi si mischiano? Nel tuo caso ne esce fuori una lacrima, accompagnata dal dolce profumo della vaniglia, e di una vita diversa.
    Ti faccio davvero i miei complimenti.

    Alla prossima!

    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
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    Ho sforato?!?!?!? @_@ Di quanto?? Posso provare a correggere ma mi sa per questo racconto non è destino :/

    in risposta a: Il mio universo – Daniele Picciuti #11409
    Ambra Stancampiano
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    Ciao,
    per commentare il tuo racconto sono entrata un po’ in crisi, perchè nonostante io non abbia alcun appunto tecnico o stilistico da fare (fila tutto alla perfezione) non mi hai agganciato. L’idea dell’incontro è formidabile, anche se non capisco come Alice possa essere rimasta appiccicata ad una macchina del tempo se si trova in un altro universo, ma anche qui mi sembra di assistere all’inizio di qualcosa di più lungo, ed il finale non mi fa cambiare idea, anzi.
    I personaggi sono credibili, e il dialogo è fatto bene, il tema è centrato in pieno.

    Alla prossima!

    Ambra Stancampiano
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    Partecipante

    Spartaco…? Dovevo chiedere la grazia nel post del racconto o in uno dopo? confusione -_-‘

    in risposta a: "Chi vuol essere italiano" – Ambra Stancampiano #11355
    Ambra Stancampiano
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    Partecipante

    Grazie a tutti per i commenti, mi fa davvero piacere che il racconto vi sia piaciuto/non piaciuto e che me lo abbiate detto con accuratezza e sincerità :)

    @Francesco, magari nell’uovo è più facile trovare delle piume 😛

    @Invernomuto, ti do ragione sull’appunto, e continuerò a lavorare sulle mie personalissime interpretazioni del tema 😉

    @Alessandra, è vero. Il discorso di Adele è parecchio didascalico, ma non avendo spazio per mostrare tutta la trasmissione con le relative prove, ho utilizzato questo stratagemma.

    @Veronica, hai oggettivamente ragione, ma si sa, i caratteri sono tiranni! 😉

    @Lorenzo, giusto un paio di precisazioni:
    Questo E’ un racconto grottesco, quindi direi che la ricerca del grottesco è ovvia. Unticci e L’On. Intrallazzi sono i personaggi principali del racconto, non ho capito a cosa ti riferisci quando dici che mi servivano per creare un effetto non riuscito… addirittura “sicuramente” poi! se vorraii spiegarti meglio sarò felice di ascoltare e capire. Perdona la mia ignoranza, ma… chi è Antonio Latrippa? Ti riferisci al personaggio di Totò? e dove le vedi queste auspicabili somiglianze? Perchè personalmente ho dovuto fare mente locale per ricordarmi chi fosse, tanto era lontano dalla mia mente.
    Per quel che riguarda la retorica sul finale, per me QUEL finale fa parte di un vissuto. Se per te è retorica, vuol dire che sei tra quei pochi fortunati che non hanno, non hanno mai avuto e non avranno bisogno di trasferirsi all’estero. E credimi, sei fortunato. Anche questo è retorico? forse. Ma è tristemente vero.

    in risposta a: Lo smaltimento #11220
    Ambra Stancampiano
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    Partecipante

    Ciao,
    il tuo è un bel racconto scritto molto bene, in cui tutti gli elementi sono perfettamente dosati ed equilibrati; nel momento in cui descrivi le due curve dei protagonisti il lettore si sgama qualcosa, ma la vera sorpresa alla fine è un’altra.
    Un plauso per il finale ad effetto, con una battuta amara molto nelle mie corde 😉

    Unico appunto, l’aderenza al tema. Il racconto si svolge in un altro universo? Perchè l’unico richiamo è il nome dell’operazione di smaltimento, che però invia i genii nello spazio, non in altri universi!

    Alla prossima!

    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Riposto il racconto con qualche modifica che dovrebbe sistemare il tono della visita del professore.
    E chiedo la grazia a Spartaco.

    ********************************

    Anche questa è stata una notte insonne. Non vedo le mie occhiaie – abbiamo scelto una stanza senza specchi per stare un po’ più tranquilli – ma le sento bruciare sulla faccia, mentre spengo la millesima sigaretta dentro un posacenere stracolmo e lo poggio su una pila di riviste accanto al divano. Davanti a me, Olivia è affacciata alla finestra del resort e fissa lo stuolo di paparazzi che ci insegue dall’aeroporto, con aria più preoccupata che stanca.
    – Secondo te hanno dormito là fuori?
    Il telefono squilla, lei si volta di scatto; è davvero pallida.
    – E’ arrivato il dottor Corelli.
    Dalla pila di riviste occhieggia un tabloid con in copertina una foto sgranata. Il titolo urla: “La venere nera è bianca? Tutto ciò che NON sappiamo su Olivia B”.

    Corelli è un esperto di arte rinascimentale, e la nostra ultima spiaggia: all’inizio ci siamo rivolti ai medici, i migliori, che hanno studiato il caso per mesi: uno è impazzito, un altro si è dato alla macchia. Appurato che la medicina non funzionava, siamo passati agli olistici, ai pranoterapeuti, ad un santone indiano e ad una tribù di sciamani africani che bevendo un infuso puzzolente entrano in trance e hanno visioni accompagnate da strani spasmi; uno di loro ha cominciato ad urlare:
    – Corelli! Le foto… del professore… Corelli! Firenze! Firenze!
    Era scosso da convulsioni così forti che avrei chiamato un’ambulanza; ma dove cazzo la trovi un’ambulanza nella giungla africana?

    Bussano, il professore è arrivato; è un ometto goffo che si guarda intorno nervosamente e sobbalza per ogni rumore. Entra lamentandosi dei paparazzi, poi focalizza la sua attenzione sulla stanza:
    – Bene, dov’è il quadro?
    Io e Olivia ci guardiamo, in imbarazzo:
    – Sa dottore, speravamo che ci aiutasse con un altro problema… personale… di Olivia.
    Corelli la guarda, arrossisce sulle orecchie:
    – Ma… io mi occupo di quadri, non di persone! E poi la signorina è bellissima, non sembra avere alcun problema! E’ ammalata?
    Mostro al dottore una foto di mesi fa: Olivia, nera come l’ebano, sorride mentre mostra una borsa di peluche a forma di elefante. L’ultimo grido della moda per adolescenti. Lui fissa la donna diafana che ha davanti, poi ancora la foto: sono proprio la stessa persona.
    – Affascinante – mormora – la vitiligine più strana che abbia mai visto.
    Gli spiego che non si tratta di vitiligine, racconto di tutta la nostra tiritera fino agli sciamani. Il professore si gonfia tutto, sembra lusingato dall’essere conosciuto come un grande esperto anche in Africa, ma non può aiutarci. Ci salutiamo, poi si rigira, ha le orecchie rosso fuoco:
    – Potrebbe… ehm… farmi una foto con la signorina?
    Dice in imbarazzo, porgendomi il cellulare. Lo prendo, inquadro, scatto; sul flash Olivia sospira, sembra impallidire ancora. Il professore, che non l’ha mai persa di vista, si fa pensieroso:
    – Sentite, sembra una follìa anche a me… ma… quante foto scattano ogni giorno alla signorina?
    Gli spiego che Olivia è una top model impegnatissima: da due anni fa almeno un set fotografico al giorno. Ed ora rischia di saltare tutto per questa assurdità.
    Corelli scaccia le mie lamentele agitando una mano. Una porta sbatte, lui fa un saltino in avanti. Fissa Olivia, incredulo:
    – Sa cosa succede alle tele del ‘500 quando non sono dovutamente preservate? La gente le fotografa di continuo, sperando di coglierne la bellezza e portarsela a casa, e così facendo il colore svanisce, e ciò che vi era rappresentato diventa invisibile.
    – Cioè… sto diventando invisibile? – domanda lei.
    – Be’, signorina, dovrebbe essere una tela del ‘500.
    – Ma Olivia è una modella – dico concitato – si fa fotografare per lavoro!
    – Se questa assurdità dovesse essere reale (ma sono sicuro che dandomi un pizzicotto mi sveglierò), mi sembra ovvio che la signorina dovrà cambiare lavoro. – taglia corto il dottore.
    Ci stringe la mano, poi presenta la sua parcella; stavolta sono io ad impallidire.
    Mi vendico chiudendo la porta rumorosamente, spero che stavolta Corelli sobbalzando inciampi in qualcosa; mi giro e scatto una foto ad Olivia senza avvisarla, lei sospira. La guardo, è sempre più bianca.
    – Dannazione!
    Lei mi guarda con rimprovero:
    – Non sei il mio manager? Ti pago per trovare soluzioni, non per abbatterti.
    Mi schiarisco la voce:
    – Annunciamo il tuo ritiro alla stampa.
    I giornalisti fremono; li sento lamentarsi fuori dalla porta: quando mai si è vista una conferenza stampa off limits per le macchine fotografiche? Organizzata da una modella, poi. Queste ragazze si montano la testa. Il brusìo cessa appena entriamo in sala. Olivia è così coperta che sembra travestita, ma quando scosta il foulard per parlare al microfono tutti vedono che qualcosa non va; le sue guance, le sue mani: allora è vero! Olivia B. è bianca!
    Con un filo di voce, lei annuncia il suo ritiro dalle passerelle; piovono domande. Un fattorino in livrea mi avvisa che la nostra limousine è pronta, andiamo via tra le proteste.
    Nell’atrio un fan la riconosce, le chiede un autografo. L’intera sala si gira, tutti prendono il cellulare, scattano fotografie, la chiamano, cercano di avvicinarsi. Lei è terrorizzata. Chiudiamo lo sportello della limo in faccia alla folla. Olivia è diventata invisibile, piange a dirotto: una pelliccia aperta su un tailleur di Chanel, occhiali da sole Prada, foulard Hermès, un cappello Borsalino. Tutto scosso dai singhiozzi. Le etichette sono bene in vista, là dove il suo corpo le nascondeva:
    – Olly non piangere, ho trovato: vedi le etichette? Adesso sei la modella perfetta! Gli stilisti vorranno solo te, l’unica a non distrarre l’attenzione dai loro capi!

    in risposta a: Una dolce inquietudine. #11191
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao,
    complessivamente hai scritto un bel racconto, molto interessante ed avvincente; devo dire che immaginavo già da quando i bulli hanno cominciato a inseguire il protagonista che sarebbe finita molto male… per loro.
    L’idea del daimon è fantastica.
    Solo tre perplessità:
    – come si fa a spostare un masso mentre si cade da una bicicletta, in maniera tale che chi ti sta inseguendo non ti possa vedere? Mi sembra un movimento un po’ improbabile.
    – Se il protagonista è riuscito ad entrare nell’altro universo, come fanno i bulli a seguirlo? Lo hanno visto spostare il masso?
    – Perchè lui, sapendo che in quell’universo è dotato di una forza immensa, li supplica e poi li ammazza? nel senso, mi sembra più logico dare due poderosi ceffoni ed intimidire degli aggressori che non ti daranno fastidio mai più, piuttosto che ucciderli e rischiare di venire coinvolti in un’indagine per la loro scomparsa… ma dopo essersi fatto picchiare.

    Detto questo, comunque il racconto mi è piaciuto molto e parte da un’idea che sarebbe bello sviluppare.

    Alla prossima!

    in risposta a: La convocazione – di Manuel Piredda #11159
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao,

    hai scritto davvero un bel racconto.
    Secondo me la compressione non si nota, ed è bello che nel lettore nasca la curiosità di saperne sempre di più di questo universo, chi lo popola, come si comporta.
    Bella anche la battuta finale, che esplica la vera natura di questo universo senza farti smettere di sognare.
    Insomma, un’ottima prova!

    Alla prossima!

    in risposta a: Viaggio al Termine del Tempo – di Adriano Muzzi #11156
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao,
    Sarò sincera: leggendo il tuo racconto mi sono persa più volte e sono dovuta tornare spesso indietro a rileggere.
    Non sono una lettrice assidua di fantascienza, quindi il problema è in parte mio, ma sta di fatto che – appunto – è difficile che un non appassionato possa uscire entusiasta da questa narrazione, e sopravvivere soprattutto al suo inizio.
    E’ bello l’incipit coi soli che muoiono, ma tutta quella serie di termini tecnici (anche se dai una bella immagine con la collana di perle trasparenti) subito dopo ha raffreddato ogni mio entusiasmo…

    Riguardo al finale, sebbene non sia molto originale secondo me te lo sei gestito bene, anche se quando mi dici “il primo organismo senziente che incontrò era una persona … ” me la sgamo per forza.

    Complessivamente non è male, ma dipende anche dal target di lettori che intendi raggiungere.

    Alla prossima!

    in risposta a: La casa degli spiriti #11098
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Angela,
    Che poliziotto distratto, il tuo personaggio!
    Il racconto è carino, ed in alcuni punti mi ha ricordato “una pura formalità” di Tornatore (un film davvero bello, che se non hai mai visto ti consiglio assolutamente); però non lo so, mi lascia insoddisfatta. E’ davvero possibile che il tuo protagonista non si accorga di tutte le stranezze della casa? Capisco che il suo più grande amore è il cibo ed è distratto al pensiero che si freddi, ma non essendo un racconto dal tono caricaturale il tutto suona un po’… esagerato.
    Poi, spendi un sacco di dettagli per parlarci della scomparsa, partendo dal concorso di poesia, ma non ci racconti ciò che davvero ci interessa sapere: perchè gli alieni hanno scelto lei?

    A parte questo, mi sono innamorata della signora Spizzichini. :)

    Alla prossima!

    in risposta a: "Chi vuol essere italiano" – Ambra Stancampiano #11078
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Roberto,
    col tema in realtà mi sono molto divertita, e ho tentato di compiere un’operazione a catena, che però non sono sicura che sia riuscita:

    – La trasmissione televisiva è un universo diverso da quello in cui si trova e agisce la protagonista
    – gli immigrati sono un universo “altro” rispetto agli italiani (soprattutto quelli presenti in trasmissione), stessa cosa per gli immigrati a Londra, rispetto agli inglesi.
    – Il Governo 2.0 è da altro universo, e governa un paese orientandosi attraverso le opinioni espresse sui social
    – i social network costituiscono un vero e proprio universo parallelo, in cui fin troppo spesso esce il peggio di noi (e su questo punto mi espongo in prima persona)
    – la visione che si ha da un paese all’altro è spesso “da altro universo”, soprattutto quando ti trasferisci in un posto che (almeno lavorativamente) sembra più avanti e ti guardi indietro.

    Questo per spiegare l’intenzione di base, mi rendo conto che però era un’operazione complicata, della cui riuscita non sono appunto molto convinta :)

    in risposta a: Ritorno #11054
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao,
    sarò franca, non ci ho capito granchè.
    Mi dici un sacco di cose, mi fai entrare nel flusso di pensieri di questa persona/alieno… ma non mi stai raccontando niente, se non che è un alieno sulla terra. Che sta tornando a casa.
    Anche le immagini che mi dai della sua casa, sono poca cosa e a mio avviso non bastano a fare di questo testo un racconto.
    Se si trattasse dell’incipit di un romanzo (anche un romanzo breve) la suonata sarebbe ben diversa.
    Insomma, mi introduci nella testa di questo alieno e poi la cosa finisce lì. Senza darmi neanche un dettaglio di ciò che pensa della terra, di quanto tempo ci è stato… tutte cose che – trasformando questo racconto nel preambolo di qualcosa di molto þiù lungo – sarebbe davvero interessante leggere.

    Alla prossima!

    in risposta a: C'erano un italiano, un tedesco e un francese #11050
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Francesco, sei un genio 😛
    Scherzi a parte, hai scritto un racconto piacevole e non banale, ma me lo tronchi sul finale in maniera troppo brusca, senza spiegare troppo bene la motivazione; nel senso, si sta parlando di Onorevoli e corruzione, ma a meno che il povero Alberto non si ritrovi a leggere il nome di un suo familiare, chiudere così di netto la comunicazione col futuro/universo parallelo mi sembra un gesto eccessivo.
    Cosa faranno gli altri scienziati vedendo buttar via anni e anni di lavoro? Si prepara un linciaggio?
    Il nostro protagonista è in nettissima minoranza, perchè si presuppone che se gli scienziati hanno bisogno di un traduttore esterno, non ci sono italiani nel team. Il che (al di fuori del racconto, in cui questa situazione è funzionale) è un po’ ingiusto, visto che la nostra nazione conta un numero altissimo di cervelli in fuga che all’estero fanno ricerche eccellenti.
    Alberto, come la stragrande maggioranza degli Italiani, non mi sembra così stupido 😉
    Per il resto, non ho capito perchè il primo messaggio dall’altro universo è scritto tutto all’infinito.

    Alla prossima!

    in risposta a: "Chi vuol essere italiano" – Ambra Stancampiano #11046
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Mi hai scoperta, Angela! Non so come si fa la “e” accentata maiuscola col programma che uso per scrivere -_-‘ e raddoppiare il valore in caratteri ogni volta che una frase inizia per “è” è un vero suicidio per me che arrivo sempre a non meno di 5000 caratteri durante la prima stesura di un racconto :/
    Giuro che non lo faccio più 😛

    in risposta a: L’origine del mondo_Enrico Nottoli #10932
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao!
    Hai scritto un racconto molto buono ed interessante, in cui dosi benissimo la tensione e riesci a sorprenderci sul finale.
    L’ho voluto rileggere più volte, per controllare se avessi seminato degli indizi che avessero un senso utilizzando il finale come chiave di lettura, e devo farti tanto di cappello. Lo trovo perfetto.
    Bella la citazione a Woody Allen, col semaforo lampeggiante.
    L’unico appunto che mi sento di farti riguarda la decapitazione di Frank: arriva totalmente inattesa, ma viene liquidata in maniera un po’ ingiusta per il personaggio, con troppa semplicità. Forse un minimo di dramma in più, la descrizione di qualcosa che lo ingloba, un dettaglio di quiete subito prima della tragedia (come nei war movie, quando il soldato guarda in camera e sorride oppure vede, che ne so, un passerotto prima di saltare in aria per un missile) avrebbe giovato, creando nel lettore un’immagine totalmente in contrasto con ciò che succederà subito dopo.
    Per il resto, complimenti.

    in risposta a: Importante – Seguono allegati. di Roberto Romanelli #10883
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Spero di riuscire a scrivere un commento sensato, devo ancora riprendermi dagli allegati.

    Ammetto la mia totale ignoranza nel campo di fisica, scienza e -Ahimè- fantascienza (si prospetta un’edizione complicatissima), quindi non ho le competenze per capire se questa cosa degli universi che collassano è sensata e quali sarebbero le conseguenze. Ciò che mi chiedo è, va bene la massima diversità possibile, ma se Hitler qui è morto come facciamo a non sapere che quello che arriverà sarà sempre un Hitler? Potrebbe anche essere un my little pony? Mi sento un po’ confusa.

    Detto ciò, mi accodo a Daniele. Sei un genio.

    La forma mail è perfetta, ed imiti la trollata delle spose rumene o dei soldi in regalo così bene da farmi pensare di esserne tu l’autore. E poi, gli allegati.

    Vorrei leggere il seguito, sapere che ne è stato di Hitler, come sarà il mondo parallelo, come è fatto un collassatore di universi (che forma ha? dove si trova?) ecc. ecc.
    Grandioso.

    in risposta a: "Chi vuol essere italiano" – Ambra Stancampiano #10866
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Stefania,
    il racconto non vuole essere un modo per dire che non vorrei essere italiana, anzi.
    La chiusura con una ragazza italiana che a Londra fa la vita da immigrata (che, credimi, è davvero piena di disagi) vorrebbe più o meno vertere sul fatto che alla fine tutto il mondo è paese; il racconto è sì un racconto di critica, ma più che altro mi piaceva l’idea di utilizzare il social network come un universo parallelo in cui si prendono delle decisioni, e immaginare l’effetto che ciò avrebbe potuto avere sulla realtà e sulla società.
    Chiaramente parlo dell’Italia perché è il mio paese e ne conosco pregi e difetti, ma poteva anche essere “chi vuol essere islandese” e così via!

    in risposta a: "Chi vuol essere italiano" – Ambra Stancampiano #10856
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Beppe,
    Nessun problema, me ne sono accorta quando me l’hanno detto, ma non mi ero preoccupata 😉
    Buona edizione!

    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Grazie Alexandra :)
    Spero di riuscire a migliorarlo, ma mi sa che sforerò con i caratteri (il che non è una novità).
    Spero di riuscire a ripostarlo presto!

    in risposta a: Baraldi Edition: La torre delle fiamme #10697
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao,
    ricordo di aver letto il racconto anche durante la Baraldi edition, e devo dire che lo trovo molto migliorato.
    La sottotrama e le allusioni ad elementi esterni lo arricchiscono, e mettono curiosità al lettore.
    L’idea di due personaggi che dialogano salendo una lunga scala mi piace, e lo rende dinamico.
    Presentare tre quarti del racconto attraverso un dialogo, per spiegare l’ambientazione, va anche bene ed introduce il lettore in maniera piacevole all’interno di un mondo fantastico.
    Il colpo di scena è una buona chiusura.
    Veniamo ai ma:
    Il dialogo è un po’ ripetitivo, e più vicino al linguaggio scritto che parlato; mi spiego: io non direi mai
    ” Sto sudando dove nemmeno credevo di poterlo fare…” ma “sto sudando dove non credevo possibile” o “sto sudando ovunque
    stessa cosa per ” avrebbe potuto risparmiarsi tutto questo, lasciando il pacco”, meglio come “avrebbe potuto risparmiarsela e lasciare il pacco”
    ecc. ecc.
    Sempre sul dialogo, va bene appunto introdurci in questo mondo, però a volte l’infodump diventa eccessivo e lo rende un po’ pesante, soprattutto se consideri alcune battute molto lunghe; in più, è tutto troppo mirato, troppo poco slegato.
    Ti consiglierei di provare a fare come in sceneggiatura: battute secche, di un rigo massimo, in cui il dialogo mirato si intervalla a delle distrazioni o dei cambiamenti di argomento (in questo, la sottotrama ti può aiutare molto).
    Infine, ti confesso che mi sarebbe piaciuto qualche dettaglio visivo; non è indispensabile, e forse neanche 5000 caratteri in questo caso sarebbero abbastanza, ma è un peccato sentirsi catapultati a parole in un mondo sci fi così ricco di particolari, e non vederne neanche uno! Ripeto, il dialogo è abbastanza, ma aggiungere qualche dettaglio visivo intorno a due personaggi che si muovono, uno sguardo, un particolare, non nuoce mai.

    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao,
    scusami ma credo di non aver capito fino in fondo: cosa intendi per “mondo reale” e “mondo caricaturale”?
    Ed in che senso una persona evidentemente disperata per una strana malattia di cui nessuno sa dirle niente è “caricaturale” se si rivolge a degli sciamani africani e rientra nel reale quando parla con un esperto d’arte?

    Il mondo che presento è chiaramente un mondo caricaturale, che però ho già visto coi commenti durante l’edizione sembra iperrealistico o verosimile; credevo si trattasse di un problema dovuto alla carenza di caratteri, e quindi all’impossibilità di introdurre la vicenda in maniera completa; inizio a pensare invece che sia perchè spesso e volentieri la realtà supera la fantasia (pensa a quanta gente si è rovinata per comprare le “pozioni” di Vanna Marchi).

    Quella che intendevo costruire era una satira sulla mercificazione della bellezza e sull’abitudine che abbiamo oggi a fotografare tutto; e in realtà tutto è esagerato e “caricato”, senza però sfociare nell’eccessivo o nel ridicolo.

    Puoi riportarmi le frasi in cui senti questo “divario”?
    Magari è un difetto della costruzione che da autrice non riesco a vedere bene, ma davvero vorrei capire.

    in risposta a: La sindrome di Olivia B. #10572
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Volentieri! :)

    in risposta a: La sindrome di Olivia B. #10535
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao, e grazie per i commenti!
    Non credo sia sconveniente commentare i post degli altri gruppi, io comunque ho apprezzato 😉

    in risposta a: Gruppo ALIGHIERI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #10438
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao a tutti,
    ecco i miei commenti e la classifica

    1) Nero in Normandia di Raffaele Marra
    2) L’amante silenziosa di Alberto Della Rossa
    3) Vorrei poterti toccare di Eleonora Rossetti
    4) L’invisibile di Diego Ducoli
    5) Un insolito regalo da un uomo discreto di Alessandra Corrà
    6) L’altro lato del big bang di Angelo Frascella
    7) Pulizie generali di Chiara Rufino
    8) Voglio la bici di E.T. di Fernando Nappo
    9) Mayflower di Marina di Paola
    10) Lucas di Johnnycanto
    11) La macabra mascherata del 1511 di Fabio Tarussio

    L’altro lato del big bang

    hai avuto un’idea stupenda per una serie tv, o una serie di romanzi, o di cartoni animati.
    Personalmente non ho avuto troppa difficoltà a capire, però è vero che il racconto in alcuni punti è un po’ confuso.
    La questione del rewind è fantastica, ma va curata meglio ed introdotta diversamente (sulla bambina che cammina all’indietro ho pensato ad un film horror).
    Non capisco come e perchè il protagonista muoia.
    Sono d’accordo con gli altri: idea spettacolare, che nel formato “racconto breve” non rende, ma che non vedrei l’ora di vedere su uno schermo (scusando il gioco di parole).

    Vorrei poterti toccare

    il tuo racconto è scritto molto bene, e l’idea che il virus prenda uno o più sensi a random è molto originale.
    Lo stile è pulito e tocchi i tasti giusti per fare arrivare il lettore all’empatia finale. L’unico passaggio che non ho capito bene finchè sono arrivata alla tua spiegazione nei commenti è quello della cravatta; forse qualche spiegazione in più (spazio permettendo) avrebbe giovato. per il resto, complimenti!

    Mayflower

    ho trovato il tuo racconto interessante, anche se migliorabile.
    La storia della ragazza che esce a sua insaputa con un serial killer è estremamente plausibile, soprattutto se ambientata in una moderna Babele come Londra. Per quello che riguarda l’espediente del coktail “invisibile”, lo trovo coraggioso e non così campato in aria (L’inghilterra è la patria dei maghi e delle pozioni, da Merlino ad Harry Potter, e vengono avvistati centinaia di fantasmi ogni anno nelle metropolitane).
    Il setting, sebbene serva a dare una dimensione di realtà alla storia, è effettivamente inutile: il lavoro di Marta non ci dice niente sulla storia, il fatto che Consuelo sia la sua coinquilina poco ci importa, i due gemelli lasciano il tempo che trovano.
    Non capisco perchè Consuelo decide di raccontare la sua storia a Marta, e forse la prima parte del racconto è un po’ troppo lunga rispetto all’effettivo sviluppo della trama.
    Sono comunque cose di poco conto, e secondo me con un paio di migliorie tutto filerebbe alla perfezione.

    Pulizie Generali

    il tuo racconto parte da un’idea abbastanza originale, che costituisce un’ interpretazione interessante del tema di invisibile; la storia è abbastanza ben delineata, anche se in alcuni punti si trascina un po’:
    avrei preferito vedere i sentimenti di Carlos, o quantomeno sentirli attraverso una battuta, mentre tu su questo piano racconti un po’ troppo, rallentando il ritmo del racconto; ad un certo punto ti contraddici, dicendo che Carlos è praticamente invisibile per gli impiegati dell’ufficio, ma che è stanco delle loro attenzioni. quali attenzioni? anche qui, avresti potuto accennare ad un episodio che facesse capire al lettore i sentimenti di Carlos nei confronti di quell’ambiente, anche per seminare qualche indizio di ciò che sta per succedere.
    E’ logico che Carlos abbia dei complici, il fatto che siano anche loro dei nani è una bella sorpresa, ma tu andresti mai a derubare un edificio con dei tacchi a spillo che rimbombano? Da un lato ho apprezzato questo particolare, che mi ha subito regalato la sensazione uditiva dei tacchi in un corridoio ampio e asettico (e suonano benissimo), dall’altro mi sono chiesta quanto ciò sia plausibile. Magari aggiungendo qualche altro particolare su Imelda (che so, “secondo Carlos era la ragazza più bella del mondo, mai fuori posto, sempre abbigliata con gusto e stile”) questo dettaglio non stonerebbe.
    Infine il terzo complice, che zittisce gli altri e basta, è proprio necessario?
    Bella per le telecamere spostate, anche se prima dici che sono state isolate. Insomma, deciditi! 😛
    Occhio alla consecutio temporum, ed alle concordanze tra preposizioni/congiunzioni ed aggettivi/pronomi. Errori veniali, dettati dalla fretta.
    Lo stile va bene, ma sai fare di meglio 😉

    voglio la bici di E.T.

    il racconto parte da una trovata interessante, anche se non sono sicura di aver capito PERCHE’ il bambino vuole pedalare fino alla luna: crede così di poter rivedere la madre? Questo punto non è chiarissimo.
    Non impazzisco per i figli di madri morte che fanno cose per un fine più alto, a dire il vero, né per quei racconti che sfruttano una facile empatia del pubblico, e questo mi ha fatto un po’ storcere il naso sul finale.
    Non mi sembra troppo credibile il repentino cambio di atteggiamento del figlio del fornaio, che ci fai capire conosce la storia del ragazzino già da prima. Perché dovrebbe addirittura regalargli una bici? Non lo so, questa cosa non mi torna.
    Non mi torna nemmeno il fatto che i carabinieri lo portino via e la tempistica delle azioni; insomma, il tuo protagonista quanti anni ha? E se ha rubato la bici “l’altro giorno” ma non è ancora né in carcere né nell’altro posto (che suppongo sia un orfanotrofio), da dove sta scrivendo? Con chi è? Se la madre è morta, chi lo tiene?
    Lo stile sgrammaticato, che aderisce alla parlata ed all’età (?) del protagonista va benissimo, anche se forse in alcuni punti diventa eccessivo e crea qualche minuscola difficoltà di lettura.
    Per quel che riguarda il tema, davvero non capisco dove sta l’invisibile. Ci stiamo sempre riferendo alla madre?

    L’amante silenziosa

    hai scritto un racconto delicato, musicale e pieno di poesia. Bello, anche se tra la prima immagine e la seconda c’è un distacco non proprio chiaro, o forse non l’ho capito io: lui parla con l’amante (che non vede) e poi comincia a suonare, oppure tra i due momenti c’è un lasso di tempo non narrato?
    A livello di sospensione dell’incredulità, sono un po’ perplessa all’idea che il protagonista accetti che la sua amante – fisica e carnale – non si veda e basta, e che non le faccia nessuna domanda. Ma ad essere onesta il racconto è scritto così bene che questo è proprio un volerci trovare un difetto per forza, per il resto sei in grado di trasportare il lettore e farlo sognare. Bravo.
    P.S.
    Quasi quasi voglio credere che la tua amante misteriosa sia la mia Olivia, qualche anno dopo 😉

    Nero in Normandia

    non ti nego che – tra i racconti del girone che ho letto finora – il tuo è quello che preferisco.
    Il tema (l’invisibile è invisibile perchè è buio) è trattato in maniera originale, lo stile è perfetto, e tutto il discorso sulle differenze tra l’americano ed il tedesco (che forma ha un tedesco? il respiro potrebbe anche essere tedesco ecc ecc) che può essere inteso in generale come un discorso sull’uguaglianza tra gli uomini (e che mi ricorda un po’ “la guerra di Piero”) lo trovo molto sensato e molto bello.
    Che dire? Complimenti.

    Lucas

    ho trovato il tuo racconto un po’ infantile e non troppo originale. Parlando di Invisibile, l’amico immaginario è una delle prime cose a cui si pensa.
    Certo, il tuo è un amico immaginario geloso e con un carattere un po’ particolare, il che lo arricchisce un po’, però leggendo e rileggendo quelli che mi saltano all’occhio sono principalmente dei difetti:
    – è tutto troppo ovattato e raccontato
    – il bambino spende due parole sui maltrattamenti dei genitori, ma la sofferenza che dovrebbe derivarne io non riesco a trovarla da nessuna parte
    – la consecutio temporum, sebbene sia corretta, con quel gioco di imperfetti e passati remoti rende poco scorrevole la lettura; un momento dinamico come lui che gioca con la bambina (l’unico momento non raccontato ma vissuto) diventa lento e piuttosto pesante
    – la reazione della madre di Domenica (e soprattutto le parole che usa contro un altro bambino che avrà la stessa età di sua figlia) mi sembra eccessiva e fuori luogo: i bambini giocano e può capitare che si spingano o che cadano, nessun genitore sano di mente darebbe del pazzo ad un bambino di 8 anni.
    – il tuo protagonista sembra non provare alcuna emozione per la sua situazione familiare: i genitori lo picchiano, e lui te lo racconta come se ti stesse dicendo che sta andando a fare la spesa; i carabinieri lo portano via e lo affidano ai servizi sociali e lui non ti comunica niente: rabbia, tristezza, felicità. E’ tutto un po’ troppo piatto.

    Lo stile in sè, sebbene asciutto, non è male, e la storia se ampliata potrebbe comunque diventare un interessante racconto di denuncia. Il tema è perfettamente centrato.Prova a lavorare un po’ sul carattere dei personaggi e sulle loro motivazioni, li renderai più vivi e plausibili!

    La macabra mascherata del 1511

    perdonami ma sarò brutalmente sincera: trovo che il tuo racconto non abbia nè capo nè coda, letteralmente. Nel senso che non esistono un inizio, uno svolgimento e una fine.
    Cominci con quella lunghissima (e per carità, molto bella) poesia/ballata/descrizione del diavolo, per poi abbandonarla totalmente in favore di un personaggio che vediamo guardare qualcun altro fare qualcosa che non si capisce neanche molto bene, e che poi scompare (il “protagonista”? il contadino? nemmeno questo si capisce) lasciando un’impronta di sangue con una data. “la data del pagamento”. Il pagamento di cosa? Di che cosa stiamo parlando esattamente?
    E credimi, l’ho letto molte volte per cercare di trovarci un senso.
    Ho intuito che si trattasse di un fatto storico dal fatto che citi Udine, Venezia ed una data precisa, e sono andata a cercare.
    Partendo dal fatto che comunque è buona norma, quando racconti un avvenimento storico non necessariamente noto ai più, dare dei riferimenti (basta anche il link a wikipedia), comunque non ho capito cosa ci stai raccontando.
    Le due immagini che ci dai sono entrambe molto belle, molto ben scritte, molto descrittive, ma di per sè non fanno un racconto. E non sembra esserci alcun legame tra l’una e l’altra. Qual è la storia? Quali sono i fatti? E l’invisibile dov’è?
    Lo stile è ottimo, ma a me pare ci sia davvero solo quello.

    Un insolito regalo da un uomo discreto

    il tuo racconto mi è piaciuto molto, trovo interessante l’idea di utilizzare il punto di vista dell’assassino, ed è molto bella la tecnica che usi per farci empatizzare con lui, prima della conclusione. Brava!
    Ho avuto alcune perplessità riguardo al suo interlocutore, se si tratta di un biglietto che lui scrive alla madre, forse qualcosa dovrebbe farcelo capire un po’ prima.
    Trovo che il movente dell’omicidio sia troppo debole, per renderlo più forte avresti dovuto forse elencare tutta la serie di atteggiamenti di Amelia che danno ai nervi del protagonista, fino a farlo arrivare al punto di non ritorno. In 3000 caratteri è tosta, ma forse anche solo qualche pennellata ci sarebbe stata (e del resto, ad un regalo del genere io avrei avuto la stessa reazione della poverina -_-‘).
    Per quel che riguarda il tema… io l’invisibile non lo vedo; vedo follìa, solitudine, voglia di scomparire, questo si, ma l’invisibile non lo trovo.

    L’invisibile

    hai scritto un racconto divertentissimo. Certo, da donna posso dirti che è estremamente difficile macchiarsi (sul davanti poi, intuisco, visto che l’attrice non si gira a controllarsi, ma le basta abbassare lo sguardo) in maniera tanto visibile da disturbare una telecamera e l’intera troupe che sta girando uno spot, e che mi sembra uno strano paradosso che l’attrice che gira lo spot di un assorbente abbia “le sue cose” proprio in quel momento, ma sono delle imperfezioni che con qualche specificazione in più scorrerebbero lisce (che so, la gonna è di un tessuto particolare, Marta non si è accorta di essere in “quei giorni” ed il ciclo è partito proprio mentre giravano lo spot). Per il resto il racconto scorre fluido e godibile, mi hai regalato 5 ottimi minuti.

    in risposta a: L'amante silenziosa #10433
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Alberto,
    hai scritto un racconto delicato, musicale e pieno di poesia. Bello, anche se tra la prima immagine e la seconda c’è un distacco non proprio chiaro, o forse non l’ho capito io: lui parla con l’amante (che non vede) e poi comincia a suonare, oppure tra i due momenti c’è un lasso di tempo non narrato?
    A livello di sospensione dell’incredulità, sono un po’ perplessa all’idea che il protagonista accetti che la sua amante – fisica e carnale – non si veda e basta, e che non le faccia nessuna domanda. Ma ad essere onesta il racconto è scritto così bene che questo è proprio un volerci trovare un difetto per forza, per il resto sei in grado di trasportare il lettore e farlo sognare. Bravo.
    P.S.
    Quasi quasi voglio credere che la tua amante misteriosa sia la mia Olivia, qualche anno dopo 😉

    in risposta a: L'altro lato del Big Bang di Angelo Frascella #10432
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Angelo,
    hai avuto un’idea stupenda per una serie tv, o una serie di romanzi, o di cartoni animati.
    Personalmente non ho avuto troppa difficoltà a capire, però è vero che il racconto in alcuni punti è un po’ confuso.
    La questione del rewind è fantastica, ma va curata meglio ed introdotta diversamente (sulla bambina che cammina all’indietro ho pensato ad un film horror).
    Non capisco come e perchè il protagonista muoia.
    Sono d’accordo con gli altri: idea spettacolare, che nel formato “racconto breve” non rende, ma che non vedrei l’ora di vedere su uno schermo (scusando il gioco di parole).

    Alla prossima!

    in risposta a: Vorrei poterti toccare – Eleonora Rossetti #10425
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Eleonora,
    il tuo racconto è scritto molto bene, e l’idea che il virus prenda uno o più sensi a random è molto originale.
    Lo stile è pulito e tocchi i tasti giusti per fare arrivare il lettore all’empatia finale. L’unico passaggio che non ho capito bene finchè sono arrivata alla tua spiegazione nei commenti è quello della cravatta; forse qualche spiegazione in più (spazio permettendo) avrebbe giovato.
    Per il resto complimenti!

    Alla Prossima!

    in risposta a: Voglio la bici di E.T. #10422
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Fernando,
    il racconto parte da una trovata interessante, anche se non sono sicura di aver capito PERCHE’ il bambino vuole pedalare fino alla luna: crede così di poter rivedere la madre? Questo punto non è chiarissimo.
    Non impazzisco per i figli di madri morte che fanno cose per un fine più alto, a dire il vero, né per quei racconti che sfruttano una facile empatia del pubblico, e questo mi ha fatto un po’ storcere il naso sul finale.
    Non mi sembra troppo credibile il repentino cambio di atteggiamento del figlio del fornaio, che ci fai capire conosce la storia del ragazzino già da prima. Perché dovrebbe addirittura regalargli una bici? Non lo so, questa cosa non mi torna.
    Non mi torna nemmeno il fatto che i carabinieri lo portino via e la tempistica delle azioni; insomma, il tuo protagonista quanti anni ha? E se ha rubato la bici “l’altro giorno” ma non è ancora né in carcere né nell’altro posto (che suppongo sia un orfanotrofio), da dove sta scrivendo? Con chi è? Se la madre è morta, chi lo tiene?
    Lo stile sgrammaticato, che aderisce alla parlata ed all’età (?) del protagonista va benissimo, anche se forse in alcuni punti diventa eccessivo e crea qualche minuscola difficoltà di lettura.
    Per quel che riguarda il tema, davvero non capisco dove sta l’invisibile. Ci stiamo sempre riferendo alla madre?

    Alla prossima!

    in risposta a: La sindrome di Olivia B. #10418
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao a tutti, e scusate se rispondo solo ora ma ho avuto qualche intoppo con la connessione -_-‘
    Come si può intuire dal supermegaextrastraipermalus, questo racconto parte da un’idea abbastanza fulminante sulla mercificazione della bellezza oggi, ed era lungo (sigh) esattamente il doppio del consentito.
    Purtroppo accorciandolo (neanche troppo efficientemente, visti i 500 caratteri in più) ho dovuto fare delle scelte, ed ho scelto di calcare di più sull’aspetto materialistico e disumano del manager, che è il narratore e il punto di vista.
    Originariamente, Olivia e il manager si accorgono che lei sta “scolorendo” e si rivolgono prima a dei medici, poi a dei medici alternativi, poi a dei maghi, a degli zingari e infine al santone indiano che consiglia l’esperto d’arte. Perchè un esperto d’arte? Proprio per quel parallelismo (difficile da cogliere, è vero, dopo tutte le riduzioni del caso) tra la bellezza oggi (rappresentata dalle modelle e dai bei vestiti) e la bellezza antica dei quadri, che scoloriscono (appunto) man mano che vengono fotografati coi flash. Come a dire che la nostra morbosità nel vedere e nell’apparire consuma la bellezza stessa.
    Vi do ragione riguardo la sospensione dell’incredulità, con l’esperto d’arte come unica premessa la storia si indebolisce di molto. Volendo costruire più che altro una satira (Angelo, ci hai preso in pieno :) ) però ho voluto osare 😉

    Alla prossima!

    in risposta a: Pulizie Generali #10237
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Chiara, ben trovata :)
    il tuo racconto parte da un’idea abbastanza originale, che costituisce un’ interpretazione interessante del tema di invisibile; la storia è abbastanza ben delineata, anche se in alcuni punti si trascina un po’:
    avrei preferito vedere i sentimenti di Carlos, o quantomeno sentirli attraverso una battuta, mentre tu su questo piano racconti un po’ troppo, rallentando il ritmo del racconto; ad un certo punto ti contraddici, dicendo che Carlos è praticamente invisibile per gli impiegati dell’ufficio, ma che è stanco delle loro attenzioni. quali attenzioni? anche qui, avresti potuto accennare ad un episodio che facesse capire al lettore i sentimenti di Carlos nei confronti di quell’ambiente, anche per seminare qualche indizio di ciò che sta per succedere.
    E’ logico che Carlos abbia dei complici, il fatto che siano anche loro dei nani è una bella sorpresa, ma tu andresti mai a derubare un edificio con dei tacchi a spillo che rimbombano? Da un lato ho apprezzato questo particolare, che mi ha subito regalato la sensazione uditiva dei tacchi in un corridoio ampio e asettico (e suonano benissimo), dall’altro mi sono chiesta quanto ciò sia plausibile. Magari aggiungendo qualche altro particolare su Imelda (che so, “secondo Carlos era la ragazza più bella del mondo, mai fuori posto, sempre abbigliata con gusto e stile”) questo dettaglio non stonerebbe.
    Infine il terzo complice, che zittisce gli altri e basta, è proprio necessario?
    Bella per le telecamere spostate, anche se prima dici che sono state isolate. Insomma, deciditi! 😛
    Occhio alla consecutio temporum, ed alle concordanze tra preposizioni/congiunzioni ed aggettivi/pronomi. Errori veniali, dettati dalla fretta.
    Lo stile va bene, ma sai fare di meglio 😉
    Alla prossima!

    in risposta a: La Macabra Mascherata del 1511 #10205
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Grazie a te per la spiegazione, ma mi chiamo Ambra

    in risposta a: Nero in Normandia (di Raffaele Marra) #10204
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Raffaele,
    non ti nego che – tra i racconti del girone che ho letto finora – il tuo è quello che preferisco.
    Il tema (l’invisibile è invisibile perchè è buio) è trattato in maniera originale, lo stile è perfetto, e tutto il discorso sulle differenze tra l’americano ed il tedesco (che forma ha un tedesco? il respiro potrebbe anche essere tedesco ecc ecc) che può essere inteso in generale come un discorso sull’uguaglianza tra gli uomini (e che mi ricorda un po’ “la guerra di Piero”) lo trovo molto sensato e molto bello.
    Che dire? Complimenti.

    Alla prossima!

    in risposta a: La Macabra Mascherata del 1511 #10200
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao,
    perdonami ma sarò brutalmente sincera: trovo che il tuo racconto non abbia nè capo nè coda, letteralmente. Nel senso che non esistono un inizio, uno svolgimento e una fine.
    Cominci con quella lunghissima (e per carità, molto bella) poesia/ballata/descrizione del diavolo, per poi abbandonarla totalmente in favore di un personaggio che vediamo guardare qualcun altro fare qualcosa che non si capisce neanche molto bene, e che poi scompare (il “protagonista”? il contadino? nemmeno questo si capisce) lasciando un’impronta di sangue con una data. “la data del pagamento”. Il pagamento di cosa? Di che cosa stiamo parlando esattamente?
    E credimi, l’ho letto molte volte per cercare di trovarci un senso.
    Ho intuito che si trattasse di un fatto storico dal fatto che citi Udine, Venezia ed una data precisa, e sono andata a cercare.
    Partendo dal fatto che comunque è buona norma, quando racconti un avvenimento storico non necessariamente noto ai più, dare dei riferimenti (basta anche il link a wikipedia), comunque non ho capito cosa ci stai raccontando.
    Le due immagini che ci dai sono entrambe molto belle, molto ben scritte, molto descrittive, ma di per sè non fanno un racconto. E non sembra esserci alcun legame tra l’una e l’altra. Qual è la storia? Quali sono i fatti? E l’invisibile dov’è?
    Lo stile è ottimo, ma a me pare ci sia davvero solo quello.
    Spero che tu non te la prenda, ho l’abitudine di essere sempre molto schietta.
    Alla prossima.

    in risposta a: Mayflower di Marina Di Paola #10199
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Marina,
    ho trovato il tuo racconto interessante, anche se migliorabile.
    La storia della ragazza che esce a sua insaputa con un serial killer è estremamente plausibile, soprattutto se ambientata in una moderna Babele come Londra. Per quello che riguarda l’espediente del coktail “invisibile”, lo trovo coraggioso e non così campato in aria (L’inghilterra è la patria dei maghi e delle pozioni, da Merlino ad Harry Potter, e vengono avvistati centinaia di fantasmi ogni anno nelle metropolitane).
    Il setting, sebbene serva a dare una dimensione di realtà alla storia, è effettivamente inutile: il lavoro di Marta non ci dice niente sulla storia, il fatto che Consuelo sia la sua coinquilina poco ci importa, i due gemelli lasciano il tempo che trovano.
    Non capisco perchè Consuelo decide di raccontare la sua storia a Marta, e forse la prima parte del racconto è un po’ troppo lunga rispetto all’effettivo sviluppo della trama.
    Sono comunque cose di poco conto, e secondo me con un paio di migliorie tutto filerebbe alla perfezione.

    Alla prossima!

    in risposta a: Lucas #10197
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao,
    ho trovato il tuo racconto un po’ infantile e non troppo originale. Parlando di Invisibile, l’amico immaginario è una delle prime cose a cui si pensa.
    Certo, il tuo è un amico immaginario geloso e con un carattere un po’ particolare, il che lo arricchisce un po’, però leggendo e rileggendo quelli che mi saltano all’occhio sono principalmente dei difetti:
    – è tutto troppo ovattato e raccontato
    – il bambino spende due parole sui maltrattamenti dei genitori, ma la sofferenza che dovrebbe derivarne io non riesco a trovarla da nessuna parte
    – la consecutio temporum, sebbene sia corretta, con quel gioco di imperfetti e passati remoti rende poco scorrevole la lettura; un momento dinamico come lui che gioca con la bambina (l’unico momento non raccontato ma vissuto) diventa lento e piuttosto pesante
    – la reazione della madre di Domenica (e soprattutto le parole che usa contro un altro bambino che avrà la stessa età di sua figlia) mi sembra eccessiva e fuori luogo: i bambini giocano e può capitare che si spingano o che cadano, nessun genitore sano di mente darebbe del pazzo ad un bambino di 8 anni.
    – il tuo protagonista sembra non provare alcuna emozione per la sua situazione familiare: i genitori lo picchiano, e lui te lo racconta come se ti stesse dicendo che sta andando a fare la spesa; i carabinieri lo portano via e lo affidano ai servizi sociali e lui non ti comunica niente: rabbia, tristezza, felicità. E’ tutto un po’ troppo piatto.

    Lo stile in sè, sebbene asciutto, non è male, e la storia se ampliata potrebbe comunque diventare un interessante racconto di denuncia. Il tema è perfettamente centrato.Prova a lavorare un po’ sul carattere dei personaggi e sulle loro motivazioni, li renderai più vivi e plausibili!

    Spero che tu non te la prenda, ho l’abitudine di essere molto schietta e sincera.

    Alla prossima!

    in risposta a: Un insolito regalo da un uomo discreto. #10193
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Alessandra,
    il tuo racconto mi è piaciuto molto, trovo interessante l’idea di utilizzare il punto di vista dell’assassino, ed è molto bella la tecnica che usi per farci empatizzare con lui, prima della conclusione. Brava!
    Ho avuto alcune perplessità riguardo al suo interlocutore, se si tratta di un biglietto che lui scrive alla madre, forse qualcosa dovrebbe farcelo capire un po’ prima.
    Trovo che il movente dell’omicidio sia troppo debole, per renderlo più forte avresti dovuto forse elencare tutta la serie di atteggiamenti di Amelia che danno ai nervi del protagonista, fino a farlo arrivare al punto di non ritorno. In 3000 caratteri è tosta, ma forse anche solo qualche pennellata ci sarebbe stata (e del resto, ad un regalo del genere io avrei avuto la stessa reazione della poverina -_-‘).
    Per quel che riguarda il tema… io l’invisibile non lo vedo; vedo follìa, solitudine, voglia di scomparire, questo si, ma l’invisibile non lo trovo.

    in risposta a: L'invisibile #10144
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Diego,
    hai scritto un racconto divertentissimo. Certo, da donna posso dirti che è estremamente difficile macchiarsi (sul davanti poi, intuisco, visto che l’attrice non si gira a controllarsi, ma le basta abbassare lo sguardo) in maniera tanto visibile da disturbare una telecamera e l’intera troupe che sta girando uno spot, e che mi sembra uno strano paradosso che l’attrice che gira lo spot di un assorbente abbia “le sue cose” proprio in quel momento, ma sono delle imperfezioni che con qualche specificazione in più scorrerebbero lisce (che so, la gonna è di un tessuto particolare, Marta non si è accorta di essere in “quei giorni” ed il ciclo è partito proprio mentre giravano lo spot). Per il resto il racconto scorre fluido e godibile, mi hai regalato 5 ottimi minuti.
    Alla prossima!

    in risposta a: [P] P’ngieng #9593
    Ambra Stancampiano
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    Partecipante

    Ciao a tutti, grazie ancora per i bei commenti e gli spunti di riflessione.
    @Luigi: concordo con te; ho dovuto tagliare una metà abbondante del racconto, e rendere l’idea della fuga è stato davvero difficile. Lo stratagemma che ho usato (la visualizzazione delle capanne e poi della giungla accompagnate dall’avverbio di tempo “ora”) non convince neanche me, ma complice l’ansia del tempo che scorre non ho trovato nulla di meglio.

    Stessa cosa potrei risppndere ad @Alberto, ma il poco tempo ed i pochi caratteri, sebbene siano uno dei motivi per cui il racconto sembra “incoerente”, non sono i motivi principali. Ho cercato di essere il più fedele possibile alla storia (vera) cui mi sono ispirata. P’ngieng viene smarrita nella giungla ad 8 anni, e ritrovata che di anni ne ha 27. Nei primi 8 anni di vita, avrà sicuramente sviluppato una certa umanità, a prescindere poi dalla sua scelta. Ho cercato di usare il linguaggio estremamente semplice come espediente (infatti qualcuno ha pensato che fosse una bambina e non una giovane donna a parlare) e di farle magnificare quanto possibile la giungla, per rendere a livello narrativo la forza della sua scelta. Ci lavorerò ancora, comunque 😉
    Riguardo alle scimmie troppo umane… be’, quello è fatto apposta!

    Che tutto possa cambiare perché nulla cambi, come ha detto anche @Beppe.

    Alla prossima!

    in risposta a: Gruppo PAROLE: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #9440
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao,
    ecco i miei commenti e la classifica, in ordine sparso:

    Pablo

    Il tuo racconto si svolge in un lasso di tempo molto breve, ma dà una generale impressione di lentezza. Questo rende bene la sonnacchiosità del paese, e a tratti ti consente proprio di vederlo; l’ho immaginato giallo come un western. Ecco, l’atmosfera western non viene usata spesso nei racconti e nelle narrazioni scritte, e tu l’hai costruita in maniera piacevole e originale; però ad un certo punto nei western si sfoderano le pistole e, forse presa da questa mia suggestione, ad un certo punto ho sentito il bisogno di forme un po’ più immediate, anche nel linguaggio, che rendessero bene il senso dell’azione. Ti faccio due esempi:
    “vengo dalla città per avere notizie del piccolo Pablo”, sarebbe stato più scorrevole con “sto cercando il piccolo Pablo”;
    Il dialogo slegato, che con poche battute ti dice tantissimo del carattere dei personaggi, è gestito molto bene.
    La declinazione del tema ed il messaggio conseguente sono molto belli; come hai notato anche tu, abbiamo fatto delle scelte simili, creando un discorso sull’appartenenza e la scelta delle proprie possibilità che inevitabilmente condivido 😉
    Sempre riguardo al tema e alla storia, ho due piccolissimi appunti:
    Perchè, se Pablo è scappato da una famiglia affidataria, lo sta cercando il parroco?
    Se sia il paese che il parroco lo hanno tanto a cuore, Pablo è davvero un figlio dimenticato? Forse in realtà è fortunato come pochi 😉

    Figlia di nessuno
    Parti, come me, da un fatto reale e poco conosciuto. Apprezzo molto le narrazioni che, seppur di fantasia, stimolano il lettore ad informarsi meglio, ad essere curioso.
    La storia è affascinante, molto filmica, e segue una sterminata tradizione di “lady vendetta” orientali, ma ciònonostante non risulta per nulla banale. Tuttavia, è tutto troppo raccontato e poco visivo; una lama che luccica, un urlo, uno schizzo di sangue (tutti elementi molto comuni nella letteratura e nella cinematografia orientali) avrebbero arricchito molto un racconto che, scritto così, gira un po’ male. Ci ho riflettuto, ne ho riletto più volte alcuni brani, e forse oltre alla questione dell’imperfetto che già ti ha evidenziato Angelo, io avrei gestito in maniera molto diversa la punteggiatura.

    Tabula rasa

    Il tuo racconto è scritto molto bene; descrivi alla perfezione una crisi di aggressività tipica del malato di Alzheimer, ma riesci a farci passare subito l’empatia e la pena che proviamo per la madre del protagonista attraverso la sua battuta razzista. Tocchi temi importanti come la memoria, il razzismo, l’affetto ed i tempi che cambiano, dipingendo con poche parole un bel quadro di umane contraddizioni. Bravo!

    Io
    Commentare il tuo racconto mi è venuto parecchio difficile: a livello tecnico e stilistico non c’è niente che non vada e niente di troppo eclatante o ricercato; c’è invece moltissimo a livello emotivo, e non sono sicura di essere in grado di spiegarlo bene. E’ tutto un rimestare di noia, grigiore, rabbia, disillusione. Finisci per preoccuparti di più per la vita normale del protagonista che non per gli strani episodi annuali. Cercando di empatizzare, mi sono chiesta perchè il protagonista non tenti in alcun modo di reagire alla sua “sindrome del 20 luglio”, come se provasse una sorta di attaccamento per questa cosa; poi, l’immagine finale, così terribile e viva. Bello. E bella la declinazione del tema, i figli dimenticati di un idealismo soffocato nella violenza, che non riescono a dimenticare.

    Schegge
    Il tuo racconto è molto interessante; la storia è terribile e terribilmente verosimile, la sua evoluzione, appunto, interessante sia a livello psicologico che narrativo. Sarei davvero curiosa di rileggere del tuo protagonista, magari da adulto.
    Qualche appunto:
    le frasi che iniziano con “io” e i verbi di pensiero rallentano ed appesantiscono le narrazioni in prima persona; sono quasi sicura che volessi creare una simmetria tra la prima e l’ultima frase, che comunque funziona molto bene anche senza l’”io” iniziale.
    Ho capito che si trattava di un bambino solo quando lui accenna alla maestra. Immagino fosse un effetto voluto, ma forse il tuo personaggio (sebbene, crescendo in un certo modo, sia necessariamente più maturo dei suoi coetanei) si esprime e ragiona un po’ troppo da adulto, considerando che ancora va sul seggiolino e quindi potrà avere 6 anni al massimo.
    Quale vecchia signora darebbe da mangiare ad un bambino chiaramente in difficoltà senza poi insistere per aiutarlo? Non so, questa cosa mi sembra poco credibile…

    Il vecchio
    Il tuo racconto mi è piaciuto molto, ottima idea ben esposta; non mi ha disturbato il fatto che non presenti l’interlocutore, al contrario mi sono sentita un po’ dispersa quando alla fine mi parli del lampione: siamo sul peschereccio o a riva? Ottima conclusione, mi piace l’angolazione da cui ci mostri il carattere di Cristo, l’idea del risentimento. Un’ottima lettura, bravo!

    Cuore di Uranio
    Racconto con un finale a sorpresa che mi ha entusiasmato, ma tra la prima e la seconda parte sento un distacco troppo netto. La prima parte funziona, porta a farsi delle domande, ma crea anche uno strano effetto: il tuo racconto sembra diviso a metà tra due trame che concordano in maniera un po’ forzata. Magari con più spazio tutto sarebbe andato al suo posto, comunque bella idea e ben scritta.

    Un soffio di vento
    Il tuo racconto mi è piaciuto tantissimo, non ci trovo davvero nulla da ridire. La scrittura è chiara e piacevole, la storia interessante, la declinazione del tema originale. Non ho riscontrato nessun problema nella comprensione della prima parte, che anche se un po’ confusionaria gioca a favore dell’ambientazione: il mondo della fantasia deve essere caotico! Mi piace l’idea del vecchio bambino, mi piace il finale, mi piace tutto. Bravo.

    Innocente distrazione
    in genere sono un po’ restia alla fantascienza: prendo male gli eccessivi riferimenti a tecnologie ed unità di misura che non capisco bene, e da lettrice mi indispongo. Nel caso del tuo racconto, non mi è successo.
    Da narratore, sei stato in grado di condurmi in un universo totalmente sconosciuto, facendomi accettare termini scogniti e misurazioni “aliene” senza farmi sbuffare o mettermi a disagio. Bravo!
    Ho trovato il tuo racconto semplicemente geniale, e mi ha divertita così tanto che ho voluto subito rileggerlo, ad alta voce, a chi era accanto a me Trovo apprezzabile la scelta del dialogo iniziale, che ti inserisce subito nella narrazione presentandoti i personaggi attraverso il loro modo di parlare e raccontare. La scelta dei nomi che si rifanno ad antichissime divinità è un dettaglio pieno di stile, il finale fa scompisciare.
    Unico appunto: perché i genitori, sapendo che i bambini sono già scappati una volta, non li avvertono che non potranno tornare a riprenderli e si vantano addirittura di non averlo fatto?

    sintetico borghese
    Ottimo stile! Non so come tu scrivessi in precedenza, ma qui hai dato una vera prova di bravura.
    Mi piace moltissimo il modo in cui mi inserisci nel racconto partendo dal “cielo accigliato e rumoroso”, che preannuncia il mood della tua narrazione. Fai un uso magistrale delle parole, e crei immagini belle e non banali come il pullman che rigurgita i ragazzini.
    Tocchi un argomento che al momento scotta, e lo fai volutamente senza nessuna leggerezza, attraverso gli occhi di un bambino che assesta un vero e proprio pugno nello stomaco del lettore.
    Gli unici appunti che mi sento di farti riguardano un uso un po’ eccessivo e non necessario dei verbi di pensiero e degli “io”, che con la narrazione in prima persona sono superflui. Poi c’è qualche ripetizione, ma poca roba.

    La classifica:
    1) innocente distrazione
    2) Sintetico borghese
    3) io
    4) un soffio di vento
    5) il vecchio
    6) tabula rasa
    7) schegge
    8) Pablo
    9) cuore di uranio
    10) figlia di nessuno

    è stato veramente difficile! molti racconti per me erano equivalenti, ed ho dovuto fare delle scelte a volte un po’ sofferte. Bravi tutti!
    Alla prossima!

    in risposta a: [P] Il vecchio #9438
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Diego,
    Il tuo racconto mi è piaciuto molto, ottima idea ben esposta; non mi ha disturbato il fatto che non presenti l’interlocutore, al contrario mi sono sentita un po’ dispersa quando alla fine mi parli del lampione: siamo sul peschereccio o a riva? Ottima conclusione, mi piace l’angolazione da cui ci mostri il carattere di Cristo, l’idea del risentimento. Un’ottima lettura, bravo!

    Alla prossima!

    in risposta a: [P] Cuore di uranio di Locatelli Luigi #9437
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Luigi,
    Racconto con un finale a sorpresa che mi ha entusiasmato, ma tra la prima e la seconda parte sento un distacco troppo netto. La prima parte funziona, porta a farsi delle domande, ma crea anche uno strano effetto: il tuo racconto sembra diviso a metà tra due trame che concordano in maniera un po’ forzata. Magari con più spazio tutto sarebbe andato al suo posto, comunque bella idea e ben scritta.
    Alla prossima!

    in risposta a: [P] Un soffio di vento – di Angelo Frascella #9436
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Angelo,
    Il tuo racconto mi è piaciuto tantissimo, non ci trovo davvero nulla da ridire. La scrittura è chiara e piacevole, la storia interessante, la declinazione del tema originale. Non ho riscontrato nessun problema nella comprensione della prima parte, che anche se un po’ confusionaria gioca a favore dell’ambientazione: il mondo della fantasia deve essere caotico! Mi piace l’idea del vecchio bambino, mi piace il finale, mi piace tutto. Bravo.

    Alla prossima!

    in risposta a: [P] Figlia di nessuno #9334
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ti chiedo scusa, il mio non voleva essere un suggerimento ma un esempio di ciò che intendevo dire per “io avrei gestito in maniera molto diversa la punteggiatura”.
    Ognuno scrive a modo suo, non mi permetterei mai di “suggerire” uno stile diverso; del resto, non è mi abitudine fare analisi logiche e del periodo quando scrivo, mi concentro più sulla forza narrativa delle parole e del contesto, stessa cosa quando leggo.
    Spero di non averti offesa.
    Ambra.

    in risposta a: [P] Schegge – di Adriano Muzzi #9333
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Adriano,

    Il tuo racconto è molto interessante; la storia è terribile e terribilmente verosimile, la sua evoluzione, appunto, interessante sia a livello psicologico che narrativo. Sarei davvero curiosa di rileggere del tuo protagonista, magari da adulto.
    Qualche appunto:
    le frasi che iniziano con “io” e i verbi di pensiero rallentano ed appesantiscono le narrazioni in prima persona; sono quasi sicura che volessi creare una simmetria tra la prima e l’ultima frase, che comunque funziona molto bene anche senza l’”io” iniziale.
    Ho capito che si trattava di un bambino solo quando lui accenna alla maestra. Immagino fosse un effetto voluto, ma forse il tuo personaggio (sebbene, crescendo in un certo modo, sia necessariamente più maturo dei suoi coetanei) si esprime e ragiona un po’ troppo da adulto, considerando che ancora va sul seggiolino e quindi potrà avere 6 anni al massimo.
    Quale vecchia signora darebbe da mangiare ad un bambino chiaramente in difficoltà senza poi insistere per aiutarlo? Non so, questa cosa mi sembra poco credibile…

    Alla prossima!

    in risposta a: [P] IO di Marco Roncaccia #9332
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Marco,

    Commentare il tuo racconto mi è venuto parecchio difficile: a livello tecnico e stilistico non c’è niente che non vada e niente di troppo eclatante o ricercato; c’è invece moltissimo a livello emotivo, e non sono sicura di essere in grado di spiegarlo bene. E’ tutto un rimestare di noia, grigiore, rabbia, disillusione. Finisci per preoccuparti di più per la vita normale del protagonista che non per gli strani episodi annuali. Cercando di empatizzare, mi sono chiesta perchè il protagonista non tenti in alcun modo di reagire alla sua “sindrome del 20 luglio”, come se provasse una sorta di attaccamento per questa cosa; poi, l’immagine finale, così terribile e viva. Bello. E bella la declinazione del tema, i figli dimenticati di un idealismo soffocato nella violenza, che non riescono a dimenticare.

    Alla prossima!

    in risposta a: [P] Tabula rasa #9331
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Alberto,

    Il tuo racconto è scritto molto bene; descrivi alla perfezione una crisi di aggressività tipica del malato di Alzheimer, ma riesci a farci passare subito l’empatia e la pena che proviamo per la madre del protagonista attraverso la sua battuta razzista. Tocchi temi importanti come la memoria, il razzismo, l’affetto ed i tempi che cambiano, dipingendo con poche parole un bel quadro di umane contraddizioni. Bravo!

    Alla prossima!

    in risposta a: [P] P’ngieng #9316
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao a tutti, e grazie per i commenti positivi!
    Chiedo venia per gli errorucci e le imperfezioni, il racconto appena scritto era lungo quasi il doppio, e tra i vari tagli ed il caldo soffocante mi sono sfuggite virgole e maiuscole un po’ da tutte le parti.
    Per le d eufoniche non ho scusanti invece: quando scappano, scappano! 😉
    A rileggerci!

    in risposta a: [P] Sintetico borghese – Aronica Serena #9315
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Serena,
    Ottimo stile! Non so come tu scrivessi in precedenza, ma qui hai dato una vera prova di bravura.
    Mi piace moltissimo il modo in cui mi inserisci nel racconto partendo dal “cielo accigliato e rumoroso”, che preannuncia il mood della tua narrazione. Fai un uso magistrale delle parole, e crei immagini belle e non banali come il pullman che rigurgita i ragazzini.
    Tocchi un argomento che al momento scotta, e lo fai volutamente senza nessuna leggerezza, attraverso gli occhi di un bambino che assesta un vero e proprio pugno nello stomaco del lettore.
    Gli unici appunti che mi sento di farti riguardano un uso un po’ eccessivo e non necessario dei verbi di pensiero e degli “io”, che con la narrazione in prima persona sono superflui. Poi c’è qualche ripetizione, ma poca roba.
    Alla prossima!

    in risposta a: [P] INNOCENTE DISTRAZIONE #9314
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Beppe,

    in genere sono un po’ restia alla fantascienza: prendo male gli eccessivi riferimenti a tecnologie ed unità di misura che non capisco bene, e da lettrice mi indispongo. Nel caso del tuo racconto, non mi è successo.
    Da narratore, sei stato in grado di condurmi in un universo totalmente sconosciuto, facendomi accettare termini scogniti e misurazioni “aliene” senza farmi sbuffare o mettermi a disagio. Bravo!
    Ho trovato il tuo racconto semplicemente geniale, e mi ha divertita così tanto che ho voluto subito rileggerlo, ad alta voce, a chi era accanto a me :)
    Trovo apprezzabile la scelta del dialogo iniziale, che ti inserisce subito nella narrazione presentandoti i personaggi attraverso il loro modo di parlare e raccontare. La scelta dei nomi che si rifanno ad antichissime divinità è un dettaglio pieno di stile, il finale fa scompisciare.
    Unico appunto: perché i genitori, sapendo che i bambini sono già scappati una volta, non li avvertono che non potranno tornare a riprenderli e si vantano addirittura di non averlo fatto?

    Alla prossima!

    in risposta a: [P] Figlia di nessuno #9313
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Alexia,
    Parti, come me, da un fatto reale e poco conosciuto. Apprezzo molto le narrazioni che, seppur di fantasia, stimolano il lettore ad informarsi meglio, ad essere curioso.
    La storia è affascinante, molto filmica, e segue una sterminata tradizione di “lady vendetta” orientali, ciònonostante non risulta per nulla banale. Tuttavia, è tutto troppo raccontato e poco visivo; una lama che luccica, un urlo, uno schizzo di sangue (tutti elementi molto comuni nella letteratura e nella cinematografia orientali) avrebbero arricchito molto un racconto che, scritto così, gira un po’ male. Ci ho riflettuto, ne ho riletto più volte alcuni brani, e forse oltre alla questione dell’imperfetto che già ti ha evidenziato Angelo, io avrei gestito in maniera molto diversa la punteggiatura. Ti faccio un esempio: prova ad unire le due frasi dell’incipit con una virgola, e là dove hai messo la virgola metti un punto (Mei aveva appena scoperto il suo vero nome, ma ormai non aveva più importanza. la lettera che dava un senso ad ogni cosa era arrivata troppo tardi.). Secondo me, in questa maniera acquista un sacco di forza 😉
    Alla prossima!

    in risposta a: [P] Pablo #9312
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Angela,

    Il tuo racconto si svolge in un lasso di tempo molto breve, ma dà una generale impressione di lentezza. Questo rende bene la sonnacchiosità del paese, e a tratti ti consente proprio di vederlo; l’ho immaginato giallo come un western. Ecco, l’atmosfera western non viene usata spesso nei racconti e nelle narrazioni scritte, e tu l’hai costruita in maniera piacevole e originale; però ad un certo punto nei western si sfoderano le pistole e, forse presa da questa mia suggestione, ad un certo punto ho sentito il bisogno di forme un po’ più immediate, anche nel linguaggio, che rendessero bene il senso dell’azione. Ti faccio due esempi:
    “vengo dalla città per avere notizie del piccolo Pablo”, sarebbe stato più scorrevole con “sto cercando il piccolo Pablo”;
    “probabilmente era fuggito per tornare nel posto che considerava casa sua” scorre meglio come “forse era scappato per tornare a casa sua”.
    Il dialogo slegato, che con poche battute ti dice tantissimo del carattere dei personaggi, è gestito molto bene.
    La declinazione del tema ed il messaggio conseguente sono molto belli; come hai notato anche tu, abbiamo fatto delle scelte simili, creando un discorso sull’appartenenza e la scelta delle proprie possibilità che inevitabilmente condivido 😉
    Sempre riguardo al tema e alla storia, ho due piccolissimi appunti:
    Perchè, se Pablo è scappato da una famiglia affidataria, lo sta cercando il parroco?
    Se sia il paese che il parroco lo hanno tanto a cuore, Pablo è davvero un figlio dimenticato? Forse in realtà è fortunato come pochi 😉
    Alla prossima!

    in risposta a: [V] la vecchietta alla fermata del bus #8772
    Ambra Stancampiano
    Ambra Stancampiano
    Partecipante

    Ciao Alessandra,

    mi dispiace tu abbia pensato al luogo comune, non volevo mica offendere nessuno. Non è assolutamente questo l’intento del mio racconto, più che altro mi sono chiesta quale tipo di luce pubblica perennemente accesa potesse dare fastidio alla mia vecchietta, e quale luce pubblica è più pubblica di quella del Comune? Tutto qui.

    Il nostro paese, esattamente come tutti gli altri, è pieno di gente che lavora bene e di gente che lavora male, ma non sto qui a categorizzare o a giudicare nessuno :)

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