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Grazie a tutti per i commenti, i complimenti e soprattutto gli appunti, sempre utili per migliorare
Andrea, spero che ti piacciano anche i passati, anche se di soprannaturale temo non troverai nulla!26 agosto 2015 alle 14:59 in risposta a: Gruppo CAVALCANTI: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #10185Come sempre fare una classifica è stato tremendamente difficile. Complimenti ancora a tutti!
1) La coperta sugli occhi – Andrea Partiti
Ho apprezzato molto il tuo racconto, trasmetti bene la tenerezza dei pensieri di un bambino. Il finale lascia nel dubbio: chi era a lottare in corridoio? L’Invisibile contro il tempo di crescere, che alla fine l’ha avuta vinta? Non ha molta importanza, secondo me. Come non ne ha il fatto che l’Invisibile sia un angelo custode, un amico immaginario o uno spirito gentile. A contare sono i sentimenti del bambino, e quelli arrivano diretti.
Complimenti!2) Chiudo gli occhi e respiro – Christian Magrì
Il tuo racconto è davvero commovente. Incredibile quanto una persona che amiamo possa essere presente più che mai nel momento in cui se ne va. Tu rendi a meraviglia questo sentimento, insieme al vuoto che prova il protagonista, che cerca di uscire dal suo dolore senza riuscirci. Affronti il tema della perdita in maniera toccante, complimentissimi!3) Non si gioca così – Enrico Nottoli
Mi è piaciuto molto il tuo racconto. Sarà perché conosco un po’ la zona di cui parli, ma mi è sembrato di vedere il ponte, il parchetto, il fiume. Allo stesso modo arrivano i sentimenti del protagonista, prima a metà tra l’indifferente e lo stupito, poi frustrato perché la gente non presta attenzione alle realtà scomode e alle persone difficili. Un continuo crescendo fino ad arrivare al finale, in cui il protagonista (anch’esso persona difficile) diventa invisibile anche per la propria madre.
Complimenti!4) Il racconto invisibile – Marco Roncanaccia
Mi è piaciuto molto il tuo racconto. Sarà perché conosco un po’ la zona di cui parli, ma mi è sembrato di vedere il ponte, il parchetto, il fiume. Allo stesso modo arrivano i sentimenti del protagonista, prima a metà tra l’indifferente e lo stupito, poi frustrato perché la gente non presta attenzione alle realtà scomode e alle persone difficili. Un continuo crescendo fino ad arrivare al finale, in cui il protagonista (anch’esso persona difficile) diventa invisibile anche per la propria madre.
Complimenti!5) Lo specchio infranto – Roberto Romanelli
Mi è piaciuto molto il tuo racconto. L’idea di un ristorante esclusivo con camerieri fantasmi è davvero originale! Ho apprezzato anche la declinazione che hai dato al contratto a tempo indeterminato (o in questo caso sarebbe meglio dire a tempo infinito?)
L’unico dubbio che mi resta è sull’assassino di Luca. Era l’uomo che ora sta con Veronica? O era lei? Quindi i due stavano già insieme e hanno investito Luca di proposito?
Il dubbio comunque non rovina il racconto, che scorre e si legge d’un fiato. Complimenti!6) Linee immaginarie – Manuel Piredda
Bel racconto, mi piace la visione del confine come una linea inesistente, che separa due terre identiche e indivise.
L’unica cosa che mi suona un po’ strana è che i due soldati decidano così velocemente di andare per la propria strada, senza spararsi e senza diventare veramente fratelli. Capisco che il limite di battute rendeva tutto difficile e comunque il significato del racconto è chiaro, avrei solo voluto poter empatizzare di più.
Complimenti comunque, a presto!7) Una vita migliore – Angela Catalini
Mi piace la declinazione che hai scelto di dare al tema. L’introduzione e la conclusione (le parti in corsivo per intenderci) danno l’idea di una finestra che si apre per mostrare uno squarcio di mondo. L’egoismo di Ismael nel finale è brutale, anche se mi rendo conto che la sua situazione comporta scelte estreme.
L’unico appunto che vorrei farti è che ho fatto un po’ fatica a seguire chi fa cosa. Forse è un problema mio, ma soprattutto verso la fine ho dovuto rileggere un paio di volte. Forse avrei saltato la parte sul cane, anche se contribuisce molto a trasmettere l’umanità di Ismael.
Complimenti ancora!8) Storia di qualcuno – Veronica Cani
Certo il tuo protagonista è il più invisibile della storia! Fino a quando parli della sua morte mi sono chiesta se fosse una persona reale oppure uno spirito, un’entità fantastica.
Il racconto scorre bene, ma è proprio questa invisibilità che mi lascia dubbiosa; sembra quasi eccessiva, possibile che neanche i genitori si ricordassero di lui e del suo nome? Il tuo qualcuno ha vissuto un’esistenza molto triste.
Complimenti comunque!9) Danza mistica – Leonardo Marconi
il tuo racconto non può che strappare una risata finale. Dopo gli angeli, il frate, le visioni e il paradiso, un regista che parla in romano è esattamente quel che ci voleva per tornare sulla terra! Resta un po’ ambiguo dove ci troviamo. Siamo su un set terrestre o gli angeli stanno davvero allestendo uno spettacolo in paradiso? E lo spettacolo in ogni caso è per Dio in persona, entità invisibile che vede ogni cosa?
In ogni caso è molto originale, complimenti!10) Gli occhiali di Dewey – Sara Tirabassi
il tuo racconto mi ha ricordato la favola “I vestiti dell’imperatore”, anche se solo il finale ci si avvicina davvero. Mi sembra di vederlo questo povero bibliotecario, ossessionato dall’esattezza. Certo hai delineato molto bene il personaggio principale! Mi piace anche l’idea dei libri invisibili, quelli che nessuno vede perché sconosciuti, quelli andati persi e quelli che sono solo leggenda. Chissà se Pimome era invisibile ma rintracciabile dall’odore…
Complimenti!Ciao Beppe, mi permetto di commentarti anche se sono in un altro gruppo
Complimenti, il tuo racconto è davvero originale! Da amante del Piccolo Principe non ho potuto non sorridere alla citazione. Non so se la scienza permetta davvero di eseguire interventi del genere, né se siano possibili effetti collaterali così assurdi, ma certo si prova pietà per il tuo protagonista, che non arriva neanche dopo un rischioso intervento a stare davvero bene.
E’ stato bello rileggerti, a presto!Ciao Leonardo
il tuo racconto non può che strappare una risata finale. Dopo gli angeli, il frate, le visioni e il paradiso, un regista che parla in romano è esattamente quel che ci voleva per tornare sulla terra! Resta un po’ ambiguo dove ci troviamo. Siamo su un set terrestre o gli angeli stanno davvero allestendo uno spettacolo in paradiso? E lo spettacolo in ogni caso è per Dio in persona, entità invisibile che vede ogni cosa?
In ogni caso è molto originale, complimenti!Ciao Sara
il tuo racconto mi ha ricordato la favola “I vestiti dell’imperatore”, anche se solo il finale ci si avvicina davvero. Mi sembra di vederlo questo povero bibliotecario, ossessionato dall’esattezza. Certo hai delineato molto bene il personaggio principale! Mi piace anche l’idea dei libri invisibili, quelli che nessuno vede perché sconosciuti, quelli andati persi e quelli che sono solo leggenda. Chissà se Pimome era invisibile ma rintracciabile dall’odore…
Complimenti!Ciao Christian
Il tuo racconto è davvero commovente. Incredibile quanto una persona che amiamo possa essere presente più che mai nel momento in cui se ne va. Tu rendi a meraviglia questo sentimento, insieme al vuoto che prova il protagonista, che cerca di uscire dal suo dolore senza riuscirci. Affronti il tema della perdita in maniera toccante, complimentissimi!Ciao Andrea
Ho apprezzato molto il tuo racconto, trasmetti bene la tenerezza dei pensieri di un bambino. Il finale lascia nel dubbio: chi era a lottare in corridoio? L’Invisibile contro il tempo di crescere, che alla fine l’ha avuta vinta? Non ha molta importanza, secondo me. Come non ne ha il fatto che l’Invisibile sia un angelo custode, un amico immaginario o uno spirito gentile. A contare sono i sentimenti del bambino, e quelli arrivano diretti.
Complimenti!Ciao Veronica
Certo il tuo protagonista è il più invisibile della storia! Fino a quando parli della sua morte mi sono chiesta se fosse una persona reale oppure uno spirito, un’entità fantastica.
Il racconto scorre bene, ma è proprio questa invisibilità che mi lascia dubbiosa; sembra quasi eccessiva, possibile che neanche i genitori si ricordassero di lui e del suo nome? Il tuo qualcuno ha vissuto un’esistenza molto triste.
Complimenti comunque!Ciao Ozbo
in una parola: geniale. Non so come ti sia venuta l’idea, ma non avevo mai pensato che si potesse scrivere un racconto con un finto preambolo a un racconto inesistente. L’idea di Dio bambino che piange e fa i capricci è davvero divertente. Mi resta solo una curiosità: il mondo quindi è finito? E prima che finisca, l’intelligentissimo lettore riesce a leggere il racconto invisibile?
Complimenti ancora!Ciao Vastatio
Mi è piaciuto molto il tuo racconto. L’idea di un ristorante esclusivo con camerieri fantasmi è davvero originale! Ho apprezzato anche la declinazione che hai dato al contratto a tempo indeterminato (o in questo caso sarebbe meglio dire a tempo infinito?)
L’unico dubbio che mi resta è sull’assassino di Luca. Era l’uomo che ora sta con Veronica? O era lei? Quindi i due stavano già insieme e hanno investito Luca di proposito?
Il dubbio comunque non rovina il racconto, che scorre e si legge d’un fiato. Complimenti!Ciao Angela
Mi piace la declinazione che hai scelto di dare al tema. L’introduzione e la conclusione (le parti in corsivo per intenderci) danno l’idea di una finestra che si apre per mostrare uno squarcio di mondo. L’egoismo di Ismael nel finale è brutale, anche se mi rendo conto che la sua situazione comporta scelte estreme.
L’unico appunto che vorrei farti è che ho fatto un po’ fatica a seguire chi fa cosa. Forse è un problema mio, ma soprattutto verso la fine ho dovuto rileggere un paio di volte. Forse avrei saltato la parte sul cane, anche se contribuisce molto a trasmettere l’umanità di Ismael.
Complimenti ancora!Ciao Enrico
Mi è piaciuto molto il tuo racconto. Sarà perché conosco un po’ la zona di cui parli, ma mi è sembrato di vedere il ponte, il parchetto, il fiume. Allo stesso modo arrivano i sentimenti del protagonista, prima a metà tra l’indifferente e lo stupito, poi frustrato perché la gente non presta attenzione alle realtà scomode e alle persone difficili. Un continuo crescendo fino ad arrivare al finale, in cui il protagonista (anch’esso persona difficile) diventa invisibile anche per la propria madre.
Complimenti!Ciao Manuel
Bel racconto, mi piace la visione del confine come una linea inesistente, che separa due terre identiche e indivise.
L’unica cosa che mi suona un po’ strana è che i due soldati decidano così velocemente di andare per la propria strada, senza spararsi e senza diventare veramente fratelli. Capisco che il limite di battute rendeva tutto difficile e comunque il significato del racconto è chiaro, avrei solo voluto poter empatizzare di più.
Complimenti comunque, a presto!Grazie mille Antico, ovviamente le tue correzioni sono accettatissime!
Ciao, innanzitutto complimenti a tutti e alla prossima
Di seguito la mia classifica:
1)Tutte le cose perdute – Enrico Nottoli
Il tuo racconto è delicato e toccante in maniera impressionante. Il combattimento contro se stessi, contro quel che sarebbe potuto essere e il passato è forse il più diffuso, ma lo affronti in maniera per niente banale. I ricordi che pervadono il racconto rendono l’atmosfera dolce e malinconica e la mancanza di veri e propri dialoghi a mio avviso esalta tutto, lasciando più spazio ai sentimenti del protagonista. Tra questi, quello che emerge con più forza è forse il contrasto interiore, come si nota dalle frasi “Da solo, con me stesso.” e “Ormai non pensavo più a lei, ma sdraiato sul letto, quell’ultima volta, mi chiesi come sarebbe stato.” Anche perché forse è una percezione mia, ma per il protagonista non arriverà mai l’ultima volta.2)Amore mio – Stefano Pastor
Credo che il tuo racconto sia stato fortemente penalizzato dal limite di battute: alla prima lettura non tutto mi era chiaro e mi tornava, ma rileggendo ho unito tutti i pezzi del puzzle e mi ha davvero commossa. Si può morire per l’amore di qualcun altro? Forse sì, se il suo e il nostro cuore in fondo sono la stessa cosa. Se infatti all’inizio la tua protagonista è confusa in merito ai sentimenti del ragazzo, e si può pensare soffra di amnesia, alla fine è chiaro che soffra come avrebbe sofferto il suo clone, al punto di pensare che morirà per un amore mai vissuto. Personalmente avrei tolto la battuta finale del padre, ma sono gusti. Il racconto è ben scritto e continua a incuriosire fino alla fine, complimenti davvero3)Anima e Corpo – Carolina Pelosi
Nel tuo racconto si trovano due combattimenti: il primo è quello fisico, di un partecipante a gare di pugilato clandestine, mentre il secondo è più profondo, è il combattimento contro se stessi, per accettare la vita e se stessi. C’è poi un terzo combattimento, che è quello di Luce contro la malattia e porta il protagonista a continuare a soffrire, con il ricordo, con la vista delle altre facce sofferenti e le lacrime della madre che accetta in silenzio il “lavoro” del figlio probabilmente perché non ha alternativa. Personalmente ho sempre trovato affascinanti le storie che esplorano il rapporto tra gemelli e qui riesci a farlo bene: uniti nonostante la morte, perché tu vivi in me.4) L’uguaglianza di genere – Beppe Roncari
Che dire, racconto veramente forte. Il punto di vista che hai scelto è interessante, non capita spesso che un uomo si immedesimi in una donna per scrivere racconti del genere. Il finale poi è un continuo colpo di scena: hai perso tu perché ti ucciderò, no tu perché ora hai l’AIDS, no tu perché inscenerò uno stupro/omicidio e finirai la vita in carcere. Tema centrato in pieno, per la battaglia che la protagonista combatte da una vita e quella che combatte col suo prigioniero. Per il problema che ti hanno già segnalato dei segni delle cinghie mi chiedo anch’io se non lascino incertezza ai poliziotti… c’è da dire che in quello scempio forse è l’ultima cosa che noteranno 😉5)Licantropina – Fnappo
Il tuo racconto scorre bene e a parte un paio di refusi che ti hanno già segnalato è ben scritto. I dialoghi sono chiari e realisti, cosa non scontata. Il finale aperto sulla battaglia che non è ancora iniziata lascia pensare tante cose che non dici esplicitamente: che il vero licantropo è destinato a morire, ora che è solo un uomo, ma che sia lo stesso mostro che ha ucciso la moglie e la figlia del licantropo “artificiale”. Non si sente la mancanza di questi elementi, la storia è chiara comunque.
L’unica cosa che avrei cambiato forse sarebbe stato far iniziare il combattimento e solo dopo dare spiegazioni al prigioniero, ma qui è gusto personale6)La prima comunione – Diego Ducoli
Dal titolo e dall’inizio del racconto mi aspettavo una bambina che già da piccola ha dubbi sul cristianesimo, ma sono convinta che è proprio quel che volevi far pensare. Mi piace i modo in cui paragoni i social network e la religione, forse perché nonostante tutto resto abbastanza analogica… Mi resta il dubbio di dove sia finito il padre e perché sia stato cacciato. Forse perché ha rifiutato di “iscriversi” al sistema? La vera battaglia per come la vedo io non è quella di Maria contro la madre, anche perché sarebbe totalmente impari, ma proprio quella del padre contro una società sempre più tecnologica, dal quale lui vuole salvare la figlia e a quanto sembra dal finale… ci riesce!7)Istinto materno – Sara Passantanti
Mi è piaciuta molto la tua “reinterpretazione”, se così si può definire, della leggenda dell’uomo di sabbia. Come dice lui stesso stavolta non è stato convocato dalla madre come minaccia al bambino, anzi, ha di fronte una madre che combatte con le unghie e con i denti per tenere con sé il piccolo. Proprio questi elementi però mi fanno sorgere alcune domande: perché l’uomo di sabbia è arrivato, se nessuno l’ha invocato? E perché vuole rapirlo se è troppo piccolo (per cosa poi)? Secondo me avresti dovuto approfondire meglio anche il personaggio del padre, che strappa occhi per darli da mangiare al figlio, ma è una mia opinione 😉
Detto questo il racconto è scorrevole e si legge benealla prossima!
8)Moai – Francesca Norzillo
Il racconto è scorrevole e il ritmo serrato rende bene l’atmosfera del combattimento corpo a corpo. Ho avuto però un po’ di difficoltà a capire il cambio di voce narrante a metà del racconto, l’ho dovuto rileggere un paio di volte per capire che prima era un ragazzo della tribù e poi il capo crudele, che oltretutto vince solo grazie all’intervento della sorella. Sempre che si possa definire vittoria quella che porta a essere assassini e orfani di madre.
Il finale lascia un po’ di amaro in bocca, a credo proprio fosse voluto. Complimenti e alla prossima!9)Potenza per vincere – Vilma Cretti
Il tuo racconto è scorrevole e si legge velocemente, rendendo alla perfezione l’idea della corsa e della lotta, in cui i colpi sono sempre veloci e inaspettati.
Quello che mi lascia in dubbio è che non capisco bene il rapporto tra i personaggi: all’inizio mi sembravano due amici o una coppia che si inseguono e lottano per giocare, poi lo scatto di rabbia di lei mi fa pensare che ci sia qualcosa di molto più violento e che si stia vendicando. Alla fine nomini una squadra che credo sia di pallavolo e da qual che ho capito lui era l’allenatore. Credo avresti dovuto definire meglio le dinamiche e il rapporto tra i personaggi perché il racconto fosse più chiaro. Capisco che il limite di battute non lasciava molta libertà 😉10)Black Friday – Patty Barale
Hai interpretato il tema del combattimento in maniera molto originale e decisamente femminile: solo una donna può capire cos’è la corsa i saldi e quindi addirittura pensare di associala a una battaglia. Il finale arriva del tutto inaspettato e strappa un sorriso di tenerezza, dopo aver visto un tot di donne-bestie troviamo una donna-mamma a cui la figlia fa gli auguri. La battaglia di Kim per raggiungere la madre è sicuramente sudata ma molto tenera.
Complimenti per l’inventiva, a presto!11)Il ragno nero – Raffaele Marra
Il tuo racconto è senza dubbio originale e il tema del combattimento ritorna più volte, in maniera sempre inaspettata. All’inizio sembra una storia di un normale bambino a scuola, già quando lo vengono a prendere però si capisce che c’è qualcosa che lo rende diverso dagli altri. A metà del racconto ho avuto l’impressione che fosse stato rapito in precedenza e stesse collaborando con la polizia (ma forse è solo la mia immaginazione a correre molto). Alla fine mi sono chiesta se il bambino fosse malato gravemente, e quindi la vera battaglia fosse contro la malattia. Anche nel tuo caso temo che il limite di battute abbia dato un po’ di problemi, ma è un po’ difficile capire davvero cosa succeda… Comunque complimenti!12)Un’incurabile mancanza di puntualità – Sharon Galano
Il racconto è scorrevole e si legge volentieri, il colpo di scena finale è davvero bello, si intuisce qualcosa solo quando Gianni chiede all’amico se vedrà i volti dei famigliari. Quello che però non riesco veramente a trovare è il combattimento, anche interiore, del protagonista. Escludendo che lotti per scegliere la strada, se volevi puntare sulla decisione di andare o meno al proprio funerale secondo me dovevi enfatizzarlo di più.
Comunque complimenti!-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 11 mesi fa da
Cristina Danini.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 11 mesi fa da
Cristina Danini.
Ciao e innanzitutto grazie a tutti per i commenti
Fernando rileggendo hai perfettamente ragione, il cavallo impennato per un urlo in piena battaglia non ha nessun senso. Avrei semplicemente potuto dire che si imbizzarriva senza specificare il motivo, ma ormai è andata… In mia scusante posso solo dare la colpa alla stanchezza 😉 Spero che la sorpresa finale sia stata apprezzata!
Grazie a tutti dei complimenti!Va bene, a questo punto la tento… CONVOCO L’ANTICO
(e incrocio le dita)
Scusate la lunga assenza, cause di forza maggiore. Ecco la versione rivista secondo i vostri consigli!
Era il periodo dell’estate in cui tutti gli amici fidanzati partono per le vacanze. Io, Mirko, Alessandra e Francesco eravamo soli, ma con una gran voglia di andare via da casa. Avremmo passato due settimane sulle Alpi, per divertirci e non pensare, stando lontani da tutto.
Mirko era stato lasciato da una ragazza che con lui aveva solo giocato. [eliminato CHE LUI AMAVA ALLA FOLLIA perché ridondante e con ripetizione LUI] Alessandra [messo il nome intero per aiutare a distinguere] aveva una famiglia soffocante e si sentiva esplodere. Fra era stato scaricato con la scusa della distanza. Io avevo sentito il classico “Non è il momento giusto.”
La prima sera ci siamo accampati in un prato. Abbiamo parlato fino a tardi e dormito ammucchiati, cercando calore, o per ricordare com’è dormire con qualcuno.
La mattina dopo Mirko si è seduto alla guida e ha girato la chiave, ma il motore non ha risposto. Siamo scesi a guardare cosa non funzionasse, ben consapevoli di non capirci niente e troppo orgogliosi per ammetterlo. I cellulari prendevano male; Fra è riuscito a chiamare un meccanico solo dopo un po’ di tentativi, stando arrampicato su una parete di roccia. Stavamo per finire nel panico, convinti di essere bloccati per giorni. Il meccanico ci ha detto che avremmo dovuto aspettare il giorno dopo, prima non sarebbe riuscito ad arrivare.
Senza una vera ragione la vacanza sembrava persa. Il programma sarebbe stato comunque campeggiare, ma l’idea di essere bloccati ci aveva demoralizzati.
Io avevo tirato fuori dallo zaino il libro di Peter Pan, mio eterno compagno di viaggio, e mi ero messa a leggere in un angolo. Mirko aveva preso la chitarra e suonava per i fatti suoi. Ale giocava a stare in equilibrio sui sassi. È stato Fra a sbloccare la situazione, dopo un po’ che la guardava.
“Facevo lo stesso gioco, immaginavo che ci fosse la lava di sotto.”
Ho chiuso il libro. “Io vedevo la passerella dove Capitan Uncino fa camminare Wendy.”
“E Peter Pan ti prendeva al volo?”
“Certo. Da piccola ci credevo.”
“Perché, ora no?”
Abbiamo riso e ci siamo seduti di nuovo vicini. Le battute ci avevano salvati e non ci siamo accorti del tempo che passava. La notte è arrivata prima e più calda del previsto. Avevamo bevuto, forse un po’ troppo. Guardavamo la via lattea e ci chiedevamo se si potesse navigarci come se fosse stata un fiume.
“Ce l’avrei portata Anna sulla via lattea.”
“Mirko, era stronza. Hai fatto l’impossibile per lei.”
Ha fatto un sorriso amaro. Non era la prima volta che glielo dicevo, ma non ci ha mai creduto.
“Non so quanti aerei ho preso per andarla a trovare.”
Il bello dei discorsi che si fanno da giovani, soprattutto quando si è lontani da tutti, è che le frasi sembrano non avere un nesso logico. Forse quando li si fa si parla più a se stessi. Forse è solo rispondendo agli altri che troviamo le risposte che ci servono. Quella sera dev’essere successo qualcosa di simile, mentre parlavamo tutti insieme.
“Io un sacco di treni per Sara. Sosteneva che la distanza la soffocasse, che l’uomo della sua vita avrebbe potuto passarle davanti senza che lo vedesse perché era occupata con me.”
“A casa l’atmosfera è insopportabile. I miei spariscono e poi pretendono di sapere tutto e comandare. Vogliono sapere cosa farò nel futuro e io non so cosa rispondere.”
“Credo sia stato Peter Pan a dirmi che non era il tempo giusto, dopo un anno non è ancora arrivato. Chissà se è rimasto bambino, mentre io divento vecchia guardando le stelle.”
Cercavo la seconda stella a destra, anche se non avevo più chi mi guidasse all’Isola che non c’è.
Eravamo arrivati al motivo che ci aveva fatti partire. Avevamo tentato di mettere chilometri tra noi e il passato, senza arrenderci al fatto che l’ombra viaggi con noi.
Dopo un po’ Ale si è addormentata. Mirko l’ha coperta con la sua felpa, poi si è infilato nel sacco a pelo ed è andato a fare incubi che non avrebbe raccontato. Voleva stare solo la notte, non gli piaceva condividere il ricordo che l’aveva spinto a partire. Io ho asciugato a Fra una lacrima che scendeva da sotto gli occhiali.
“Fra… Se tu non mi avessi insegnato a sognare non so che fine avrei fatto.”
“Ti voglio bene.”
Ci siamo stesi vicini. Avevo freddo, ma sapevo che non dipendeva dalla temperatura.
“Cosa ti manca di lui?”
Non mi guardava mentre l’ha chiesto. Certe cose è più facile dirle tenendo gli occhi lontani.
“Non riderai?”
“No.”
“Mi manca vederlo al mattino. Sentirlo abbracciarmi in piena notte.”
“Non si ride di un cuore guasto.”
“E qui ce ne sono ben tre… Più un motore.”
Ha riso. È stato bello sentirlo ridere dopo quel che ci eravamo detti.
“Non sono Peter Pan, dovrai accontentarti.”
Mi ha abbracciata e ho sentito meno freddo.
“Ti voglio bene anch’io.”
Per me è sempre stato difficile dire certe cose, ma in qualche modo ho sempre risposto. Un giorno lo ringrazierò anche per quella notte, per aver capito che di quell’abbraccio avevo bisogno.
Il giorno dopo almeno il motore è stato aggiustato e siamo ripartiti. Avevamo qualche giorno, una strada davanti, la speranza di seminare il passato. E la certezza che ci saremmo tenuti la mano, anche quando il cuore si sarebbe rifiutato di funzionare.Ciao Raffaele
Il tuo racconto è senza dubbio originale e il tema del combattimento ritorna più volte, in maniera sempre inaspettata. All’inizio sembra una storia di un normale bambino a scuola, già quando lo vengono a prendere però si capisce che c’è qualcosa che lo rende diverso dagli altri. A metà del racconto ho avuto l’impressione che fosse stato rapito in precedenza e stesse collaborando con la polizia (ma forse è solo la mia immaginazione a correre molto). Alla fine mi sono chiesta se il bambino fosse malato gravemente, e quindi la vera battaglia fosse contro la malattia. Anche nel tuo caso temo che il limite di battute abbia dato un po’ di problemi, ma è un po’ difficile capire davvero cosa succeda… Comunque complimenti!
Ciao Sharon =)
Il racconto è scorrevole e si legge volentieri, il colpo di scena finale è davvero bello, si intuisce qualcosa solo quando Gianni chiede all’amico se vedrà i volti dei famigliari. Quello che però non riesco veramente a trovare è il combattimento, anche interiore, del protagonista. Escludendo che lotti per scegliere la strada, se volevi puntare sulla decisione di andare o meno al proprio funerale secondo me dovevi enfatizzarlo di più.
Comunque complimenti!
Ciao Fernando
Il tuo racconto scorre bene e a parte un paio di refusi che ti hanno già segnalato è ben scritto. I dialoghi sono chiari e realisti, cosa non scontata. Il finale aperto sulla battaglia che non è ancora iniziata lascia pensare tante cose che non dici esplicitamente: che il vero licantropo è destinato a morire, ora che è solo un uomo, ma che sia lo stesso mostro che ha ucciso la moglie e la figlia del licantropo “artificiale”. Non si sente la mancanza di questi elementi, la storia è chiara comunque.
L’unica cosa che avrei cambiato forse sarebbe stato far iniziare il combattimento e solo dopo dare spiegazioni al prigioniero, ma qui è gusto personale
Complimenti!
Ciao Willy
Il tuo racconto è scorrevole e si legge velocemente, rendendo alla perfezione l’idea della corsa e della lotta, in cui i colpi sono sempre veloci e inaspettati.
Quello che mi lascia in dubbio è che non capisco bene il rapporto tra i personaggi: all’inizio mi sembravano due amici o una coppia che si inseguono e lottano per giocare, poi lo scatto di rabbia di lei mi fa pensare che ci sia qualcosa di molto più violento e che si stia vendicando. Alla fine nomini una squadra che credo sia di pallavolo e da qual che ho capito lui era l’allenatore. Credo avresti dovuto definire meglio le dinamiche e il rapporto tra i personaggi perché il racconto fosse più chiaro. Capisco che il limite di battute non lasciava molta libertà 😉
A presto!
Ciao Diego, ben ritrovato
Dal titolo e dall’inizio del racconto mi aspettavo una bambina che già da piccola ha dubbi sul cristianesimo, ma sono convinta che è proprio quel che volevi far pensare. Mi piace i modo in cui paragoni i social network e la religione, forse perché nonostante tutto resto abbastanza analogica… Mi resta il dubbio di dove sia finito il padre e perché sia stato cacciato. Forse perché ha rifiutato di “iscriversi” al sistema? La vera battaglia per come la vedo io non è quella di Maria contro la madre, anche perché sarebbe totalmente impari, ma proprio quella del padre contro una società sempre più tecnologica, dal quale lui vuole salvare la figlia e a quanto sembra dal finale… ci riesce!
Ciao Patty, ben ritrovata
Hai interpretato il tema del combattimento in maniera molto originale e decisamente femminile: solo una donna può capire cos’è la corsa i saldi e quindi addirittura pensare di associala a una battaglia. Il finale arriva del tutto inaspettato e strappa un sorriso di tenerezza, dopo aver visto un tot di donne-bestie troviamo una donna-mamma a cui la figlia fa gli auguri. La battaglia di Kim per raggiungere la madre è sicuramente sudata ma molto tenera.
Complimenti per l’inventiva, a presto!
Ciao Carolina, ben ritrovata
Nel tuo racconto si trovano due combattimenti: il primo è quello fisico, di un partecipante a gare di pugilato clandestine, mentre il secondo è più profondo, è il combattimento contro se stessi, per accettare la vita e se stessi. C’è poi un terzo combattimento, che è quello di Luce contro la malattia e porta il protagonista a continuare a soffrire, con il ricordo, con la vista delle altre facce sofferenti e le lacrime della madre che accetta in silenzio il “lavoro” del figlio probabilmente perché non ha alternativa. Personalmente ho sempre trovato affascinanti le storie che esplorano il rapporto tra gemelli e qui riesci a farlo bene: uniti nonostante la morte, perché tu vivi in me.
Complimenti e alla prossima!
Ciao Enrico e ben ritrovato
Il tuo racconto è delicato e toccante in maniera impressionante. Il combattimento contro se stessi, contro quel che sarebbe potuto essere e il passato è forse il più diffuso, ma lo affronti in maniera per niente banale. I ricordi che pervadono il racconto rendono l’atmosfera dolce e malinconica e la mancanza di veri e propri dialoghi a mio avviso esalta tutto, lasciando più spazio ai sentimenti del protagonista. Tra questi, quello che emerge con più forza è forse il contrasto interiore, come si nota dalle frasi “Da solo, con me stesso.” e “Ormai non pensavo più a lei, ma sdraiato sul letto, quell’ultima volta, mi chiesi come sarebbe stato.” Anche perché forse è una percezione mia, ma per il protagonista non arriverà mai l’ultima volta.
Complimenti davvero!!
Ciao Stefano, ben ritrovato
Credo che il tuo racconto sia stato fortemente penalizzato dal limite di battute: alla prima lettura non tutto mi era chiaro e mi tornava, ma rileggendo ho unito tutti i pezzi del puzzle e mi ha davvero commossa. Si può morire per l’amore di qualcun altro? Forse sì, se il suo e il nostro cuore in fondo sono la stessa cosa. Se infatti all’inizio la tua protagonista è confusa in merito ai sentimenti del ragazzo, e si può pensare soffra di amnesia, alla fine è chiaro che soffra come avrebbe sofferto il suo clone, al punto di pensare che morirà per un amore mai vissuto. Personalmente avrei tolto la battuta finale del padre, ma sono gusti. Il racconto è ben scritto e continua a incuriosire fino alla fine, complimenti davvero
Ciao Francesca, ben ritrovata
Il racconto è scorrevole e il ritmo serrato rende bene l’atmosfera del combattimento corpo a corpo. Ho avuto però un po’ di difficoltà a capire il cambio di voce narrante a metà del racconto, l’ho dovuto rileggere un paio di volte per capire che prima era un ragazzo della tribù e poi il capo crudele, che oltretutto vince solo grazie all’intervento della sorella. Sempre che si possa definire vittoria quella che porta a essere assassini e orfani di madre.
Il finale lascia un po’ di amaro in bocca, a credo proprio fosse voluto. Complimenti e alla prossima!
Ciao Beppe, avrei voluto essere la prima a commentare a mi hanno battuta sul tempo 😉
Che dire, racconto veramente forte. Il punto di vista che hai scelto è interessante, non capita spesso che un uomo si immedesimi in una donna per scrivere racconti del genere. Il finale poi è un continuo colpo di scena: hai perso tu perché ti ucciderò, no tu perché ora hai l’AIDS, no tu perché inscenerò uno stupro/omicidio e finirai la vita in carcere. Tema centrato in pieno, per la battaglia che la protagonista combatte da una vita e quella che combatte col suo prigioniero. Per il problema che ti hanno già segnalato dei segni delle cinghie mi chiedo anch’io se non lascino incertezza ai poliziotti… c’è da dire che in quello scempio forse è l’ultima cosa che noteranno 😉
Complimenti ancora e alla prossima!
Ciao Lailmil, ben ritrovata
Mi è piaciuta molto la tua “reinterpretazione”, se così si può definire, della leggenda dell’uomo di sabbia. Come dice lui stesso stavolta non è stato convocato dalla madre come minaccia al bambino, anzi, ha di fronte una madre che combatte con le unghie e con i denti per tenere con sé il piccolo. Proprio questi elementi però mi fanno sorgere alcune domande: perché l’uomo di sabbia è arrivato, se nessuno l’ha invocato? E perché vuole rapirlo se è troppo piccolo (per cosa poi)? Secondo me avresti dovuto approfondire meglio anche il personaggio del padre, che strappa occhi per darli da mangiare al figlio, ma è una mia opinione 😉
Detto questo il racconto è scorrevole e si legge bene
alla prossima!
Antico avrei aspettato ancora un po’ a convocarti, ma non mi appare il testo “modifica” per sistemare il racconto. Ho letto in altri post che non sono la sola ad avere questo problema, come posso risolvere?
Grazie per i commenti e i complimenti! Passo alle risposte.
Ciao Tina, i salti logici in parte erano voluti. Nelle mie intenzioni volevano mostrare quanto i personaggi fossero insieme ma almeno una parte del loro pensiero fosse concentrata sui problemi personali. Poi probabilmente ho esagerato, anche per stare nelle battute 😉
Ciao Giulio, forse hai ragione e il numero di personaggi è eccessivo, ma per come ho pensato la storia con solo due personaggi non avrebbe retto. Mi spiace che non sia riuscito a emozionarti molto, di sicuro 3000 battute sono pochissime per parlare abbastanza di tutti!
Ciao Francesca, sono contenta che il racconto ti sia piaciuto! Mi spiace usare sempre la stessa scusa, ma anche a te mi tocca dire che il numero di battute è stato un bell’handicap: nella versione originale i nomi erano interi (e quindi il maschile e femminile chiari) e si specificava meglio chi diceva cosa… Tagliare è sempre brutto!
15 aprile 2015 alle 14:05 in risposta a: ABRADABAD: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #5388Ciao a tutti, è stato un piacere leggere i vostri racconti.
Procedo con la mia classifica:
1. Caligine, di Sara Passannanti
Ciao Sara, complimenti per il racconto, l’ho trovato davvero toccante.
Nel tuo racconto si entra poco per volta, come aprendo una pesante porta scorrevole. All’inizio vediamo un viaggiatore stanco, poi un soldato che solo verso il finale scopriamo essere un disertore in fuga. Scopriamo anche che sta tornando dalla donna che ama e solo alla fine entriamo nella sua mente e scopriamo che il guasto non è solo nel treno fermo, ma anche dentro di lui, che ha ucciso troppa gente e non riesce a tornare alla sua vita. Infatti (se ho ben capito) la sua ultima decisione è suicidarsi, abbandonando Gloria e la vita verso cui sfuggiva. Complimenti ancora!
2. L’arduo compito, di Giulio Marchese
Ciao Giulio =)
Il tuo racconto mi ha tenuta attaccata allo schermo e fino alle ultime righe ho pensato che l’aggeggio guasto fosse una macchina salvavita. Per un istante ho anche pensato che il protagonista fosse un androide e che la macchina fosse parte fondamentale del suo corpo. Scusami, ho la fantasia che tende a volare parecchio. Ho apprezzato molto l’aumento di tensione che riesci a tenere costante fino alla fine, quando rientra la moglie/fidanzata (che ero convinta fosse un ladro o un assassino) e si scopre che a essere rotta è la lavastoviglie. Almeno, spero di aver capito beneunico appunto che mi sento di farti è il verso della canzone: messo così mi sembra che si perda, è solo una frase come un’altra.
Comunque complimenti
3. Zumba dumba dumba, di Francesca Nozzolillo
Ciao Francesca =)
Dal titolo credevo che il tuo racconto parlasse di zumba e palestre, ma alla seconda riga era già chiaro che avevo preso un granchio. Affronti il tema delle sette sataniche con un’ironia sorprendente, tanto che un omicidio è riuscito a strapparmi una mezza risata. Il coltello che si rompe diventa un ulteriore elemento di ironia, oltre a far crescere il panico del protagonista.
Complimenti davvero!
P.S. Ma davvero le sette sataniche vanno a Ibiza?
4. Quel cielo color cobalto, di Alessandrà Corrà
Ciao Alessandra, bel racconto di speranza =)
Il testo scorre bene ed è lineare, salvo per alcuni termini che non avrei usato, come “attività ludica” (nel contesto secondo me sarebbe stato meglio un banale “gioco” ma è gusto personale). Mi piace molto invece il fatto che in questo caso il guasto di un meccanismo “aggiusti” qualcosa dentro il protagonista, riportandolo a credere nella bellezza e nella vita. Complimenti!
5. Il Digicall Center, di Gian de Steja
Ciao Gian =)
Dei racconti che ho letto il tuo è il primo dove l’oggetto che si guasta non smette di funzionare, ma al contrario “funziona troppo”, lo trovo un punto di vista molto originale. Nel contesto forse anche un po’ futurista, ma riesce a strappare un sorriso nonostante il finale macabro. Un’altra cosa che mi è piaciuta molto è il cambio continuo di operatore telefonico, esperienza che prima o poi tocca a tutti, ed estremizzando mette in evidenza un sistema “guasto”; dovrebbe essere funzionale e finisce per rallentare tutto.
Complimenti e a presto!
6. Come una stella che sorge, di Alberto Priora
Ciao Alberto, è un piacere leggere il tuo racconto =)
L’idea è senza dubbio originale e in un certo senso mi ricorda i miti nordici e gli antichi guardiani di pietra che si credeva proteggessero le caverne. L’aggiunta del pilota e della trasmissione dell’incarico di padre in figlio rende tutto senza dubbio più umano. Il racconto scorre bene ed è chiaro, ma mi lascia qualche dubbio alla fine: il pilota procura il guasto volontariamente? E la voce alla fine è di un altro uomo o del Guardiano? Nel primo caso non sarebbe più solo il pilota a conoscere il segreto. Mi spiace per il numero di battute che deve aver creato difficoltà, esplorare un mondo così particolare ne avrebbe richieste di più. Complimenti!
7. DNA, di Tina Caramanico
Ciao Tina =)
Nel tuo racconto si guastano diverse cose: prima l’appuntamento, poi la sicurezza del protagonista (almeno in parte) e infine il piano di omicidio perfetto, quando un capello resta impigliato nei vestiti della ragazza. Purtroppo trovo che la prima parte risulti compressa, probabilmente dal’esigenza di stare nelle 3000 battute, accade tutto troppo in fretta e sembra quasi confuso. Il respiro torna normale, oserei dire vivibile, nella seconda parte, quando oltre alla sequenza dei fatti possiamo entrare nello stato d’animo del protagonista. Sono un po’ stupita del finale: mi sembra che dopo il rimorso il protagonista torni all’indifferenza, cosa che mi sembra un po’ improbabile dato che ha comunque ucciso una donna.
Complimenti!
8. Equilibrio Precario, di VIOLETT83
Ciao Violett =)
Il racconto scorre bene, ma a differenza degli altri, che risultano un po’ compressi dalle 3000 battute, questo è addirittura diluito. L’errore di lettura frega molti, soprattutto nelle sfide a tempo, dove si tende a correre! Sono sicura che con qualche taglio lo renderebbe ancora migliore. Interessante comunque l’idea della rottura dell’equilibrio, anche se io forse ci avrei calcato un po’ di più la mano, ma è un parere. Mi aspettavo qualcosa di più dal finale, in particolare da quando la protagonista crede di vedere la moglie di Marco… Probabilmente anche il finale ci avrebbe guadagnato da un taglio, l’ambiguità è sempre intrigante!
Complimenti comunque
9. Il carrozziere di fiducia, di Francesca di Galbo
Ciao Francesca =)
Mi spiace dire che anche dopo aver letto il tuo racconto un paio di volte ci sono alcuni passaggi che mi sfuggono. In particolare non capisco come faccia il protagonista a risvegliarsi nella macchina del suo carrozziere dopo essere caduto (o aver fatto il volo dell’angelo?)
Mi piace l’atmosfera serena iniziale, la classica gita fuori porta guastata da un problema al motore, come anche lo stato d’animo descritto nella digressione su Anna, anche se messa così la vedo un po’ fine a se stessa. Credo che se l’avessi ripresa nel finale, dopo che si è risvegliato, sarebbe stata molto più potente.
Comunque complimenti!-
Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da
Cristina Danini.
Ciao Beppe!
Ti commento anch’io, anche se non dovrei. Quando comincio a leggere sigle e numeri il mio lato analogico ha qualche attimo di repulsione, ma ho fatto bene ad andare oltre. Il tuo racconto è divertente, scorrevole e mi piace come ironizza sulle pretese eccessive, degli altri e verso se stessi. Il guasto che porta alla vittoria mi piace molto, nonostante la povera astronauta 😉 mi sono piaciuti particolarmente i dialoghi, li trovo molto realistici.
Alla prossima!
Ciao Violett =)
il racconto scorre bene, ma a differenza degli altri, che risultano un po’ compressi dalle 3000 battute, questo è addirittura diluito. L’errore di lettura frega molti, soprattutto nelle sfide a tempo, dove si tende a correre! Sono sicura che con qualche taglio lo renderebbe ancora migliore. Interessante comunque l’idea della rottura dell’equilibrio, anche se io forse ci avrei calcato un po’ di più la mano, ma è un parere. Mi aspettavo qualcosa di più dal finale, in particolare da quando la protagonista crede di vedere la moglie di Marco… Probabilmente anche il finale ci avrebbe guadagnato da un taglio, l’ambiguità è sempre intrigante!
Complimenti comunque
Ciao Francesca =)
Mi spiace dire che anche dopo aver letto il tuo racconto un paio di volte ci sono alcuni passaggi che mi sfuggono. In particolare non capisco come faccia il protagonista a risvegliarsi nella macchina del suo carrozziere dopo essere caduto (o aver fatto il volo dell’angelo?)
Mi piace l’atmosfera serena iniziale, la classica gita fuori porta guastata da un problema al motore, come anche lo stato d’animo descritto nella digressione su Anna, anche se messa così la vedo un po’ fine a se stessa. Credo che se l’avessi ripresa nel finale, dopo che si è risvegliato, sarebbe stata molto più potente.
Comunque complimenti!
Ciao Tina =)
Nel tuo racconto si guastano diverse cose: prima l’appuntamento, poi la sicurezza del protagonista (almeno in parte) e infine il piano di omicidio perfetto, quando un capello resta impigliato nei vestiti della ragazza. Purtroppo trovo che la prima parte risulti compressa, probabilmente dal’esigenza di stare nelle 3000 battute, accade tutto troppo in fretta e sembra quasi confuso. Il respiro torna normale, oserei dire vivibile, nella seconda parte, quando oltre alla sequenza dei fatti possiamo entrare nello stato d’animo del protagonista. Sono un po’ stupita del finale: mi sembra che dopo il rimorso il protagonista torni all’indifferenza, cosa che mi sembra un po’ improbabile dato che ha comunque ucciso una donna.
Complimenti!
Ciao Giulio =)
Il tuo racconto mi ha tenuta attaccata allo schermo e fino alle ultime righe ho pensato che l’aggeggio guasto fosse una macchina salvavita. Per un istante ho anche pensato che il protagonista fosse un androide e che la macchina fosse parte fondamentale del suo corpo. Scusami, ho la fantasia che tende a volare parecchio. Ho apprezzato molto l’aumento di tensione che riesci a tenere costante fino alla fine, quando rientra la moglie/fidanzata (che ero convinta fosse un ladro o un assassino) e si scopre che a essere rotta è la lavastoviglie. Almeno, spero di aver capito bene 😉 unico appunto che mi sento di farti è il verso della canzone: messo così mi sembra che si perda, è solo una frase come un’altra.
Comunque complimenti!
Ciao Gian =)
Dei racconti che ho letto il tuo è il primo dove l’oggetto che si guasta non smette di funzionare, ma al contrario “funziona troppo”, lo trovo un punto di vista molto originale. Nel contesto forse anche un po’ futurista, ma riesce a strappare un sorriso nonostante il finale macabro. Un’altra cosa che mi è piaciuta molto è il cambio continuo di operatore telefonico, esperienza che prima o poi tocca a tutti, ed estremizzando mette in evidenza un sistema “guasto”; dovrebbe essere funzionale e finisce per rallentare tutto.
Complimenti e a presto!
Ciao Francesca =)
Dal titolo credevo che il tuo racconto parlasse di zumba e palestre, ma alla seconda riga era già chiaro che avevo preso un granchio. Affronti il tema delle sette sataniche con un’ironia sorprendente, tanto che un omicidio è riuscito a strapparmi una mezza risata. Il coltello che si rompe diventa un ulteriore elemento di ironia, oltre a far crescere il panico del protagonista.
Complimenti davvero!
P.S. Ma davvero le sette sataniche vanno a Ibiza? 😉
Ciao Beps, è sempre un piacere leggere i tuoi commenti! Sono contenta che ti sia piaciuto. Peter Pan come avrai capito è uno dei miei personaggi preferiti da sempre, in questo caso per la sua capacità di far tornare bambini e essere felici delle piccole cose. Allo stesso tempo, non sapendo crescere, lascia chi a differenza sua lo fa. Come se per lui il tempo non dovesse passare mai e un anno non sia niente.
Grazie di avermi letta anche se non sono del tuo gruppo, alla prossima =)
Ciao Sara, complimenti per il racconto, l’ho trovato davvero toccante.
Nel tuo racconto si entra poco per volta, come aprendo una pesante porta scorrevole. All’inizio vediamo un viaggiatore stanco, poi un soldato che solo verso il finale scopriamo essere un disertore in fuga. Scopriamo anche che sta tornando dalla donna che ama e solo alla fine entriamo nella sua mente e scopriamo che il guasto non è solo nel treno fermo, ma anche dentro di lui, che ha ucciso troppa gente e non riesce a tornare alla sua vita. Infatti (se ho ben capito) la sua ultima decisione è suicidarsi, abbandonando Gloria e la vita verso cui sfuggiva. Complimenti ancora!
Ciao Alessandra, bel racconto di speranza =)
Il testo scorre bene ed è lineare, salvo per alcuni termini che non avrei usato, come “attività ludica” (nel contesto secondo me sarebbe stato meglio un banale “gioco” ma è gusto personale). Mi piace molto invece il fatto che in questo caso il guasto di un meccanismo “aggiusti” qualcosa dentro il protagonista, riportandolo a credere nella bellezza e nella vita. Complimenti!
Ciao Alberto, è un piacere leggere il tuo racconto =)
L’idea è senza dubbio originale e in un certo senso mi ricorda i miti nordici e gli antichi guardiani di pietra che si credeva proteggessero le caverne. L’aggiunta del pilota e della trasmissione dell’incarico di padre in figlio rende tutto senza dubbio più umano. Il racconto scorre bene ed è chiaro, ma mi lascia qualche dubbio alla fine: il pilota procura il guasto volontariamente? E la voce alla fine è di un altro uomo o del Guardiano? Nel primo caso non sarebbe più solo il pilota a conoscere il segreto. Mi spiace per il numero di battute che deve aver creato difficoltà, esplorare un mondo così particolare ne avrebbe richieste di più. Complimenti!
Scusate se non ho risposto a tutti ma il tempo è tiranno!
Volvo dire solo una cosa a Peter7413: non preoccuparti che la battuta l’hai fatta a una fan dragonbolliana, anche se femmina!! 😉
In ogni caso grazie a tutti, i vostri consigli sono molto utili!
10 marzo 2015 alle 11:05 in risposta a: Lista dei racconti ammessi e vostre classifiche – MC Live alla Ginzburg #4153Ciao a tutti,
è stato un piacere scrivere con voi e leggere i vostri commenti. Ecco la mia classifica:
1. Ombre – Carolina Pelosi
Ciao Carolina, ho dovuto leggere il tuo racconto un paio di volte per capirlo (o almeno, credo di averlo capito), ma alla fine mi è piaciuto molto. Non ho letto i commenti degli altri ma vorrei provare a dare una mia interpretazione senza essere influenzata. Quello che ho visto io nella storia è che il protagonista, Julian, soffre di uno sdoppiamento della personalità, e come ovvio non riconosce l’altra metà di sé stesso, che prende nome di Naìluj, ed è in tutti i sensi il suo opposto. Mentre era Naìluj ha commesso un omicidio e alla fine scopriamo che si trova in una casa di cura per guarire da questa forma di “pazzia” se così la vogliamo chiamare. Anche se in realtà le ultime parole della sorella mi lasciano il dubbio che l’omicidio non ci sia stato nella realtà ma solo nella sua fantasia. Ho capito il tuo racconto o mi sono fatta un viaggione io?
2. L’assurda colpa di esistere – Jacqueline Nieder
Racconto davvero toccante, complimenti. Non è facile commuovere senza diventare patetici con i racconti storici, ma questo ci riesce eccome. Ho solo qualche dubbio sull’incipit, secondo me partendo dal secondo capoverso è comunque esplicito quel che prova quella donna e perché. Comunque anche il primo non risulta fastidioso, anche perché è molto breve.
3. Solo tu puoi prenderlo – Filippo Santaniello
Premetto che la storia mi è piaciuta, ma ammetto di averla dovuta leggere due volte per essere sicura che il padre fosse morto. Mi piace che nella prima parte il suo destino resti sospeso, ma secondo me potevi essere anche un po’ più esplicito alla fine. Non credo che si sarebbe perso il carico emotivo. Mi piace anche l’idea di parallelismo tra Luca e Nicola, che alla fine fa lo stesso gioco del padre anche se non gliene ha mai parlato, riporta il racconto sulla naturalezza del gioco, come a dire che la vita va avanti. Almeno, così l’ho intesa io, spero di non aver frainteso tutto o averti offeso!
4. Radioman – Sharon Galano
Bel racconto, con una serie di elementi che sembrano essere grandi classici e poi si rivelano dettagli originali. Per esempio quando dice “Ho cominciato a bere per colpa di una donna”, ma mentre tutti ci aspettiamo una tragica storia d’amore lui parla della birra che la madre ha bevuto mentre era incinta. Resto nel dubbio se sia un vero militare richiamato al fronte o solo un barbone con una radiolina, in ogni caso è un disperato a cui personalmente perdonerei di aver ricominciato a bere. La chiusura ci fa capire che sarebbe disposto a tutto per dimenticare, e forse anche che non gli interessa molto di morire di cirrosi. Nel complesso scorre bene e il personaggio incuriosisce, se ne vorrebbe sapere di più.
5. Buried Town – Viviana Spagnolo
Bell’attacco, dato il tono che prende il racconto mi piace che si indirizzi direttamente al lettore. Sembra che gli stia dando le istruzioni per scrivere una storia, o per giocare un gioco e fargli capire come stanno le cose. Anche la distinzione in due parti numerate sembra enfatizzare l’idea di “regolamento”. La scrittura è pulita e scorrevole, l’unica cosa che mi lascia un po’ stupita è che ho come al sensazione che sia un incipit e la storia vera e propria debba ancora arrivare. Ora sono incuriosita, vorrei sapere qualcosa di questo tizio che mi sta parlando, degli scheletri che nasconde nell’armadio e di cosa sta architettando. Mi piace l’idea di nascondere le storie marce dietro a un passato eroico inventato. In totale… sono curiosa!
6. Se solo sapessero – Viviana Tenga
Bel racconto, ben strutturato e è chiaro il passaggio dal presente ai flashback del passato. Io sarei andata un po’ più a fondo su quello che è il vero orrore (cioè l’olocausto), magari tagliando altri dettagli, come l’ospizio e il contrasto madre figlio. Magari descrivere almeno in parte cosa ha vissuto Dario mentre era “in trance” avrebbe reso meglio quel che volevi trasmettere. Mi piace come hai sviluppato il personaggio del nonno, che all’inizio sembra uno dei soliti vecchi che per principio criticano i giovani e alla fine dimostra tutta la sua umanità. Mi spiegheresti meglio come dovrebbe funzionare l’oggettino che ti butta nel passato? Ti proietta le immagini negli occhio come?
7. Non cambia mai – Marco Roncaccia
All’inizio del racconto ero convinta (non so bene perché) che lo zombie non fosse veramente uno zombie, ma solo una metafora dell’umanità in generale. Poi ho capito che no, era effettivamente un non morto, infatti continua a camminare anche dopo che la sua bici l’ha impalato. Mi piace il rimando ai ricordi d’infanzia, ma mi trovo in parte d’accordo con Filippo: alla fine del racconto la sensazione che ho è che in realtà il presente sia una bestia feroce, mentre il passato, nonostante come dice il titolo non fosse troppo diverso, era una realtà migliore. Alla fine mi aspettavo quasi che il protagonista usasse uno dei proiettili per ammazzarsi, conscio del mondo atroce in cui vive. Detto questo bel racconto, si vede che conosci il genere abbastanza da saperlo fare tuo, aggiungendo anche un pizzico di nostalgia, che a volte manca nella fantascienza.
La bestia del Gevaudan – Francesco D’Amore
Felice di aver trovato qualcun altro che conosce la leggenda del Gévaudan, davvero. Dove sia la bestia feroce in questa storia è chiaro, sia una iena, una creatura mitologica che ammazza bambini o Creolina. Anche dopo averlo riletto però non mi è ben chiaro dove sia il passato. Ti riferisci al passato cui appartiene la leggenda originale? O solo al passato recente quando il protagonista vede la bestia col nipote? Detto questo molto originale!
Rimpianto – Enrico Nottoli
Peccato per il cambio di nome, perché la trovo bella come storia. L’ultima frase ricorda vagamente l’incipit di “Cent’anni di solitudine”, ma forse è solo un’impressione mia. Anche la poesia nel mezzo non mi è dispiaciuta, qualunque cosa dicano i personaggi e pensassi tu mentre la scrivevi. Complimenti!
Perfection – Eleonora Rossetti
Bel racconto, davvero originale! Ammetto di essere partita un po’ prevenuta quando la sigla mi è saltata agli occhi, non sono una grande amante dei racconti futuristi. Ma l’idea di un passato personificato che ti obbliga a superare ogni singolo trauma perché non puoi continuare a scaricare i tuoi problemi su altro mi piace. L’unico appunto che posso farti anch’io è che forse la parte centrale poteva essere un po’ concentrata, infondo il punto centrale di tutto è lo scontro con ciò che non accettiamo di noi. Complimenti comunque!
Le radici del futuro – Patty Barale
Confesso di aver fatto un po’ fatica a seguire i alti temporali, detto questo l’idea è interessante. La scoperta che quello che si è sempre chiamato mostro in realtà è il proprio padre senza dubbio apre uno squarcio nella protagonista che e rende molto difficile portare a termine la missione. Forse avrei voluto che approfondissi un po’ meglio proprio il momento del suo arrivo nel “passato” e questa scoperta; mi sembra che prenda la decisione di sparare un po’ troppo in fretta, considerando che comporta uccidere il proprio padre, condannare la propria madre all’infelicità e rinunciare alla vita che la protagonista sognava di costruire, dato che impedisce ai suoi genitori di concepirla. Ben strutturato comunque, anche se io avrei messo le date all’inizio di ogni spezzone per rendere chiaro dove e quando ci troviamo.
La bestia di fuoco – Giulio Lepri
Non so se sia più tragico il povero Billy infuocato e ucciso, il passato della madre o la consapevolezza con cui il povero Daniele si ritrova a convivere. Bel dramma famigliare, anche se il tema “figlio di un altro padre” è un tema trattato e ritrattato. Anche io ho avuto qualche difficoltà a seguire i salti temporali, ci ho messo un paio di frasi a capire dove ero finita. Non capisco neanche molto tutta questa violenza della madre verso il figlio, d’accordo che le ricorda un amore finito ma lui è sempre suo figlio, no? Ho un dubbio anche sul fatto che le fiamme siano arrivate o no in cantina, ma se Daniele ha paura del fuoco probabilmente sono io che ho capito male. Comunque complimenti per non essere caduto nel patetismo parlando di un figlio che scopre di non essere figlio di suo padre.
Aida – Nicolas Lozito
Certo è una scelta interessante quella di una protagonista sorda e cieca, anche difficoltosa per l’autore, dato che costringe l’autore a descrivere utilizzando i sensi che più spesso trascuriamo. Mi sono piaciuti i primi due paragrafi, dove appunto c’è questa descrizione d’ambiente fatta dal suo “punto di vista” (come sono ironiche a volte le parole). Nel terzo paragrafo però ho trovato alcuni verbi che mi sembrano discordanti e a volte il senso si fraintende (come nella frase “è una diciassettenne sordo-cieca da quando ha iniziato imparato”, prima è presente e poi passato prossimo). Bella di nuovo la descrizione di come percepisce i suoni e la fine è a dir poco un gran colpo di scena. A mio parere personale finisce un po’ troppo in fretta, io mi sarei dilungata un po’ di più, ma piuttosto che diluire troppo meglio puntare sul less!
Tutto torna – Diego Ducoli
Spero che non te la prenda, ma trovo il racconto un po’ confuso. All’inizio il protagonista sembra inseguito da una vera e propria bestia; poi capiamo che è una metafora, e fin qui tutto bene. Capiamo che la bestia è il padre, ok. Poi però si salta a Nunzio, il figlio di Aldo, che lo sta seppellendo vivo e non è chiara la ragione. Anche lui è crudele come lo è stato suo padre? E come fa a seppellirlo se è ancora vivo? Poi capiamo che era una visione, che era svenuto (presumo per un incidente d’auto, a giudicare dalla fine). Alla fine arrivano i ricordi della madre, che sembra essere stata amorevole. Nonostante questo lui l’ha abbandonata e non vuole vederla neanche in punto di morte. Ma la madre che colpe ha? Non averlo difeso dal padre è sufficiente a farsi odiare tanto? Non sembra convinto neanche lui a un certo punto. Mi rimane anche il dubbio che sia stato lui a provocare l’incidente.
Conclusione: non posso definirlo brutto, ma mi sento confusa.Ciao Filippo, grazie mille per i consigli, cercherò di metterli in atto e far agire di più i personaggi. La vera bestia è il ricordo, che fa male anche a distanza e impedisce alla protagonista di superare il trauma, anche se i vero e proprio attacco l’ha sferrato passato. Forse poteva essere più feroce, ci ragionerò!
Ciao Sharon, sono contenta che ti sia piaciuto il racconto. L’atmosfera fumosa e leggera è proprio quella che volevo ottenere, quindi mi fa piacere che tu l’abbia percepita. Seguirò di sicuro il tuo consiglio di lettura, grazie!
Ciao Viviana, rileggendo il racconto mi rendo conto che la digressione sul nonno poteva essere evitata e parlare delle difficoltà altrui in modo vago, ma come si dice, ormai è andata. Per quel che riguarda il cambiamento in un certo senso volevo che si percepisse che la protagonista è ancora bloccata dal suo passato e non riesce a combatterlo. Mi rendo conto che possa deludere il lettore, in futuro cercherò di far accadere di più in generale e far arrivare i miei personaggi da qualche parte.
Grazie a tutti per i complimenti e soprattutto per i consigli, ne farò tesoro!
Ammetto di aver fatto un po’ fatica a seguire i alti temporali, detto questo l’idea è interessante. La scoperta che quello che si è sempre chiamato mostro in realtà è il proprio padre senza dubbio apre uno squarcio nella protagonista che e rende molto difficile portare a termine la missione. Forse avrei voluto che approfondissi un po’ meglio proprio il momento del suo arrivo nel “passato” e questa scoperta; mi sembra che prenda la decisione di sparare un po’ troppo in fretta, considerando che comporta uccidere il proprio padre, condannare la propria madre all’infelicità e rinunciare alla vita che la protagonista sognava di costruire, dato che impedisce ai suoi genitori di concepirla. Ben strutturato comunque, anche se io avrei messo le date all’inizio di ogni spezzone per rendere chiaro dove e quando ci troviamo.
Ciao Carolina, ho dovuto leggere il tuo racconto un paio di volte per capirlo (o almeno, credo di averlo capito), ma alla fine mi è piaciuto molto. Non ho letto i commenti degli altri ma vorrei provare a dare una mia interpretazione senza essere influenzata. Quello che ho visto io nella storia è che il protagonista, Julian, soffre di uno sdoppiamento della personalità, e come ovvio non riconosce l’altra metà di sé stesso, che prende nome di Naìluj, ed è in tutti i sensi il suo opposto. Mentre era Naìluj ha commesso un omicidio e alla fine scopriamo che si trova in una casa di cura per guarire da questa forma di “pazzia” se così la vogliamo chiamare. Anche se in realtà le ultime parole della sorella mi lasciano il dubbio che l’omicidio non ci sia stato nella realtà ma solo nella sua fantasia. Ho capito il tuo racconto o mi sono fatta un viaggione io?
Bel racconto, con una serie di elementi che sembrano essere grandi classici e poi si rivelano dettagli originali. Per esempio quando dice “Ho cominciato a bere per colpa di una donna”, ma mentre tutti ci aspettiamo una tragica storia d’amore lui parla della birra che la madre ha bevuto mentre era incinta. Resto nel dubbio se sia un vero militare richiamato al fronte o solo un barbone con una radiolina, in ogni caso è un disperato a cui personalmente perdonerei di aver ricominciato a bere. La chiusura ci fa capire che sarebbe disposto a tutto per dimenticare, e forse anche che non gli interessa molto di morire di cirrosi. Nel complesso scorre bene e il personaggio incuriosisce, se ne vorrebbe sapere di più.
Bel racconto, davvero originale! Ammetto di essere partita un po’ prevenuta quando la sigla mi è saltata agli occhi, non sono una grande amante dei racconti futuristi. Ma l’idea di un passato personificato che ti obbliga a superare ogni singolo trauma perché non puoi continuare a scaricare i tuoi problemi su altro mi piace. L’unico appunto che posso farti anch’io è che forse la parte centrale poteva essere un po’ concentrata, infondo il punto centrale di tutto è lo scontro con ciò che non accettiamo di noi. Complimenti comunque!
Bel racconto, ben strutturato e è chiaro il passaggio dal presente ai flashback del passato. Io sarei andata un po’ più a fondo su quello che è il vero orrore (cioè l’olocausto), magari tagliando altri dettagli, come l’ospizio e il contrasto madre figlio. Magari descrivere almeno in parte cosa ha vissuto Dario mentre era “in trance” avrebbe reso meglio quel che volevi trasmettere. Mi piace come hai sviluppato il personaggio del nonno, che all’inizio sembra uno dei soliti vecchi che per principio criticano i giovani e alla fine dimostra tutta la sua umanità. Mi spiegheresti meglio come dovrebbe funzionare l’oggettino che ti butta nel passato? Ti proietta le immagini negli occhio come?
Bell’attacco, dato il tono che prende il racconto mi piace che si indirizzi direttamente al lettore. Sembra che gli stia dando le istruzioni per scrivere una storia, o per giocare un gioco e fargli capire come stanno le cose. Anche la distinzione in due parti numerate sembra enfatizzare l’idea di “regolamento”. La scrittura è pulita e scorrevole, l’unica cosa che mi lascia un po’ stupita è che ho come al sensazione che sia un incipit e la storia vera e propria debba ancora arrivare. Ora sono incuriosita, vorrei sapere qualcosa di questo tizio che mi sta parlando, degli scheletri che nasconde nell’armadio e di cosa sta architettando. Mi piace l’idea di nascondere le storie marce dietro a un passato eroico inventato. In totale… sono curiosa!
Spero che non te la prenda, ma trovo il racconto un po’ confuso. All’inizio il protagonista sembra inseguito da una vera e propria bestia; poi capiamo che è una metafora, e fin qui tutto bene. Capiamo che la bestia è il padre, ok. Poi però si salta a Nunzio, il figlio di Aldo, che lo sta seppellendo vivo e non è chiara la ragione. Anche lui è crudele come lo è stato suo padre? E come fa a seppellirlo se è ancora vivo? Poi capiamo che era una visione, che era svenuto (presumo per un incidente d’auto, a giudicare dalla fine). Alla fine arrivano i ricordi della madre, che sembra essere stata amorevole. Nonostante questo lui l’ha abbandonata e non vuole vederla neanche in punto di morte. Ma la madre che colpe ha? Non averlo difeso dal padre è sufficiente a farsi odiare tanto? Non sembra convinto neanche lui a un certo punto. Mi rimane anche il dubbio che sia stato lui a provocare l’incidente.
Conclusione: non posso definirlo brutto, ma mi sento confusa.
Non so se sia più tragico il povero Billy infuocato e ucciso, il passato della madre o la consapevolezza con cui il povero Daniele si ritrova a convivere. Bel dramma famigliare, anche se il tema “figlio di un altro padre” è un tema trattato e ritrattato. Anche io ho avuto qualche difficoltà a seguire i salti temporali, ci ho messo un paio di frasi a capire dove ero finita. Non capisco neanche molto tutta questa violenza della madre verso il figlio, d’accordo che le ricorda un amore finito ma lui è sempre suo figlio, no? Ho un dubbio anche sul fatto che le fiamme siano arrivate o no in cantina, ma se Daniele ha paura del fuoco probabilmente sono io che ho capito male. Comunque complimenti per non essere caduto nel patetismo parlando di un figlio che scopre di non essere figlio di suo padre.
All’inizio del racconto ero convinta (non so bene perché) che lo zombie non fosse veramente uno zombie, ma solo una metafora dell’umanità in generale. Poi ho capito che no, era effettivamente un non morto, infatti continua a camminare anche dopo che la sua bici l’ha impalato. Mi piace il rimando ai ricordi d’infanzia, ma mi trovo in parte d’accordo con Filippo: alla fine del racconto la sensazione che ho è che in realtà il presente sia una bestia feroce, mentre il passato, nonostante come dice il titolo non fosse troppo diverso, era una realtà migliore. Alla fine mi aspettavo quasi che il protagonista usasse uno dei proiettili per ammazzarsi, conscio del mondo atroce in cui vive.
Detto questo bel racconto, si vede che conosci il genere abbastanza da saperlo fare tuo, aggiungendo anche un pizzico di nostalgia, che a volte manca nella fantascienza.Ma se il passato fosse stato fatto da nonna Clementina CON una bestia, un passato di carne, magari selvatica, questo farebbe di lui un passato bestiale? Una bestia di passato o un passato di bestia?
Certo è una scelta interessante quella di una protagonista sorda e cieca, anche difficoltosa per l’autore, dato che costringe l’autore a descrivere utilizzando i sensi che più spesso trascuriamo. Mi sono piaciuti i primi due paragrafi, dove appunto c’è questa descrizione d’ambiente fatta dal suo “punto di vista” (come sono ironiche a volte le parole).
Nel terzo paragrafo però ho trovato alcuni verbi che mi sembrano discordanti e a volte il senso si fraintende (come nella frase “è una diciassettenne sordo-cieca da quando ha iniziato imparato”, prima è presente e poi passato prossimo).
Bella di nuovo la descrizione di come percepisce i suoni e la fine è a dir poco un gran colpo di scena. A mio parere personale finisce un po’ troppo in fretta, io mi sarei dilungata un po’ di più, ma piuttosto che diluire troppo meglio puntare sul less!Ciao Beps
innanzitutto grazie per aver letto e commentato il mio racconto. Ho partecipato per mettermi in gioco ma a giudicare da qual che dici è andata meglio di quel che potessi sperare!
Allora, rispondo in ordine alle osservazioni: sono stata indecisa a lungo fra la terza e la prima persona, ma ho scelto ben consapevolmente la terza perché mi dava il minimo distacco che mi sembrava funzionale a questo racconto. Quindi sì, ci hai visto ed era intenzionale!
Per quanto riguarda le ripetizioni delle frasi chiave cercherò di migliorare e in futuro evitarle.
Confesso di non aver pensato agli emisferi cerebrali, ma la ripetizione di “sinistro” era voluta. Ahimè, sono molto meno scientifica di quanto vorrei, sarebbe stato un gran bel collegamento quello con l’emisfero emotivo e quello razionale… Tanto meglio se tu l’hai visto (facciamo finta che ci abbia pensato anch’io ;)).
Nelle mie intenzioni la protagonista resta bloccata, il fatto che succeda ben poco preoccupava molto anche me e avevo paura lo trovaste per questo troppo lento e noioso. Mentre scrivevo mi sono accorta che quel che volevo era far percepire l’immobilità (e in un certo senso anche l’impotenza) della protagonista, quindi il fatto che succedesse poco in qualche modo mi sembrava che aiutasse a trasmettere tutto questo (ma sicuramente sono nel torto io, non per niente sono alle prime armi).
Il primo refuso era un “dovuto”, che nella prima stesura era un “voluto” e poi è stato mal corretto. Mea culpa. Mi piace però che la consideri una “meravigliosa ambiguità”. Per quanto riguarda la “È” non ho scuse, mi pento dei miei peccati presenti e passati. Spero non influisca troppo sulla valutazione generale del racconto.
Grazie del commento e soprattutto di avermi dato questa possibilità!Ho un cattivo contatore di battute, lo cambierò. Comunque non intendevo assolutamente accusarti di plagio, anzi! Mi è piaciuto davvero tanto il finale, solo per come è strutturato mi ha ricordato quell’incipit. Ma sarà stato un collegamento mio, ho una mente un po’ strana! Scusa per il fraintendimento, davvero
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