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21 aprile 2015 alle 22:20 in risposta a: ABRADABAD: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #5949
1. Caligine, di Sara Passannanti
Ciao Sarail tuo racconto mi ha molto colpita. E’ assolutamente ben scritto, scorrevole, piacevole da leggere. Sei riuscita a farmi entrare nel mondo del protagonista con una facilità incredibile, me lo sono immaginata sudato con questa camicia seduto sul treno al tramonto, tutto intorno c’era una luce arancio che riscaldava il paesaggio e che cullava anche me man mano che leggevo. Tra l’altro è stato uno dei 2 racconti che mi è rimasto in mente perfettamente dopo una sola lettura e a distanza di una settimana. Mi sembra chiaro come il guasto, come in molti degli altri racconti, non sia solo nel mezzo quanto piuttosto nella vita del protagonista. Inoltre sei riuscita a mio avviso in ben meno di 3000 caratteri a raccontare una storia completa, ci introduci pian piano alla vita del disertore lasciandoci con una conclusione, cioè con il suo presunto suicidio.
Complimenti davvero, a rileggerci!
2. L’arduo compito, di Giulio Marchese
Concordo in pieno con Cristina! La sensazione che si ha man mano che si va avanti nel racconto è sempre di più quella di trovarci in una situazione critica in cui è in gioco la vita del protagonista e, volendo esagerare, quella dell’umanità intera. Non so, io mi sono immaginata un membro della CIA, FBI, area 51… A un certo punto ho ipotizzato per un astronauta. Poi la tensione è davvero mantenuta molto bene, al sopraggiungere dei passi ho temuto per il protagonista. Il finale inaspettato è stato davvero… inaspettato! E’ mi ha strappato una bella risata. L’unico appunto che posso farti è forse sulla parte in cui squilla lo smartphone. Inizialmente non si capisce bene che la musica provenga da questo, appare un po’ confusa. Nulla che intacchi però il racconto.
E’ piacevole dargli una seconda lettura e cogliere tutti i piccoli particolari, alla luce dei fatti, con un sorriso.
3. Zumba Dumba Dumba, di Francesca Nozzolillo
Ti dirò la verità. A una prima lettura non mi era piaciuto affatto. Alla seconda così così. Alla terza ho iniziato ad apprezzarlo davvero
mi piace questo altalenare del protagonista, è chiaro come abbia paura e sia emozionato per… ehm… il suo primo sacrificio? Tenta solo di farsi coraggio ma ad ogni mossa falsa e inaspettata della vittima ritorna la paura ed ecco che cerca nuovamente di non farsi prendere dal panico. Il tutto è reso in maniera molto divertente, la scrittura è assolutamente scorrevole e piacevole da leggere e non ti nascondo che mi ha strappato anche qualche risata.
Solo il finale mi pare alquanto confuso. Dopo essere entrati così nitidamente nei pensieri del protagonista in quelle ultime 2 stringhe non si comprende più cosa stia facendo|succedendo. “IBIZA STO ARRIVANDO” ti fa intuire che forse ce l’ha fatta ma mi lascia con un po’ di amaro in bocca, ecco.
4. Come una stella che sorge, di Alberto Priora
Ciao Alberto
Questo racconto è un mondo, è affascinante e poetico e senza alcun dubbio sei bravo a muoverti con le parole e a trasmettere ciò che hai in mente. Anche a me ha ricordato Miyazaki. Una cosa penso però che manchi (non so se sia voluto o meno, se è voluto tanto di cappello): la capacità di scrivere in maniera semplice e comprensibile. Il testo in toto è davvero, davvero pesante; dopo qualche lettura sono riuscita a comprenderlo chiaramente ma è costato fatica. Ci sono molti periodi lunghi che bloccano un’immediata comprensione e termini astrusi che potevi facilmente sostituire. Inoltre questo è l’unico racconto in cui la natura del guasto è banale, solo legata al macchinario ma, in fondo, sono scelte. Non è un racconto empatico, dopo averlo letto diviene labile, non resta quasi nulla ed è facile ad essere dimenticato. Un po’ mi spiace perché mi rendo conto che le intenzioni erano ambiziose e probabilmente la strada è quella giusta, con qualche accorgimento. Fa tesoro di tutte le critiche, puoi solo migliorare. Non vedo l’ora di rileggerti.
5. Il Digicall Center, di Gian De Steja
Ambientazione futuristica ma problemi contemporanei. Questi intrecci storici mi piacciono quasi sempre e mi fanno divertire. Non saprei se definirlo un racconto comico o drammatico, un po’ come Paolo Villaggio definisce il suo Fantozzi, comico all’apparenza, un personaggio altamente drammatico. Il tutto si lascia leggere abbastanza scorrevolmente ed è anche realistico. Mi trovi però d’accordo con Giulio, il dettaglio del braccio tagliato accompagnato dalla reazione della protagonista rende il tutto poco credibile. Apprezzo la svolta grottesca ma doveva essere costruita meglio.
Buona serata
6. Quel cielo color cobalto, di Alessandra Corrà
Ciao Alessandra
Mi piace davvero molto l’idea che c’è di fondo, sfruttare il guasto per arrivare a qualcosa di positivo, per dare un messaggio di speranza. Purtroppo però non mi convince il racconto per com’è scritto. Il testo è semplicistica, dai troppe spiegazioni che uccidono l’empatia che potrebbe e dovrebbe crearsi con il protagonista. Sarebbe stato più incisivo se avessi tagliato un po’ di spiegazioni e ti fossi invece concentrata sulla descrizione degli stati d’animo del protagonista. Probabilmente la narrazione in terza persona anziché in prima ti avrebbe aiutata in questo. Mi trovi inoltre d’accordo con gli altri autori, il limite dei 3000 caratteri rende il cambio d’atteggiamento del protagonista troppo repentino, forse pretenzioso. Invece devo dirti che io preferisco “attività ludica” a “gioco” in questo particolare contesto.
7. Motori e cuori guasti, di Cristina Danini
Ciao Cristina
Bel racconto, dall’aria nostalgica e delicata molto piacevole nella quale addentrarsi. E’ chiaro come il guasto non sia limitato solo a quello lampante della macchina ma che sia più che altro quello dei cuori dei ragazzi (com’è d’altronde specificato anche nel titolo). Come molti hanno già puntualizzato, il vero problema del racconto sta proprio nella gestione di ben 4 personaggi in soli 3000 caratteri. I punti di vista dovevano essere puntualizzati meglio, non si capisce bene chi parla, chi si riferisce a chi e solo all’ultimo ho capito che si trattava di due ragazze e due ragazzi.
8. DNA, di Tina Caramanico
Ciao Tina! Il racconto è scritto bene e l’idea di far comparire il “guasto” nella pietà dell’assassino è assolutamente originale e intrigante. In realtà anch’io inizialmente, come Sara, avevo pensato che il guasto fosse nel capello lasciato sul bottone. Penso però che il limite dei 3000 caratteri ti abbia un po’ penalizzata e abbia reso questo tipo di racconto pretenzioso. Molte cose mi rimangono come in sospeso: perché lo stia facendo, chi è lui e chi è lei(se per lui si tratta di una completa sconosciuta o se c’è qualche legame con il protagonista), il perché della frase “lui ci era riuscito, mica come tutti quei cagasotto dei suoi amici”. In particolare l’umanizzazione del personaggio, il provare pietà per poi ritornare glaciale, mi sembra troppo repentina, un po’ come tutto l’andamento del racconto.
Davvero, mi piacerebbe rileggerlo ma scritto senza la restrizione dei 3000 caratteri.
Una buona giornata
9. Equilibrio Precario, di Violett83
Il racconto di per sé è lineare, scorrevole e piacevole da leggere. La protagonista è costruita in modo credibile(o forse per questo non costruita affatto) e fino alla fine non si comprende cosa la porti ad avere quelle visioni, anche se il dettaglio dell’analista potrebbe dare qualche indizio. Il guasto dunque sarebbe nella mente di Astrid. Però trovo poco interessante il finale che, dopo quella suspense, mi lascia un po’ di amaro in bocca. Quella conclusione così lineare, quasi scontata… Forse è proprio lo sforare dei caratteri che ti ha penalizzata in questo. C’erano dei dettagli che potevano tranquillamente essere omessi o, addirittura, il racconto poteva essere concluso a: “Di colpo capisco. E’ vero, ho speso le medicine. Sono bipolare, e il bipolarismo non curato porta spesso episodi psicotici. E ho sospeso le medicine per essere più attiva durante i miei incontri di passione con Marco.”
Mi sarebbe davvero piaciuto leggerlo in 3000 caratteri, la cosa mi incuriosisce non poco
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Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da
Francesca.
Ciao Alberto
Questo racconto è un mondo, è affascinante e poetico e senza alcun dubbio sei bravo a muoverti con le parole e a trasmettere ciò che hai in mente. Anche a me ha ricordato Miyazaki. Una cosa penso però che manchi (non so se sia voluto o meno, se è voluto tanto di cappello): la capacità di scrivere in maniera semplice e comprensibile. Il testo in toto è davvero, davvero pesante; dopo qualche lettura sono riuscita a comprenderlo chiaramente ma è costato fatica. Ci sono molti periodi lunghi che bloccano un’immediata comprensione e termini astrusi che potevi facilmente sostituire. Inoltre questo è l’unico racconto in cui la natura del guasto è banale, solo legata al macchinario ma, in fondo, sono scelte. Non è un racconto empatico, dopo averlo letto diviene labile, non resta quasi nulla ed è facile ad essere dimenticato. Un po’ mi spiace perché mi rendo conto che le intenzioni erano ambiziose e probabilmente la strada è quella giusta, con qualche accorgimento. Fa tesoro di tutte le critiche, puoi solo migliorare. Non vedo l’ora di rileggerti.
Ciao Alessandra
Mi piace davvero molto l’idea che c’è di fondo, sfruttare il guasto per arrivare a qualcosa di positivo, per dare un messaggio di speranza. Purtroppo però non mi convince il racconto per com’è scritto. Il testo è semplicistica, dai troppe spiegazioni che uccidono l’empatia che potrebbe e dovrebbe crearsi con il protagonista. Sarebbe stato più incisivo se avessi tagliato un po’ di spiegazioni e ti fossi invece concentrata sulla descrizione degli stati d’animo del protagonista. Probabilmente la narrazione in terza persona anziché in prima ti avrebbe aiutata in questo. Mi trovi inoltre d’accordo con gli altri autori, il limite dei 3000 caratteri rende il cambio d’atteggiamento del protagonista troppo repentino, forse pretenzioso. Invece devo dirti che io preferisco “attività ludica” a “gioco” in questo particolare contesto.
A rileggerci!
Ciao Sara
il tuo racconto mi ha molto colpita. E’ assolutamente ben scritto, scorrevole, piacevole da leggere. Sei riuscita a farmi entrare nel mondo del protagonista con una facilità incredibile, me lo sono immaginata sudato con questa camicia seduto sul treno al tramonto, tutto intorno c’era una luce arancio che riscaldava il paesaggio e che cullava anche me man mano che leggevo. Tra l’altro è stato uno dei 2 racconti che mi è rimasto in mente perfettamente dopo una sola lettura e a distanza di una settimana. Mi sembra chiaro come il guasto, come in molti degli altri racconti, non sia solo nel mezzo quanto piuttosto nella vita del protagonista. Inoltre sei riuscita a mio avviso in ben meno di 3000 caratteri a raccontare una storia completa, ci introduci pian piano alla vita del disertore lasciandoci con una conclusione, cioè con il suo presunto suicidio.
Complimenti davvero, a rileggerci!
Ciao Cristina
Bel racconto, dall’aria nostalgica e delicata molto piacevole nella quale addentrarsi. E’ chiaro come il guasto non sia limitato solo a quello lampante della macchina ma che sia più che altro quello dei cuori dei ragazzi (com’è d’altronde specificato anche nel titolo). Come molti hanno già puntualizzato, il vero problema del racconto sta proprio nella gestione di ben 4 personaggi in soli 3000 caratteri. I punti di vista dovevano essere puntualizzati meglio, non si capisce bene chi parla, chi si riferisce a chi e solo all’ultimo ho capito che si trattava di due ragazze e due ragazzi.
Grazie per i commenti
per i complimenti e per le critiche, sempre utili.
Francesca e Gian, avete perfettamente centrato la forzatura del momento in cui lo imbracano, è proprio il sogno che me lo permette. L’amore ex liceale non è stato inserito per caso, è mirato a far intendere che forse il guasto non è solo nella macchina o nell’elastico che si spezza… Questo piccolo aneddoto, insieme ad altri piccoli particolari del protagonista, cercano di comunicare che il vero guasto sta proprio nella vita che ha condotto Sergio, nelle scelte sicure ma limitanti che ha preso (vedi “Ha permesso di lasciarsi andare una volta ed ecco il risultato”).
Alberto, sono assolutamente consapevole di quegli errori, purtroppo molte frasi sono state acciaccate dai tagli necessari al limite dei caratteri(tra l’altro ho utilizzato un contatore di caratteri che si è rivelato essere sfalsato). In particolare la frase che hai segnalato era strutturata in maniera completamente diversa.
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Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da
Francesca.
Ti dirò la verità. A una prima lettura non mi era piaciuto affatto. Alla seconda così così. Alla terza ho iniziato ad apprezzarlo davvero
mi piace questo altalenare del protagonista, è chiaro come abbia paura e sia emozionato per… ehm… il suo primo sacrificio? Tenta solo di farsi coraggio ma ad ogni mossa falsa e inaspettata della vittima ritorna la paura ed ecco che cerca nuovamente di non farsi prendere dal panico. Il tutto è reso in maniera molto divertente, la scrittura è assolutamente scorrevole e piacevole da leggere e non ti nascondo che mi ha strappato anche qualche risata.
Solo il finale mi pare alquanto confuso. Dopo essere entrati così nitidamente nei pensieri del protagonista in quelle ultime 2 stringhe non si comprende più cosa stia facendo|succedendo. “IBIZA STO ARRIVANDO” ti fa intuire che forse ce l’ha fatta ma mi lascia con un po’ di amaro in bocca, ecco.
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Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da
Francesca.
Ciao Tina! Il racconto è scritto bene e l’idea di far comparire il “guasto” nella pietà dell’assassino è assolutamente originale e intrigante. In realtà anch’io inizialmente, come Sara, avevo pensato che il guasto fosse nel capello lasciato sul bottone. Penso però che il limite dei 3000 caratteri ti abbia un po’ penalizzata e abbia reso questo tipo di racconto pretenzioso. Molte cose mi rimangono come in sospeso: perché lo stia facendo, chi è lui e chi è lei(se per lui si tratta di una completa sconosciuta o se c’è qualche legame con il protagonista), il perché della frase “lui ci era riuscito, mica come tutti quei cagasotto dei suoi amici”. In particolare l’umanizzazione del personaggio, il provare pietà per poi ritornare glaciale, mi sembra troppo repentina, un po’ come tutto l’andamento del racconto.
Davvero, mi piacerebbe rileggerlo ma scritto senza la restrizione dei 3000 caratteri.
Una buona giornata
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Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da
Francesca.
Ciao Sara e ciao Tina, grazie per i commenti
E’ la seconda volta che leggo nei commenti che non si capisce bene quando il protagonista si addormenti. In realtà questo è assolutamente voluto e necessario per l’andamento del racconto, comunque ho già spiegato a Cristina dov’è che si assopisce.
Sara, anche il finale del sogno era assolutamente voluto fin dall’inizio, non è stato solo un espediente per concludere dettato dai 3000 caratteri. Non preoccuparti per i finali alternativi, sono uno stimolo in più! Ed è stato simpatico immaginare Sergio che viene rimbalzato su all’improvviso o che si sveglia all’ospedale, con tutto quello che ne consegue nella sua mente. Detto questo posso capire la vostra delusione, è capitato anche a me leggendo altri testi di restare delusa proprio perché era stato utilizzato l’espediente del sogno 😛
Ambientazione futuristica ma problemi contemporanei. Questi intrecci storici mi piacciono quasi sempre e mi fanno divertire. Non saprei se definirlo un racconto comico o drammatico, un po’ come Paolo Villaggio definisce il suo Fantozzi, comico all’apparenza, un personaggio altamente drammatico. Il tutto si lascia leggere abbastanza scorrevolmente ed è anche realistico. Mi trovi però d’accordo con Giulio, il dettaglio del braccio tagliato accompagnato dalla reazione della protagonista rende il tutto poco credibile. Apprezzo la svolta grottesca ma doveva essere costruita meglio.
Buona serata
Ciao Giù
fondamentalmente tutto ciò che succede in sogno è parte della vita reale di Sergio. La moglie, Anna (vecchia fiamma dei tempi del liceo), se vogliamo anche i ragazzi che “giocano” un po’ con la sua paura dell’altezza. E’ una vita rivisitata in sogno più che coscientemente, fatti comunque che dovrebbero portarlo a riflettere una volta sveglio…o almeno così me lo sono immaginata io. Sul cliché del sogno stra abusato non posso darti torto, è un elemento ridondante ultimamente 😉
Grazie!
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Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da
Francesca.
Concordo in pieno con Cristina! La sensazione che si ha man mano che si va avanti nel racconto è sempre di più quella di trovarci in una situazione critica in cui è in gioco la vita del protagonista e, volendo esagerare, quella dell’umanità intera. Non so, io mi sono immaginata un membro della CIA, FBI, area 51… A un certo punto ho ipotizzato per un astronauta. Poi la tensione è davvero mantenuta molto bene, al sopraggiungere dei passi ho temuto per il protagonista. Il finale inaspettato è stato davvero… inaspettato! E’ mi ha strappato una bella risata. L’unico appunto che posso farti è forse sulla parte in cui squilla lo smartphone. Inizialmente non si capisce bene che la musica provenga da questo, appare un po’ confusa. Nulla che intacchi però il racconto.
E’ piacevole dargli una seconda lettura e cogliere tutti i piccoli particolari, alla luce dei fatti, con un sorriso.
Ciao Cristina e grazie del commento innanzitutto
Nel racconto sottintendo che il protagonista si sia addormentato in macchina, mentre cercava di rilassarsi guardando il mare… Tutto il resto fa parte dei sogni di Sergio, torniamo alla realtà quando il carrozziere lo sveglia, dopo averlo trasportato in autostrada (continua a dormire durante tutto il tragitto) ed essere arrivati a Palermo.
I ragazzi che vede sul viadotto stanno facendo bungee jumping, Sergio viene coinvolto da loro (involontariamente) nello sport. Non cade ne fa il salto dell’angelo.
Spero che la spiegazione ti abbia aiutata a chiarire i tuoi dubbi, poi beh, il limite dei 3000 caratteri non ti permette di ampliare più del necessario i vari concetti.
Buona serata!
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Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da
Francesca.
Ciao!
Il racconto di per sé è lineare, scorrevole e piacevole da leggere. La protagonista è costruita in modo credibile(o forse per questo non costruita affatto) e fino alla fine non si comprende cosa la porti ad avere quelle visioni, anche se il dettaglio dell’analista potrebbe dare qualche indizio. Il guasto dunque sarebbe nella mente di Astrid. Però trovo poco interessante il finale che, dopo quella suspense, mi lascia un po’ di amaro in bocca. Quella conclusione così lineare, quasi scontata… Forse è proprio lo sforare dei caratteri che ti ha penalizzata in questo. C’erano dei dettagli che potevano tranquillamente essere omessi o, addirittura, il racconto poteva essere concluso a: “Di colpo capisco. E’ vero, ho speso le medicine. Sono bipolare, e il bipolarismo non curato porta spesso episodi psicotici. E ho sospeso le medicine per essere più attiva durante i miei incontri di passione con Marco.”
Mi avrebbe lasciata in maniera più intrigante, desiderosa di volerne sapere di più.
Mi sarebbe davvero piaciuto leggerlo in 3000 caratteri, la cosa mi incuriosisce non poco
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Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da
Francesca.
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Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da
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