Gian de Steja


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  • in risposta a: [V] La luce non si spegne mai #8670
    Gian de Steja
    Gian de Steja
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    Beh, non c’è molto da dire, avete ragione al 100%. Il fatto è che lo avevo buttato giù con dialoghi e tutto ma superavo abbondantemente i 6000 caratteri. Ormai l’idea di storia che avevo in testa era ben definita e volevo portarla avanti in quel poco tempo che mi rimaneva. E questo è il risultato. 😉
    Grazie a tutti per la lettura. 😉

    in risposta a: Convocazione per la BARALDI EDITION! #8641
    Gian de Steja
    Gian de Steja
    Partecipante

    Per gli ADMIN del sito (scusate ma non sapevo dove postare):
    Se si fa copia e incolla da un editor esterno ci vuole un sacco di tempo per postare perché mi compare il messaggio “RALLENTA VAI TROPPO DI FRETTA”… Forse è un anti-bot, ma mi son fatto due palle enormi! 😉

     

     

    in risposta a: Gruppo VAMPIRA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #8640
    Gian de Steja
    Gian de Steja
    Partecipante

    Ecco la mia classifica. Non è stato facile, bravi voi.

    1-la vecchietta alla fermata del bus (di Ambra Stancampiano)
    Racconto molto divertente che mi ha particolarmente sorpreso nel finale. E’ scritto bene con i giusti tempi e sei riuscita a costruire una tensione narrativa, portata dalla curiosità di capire cosa succederà alla fine. IL tema è rispettato alla grande. Mi piace tantissimo la frase: “Il primo colpo mi prende in piena faccia, vicino all’occhio sinistro. Non me l’aspetto, quindi non riesco a reagire; cado per terra. Le bastonate continuano su tutto il corpo, sempre più violente, mentre lei strepita con voce arrabbiata…”
    Molto brava, complimenti, per me è sì!

    2-La barca (di Diego Ducoli)
    Scritto bene, scorrevole e piacevole. Dialoghi corretti e funzionali. Anche se il tema non è proprio originalissimo, sei riuscito comunque a non essere banale con la storia del nome e non era facile. Sul tema ero sinceramente molto dubbioso, poi ho capito: la luce che non si spegne mai è la vita! Mi sembra molto azzeccato. Bravo!

    3-OMBRE – (Di Patty barale)
    A me è piaciuto molto questo racconto perché riesci a creare quell’atmosfera di tensione che cresce fino alla fine. Anche se si intuisce abbastanza presto la paranoia del narrante, il lettore rimane incollato alla trama per sapere cosa succederà e come si risolverà la faccenda. Tutto sommato è pure un lieto fine, visto che alla fine la vittima della vicenda è la vicina finita sulla sedia a rotelle. Il tema della gara mi sembra centrato, quindi… brava!

    4-Quinto piano, scala B. (di Viviana Tenga)
    Ben trovata Viviana. Racconto molto delicato su un argomento particolarmente spinoso come la depressione. Il tema è centrato pienamente, anche su più chiavi di lettura. La tecnica c’è e si vede per come è scritto poiché tutto scorre ed è di facile comprensione. Mi è piaciuta particolarmente la chiusa, semplice ed efficace.

    5-The promise (di Never)
    Racconto molto poetico che evoca delle belle immagini nella mente del lettore, soprattutto nella prima fase. L’unica forzatura è quel finale infilato lì per giustificare il tema della gara. Poteva essere omesso, se fosse finito alla rivelazione della maternità sarebbe stato molto meglio, peccato 😉
    P.S: Il titolo in inglese è assolutamente inspiegabile.

    6-La nuda verità (di Beppe Roncari)
    La storia c’è, hai creato bene l’atmosfera con splendidi richiami “hitchcockiani”. La tecnica direi che è perfetta perché ci conduci abilmente verso il finale a sorpresa. Se devo trovare un difetto, il tema della prova è po’ forzato, anche perché sinceramente la storia della luce non è propriamente credibile. Voglio dire, una persona non vedente non credo che stia per due mesi senza mai “vedere” (scusa) nessuno. Quindi è impossibile che decida sempre di tenere la luce accesa involontariamente. Se non può vedere ha il 50% di probabilità di spegnerla quella luce, tanto per lei è uguale. Se ha memorizzato la posizione dell’interruttore, possibile che nessuno la vada a trovare? Fosse anche di giorno lei comunque la luce la lascerebbe accesa ritenendola spenta. O No? 😉

    7-La Torre delle Fiamme. (di Roberto Romanelli)
    A parte qualche piccolo refuso (ed adesso: d eufonica) la tecnica c’è. Il problema è che hai scelto di sviluppare un tema che in 3000 caratteri è praticamente impossibile. Non so quanti tagli hai fatto dal racconto originale, ma sicuramente ci vuole molto più spazio per esporre la tua splendida idea, altrimenti si rischia, come è stato, di fare un po’ di confusione. Io fossi in te ci farei un pensierino a labbarlo come si deve. 😉

    8-Lux animae (di Raffaele Marra)
    Ciao Raffaele. La tua padronanza della scrittura si vede eccome, però il racconto ha diversi punti deboli. Innanzi tutto la prima parte è troppo lunga per un racconto del genere e distoglie un po’ l’attenzione del lettore. Capisco che sia fondamentale per arrivare al climax e al finale a sorpresa però se fosse un po’ più corta sarebbe più efficace, secondo me. La ragazza è troppo superficiale per aver suscitato impressioni positive su un uomo che ha avuto certe esperienze. E poi la storia della macchina del tempo stona parecchio con tutto il resto e rende vana, per quanto ho capito io, l’attinenza con il tema della gara. Alla prossima! 😉

    9-Alcor e Mizar (Di Locatelli Luigi)
    Racconto un po’ troppo melenso per i miei gusti. Tecnicamente mi sembra scritto bene, senza refusi e la punteggiatura è corretta, così come i dialoghi, a loro modo efficaci. Il tema è perfettamente centrato (direi che sei andato sul sicuro…). Quello che manca del tutto, secondo me, è l’originalità: sa tutto di visto e rivisto.

    10-C’è troppo peperoncino su questa pizza (di Alessandra Corrà)
    Allora, l’idea di fondo non è male e anche il modo in cui l’hai scritto. La storia scorre e tutto sommato si dipana bene verso il finale che comunque è abbastanza telefonato. Quello che stona è la forzatura del tema della luce che secondo me qui è proprio tirato per i capelli e anche il titolo che, onestamente, non lo capisco proprio.

    11-Recuperi (Di Alexandra Fischer)
    Ciao Alexandra. 😉
    Il racconto evolve bene fino al finale, poi, sinceramente, non ci ho capito nulla. Cosa mostra Manlio a Yolanda? Cosa vedrà stasera sul notebook da non fargli più sentire il vuoto dovuto alla mancanza del padre? Magari gli altri hanno capito al volo, ma io i commenti li scrivo senza leggere per evitare “contaminazioni”. Anche sul tema, mi sembra un po’ preso per i capelli e comunque non è molto chiaro. Forse la luca della speranza non si spegne mai? La luce della famiglia. Boh?

    in risposta a: [V] C’è troppo peperoncino su questa pizza #8639
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    Allora, l’idea di fondo non è male e anche il modo in cui l’hai scritto. La storia scorre e tutto sommato si dipana bene verso il finale che comunque è abbastanza telefonato. Quello che stona è la forzatura del tema della luce che secondo me qui è proprio tirato per i capelli e anche il titolo che, onestamente, non lo capisco proprio.

    in risposta a: [V] La Torre delle Fiamme. [Roberto Romanelli] #8638
    Gian de Steja
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    A parte qualche piccolo refuso (ed adesso: d eufonica) la tecnica c’è. Il problema è che hai scelto di sviluppare un tema che in 3000 caratteri è praticamente impossibile. Non so quanti tagli hai fatto dal racconto originale, ma sicuramente ci vuole molto più spazio per esporre la tua splendida idea, altrimenti si rischia, come è stato, di fare un po’ di confusione. Io fossi in te ci farei un pensierino a labbarlo come si deve. 😉

    in risposta a: [V] Alcor e Mizar di Locatelli Luigi #8637
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    Racconto un po’ troppo melenso per i miei gusti. Tecnicamente mi sembra scritto bene, senza refusi e la punteggiatura è corretta, così come i dialoghi, a loro modo efficaci. Il tema è perfettamente centrato (direi che sei andato sul sicuro…). Quello che manca del tutto, secondo me, è l’originalità: sa tutto di visto e rivisto.

    in risposta a: [V] Recuperi #8636
    Gian de Steja
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    Partecipante

    Ciao Alexandra. 😉
    Il racconto evolve bene fino al finale, poi, sinceramente, non ci ho capito nulla. Cosa mostra Manlio a Yolanda? Cosa vedrà stasera sul notebook da non fargli più sentire il vuoto dovuto alla mancanza del padre? Magari gli altri hanno capito al volo, ma io i commenti li scrivo senza leggere per evitare “contaminazioni”. Anche sul tema, mi sembra un po’ preso per i capelli e comunque non è molto chiaro. Forse la luca della speranza non si spegne mai? La luce della famiglia. Boh?

    in risposta a: [V] Lux animae (di Raffaele Marra) #8635
    Gian de Steja
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    Ciao Raffaele. La tua padronanza della scrittura si vede eccome, però il racconto ha diversi punti deboli. Innanzi tutto la prima parte è troppo lunga per un racconto del genere e distoglie un po’ l’attenzione del lettore. Capisco che sia fondamentale per arrivare al climax e al finale a sorpresa però se fosse un po’ più corta sarebbe più efficace, secondo me. La ragazza è troppo superficiale per aver suscitato impressioni positive su un uomo che ha avuto certe esperienze. E poi la storia della macchina del tempo stona parecchio con tutto il resto e rende vana, per quanto ho capito io, l’attinenza con il tema della gara. Alla prossima! 😉

    in risposta a: [V] La nuda verità #8634
    Gian de Steja
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    Partecipante

    La storia c’è, hai creato bene l’atmosfera con splendidi richiami “hitchcockiani”. La tecnica direi che è perfetta perché ci conduci abilmente verso il finale a sorpresa. Se devo trovare un difetto, il tema della prova è po’ forzato, anche perché sinceramente la storia della luce non è propriamente credibile. Voglio dire, una persona non vedente non credo che stia per due mesi senza mai “vedere” (scusa) nessuno. Quindi è impossibile che decida sempre di tenere la luce accesa involontariamente. Se non può vedere ha il 50% di probabilità di spegnerla quella luce, tanto per lei è uguale. Se ha memorizzato la posizione dell’interruttore, possibile che nessuno la vada a trovare? Fosse anche di giorno lei comunque la luce la lascerebbe accesa ritenendola spenta. O No? 😉

    in risposta a: [V] the promise – never #8633
    Gian de Steja
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    Racconto molto poetico che evoca delle belle immagini nella mente del lettore, soprattutto nella prima fase. L’unica forzatura è quel finale infilato lì per giustificare il tema della gara. Poteva essere omesso, se fosse finito alla rivelazione della maternità sarebbe stato molto meglio, peccato 😉
    P.S: Il titolo in inglese è assolutamente inspiegabile.

    in risposta a: [V] Quinto piano, scala B. #8632
    Gian de Steja
    Gian de Steja
    Partecipante

    Ben trovata Viviana. Racconto molto delicato su un argomento particolarmente spinoso come la depressione. Il tema è centrato pienamente, anche su più chiavi di lettura. La tecnica c’è e si vede per come è scritto poiché tutto scorre ed è di facile comprensione. Mi è piaciuta particolarmente la chiusa, semplice ed efficace.

    in risposta a: [V] OMBRE #8631
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    A me è piaciuto molto questo racconto perché riesci a creare quell’atmosfera di tensione che cresce fino alla fine. Anche se si intuisce abbastanza presto la paranoia del narrante, il lettore rimane incollato alla trama per sapere cosa succederà e come si risolverà la faccenda. Tutto sommato è pure un lieto fine, visto che alla fine la vittima della vicenda è la vicina finita sulla sedia a rotelle. Il tema della gara mi sembra centrato, quindi… brava!

    in risposta a: [V] la vecchietta alla fermata del bus #8630
    Gian de Steja
    Gian de Steja
    Partecipante

    Racconto molto divertente che mi ha particolarmente sorpreso nel finale. E’ scritto bene con i giusti tempi e sei riuscita a costruire una tensione narrativa, portata dalla curiosità di capire cosa succederà alla fine. IL tema è rispettato alla grande. Mi piace tantissimo la frase: “Il primo colpo mi prende in piena faccia, vicino all’occhio sinistro. Non me l’aspetto, quindi non riesco a reagire; cado per terra. Le bastonate continuano su tutto il corpo, sempre più violente, mentre lei strepita con voce arrabbiata…”
    Molto brava, complimenti, per me è sì!

    in risposta a: [V] La barca di Diego Ducoli #8629
    Gian de Steja
    Gian de Steja
    Partecipante

    Scritto bene, scorrevole e piacevole. Dialoghi corretti e funzionali. Anche se il tema non è proprio originalissimo, sei riuscito comunque a non essere banale con la storia del nome e non era facile. Sul tema ero sinceramente molto dubbioso, poi ho capito: la luce che non si spegne mai è la vita! Mi sembra molto azzeccato. Bravo!

    in risposta a: [A] IL DIGICALL CENTER #6091
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    Partecipante

    Grazie per la lettura e i commenti. Ho preso appunti. 😉 |m|-

    in risposta a: [A] IL DIGICALL CENTER #5788
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    Partecipante

    Grazie a tutti per la lettura, i complimenti e le critiche, di cui farò tesoro. Sono d’accordo con voi che la scena del braccio non è molto realistica, del resto voleva essere una situazione grottesca e ho cercato di chiudere il più velocemente possibile per dare impatto al finale che voleva essere a sorpresa. 😉

    in risposta a: ABRADABAD: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #5736
    Gian de Steja
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    Ecco la mia classifica. Non è stato facile perché ho letto degli ottimi racconti. Ho cercato di essere obiettivo tenendo in considerazione l’attinenza alle specifiche richieste, la forma e la trama. E’ sempre un piacere leggervi. Grazie a tutti.

    1) COME UNA STELLA CHE SORGE (di Alberto Priora)

    Il tema è rispettato. La forma è assolutamente corretta, anche se le alcune frasi ultralunghe rendono la vita parecchio difficile al lettore. Però si intuisce tutta la maestria narrativa, perchè rendere una storia del genere in così pochi caratteri è veramente un bordello. Secondo me merita una riscrittura in un contesto diverso da minuti contati, pensaci! 😉

     

    2) Caligine ( di Sara Passannanti)

    Iniziamo…;)Ciao, Sara. Allora, il tema c’è per il guasto, la situazione di panico forse è dovuta al fatto di rischiare di essere scoperto dal controllore. Un po’ forzata ma ci sta. Come forma direi che è perfetto, hai giostrato abilmente fra descrizioni, sensazioni, ambinetazioni e odori. Molto brava. Il finale mi è piaciuto e nel complesso è proprio un bel leggere.

     

    3) L’arduo compito (di Giulio Marchese)

    Tema centrato in pieno! Sulla forma direi tutto bene a parte qualche piccolo refuso di poco conto (stringendolo con tutte le dite). Il filo della tensione per me non è stato così accattivante, forse perchè nella mia immaginazione malata, io sono subito partito con l’idea che fosse un racconto horror e che “l’aggeggio” fosse una roba alla “saw”, poi la telefonata con l’amico ingegnere ha stemperato di molto le mie aspettative. Però il finale ironico mi ha sorpreso e devo dire che mi è piaciuto. Bravo.

     

    4) Zumba Dumba Dumba (di Francesca Nozzolillo)

    Tema azzeccatissimo. La forma è sicuramente poco ortodossa ma nel contesto del racconto mi sembra funzionare bene. Non mi fa impazzire quando il punto di vista cambia (HA INIZIATO A URLARE.)

    Il racconto in se è surreale e piacevole, mi ha ricordato tantissimo il libro di Niccolò Ammaniti “che la festa cominci” (se non l’hai letto leggilo!). Il finale è un po’ fiacco e forzato.

     

    5) DNA (Tina Caramanico)

    Il tema secondo me è molto forzato il guasto può anche essere sulla coscienza dell’assassino (ma l’ho capito solo leggendo i commenti, perchè io l’avevo assegnato alla rottura del capello), però non vedo “l’allarme, il panico, il piano B…”

    La forma è perfetta e lo trovo scritto molto bene, anche il PDV, tutto sommato, è comprensibile.

    La scelta titolo invece non mi è piaciuta, mi sembra un “aiutino” per il lettore, per paura che non capisse il finale. Io avrei osato di più. 😉

     

    6) Il carrozziere di fiducia (di Francesca Di Galbo)

    Dunque, tema ok, perfettamente centrato. Forma direi nulla da segnalare, è scritto molto bene. Il racconto in generale mi sarebbe anche piaciuto ma ci sono diversi difetti. Innanzi tutto, scusa l’Ignoranza ma io pensavo che insieme a Sergio ci fosse anche Demetrio e sono dovuto andare su Wikipedia per ricordarmi che Demetrio era il cantante dei Ribelli. Io sono ignorante, ok, però i ribelli non sono i Beatles eh! ;)Il punto in cui lo vestono per prepararlo al salto è molto confuso e sinceramente poco credibile, anche se poi col barbatrucco del sogno si può accettare tutto e di più. L’espediente del finale a sogno lo trovo davvero brutto. :(

     

    7) Quel cielo color cobalto (Alessandra Corrà)

    Il tema è centrato anche se un po’ forzato (il panico è appena accennato e parte insignificante del racconto). Come forma direi che non c’è molto da segnalare, è scritto bene e, a parte qualche difettuccio che ti hanno fatto già notare, scorre. Il racconto in sè non è male anche se un po’ forzatamente buonista. Hai avuto un bel coraggio ad affrontare un tema simile in così pochi caratteri. Il tentativo è riuscito… ma solo in parte. 😉

     

    8) Motori e cuori guasti (di Cristina Danini)

    Come tema, onestamente, non mi sembra molto centrato. Ok, il guasto della macchina ma non vedo situazioni di pericolo o panico di qualsiasi tipo (a me pareva una prerogativa fondamentale della descrizione di Tonani, ma magari mi sbaglio eh). Pur non essendo il mio genere devo ammettere che l’atmosfera è molto coinvolgente. Per quanto riguarda la forma c’è un po’ di confusione nei dialoghi, ma gestire tutti quei personaggi in così pochi caratteri non è certo facile. 😉

     

    9) Equilibrio precario (di Violetta 83)

    Ciao Violetta! Allora, mi piace l’interpretazione che hai dato al tema, direi che l’hai centrato. Per quanto riguarda la forma ci sono alcuni errorini di punteggiatura. Su tutti ricorda che i puntini di sospensione sono sempre tre, mai 2 o 5 o 100.

    Il racconto scorre, ma in effetti poteva benissimo essere condensato. Prova a riscriverlo con meno caratteri, se riesci a tenere una buona tensione l’effetto sopresa può essere vincente. 😉 Tra l’altro hai rischiato il linciaggio di qualche lettrice che fa la cassiera, definendolo come mestiere “rilassante” 😛

     

    • Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da Gian de Steja Gian de Steja. Ragione: formattazione
    in risposta a: [A] Equilibrio precario #5735
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    Ciao Violetta! Allora, mi piace l’interpretazione che hai dato al tema, direi che l’hai centrato. Per quanto riguarda la forma ci sono alcuni errorini di punteggiatura. Su tutti ricorda che i puntini di sospensione sono sempre tre, mai 2 o 5 o 100.

    Il racconto scorre, ma in effetti poteva benissimo essere condensato. Prova a riscriverlo con meno caratteri, se riesci a tenere una buona tensione l’effetto sorpresa può essere vincente. 😉 Tra l’altro hai rischiato il linciaggio di qualche lettrice che fa la cassiera, definendolo come mestiere “rilassante” 😛

     

    in risposta a: [A] L’arduo compito – Giulio Marchese #5734
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    Tema centrato in pieno! Sulla forma direi tutto bene a parte qualche piccolo refuso di poco conto (stringendolo con tutte le dite). Il filo della tensione per me non è stato così accattivante, forse perchè nella mia immaginazione malata, io sono subito partito con l’idea che fosse un racconto horror e che “l’aggeggio” fosse una roba alla “saw”, poi la telefonata con l’amico ingegnere ha stemperato di molto le mie aspettative. Però il finale ironico mi ha sorpreso e devo dire che mi è piaciuto. Bravo.

    in risposta a: [A] DNA #5733
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    Ciao Tina. Il tema secondo me è molto forzato il guasto può anche essere sulla coscienza dell’assassino (ma l’ho capito solo leggendo i commenti, perchè io l’avevo assegnato alla rottura del capello), però non vedo “l’allarme, il panico, il piano B…”

    La forma è perfetta e lo trovo scritto molto bene, anche il PDV, tutto sommato, è comprensibile.

    La scelta titolo invece non mi è piaciuta, mi sembra un “aiutino” per il lettore, per paura che non capisse il finale. Io avrei osato di più. 😉

     

    in risposta a: [A] Zumba Dumba Dumba #5732
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    Tema azzeccatissimo. La forma è sicuramente poco ortodossa ma nel contesto del racconto mi sembra funzionare bene. Non mi fa impazzire quando il punto di vista cambia (HA INIZIATO A URLARE.)
    Il racconto in se è surreale e piacevole, mi ha ha ricordato tantissimo il libro di Niccolò Ammaniti “che la festa cominci” (se non l’hai letto leggilo!). Il finale lo trovo un po’ fiacco e forzato.

     

    in risposta a: [A] Il carrozziere di fiducia – Francesca Di Galbo #5731
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    Dunque, tema ok, perfettamente centrato. Forma direi nulla da segnalare, è scritto molto bene. Il racconto in generale mi sarebbe anche piaciuto ma ci sono diversi difetti. Innanzi tutto, scusa l’Ignoranza ma io pensavo che insieme a Sergio ci fosse anche Demetrio e sono dovuto andare su Wikipedia per ricordarmi che Demetrio era il cantante dei Ribelli. Io sono ignorante, ok, però i ribelli non sono i Beatles eh! 😉

    Il punto in cui lo vestono per prepararlo al salto è molto confuso e sinceramente poco credibile, anche se poi col barbatrucco del sogno si può accettare tutto e di più. L’espediente del finale a sogno lo trovo davvero brutto e rovina un po’ il racconto. :(

    in risposta a: [A] Motori e cuori guasti – Cristina Danini #5730
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    Come tema, onestamente, non mi sembra molto centrato. Ok, il guasto della macchina ma non vedo situazioni di pericolo o panico di qualsiasi tipo (a me pareva una prerogativa fondamentale della descrizione di Tonani, ma magari mi sbaglio eh). Pur non essendo il mio genere devo ammettere che l’atmosfera è molto coinvolgente. Per quanto riguarda la forma c’è un po’ di confusione nei dialoghi, ma gestire tutti quei personaggi in così pochi caratteri non è certo facile. 😉

    in risposta a: [A] Caligine #5729
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    Iniziamo… Ciao, Sara. 😉

    Allora, il tema c’è per il guasto, la situazione di panico forse è dovuta al fatto di rischiare di essere scoperto dal controllore. Un po’ forzata ma ci sta. Come forma direi che è perfetto, hai giostrato abilmente fra descrizioni, sensazioni, ambientazioni e odori. Molto brava. Il finale mi è piaciuto e nel complesso è proprio un bel leggere.

    in risposta a: [A] Quel cielo color cobalto #5728
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    Il tema è centrato anche se un po’ forzato (il panico è appena accennato e parte insignificante del racconto). Come forma direi che non c’è molto da segnalare, è scritto bene e, a parte qualche difettuccio che ti hanno fatto già notare, scorre. Il racconto in sè non è male anche se un po’ forzatamente buonista. Hai avuto un bel coraggio ad affrontare un tema simile in così pochi caratteri. Il tentativo è riuscito… ma solo in parte. 😉

    in risposta a: [A] COME UNA STELLA CHE SORGE di Alberto Priora #5727
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    Il tema è rispettato. La forma è assolutamente corretta, anche se le alcune frasi ultralunghe rendono la vita parecchio difficile al lettore. Però si intuisce tutta la maestria narrativa, perchè rendere una storia del genere in così pochi caratteri è veramente un bordello. Secondo me merita una riscrittura in un contesto diverso da minuti contati, pensaci! 😉

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