Jacqueline Nieder


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  • in risposta a: [M] E' tutta una questione di zucchero – Jacqueline Nieder #6111

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ringrazio tutti per i commenti! Per il guasto: L’Antico ha risposto. E’ esattamente quello il guasto a cui mi riferivo. Volevo parlare di una realtà dolorosa come quella dell’affidamento dei figli e del divorzio in maniera più delicata e leggera possibile.

    A presto!

    J

    in risposta a: MECHARDIONICA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #6109

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Classifica.
     
    1) Sempre più in alto [Beppe Roncari]
    2) Il dramma di un uomo, di Diego Ducoli,
    3) Roberto, di Giulio Lepri
    4) Daimon, di Viviana Tenga
    5) Il coniglietto bianco, di Fernando Napp
    6) Qualcosa da raccontare, di Marco Roncaccia
    7) Morte improvvisa, di Alexandra Fischer
    8) Topo in trappola, di Ambrous Stack
    9) Push the button, di Leonardo Marconi
     
    Morte improvvisa (Alexandra Fisher)
    Ciao Alexandra,
    purtroppo mi dispiace dire che non ho capito molto del racconto, non sono riuscita a seguirlo e immaginarlo. Ci sono troppe informazioni sospese, nel senso che non conosciamo nulla di questo mondo e rimangono degli interrogativi sui personaggi e sulle regole che lo strutturano e che non hanno risposta. In più non mi è piaciuto troppo “Ma non c’è un piano B” e la parola “guasto” esplicitata nel racconto.
     
    Il coniglietto bianco (Fernando Nappo)
    Ciao Fernando,
    l’intenzione del racconto mi è piaciuta, anche se forse non c’è una drammaturgia convincente. Sembra di vedere un po’ dei burattini capaci di provare un’emozione alla volta. I dialoghi sono un po’ ripetitivi e dicono le stesse informazioni senza aggiungerne o suggerire un cambiamento emotivo nei personaggi.
     
    Qualcosa da raccontare, Marco Roncaccia
    Ciao Marco,
    il racconto per me è un “ni”, mi ha fatto sorridere ma non mi ha convinto molto. Devo dire però che hai una buona padronanza della scrittura, sopratutto nell’accordare lunghezza, lingua e messaggio. In altre parole: il racconto sta nella giusta cornice, è raccontato nel giusto modo e ha un equilibrio interno che si vede. E’ quello che è raccontato che è un po’ “sbiadito”.
     
    Il dramma di un uomo [Diego Duttoli]
    Ciao Diego!
    Allora premettendo che non sono una grande fan di questo tipo di racconti, con sorpresa ho apprezzato tantissimo il finale! E ti dirò di più. nonostante non sia il mio genere sono riuscita a calarmi nella prima parte del racconto e ad immaginare i movimenti di personaggi e la battaglia che avevi orchestrato, nonostante il poco spazio. bravo!
     
    Sempre più in alto [Beppe Roncari]
    Ciao Beppe!!
    Bel racconto, pieno, ottimo in tutte le sue parti. Il guasto… va be’ è così piacevole che si chiude un occhio! I dialoghi sono belli perché sono veri, le immagini vivide, sono una telecamera che ruota senza difficoltà all’interno della scena. Sono divertita e ho apprezzato molto l’idea di sfruttare un tema come quello della pubblicità che si vede poco nei racconti. Quindi complimenti!
     
    Daimon [Viviana Tenga]
    Ciao Viviana
    il materiale di questo racconto ha un grande potenziale e mi è piaciuto molto. Secondo me potresti rimaneggiarlo per renderlo qualcosa di più organico e raccontato, meno statico anche se è difficile. Aggiungerei forse una telecamera esterna per costruire l’ambiente. Ma in sostanza si vede che padroneggi bene la storia e i punti di vista. brava!
     
    Roberto [Giulio Lepri]
    Ciao Giulio,
    clap clap! Ho riso, mi è davvero piaciuto. l?idea di questo “guasto” è proprio divertente. Riesci a tenere la tensione per tutto il racconto, mi viene l’ansia per quel povero ragazzo chiuso nel bagno. Sei stato bravo a non cadere nel porno “fastidioso”. Simpatico tutto il monologo con Dio.
     
    Bravo bravo! :9
    Topo in trappola [Ambrous Stack]
    Ciao Ambrous,
    il materiale mi è piaciuto, vedo l’impegno per costruire le strutture di questa galassia che è però troppo grande e sconfina oltre i margini del testo. Non riesco a vedere il protagonista e l’azione che si svolte segue degli schemi un po’ prevedibili. Comunque si legge bene, c’è controllo sulla scrittura.
     
    Push the button game! [Leonardo]
    Ciao Leonardo,
    in questo racconto sento troppo la voce del narratore e poco l’azione. Credo sia importante che siano i gesti a parlare e a fare la storia, piuttosto che la voce diretta di chi scrive, a meno che esso non si cali all’interno del suo personaggio e veda e senta con i suoi occhi. Manca la storia, anche se la posizione satirica l’apprezzo.

    in risposta a: [M] Topo in trappola – Ambrous Stack #6107

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Topo in trappola [Ambrous Stack]

    Ciao Ambrous,

    il materiale mi è piaciuto, vedo l’impegno per costruire le strutture di questa galassia che è però troppo grande e sconfina oltre i margini del testo. Non riesco a vedere il protagonista e l’azione che si svolte segue degli schemi un po’ prevedibili. Comunque si legge bene, c’è controllo sulla scrittura.

    in risposta a: [M] Giulio Lepri – Roberto #6106

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Roberto [Giulio Lepri]

    Ciao Giulio,

    clap clap! Ho riso, mi è davvero piaciuto. l?idea di questo “guasto” è proprio divertente. Riesci a tenere la tensione per tutto il racconto, mi viene l’ansia per quel povero ragazzo chiuso nel bagno. Sei stato bravo a non cadere nel porno “fastidioso”. Simpatico tutto il monologo con Dio.
    Bravo bravo! :9

    in risposta a: [M] Daimon – Viviana Tenga #6105

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Daimon [Viviana Tenga]

    Ciao Viviana

    il materiale di questo racconto ha un grande potenziale e mi è piaciuto molto. Secondo me potresti rimaneggiarlo per renderlo qualcosa di più organico e raccontato, meno statico anche se è difficile. Aggiungerei forse una telecamera esterna per costruire l’ambiente. Ma in sostanza si vede che padroneggi bene la storia e i punti di vista. brava!

    in risposta a: [M] Push the button game! #6104

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Push the button game! [Leonardo]

    Ciao Leonardo,

    in questo racconto sento troppo la voce del narratore e poco l’azione. Credo sia importante che siano i gesti a parlare e a fare la storia, piuttosto che la voce diretta di chi scrive, a meno che esso non si cali all’interno del suo personaggio e veda e senta con i suoi occhi. Manca la storia, anche se la posizione satirica l’apprezzo.

    in risposta a: [M] SEMPRE PIÙ IN ALTO #6103

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Sempre più in alto [Beppe Roncari]

    Ciao Beppe!!

    Bel racconto, pieno, ottimo in tutte le sue parti. Il guasto… va be’ è così piacevole che si chiude un occhio! I dialoghi sono belli perché sono veri, le immagini vivide, sono una telecamera che ruota senza difficoltà all’interno della scena. Sono divertita e ho apprezzato molto l’idea di sfruttare un tema come quello della pubblicità che si vede poco nei racconti. Quindi complimenti!

    in risposta a: [M] Il dramma di un uomo di Ducoli Diego #6102

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Il dramma [Diego Duttoli]

    Ciao Diego!

    Allora premettendo che non sono una grande fan di questo tipo di racconti, con sorpresa ho apprezzato tantissimo il finale! E ti dirò di più. nonostante non sia il mio genere sono riuscita a calarmi nella prima parte del racconto e ad immaginare i movimenti di personaggi e la battaglia che avevi orchestrato, nonostante il poco spazio. bravo!

    in risposta a: [M] QUALCOSA DA RACCONTARE di Marco Roncaccia #6101

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Qualcosa da raccontare, Marco Roncaccia

    Ciao Marco,

    il racconto per me è un “ni”, mi ha fatto sorridere ma non mi ha convinto molto. Devo dire però che hai una buona padronanza della scrittura, sopratutto nell’accordare lunghezza, lingua e messaggio. In altre parole: il racconto sta nella giusta cornice, è raccontato nel giusto modo e ha un equilibrio interno che si vede. E’ quello che è raccontato che è un po’ “sbiadito”.

    in risposta a: [M] Il coniglietto bianco #6100

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Il coniglietto bianco (Fernando Nappo)

    Ciao Fernando,

    l’intenzione del racconto mi è piaciuta, anche se forse non c’è una drammaturgia convincente. Sembra di vedere un po’ dei burattini capaci di provare un’emozione alla volta. I dialoghi sono un po’ ripetitivi e dicono le stesse informazioni senza aggiungerne o suggerire un cambiamento emotivo nei personaggi.

    in risposta a: [M] Morte improvvisa (Alexandra Fischer) #6099

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    orte improvvisa (Alexandra Fisher)

    Ciao Alexandra,

    purtroppo mi dispiace dire che non ho capito molto del racconto, non sono riuscita a seguirlo e immaginarlo. Ci sono troppe informazioni sospese, nel senso che non conosciamo nulla di questo mondo e rimangono degli interrogativi sui personaggi e sulle regole che lo strutturano e che non hanno risposta. In più non mi è piaciuto troppo “Ma non c’è un piano B” e la parola “guasto” esplicitata nel racconto.


    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Ragazzi, vi mando un saluto e qui di seguito scrivo la mia classifica.
     
    Complimenti a tutti, è stata una gara difficile :)
     
    1. Enrico Nottoli – Rimpianto
     
     2. Viviana Spagnolo – Buried Town
     
     3. Filippo Santaniello – Solo tu puoi prenderlo
     
     4. Marco Roncaccia – Non cambia mai
     
     5. Sharon Galano – Radioman
     
     6. La bestia di Fuoco – Giulio Lepri
     
     7. Perfection – Eleonora Rossetti
     
    I commenti ai vostri racconti :
     
     Aida – Nicolas Lozito
     
    Ciao Nicolas,

    allora il racconto mi piace e trovo bella l’idea. So come scrivi e mi piaci di più quando nelle tue storie metti quel pizzico di ironia che ti contraddistingue, anche se mi rendo conto che la storia in questo caso non lo permetteva. So anche che hai un’ottima padronanza della lingua e qui c’è un “arrotolarsi” delle parole intorno a uno stesso concetto, a una stessa immagine, un suono producendo un rallentamento forse eccessivo.

    So che il tempo era quello che era e abbiamo tendenzialmente fatto tutti lo stesso errore (e cioè di accelerare il finale) e qui è davvero repentino. C’è un cambio narrativo profondo (ritmo incalzante, fatto di verbi e azioni, condensazione estrema di spazio e tempo (30 anni)) che non si lega alla parte precedente (fatta di sensi, di minuscoli dettagli, odori).

    La nota che ti faccio è perciò sulla velocità e la densità dei due paragrafi. In ogni caso a me piace molto come scrivi e penso che a una distanza maggiore dai tuoi personaggi (come nella seconda parte e condivido con Giulio per la chiusa) dai il meglio di te, perché con quella distanza hai una focalizzazione migliore. Poi, come sempre, sono opinioni personali.

     

    Ombre – Carolina Pelosi

    Ciao Carolina, farò forse un commento un po’ diverso dagli altri, ma spero possa servirti ugualmente. Innanzi tutto vorrei dirti che mentre leggevo la prima parte, da come è narrata e descritta, ho avuto la netta sensazione che si trattasse di un sogno o di un’allucinazione. Perciò mi ha fatto piacere che la mia sensazione fosse confermata più sotto, perché altrimenti se avessi voluto descrivere una situazione e un ambiente reale, ti avrei consigliato di inserire più dettagli di verità. Trovo il racconto compatto anche se a volte il ritmo cambia un po’ troppo velocemente (poi ti dico esattamente dove). Come ultima nota generale (ma gusto del tutto personale), non amo particolarmente i sogni e le allucinazioni. In generale credo che il lettore sia più attratto dalla verità del reale. Queste, invece, sono note di “editing” (se così si possono chiamare), poi tu sei liberissima di seguire il tuo gusto personale.

    – la croce numero cinquemilacentoquindici, sulla parete scura della sua stanza, con un coltellino appuntito. (toglierei entrambe le virgole)

     

    – imbrattato di polvere: imbrattare = sporcare, insudiciare con sostanze fluide o appiccicose o coloranti. La polvere non può farlo.

     

    – il pezzo di pavimento: meglio secondo me “la parte di pavimento”

     

    – sciacqua il coltello con acqua bollente (sciacqua e acqua = pleonastico. Metterei: sotto un getto bollente)

     

    – regalato una profonda ruga: la frase che segue descrive la ruga come simbolo di qualcosa di negativo. Per questo cambierei con un verbo di segno negativo quello di “regalare” che è invece di segno positivo.

     

    – i topi a sporcare l’acqua. In che senso sporcano l’acqua?

     

    – suoi passi silenziosi: toglierei i “suoi” perché si capisce che sono quelli del protagonista.

     

    -Non è riuscita a salvarla (…). Scava una buca (…). Secondo me qui il finale è troppo repentino. Almeno metterei “Scava…” a capo come cambio di paragrafo.

     

    – Vede (…) davanti ai suoi occhi: credo sia già implicito nel “vedere”.

     

    – Non le piaceva che bevevi troppo (…): è una battuta secondo me irrealistica in bocca a un dottore (soprattutto se psichiatra) perché ha un forte tono d’accusa.

    ecco tutto, spero di esserti stata utile.

     

    Se solo sapessero – Viviana Tenga

    Ciao Viviana,

    il racconto è ben scritto, c’è però una cosa che non mi convince. Credo che un sopravvissuto all’Olocausto non parli mai di ciò che ha vissuto e sia molto restio ad evocarlo, soprattutto come termine di confronto. Ciò che arriva da parte del vecchio è questo: “io ho sofferto più di voi, io posso lamentarmi e voi no”. Credo che l’esperienza dei lager sia qualcosa di così assoluto e profondamente distruttivo da non creare vittimismo in chi è riuscito a sopravvivere. E’ un dramma silenzioso.

     

    Tutto torna – Diego Ducoli

    Ciao Diego,

    purtroppo devo condividere con gli altri la completa confusione nel leggere il tuo testo. Sento che c’è l’idea che pulsa sotto le parole, ma non ha una forma vera e propria, non è compiuta. Poi per quanto riguarda l’incipit, per esempio, è  troppo spinta la descrizione della corsa del protagonista per fuggire dalla bestia: zanne, pelle lacerata ecc ecc. Si parte subito altissimo, con una brutalità forse troppo sottolineata.

     

    Solo tu puoi prenderlo – Filippo Santaniello

    Ciao Filippo,

    il racconto mi è piaciuto molto, per ora è tra quelli che preferisco in assoluto, sopratutto per la l’equilibrio della scrittura, il suono e la musicalità della frase. Come per gli altri mi ha spiazzato un attimo il ritorno al presente, ma è stato un attimo. Il fatto che tu non abbia usato spaziature per evidenziare il flashback e che questo si sia capito subito è molto positivo! Mi piace molto la tua lingua pulita e la scelta di un’immagine semplice, adatta alla lunghezza del racconto.Se posso fare una nota, che poi è puro gusto quindi prendila così, è questa: “C’ho provato. S’è rintanato. Solo tu puoi prenderlo”. Non ha nulla di sbagliato, sarà il ritmo, sarà la parola “rintanato” o il tono di “Solo tu puoi prenderlo” che non mi convince in bocca a un bambino. Ma ripeto, gusto. Complimenti ancora.

     

    Viviana Spagnolo – Buried Town

    Molto bello, geniale l’idea, stile molto personale, complimenti davvero.

    Anche io terrei caro questo racconto, rimaneggiandolo e non dandoti limiti di battute. L’idea è davvero originale e anche io onestamente sento il racconto come l’incipit di un romanzo. Oppure  rielaborandolo un attimo riesci a chiudere il cerchio, spiegare “come” queste persone diventano protagoniste di una storia che non è la Storia ma una manipolazione su “misura” trasformandolo in un racconto lungo.

    In ogni caso, complimenti di nuovo.

     

    Marco Roncaccia – Non cambia mai

     Ciao Marco,

    ho letto il tuo racconto e per qualche paragrafo ho pensato che non si trattasse di uno zombie vero e proprio ma di una metafora! L’immagine mi piace davvero molto, descritta in modo tale che riuscissi a immaginare senza inciampi la scena, i movimenti del personaggio. Hai scelto una storia della misura giusta per le battute che avevamo a disposizione. In questo racconto non si sente la “metratura”, è ben distribuito e costruito. Quindi complimenti!

     

    La bestia di fuoco – Giulio Lepri

    Ciao Giulio. Come ti ho già detto a voce il racconto mi è piaciuto molto, anche se alla fine accelera e diventa un po’ didascalico.L’unica nota che ti farei è sulla madre. La sua reazione violenta nei confronti del figlio è dovuta a:

    – la paura di essere scoperta?

    – il senso del rimorso?

    – il dolore perché quel bambino gli ricorda l’uomo della foto?

    Questo non riesco a capirlo ed è determinante, secondo me, per giustificare il suo comportamento e il grado di violenza, sia verbale che fisica, che ha nei confronti del figlio. Ad esempio, se il suo fosse dolore perché quel bambino gli ricorda ogni giorno il suo adulterio e dell’uomo della foto che non c’è più, i suoi scatti di violenza sarebbero forse più radi e piccoli, lei più combattuta tra gesti d’affetto (come se lui fosse la proiezione dell’uomo che ha amato) e gesti di rabbia. In ogni caso gli scatti di violenza che ha, sia fisici che verbali insieme, mi sembrano un po’ troppo perché si tratta pur sempre di una madre  e di suo figlio. Nelle diverse situazioni, perciò, ti consiglierei di scegliere se aggredire o verbalmente o fisicamente, non entrambi insieme. Dai un’occhiata al racconto di Salinger “Lo zio Wiggily nel Connecticut”, può aiutarti e farti capire meglio cosa intendo

    Ciao ciao

     

    Incenso – Cristina Danini

    Ciao Cristina,

    mi è piaciuta molto la terza persona di questo racconto, perché permette di creare una distanza tra il personaggio e i suoi sentimenti in cui trova spazio il lettore. Purtroppo sento anche io la necessità di un evento che non c’è. Il racconto è molto buono, manca solo un’azione centrale che crei la parabola. Forse voleva esserla la scritta sul muro? Se sì, non la sento abbastanza potente.

     

    Rimpianto – Enrico Nottoli

     

    Ciao Enrico,

    il tuo racconto mi è piaciuto tantissimo. E’ come leggere in un salone luminoso con grandi finestre spalancate e un venticello d’aria fresca che ti entra piacevolmente nei polmoni. Credo che tu abbia una grande padronanza del dialogo. E’ vero, è naturale. Il lettore scorre nel testo con piacere e voglia di saperne di più. E poi mi hai fatto ridere. L’idea del cinghiale come coinquilino mi ha fatto morire.L’unica cosa è il dettaglio della coscia, troppo preciso per essere verosimile.Ah altra cosa: belli i dettagli dentro casa. Il caffè, lo sporco sui fornelli. Ne sento l’odore, armeggio con le mani del personaggio. Complimenti insomma

     

    Perfection – Eleonora Rossetti

    Ciao Eleonora,

    il tuo racconto mi è piaciuto molto e l’ho trovato originale anche se hai scelto un campo minato come quello della fantascienza. Quindi  brava! hai una scrittura molto misurata e precisa, non si fa alcuna fatica a leggerti. L’unica cosa che non mi è piaciuta è l’immagine dell’alter ego, del consulente: essendo la sintesi di tutto ciò che di negativo il protagonista vuole gettarsi alle spalle, risulta avere un aspetto mostruoso, specchio della sua rabbia e del suo fallimento. Evoca molto il ritratto di Dorian Gray. Mi piacerebbe sorprendermi della descrizione fisiognomica di questo consulente. Così come è descritto nella storia è un po’ un cliché. Alla prossima!

     

     La bestia del Gévaudan  – Francesco d’Amore

    Ciao Francesco,

    mi piace molto come si chiude il racconto, la bestia altro non è che una iena scappata dallo zoo. Non so quali fossero effettivamente le tue intenzioni ma la storia ha un che di mistico, di onirico e poco si sposa con la realtà. E’ una serie di eventi che sembrano accadere nella testa del protagonista. Manca di realtà, di tridimensionalità secondo me.Altra nota che ti faccio: alcuni concetti vengono ripetuti all’interno della stessa frase e la rendono ridondante. Es.  “Mio fratello Dario e la sua quasi moglie Elena, erano spaventati: e se la bestia avesse incontrato voi? (è già implicito che siano preoccupati per questo).

    Alla prossima!

    J

     

    Radioman – Sharon Galano

    Ciao Sharon,

    ho trovato molto interessante il personaggio e anche i dialoghi li trovo piacevoli, naturali, mai forzati. Solo non riesco a capire se si tratta davvero di un reduce, se è stato davvero richiamato alla guerra o se è un semplice barbone. Ho fatto un po’ di confusione con i passaggi temporali nella storia, che secondo me non sono troppo chiari. Per il resto, però, complimenti! Si sente un personaggio vivo.

     

    Patty Barale – Le radici del futuro

    Ciao Patty,

    a me l’idea piace ma forse sono poche le battute per questa storia. Sarebbe interessante saperne di più di questo nuovo equilibrio mondiale, di ciò che è successo al personaggio. Questi treni, le torture, mani salvate dalle amputazioni, stupri: sono tutti fili narrativi che disponi ma che per il poco spazio non possono essere sviluppati. Sarei molto curiosa di conoscere il perché e il percome di ogni cosa. Nonostante tutto non ho avuto difficoltà a saltare da uno spazio temporale all’altro, credo che tu sia stata chiara. Anche l’andare spesso a capo aiuta molto il lettore, perciò brava!

     

    • Questa risposta è stata modificata 10 anni, 1 mese fa da L'Antico L'Antico.
    • Questa risposta è stata modificata 10 anni, 1 mese fa da L'Antico L'Antico.
    in risposta a: PERFECTION – Eleonora Rossetti #4027

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Eleonora,

    il tuo racconto mi è piaciuto molto e l’ho trovato originale anche se hai scelto un campo minato come quello della fantascienza. Quindi  brava! hai una scrittura molto misurata e precisa, non si fa alcuna fatica a leggerti.
    L’unica cosa che non mi è piaciuta è l’immagine dell’alter ego, del consulente: essendo la sintesi di tutto ciò che di negativo il protagonista vuole gettarsi alle spalle, risulta avere un aspetto mostruoso, specchio della sua rabbia e del suo fallimento. Evoca molto il ritratto di Dorian Gray. Mi piacerebbe sorprendermi della descrizione fisiognomica di questo consulente. Così come è descritto nella storia è un po’ un cliché.
    Alla prossima!

    in risposta a: La bestia del Gévaudan (di Francesco D'Amore) #4024

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Francesco,

    mi piace molto come si chiude il racconto, la bestia altro non è che una iena scappata dallo zoo. Non so quali fossero effettivamente le tue intenzioni ma la storia ha un che di mistico, di onirico e poco si sposa con la realtà. E’ una serie di eventi che sembrano accadere nella testa del protagonista. Manca di realtà, di tridimensionalità secondo me.

    Altra nota che ti faccio: alcuni concetti vengono ripetuti all’interno della stessa frase e la rendono ridondante. Es. <span style=”color: #282828; font-family: ‘Open Sans’; font-size: 14px; line-height: 22px; background-color: #fbfbfb;”>Mio fratello Dario e la sua quasi moglie Elena, erano spaventati: e se la bestia avesse incontrato voi? (è già implicito che siano preoccupati per questo).
    Alla prossima!
    J</span>

    in risposta a: Tutto torna di Diego Ducoli #4023

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Diego,

    purtroppo devo condividere con gli altri la completa confusione nel leggere il tuo testo. Sento che c’è l’idea che pulsa sotto le parole, ma non ha una forma vera e propria, non è compiuta. Poi per quanto riguarda l’incipit, per esempio, è  troppo spinta la descrizione della corsa del protagonista per fuggire dalla bestia: zanne, pelle lacerata ecc ecc. Si parte subito altissimo, con una brutalità forse troppo sottolineata.

    in risposta a: Buried Town – Viviana Spagnolo #4020

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Molto bello, geniale l’idea, stile molto personale, complimenti davvero.

    Anche io terrei caro questo racconto, rimaneggiandolo e non dandoti limiti di battute. L’idea è davvero originale e anche io onestamente sento il racconto come l’incipit di un romanzo. Oppure  rielaborandolo un attimo riesci a chiudere il cerchio, spiegare “come” queste persone diventano protagoniste di una storia che non è la Storia ma una manipolazione su “misura” trasformandolo in un racconto lungo.

    In ogni caso, complimenti di nuovo.

    in risposta a: Rimpianto_Enrico Nottoli #4019

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Enrico,

    il tuo racconto mi è piaciuto tantissimo. E’ come leggere in un salone luminoso con grandi finestre spalancate e un venticello d’aria fresca che ti entra piacevolmente nei polmoni. Credo che tu abbia una grande padronanza del dialogo. E’ vero, è naturale. Il lettore scorre nel testo con piacere e voglia di saperne di più.
    E poi mi hai fatto ridere. L’idea del cinghiale come coinquilino mi ha fatto morire. 😉
    L’unica cosa è il dettaglio della coscia, troppo preciso per essere verosimile.

    Ah altra cosa: belli i dettagli dentro casa. Il caffè, lo sporco sui fornelli. Ne sento l’odore, armeggio con le mani del personaggio.
    Complimenti insomma :)

    in risposta a: Se solo sapessero… – Viviana Tenga #4017

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Viviana,

    il racconto è ben scritto, c’è però una cosa che non mi convince. Credo che un sopravvissuto all’Olocausto non parli mai di ciò che ha vissuto e sia molto restio ad evocarlo, soprattutto come termine di confronto. Ciò che arriva da parte del vecchio è questo: “io ho sofferto più di voi, io posso lamentarmi e voi no”. Credo che l’esperienza dei lager sia qualcosa di così assoluto e profondamente distruttivo da non creare vittimismo in chi è riuscito a sopravvivere. E’ un dramma silenzioso.

    in risposta a: Incenso – Cristina Danini #4016

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Cristina,

    mi è piaciuta molto la terza persona di questo racconto, perché permette di creare una distanza tra il personaggio e i suoi sentimenti in cui trova spazio il lettore. Purtroppo sento anche io la necessità di un evento che non c’è. Il racconto è molto buono, manca solo un’azione centrale che crei la parabola. Forse voleva esserla la scritta sul muro? Se sì, non la sento abbastanza potente.

    in risposta a: Solo tu puoi prenderlo – Filippo Santaniello #4014

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Filippo,

    il racconto mi è piaciuto molto, per ora è tra quelli che preferisco in assoluto, sopratutto per la l’equilibrio della scrittura, il suono e la musicalità della frase. Come per gli altri mi ha spiazzato un attimo il ritorno al presente, ma è stato un attimo. Il fatto che tu non abbia usato spaziature per evidenziare il flashback e che questo si sia capito subito è molto positivo! Mi piace molto la tua lingua pulita e la scelta di un’immagine semplice, adatta alla lunghezza del racconto.
    Se posso fare una nota, che poi è puro gusto quindi prendila così, è questa: “C’ho provato. S’è rintanato. Solo tu puoi prenderlo”. Non ha nulla di sbagliato, sarà il ritmo, sarà la parola “rintanato” o il tono di “Solo tu puoi prenderlo” che non mi convince in bocca a un bambino. Ma ripeto, gusto.
    Complimenti ancora.

    in risposta a: Radioman, di Sharon Galano #3895

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Sharon,

    ho trovato molto interessante il personaggio e anche i dialoghi li trovo piacevoli, naturali, mai forzati. Solo non riesco a capire se si tratta davvero di un reduce, se è stato davvero richiamato alla guerra o se è un semplice barbone. Ho fatto un po’ di confusione con i passaggi temporali nella storia, che secondo me non sono troppo chiari. Per il resto, però, complimenti! Si sente un personaggio vivo.

     

    in risposta a: NON CAMBIA MAI di Marco Roncaccia #3893

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Marco,

    ho letto il tuo racconto e per qualche paragrafo ho pensato che non si trattasse di uno zombie vero e proprio ma di una metafora! L’immagine mi piace davvero molto, descritta in modo tale che riuscissi a immaginare senza inciampi la scena, i movimenti del personaggio. Hai scelto una storia della misura giusta per le battute che avevamo a disposizione. In questo racconto non si sente la “metratura”, è ben distribuito e costruito. Quindi complimenti!

    in risposta a: Le radici del futuro #3886

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Patty,

    a me l’idea piace ma forse sono poche le battute per questa storia. Sarebbe interessante saperne di più di questo nuovo equilibrio mondiale, di ciò che è successo al personaggio. Questi treni, le torture, mani salvate dalle amputazioni, stupri: sono tutti fili narrativi che disponi ma che per il poco spazio non possono essere sviluppati. Sarei molto curiosa di conoscere il perché e il percome di ogni cosa. Nonostante tutto non ho avuto difficoltà a saltare da uno spazio temporale all’altro, credo che tu sia stata chiara. Anche l’andare spesso a capo aiuta molto il lettore, perciò brava!

    in risposta a: Aida – Nicolas Lozito #3820

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Nicolas,

    allora il racconto mi piace e trovo bella l’idea. So come scrivi e mi piaci di più quando nelle tue storie metti quel pizzico di ironia che ti contraddistingue, anche se mi rendo conto che la storia in questo caso non lo permetteva. So anche che hai un’ottima padronanza della lingua e qui c’è un “arrotolarsi” delle parole intorno a uno stesso concetto, a una stessa immagine, un suono producendo un rallentamento forse eccessivo.
    So che il tempo era quello che era e abbiamo tendenzialmente fatto tutti lo stesso errore (e cioè di accelerare il finale) e qui è davvero repentino. C’è un cambio narrativo profondo (ritmo incalzante, fatto di verbi e azioni, condensazione estrema di spazio e tempo (30 anni)) che non si lega alla parte precedente (fatta di sensi, di minuscoli dettagli, odori).
    La nota che ti faccio è perciò sulla velocità e la densità dei due paragrafi. In ogni caso a me piace molto come scrivi e penso che a una distanza maggiore dai tuoi personaggi (come nella seconda parte e condivido con Giulio per la chiusa) dai il meglio di te, perché con quella distanza hai una focalizzazione migliore. Poi, come sempre, sono opinioni personali.

    in risposta a: La Bestia di Fuoco #3819

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Giulio. Come ti ho già detto a voce il racconto mi è piaciuto molto, anche se alla fine accelera e diventa un po’ didascalico.

    L’unica nota che ti farei è sulla madre. La sua reazione violenta nei confronti del figlio è dovuta a:

    – la paura di essere scoperta?

    – il senso del rimorso?

    – il dolore perché quel bambino gli ricorda l’uomo della foto?

    Questo non riesco a capirlo ed è determinante, secondo me, per giustificare il suo comportamento e il grado di violenza, sia verbale che fisica, che ha nei confronti del figlio. Ad esempio, se il suo fosse dolore perché quel bambino gli ricorda ogni giorno il suo adulterio e dell’uomo della foto che non c’è più, i suoi scatti di violenza sarebbero forse più radi e piccoli, lei più combattuta tra gesti d’affetto (come se lui fosse la proiezione dell’uomo che ha amato) e gesti di rabbia. In ogni caso gli scatti di violenza che ha, sia fisici che verbali insieme, mi sembrano un po’ troppo perché si tratta pur sempre di una madre  e di suo figlio. Nelle diverse situazioni, perciò, ti consiglierei di scegliere se aggredire o verbalmente o fisicamente, non entrambi insieme.

    Dai un’occhiata al racconto di Salinger “Lo zio Wiggily nel Connecticut”, può aiutarti e farti capire meglio cosa intendo :)

     

    Ciao ciao :)

     

    in risposta a: Ombre, di Carolina Pelosi #3818

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Carolina, farò forse un commento un po’ diverso dagli altri, ma spero possa servirti ugualmente. Innanzi tutto vorrei dirti che mentre leggevo la prima parte, da come è narrata e descritta, ho avuto la netta sensazione che si trattasse di un sogno o di un’allucinazione. Perciò mi ha fatto piacere che la mia sensazione fosse confermata più sotto, perché altrimenti se avessi voluto descrivere una situazione e un ambiente reale, ti avrei consigliato di inserire più dettagli di verità.

    Trovo il racconto compatto anche se a volte il ritmo cambia un po’ troppo velocemente (poi ti dico esattamente dove).

    Come ultima nota generale (ma gusto del tutto personale), non amo particolarmente i sogni e le allucinazioni. In generale credo che il lettore sia più attratto dalla verità del reale.

    Queste, invece, sono note di “editing” (se così si possono chiamare), poi tu sei liberissima di seguire il tuo gusto personale.

    – la croce numero cinquemilacentoquindici, sulla parete scura della sua stanza, con un coltellino appuntito. (toglierei entrambe le virgole)

    – imbrattato di polvere: imbrattare = sporcare, insudiciare con sostanze fluide o appiccicose o coloranti. La polvere non può farlo.

    – il pezzo di pavimento: meglio secondo me “la parte di pavimento”

    – sciacqua il coltello con acqua bollente (sciacqua e acqua = pleonastico. Metterei: sotto un getto bollente)

    – regalato una profonda ruga: la frase che segue descrive la ruga come simbolo di qualcosa di negativo. Per questo cambierei con un verbo di segno negativo quello di “regalare” che è invece di segno positivo.

    – i topi a sporcare l’acqua. In che senso sporcano l’acqua?

    – suoi passi silenziosi: toglierei i “suoi” perché si capisce che sono quelli del protagonista.

    -Non è riuscita a salvarla (…). Scava una buca (…). Secondo me qui il finale è troppo repentino. Almeno metterei “Scava…” a capo come cambio di paragrafo.

    – Vede (…) davanti ai suoi occhi: credo sia già implicito nel “vedere”.

    – Non le piaceva che bevevi troppo (…): è una battuta secondo me irrealistica in bocca a un dottore (soprattutto se psichiatra) perché ha un forte tono d’accusa.

     

    ecco tutto, spero di esserti stata utile.

     

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