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Voglio ringraziare tutti per i commenti.
@zebratigrata: si, forse sono un po’ troppo oltre nella descrizione de “l’altro universo”. Ho esagerato il tutto perché il meccanismo non fosse manifesto già al primo paragrafo 😛 Vedi anche la storia del Jet lag; il protagonista poteva dire di essersi preso una sbronza e finiva lì.
Ho preferito tenere alta la finzione narrativa così che il finale risultasse una sorpresa o una conferma a seconda di quanto il lettore si è lasciato trascinare dalle mie descrizioni.@Flavia e Valter: Si, credo di poter snellire qua e là e correggere i refusi
Mi permetto di dissentire dalla tua premessa.
Non è questione di essere o meno all’altezza, non ci sono standard minimi a Minuti Contati e nessuno dei partecipanti è “nato imparato”. La pratica e il confronto critico sono la base per crescere in qualunque ambito.La prima volta che partecipai a minuti contati ero sicuro del racconto che avevo postato (molto più dell’altra sera, per la cronaca), per me era una bomba. Inutile dire che fui smentito dai fatti, alcuni apprezzarono, ma ci furono anche commenti difficili da digerire. Uno dei più preziosi apriva così:
“Ciao Simone.
Devo dire che mi riesce difficile considerare il tuo scritto come un racconto. Mancano trama, personaggi, dialoghi, ambientazione e si riduce il tutto a una riflessione su un avvenimento di cronaca.”Eppure non mi sono ritirato, anzi, questa è la terza edizione a cui partecipo (e mi rammarico di aver dovuto saltare quella di agosto). Primo, ultimo, secondo… chi se ne frega! Fa sempre piacere sentirsi apprezzati, questo si, ma il punto è migliorarsi. Qui nessuno di noi ha dato giudizi sulla tua persona o sulle tue capacità creative. Alla luce di quello che ti abbiamo scritto, analizza il tuo racconto con gli occhi di un lettore esterno all’elaborata ambientazione a cui fai riferimento. Il bello di minuti contati è dover mettere su in “poco tempo” e pochissimo spazio un piccolo racconto che sappia già camminare con i suoi piedi e trasmettere qualcosa a chi lo leggerà. Bisogna imparare a sintetizzare, a scegliere le immagini da comunicare al lettore e le parole giuste per renderle al meglio (ogni carattere è prezioso). Questa è una palestra, anche se oggi solleviamo 10kg, domani faremo senza dubbio di meglio!
25 settembre 2015 alle 0:27 in risposta a: Gruppo DARK TOWER: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #11142Ed eccoci qua a mettere da parte la solita ansia da prestazione per la classifica che tanto s’ha da fa’. A seguito i commenti (gli stessi che trovate nei vostri thread così da poterli discutere eventualmente insieme). In fondo la classifica.
La tragica fine del Signor Adami – Diego Ducoli
Ciao Diego,
il tuo racconto si legge con piacere grazie ad uno stile senza troppi orpelli che ben si intona con l’ironia che traspare dal racconto. I personaggi, seppur parodistici, sono delineati discretamente e non fanno che sottolineare l’assurdità della vicenda che ci proponi. Quello che ho trovato un po’ debole è l’attinenza al tema. Personalmente ritengo che narrare una vicenda surreale o fantascientifica non basti a farla ricadere in “l’altro universo” per il semplice fatto che quel “altro” nel titolo del tema non può prescindere da un “uno” a cui essere confrontato che non trovo.Il mostro nel cassonetto – Sara Tirabassi
Ciao Sara,
l’idea alla base del tuo racconto è molto bella ed è ottima l’attitudine al tema. Quel 00.53 e quei 3000 caratteri tondi mi fanno capire il grado di “OMMIODDIOSTAFINENDOILTEMPOESONOFUORILIMITE” (scusando il caps) che capita spessissimo a minuti contati, ma ci sono degli appunti che non posso non farti. Devo dire che per afferrare bene la vicenda mi ci è voluto un po’ (forse troppo) a causa di quel messaggio danneggiato. Un altro fattore che mi ha lasciato perplesso è la gestione delle reazioni della protagonista, che ho trovato molto poco umane (a parte quel “non poteva nemmeno piangere al pensiero”). Il dialogo finale poteva essere sfruttato meglio e proprio non capisco il sogno ricorrente (che poi da il titolo al racconto). Sono sicuro che con tempo e spazio appropriati potresti esprimere tutte le potenzialità del racconto.Effetto oblio – Ophelia
Ciao Ophelia,
il racconto è gradevole e avvincente. A parte qualche problema di lessico qua e là (non so quanto dettato dal tempo e quanto voluto), trovo un problema di attinenza al tema. Come ho già scritto altrove, parlare di un tempo o di uno spazio diversi dal nostro non significa automaticamente parlare de “l’altro universo”. Viene meno una componente di passaggio o di confronto tra (almeno) due realtà che secondo me non può mancare ai racconti in questa edizione.
Per concludere, mi associo alle osservazioni di Eleonora e Flavia che sono molto più brave di me nei commenti. 😛Fiori per te – Flavia Imperi
Ciao Flavia,
non riusciamo a stare separati troppo a lungo noi, eh? (ad agosto però non ho partecipato) 😛
La qualità del tuo racconto è sempre molto alta. Fantascienza e horror si intrecciano in maniera molto convincente nell’esplorazione di un pianeta de “l’altro universo”. Forse sarebbe stato meglio spendere qualche parola di più sul viaggio. Poteva essere utile fare un accenno su come è stato scoperto questo “altro universo”, giusto per dargli più peso o rischia di diventare solo un nome. Bella l’inversione di dinamica delle piante ricoprono città intere anche se, se non perché detto dalla viva voce di uno dei protagonisti, «disboscare» non era proprio il primo termine che mi sarebbe venuto in mente. Per concludere, il racconto è molto buono e il tema è presente. Sono sicuro che con più tempo e spazio potrebbe ulteriormente migliorare. It’s a small world – Linda De Santi
Ciao Linda,
il racconto è carino e umoristico anche se il tema c’è e non c’è. Nel complesso, il racconto procede coerentemente e sfrutti bene gli elementi che introduci all’interno della narrazione (come il fatto che i personaggi in tv interagiscono direttamente con i telespettatori). I dialoghi sono curati e verosimili, soprattutto quando i testimonial insistono con la frase a effetto “Ricordate, le dimensioni che sognate!” molto televisivo, bene.Il Nuovo Mondo – Valter Carignano
Ciao Valter,
i miei complimenti per questo racconto. Il tema lo trovo doppiamente affrontato. Prima in modo figurato, in cui gli universi a confronto sono le culture dei due popoli, e poi effettivo, quando decidi di stravolgere un determinato contesto storico. Il continuo cambio di punto di vista porta avanti la vicenda in modo convincente, buona la scelta degli stacchi, e l’uso di due narratori differenti aiuta il lettore a non entrare in confusione. I personaggi, anche se tanti, trovano il loro spazio all’interno della vicenda. Bene.Sarà un ragazzo bellissimo – Stefano Pastor
Ciao Stefano,
devo dire che quando ho finito di leggere la storia mi son detto “Sarà un ragazzo bellissimo, si, come Brad Pitt”; so che sembra una considerazione acida, ma ti prego di non prenderla a male. 😛 A parte questo il racconto si legge con piacere e i dialoghi sono ben fatti. Il tema è rispettato nel confronto del modo di vivere descritto con quello precedente e trovo bellissima la scena in cui la povera Lara prende in braccio il bisnonno. Un altro personaggio che ho molto apprezzato è quello dell’infermiera e il commentino a bassa voce in conclusione del racconto è un vero tocco di classe. Bravo.Io no – Alessia Sagnotti
Ciao Alessia, benvenuta a Minuti Contati.
Il tema è affrontato in maniera esplicita e coerente ma nel complesso il racconto è un po’ acerbo.
L’effetto muro non aiuta assolutamente. Anche l’occhio vuole la sua parte e necessita di prendere aria e trovare dei punti di riferimento.
I personaggi sono curati e delineati in maniera convincente, lui inconsapevole e disorientato (incarna un po’ il lettore e risulta rassicurante), lei maniacale e inquietante in questa continua ricerca. Questo aspetto è, forse, amplificato da frasi quasi “amorose” del narratore come: «La teneva per mano, con una tenerezza che lui non capì, eppure stringere la sua mano gli sembrò la cosa più naturale da fare»; a questo punto avrei giurato fossero amanti o innamorati.
Alla fine della lettura, mi rimangono tanti dubbi. Non è tanto per il finale aperto quanto per elementi che vengono inseriti e a cui non si da poi seguito. Modalità di viaggio e l’omicidio, nonostante siano centrali nell’economia del racconto, rimangono infatti avvolte nel mistero.
Sono sicuro che con più spazio e tempo saresti riuscita ad esprimere a pieno le potenzialità di un racconto che sta sicuramente stretto in 3000 battute.Miss W. e il Dottor C. – Beppe Roncari
Ciao Beppe,
è divertente leggere di come ne “l’altro universo” i software parlino come dallo psicologo. Lo stile è buono e il racconto si legge con piacere, al primo “Zac!” del dottore mi chiedevo dove stessi andando a parare, ma il paragrafo dopo lo stacco ha chiarito tutto. Ottima l’idea e l’esecuzione. Molto bene.
Ps. un giro di antivirus l’avrei fatto partire pure io in una situazione del genere. 😛La discarica – Maria Rosaria de Ciello
Ciao Maria Rosaria,
il racconto è interessante, ma ci sono un po’ di cose che non mi convincono a pieno. Intanto mi rammarico che il tema non sia del tutto centrale nel racconto. È presente, quello si, però la mamma farlocca poteva benissimo essere stata prodotta in Cina o taroccata a Napoli (tanto per dire, non voglio screditare nessuno 😛 ). Diciamo che bisogna un po’ prenderlo per buono che venga da un altro universo.
Gli spunti riflessivi sono ottimi e sia Valter che Flavia li hanno prontamente individuati.
La narrazione in prima persona è snella e scorre bene anche se avrei apprezzato un po’ più di immedesimazione nei sentimenti della donna che pare un po’ troppo robotica. Niente di eccessivo o ridondante, giusto il minimo per stridere maggiormente con il disinteresse mostrato da padre e figlia.
Una buona prova, nel complesso. Complimenti.Anche i personaggi nel loro piccolo si incaxxano – Eleonora Rossetti
Ciao Eleonora,
idea decisamente spassosa; non credo che scriverò mai più un racconto per paura di fare un torto ai miei protagonisti. Il tema è affrontato, l’altro universo è la fantasia di scrittori più o meno in erba. Lo stile è buono e i dialoghi rendono al meglio la rassegnazione dei protagonisti. L’effetto sorpresa sul finale funziona perché poni sapientemente lo stacco poco dopo la frase che ritengo più inspiegabile: «E andiamo, pensò Tobias, mentre una forza invisibile, anziché farlo scappare, lo spingeva ad acquattarsi dietro i cespugli per spiare la situazione». Continua così!Zwitter – Chiara Rufino
Ciao Chiara,
è stato difficile commentare il tuo racconto. Tralasciando il dover andare a cercare cosa significhi il titolo, ci mostri una vicenda che non ci si aspetta, in qualche modo a “ruoli invertiti” rispetto alle coordinate storiche e geografiche che ci dai. Forse avrei maggiormente solcato il tema dell’uomo diviso tra il lavoro “ufficiale” da operaio con famiglia a carico e quello di drag queen, concentrandomi di più su come doveva sentirsi un uomo in quel determinato contesto sociale. Lo stile è sicuramente buono e il racconto si legge con piacere. Sarà dura metterlo in classifica.Classifica
Premetto che la qualità dei racconti è elevata ed è stato davvero difficile mettere questo o quello più in alto in classifica. Come al mio solito, ho cercato di privilegiare i racconti a mio avviso più attinenti al tema dell’edizione.I – Il mondo nuovo di Valter Carignano
II – Miss W. e il dottor C. di Beppe Roncari
III – Anche i personaggi nel loro piccolo si inca**ano di Eleonora Rossetti
IV – Sarà un ragazzo bellissimo di Stefano Pastor
V – Fiori per te di Flavia Imperi
VI – Il mostro nel cassonetto di Sara Tirabassi
VII – La discarica di Maria Rosaria del Ciello
VIII – Io no di Alessia Sagnotti
IX – Zwitter di Chiara Rufino
X – It’s a small world di Linda De Santi
XI – La tragica fine del Signor Adami di Diego Ducoli
XII – Effetto oblio di Ophelia-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
Simone Cassia.
Ciao Chiara,
è stato difficile commentare il tuo racconto. Tralasciando il dover andare a cercare cosa significhi il titolo, ci mostri una vicenda che non ci si aspetta, in qualche modo a “ruoli invertiti” rispetto alle coordinate storiche e geografiche che ci dai. Forse avrei maggiormente solcato il tema dell’uomo diviso tra il lavoro “ufficiale” da operaio con famiglia a carico e quello di drag queen, concentrandomi di più su come doveva sentirsi un uomo in quel determinato contesto sociale. Lo stile è sicuramente buono e il racconto si legge con piacere. Sarà dura metterlo in classifica.-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
Simone Cassia.
Ciao Maria Rosaria,
il racconto è interessante, ma ci sono un po’ di cose che non mi convincono a pieno.
Intanto mi rammarico che il tema non sia del tutto centrale nel racconto. È presente, quello si, però la mamma farlocca poteva benissimo essere stata prodotta in Cina o taroccata a Napoli (tanto per dire, non voglio screditare nessuno 😛 ). Diciamo che bisogna prenderlo un po’ per buono che venga da un altro universo.
Gli spunti riflessivi sono ottimi e sia Valter che Flavia li hanno prontamente individuati.
La narrazione in prima persona è snella e scorre bene anche se avrei apprezzato un po’ più di immedesimazione nei sentimenti della donna che pare un po’ troppo robotica. Niente di eccessivo o ridondante, giusto il minimo per stridere maggiormente con il disinteresse mostrato da padre e figlia.
Una buona prova, nel complesso. Complimenti.24 settembre 2015 alle 18:26 in risposta a: Anche i personaggi nel loro piccolo s'inca**ano – Eleonora Rossetti #11100Ciao Eleonora,
idea decisamente spassosa; non credo che scriverò mai più un racconto per paura di fare un torto ai miei protagonisti. Il tema è affrontato, l’altro universo è la fantasia di scrittori più o meno in erba. Lo stile è buono e i dialoghi rendono al meglio la rassegnazione dei protagonisti. L’effetto sorpresa sul finale funziona perché poni sapientemente lo stacco poco dopo la frase che ritengo più inspiegabile: «E andiamo, pensò Tobias, mentre una forza invisibile, anziché farlo scappare, lo spingeva ad acquattarsi dietro i cespugli per spiare la situazione». Continua così!Ciao Beppe,
è divertente leggere di come ne “l’altro universo” i software parlino come dallo psicologo. Lo stile è buono e il racconto si legge con piacere, al primo “Zac!” del dottore mi chiedevo dove stessi andando a parare, ma il paragrafo dopo lo stacco ha chiarito tutto. Ottima l’idea e l’esecuzione. Molto bene.
Ps. un giro di antivirus l’avrei fatto partire pure io in una situazione del genere. 😛Ciao Ophelia,
il racconto è gradevole e avvincente. A parte qualche problema di lessico qua e là (non so quanto dettato dal tempo e quanto voluto), trovo un problema di attinenza al tema. Come ho già scritto altrove, parlare di un tempo o di uno spazio diversi dal nostro non significa automaticamente parlare de “l’altro universo”. Viene meno una componente di passaggio o di confronto tra (almeno) due realtà che secondo me non può mancare ai racconti in questa edizione.
Per concludere, mi associo alle osservazioni di Eleonora e Flavia che sono molto più brave di me nei commenti. 😛Ciao Linda,
il racconto è carino e umoristico anche se il tema c’è e non c’è. Nel complesso, il racconto procede coerentemente e sfrutti bene gli elementi che introduci all’interno della narrazione (come il fatto che i personaggi in tv interagiscono direttamente con i telespettatori). I dialoghi sono curati e verosimili, soprattutto quando i testimonial insistono con la frase a effetto “Ricordate, le dimensioni che sognate!” molto televisivo, bene.Ciao Alessia, benvenuta a Minuti Contati.
Il tema è affrontato in maniera esplicita e coerente ma nel complesso il racconto è un po’ acerbo.
L’effetto muro non aiuta assolutamente. Anche l’occhio vuole la sua parte e necessita di prendere aria e trovare dei punti di riferimento.
I personaggi sono curati e delineati in maniera convincente, lui inconsapevole e disorientato (incarna un po’ il lettore e risulta rassicurante), lei maniacale e inquietante in questa continua ricerca. Questo aspetto è, forse, amplificato da frasi quasi “amorose” del narratore come: «La teneva per mano, con una tenerezza che lui non capì, eppure stringere la sua mano gli sembrò la cosa più naturale da fare»; a questo punto avrei giurato fossero amanti o innamorati.
Alla fine della lettura, mi rimangono tanti dubbi. Non è tanto per il finale aperto quanto per elementi che vengono inseriti e a cui non si da poi seguito. Modalità di viaggio e l’omicidio, nonostante siano centrali nell’economia del racconto, rimangono infatti avvolte nel mistero.
Sono sicuro che con più spazio e tempo saresti riuscita ad esprimere a pieno le potenzialità di un racconto che sta sicuramente stretto in 3000 battute.Ciao Stefano,
devo dire che quando ho finito di leggere la storia mi son detto “Sarà un ragazzo bellissimo, si, come Brad Pitt”; so che sembra una considerazione acida, ma ti prego di non prenderla a male. 😛 A parte questo il racconto si legge con piacere e i dialoghi sono ben fatti. Il tema è rispettato nel confronto del modo di vivere descritto con quello precedente e trovo bellissima la scena in cui la povera Lara prende in braccio il bisnonno. Un altro personaggio che ho molto apprezzato è quello dell’infermiera e il commentino a bassa voce in conclusione del racconto è un vero tocco di classe. Bravo.Ciao Diego,
il tuo racconto si legge con piacere grazie ad uno stile senza troppi orpelli che ben si intona con l’ironia che traspare dal racconto. I personaggi, seppur parodistici, sono delineati discretamente e non fanno che sottolineare l’assurdità della vicenda che ci proponi. Quello che ho trovato un po’ debole è l’attinenza al tema. Personalmente ritengo che narrare una vicenda surreale o fantascientifica non basti a farla ricadere in “l’altro universo” per il semplice fatto che quel “altro” nel tema non può prescindere da un “uno” a cui essere confrontato che non trovo.Ciao Valter,
i miei complimenti per questo racconto. Il tema lo trovo doppiamente affrontato. Prima in modo figurato, in cui gli universi a confronto sono le culture dei due popoli, e poi effettivo, quando decidi di stravolgere un determinato contesto storico. Il continuo cambio di punto di vista porta avanti la vicenda in modo convincente, buona la scelta degli stacchi, e l’uso di due narratori differenti aiuta il lettore a non entrare in confusione. I personaggi, anche se tanti, trovano il loro spazio nella vicenda. Bene.Ciao Flavia,
non riusciamo a stare separati troppo a lungo noi, eh? (ad agosto però non ho partecipato) 😛
La qualità del tuo racconto è sempre molto alta. Fantascienza e horror si intrecciano in maniera molto convincente nell’esplorazione di un pianeta de “l’altro universo”. Forse sarebbe stato meglio spendere qualche parola di più sul viaggio. Poteva essere utile fare un accenno su come è stato scoperto questo “altro universo”, giusto per dargli più peso o rischia di diventare solo un nome. Bella l’inversione di dinamica delle piante ricoprono città intere anche se, se non perché detto dalla viva voce di uno dei protagonisti, «disboscare» non era proprio il primo termine che mi sarebbe venuto in mente. Per concludere, il racconto è molto buono e il tema è presente. Sono sicuro che con più tempo e spazio potrebbe ulteriormente migliorare.Ciao Sara,
l’idea alla base del tuo racconto è molto bella ed è ottima l’attitudine al tema. Quel 00.53 e quei 3000 caratteri tondi mi fanno capire il grado di “OMMIODDIOSTAFINENDOILTEMPOESONOFUORILIMITE” (scusando il caps) che capita spessissimo a minuti contati, ma ci sono degli appunti che non posso non farti. Devo dire che per afferrare bene la vicenda mi ci è voluto un po’ (forse troppo) a causa di quel messaggio danneggiato. Un altro fattore che mi ha lasciato perplesso è la gestione delle reazioni della protagonista, che ho trovato molto poco umane (a parte quel “non poteva nemmeno piangere al pensiero”). Il dialogo finale poteva essere sfruttato meglio e proprio non capisco il sogno ricorrente (che poi da il titolo al racconto). Sono sicuro che con tempo e spazio appropriati potresti esprimere tutte le potenzialità del racconto.Ciao Damiano,
come dicevo sopra, ho mantenuto quanto più possibile il focus sul protagonista attenendomi alla sua concezione delle cose.
Ho cercato di scrivere un racconto sia per chi conosce questa storia che per chi non ne sa niente (preservando l’effetto sorpresa sulle battute finali).
Non potendo presupporre troppe conoscenze dal lettore ho preferito non investigare maggiormente l’argomento, che con lo spazio limitato sarebbe risultato ugualmente criptico, a mio avviso.Ciao Luca,
se il lettore ignora la storia di Onoda può benissimo prendere i nomi per quelli che sono, semplici nomi, e leggere della storia di un soldato che all’ordine di “nascondersi e resistere” ignora ogni input esterno fino a quando, trent’anni dopo che la guerra è finita, non viene un ufficiale a dirglielo di persona… onestamente non vedo parti oscure nella narrazione
Chi non conosce la storia di Onoda, semplicemente, non la cercherà tra le righe.
Ho semplicemente cercato di narrare una giornata qualsiasi, cercando di evitare di dare informazioni “non quotidiane” per mantenere il lettore quanto più possibile ignaro di tutto. Quando scatta la trappola, avrebbe potuto essere un attacco in masse del nemico… e invece sappiamo com’è andata a finireCiao.
Si, è la prima volta che ci troviamo (c’è da dire che è la seconda a cui partecipo 😛 ).
Ti dirò, la promessa di Taniguchi del ’44 è stata una rinuncia sofferta, più che per i caratteri, ammetto che non ne ho parlato perché ho cercato di dare soltanto sul finale i mezzi al lettore per comprendere a pieno il tema. In effetti, senza il tempo tiranno a fiatare sul collo, come inserirla il modo c’è, anche se temo che ormai sia un po’ tardi per farlo 😛
Sono contento che ti sia piaciuto.
A rileggerci!Ciao Angelo,
passo per leggere e lasciarti un saluto
Il racconto è molto interessante e coinvolgente. Personalmente adoro i folletti e vederne uno protagonista mi ha reso felice 😛
Bello!26 luglio 2015 alle 17:55 in risposta a: Gruppo SILENZIO: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #9310Eccoci qui ai commenti e alla classifica!
Mi scuso se sono stato puntiglioso nei miei commenti, ma credo che altrimenti il contest perderebbe un po’ di senso, resto a disposizione per ogni tipo di precisazione e confronto
La qualità dei racconti è abbastanza buona, per stilare la classifica ho tenuto conto, innanzi tutto, dell’aderenza al tema, poi dell’impatto alla prima lettura, quindi della comprensibilità delle azioni e dei personaggi e per ultima della correttezza formale (che risente dei tempi ristretti).
A seguito i commenti in ordine alfabetico dell’autore, in calce la mia classifica personale.Vecchio leone
Ciao Charles,
eccola prima cosa a cui ho pensato quando ho letto l’inizio del racconto:
(https://www.youtube.com/watch?v=PhdnIXyqjmg&feature=youtu.be&t=31s)
il che è un bene da un verso perché me lo ha fatto leggere dando carica al carisma del protagonista, Franco, ma dall’altro è stato un duro parametro di confronto. Come ha già detto Valter prima di me, forse i personaggi necessitavano una maggiore caratterizzazione nel linguaggio o, se non quello, avrei almeno cercato di rendere maggiormente lo stacco tra la scena festaiola in piscina e il risveglio in ospedale.
Il tema è pienamente rispettato, anche se alla fine il racconto mi lascia un po’ indifferente. Lo scambio di battute finale non riesce, a mio avviso, ad essere pregnante e non aggiunge nulla che non si fosse già intuito prima.Eppure era chiusa
Ciao Damiano,
spero di averti consigliato bene di iscriverti su MC e siamo addirittura nello stesso gruppo 😛
Passando al racconto, il punto di vista frenetico e coinvolgente è ottimo per permettere l’immedesimazione con il protagonista. Ci sono giusto un paio di cose che non mi quadrano e te le elenco subito:
– se il protagonista aspetta di essere contattato mi sembra piuttosto difficile che perda il senso del tempo e che non tenga il telefono costantemente sotto controllo o a portata di mano;
– leggendo il finale sono subito tornato indietro a rileggere ed effettivamente la finestra era stata chiusa. Anche se la narrazione è soggettiva, quindi soggetta ad errori di valutazione, personalmente toglierei quel “chiudo la finestra” così che si possa dire “cavolo, effettivamente non l’aveva chiusa”
– Il finale è del tutto comprensibile e funziona, ma ha qualcosa che lo rende più moscio delle parti che lo precedono. Ci vorrebbe una revisioncina anche se così su due piedi non saprei dirti di preciso come intervenire.
Nel complesso un buon lavoro e una buona attinenza al tema.Philip Morris
Ciao Enrico,
la lettura del tuo racconto è scorrevole e coinvolgente. Come è capitato anche a Flavia, anche io ho dimenticato che fosse un ragazzo a scrivere il che va a favore di un punto di vista e un lessico verosimili e godibili.
Devo dirti però che, se anche è vero che si può trascrivere ogni storia, si dovrebbe scegliere di raccontare quelle che hanno qualcosa in più da dire. La tua appartiene a quelle tristemente “citofonate”. I personaggi sono scontati e banali e, appena inquadrati, si sa già dove si andrà a parare.
C’erano tante strade con cui avresti potuto stupire il lettore, ma, purtroppo, hai scelto la più scontata.
Il tema è ovviamente centrato e lo stile e buono, a parte qualche ammaccatura qua e la che un po’ di labor limae può facilmente sistemare ( non se ne ha mai il tempo di fare qui a MC), peccato l’originalità.
Il mio giudizio è “sei bravo ma non ti impegni” 😛L’amico immaginario
Ciao Flavia,
un altro viaggio nel paranormale, bello!
Il tema è centrato e la narrazione scorre piacevole ma il racconto, benché già sfori di un po’, soffre del poco spazio di MC. La vicenda e intrigante e il finale con la “doppia vendetta” del ragazzo fa sospettare di un precedente tra la zia e la madre parallelo a quello dei bimbi gemelli (il che stona un po’ con la completa sorpresa della donna al ritrovamento dell’ecografia) o la zia merita di morire perché voleva buttare via la bambola? Altro fatto a cui andrebbe data una spiegazione è la condizione della madre che alla fine si rivela diversamente da come tutti i personaggi sono abituati a conoscere. Da dove ha origine? È recente? Boh?
Come buon racconto paranormale lascia più domande che certezze il che è un bene, da un verso, perché vuol dire che la storia ha un suo appeal (e ce l’ha) però di sicuro non lo è per la soddisfazione del lettore alla fine che avrebbe voluto capirci un po’ di più.
Nel complesso lo giudico un buon prodotto a cui si prospettano due alternative a mio avviso (ma possono essercene anche molte altre, immagino).
1) Chiudersi a “il compleanno di Sara.” (come farei io al posto tuo)
2) Espandere la trama (magari approfittando dei caratteri in più del laboratorio a cui spero verrai ammessa)Pianeti
Ciao Gianantonio, benvenuto su Minuti Contati.
Devo ammettere che trovare un racconto di fantascienza fa sempre piacere, peccato la poca attinenza al tema. Nel tuo racconto i figli (non)dimenticati sono solo un orpello e non aggiungono nulla (forse anche a causa del tipo di narrazione che non permette di empatizzare con il protagonista) e, come loro, anche gli altri membri dell’equipaggio potrebbero benissimo non essere nemmeno nominati visto il contributo che danno.
La sintassi, per me, è un po’ troppo prolissa. Non che non apprezzi i periodi corposi, se ben strutturati, ma dovresti provare a inframezzare frasi più brevi per dare al lettore la possibilità di respirare.L’essenza della vita
Ciao Luca,
perché, perché nessuno pensa ai bambini? xD ( https://www.youtube.com/watch?v=BWG8RqsjI88 )
Tornando OT, racconto godibile e spassoso, decisamente in linea con il tema. Già dal titolo e per tutto il racconto giochi con il tema e il suo essere/non essere presente/dimenticato nel finale. A tal proposito, ti consiglio un punto esclamativo più che interrogativo alla fine (perché immagino che quel “i bambini” sia più un “oh porc…!” o un “doh!” degno del miglior Homer Simpson). That’s all.Errori di gioventù
Ciao Manuel,
il racconto è divertente è coinvolgente, fino all’ultimo non sapevo cosa aspettarmi (anche se il dubbio che si parlasse di un bambino mi aveva abbandonato a circa metà).
Quello che mi lascia un po’ titubante sono l’ambientazione scolastica e il tono dei protagonisti (soprattutto quello di lei) che stonano con l’età che i due dovrebbero avere (più o meno vent’anni?).
Nel complesso è una lettura piacevole con il tema declinato in maniera originale anche se ti consiglio un po’ più di cura nella scelta dei protagonisti che riesci poi a caratterizzare bene.Non ne ho idea
Ciao Marco,
ho letto questo racconto già la sera del contest, incuriosito dal titolo, e mi son detto “spero che non capiteremo nello stesso gruppo, sarebbe difficile da commentare e piazzare in classifica” ma si sa che le vie dell’Antico sono infinite, così eccoci qui.
Il racconto è surreale e rimpolpato dalla barzelletta che fa la parte del leone all’interno del componimento (praticamente un terzo del racconto) e che poi ci porta al finale tragico. La genesi della protagonista rimanda al mito del minotauro (anche se potrebbero trovarsi analogie molto meno lusinghiere) e solo così si può riuscire cercare di tenere su la sospensione di incredulità ma i personaggi non reggono proprio al dialogo che fa cadere, a mio avviso, qualsivoglia logica interna del racconto.
Nel complesso mi ha convinto poco anche se il tema è sicuramente centrato.Oggetti smarriti
Ciao Stefano,
quei bambini hanno un futuro, avevano convinto anche me! La scelta del PoV è vincente e l’inconsapevolezza di Patrizia aiuta a montare il caso (ad essere onesto, avevo pensato che potesse soffrire di qualche tipo di disturbo mentale), ma necessita, come detto da Flavia, uno stacco sul finale.
Il racconto è brillante e declina il tema in maniera originale. Una divertente rivincita sarebbe stata scoprire che la signora usava solo carta con pin, doppio colpo di scena, 1 a 1 e palla al centro 😛
In ogni caso, complimenti.L’ultimo respiro
Ciao Valter,
racconto originale, con una variazione sul tema ben declinata. Forse risulta un po’ superfluo esporlo letteralmente dalla bocca di Era (parlo giusto dell’inciso “figli dimenticati”, non di tutto il discorso che è pertinente e necessario).
La sintassi è particolare e non mi dispiace affatto salvo poi qualche caduta come su:
“Perché no? Dopo sei mesi sottoterra, non le sarebbe dispiaciuto.”
Forse cercavi di alleggerire il contesto ma, a parer mio, non era necessario. La forza del racconto sta nell’essere marcatamente differente.
Citare i patronati delle divinità è stata una mossa saggia che con poco evita al lettore di doversi armare di enciclopedia .
Nel complesso un buon lavoro. Bene.Classifica
1 – L’essenza della vita
2 – Oggetti smarriti
3 – L’ultimo respiro
4 – Eppure era chiusa
5 – Errori di gioventù
6 – L’amico immaginario
7 – Philip Morris
8 – Vecchio Leone
9 – Non ne ho idea
10 – Pianeti-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 9 mesi fa da
Simone Cassia.
Ciao Manuel,
il racconto è divertente è coinvolgente, fino all’ultimo non sapevo cosa aspettarmi (anche se il dubbio che si parlasse di un bambino mi aveva abbandonato a circa metà).
Quello che mi lascia un po’ titubante sono l’ambientazione scolastica e il tono dei protagonisti (soprattutto quello di lei) che stonano con l’età che i due dovrebbero avere (più o meno vent’anni?).
Nel complesso è una lettura piacevole con il tema declinato in maniera originale anche se ti consiglio un po’ più di cura nella scelta dei protagonisti che riesci poi a caratterizzare bene.Ciao Charles,
eccola prima cosa a cui ho pensato quando ho letto l’inizio del racconto:
il che è un bene da un verso perché me lo ha fatto leggere dando carica al carisma del protagonista, Franco, ma dall’altro è stato un duro parametro di confronto.
Come ha già detto Valter prima di me, forse i personaggi necessitavano una maggiore caratterizzazione nel linguaggio o, se non quello, avrei almeno cercato di rendere maggiormente lo stacco tra la scena festaiola in piscina e il risveglio in ospedale.Il tema è pienamente rispettato, anche se alla fine il racconto mi lascia un po’ indifferente. Lo scambio di battute finale non riesce, a mio avviso, ad essere pregnante e non aggiunge nulla che non si fosse già intuito prima.
Ciao Damiano,
spero di averti consigliato bene di iscriverti su MC e siamo addirittura nello stesso gruppo 😛Passando al racconto, il punto di vista frenetico e coinvolgente è ottimo per permettere l’immedesimazione con il protagonista. Ci sono giusto un paio di cose che non mi quadrano e te le elenco subito:
– se il protagonista aspetta di essere contattato mi sembra piuttosto difficile che perda il senso del tempo e che non tenga il telefono costantemente sotto controllo o a portata di mano;
– leggendo il finale sono subito tornato indietro a rileggere ed effettivamente la finestra era stata chiusa. Anche se la narrazione è soggettiva, quindi soggetta ad errori di valutazione, personalmente toglierei quel “chiudo la finestra” così che si possa dire “cavolo, effettivamente non l’aveva chiusa”
– Il finale è del tutto comprensibile e funziona, ma ha qualcosa che lo rende più moscio delle parti che lo precedono. Ci vorrebbe una revisioncina anche se così su due piedi non saprei dirti di preciso come intervenire.
Nel complesso un buon lavoro e una buona attinenza al tema.
Ciao Gianantonio, benvenuto su Minuti Contati.
Devo ammettere che trovare un racconto di fantascienza fa sempre piacere, peccato la poca attinenza al tema. Nel tuo racconto i figli (non)dimenticati sono solo un orpello e non aggiungono nulla (forse anche a causa del tipo di narrazione che non permette di empatizzare con il protagonista) e, come loro, anche gli altri membri dell’equipaggio potrebbero benissimo non essere nemmeno nominati visto il contributo che danno.
La sintassi, per me, è un po’ troppo prolissa. Non che non apprezzi i periodi corposi, se ben strutturati, ma dovresti provare a inframezzare frasi più brevi per dare al lettore la possibilità di respirare.Ciao Marco,
ho letto questo racconto già la sera del contest, incuriosito dal titolo, e mi son detto “spero che non capiteremo nello stesso gruppo, sarebbe difficile da commentare e piazzare in classifica” ma si sa che le vie dell’Antico sono infinite, così eccoci qui.
Il racconto è surreale e rimpolpato dalla barzelletta che fa la parte del leone all’interno del componimento (praticamente un terzo del racconto) e che poi ci porta al finale tragico. La genesi della protagonista rimanda al mito del minotauro (anche se potrebbero trovarsi analogie molto meno lusinghiere) e solo così si può riuscire cercare di tenere su la sospensione di incredulità ma i personaggi non reggono proprio al dialogo che fa cadere, a mio avviso, qualsivoglia logica interna del racconto.
Nel complesso mi ha convinto poco anche se il tema è sicuramente centrato.Grazie del commento,
in effetti tutti i retroscena della storia, se non conosciuti, sono difficili da intuire perché appena accennati (ho tagliato tantissimo, come detto prima). Per fortuna la comprensione generale della storia non ne esce compromessa ma restano come un “in più” che il lettore può apprezzare qualora, spinto dalla curiosità, avesse la volontà di informarsi di queste storie affascinanti e spaventose allo stesso tempo.Ciao Valter,
racconto originale, con una variazione sul tema ben declinata. Forse risulta un po’ superfluo esporlo letteralmente dalla bocca di Era (parlo giusto dell’inciso “figli dimenticati”, non di tutto il discorso che è pertinente e necessario).
La sintassi è particolare e non mi dispiace affatto salvo poi qualche caduta come su:
“Perché no? Dopo sei mesi sottoterra, non le sarebbe dispiaciuto.”
Forse cercavi di alleggerire il contesto ma, a parer mio, non era necessario. La forza del racconto sta nell’essere marcatamente differente.
Citare i patronati delle divinità è stata una mossa saggia che con poco evita al lettore di doversi armare di enciclopedia .
Nel complesso un buon lavoro. Bene.Ciao Stefano,
quei bambini hanno un futuro, avevano convinto anche me! La scelta del PoV è vincente e l’inconsapevolezza di Patrizia aiuta a montare il caso (ad essere onesto, avevo pensato che potesse soffrire di qualche tipo di disturbo mentale), ma necessita, come detto da Flavia, uno stacco sul finale.
Il racconto è brillante e declina il tema in maniera originale. Una divertente rivincita sarebbe stata scoprire che la signora usava solo carta con pin. Doppio colpo di scena, 1 a 1 e palla al centro 😛
In ogni caso, complimenti.Ciao Luca,
perché, perché nessuno pensa ai bambini? xD ( https://www.youtube.com/watch?v=BWG8RqsjI88 )
Tornando OT, racconto godibile e spassoso, decisamente in linea con il tema. Già dal titolo e per tutto il racconto giochi con il tema e il suo essere/non essere presente/dimenticato nel finale. A tal proposito, ti consiglio un punto esclamativo più che interrogativo alla fine (perché immagino che quel “i bambini” sia più un “oh porc…!” o un “doh!” degno del miglior Homer Simpson). That’s all.Ciao Enrico,
la lettura del tuo racconto è scorrevole e coinvolgente. Come è capitato anche a Flavia, anche io ho dimenticato che fosse un ragazzo a scrivere il che va a favore di un punto di vista e un lessico verosimili e godibili.
Devo dirti però che, se anche è vero che si può trascrivere ogni storia, si dovrebbe scegliere di raccontare quelle che hanno qualcosa in più da dire. La tua appartiene a quelle tristemente “citofonate”. I personaggi sono scontati e banali e, appena inquadrati, si sa già dove si andrà a parare.
C’erano tante strade con cui avresti potuto stupire il lettore, ma, purtroppo, hai scelto la più scontata.
Il tema è ovviamente centrato e lo stile e buono, a parte qualche ammaccatura qua e la che un po’ di labor limae può facilmente sistemare ( non se ne ha mai il tempo di fare qui a MC), peccato l’originalità.
Il mio giudizio è “sei bravo ma non ti impegni” 😛Ciao Flavia,
un altro viaggio nel paranormale, bello!Il tema è centrato e la narrazione scorre piacevole ma il racconto, benché già sfori di un po’, soffre del poco spazio di MC. La vicenda e intrigante e il finale con la “doppia vendetta” del ragazzo fa sospettare di un precedente tra la zia e la madre parallelo a quello dei bimbi gemelli (il che stona un po’ con la completa sorpresa della donna al ritrovamento dell’ecografia) o la zia merita di morire perché voleva buttare via la bambola? Altro fatto a cui andrebbe data una spiegazione è la condizione della madre che alla fine si rivela diversamente da come tutti i personaggi sono abituati a conoscere. Da dove ha origine? È recente? Boh?
Come buon racconto paranormale lascia più domande che certezze il che è un bene, da un verso, perché vuol dire che la storia ha un suo appeal (e ce l’ha) però di sicuro non lo è per la soddisfazione del lettore alla fine che avrebbe voluto capirci un po’ di più.
Nel complesso lo giudico un buon prodotto a cui si prospettano due alternative a mio avviso (ma possono essercene anche molte altre, immagino).
1) Chiudersi a “il compleanno di Sara.” (come farei io al posto tuo)
2) Espandere la trama (magari approfittando dei caratteri in più del laboratorio a cui spero verrai ammessa)Ciao Flavia! Si, di nuovo gruppo insieme.
Non vedo l’ora di leggere il tuo racconto e mi dispiace per il megamalus
Ti ringrazio per il tuo commento. Quando ho letto l’argomento dell’edizione, la mia mente ha subito scartato il “figli” in senso stretto e questa è stata la prima cosa a cui ho pensato. Sono contento che non si noti il taglia e cuci che ho dovuto fare per entrare nei 3000 caratteri (avevo sforato i 4000 a fine stesura) ma a leggere bene qualcosina da sistemare c’è ancora.
Le frasi macchinose, si, sono un po’ un mio problema. Anche se l’inciso “mi hai detto” che hai segnalato è un po’ ricercato. Volevo sottolineare che (cosa storicamente accaduta) fu proprio Onoda a chiedere allo studente (durante la precedente discussione) che fosse il suo ufficiale a dargli l’ordine di arrendersi, quindi mi piaceva che la frase desse in qualche modo una gomitata al lettore per costringerlo a soffermarsi (forse avrei dovuto trovare un altro modo).
Grazie ancora!-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 9 mesi fa da
Simone Cassia.
Liberamente ispirato a una storia vera, per chi volesse saperne di più:
https://it.wikipedia.org/wiki/Soldati_fantasma_giapponesi
http://www.tuttogiappone.eu/la-guerra-del-tenente-hiroo-onoda/
Ok, Capo! Ci leggiamo al laboratorio
Ho capito cosa intendi e ti ringrazio perché mi dai modo di approfondire il problema del rapporto stile/contenuto 😉
Ho scritto in questa maniera, risultando magari banale e stucchevole a chi ha l’abitudine di guardare costantemente oltre le cose, perché di esempi negativi di cui indignarsi moralmente siamo circondati, eppure questi non fanno sempre effetto ma anzi, lo fanno sempre meno. Allora, forse, c’è bisogno che certe cose vadano dette chiare e tonde piuttosto che lasciate intuire (anche se so che non ci si può limitare a questo, o si suonerebbe come un disco rotto). Forse c’è bisogno di un attimo di pausa in cui ricaricarsi di buoni sentimenti.
Rispetto tutti gli altri canali di comunicazione, la lettura ha il pregio di focalizzare l’attenzione del lettore (è difficile leggere mentre si fa altro, cosa che non avviene con Tv, radio e web) che può approcciarsi al mezzo con il proprio tempo. Una composizione di 3000 battute, oltretutto, è breve abbastanza da poter raggiungere anche le persone meno abituate a leggere.
Ecco tutti gli ingredienti che hanno fatto questa torta che è come quelle con la panna, piace un po’ a tutti anche se alcuni la trovano troppo dolce 😛
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da
Simone Cassia.
Fatality! Mancanza di dialoghi, trama, personaggi e ambientazione… ho vinto qualcosa? 😛
Scherzi a parte, ti ringrazio per il commento e per i complimenti allo stile. L’esercizio che mi proponi sembra piuttosto divertente, anche se non ho problemi ad esprimere cattivi sentimenti, solo, non avevo intenzione di farlo. Immagino che comunque l’esercizio non sia scollegato al “nuovo” da offrire al lettore, altrimenti non capirei perché i buoni sentimenti risultino banali mentre i cattivi meritino di essere raccontati. Ho già promesso agli altri che smusserò il lato riflessivo dei miei racconti e rinnovo anche a te questa promessaSi, Angelo, hai ragione, è abbastanza chiaro solo che ho scritto il commento oggi mentre avevo letto il racconto ieri prima di andare a letto e mi era rimasta impressa la necessità di stare attorno alla fonte di luce, qualunque essa fosse. Chiedo scusa per l’imprecisione. Fondamentalmente le domande che mi sorgono sono tutte inerenti l’ambientazione e su cosa comporti diventare “parte del buio.” Esistono già soggetti che rimangono umani nonostante il raggiungimento della maggiore età oppure se è una di quelle speranze che si diffondono per mantenere viva la speranza nel futuro? Perché la mutazione è intesa come una cosa negativa se comunque coloro che lo diventano rimangono membri attivi della tribù? Avrebbe senso che la mutazione fosse accolta come un passaggio alla maggiore età anche se forse si evince l’incapacità di concepire nuovi bambini da mutati. Avere nomi legati al sole o alla luce ha un qualche effetto? Riuscirà Elio a rimanere umano? Da cosa è generata questa nuova condizione dell’umanità? Tante domande 😀
17 giugno 2015 alle 13:00 in risposta a: Gruppo TURA SATANA: Lista racconti ammessi e vostre classifiche #8103Ora arriva il difficile, stilare la classifica (la trovate in fondo 😛 ).
Intanto riporto i commenti a caldo, anche se alcuni si sono estesi nei botta e risposta con gli autori 😉Mia madre, di Omaima Marfoq
L’incipit è sicuramente pregnante, ad un livello più alto rispetto al resto della storia che secondo me inizia a perdersi dalla comparsata piuttosto superflua dell’investitore che aggiunge poco alla narrazione e ti fa prendere quei sei punti di malus. Bella la discesa nel sogno con il cielo nero che carica anche il lettore dell’inquietudine che vive la protagonista. Riguardo il tema del contest direi che è stato più o meno centrato anche se la luce interiore della protagonista sembra si stia piuttosto spegnendosi pian piano.Una sedia in mezzo ai fiori, di Carolina Pelosi
… e poi? Te lo giuro, ho avuto i brividi mentre leggevo ma all’atto di concretizzare la narrazione che ti è successo? Onestamente non capisco il nodo centrale della storia. Ok, la protagonista è arrivata nella casa dell’amica di infanzia con cui si sono perse di vista e a cui è venuta a mancare la madre (è questo il motivo scatenante della visita? Perché sembra piuttosto accidentale come notizia nella narrazione) e poi? Ricordi, tantissimi ricordi, ma l’amica è a casa? Sembra così all’inizio, poi invece si scopre che le lettere non si sa più dove spedirle. Non so, tanto fumo e niente arrosto purtroppo. Un vero peccato perché mi ha fatto venire l’acquolina in bocca.Grano nero, di Daniele Picciuti
Una parola: inquietante. Sembra tutto in qualche modo ordinario fino a quando non arriva il finale a farti accapponare la pelle. «Puzzi come la nonna». Boom! La luce che non si spegne mai qui è un fuoco fatuo, va bene, ci può stare. Povero nonno ad aver cresciuto un nipote così. Giro molto in tondo perché fondamentalmente ho poco da dirti a parte i miei complimenti. Complimenti 😛Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini
C’è tanta farina in questo sacco e tutta molto buona. La luce sta nella capacità acquisita dalla madre di aprire il proprio cuore alle emozioni e staccarsi dal rumore del mondo e nel riconoscere alla figlia qualcosa che non era stata in grado di vedere fino a quel momento. Forse sarebbe stato bello se anche la figlia avesse imparato qualcosa dalla madre (a parte cucinare e prendersi cura della casa), mi risulta difficile credere che la verità stava tutta dalla parte della ragazza. Il racconto è scritto con cura e risulta convincente. Evidente il taglio femminile (che non è un pregio né un difetto). Mi piace.La lucina, di Flavia Imperi
I bambini sono creature meravigliose e questo racconto-dialogo ce lo conferma. Sono arrivato a leggerlo “facendo le voci” a mente. Un tema importante, quello della perdita di un genitore/partner, affrontato con una semplicità disarmante (in senso positivo). Non ci sono nomi, non ci sono descrizioni ma è tutto estremamente chiaro e comprensibile. Anche nella durezza delle parole della madre si percepisce l’affetto che prova. Bello.Il bambino con il ghiacciolo
L’ho letto e l’ho riletto, un racconto forte, ma la luce che non si spegne mai, ad essere onesto, proprio non l’ho trovata. Non ho molto apprezzato la similitudine tra il bambino col ghiacciolo e il rapporto del protagonista con Gino; sia perché non ne colgo il valore sia perché non capisco, all’interno di una narrazione in prima persona, quando possa essersi sviluppata all’interno della mente del protagonista dato lo svolgersi degli eventi. Nel complesso non mi è piaciuto granché, mi dispiace.Risveglio, di Eleonora Rossetti
L’amore è la luce che illumina la nostra vita, che sia quella che non si spegne mai, non lo so, ma di sicuro è piacevole pensarlo. La narrazione scorre bene e la brevità delle frasi rende lo smarrimento e la precarietà della situazione del protagonista. La scelta di un repertorio lessicale nudo e crudo trasmette le sensazioni dure dell’incidente che mi hanno pungolato fino al finale, dolcissimo, con la comparsa della moglie in veste quasi angelica. Ad alcuni potrà sembrare banale, ma io sono un inguaribile sentimentale.Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo
E qui la luce si chiama Elvis the pelvis in the Menphis (come direbbe il buon vecchio Bonolis). Una stella vera, che molti anni dopo la sua scomparsa continua a brillare. Il racconto è ben scritto e interpreta il tema in maniera estremamente originale. L’andamento del racconto è buono ed estende al lettore il senso di soddisfazione del protagonista rispetto alla propria vita. Bello.Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
Devo dire che quando il bambino dal nulla chiede “le hai viste le luci, papà?” si è ripresentata alla mia mente una buona dose di film in tema col tuo racconto. Gli alieni alla fine si sono palesati per rapire o salvare un determinato numero di soggetti. Onestamente mi lascia un po’ interdetto la reazione del padre nel finale, non riesco proprio ad immaginarla. Fin troppa stoica accettazione che stona con il senso di sorpresa e incredulità rispetto agli eventi che lo hanno caratterizzato fino a quel momento. Nel complesso è un buon racconto, buoni i dialoghi, buono lo stile (anche se ci sono stato un po’ per capire che Luca fosse il padre di Andrea e Zoe, in questo mi unisco al suggerimento di Daniele).Minugai, di Raffaele Serafini
È forse stato il racconto che ho riletto più di tutti e anche l’ultimo che ho commentato. Alla prima lettura non ci avevo capito molto, allora sono andato a cercare cosa fosse un inugami e, benché tutto fosse più chiaro, c’erano ancora cose che non capivo. Il commento di Daniele di ieri pomeriggio, finalmente, ha fatto luce. Mi consola leggere che non sono stato l’unico ad avere dei dubbi in merito, mal comune mezzo gaudio, anche se forse denota una narrazione un po’ troppo ermetica. La luce del capanno è l’unico collegamento con il tema ma, a differenza che negli altri racconti, non ne viene esplicitato l’aspetto necessario: perché questa luce deve stare sempre accesa? La figura del padre fa spavento. A rigor di logica, l’uomo si è affidato allo spirito dell’inugami per acquisire successo nel lavoro e ricevere la promozione e alla fine lo spirito ha pre(te)so, in maniera forse accidentale, un tributo enorme. L’uomo però non sembra quasi soffrirene e, ormai completamente asservito, pensa che lo spirito stesso “risolverà tutto.” Tutto un grande “meh” a mio avviso, un grande “meh” con un buon ritmo.Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
Ammettilo, è il prologo di un romanzo a cui stai lavorando. Ovviamente scherzo, però complimenti, in 3000 caratteri hai montato su una storia di quelle che ti prendono alla grande. Certo restano tanti perché e la curiosità che galoppa a mille quando finisci di leggere e questo non so se è del tutto un bene per un racconto breve. L’aderenza al tema non è esplicitata ma sembra essere legata alla necessità dei protagonisti di rimanere vicino alla luce (un falò?) per sopravvivere. In definitiva è uno scritto estremamente valido ma soffre di un’ambientazione sconosciuta al lettore, che si palesa come può in brevissimo tempo, ma che non c’è modo alcuno di approfondire in così poco spazio.Classifica:
1) La lucina, di Flavia Imperi
2) Chiamatemi Elvis, di Fernando Nappo
3) Risveglio, di Eleonora Rossetti
4) Gli inquilini del buio, di Angelo Frascella
5) Una sedia in mezzo ai fiori, di Carolina Pelosi
6) Grano nero, di Daniele Picciuti
7) Dalla terra al cielo, di Linda De Santi
8) Con i tuoi occhi, di Alice Gibellini
9) Il bambino con il ghiacciolo, di Marco Roncaccia
10) Mia madre, di Omaima Marfoq
11) Minugai, di Raffaele Serafini-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da
Simone Cassia.
È forse stato il racconto che ho riletto più di tutti e anche l’ultimo che ho commentato. Alla prima lettura non ci avevo capito molto, allora sono andato a cercare cosa fosse un inugami e, benché tutto fosse più chiaro, c’erano ancora cose che non capivo. Il commento di Daniele di ieri pomeriggio, finalmente, ha fatto luce. Mi consola leggere che non sono stato l’unico ad avere dei dubbi in merito, mal comune mezzo gaudio, anche se forse denota una narrazione un po’ troppo ermetica. La luce del capanno è l’unico collegamento con il tema ma, a differenza che negli altri racconti, non ne viene esplicitato l’aspetto necessario: perché questa luce deve stare sempre accesa? La figura del padre fa spavento. A rigor di logica, l’uomo si è affidato allo spirito dell’inugami per acquisire successo nel lavoro e ricevere la promozione e alla fine lo spirito ha preso, in maniera forse accidentale, un tributo enorme che però non sembra essere stato quasi sofferto dall’uomo che, ormai completamente asservito, pensa lo spirito stesso “risolverà tutto.” Tutto un grande “meh” a mio avviso, un grande “meh” con un buon ritmo.
Devo dire che quando il bambino dal nulla chiede “le hai viste le luci, papà?” si è ripresentata alla mia mente una buona dose di film in tema col tuo racconto. Gli alieni alla fine si sono palesati per rapire o salvare un determinato numero di soggetti. Onestamente mi lascia un po’ interdetto la reazione del padre nel finale, non riesco proprio ad immaginarla. Fin troppa stoica accettazione che stona con il senso di sorpresa e incredulità rispetto agli eventi che lo hanno caratterizzato fino a quel momento. Nel complesso è un buon racconto, buoni i dialoghi, buono lo stile (anche se ci sono stato un po’ per capire che Luca fosse il padre di Andrea e Zoe, in questo mi unisco al suggerimento di Daniele).
Ammettilo, è il prologo di un romanzo a cui stai lavorando. Ovviamente scherzo, però complimenti, in 3000 caratteri hai montato su una storia di quelle che ti prendono alla grande. Certo restano tanti perché e la curiosità che galoppa a mille quando finisci di leggere e questo non so se è del tutto un bene per un racconto breve. L’aderenza al tema non è esplicitata ma sembra essere legata alla necessità dei protagonisti di rimanere vicino alla luce (un falò?) per sopravvivere. In definitiva è uno scritto estremamente valido ma soffre di un’ambientazione sconosciuta al lettore, che si palesa come può in brevissimo tempo, ma che non c’è modo alcuno di approfondire in così poco spazio.
Volevo ringraziarvi delle recensioni, ho notato che tutti mi avete fatto notare lo sbilanciamento del racconto verso l’ambito riflessivo. La cosa è voluta, non mi sono fatto “prendere la mano” 😉 . L’azione, che è solo accennata, svanisce per essere puro spunto riflessivo. Se però tutti lo percepite come criticità, è un dato che di cui devo tener conto per migliorare
Grazie ancora.E qui la luce si chiama Elvis the pelvis in the Menphis (come direbbe il buon vecchio Bonolis). Una stella vera, che molti anni dopo la sua scomparsa continua a brillare. Il racconto è ben scritto e interpreta il tema in maniera estremamente originale. L’andamento del racconto è buono ed estende al lettore il senso di soddisfazione del protagonista rispetto alla propria vita. Bello.
C’è tanta farina in questo sacco e tutta molto buona. La luce sta nella capacità acquisita dalla madre di aprire il proprio cuore alle emozioni e staccarsi dal rumore del mondo e nel riconoscere alla figlia qualcosa che non era stata in grado di vedere fino a quel momento. Forse sarebbe stato bello se anche la figlia avesse imparato qualcosa dalla madre (a parte cucinare e prendersi cura della casa), mi risulta difficile credere che la verità stava tutta dalla parte della ragazza. Il racconto è scritto con cura e risulta convincente. Evidente il taglio femminile (che non è un pregio né un difetto). Mi piace.
Una parola: inquietante. Sembra tutto in qualche modo ordinario fino a quando non arriva il finale a farti accapponare la pelle. «Puzzi come la nonna». Boom! La luce che non si spegne mai qui è un fuoco fatuo, va bene, ci può stare. Povero nonno ad aver cresciuto un nipote così. Giro molto in tondo perché fondamentalmente ho poco da dirti a parte i miei complimenti. Complimenti 😛
Si, anche io ho avuto l’impressione che si trattasse di una bambina 😉
@Alice: non è importante nel dettaglio quello che è successo, quanto lo spunto di riflessione che ne viene fuori. Il punto del racconto è che i drammi che sentiamo al telegiornale ci toccano relativamente fino a quando non ne diventiamo protagonisti ed è quello che succede al protagonista. Il figlio gli fa notare che nel palazzo di fronte c’è una luce che non si spegne mai e il protagonista decide di attivarsi (avrebbe potuto dire al bambino che non era nulla di interessante). Non è spiegato, ma ci sono tutti gli indizi per capire che ha chiamato i soccorsi perché indagassero e il risultato è il rinvenimento di un anziano solo e dimenticato che è venuto a mancare di cui nessuno ha sentito la mancanza. Un dramma silenzioso che fa pensare.
@Flavia: avrei potuto fare un dialogo, vero, ma non mi sento ferratissimo nella stesura dei dialoghi e questa è la prima edizione di Minuti Contati a cui partecipo; ho voluto iniziare con qualcosa su cui mi sentivo certo, più avanti sperimenterò.
I bambini sono creature meravigliose e questo racconto-dialogo ce lo conferma. Sono arrivato a leggerlo “facendo le voci” a mente. Un tema importante, quello della perdita di un genitore/partner, affrontato con una semplicità disarmante (in senso positivo). Non ci sono nomi, non ci sono descrizioni ma è tutto estremamente chiaro e comprensibile. Anche nella durezza delle parole della madre si percepisce l’affetto che prova. Bello.
L’amore è la luce che illumina la nostra vita, che sia quella che non si spegne mai, non lo so, ma di sicuro è piacevole pensarlo. La narrazione scorre bene e la brevità delle frasi rende lo smarrimento e la precarietà della situazione del protagonista. La scelta di un repertorio lessicale nudo e crudo trasmette le sensazioni dure dell’incidente che mi hanno pungolato fino al finale, dolcissimo, con la comparsa della moglie in veste quasi angelica. Ad alcuni potrà sembrare banale, ma io sono un inguaribile sentimentale.
Che dire, allora complimenti per l’omaggio agli Smiths, nella mia ignoranza (rispetto alla canzone e all’album in questione) non ho colto i riferimenti. In una chiusura di racconto così adrenalinica sembra più la voglia di (soprav)vivere quella luce che non si spegne (ricordiamoci che la macchina, oltre al bambino, sta puntando un palazzo che anzi è la prima cosa che viene presentata al lettore). Hai cercato di affrontare il tema in maniera complessa e forse nel farlo ti sei lasciato cullare un po’ troppo dai referenti che hai scelto.
L’ho letto e l’ho riletto, un racconto forte, ma la luce che non si spegne mai, ad essere onesto, proprio non l’ho trovata. Non ho molto apprezzato la similitudine tra il bambino col ghiacciolo e il rapporto del protagonista con Gino; sia perché non ne colgo il valore sia perché non capisco, all’interno di una narrazione in prima persona, quando possa essersi sviluppata all’interno della mente del protagonista dato lo svolgersi degli eventi. Nel complesso non mi è piaciuto granché, mi dispiace.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da
Simone Cassia.
L’incipit è sicuramente pregnante, ad un livello più alto rispetto al resto della storia che secondo me inizia a perdersi dalla comparsata piuttosto superflua dell’investitore che aggiunge poco alla narrazione e ti fa prendere quei sei punti di malus. Bella la discesa nel sogno con il cielo nero che carica anche il lettore dell’inquietudine che vive la protagonista. Riguardo il tema del contest direi che è stato più o meno centrato anche se la luce interiore della protagonista sembra si stia piuttosto spegnendosi pian piano.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da
Simone Cassia.
… e poi? Te lo giuro, ho avuto i brividi mentre leggevo ma all’atto di concretizzare la narrazione che ti è successo? Onestamente non capisco il nodo centrale della storia. Ok, la protagonista è arrivata nella casa dell’amica di infanzia con cui si sono perse di vista e a cui è venuta a mancare la madre (è questo il motivo scatenante della visita? Perché sembra piuttosto accidentale come notizia nella narrazione) e poi? Ricordi, tantissimi ricordi, ma l’amica è a casa? Sembra così all’inizio, poi invece si scopre che le lettere non si sa più dove spedirle. Non so, tanto fumo e niente arrosto purtroppo. Un vero peccato perché mi ha fatto venire l’acquolina in bocca.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da
Simone Cassia. Ragione: spuntavano codici a caso :(
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
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