Un saluto a Livio Gambarini, guest star della 70ª Edizione del nostro contest, la calda e ormai quasi nostalgica (l’estate sta finendo) Summer Edition!
Buona lettura!
Maurizio Bertino
Ciao Livio e grazie per esserti prestato a questa intervista oltre che per avere accettato di essere la Special Guest di Minuti Contati per il mese di Agosto. Sei una nostra vecchia conoscenza; per te poche apparizioni, ma che hanno lasciato il segno. Cosa ricordi delle tue partecipazioni?
Livio Gambarini
Ciao Maurizio! Ho una memoria pessima a livelli (e per motivi) patologici, ma associo Minuti Contati a una regolare tradizione di impegni sovrapposti e ritardi. Se ben ricordo ho partecipato a quattro edizioni, in una delle quali ero mezzo ubriaco e in due mi ero collegato da casa di amici da cui ero stato invitato a cena – con due di queste amiche, Federica ed Elena, ridiamo ancora delle scene collegate all’episodio. Solo in una edizione le condizioni erano normali: fu la volta in cui scrissi Kumasi, Ghana, 2117, di cui sono soddisfatto nonostante tutti gli spigoli della fretta.
Maurizio Bertino
Il blog di Livio Gambarini è uno spazio dedicato ai tuoi pensieri e alle tue opere. Quanto si può capire di te lì?
Livio Gambarini
Mah. Sicuramente da quanto raramente lo aggiorno si può intuire quanto sia incasinata la mia vita… Purtroppo sono abbastanza lento quando scrivo cose che non siano narrativa (e neanche in narrativa non sono il più veloce del mondo), perciò finisco per pubblicare quasi solo i miei aggiornamenti, mentre mi piacerebbe anche recensire le mie letture e invitare altri blogger. Sono più presente sulla mia pagina Facebook.
Maurizio Bertino
Hai partecipato a parecchi contest e ne gestisci addirittura uno. Questi “laboratori” cosa possono dare a chi vuole scrivere?
Livio Gambarini
Tanterrime cose. I contest in cui si ricevono commenti e feedback sono fonti eccezionali di esperienza pratica di scrittura, che è metà del lavoro che occorre fare per migliorare. A patto naturalmente che si sia capaci di tenere il proprio ego fuori dal laboratorio: per farle occorrono onestà, attenzione e impegno e per riceverle occorre uno sforzo empatico che richiede di alzarsi dal comodo divano dell’autolegittimazione. L’altra metà del lavoro è approfondimento teorico, che andrebbe condotto di pari passo con l’esercizio: ci sono molti manuali che fungono alla bisogna (a me sono stati utili Il prontuario dello scrittore di Franco Forte e On writing di Stephen King).
Maurizio Bertino
Poco più di un anno fa hai pubblicato il tuo primo romanzo: Le colpe dei padri. Cosa hai provato prendendo in mano la prima copia del libro?
Livio Gambarini
Ero gasatissimo! La grafica mi piaceva molto; inoltre a sorpresa Emanuele (il mio editore) aveva inserito le mappe disegnate da Fabio Porfidia nei due risvolti di copertina, quindi a colori e di immediato reperimento, invece che all’inizio e alla fine del blocco libro! Non mi aveva detto niente, è stata una sopresa stupenda: in questo modo il libro ha tutto un altro appeal.
Maurizio Bertino
Da qualche mese è arrivato Eternal War – Gli Eserciti dei Santi e da poco è sbarcato anche negli USA. Parlaci di questo progetto.
Livio Gambarini
È la rielaborazione in chiave fantasy della Firenze ai tempi di Dante e delle dispute politiche descritte nella Divina Commedia, ma con l’introduzione di una casta invisibile di spiriti protettori delle famiglie, che discendono dai Penati romani e che si fanno la guerra usando come pedine gli umani delle loro casate. Tra i tre concept che avevo proposto ad Acheron Books, questo è quello che mi è stato chiesto di sviluppare; era anche richiesto che vi figurassero personaggi famosi, che venisse valorizzato il patrimonio culturale italiano, che fosse lungo 300k caratteri, che fosse il pilota autoconclusivo di una trilogia… Insomma quanto a paletti tematici, stilistici e strutturali non avevo certo le mani libere; del resto la loro linea editoriale è piuttosto precisa. Ma è stato grazie a queste limitazioni che ha fatto la differenza l’esperienza maturata nei concorsi tematici come Minuti Contati e quelli del forum de La Tela Nera!
Maurizio Bertino
Con questo libro ci hai stuzzicato e hai creato un mondo nuovo. Ci sarà un seguito (dimmi di sì, perché io lo sto già aspettando)?
Livio Gambarini
Ci sarà, ci sarà! ^_^ Inizierò a scrivere il secondo episodio in ottobre, appena avrò finito il secondo volume dell’altra mia trilogia. Le trame dei tre romanzi di Eternal War sono state pensate tutte insieme, quindi il contenuto e gli snodi sono già stabiliti: dovrò solo ripassare l’ambientazione e fare la scaletta dei capitoli. Poi potrò buttar giù il testo con l’aiuto del mio fidatissimo team di beta lettori!
Maurizio Bertino
Guido Cavalcanti e Dante Alighieri sono due dei protagonisti del tuo libro. Quanto è stato difficile scrivere di personaggi veramente esistiti? Quanto lavoro c’è stato dietro?
Livio Gambarini
È un lavoro duro, molto duro. Non esiste un modo giusto per farlo; a me piace fare ricerca storica, ma quando le ricerche sono finalizzate alla scrittura di un’opera di narrativa, devi muoverti su un terreno infido in cui è impossibile usare le stesse arti per accontentare i lettori che cercano entertainment e quelli che si gustano l’affresco storico. Devi dosare i tuoi ingredienti con molta attenzione. Io sono partito avvantaggiato perché su Dante avevo già fatto ricerche approfondite per gli esami universitari, e perché il medioevo italiano mi era familiare dalle ricerche per le Colpe. Nonostante questo, ho dedicato quasi due mesi alla documentazione. Per fortuna, per Dante e più ancora per Guido i margini di oblio biografico sono abbastanza larghi da permettere un agio narrativo che mi sarei sognato se avessi scelto che so, Proust e Napoleone. Questo progetto mi ha tra l’altro permesso di sfogare la mia antipatia personale nei confronti di Dante, che ho sempre ammirato sul piano letterario e cordialmente disprezzato sul piano umano. Dai, diciamocelo: Dante era un genio, ma era anche una persona odiosissima, oltre che il più epico campione di Friendzone della storia della letteratura mondiale.
Maurizio Bertino
Sia Le colpe dei padri che Eternal War – Gli Eserciti dei Santi sono ambientati nel passato. Pensi che questo ti farà etichettare come scrittore storico? Ci sono altri generi in cui vorresti cimentarti?
Livio Gambarini
In un mondo super complesso come il nostro, la gente dà etichette in continuazione. Non importa quali mi attribuiscono ora che sono agli inizi del mio cammino di scrittore e che ho ancora la fortuna di interagire direttamente con buona parte dei miei lettori. Dovrò fare semmai attenzione a cosa succederà se mai conquisterò una casa editrice big: quell’etichetta mi resterà incollata con maggiore ostinazione di quelle attuali, e dovrò augurarmi che sia un’etichetta DOC.
Personalmente non mi etichetto in nessun modo. Mi piacciono tutti i generi, perché in ciascuno si celano spunti per rendere più efficaci determinate sfaccettature: attualmente oltre ai generi consueti sto leggendo un’opera di Bizarro fiction, un romanzo rosa e una raccolta di racconti erotici. Mi attira molto anche la sfida del “non genere” letterario, che qui in Italia è considerato (a torto) l’unica forma nobile della narrativa. Il problema del letterario è che più o meno qualsiasi cialtrone con una posa e un vocabolario da intellettuale (e magari un editor serio) può scrivere una roba liricheggiante senza capo né coda e aggiudicarsi premi e fama (se non proprio il successo), sbattendosene se quello che ha scritto non verrà compreso da nessuno e non farà che assottigliare il numero già esiguo dei lettori in Italia. Ma come dice il saggio, quando la vita ti dà dei limoni, limonala.
Personalmente non mi etichetto in nessun modo. Mi piacciono tutti i generi, perché in ciascuno si celano spunti per rendere più efficaci determinate sfaccettature: attualmente oltre ai generi consueti sto leggendo un’opera di Bizarro fiction, un romanzo rosa e una raccolta di racconti erotici. Mi attira molto anche la sfida del “non genere” letterario, che qui in Italia è considerato (a torto) l’unica forma nobile della narrativa. Il problema del letterario è che più o meno qualsiasi cialtrone con una posa e un vocabolario da intellettuale (e magari un editor serio) può scrivere una roba liricheggiante senza capo né coda e aggiudicarsi premi e fama (se non proprio il successo), sbattendosene se quello che ha scritto non verrà compreso da nessuno e non farà che assottigliare il numero già esiguo dei lettori in Italia. Ma come dice il saggio, quando la vita ti dà dei limoni, limonala.
Maurizio Bertino
Per essere un buono scrittore bisogna prima essere un ottimo lettore. Quali sono i tuoi autori preferiti?
Livio Gambarini
Tra gli autori di libri che ho nel cuore ci sono George Martin, Barbery Muriel, Terry Pratchett, Valerio Evangelisti, Lev Tolstoj, Michael Swanwick, Joe Dever, Robert Howard, H.P. Lovecraft.
Maurizio Bertino
Consigliaci delle letture per questa calda estate ormai prossima alla fine.
Livio Gambarini
Poison Fairies di Luca Tarenzi; Gli dèi di Mosca di Michael Swanwick; L’Età Sottile di Francesco Dimitri; La Vipera e il Diavolo di Luigi Barnaba Frigoli e qualcosa di Giulia Besa… di recente sto leggendo Starbound di Marta Leandra Mandelli, che ha uno stile lento, sentimentale e squisitamente femminile, insomma del tutto opposto al mio. È un fantasy con una bella ambientazione curata, ma per i miei gusti flusso e personaggi sono molto pesanti da digerire. L’ho già accantonato quattro o cinque volte, ma per qualche insolita malia ogni volta lo riprendo in mano per proseguire… lo sto studiando per capirne il segreto!
Maurizio Bertino
Scrivere un romanzo è sicuramente diverso rispetto a partecipare a delle raccolte (ASAP è un bellissimo esempio di collaborazione tra amici, con te c’erano Marco Cardone, Polly Russell e Marco Lomonaco), ma quanto ti ha aiutato fare esperienza con dei racconti?
Livio Gambarini
ASAP: Tempi che corrono è stata un’esperienza tanto estenuante quanto divertente, ma scrivere una novella fantascientifica scritta a sei mani è un’esperienza molto fuori dagli schemi.
Scrivere romanzi è sicuramente molto diverso dallo scrivere racconti: sul lungo formato ti devi preoccupare di equilibri ulteriori quali lo sviluppo e la gestione dei personaggi, la distribuzione graduale delle informazioni, la coerenza… Ci sono però degli aspetti in comune, che quando si approccia il romanzo occorre avere già ben rodati: flusso narrativo, dialoghi, gestione del PdV… Da piccolo ho iniziato a scrivere tre romanzi (uno l’ho anche portato a termine), ma quando ho deciso di fare sul serio li ho gettati nella cartella dei momenti nostalgici e ho iniziato da zero a produrre racconti a raffica. Mi sono preso tutto il mio tempo per sperimentare, sbagliare, divertirmi, riprovare, indugiare, togliermi gli sfizi, e capire cosa piaceva e cosa no. Avendo un formato breve, quei racconti sono rimasti come istantanee del mio costante cammino di miglioramento, cosa che in un romanzo avrebbe generato soltanto inconsistenze e necessità di multiple (e inutili) ristesure. Sono contentissimo di aver fatto esperienza sui racconti, prima di puntare su progetti di lungo formato. Ho anche compreso i miei punti di forza e di debolezza.Trascurare queste esperienze non garantisce solo all’autore esordiente di scrivere un brutto romanzo (è probabile che capiti in ogni caso), ma quel romanzo gli darà davvero pochissime soddisfazioni.
Scrivere romanzi è sicuramente molto diverso dallo scrivere racconti: sul lungo formato ti devi preoccupare di equilibri ulteriori quali lo sviluppo e la gestione dei personaggi, la distribuzione graduale delle informazioni, la coerenza… Ci sono però degli aspetti in comune, che quando si approccia il romanzo occorre avere già ben rodati: flusso narrativo, dialoghi, gestione del PdV… Da piccolo ho iniziato a scrivere tre romanzi (uno l’ho anche portato a termine), ma quando ho deciso di fare sul serio li ho gettati nella cartella dei momenti nostalgici e ho iniziato da zero a produrre racconti a raffica. Mi sono preso tutto il mio tempo per sperimentare, sbagliare, divertirmi, riprovare, indugiare, togliermi gli sfizi, e capire cosa piaceva e cosa no. Avendo un formato breve, quei racconti sono rimasti come istantanee del mio costante cammino di miglioramento, cosa che in un romanzo avrebbe generato soltanto inconsistenze e necessità di multiple (e inutili) ristesure. Sono contentissimo di aver fatto esperienza sui racconti, prima di puntare su progetti di lungo formato. Ho anche compreso i miei punti di forza e di debolezza.Trascurare queste esperienze non garantisce solo all’autore esordiente di scrivere un brutto romanzo (è probabile che capiti in ogni caso), ma quel romanzo gli darà davvero pochissime soddisfazioni.
Maurizio Bertino
Minuti Contati chiede ai suoi autori di scrivere una storia in 3000 battute. Si può emozionare qualcuno in così poco spazio?
Livio Gambarini
Eccome. Personalmente trovo più insidioso il tempo così limitato (le mie prime stesure sono sempre abbastanza orride, anche se i beta dicono che sto migliorando). In ogni caso, ho letto proiettili narrativi fighissimi da queste parti e sono molto curioso di leggere cosa mi proporranno le nuove leve!
Maurizio Bertino
Nelle ultime edizioni qualche autore ha avuto dei problemi nell’accettare le critiche. Qual è il tuo rapporto con i commenti che ricevi? Ti è mai capitato che qualcuno ci andasse giù pesante con i tuoi lavori?
Livio Gambarini
Ho una massima piratesca, a riguardo:
Un commento positivo è un doblone; un commento negativo è la mappa di un tesoro.
Quando ho cominciato a scrivere online, quattro anni fa, ero esattamente il tipico autore alle prime armi: sensibile, permaloso, vanitoso e dotato di una buona dialettica. E i primi commenti negativi sono stati duri da accettare, anzi durissimi.
Molti scrittori alle prime armi si considerano già formati prima di cominciare, con le loro abilità di scrittura sviluppate al massimo delle loro possibilità; di conseguenza, ricevono ogni commento a un racconto come una critica a loro stessi. Se sono critiche fondate, poi, vanno a impattare sulla carne viva: la risposta al dolore di una persona permalosa è quella di chiudersi in difensiva: difende la propria posizione e talvolta scredita chi ha mosso la critica, anche alzando i toni a livelli puerili.
All’autore che si comporta così dico: amico mio, stai facendo una cazzata. Più precisamente una cazzata che ti inchioderà al tuo livello attuale per tutta la vita. Ci sono passato.
Tutto nasce dal fallace preconcetto che scrivere bene sia qualcosa di innato. Solo la sensibilità e la creatività sono abilità innate, in tutto il resto la scrittura è come la danza classica o le arti marziali: guardi dall’esterno i maestri di queste discipline, li ammiri, ne fai i tuoi modelli; i loro movimenti ti sembrano così puliti e fluidi che ti convinci che quelle persone siano nate con la capacità di muoversi in quel modo, che venga loro naturale e spontaneo, mentre alle persone normali quei movimenti sono semplicemente preclusi.
È falso, ovviamente. Ma tu non lo sai.
La verità è che sì, certo, se non nasci con la giusta predisposizione potrai allenarti una vita intera e resterai sempre una schiappa. Ma se invece con la predisposizione ci nasci, mica verrai subito selezionato per ballare alla Scala, o a recitare in un film di Jackie Chan: partirai comunque come una schiappa in mezzo a un ambiente competitivo di gente con la tua stessa ambizione e la tua stessa predisposizione, chi più chi meno. Ma a forza di venire ripreso dai tuoi maestri, a forza di lavorare sulla tua postura e di ascoltare i suggerimenti dell’insegnante, a forza di correggere quello che ti veniva spontaneo e ripeterlo poi un migliaio di volte per automatizzarlo, a forza di migliorare il fiato e fare stretching e cambiare dieta e dedicare all’allenamento varie ore ogni giorno… ecco, a quel punto la predisposizione diventa vera bravura.
Puoi raccontarti tutte le balle che ti aggradano, ma le cose stanno così: la scrittura è un muscolo che si può (e si deve) allenare. E l’allenamento consiste nel ricercare e interiorizzare le critiche negative sui tuoi lavori passati.
A me sono arrivate critiche pesantissime agli inizi, quando più me le meritavo. È stata una benedizione, e penso che il mio miglioramento stilistico ne sia una dimostrazione. Forse la mia qualità più preziosa è di sapermi mordere la lingua di fronte a una critica, anche sciocca, e aprire le orecchie per imparare il più possibile senza voler dimostrare di aver ragione – anche se a criticare è una schiappa, soprattutto se a criticare è una schiappa. Perché un’osservazione negativa non è mai sbagliata: può avere mille significati diversi a seconda della situazione e delle persone, ma non è mai priva di significato.
Posso, certo, rispondere a chi mi fa una critica, ma solo per chiedergli di approfondire ciò che mi sta dicendo, per aiutarmi a inquadrare meglio il problema che ha trovato; l’intelligenza del criticato secondo me si misurerà quindi da quanto materiale di riflessione riescuirà a trarre dalla critica.
A quanto ho visto con i miei occhi, a distanza di qualche tempo il vantaggio di chi accetta le critiche rispetto ai permalosi diventa schiacciante. Diversi dei più feroci critici dei miei primi lavori sono diventati miei amici. La maggior parte dei miei beta-reader sono selezionati tra coloro che criticano quello che scrivo in un modo o nell’altro. È il caso di dirlo: io sono nato presuntuoso come quasi tutti gli scrittori, ma la volontà di diventare più abile mi ha insegnato quanto può essere preziosa l’umiltà.
Un commento positivo è un doblone; un commento negativo è la mappa di un tesoro.
Quando ho cominciato a scrivere online, quattro anni fa, ero esattamente il tipico autore alle prime armi: sensibile, permaloso, vanitoso e dotato di una buona dialettica. E i primi commenti negativi sono stati duri da accettare, anzi durissimi.
Molti scrittori alle prime armi si considerano già formati prima di cominciare, con le loro abilità di scrittura sviluppate al massimo delle loro possibilità; di conseguenza, ricevono ogni commento a un racconto come una critica a loro stessi. Se sono critiche fondate, poi, vanno a impattare sulla carne viva: la risposta al dolore di una persona permalosa è quella di chiudersi in difensiva: difende la propria posizione e talvolta scredita chi ha mosso la critica, anche alzando i toni a livelli puerili.
All’autore che si comporta così dico: amico mio, stai facendo una cazzata. Più precisamente una cazzata che ti inchioderà al tuo livello attuale per tutta la vita. Ci sono passato.
Tutto nasce dal fallace preconcetto che scrivere bene sia qualcosa di innato. Solo la sensibilità e la creatività sono abilità innate, in tutto il resto la scrittura è come la danza classica o le arti marziali: guardi dall’esterno i maestri di queste discipline, li ammiri, ne fai i tuoi modelli; i loro movimenti ti sembrano così puliti e fluidi che ti convinci che quelle persone siano nate con la capacità di muoversi in quel modo, che venga loro naturale e spontaneo, mentre alle persone normali quei movimenti sono semplicemente preclusi.
È falso, ovviamente. Ma tu non lo sai.
La verità è che sì, certo, se non nasci con la giusta predisposizione potrai allenarti una vita intera e resterai sempre una schiappa. Ma se invece con la predisposizione ci nasci, mica verrai subito selezionato per ballare alla Scala, o a recitare in un film di Jackie Chan: partirai comunque come una schiappa in mezzo a un ambiente competitivo di gente con la tua stessa ambizione e la tua stessa predisposizione, chi più chi meno. Ma a forza di venire ripreso dai tuoi maestri, a forza di lavorare sulla tua postura e di ascoltare i suggerimenti dell’insegnante, a forza di correggere quello che ti veniva spontaneo e ripeterlo poi un migliaio di volte per automatizzarlo, a forza di migliorare il fiato e fare stretching e cambiare dieta e dedicare all’allenamento varie ore ogni giorno… ecco, a quel punto la predisposizione diventa vera bravura.
Puoi raccontarti tutte le balle che ti aggradano, ma le cose stanno così: la scrittura è un muscolo che si può (e si deve) allenare. E l’allenamento consiste nel ricercare e interiorizzare le critiche negative sui tuoi lavori passati.
A me sono arrivate critiche pesantissime agli inizi, quando più me le meritavo. È stata una benedizione, e penso che il mio miglioramento stilistico ne sia una dimostrazione. Forse la mia qualità più preziosa è di sapermi mordere la lingua di fronte a una critica, anche sciocca, e aprire le orecchie per imparare il più possibile senza voler dimostrare di aver ragione – anche se a criticare è una schiappa, soprattutto se a criticare è una schiappa. Perché un’osservazione negativa non è mai sbagliata: può avere mille significati diversi a seconda della situazione e delle persone, ma non è mai priva di significato.
Posso, certo, rispondere a chi mi fa una critica, ma solo per chiedergli di approfondire ciò che mi sta dicendo, per aiutarmi a inquadrare meglio il problema che ha trovato; l’intelligenza del criticato secondo me si misurerà quindi da quanto materiale di riflessione riescuirà a trarre dalla critica.
A quanto ho visto con i miei occhi, a distanza di qualche tempo il vantaggio di chi accetta le critiche rispetto ai permalosi diventa schiacciante. Diversi dei più feroci critici dei miei primi lavori sono diventati miei amici. La maggior parte dei miei beta-reader sono selezionati tra coloro che criticano quello che scrivo in un modo o nell’altro. È il caso di dirlo: io sono nato presuntuoso come quasi tutti gli scrittori, ma la volontà di diventare più abile mi ha insegnato quanto può essere preziosa l’umiltà.
Maurizio Bertino
Invece, qual è il commento che ti ha reso più orgoglioso?
Livio Gambarini
Me lo ricordo bene. Era il 2011, il mio primo cimento in un girone di Skannatoio sul forum de La Tela Nera. Mi era venuta un’idea molto carina per scatenare un’epidemia di zombie in centro a Milano, ma all’epoca ero alle prime armi e il racconto è uscito una ciofeca pura (Chi volesse farsi due risate, è ancora leggibile QUI.
Come spesso mi capita, feci casino e fui squalificato da quell’edizione, ma lessi e commentai in ogni caso tutti i racconti in gara (bestioni da 25k caratteri) al meglio delle mie capacità di allora, e ottenni in cambio una serie di commenti sulla mia prova. I partecipanti erano una quindicina (Mi pare che ci fossi anche tu, Maurizio: se non sbaglio finisti quarto, con un racconto molto divertente). I due racconti in testa al podio mi lasciarono senza fiato. Erano bellissimi. Uno dei due autori mi fece pensare: “se mai imparerò a scrivere come questo tizio, avrò realizzato il mio sogno”.
Lo scrittore in questione era Marco Cardone, conosciuto nell’ambiente come Cattivotenente. Scrissi il mio commento al suo racconto, e lui ricambiò (il suo commento è QUI)
Bocciò sommariamente lo stile e la sperimentazione della mia opera, che erano già stati sufficientemente martellati dagli altri, ma riguardo l’idea spese parole che mi rimasero nel cuore e mi diedero fiducia in me stesso per un sacco di tempo. Ci conoscemmo telefonicamente di lì a poco (mi offrì di scrivere un racconto in un’antologia che stava curando, Dieci passi nell’aldilà) e mi ribadì che il mio stile al momento era penoso, ma secondo lui le mie idee (che è ciò che in un autore non può cambiare) mostravano che avevo la stoffa per diventare molto bravo. Mi disse che però avevo tanta strada da fare. Fu un boost psicologico notevole: mi misi subito all’opera per migliorare il mio stile e la mia consapevolezza del tessuto narrativo, e da allora non ho ancora smesso.
Due anni dopo quell’episodio, recuperai l’idea di quello Skannatoio e riscrissi daccapo il racconto con gli strumenti che avevo acquisito. Il risultato mi valse la medaglia d’argento della prima edizione di Horror Polidori (Nero Cafè).
Come spesso mi capita, feci casino e fui squalificato da quell’edizione, ma lessi e commentai in ogni caso tutti i racconti in gara (bestioni da 25k caratteri) al meglio delle mie capacità di allora, e ottenni in cambio una serie di commenti sulla mia prova. I partecipanti erano una quindicina (Mi pare che ci fossi anche tu, Maurizio: se non sbaglio finisti quarto, con un racconto molto divertente). I due racconti in testa al podio mi lasciarono senza fiato. Erano bellissimi. Uno dei due autori mi fece pensare: “se mai imparerò a scrivere come questo tizio, avrò realizzato il mio sogno”.
Lo scrittore in questione era Marco Cardone, conosciuto nell’ambiente come Cattivotenente. Scrissi il mio commento al suo racconto, e lui ricambiò (il suo commento è QUI)
Bocciò sommariamente lo stile e la sperimentazione della mia opera, che erano già stati sufficientemente martellati dagli altri, ma riguardo l’idea spese parole che mi rimasero nel cuore e mi diedero fiducia in me stesso per un sacco di tempo. Ci conoscemmo telefonicamente di lì a poco (mi offrì di scrivere un racconto in un’antologia che stava curando, Dieci passi nell’aldilà) e mi ribadì che il mio stile al momento era penoso, ma secondo lui le mie idee (che è ciò che in un autore non può cambiare) mostravano che avevo la stoffa per diventare molto bravo. Mi disse che però avevo tanta strada da fare. Fu un boost psicologico notevole: mi misi subito all’opera per migliorare il mio stile e la mia consapevolezza del tessuto narrativo, e da allora non ho ancora smesso.
Due anni dopo quell’episodio, recuperai l’idea di quello Skannatoio e riscrissi daccapo il racconto con gli strumenti che avevo acquisito. Il risultato mi valse la medaglia d’argento della prima edizione di Horror Polidori (Nero Cafè).
Maurizio Bertino
Partecipare a un contest è una cosa, fare il giudice un’altra. Come approccerai questo tuo ruolo? Cosa ti aspetti di leggere?
Livio Gambarini
Mi aspetto di leggere autori a un livello più alto del mio e autori a un livello più basso, e conto di essere sincero con entrambi concentrandomi su ciò che si può migliorare. Mi aspetto di leggere stili diversi e sensibilità diverse. Spero di leggere almeno una metà di lavori insufficienti – così potrò essere più d’aiuto ai loro autori – e anche qualche bel racconto, per non perdere fiducia nell’umanità 😉
Maurizio Bertino
Matteo Di Giulio, nostra Guest a maggio, ci ha detto che: “In Italia non esistono scrittori famosi, ma solo famosi che scrivono.” Cosa ne pensi?
Livio Gambarini
Sono d’accordo con Di Giulio. Anche gli scrittori famosi sono più famosi che scrittori. Se poi mi chiedi il perché, ti rispondo che in Italia non viene visto di buon occhio chi è bravo a fare qualcosa, soprattutto qualcosa in cui tutti sono convinti di essere bravi come la scrittura. Una volta uno scrittore navigato e con un vasto seguito mi disse che non solo non bisogna sfoggiare i propri successi e le proprie capacità, ma nel rapporto con i lettori conviene addirittura fingere di essere meno intelligente di loro, sennò si perde il loro apprezzamento.
Penso che questo sia un vizio mentale del nostro paese: l’italiano medio odia chi lo mette di fronte alla sua mediocrità. Uno scrittore abile e onesto non è affatto rassicurante: molto meglio sostenere un cantautore disfatto dalla droga o un politico che lancia strali contro la corruzione prima di partire per le sue vacanze milionarie, perché quelle sono persone mentalmente alla sua portata.
Ma come sempre, è inutile lamentarsi e basta: occorre prendere coscienza dei problemi esistenti e avviare il cambiamento nell’angolo di mondo che ci spetta. Quindi, amici autori, boicottiamo i libri dei famosi non-scrittori e spendiamo i nostri soldi per comprare più copie dei libri che ci piacciono per regalarli in giro!
Penso che questo sia un vizio mentale del nostro paese: l’italiano medio odia chi lo mette di fronte alla sua mediocrità. Uno scrittore abile e onesto non è affatto rassicurante: molto meglio sostenere un cantautore disfatto dalla droga o un politico che lancia strali contro la corruzione prima di partire per le sue vacanze milionarie, perché quelle sono persone mentalmente alla sua portata.
Ma come sempre, è inutile lamentarsi e basta: occorre prendere coscienza dei problemi esistenti e avviare il cambiamento nell’angolo di mondo che ci spetta. Quindi, amici autori, boicottiamo i libri dei famosi non-scrittori e spendiamo i nostri soldi per comprare più copie dei libri che ci piacciono per regalarli in giro!
Maurizio Bertino
Siamo arrivati alla fine di questa breve intervista. Noi di Minuti Contati siamo felici di averti come nostro ospite e sono certo che i nostri utenti lo saranno di conoscere un ottimo autore come te. Grazie per il tempo che ci hai dedicato e buona fortuna per i tuoi progetti attuali e futuri.
Livio Gambarini
Grazie mille, è un piacere essere di nuovo qui in veste di Guest. Buona competizione estiva a tutti e come dicono nella Bergamasca, in groppa al riccio (si risponde mutande di ghisa)!