Morte improvvisa

Morte improvvisa

Pianeta di Akvoperlo.
Tardo pomeriggio.
Nella piscina dell’impianto termale, la notte calò di colpo, inghiottendo l’acqua azzurra e la splendida architettura moresca.
«Ehi, Landloo. Non vedo più nulla!» gridò l’ospite terrestre all’addetto alieno.
L’inserviente Landloo corse da lei, nel nero acquoso.
Premunito di una lucina verde, l’alieno provò a rassicurarla: «Non si muova, signorina. C’è stato un guasto alla centrale, ma rimedieremo subito»
Il debole raggio verdognolo, tuttavia, poté rivelare ben poco del fondo nero e vischioso come inchiostro.
«Presto, presto!» gridò lei, sentendo il buio muoversi e il tocco di tentacoli simili a bioccoli di polvere unito al lezzo dell’acqua marcia.
Landloo proiettò il fascio di luce per aiutarla a uscire dalla pozza torbida che aveva sostituito la vasca e la sfiorò con una chela grande come un braccio umano.
Lei urlò.
«Mi segua» le disse, fingendosi imbarazzato per averle mostrato com’era davvero.
La Von Stern gli chiese: «Si sono guastate solo le proiezioni olografiche, vero, VERO?»
Scosse la chela, mentre regolava l’intensità della luce e il braccio riprese un aspetto umanoide.
 
Soffri, eh? Tu e paparino ci prendete per bestie, ma qui, l’Unico Grande Animale è Akvoperlo e gli fa male lo stomaco. Magari bastasse riprogrammare un computer.
 
La ragazza, vedendo la cisterna umida d’acqua marcia, rimpianse le splendide terme volute dal padre, il padrone dell’impianto.
Chiese a Landloo: «Ci vuole ancora molto?»
Lui tacque e le passò l’accappatoio; lei lo indossò senza ringraziarlo.
«Da dove si esce?» sbottò altera.
«Per di qua» rispose Landloo servizievole; dentro di sé, rideva.
Ormai, doveva rispondere soltanto ai suoi compagni addetti alla realtà virtuale.
Avevano deciso di dare respiro allo “stomaco” del pianeta.
Basta sedativi.
Le labbra gli si piegarono in un sorriso malizioso quando l’acqua nera di spurgo si smosse.
Il pianeta aveva fregato i terrestri, rigurgitando anche i ribelli che se lo sarebbero ripreso.
No, non esisteva soltanto il popolo granchiforme.
Già, ma loro ignoravano tante cose indispensabili per vivere ad Akvoperlo.
La prima era il rispetto per lo “stomaco”.
Sedarlo, fidandosi delle dodici ore di effetto della terapia, era stata una mossa idiota.
Che dire poi dell’idea di tenere le terme chiuse di notte, come se la digestione fosse potuta avvenire a comando e senza assuefazione da sedativi?
«Più… luce» balbettò la figlia di von Stern.
Landloo le rese l’ultimo servizio, aumentando l’illuminazione.
 
Eccoti questo bell’esagono di luce verde. Io scappo dai miei capi. Tu impara a lottare mentre nuoti e imprechi per il guasto allo stesso tempo. So io chi è stato il più negligente di tutti nei controlli di manutenzione dell’impianto. Lui, Von Stern.
 
Landloo nuotò via.
 
Dillo a papà.

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