Ombre

Ombre

Roberto Bommarito in un futuro dominato dalle ombre e dai dubbi. Un racconto oscuro, un protagonista che cerca le motivazioni per combattere e reagire in un’epoca senza più colori.

 
«Cosa diavolo vuoi?» tuonai, mentre Clara continuava a fissarmi, gli occhi colmi di rabbia.
«Te ne vai così?» Aveva la voce rotta.
Mi strinse la faccia fra le dita, infilandomi le unghie nella carne, quanto bastava a farmi male, poi mollò la presa. «Un cazzo di bacio è chiedere troppo?»
Ci eravamo amati, prima che la ragione lasciasse spazio all’assurdo, che le ombre dichiarassero guerra al mondo, distaccandosi dagli oggetti, dalle persone.
«Non posso» dissi.
«No: non vuoi.»
Anche noi avevamo perso le nostre, di ombre. Si amalgamarono in un’unica macchia nera che sparì davanti ai nostri occhi, senza attaccarci. Un gesto di compassione nei confronti dei loro padroni.
Le restituii lo stesso sguardo, intriso della medesima collera. «Devo andare.» Potevo rimanere ancora qualche minuto, forse ora, ma lo dissi con tale decisione da convincerla del contrario.
«Dimmi solo perché» insistette. «Cos’è, hai paura di scoprire di amarmi ancora?»
L’arruolamento era su base volontaria.
«No, per la ragione contraria» dissi, sperando che Clara non facesse un altro passo verso di me, non tentasse di abbracciarmi. «Non voglio baciarti perché ho paura di scoprire di non amarti più.»
Rimase immobile, le labbra socchiuse. In un mondo stretto nel guanto oscuro della follia, c’era ancora la possibilità di farsi male come prima, quando le cose avevano ancora una logica. Era un piccolo miracolo. E, allo stesso tempo, una maledizione nella maledizione.
Mi riempii i polmoni d’aria, come se il coraggio si potesse estrarre dal nulla, solo respirando. «Quello che provo per te è l’unica cosa in cui credo. L’ultima. Se dovessi perdere anche quello, non mi rimarrebbe più nulla.»
Avremmo fermato le ombre con la luce, dicevano i governi. Si parlava di fotoni diversi, trasformati in arma, come se la ragione della scienza significasse ancora qualcosa. Propaganda o no, era però l’unica speranza che l’umanità aveva. Le ombre mangiavano tutto. Cancellavano i colori. Toglievano la vita.
Ma non c’era ancora modo di fermare il dubbio. Quello viveva ancora nell’anima di noi tutti. Inclusa la mia. Se avessi scoperto di non amarla più, avrei rischiato comunque la vita per salvarla? Per impedire che le ombre uccidessero un giorno pure lei? Avevano già cancellato Roma. Intere città.
«Io invece non ho dubbi» disse. «So cosa provo. Io e te apparteniamo l’uno all’altra.» Non era la prima volta che lo diceva. Così come spesso mi accusava della depressione in cui era scivolata, contro cui il Daparox non faceva nulla.
Mi voltai a guardarla, domandandomi se insieme alla mia ombra non avessi perso anche me stesso. Se quell’ombra non fosse nient’altro che me, in realtà. Se io stesso non fossi parte di quel male che toglieva la vita a tutto. Anche a lei.
Le dissi solo: «Addio» prima che quel dubbio si trasformasse in una certezza che mi terrorizzava.
«Muori» fu l’ultima parola che mi disse.
 

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Roberto Bommarito

Autore e sceneggiatore, nasce a Malta il 14 febbraio 1981. Finalista al Premio Italia 2015, è il vincitore di diversi concorsi letterari, fra cui i più importanti: Premio Robot, Premio Polidori per la letteratura horror e Premio Short-Kipple. In seguito a diverse vittorie, nel 2013 conquista il titolo di Campione di Minuti Contati. "Stasis", il suo primo racconto scritto in inglese, è stato pubblicato negli Stati Uniti da Daily Science Fiction. I suoi racconti sono inclusi in diverse riviste e antologie. La novella "Campi" è stata segnalata al Premio Robot 2013. Altri concorsi vinti dall'autore includono: Discronia, L'invasione degli UltraCorti, Parole di Vapore, Nero Estasi, Nero Lab, USAM (3 edizioni). I vari progetti in cantiere includono "Sole Luna", una graphic novel che vedrà la luce in collaborazione col gruppo artistico Electric Sheep Comics. Fra le collaborazioni più importanti figurano quelle con Kipple Officina Libraria ed Electric Sheep Comics.


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