Ho sete. Non so da quanto tempo sono legata qui. Sento i rumori di fuori, ma la vigilia di natale non è come l’ultimo dell’anno. Non ci sono i botti a indicar la mezzanotte.
Stranamente, non sono preoccupata. Mia madre è il Presidente del Consiglio. Pagherebbe qualsiasi cifra, pur di evitare uno scandalo.
Un ronzio. Si accende un faro, dall’alto. Resto accecata e parte una canzone. È Jingle Bells.
Oh! What fun it is to ride
In a one-horse open sleigh…
Torno a vedere e scorgo un enorme cubo di plexiglass alla mia destra. C’è una persona dentro, legata come me.
«Che significa?»
Una voce: mia madre! Guardo convulsa in tutte le direzioni, ma non la vedo. Allora osservo con più attenzione la prigione di plexiglass. È arredata in stile vintage, con un caminetto col fuoco finto, festoni, candele, persino il vischio. La sedia è una sedia a dondolo. E c’è seduta sopra mia nonna!
«Sono il fantasma del natale passato.» Una nuova voce. Distorta. Mi ricorda quella dell’iPhone. «Scegli. La tua vita per quella di tua madre. Fossi in te, non mi farei scrupoli. È vecchia, e non è certo innocente. Non ha fatto affari con la mafia? Non ha finanziato così la tua campagna elettorale?»
Guardo il volto della nonna. Nei suoi occhi leggo che è tutto vero. E che è rassegnata. Non perché voglia sacrificarsi per mia madre. Figurarsi. Mia madre è un’ingrata. Dopo aver ottenuto quel che voleva, l’ha fatta interdire, e l’ha chiusa in una casa di cura.
«Prendi lei.»
Zack!
Un’enorme lama d’acciaio, sottile, ma larga quanto il cubo, scende a ghigliottina, tranciando di netto la sedia a dondolo e mia nonna, ma lasciando intatti addobbi e caminetto. Gli schizzi sulle pareti sembrano le festose pennellate rosse delle vetrine natalizie. Mi viene da vomitare, ma devo ricacciare giù tutto.
And soon, Miss Fanny Bright
Was seated by my side…
Un altro ronzio. Accecata. Di nuovo. Riapro gli occhi e scorgo mia madre, legata in un altro cubo, davanti a quello della nonna, ma senza bavaglio. Nessuna decorazione per lei. D’altronde, non ha mai voluto festeggiarlo il natale.
«Sono il fantasma del natale presente.» Riprende la voce. «Sono il fantasma del natale futuro!»
Un terzo ronzio. Sono io, adesso, sotto il riflettore. Il mio cubo è decorato con strisce LED multicolore. E con un albero di natale kitsch, con le punte che si illuminano.
«La tua vita per quella di tua figlia. Scegli!»
Vivrò qui il mio ultimo natale? La mamma mi odia. Quando sono andata a vivere al Centro Sociale, ha chiamato il prefetto e l’ha fatto sgombrare dalla polizia. E non mi ha risparmiato nemmeno i manganelli.
«Prendi me.»
Come? Allora forse mi vuole bene! Allora forse…
«Lo farò.» Replica la voce. «Ma prima…»
Zack!
«… guarda cosa resta del tuo futuro!»
Che strana angolazione… Vedo di sguincio il viso di mia madre. Sembra quello di nonna, contratto com’è in una smorfia. Poi tutto si fa bianco. Come neve.
I went out on the snow,
And on my back I fell;
A gent was riding by
In a one-horse open sleigh,
He laughed as there I sprawling lie,
But quickly drove away…