Sotto la stella del mattino

Sotto la stella del mattino

 
Desolazione. Oltre le quattro spesse mura che circondavano la villa, ricoperte dai rampicanti e dall’ombra degli alberi secolari, c’era solo una verde, fittissima desolazione. A spezzare il silenzio rimaneva solo il rumore della natura che si riprendeva i propri spazi, strisciando sulle pareti, spaccando l’asfalto e insinuandosi tra i mattoni con appetito gargantuesco.
 
Aprì gli occhi, perfettamente sveglia nel silenzio innaturale che precede l’alba. Fuori dalla finestra, Venere ammiccava all’orizzonte, appena visibile oltre il muro di cinta. Si chiese come mai riuscisse sempre a individuarla, anche in mezzo ai rami che circondavano il perimetro. Appoggiò delicatamente i piedi sul freddo pavimento di cotto, nella stanza illuminata dal chiarore impercettibile dell’alba che andava accennandosi. Con gesti rapidi e precisi raccolse i capelli sulla nuca e indossò i pratici abiti di cotone e il grembiule. Raggiunse la cucina e ravvivò il focolare; la padrona si sarebbe presto svegliata, e avrebbe preteso la colazione nel suo studio. Il cuore mancò un battito, al pensiero di non aver riordinato a dovere la casa. No, non sarebbe stata punita, era certa di aver rassettato tutto a dovere. La padrona amava la perfezione, non l’avrebbe delusa di nuovo.
 
La punta danzava sulla carta, tracciando graffiti neri, sottili come la tela di un ragno, che andavano a comporre un disegno maestoso. La mano brandiva lo stilo nervosa, graffiando la superficie bianca del foglio, aggiungendo dettagli minuscoli, impercettibili e alieni. Senza preavviso, una minuscola goccia di china si ribellò alla schiavitù del pennino, liberata da un movimento troppo rapido del polso. Descrisse un arco nell’aria, e la percezione della stilista dilatava il tempo nell’osservare quell’impudente atto di ribellione. Una minuscola corona si stampò sulla carta, interrompendo la perfezione del bozzetto, mentre un urlo di rabbia disumana si faceva strada nell’aria.
 
La luce illuminava lo studio, entrando dalla vetrata con lunghe dita sottili senza incontrare un solo granello di polvere. La ragazza osservava la figura stagliarsi in controluce, immobile. Poteva sentirne la voce sibilante pervadere la stanza, tagliente come un rasoio.
Inabile, diceva.
Incompetente, sottolineava.
Traboccava disgusto, investendola di odio, facendola sentire inadeguata.
Infine l’accusa, inappellabile.
Il mio lavoro è rovinato, per colpa delle tue vibrazioni negative.
Tra le lacrime la ragazza guardava l’impeccabile ordine della stanza, dei tessuti riposti con cura, dei meravigliosi modelli, disegnati e incorniciati.
Non raggiungerai mai la perfezione, non sarai mai una stilista.
Qualcosa nell’anima andò in frantumi, ferendo il cuore con migliaia di minuscoli frammenti affilati.
Un grido di dolore disordinato e fu addosso alla figura, travolgendola. La vetrata non oppose resistenza, lasciandole precipitare nel vuoto.
 
La natura strisciava, senza curarsi dei mattoni che si sgretolavano sotto i viticci e le radici. I rampicanti si stendevano sulle vestigia della civiltà, soffocando nella loro morsa ciò che rimaneva di quel mondo dimenticato.
Sotto lo sguardo impietoso della stella del mattino, biancheggiavano le ossa della ragazza, stretta al manichino.
 

Naviga fra i raccontiShort stories navigation

Alberto Della Rossa

Nato a Brindisi nel '79, veronese d'adozione, studia Conservazione dei Beni Culturali a Venezia dove si iscrive pieno di speranza e si laurea con moderata convinzione. Divide il suo tempo tra le attività di copywriting e ufficio stampa, in cerca dell'ispirazione che suole coglierlo nei momenti meno opportuni. Vincitore del premio Scheletri: 300 parole per un incubo ed.2006 e terzo classificato nell'edizione 2012. Due vittorie a Minuti Contati per lui.


  1 commento su “Sotto la stella del mattino

  1. L'Antico
    L'Antico
    19 febbraio 2015 at 00:13

    “Stile intrigante, atmosfera e ambientazione coinvolgenti, trama tutta sottintesa e bel finale a sorpresa. Unici appunti un’idea non così originale e ambientazione già vista, ma qui è la somma dei singoli pezzi che funziona. C’è un mirabile equilibrio, in poco più di tremila caratteri. Niente male.” (Commento di Marco Cardone, giurato del Contest BEST)

Lascia una risposta