L’altro universo può essere separato dal nostro solo da alcuni decilitri di liquido alcolico… Un racconto di Simone Cassia.
«La prima volta che ci arrivai fu per caso, da un locale in centro, alla fine di una brutta giornata. Quelle giornate da film in cui il protagonista perde fidanzata e lavoro nel giro di due ore. Ebbene, mi sa che non succede solo nei film.
Senza accorgermene, avevo varcato le soglie del tempo e dello spazio ed ero finito in un altro universo.
È un posto meraviglioso, questo universo. Il tuo cuore batte più forte e un calore pulsa nelle vene e pervadere ogni fibra del tuo corpo. Senti, anzi sai, di poter fare tutto ciò che vuoi. Un mondo di luci e suoni che si fondono in un un’unica sensazione sinestesica che ti avvolge.
Il giorno dopo mi sono risvegliato nel mio letto. Curioso. Non so nemmeno come o quando c’ero ritornato. Ero vestito ancora come la sera prima, questo era certo, ma il resto era un buco nero nella mia mente. Alla fine del viaggio dev’esserci una specie di jet lag. Sono stato male tutto il giorno. Non sono bastate doccia e caffè per riprendermi. Sono stato uno zombie con la nausea per buona parte della giornata ma, a sera, la voglia di ritornare in quel mondo era più forte che mai.
Anche se il week end era finito, sono tornato in quel locale, se c’ero riuscito una volta a varcare quella soglia, perché non sarei dovuto riuscirci ancora? Ho fatto più o meno le stesse cose. Ho scambiato due chiacchiere con delle ragazze e ho preso qualcosa da bere. Certo, le condizioni dell’esperimento erano molto diverse, c’era molta meno confusione al bar e la mia giornata era stata molto diversa; per fortuna direi. Alla fine, però, sono riuscito a ripetere l’esperienza del giorno prima.
Ombre e rumori si sono accavallati intorno a me per un tempo che si estendeva al di là della mia percezione. Credo che quella volta il viaggio sia stato più lungo della sera prima. Al mio risveglio ero sempre a casa mia, ma nel divano dell’ingresso questa volta. Quel giorno però sono stato meglio. Il mio corpo stava evidentemente abituandosi al viaggio.
Nei mesi successivi ho viaggiato sempre più spesso. la soglia è una specie di specchio, un vetro ondulato che ritorna un’immagine distorta. Quando ti spingi oltre per raggiungerla, d’un tratto, ti ritrovi dall’altra parte, ed è una sensazione sempre più rassicurante.
Ho viaggiato tanto tra questo universo e l’altro, sempre più spesso. Sono un esperto ormai, ho imparato a trovare i varchi che si nascondono nel nostro mondo, anche al di fuori di quel bar del centro, anche a casa mia.
Sono arrivato al punto di passare più tempo di là che di qua. Persino la mia ex è arrivata a preoccuparsi per me. È per lei che sono qui, dice che non può vedermi in questo stato.»
«E ha ragione! Da come parli lo fai sembrare quasi bello…»
«Non lo interrompere, per favore.»
«Nessun problema, credo di aver finito…»
«Prima di sederti, però, dovresti presentarti, per favore.»
«Ah, già! Sono Marco e non bevo da una settimana…»
L’altro universo questa volta è separato dal nostro solo da alcuni decilitri di liquido alcolico.