L'amante silenziosa

L’amante silenziosa

«Non capisco.» Silenzio. Poi un sospiro, lieve. «Che intendi con rosa?»
Lei gli prese le dita, e con delicatezza se le posò sulle labbra calde.
«Sono le tue labbra.»
Lei gli baciò i polpastrelli.
Sentì un rimescolamento dalle parti del diaframma, come se qualcosa si stesse agitando nella sua anima. Era una sensazione diversa dal solito, simile a un accordo maggiore, ma con la settima minore. Qualcosa di bello e pieno di tensione.
Si stava innamorando, e ancora non lo sapeva.
 
Sentiva sulla pelle il calore del riflettore. Si chinò verso il pianoforte. Mormorii dalla platea, come sempre. Il pubblico era estasiato dall’inchino dell’artista allo strumento. E pensare che lo faceva solo per il piacere del profumo del legno. Una nota aromatica, piena, profonda. Forse mogano. Sfiorò i tasti, sentendoli lisci sotto le dita. Avorio, più pregiato del solito osso. Jacques aveva ragione, l’aveva portato a suonare in un posto elegante. Si sedette, e iniziò a suonare una musica dolce, in tonalità maggiore, dalla progressione armonica complessa. Una melodia bella e misteriosa.
Si era innamorato, ma non sapeva di chi.
 
Jacques aprì la porta, facendolo accomodare sul divano. Sembrava pelle al tatto. Nell’aria sentiva un profumo di rose.
«Caro mio, abbiamo fatto il botto stasera!»
Rise.
«Ho solo improvvisato un po’, nulla di che.»
Un tappò saltò. Jacques gli mise il calice in mano. Sentiva il perlàge farsi strada verso la superficie.
«Eppure, amico mio» disse l’altro con fare sornione «mi sembravi più ispirato del solito.»
Il cuore gli si fermò nel petto, per un battito o due.
Non erano soli nella stanza. Una delicata fragranza lo solleticò.
Sentì Jacques chiudersi la porta alle spalle e poco dopo il fruscìo di un vestito di seta che scivolava a terra.
Dita morbide gli sfiorarono la guancia e sentì avvampare. La potenza di un accordo giusto lo attraversò, e si dimenticò dove fosse e come si chiamasse.
 
Si svegliò. Era solo nella stanza, nudo sulle lenzuola sgualcite. Si alzò, allungando le mani per orientarsi nel camerino semisconosciuto. L’amante se n’era andata, lasciando solo una sottile scia di profumo nell’aria. Raggiunse il pianoforte e lasciò che le dita corressero libere sulla tastiera.

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Alberto Della Rossa

Nato a Brindisi nel '79, veronese d'adozione, studia Conservazione dei Beni Culturali a Venezia dove si iscrive pieno di speranza e si laurea con moderata convinzione. Divide il suo tempo tra le attività di copywriting e ufficio stampa, in cerca dell'ispirazione che suole coglierlo nei momenti meno opportuni. Vincitore del premio Scheletri: 300 parole per un incubo ed.2006 e terzo classificato nell'edizione 2012. Due vittorie a Minuti Contati per lui.


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