25 dicembre 2010, ore 3:13
Nico aspettava seduto davanti al camino, la doppietta poggiata sulle cosce.
Si alzò per concedersi un dito di whisky. Non troppo. Un dito. Doveva restare lucido, pronto.
La neve veniva giù fitta, una cortina di fiocchi secchi che turbinava intorno alla casa.
«Buona è la neve che a suo tempo viene» diceva sempre suo padre, recitando un antico proverbio. E la mamma giù a ridere.
Suo padre e sua madre, già.
La mente di Nico non era più in grado di visualizzare i loro volti, sbiaditi dagli anni e dal dolore, ma ricordava sin troppo bene ciò che se li era portati via.
«Ormai sei grande, Nic», gli avevan detto quel giorno di trent’anni prima i suoi, «Babbo Natale non esiste!»
E la notte Babbo Natale era arrivato.
25 dicembre 1980, ore 3.33
Stavano dormendo.
Nico sognava nella sua cameretta. Poi si ritrovò sveglio, all’improvviso. Un rumore. E nella fessura della porta socchiusa “lasciala un po’ aperta, papi, ti prego” vide i genitori che avanzavano piano nel corridoio.
“Ti dico che ho sentito un rumore» sibilò suo padre.
Sparirono dalla visuale. E allora Nico scivolò zitto fuori dalle coltri, per seguire i suoi. Ma prima di raggiungere il corridoio, udì la voce di papà. Forte, questa volta. Spaventata.
«Buon Dio, ma cos’è?»
Poi le urla. Da maiale sgozzato.
Corse in salotto, i piedini nudi sulle piastrelle gelide.
Mamma! Papi!
E vide la cosa che sporgeva dal camino. Il suo cervello impiegò alcuni istanti a metabolizzare la visione.
Un tronco gommoso e nero.
sembra liquirizia
Si allungava nel salotto. In punta alla propaggine ondeggiava una testa ovoidale, barbuta. Occhi come galassie morte.
Nico sentì un getto caldo di urina bagnargli il pigiama.
Poi altri due filamenti eruttarono dal camino e si tirarono mamma e papà su nella canna fumaria. Vide sua madre scalciare, poi il nulla.
Si riprese alcune ore dopo. Corse alla finestra. Nel cielo volava un’immensa parodia di Santa Claus. Renne nere, deformità partorite da un universo malato, trainavano una slitta colossale. Alle redini, la cosa.
«I sogni esistono, come esistono gli incubi. I peggiori» gli parlò qualcuno nella testa.
Svenne di nuovo.
25 dicembre 2010, ore 3:33
La testa bitorzoluta comparve nel camino, Nico ingollò il whisky, afferrò la doppietta, puntò e fece fuoco. La faccia senza occhi esplose, schizzando un fetido liquame nero. Ma un istante dopo, in un intollerabile processo di rigenerazione, era di nuovo lì. Ghignante.
Una corda di oscurità lo afferrò dalle gambe.
Prima di essere trascinato nella canna fumaria, vide sua moglie e suo figlio correre in salotto, gli occhi sbarrati dal terrore, e ripensò a ciò che aveva detto al bambino la mattina.
«Babbo Natale non esiste».
Quando riaprì gli occhi era nella slitta. Aveva le gambe spezzate. Accanto a lui, ansimante, l’orrore.
«D-dove mi porti?» gracchiò.
«Dove muoiono i sogni dei bambini», gli rispose l’abominio, nella testa.
E Nico capì, mentre la slitta sfrecciava verso altezze vertiginose, che sarebbe stato tremendo.

2 commenti su “Lui non esiste”
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“Ha il pregio di essere pauroso. Non è facile, baloccandosi con un tema classico, ci riesce senza la pretesa di essere originale e facendo un buon lavoro artigiano. Ottimi i dettagli visivi, su tutti la descrizione di lui. La chiusa è davvero notevole.” (Commento di Marco Cardone, giurato del Contest BEST)