L'ultimo respiro

L’ultimo respiro

La morte degli Dei, la fine di tutto o semplice passo evolutivo? Un racconto di Valter Carignano.

 
Il primo a morire fu Pan.
Era da qualche giorno soltanto cominciata la primavera, e così avvenne che lo trovasse Persefone, mentre vagava per le campagne dando loro vita. Inizialmente credette che il fauno le stesse giocando uno dei suoi tiri per farla avvicinare e metterle le mani addosso. Perché no? Dopo sei mesi sottoterra, non le sarebbe dispiaciuto.
Si sciolse la veste e nuda si avvicinò all’albero da cui spuntavano le zampe di Pan, appena illuminate da Eos, l’Aurora, che faceva capolino attraverso le chiome frondose. Per scherzo gli tirò gli zoccoli, e il cadavere di Pan rovinò a terra. Era come irrigidito, improvvisamente invecchiato, rinsecchito. Il suo flauto era poco più in là, scheggiato, come se la morte l’avesse colto mentre suonava.
Persefone sbarrò gli occhi e li alzò in cerca d’aiuto verso Elios, il Sole, che proprio in quel momento stava levandosi alto sul suo carro fiammeggiante. Poi la vita abbandonò anche lei.
Immediatamente Elios col suo sguardo cui nulla e nessuno potevano celarsi trovò Ermes, e in un attimo lo informò di quanto era successo perché portasse a tutti la notizia. Il dio barbuto esitò un istante, indeciso se recare il messaggio o cercare di usare le sue doti di guaritore per soccorrere suo figlio e sua sorella, e così morì insieme a Elios, Selene ed Eos.
Ma una tale notizia non aveva bisogno di messaggeri, perché ovunque gli dei morivano.
Apollo e Dioniso chiesero aiuto ad Ade e Poseidone e insieme cercarono scampo oltre il mare, oltre le Colonne d’Ercole, oltre le stesse Isole dei Beati. Ma gli zoccoli dello Scuotitore di Terra non poterono proteggerli, né lo poterono i poteri degli Inferi.
Cerbero spirò uggiolando fra le braccia e le lacrime di Caronte, pronto per traghettare impassibile se stesso verso la morte ma non per assistere agli ultimi istanti del cane fedele. Efesto, indipendente fino all’ultimo, baciò per un’ultima volta Afrodite e si gettò lui stesso nella propria fornace. La dea strinse il figlioletto Eros al seno, e insieme resero l’anima.
Al tramonto, rimanevano soltanto Zeus ed Era.
«Addio, moglie mia. Ti ho sempre amato…» disse lui con un filo di voce, mentre ancora stava aggrappato alla vita, benché vecchio oltre ogni dire.
«Mi hai amato, ma non mi sei mai stato fedele… e tuttavia anch’io ti ho sempre amato.» rispose lei guardandolo con i grandi occhi.
Improvvisamente, giunse Eracle: «Padre! Nobile Era! Quale prodigio è questo? Sono…sono tutti morti! Ch’io possa vendicarvi e togliere mille vite a chi vi ha fatto questo!»
«Allora dovresti uccidere tutti gli uomini, buon Eracle, e tu stesso sei vivo soltanto in quanto nato umano» gli disse Era. «Gli uomini ci chiamavano padri e madri, si affidavano a noi, ma furono loro a crearci con le loro speranze, timori, desideri. Eravamo i loro figli, ed essi non lo sapevano. Oggi è morto un vecchio pazzo, l’unico che ancora credeva in noi. E noi, figli dimenticati, a nostra volta moriamo.»
Zeus ed Era si presero per mano ed esalarono l’ultimo respiro.

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valter carignano

Buongiorno a tutti sono Valter Carignano, vivo a Torino e sono cantante, attore, insegnante. In campo 'letterario' ho al mio attivo molti spettacoli teatrali, fra cui una commedia 'alla francese' che ha ricevuto buone critiche e la serie delle 'Giallocomiche del Commissario Pautasso'. Alcuni miei racconti sono stati segnalati su riviste cartacee o finalisti in vari concorsi. Scrivo anche giochi di ruolo e di narrazione.


  1 commento su “L’ultimo respiro

  1. Roberto Bommarito
    6 agosto 2015 at 22:48

    Bella l’idea degli dei che, essendo in realtà figli degli uomini, muoiono quando nessuno più crede in loro. Non sono sicuro però dell’efficacia dell’esecuzione che, secondo me, sarebbe potuta essere migliore se i primi 2/3 del racconto non fossero stati interamente raccontati invece che mostrati.

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