01 - Illustrazione tratta da Parole di Gino Andrea Carosini

Parole

 

Se non trovi le parole, loro possono trovare te, ma spesso non sono quelle giuste. Roberto Bommarito dice la sua e a suo modo sul problema dell’incomunicabilità.

 
Le parole sono arrivate tre anni e qualche mese fa. Così come nel resto del mondo. Piovute dal cielo. Quelle pesanti, come “mai”, con la forza di meteoriti incandescenti. Quelle più leggere come “ciao” trasportate dal vento come dei fottuti palloncini a elio.
 
«Si può sapere cos’hai?» feci a Jessica, pochi istanti prima che la prima tempesta di parole iniziasse.
Lei non risposte. Le nocche tutte bianche, stringeva il volante come se stesse invece stringendomi il collo. Rabbia, odio. Con lei non sapevi mai dove iniziavano e finivano i confini di un’emozione. Era difficile sapere se il suo era uno scazzo passeggero o se mi detestava davvero.
«Se non parli come faccio a sapere che cazzo ti passa per la testa?» insistetti. Sapevo che così facendo la indispettivo, ma un po’ ci prendevo gusto a litigare con lei.
Si voltò, la fronte aggrottata come le pieghe di un lenzuolo.
«Non lo dici mai» sbottò.
Risi. «Non ti dico mai cosa?»
«Che…» Non finì mai la frase. La parola “mai” caduta dal cielo, con tutta la sua violenza colpì il cofano della macchina. Poi fu vetro rotto, rumori di freni, asfalto. E sangue. Il mio. Il suo. La vidi morire senza poter fare un cazzo di nulla.
Alcuni dicono che sia solo un sogno. Che non ha senso che delle parole piovano dal cielo, materializzandosi dal nulla. Ma non è un sogno, semmai un incubo. Un incubo che dura da anni. Come un coma.
Il mondo bombardato dalle parole va a pezzi.
Io vado a pezzi.
Alcuni coglioni collezionano le parole che trovano per strada, o addirittura le frasi (a volte precipitano come vagoni abbandonati dalla mano di Dio). Altri, gli scienziati, lo fanno per mestiere. Loro, gli scienziati appunto, dicono che hanno trovato tutte le parole. In tante combinazioni diverse. Io ne ho visto pure di parole e frasi. Troppe. Ma c’è una combinazione di parole che non ho mai trovato: “Mi spiace.”
«Non lo dici mai» fu l’ultima frase di Jessica.
Era proprio a quelle due parole che si riferiva. Se fossi stato meno bastardo, forse lei sarebbe ancora viva.
A volte spero davvero di starmi sognando tutto, forse in un coma. E quando sogno nel sogno spero di riaprire gli occhi e trovarla di fianco a me.
Perché forse l’incidente così come lo ricordo me lo sono immaginato. E nella realtà fu un incidente normale.
E così continuo a cercare quelle due parole per strada.
Forse il giorno che le troverò aprirò gli occhi.
E avendole trovate potrò finalmente dirle: «Mi spiace».

Naviga fra i raccontiShort stories navigation

Roberto Bommarito

Autore e sceneggiatore, nasce a Malta il 14 febbraio 1981. Finalista al Premio Italia 2015, è il vincitore di diversi concorsi letterari, fra cui i più importanti: Premio Robot, Premio Polidori per la letteratura horror e Premio Short-Kipple. In seguito a diverse vittorie, nel 2013 conquista il titolo di Campione di Minuti Contati. "Stasis", il suo primo racconto scritto in inglese, è stato pubblicato negli Stati Uniti da Daily Science Fiction. I suoi racconti sono inclusi in diverse riviste e antologie. La novella "Campi" è stata segnalata al Premio Robot 2013. Altri concorsi vinti dall'autore includono: Discronia, L'invasione degli UltraCorti, Parole di Vapore, Nero Estasi, Nero Lab, USAM (3 edizioni). I vari progetti in cantiere includono "Sole Luna", una graphic novel che vedrà la luce in collaborazione col gruppo artistico Electric Sheep Comics. Fra le collaborazioni più importanti figurano quelle con Kipple Officina Libraria ed Electric Sheep Comics.


  2 commenti su “Parole

  1. L'Antico
    L'Antico
    18 febbraio 2015 at 22:21

    “Un racconto metalinguistico, che permette diversi livelli di lettura. Si può scivolare sulla superficie scintillante della trama o immergersi nei significati simbolici della storia, emozionanti per chiunque ami parole e comunicazione.” (Commento di Erika Adale, giurata del Contest BEST)

  2. Angela Catalini
    25 luglio 2015 at 14:36

    Non è facile comunicare emozioni, né scrivere cose che non siano già state proposte da altri. Roberto ha il pregio di saper percorrere strade mai battute usando strumenti che nessuno ha utilizzato prima. Il risultato è la sconcertante originalità dei sui brani che regalano al lettore mondi nuovi e inesplorati. E. talvolta, una lacrima. Finale da incorniciare.

Lascia una risposta