«Ecco a voi Pieter, l’orso siberiano!»
Il circo cadde nel buio. Il pubblico cominciò a mormorare. Luci accese, un urlo bestiale riempì il silenzio seguito da un Ohhh! generale di spavento. Dalla pista, un uomo alto due metri e completamente ricoperto di peli mostrava i propri canini, feroce. Pubblico e uomo bestia si scrutarono. Infine lo slancio, come una belva affamata, verso uno spettatore seduto in prima fila. Alcuni si alzarono e provarono la fuga, l’uomo rimase fermo. La bestia lo raggiunse, gli sorrise e gli sistemò il colletto. Sospiro di sollievo generale, qualcuno rise, tutti tornarono a sedersi. Pieter, l’orso siberiano, tornò in pista e cominciò a fare roteare tre birilli colorati.
«Tutto qui?» chiese l’uomo che era stato oggetto delle attenzioni di Pieter «Mi avete scomodato per numeri da basso circo? Il momento migliore è stata la degustazione dei gamberi accompagnati da vino di qualità, mi chiedo come un circo mediocre possa permettersi di offrire tali prelibatezze al pubblico tutte le sere…»
«Un talento di mio figlio» rispose la donna al suo fianco cercando di mascherare il nervosismo.
«Quindi?»
«Un ultimo numero» disse la donna facendo un gesto al Direttore.
Questi scosse la testa, ma la donna lo fulminò con lo sguardo. Il Direttore sospirò e prese il microfono.
«E ora un numero straordinario! Sacrificherò mio figlio! Filippa e Giuditta, andate a prenderlo!»
Le due Polifeme, gigantesse con un occhio solo, scomparirono dietro le quinte per riapparire poco dopo trascinando un giovane disperato. Tom, Mark e Simon, i nani deformi, portarono in pista una croce in legno alta tre metri. Il pubblico mormorava. Il giovane, bello e con barba rada, fu depositato sulla croce e tenuto fermo mentre il Direttore gli piantava grossi chiodi nelle mani e nei piedi. Infine, fra le urla del martoriato, la croce fu alzata. Il sangue colava dalle ferite. In breve il giovane spirò. I nani lo infilzarono con lance per mostrare lo stato di morte. Il pubblico s’inquietò, qualcuno chiamò la polizia. La croce fu abbassata, il Direttore liberò il cadavere dai chiodi e, aiutato dalle Polifeme, lo alzò. Il giovane riprese vita e si liberò dell’abbraccio del padre sputandogli sangue in faccia. Il pubblico trasalì. Le ferite svanirono nel nulla. Applauso scrosciante.
«Ecco il contratto per le apparizioni su Mediamatch, firma lei per il ragazzo?» chiese l’uomo porgendo alla donna un foglio e una penna.
«Sì, è mio figlio» rispose sorridente lei scrivendo il proprio nome, Maria di Nazareth.
