«Davide, corri! Ne ho trovata un’altra!» urlò Giulia a squarciagola, agitando le manine al cielo. Marco era già accanto a lei e si apprestava a raccoglierla. «Fermo! Dobbiamo aspettare Davide» lo rimproverò «i patti sono patti.» Ogni volta che riprendeva uno dei suoi due amici si sentiva più adulta e si chiedeva cosa ci facesse in giro con dei mocciosi come loro.
Davide arrivò affannato, ma con un sorriso enorme sulle labbra. Le guance arrossate dalla corsa lo facevano sembrare più piccino di quanto non fosse, come un cucciolo da difendere, pensava Giulia. Avevano otto anni e frequentavano la stessa classe. Ma non era l’unica cosa che li accomunava. Erano vicini di casa e passavano l’intera estate insieme. A nessun altro era consentito di intromettersi nella loro amicizia. Giulia si sentiva come una mamma: quando Davide e Marco si comportavano male, lei li sgridava e ricordava loro che erano in presenza di una “lady” e che non potevano agire come dei villani. Se loro continuavano, lei li picchiava, anche se a volte doveva rincorrerli per un bel po’.
«Ora posso?» chiese Marco chinandosi sulla spiaggia.
Giulia guardò Davide, poi di nuovo Marco e infine fece cenno di sì con il capo. Marco raccolse la conchiglia, la pulì dei granelli di sabbia che le erano rimasti attaccati e infine allungò la mano aperta verso gli altri due. Tutti e tre la osservarono con occhi brillanti. Era intatta, non aveva nemmeno un graffio ed era bianchissima. Ne avevano trovate poche come quella. Giulia si sfilò la borsetta di cotone che portava sempre a tracolla, la aprì e la tenne ferma sotto la mano di Marco che fece scivolare dentro la conchiglia. Quel gesto scatenò le urla di gioia dei tre bambini.
«Cento! Siamo arrivati a cento!» gioì Giulia e i tre bambini si presero per mano e iniziarono a saltellare in tondo. Il loro giubilo fu interrotto dalle urla della mamma di Marco che li richiamava per tornare a casa.
La sera, nel suo lettino, Giulia sistemava le conchiglie raccolte durante il giorno in un album che avevano preparato tutti e tre insieme. Avevano disegnato e colorato ogni singola pagina e avevano fissato dei fogli di plastica trasparente con del nastro adesivo, come a formare delle piccole tasche in cui poi conservavano le loro conchiglie. La collezione apparteneva a tutti e tre, ma durante i mesi estivi era lei ad occuparsene perché era la più brava a tenere sempre aggiornato l’album.
Mentre se ne stava seduta sul letto ad ammirare il lavoro appena finito, sentì qualcosa battere contro il vetro della finestra. Quando l’aprì fu quasi colpita da un sassolino, che però andò a finire sul pavimento.
«Ehi!» urlò.
«Pssst» Davide si portò l’indice alla bocca.
«Che ci fai qui?»
«Ho qualcosa per te.» Parlavano a bassa voce per non farsi sentire dai genitori di lei.
«Arrivo subito, aspetta.» Giulia sgattaiolò fuori e raggiunse Davide che la stava aspettando subito dietro l’angolo.
«Devo sbrigarmi» disse guardandosi intorno.
«Volevo darti questa.» Davide allungò una mano verso di lei e le porse una conchiglia.
«È rosa!» esclamò la bambina con occhi grandi.
«Non urlare o ti sentiranno!»
«Quando l’hai raccolta e perché non ci hai chiamati?»
Davide chinò il capo. «Questa è solo per te» disse. Poi in un attimo le schioccò un bacio sulle labbra e corse via.
Giulia richiuse l’album. Si accarezzò il pancione e sorrise malinconica.
Marco le baciò la guancia e lei sospirò. Erano sposati da cinque anni e stavano per avere un bambino. Avevano deciso di chiamarlo Davide. Giulia non aveva mai raccontato a Marco dove avesse trovato quella splendida conchiglia rosa. Era un segreto fra lei e il suo primo amore. Un amore che non era stato destinato a crescere perché una settimana dopo quel bacio, Davide fu investito da un auto. Un amore puro e innocente, che avrebbe continuato a nutrire nel suo cuore per sempre. Così come quello per Marco, entrambi sigillati nella collezione che aveva tra le mani. Una collezione unica al mondo.

2 commenti su “Tre”
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Dolcissimo Silver, brava! Momò
Grazie, Momò! *-* Sono contenta che ti sia piaciuto!