Il secondo classificato nel Contest BEST 2015, la sfida fra tutti i racconti vincitori delle prime 62 Edizioni di Minuti Contati.
Mattia sembra un bambino come tutti gli altri. Ha gli occhi verdi della mamma e il naso importante del suo papà. I capelli castani scendono in riccioli sulla fronte e, quando corre con i compagnetti all’uscita di scuola, si incollano al viso incastrandosi tra le labbra. Incollano? Incollavano. Perché un giorno li ha tagliati. Era stanco di sentirsi dire quanto fossero morbidi e belli e soffici e leggeri. Stanco che tutti infilassero le loro dita tra i boccoli per sentirli scorrere sotto i palmi. Stanco di non poter fare lo stesso. O meglio farlo senza sentire assolutamente nulla. E poi, quando ha letto quello stupido soprannome “Mani di Plastica” sul diario di Ambra ha pianto per tre giorni.
«Perché sono di plastica e non sono come quelle di tutti gli altri bambini?» si lamenta con il viso sprofondato sul seno generoso della mamma. Lei accarezza la testa ormai ruvida del suo piccolo e a stento trattiene i singhiozzi. La crudeltà degli adulti a volte è niente di fronte a quella di certi bambini. Ma come si fa a dire al proprio figlio che al momento del “concepimento” non c’erano abbastanza soldi per comprare tutti i pezzi di prima scelta. Eppure lei un figlio lo voleva, con tutto il cuore, a tutti i costi. E allora si è detta che poteva mettere al primo posto il suo benessere e la sua durabilità investendo sugli organi vitali e tralasciando le cose che riteneva meno importanti. Avrebbe mai immaginato di causargli tanto dolore?
Le coperte del letto d’ospedale sono ruvide. Tela grezza, bianca come il silenzio. Mattia sente un formicolio alle dita quando le passa sul tessuto. Lo fa una volta, poi due, e continua cercando di capire se gli piace o gli dà fastidio. È così assorto in quella specie di gioco che non si accorge che papà e mamma sono entrati nella stanza. Distoglie per un attimo lo sguardo dai solchi che ha disegnato tra le lenzuola e fissa le bende nere che portano sull’occhio sinistro. I due si avvicinano furtivi e circondando il letto esclamano: «Sono arrivati i pirati!»
“Il racconto dell’amore incondizionato dei genitori per il proprio figlio, un futuro cinico in cui il realismo e l’attualità delle dinamiche di tale rapporto risultano intatte e del tutto coinvolgenti per nitidezza e forza, anche grazie a uno stile narrativo che si esprime con naturalezza, affidando alle immagini il linguaggio delle emozioni.” (Commento di Marco Fronzoni, giurato del Contest BEST)
La storia è di SF, ma dal cuore tenero, pur nel contesto gelido dell’ambientazione (la scuola con i bulli, il commercio di parti del corpo). I genitori, per far vivere Mattia come gli altri bambini, danno via l’occhio sinistro (e questo mi ricorda il sacrificio di Odino nel nome della Conoscenza. In questo caso, a prevalere è l’affetto).