«E tu quale scusa hai trovato?»
La domanda, che conteneva un’accusa implicita, scosse Eva.
La ragazza, poco più che ventenne, arrossì e abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello del suo accusatore.
L’uomo, che aveva circa il triplo dei suoi anni, l’aveva raggiunta a casa sua appena la notizia si era diffusa. Nonostante i suoi sforzi, Eva non poteva più nascondere cosa le stava accadendo, e l’eccezionalità della sua condizione aveva fatto presto il giro del paese, poi della regione, e forse dell’intera nazione. L’uomo non aveva specificato da dove fosse arrivato, o chi l’avesse mandato. Non aveva nemmeno detto il suo nome: si era presentato semplicemente come “un funzionario”.
Il Funzionario l’aveva esaminata, tastandola e intrufolando le dita in lei, per trovare conferma delle storie che si erano diffuse, anche se bastava un’occhiata per capire che Eva non mentiva. Dopo l’esame, mantenendo a parole il tono sprezzante che aveva espresso nei gesti, il Funzionario l’aveva sottoposta a un fitto interrogatorio. Eva non sapeva quale delle due fasi del loro incontro fosse la più umiliante.
«Allora?» la incalzò lui. Eva gli lanciò un’occhiata furtiva, intimorita ma anche affascinata dalla visione di un individuo che poteva a tutti gli effetti definire vecchio. Era il primo membro della Terzultima che vedeva di persona. «Perché l’hai fatto, sciagurata? Perché pensi di essere migliore degli altri? Perché qualcuno si ricordasse di te? Per la tua religione? Perché era un impulso che non potevi controllare? Per sentirti più completa? Per amore, perdio, non sarà mica…»
«Basta!» non riuscì a trattenersi, ma si pentì subito di averlo interrotto. Il Funzionario la fissò con uno sguardo che la atterrì, capace di risucchiare la luce dalle sue pupille.
«È questo, quindi?» proseguì lui, stavolta in tono più misurato. «Per amore? Tu credevi di amarlo, e credevi che questo vi avrebbe uniti?»
Stavolta Eva conosceva la risposta alla domanda: sì, era vero, lo amava. O almeno così credeva, e aveva creduto che lo stesso valesse per lui. Ma che fine aveva fatto, ora che aveva scoperto il suo segreto? Ora che lei, e solo lei, si trovava ad affrontare il Funzionario? Era davvero sicura che l’amore fosse la vera ragione?
«Io non lo so…» ammise infine, sconfitta.
La reazione del Funzionario la sorprese: l’uomo prese a ridere. Era una risata grassa, di stomaco, di quelle da lacrime agli occhi e pacche sulle cosce. «Ma certo, certo» disse poi quando si fu ripreso. «Ma certo che non lo sai… d’altra parte è proprio questo il problema, no? Nessuno sa perché lo fa.»
Eva non capiva. Il Funzionario era lì per giudicarla, per punirla… o che altro?
Quasi in risposta ai suoi dubbi, l’uomo la rassicurò: «Stai tranquilla, ragazza. Non ho intenzione di farti del male. Sono qui perché tu capisca. Tu sei stata a scuola, vero?»
«Sì, signore.»
«E ti hanno insegnato tutto sul VHEMT, vero?»
«Sì, signore.»
«E che cos’è che non hai capito?»
La ragazza esitò. Non pensava di aver frainteso qualcosa del VHEMT, anzi, era sempre andata bene a scuola. «Niente, è tutto chiaro.»
«Allora perché l’hai fatto? Qual è la tua scusa?»
Eva chinò di nuovo il capo, ma stavolta lo sguardo si fermò sul ventre prominente che rivelava in modo chiaro il suo settimo mese di gravidanza. «Non ho scuse, signore.»
«Questo è già meglio» concesse il Funzionario. «Non devi preoccuparti, non fa alcuna differenza, ormai. Il VHEMT è troppo avanzato perché la tua sbadataggine possa metterlo in pericolo.»
Ora più confusa che spaventata, la ragazza guardò l’uomo, in cerca di risposte. Se il Funzionario del Voluntary Human Extinction Movement diceva che il progetto non era in pericolo, perché era venuto da lei?
«E allora che ne sarà di me?» chiese quindi. «E… di lui?»
Il Funzionario strinse le spalle. Sorrise, forse. «Questo sta a te. Non ti sto imponendo niente, se non la consapevolezza. Devi comprendere il fine ultimo del Movimento, che è quello di sconfiggere l’unica, vera, malattia del mondo.»
«La morte?» chiese lei, ansiosa di compiacerlo.
«No, cara. La vita. La vita è l’infame malattia che abbiamo deciso di debellare, un secolo e mezzo fa. Scegliere coscientemente di estinguerci è l’obiettivo più nobile che l’umanità si sia mai posta. Lo capisci, questo?»
Eva annuì.
«E ci stiamo riuscendo, questo è quello che conta. Non importa se ogni tanto qualche ragazza come te ha ancora la sconsideratezza di rimanere incinta, nonostante tutto. Lentamente, dolcemente, ci stiamo spegnendo. Siamo sereni, finalmente. Ed è bellissimo…»
Adesso il Funzionario sorrideva beato, come se si trovasse sdraiato su una spiaggia esotica, accarezzato dalla brezza tiepida del mare. Poi fece per allontanarsi, ma lei lo trattenne.
«Ma che cosa gli dirà, signore?» volle sapere lei. «Agli altri del Movimento?»
L’uomo ci pensò qualche secondo. «Dirò semplicemente di correggere le stime. Gli dirò che contrariamente ai piani, la mia non è più la Terzultima generazione, ma la Quartultima.»

1 commento su “VHEMT”