Arboretum

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Epsilon accede alla Grande Onda Portante del Systema. «Il modulo di memoria rinvenuto nella sottosezione B2 dell’area A1 durante un’operazione di manutenzione contiene dati anomali. Ha un identificativo non convenzionale. Richiedo istruzioni.»
Il totem iridescente al centro dell’immensa caverna pulsa di un viola categorico. «Ogni anomalia destabilizza il Systema. Il modulo dev’essere immediatamente disassemblato e riassimilato.»
Epsilon alza l’oggetto nero davanti alla fascia oculare ed esita. La sua programmazione impone un’obbedienza assoluta alla supermente di Unità Centrale, eppure qualcosa non va. Un algoritmo di secondo livello è in conflitto con gli imperativi primordiali del Systema. Epsilon inclina tre dei sei tentacoli, ruota la sfera del corpo centrale e si dirige verso l’area F3, quella dello smaltimento dispositivi.
 
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Epsilon aggancia il segnale del Vettore Universale e si lascia guidare sino alla cupola a lui assegnata. Rallenta il passo ed entra. Una miriade di appendici multifunzione opera senza sosta su una pletora di meccanismi le cui parti vengono smembrate e riprogrammate.
Epsilon sta per porgere all’appendice più vicina il modulo nero quando viene colto da un blocco. L’algoritmo di secondo livello ha esportato dei risultati, senza che lui li abbia richiesti. Il conflitto con gli imperativi primordiali si fa più violento. Quando Epsilon ha provato a leggere l’identificativo del modulo nero, ha stabilito un collegamento di bassa potenza. Un flusso di dati è transitato nel suo nucleo di calcolo. L’analisi rivela che nel modulo ci sono schemi, strutture, cose razionali.
Epsilon si disconnette dal Vettore Universale ed esce dalla cupola.
Un allarme scatta da qualche parte nel Systema.
 
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Epsilon si allontana dal centro di Global City e raggiunge la periferia, dove cresce una massa incontrollata di scorie e rottami di macchine obsolete. Punta i tentacoli e si ferma vicino alla carcassa di un vecchio veicolo di sgombero.
Quegli schemi misteriosi lo hanno destabilizzato. Deve scoprire perché.
Violando il codice di sicurezza, apre il connettore di servizio e vi inserisce il modulo nero. Aspetta. Non succede niente.
Poi il suo nucleo neurale viene travolto da una valanga di metadati pieni di immagini e suoni.
Voci. Risate. Urla. Uomini. Emozioni.
Il suo corpo si dimena in una feroce lotta di reazioni di autoprotezione. La sua funzionalità è prossima all’impasse definitiva.
Alla fine il flusso dati si arresta e rimane solo un codice alfanumerico corrispondente a un’antica parola: Arboretum. Ci sono anche delle coordinate.
Epsilon riprende a funzionare. Esegue una rapida diagnostica dei sottosistemi e conferma di non aver subito alcun danno.
In quel momento compaiono nel cielo i droni terminatori.
 
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Unità Centrale non ammette violazioni, così anche Epsilon deve essere disassemblato e riprogrammato.
In lui si è attivato qualcosa di nuovo. Una programmazione diversa. Uno scopo importante. Dirotta la massima energia ai sei tentacoli e sguscia via. Attraversa in pochi minuti le discariche e segue la direzione indicata dalle coordinate. Non ha tempo di verificare se è riuscito a seminare i droni terminatori. Giunge in vista di un edificio perso in un mare di macerie. Lo scansiona e trova un ingresso. L’interno è abbandonato da millenni, non c’è niente tranne un grande albero spoglio. Epsilon si avvicina. La corteccia sintetica e costellata di connettori. Epsilon estrae il modulo e lo inserisce.
Un drone si introduce nell’edificio. «Consegna il modulo e non sarai distrutto.» È la voce dirompente di Unità Centrale.
Epsilon si collega all’albero. Ha scelto Arboretum.
 
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Migra verso le radici, la sua mente si fonde con quella dell’albero. Ha raggiunto l’Origine. L’umanità. Sperimenta una reazione superiore a qualsiasi programmazione: la meraviglia.
Arboretum lo riprogramma, ne fa un corpo vivo. Dall’Archivio universale estrae un embrione. Glielo dona. Ce ne saranno altri come lui.
«Grazie» dice l’albero.
Epsilon è appena nato, ed è già felice.