Datti una mossa

Cosa non si farebbe per amore? Un racconto di Fernando Nappo.

 
«Non se ne parla nemmeno, ragionier Morelli» disse il direttore.
Dall’altro lato della scrivania, insaccato nella poltrona, Morelli si tormentava le mani.
«Non capisco direttore. Lavoro qui da più di quindici anni. Ho esperienza…»
«Mi dispiace Morelli, la cosa non è in discussione.»
Il direttore si alzò e si diresse verso il mobile bar. Le spalle a Morelli, si versò un generoso bicchiere di liquore poi si voltò verso il ragioniere. Mentre questi lo guardava, il direttore tracannò il brandy tutto d’un fiato.
«Niente da dire?» chiese infine a Morelli.
«No… non direi. Cosa vuole che dica?»
«Ecco perché il posto di supervisore non può essere suo. L’ho ignorata mentre parlava, le ho dato le spalle, ho bevuto senza offrirle un solo goccio e lei non ha niente da dire. Lei, Morelli, manca di spina dorsale!»
«Veramente quel posto non richiede grandi doti relazionali.»
«Veramente un cazzo, Morelli! Si dia una mossa, dimostri carattere. Non esiste un posto dove non serva avere un po’ di palle! Mi contraddica se può.»
Morelli, s’incassò ancora di più nella poltrona.
«E poi» disse il direttore «ho già in mente qualcuno per il posto di supervisore.»
Morelli sentì una contrazione alla bocca dello stomaco. Le guance gli si infiammarono.
«Mi dica che non sta pensando alla Valloni» disse.
«Già.»
«Quella non è nemmeno capace di tenere la contabilità di tutte le volte che l’ha… non me lo faccia dire.»
«Ognuno si fa strada coi mezzi che ha» sentenziò il direttore. «O almeno ci prova.»
«Tutte quelle riunioni…»
«Nient’altro che riunioni di lavoro» disse il direttore. «Vuole quel posto, Morelli?»
«Si, lo voglio.»
«E allora si dia una mossa.»
Morelli si prese la testa fra le mani.
«Mi ha sentito Morelli? Se davvero vuole quel posto, deve darsi da fare!»
Morelli si alzò di scatto.
Il direttore fece un passo indietro.
Morelli si avvicinò al direttore, lo prese per la cravatta e prima che questi potesse dire qualcosa lo baciò in bocca.
«Morelli…» biascicò il direttore.
«Stai zitto e lasciami fare.»
Morelli spinse il direttore contro la parete e lo baciò di nuovo, con ancora maggiore ardore; si sfilò la giacca e cominciò a slacciarsi il nodo della cravatta.
«Ho capacità che non avrei mai pensato di mostrarti…»
«Solo un attimo, Daniele» disse il direttore. Senza smettere di slacciare i bottoni della camicia, si avvicinò all’interfono. — Signorina, non voglio essere disturbato per nessun motivo.
 
Morelli riannodò la cravatta. «Come giustifico una riunione così lunga?»
«Dì semplicemente che avevamo da discutere dettagli importanti riguardo al tuo nuovo incarico. Incarico che, per inciso, avevo già in mente di assegnare a te.»
«Ma come, avevi detto che non ero all’altezza! Che volevi darlo alla Valloni…»
«Ho calcato un po’ la mano, lo ammetto, ma quando sei venuto a reclamare il posto, ho pensato di sfruttare la situazione nella speranza di riuscire finalmente a darti la sveglia.»

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